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Le Nazioni Unite: nascita e sviluppo di un
modello di organizzazione internazionale
• Storia dell’Onu (Nascita della Società delle Nazioni, la
sua evoluzione e la sua estinzione)
• L’organizzazione delle Nazioni Unite (Gli organi delle
Nazioni Unite e loro funzionamento)
• Focus tematico sull’ingresso dell’Italia nell’Onu
• L’Onu alla prova della storia: successi e battute di
arresto (analisi delle crisi nazionali e regionali
maggiormente significative degli anni ’40, ‘50 e ‘60)
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La nascita della Società delle Nazioni
• L’ispirazione etica della politica estera del presidente
americano Woodrow Wilson trovò nella prima guerra
europea occasione per maturare e proiettarsi in una
dimensione mondiale. Il 2 aprile 1917, quando chiese
al Congresso l’assenso alla dichiarazione di guerra
contro la Germania, parlò di una “crusade for
democracy”, con la volontà di realizzare un nuovo
ordine internazionale.
• 18 gennaio 1918, discorso sullo Stato dell’Unione.
Wilson enuncia i 14 punti, inizia la “New Diplomacy”.
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I 14 punti di Wilson
• Punto I: open diplomacy, fine dei trattati segreti e
diplomazia aperta
• Punto II e III: libertà dei mari e commercio internazionale
• Punto IV e V: riduzione degli armamenti e focus sugli
interessi delle nazioni colonizzate
• Punti da VI a XIII: assetto territoriale del dopoguerra,
autodeterminazione dei popoli e democrazia
• Punto XIV: la necessità di costituire un’associazione
generale delle nazioni al fine di garantire l’indipendenza
politica e l’integrità territoriale di grandi come piccoli
stati
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3
Hurst-Miller Draft
• Progetto di Covenant comune affidato a due giuristi, l’americano
David Hunter Miller e il britannico Cecil Hurst
• Organizzazione della Società delle Nazioni su tre organi:
un’assemblea dei delegati, un consiglio esecutivo e un segretariato
permanente.
• Gli Stati si impegnano a non ricorrere alla forza per la risoluzione
delle controversie, bensì ad arbitrato
• Quale concetto di sicurezza collettiva? Si scontrano le visioni
britannica (balance of power),
• americana (peace without victory),
• francese (sicurezza dalla Germania).
• Articolo 8: si scartava il disarmo completo e ci si limitava a imporre
il dovere della limitazione degli armamenti nazionali al minimo
compatibile con la sicurezza nazionale
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4
Hurts-Miller draft
• Settembre 1919, Woodrow Wilson viene colpito da
paralisi.
• Marzo 1920, elezioni presidenziali con vittoria del
candidato repubblicano Harding. Gli Stati Uniti
tornano alla politica storica di isolazionismo, e non
ratificano il trattato istitutivo della Società delle
Nazioni (motivo principale dato dall’ambiguità
dell’art.10 del Patto e dal dubbio se l’impegno in esso
previsto di proteggere l’indipendenza e l’integrità
territoriale degli stati membri configurasse un
obbligo “legale” o “morale”)
Italian Diplomatic Academy© 5
La struttura della Società delle Nazioni
• Tre organi: Assemblea, Consiglio e Segretariato.
Assemblea e Consiglio erano chiamati a deliberare su
“ogni questione che rientri nella sfera di attività della
Società o che minacci la pace nel mondo”.
• Il Consiglio era formato da 4 membri permanenti (UK,
Francia, Italia e Giappone) e 4 non permanenti. Il
Consiglio svolgeva funzioni maggiormente esecutive e
amministrative e l’Assemblea funzioni più deliberative e
di controllo.
• Art.16 “Se un membro della Società ricorre alla guerra,
contrariamente agli impegni presi è “ipso facto”
considerato come avente commesso un atto di guerra
contro tutti gli altri membri della società.
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La crisi di Corfù
• Il 27 agosto 1923 il generale italiano Enrico Tellini viene ucciso
in un attentato in territorio greco, vicino al confine albanese.
• Mussolini inviò il 29 agosto un ultimatum in 7 punti ad Atene,
ed il 30 agosto diede ordine alla marina italiana di occupare
Corfù.
• La Grecia si rivolse subito al Consiglio della Società, chiedendo
interventi concreti.
• La Gran Bretagna definisce il gesto come “un’intollerabile
destabilizzazione dell’equilibrio navale dei Mediterraneo”, la
Francia non si esprime ufficialmente
• Il 7 settembre la conferenza degli ambasciatori adotta un
piano che quasi testualmente sottoscriveva i 7 punti di
Mussolini. La Grecia pagò un’indennità e questo consentì
l’evacuazione dell’isola che avvenne il 29 settembre
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7
La Crisi di Corfù
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La crisi di Corfù
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Isola di Corfù
La crisi della Manciuria
• Il 1 settembre 1931 l’esercito giapponese occupò Mukden (oggi
Shenyang), città della Manciuria, provincia cinese ma indipendente
dal governo nazionale, a seguito di un’esplosione provocata dai
cinesi che aveva danneggiato la ferrovia transmanciuriana.
• Gli Stati Uniti si dimostrano più ben disposti verso il Giappone,
paese moderno, rispetto alla Cina, paese in rivoluzione.
• La Cina si rivolge al consiglio. Situazione di impasse.
• Il delegato giapponese propone di inviare una commissione
d’inchiesta, proposta accettata dalla Cina e dai paesi neutrali.
• Dottrina Stimson (dal nome del segretario di stato americano
all’epoca in carica) la quale enunciava il principio del non
riconoscimento dei risultati di un’aggressione
• Primi mesi del 1932 i giapponesi bombardano Shangai. Migliaia di
morti civili, l’attacco vuole arrivare a fondo all’interno della Cina. Gli
interessi commerciali occidentali sono in pericolo
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La crisi della Manciuria
• 11 marzo 1932, risoluzione della società volta a creare
una formale barriera contro ogni conquista militare.
• In marzo il Giappone crea lo stato fantoccio del
Manciukuò, stato nominalmente cinese, riconosciuto in
agosto dal Giappone e dallo stesso occupato in
settembre.
• Il rapporto della Commissione Lytton (commissione
d’inchiesta proposta dallo stesso Giappone e accettata
dalla Cina) dimostrava che il Giappone non aveva agito
per autodifesa nel provocare gli incidenti a Mukden e che
il nuovo stato del Manciukuò era stato reso possibile
dalla presenza delle truppe giapponesi.
• Il 27 marzo 1933 il Giappone si ritira dalla Società.
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La crisi della Manciuria
• Il Giappone aveva realizzato i suoi obiettivi; una
conquista di carattere imperialistico era diventata,
con l’esistenza della Società, una sfida a principi
universalmente accettati; la Società mancava di forza
materiale per imporre i suoi principi e le potenze in
possesso di una flotta come gli Stati Uniti e la Gran
Bretagna, erano fuori dalla Lega, la prima, e
desiderosa di non impegnarsi la seconda.
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La Crisi della Manciuria: mappa del
Manciukuò
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Il Plebiscito della Saar, la crisi di Leticia
• 1935, conclusione dell’amministrazione internazionale
della Saar, che durava dal 1920. Organizzazione del
plebiscito. Costituzione della prima forza e ultima forza
internazionale della Lega, 3.300 uomini che permisero il
regolare svolgimento delle elezioni.
• Il Territorio di Leticia ceduto dal Perù alla Colombia era in
una posizione importante poiché permetteva alla
Colombia l’accesso al rio delle Amazzioni. Benchè il
diritto fosse dalla parte della Colombia, il Perù non
voleva cedere. Un comitato della Lega ristabilì l’autorità
della Colombia e lo stesso amministrò il territorio di
Leticia per un anno
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Il Plebiscito della Saar, la crisi di Leticia
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Il Plebiscito della Saar, la crisi di Leticia
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La crisi etiopica: requiem per la Lega
• Nel 1932 Mussolini faceva dell’Etiopia il punto di riferimento
verso cui avrebbe indirizzato le mire imperiali dell’Italia.
• Il 5 dicembre 1934 presso i pozzi d’acqua di Ual Ual
(conosciuta anche come Walvel), nella zona contesa tra la
Somalia italiana e l’Ogaden provincia dell’Etiopia, si verificò
uno scontro tra le forza armate dei due stati.
• Francia ed Inghilterra inizialmente badarono a tenere buoni
rapporti con l’Italia, avevano bisogno infatti del suo aiuto per
respingere l’aggressività nazista.
• Gennaio 1935 Accordi di Roma fra la Francia e l’Italia, Etiopia
contro Tunisia.
• L’Etiopia spinge il Consiglio della società affinché affronti il
tema dell’aggressione portata dall’Italia
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La crisi etiopica: requiem per la Lega
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La crisi etiopica
• La commissione arbitrale, completata il 3 agosto 1935 si pronuncia il 3
settembre con una formula compromissoria: si attribuiva a entrambe le
nazioni la responsabilità degli avvenimenti del 5 e 6 dicembre, mentre gli
incidenti successivi erano di carattere accidentale e da essi non si poteva
trarne alcuna responsabilità internazionale.
• Francia ed Inghilterra si dimostrarono disposte ad eventuali rettifiche
territoriali fra l’Italia e l’Etiopia e a riconoscere alla prima uno speciale
interesse nello sviluppo economico dello stato africano.
• Il 21 settembre l’Italia rifiuta, scatta l’embargo sulle armi e l’interruzione
delle importazioni dall’Italia (con la mediazione della Francia le sanzioni
sul petrolio furono rinviate di riunione in riunione): il 3 ottobre 1935 inizia
la guerra
• Il 9 maggio del 1936 l’Italia proclama la fondazione dell’impero fascista, il
re d’Italia viene proclamato imperatore d’Etiopia
• 13 dicembre 1937 l’Italia abbandona la SdN
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Il collasso della Società delle Nazioni
• La SdN non aveva mantenuto la pace, non aveva protetto
uno dei suoi membri, non aveva distolto né punito un
aggressore e, a causa di questo fallimento, uscì dalla guerra
italo-etiopica umiliata e sconfitta in quanto istituzione
politica
• La crisi della SdN fu favorita dalla politica di appeasement
verso la Germania, imboccata dall’Inghilterra già dal 1935 e
accentuata nel 1938.
• Il problema Cecoslovacco non venne mai sollevato di fronte
all’Assemblea (invasione nazista della Boemia e delle
Rutenia sub carpatica)
• Ultimo atto: nel dicembre 1939 viene votata l’espulsione
dall’organizzazione dell’Urss
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Dalla Carta Atlantica a San Francisco
• Settembre 1939: scoppia la Seconda Guerra Mondiale
• Marzo 1941, il Congresso Americano approva il Lend Lease Act, la
legge affitti e prestiti.
• 11 agosto 1941, dichiarazione congiunta anglo-americana: Carta
Atlantica.
• La Carta Atlantica rendeva noto che i due paesi rifiutavano
ingrandimenti territoriali, erano favorevoli a consultare i popoli sui
cambiamenti territoriali, rispettavano il diritto dei popoli a scegliersi
la forma di governo, desideravano realizzare l’uguaglianza di
accesso alle materie prime, la collaborazione economica, la libertà
dei mari, la garanzia della pace, la rinuncia all’impiego della forza
• La Carta Atlantica costituì un punto centrale all’interno del governo
americano, per pianificare il ruolo che il paese doveva svolgere nel
mondo nel dopoguerra.
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Dalla Carta Atlantica a San Francisco
• I “Four Policemen”: secondo Roosevelt solo i quattro
grandi alleati (USA, UK, URSS e Cina) avrebbero
potuto detenere armamenti pesanti nel dopoguerra
ed esclusivamente per proteggere il mondo.
• Conferenza di Teheran (28-11/1-12 1943), in un
incontro privato Roosevelt presentò a Stalin la sua
concezione dei quattro poliziotti come l’unica in
grado di mantenere la pace dopo la guerra.
• La nuova organizzazione doveva essere dunque
fornita di più poteri e autorità rispetto a quelli della
Lega della Nazioni
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Dalla Carta Atlantica a San Francisco
• Conferenza di Dumbarton Oaks, (21/08/1944-
7/10/1944).
• Obiettivi dell’organizzazione includevano sia il
mantenimento della pace e della sicurezza, che il
perseguimento della cooperazione internazionale dei
problemi internazionali economici, sociali e umanitari
• Organizzazione articolata in un’Assemblea ampiamente
rappresentativa, un piccolo e selettivo Consiglio, una
Corte di Giustizia e un Segretariato
• L’assemblea sarebbe stata considerata come un forum
per discutere i problemi generali; le decisioni importanti
sarebbero state prese a maggioranza dei 2/3
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Dalla Carta Atlantica a San Francisco
• Consiglio di Sicurezza: una grande potenza avrebbe potuto
porre il veto contro qualsiasi azione le fosse stata intentata,
l’autorità delle Nazioni Unite non avrebbe potuto essere usata
contro una delle grandi potenze
• Conferenza di San Francisco (presenti 50 delegazioni), si aprì il
25 aprile 1945
• Aspetti fondamentali trattati:
• Problema dell’amministrazione fiduciaria delle colonie
• Approvazione degli artt.51 (legittima difesa) e 52 (possibilità
per gli stati di istituire accordi regionali) della Carta
• Il CdS (su suggerimento cinese) autorizzato a prendere misure
provvisorie per gestire minacce alla pace prima che fosse
raggiunta una decisione su una azione di imposizione
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L’Organizzazione delle Nazioni Unite: gli
aspetti giuridici
• L’Onu è un ente dotato di soggettività internazionale, avente diritti
propri sia nei rapporti con gli stati membri che con quelli ad essa
estranei.
• L’Onu non è uno Stato o un super-stato, ma una persona del diritto
internazionale, avente la capacità di essere titolare di diritti e doveri
internazionali e di far valere tali diritti per mezzo di un reclamo
internazionale. (vedi Corte Internazionale di Giustizia, parere del 19-
4-1949 relativo al caso Riparazione per danni subiti al servizio delle
Nazioni Unite)
• L’Onu è caratterizzata dal principio di specialità, è un’organizzazione
dotata dagli Stati di competenze di attribuzione. Ha dunque
capacità di concludere accordi internazionali.
• L’Onu gode nel territorio di ciascuno dei suoi membri della capacità
giuridica necessaria all’esercizio delle sue funzioni e al
perseguimento dei suoi fini (art.104)
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Gli Organi principali dell’Onu:
L’Assemblea Generale
• Tutti gli stati membri (193 paesi) fanno parte di
diritto dell’Assemblea Generale, e ad ognuno di essi è
attribuito un seggio e un voto (artt. 9, par.1, e 18,
par.1).
• Le decisioni relative a questioni importanti
(raccomandazioni in materia di mantenimento della
pace e della sicurezza internazionale, ammissione,
sospensione e espulsione dei membri, bilancio) sono
adottate a maggioranza qualificata dei due terzi dei
membri presenti e votanti; le altre questioni sono
adottate a maggioranza sempliceItalian Diplomatic Academy©
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L’Assemblea Generale
• Procedura del consensus (consolidata a partire dagli anni
settanta): un’ampia convergenza di posizioni fra gli Stati
membri che conduce all’adozione di delibere senza voto
le quali, pur non essendo riflesso di unanimità, sono
espressione di un accordo generalizzato fra gli Stati
componenti l’organo e dell’assenza di opposizioni
manifeste.
• “Is there any objection? If not, it is so approved”
• L’Assemblea è dotata di potere auto-organizzativo
(artt.21 e 22 della Carta), relativo alla creazione di organi
sussidiari necessari all’espletamento delle sue funzioni.
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L’Assemblea Generale
• L’aspetto più rilevante del potere di auto-organizzazione
dell’Assemblea generale riguarda le sei grandi commissioni in
cui essa è articolata:
• Commissione sul disarmo e la sicurezza internazionale
• Commissione economica e finanziaria
• Commissione sociale, umanitaria e culturale
• Commissione sulla decolonizzazione e le questioni politiche
speciali
• Commissione amministrativa e di bilancio
• Commissione giuridica
• Le funzioni dell’Assemblea possono essere divise in funzioni di
studio, funzioni di indirizzo della condotta degli stati membri
e funzioni operative Italian Diplomatic Academy©
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L’Assemblea Generale
• Tra le sue competenze troviamo il potere di discussione e di indirizzare
raccomandazioni sia agli Stati, membri e non, che agli organi delle Nazioni
Unite
• Art.11, par.2: “L’Assemblea generale può discutere ogni questione relativa
al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale che le sia
sottoposta da membri delle Nazioni Unite”.
• L’Assemblea è però tenuta a deferire al Consiglio di sicurezza qualsiasi
questione del genere per cui si renda necessaria un’azione, prima o dopo
la discussione.
• La Carta stessa attribuisce infatti alle risoluzioni dell’Assemblea il valore di
mere raccomandazioni (artt.10-14). Le raccomandazioni hanno però
limitata efficacia giuridica, esse autorizzano gli stati membri a tenere un
dato contegno o a svolgere una determinata attività, e a favorire un
analogo atteggiamento da parte di altri membri, richiamandosi al principio
di cooperazione con l’organizzazione e al principio di buona fede.
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Il Consiglio di Sicurezza
• Il Consiglio di Sicurezza è quello tra gli organi principali dell’Onu
elencati nell’art.7, par.1, della Carta al quale è attribuita la
responsabilità principale del mantenimento della pace e della
sicurezza internazionali.
• Secondo l’art.23, par.1, dei quindici membri del Consiglio, cinque
sono permanenti (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) e
dieci eletti dall’Assemblea generale a maggioranza dei due terzi.
Vengono eletti (per un periodo di due anni e non sono rieleggibili)
come membri non permanenti tre Stati dell’Africa, due dell’Asia,
uno dell’Europa orientale, due dell’America Latina e due dell’Europa
occidentale ed “altri” (espressione che, nel caso del Consiglio di
sicurezza, comprende l’Australia, il Canada e la Nuova Zelanda)
• Attualmente i membri non permanenti sono Bosnia Erzegovina,
Brasile, Gabon, Libano, Nigeria, Colombia, Germania, India,
Portogallo e Sud Africa
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Il Consiglio di Sicurezza
• Ciascun membro del Consiglio ha un voto; il potere di veto dei
membri permanenti è motivato dalle speciali responsabilità di tali
stati nel mantenimento della pace, alla luce delle vicende del
secondo conflitto mondiale.
• I membri elettivi sono a loro volta dotati del cosiddetto potere di
veto collettivo o di blocco, laddove almeno sette di essi si
oppongano alla deliberazione che il Consiglio si accinge ad adottare
• Durante il periodo della guerra fredda, il ricorso al veto è stato
molto frequente, inizialmente da parte dell’Urss in relazione alle
proposte sull’ammissione dei nuovi membri o sull’adozione di
misure di sicurezza collettiva.
• A partire dagli anni settanta, il potere di veto è stato esercitato
quasi esclusivamente dagli Stati Uniti, soprattutto in relazione a
proposte di condanna di Israele per i comportamenti nei territori
arabi occupati e degli interventi statunitensi in America Centrale
Italian Diplomatic Academy©
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Il Consiglio di Sicurezza
• Un membro permanente deve astenersi dal voto nel caso sia
parte di una controversia (anche di carattere locale); può
astenersi poi su base volontaria e questo non impedisce
l’adozione di una delibera consiliare
• Il Consiglio di sicurezza ha il potere di istituire gli organi
sussidiari necessari all’adempimento delle sue funzioni (artt.7,
par.2 e 29 della Carta). Appartengono alla categoria degli
organi sussidiari operanti nel settore del mantenimento della
pace e della sicurezza le missioni di fact-finding, le
commissioni di inchiesta, le operazioni di peace-keeping, i
tribunali ad hoc per la ex Jugoslavia e il Ruanda, i comitati
delle sanzioni istituiti per controllare l’applicazione delle
decisioni implicanti misure coercitive di carattere economico.
Italian Diplomatic Academy©
32
Il Consiglio di Sicurezza
• Il sistema della Carta per il mantenimento della pace e della
sicurezza internazionali è basato su uno schema dualistico, del
quale i capp.VI (soluzione pacifica delle controversie) e VII (azioni in
caso di minacce alla pace, violazioni della pace e atti d’aggressione)
costituiscono i pilastri.
• Mentre il primo conferisce al CdS poteri di natura esclusivamente
conciliativa rispetto alle controversie e situazioni che gli vengono
sottoposte, il secondo prevede poteri coercitivi molto incisivi e
attribuisce al Consiglio il monopolio dell’uso della forza nelle
relazioni internazionali.
• Art.33, par.1, l’obbligo delle parti di una controversia la cui
continuazione sia suscettibile di mettere in pericolo il
mantenimento della pace e della sicurezza internazionali di
perseguire una soluzione mediante negoziati, inchieste,
mediazione, conciliazione, arbitrato, regolamento giudiziale, ricorso
ad organizzazioni o accordi regionali.
Italian Diplomatic Academy© 33
Il Consiglio di Sicurezza
• L’inchiesta consiste nell’accertamento degli elementi di fatto
della controversia ad opera di una commissione istituita dalle
parti; oltre all’inchiesta vi è poi la mediazione, che comporta
l’interposizione di un terzo. Essa si traduce sia in un’attività
procedurale, sia nell’eventuale predisposizione di un piano da
sottoporre alle parti
• La conciliazione è invece un procedimento per il quale la
controversia è sottoposta ad una commissione incaricata di
formulare una valutazione nel merito, in forma di
raccomandazione alle parti. Seguono poi i mezzi giudiziari,
l’arbitrato e il regolamento giudiziario, che consentono di
pervenire alla soluzione della controversia mediante sentenza,
con efficacia obbligatoria per le parti.
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Il Consiglio di Sicurezza
• Fino agli anni ’80 il Consiglio effettuava per lo più
inchieste in modo diretto, inviando sui luoghi di crisi
alcuni suoi membri.
• Nella prassi più recente, il Consiglio si avvale di
commissioni create dal Segretario Generale di
esperti, con il mandato di indagare su fatti specifici,
acquisendo ed esaminando in primo luogo le
informazioni provenienti da Stati e organizzazioni
internazionali, nonché gli ulteriori dati che le
commissioni riescano ad acquisire direttamente,
attraverso attività ispettive
Italian Diplomatic Academy©
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Il Consiglio di Sicurezza
• Con la Carta delle Nazioni Unite arriviamo al passo più
decisivo verso la messa al bando della guerra, vietando
espressamente l’uso della forza e delineando, negli artt.42 e
seguenti del cap.VII, un sistema istituzionalizzato di
coercizione militare nei confronti degli Stati responsabili di
minacce alla pace, violazioni della pace e atti d’aggressione.
• Art.39: il Consiglio deve determinare l’esistenza di una
minaccia alla pace o di un atto di aggressione prima di
decidere un’azione coercitiva
• Art.40: al fine di prevenire l’aggravarsi di una situazione, il
Consiglio potrà, prima di fare le raccomandazioni o decidere
sulle misure previste dall’art.41, invitare le parti interessate ad
ottemperare a quelle misure provvisorie che esso consideri
necessarie o desiderabili
Italian Diplomatic Academy©
36
Il Consiglio di Sicurezza
• Art.41: misure non implicanti l’uso della forza adottate
nei confronti di uno Stato che, a giudizio del CdS, ha
minacciato la pace, violato la pace o compiuto un atto di
aggressione. (le cosidette sanzioni)
• Art.42: il CdS può intraprendere, con forze aeree, navali,
e terrestri, ogni azione che sia necessaria per mantenere
o ristabilire la pace e la sicurezza internazionali
• Art.43: tutti i membri delle Nazioni Unite dovrebbero
mettere a disposizione del CdS, dietro richiesta di questo
e in conformità ad accordi speciali, le forze armate e
l’assistenza necessarie per il mantenimento della pace e
della sicurezza internazionali
Italian Diplomatic Academy©
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Il Consiglio di Sicurezza
• In base all’art.41 il Consiglio può chiedere a tutti gli
Stati membri di adottare misure coercitive,
normalmente denominate sanzioni.
• A partire dagli anni ‘90 le misure short of war
comprendono l’embargo generale e completo sul
commercio di armi, di materie prime, di petrolio e
prodotti petroliferi, la sospensione dei rapporti
commerciali, il congelamento di beni o valori
patrimoniali.
• Tra le condizioni fondamentali di applicabilità delle
sanzioni c’è il principio di proporzionalità
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Il Consiglio di Sicurezza
• Art. 51 della Carta: nessuna disposizione dello Statuto
pregiudica il diritto naturale di legittima difesa individuale o
collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro
un membro delle Nazioni Unite, fintantoché il CdS non abbia
preso le misure necessarie per mantenere la pace e la
sicurezza internazionali
• Il diritto di legittima difesa viene legato a due vincoli
procedurali: le misure adottate dagli Stati membri
nell’esercizio della legittima difesa devono essere
immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di
sicurezza; in secondo luogo, tali misure possono avere luogo
soltanto finché il Consiglio non abbia preso le misure
necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale
Italian Diplomatic Academy©
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Il Consiglio di Sicurezza
• La prassi ha portato a due categorie di interventi:
quelli posti in essere in reazione a violazioni della
pace (vedi risoluzione 678 “gli Stati membri che
cooperano con il Kuwait”del 29-11-1990, a seguito
dell’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq),
• quelli realizzati in connessione a minacce alla pace
causate da emergenze di natura umanitaria
all’interno dei paesi sconvolti da guerre civili (vedi
risoluzione 836 del 04-06-1993, sulle misure per
garantire la sicurezza a sei città mussulmane in
Bosnia Erzegovina assediate dalle truppe serbe).
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40
Il Consiglio di Sicurezza
• Lo strumento del peace keeping (nel decennio ‘90
vennero realizzati i due terzi del totale delle operazioni) è
stato impiegato per promuovere la riconciliazione
nazionale e il rispetto dei diritti umani, per
l’organizzazione e la verifica delle elezioni
• Le truppe svolgono un ruolo di assistenza delle parti
coinvolte in un conflitto armato, con obiettivi di
mantenimento della pace e della sicurezza internazionali.
• L’uso della forza durante le missioni di peace keeping può
essere utilizzato solo in legittima difesa e rappresenta
un’eccezione.
Italian Diplomatic Academy©
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Il Segretariato dell’Onu
• Il Segretariato è l’organo che assicura la continuità dell’azione
amministrativa delle organizzazioni e che allo stesso tempo
svolge un importante ruolo politico-diplomatico.
• L’art.7, par.1, della Carta qualifica il Segretario come organo
principale delle Nazioni Unite; egli è tenuto a non sollecitare
né ricevere istruzioni da alcun governo o da alcuna autorità
estranea all’Organizzazione e deve astenersi da qualunque
azione che possa compromettere la sua posizione di
funzionario internazionale.
• Art.100, gli obblighi a cui deve attenersi il Segretario sono:
imparzialità e indipendenza rispetto agli interessi nazionali;
incompatibilità totale con funzioni e doveri statali
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42
Il Segretariato dell’Onu
• Il Segretario svolge inoltre funzioni di depositario
delle convenzioni multilaterali concluse sotto gli
auspici delle Nazioni Unite; svolge ancora funzioni
politico-diplomatiche (buoni uffici, mediazione,
inchiesta) e di organizzazione e direzione delle
operazioni di mantenimento della pace
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La Corte Internazionale di Giustizia
• La Corte Internazionale di Giustizia è l’organo
giurisdizionale delle Nazioni Unite (art.92), avente
competenza contenziosa per la soluzione di
controversie internazionali fra Stati e consultiva per
la formulazione di pareri richiesti dagli organi a ciò
autorizzati.
• La Corte è formata da quindici giudici, essi durano in
carica nove anni e sono rieleggibili
• Con l’entrata in vigore della Carta delle Nazioni Unite,
tutti gli Stati membri dell’Onu sono diventati ipso
facto parti dello Statuto della Corte.
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La Cooperazione Economica e Sociale
• Tra i fini dell’Organizzazione rientrano la soluzione dei problemi
internazionali di carattere economico, sociale, culturale e
umanitario (art.1, par.3)
• Parlando degli scopi dell’Onu elencati dalla Carta abbiamo quello di
“conseguire la cooperazione internazionale nella soluzione di
problemi internazionali di carattere economico, sociale, culturale e
umanitario”
• Il cap.X della Carta disciplina la composizione e il funzionamento del
Consiglio economico e sociale, organo a composizione ristretta del
quale fanno parte 54 membri (art.61, par.1)
• Tra le principali funzioni del Consiglio economico e sociale vi è
quella di fare raccomandazioni al fine di promuovere l’osservanza
dei diritti dell’uomo (art.62); un’importante funzione collegata,
sviluppata a partire dagli anni ’70, riguarda il controllo del rispetto
dei diritti dell’uomo da parte degli Stati membri dell’Onu
Italian Diplomatic Academy©
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Il contesto internazionale e l’ingresso
dell’Italia nelle Nazioni Unite
• Il 14 dicembre 1955 l’Italia veniva ammessa
nell’Organizzazione delle Nazioni Unite assieme ad altri
15 paesi; erano trascorsi 10 anni dalla Conferenza di San
Francisco iniziata il 25 aprile 1945 con la partecipazione
di cinquanta stati, la quale aveva ufficialmente dato vita
alle discussioni per la stesura dello Statuto della nuova
organizzazione internazionale e 8 dalla prima richiesta
dell’Italia (7 maggio 1947) di aderire all’Onu.
• L’obiettivo primario che i “decision makers” italiani
volevano raggiungere era quello di inserire l’Italia nella
coalizione delle Nazioni Unite per porre immediatamente
fine al regime armistiziale e dare il via alla elaborazione
di un mite trattato di pace
Italian Diplomatic Academy©
46
Il contesto internazionale e l’ingresso
dell’Italia nelle Nazioni Unite
• La linea che il Dipartimento di Stato americano intendeva perseguire
per facilitare la “rapida indipendenza politica e la ripresa
economica” della penisola era quella di una immediata ammissione
alle Nazioni Unite; la dichiarazione di guerra italiana al Giappone (15
luglio 1945) veniva vista come l’occasione propizia per manifestare
le intenzioni di appoggiare l’ingresso dell’Italia alle Nazioni Unite agli
altri due partners, Gran Bretagna e Unione Sovietica.
• Sottoscritto il trattato di pace, il Governo italiano il 7 maggio 1947 si
affrettava a presentare la domanda ufficiale di ammissione
all’Organizzazione delle Nazioni Unite senza attendere la ratifica da
parte dell’Assemblea Costituente
• Quali le motivazioni di tanta fretta?
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47
Il contesto internazionale e l’ingresso
dell’Italia nelle Nazioni Unite
• La motivazione era data dal fatto che il paese poteva
essere sottoposto a atti di aggressione e azioni di forza
senza che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,
potesse sindacarne la legittimità.
• L’Italia sperava poi che, con l’ingresso nelle Nazioni Unite,
ci sarebbe stata la revisione del trattato di pace,
prospettata ancora dal leader socialista Pietro Nenni
nell’ottobre 1946, all’atto del suo insediamento al
ministero degli Esteri; che avrebbe potuto far valere le
sue opinioni sulla nomina del governatore del Territorio
Libero di Trieste; e avrebbe potuto inoltre condizionare le
decisioni dei Grandi sul destino delle sue colonie.
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48
Il contesto internazionale e l’ingresso
dell’Italia nelle Nazioni Unite
• La ratifica del trattato di pace italiano, veniva ribadito
dall’Urss, non significava ammissione all’Onu. Il 21 agosto
1947 l’Urss poneva il veto, mettendo sul piatto della
bilancia l’ingresso di Romania, Bulgaria e Ungheria.
• L’interesse del governo italiano nei primi mesi del 1948
andava focalizzandosi su altri argomenti: l’Italia
partecipava su un piede di parità alle trattative per
l’inserimento nel piano Marshall.
• Il 4 aprile 1949 l’Italia veniva inserita nel Patto
nordatlantico, risolvendo il problema della sicurezza e
confermando il paese come membro alla pari della
comunità occidentale
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49
Il contesto internazionale e l’ingresso
dell’Italia nelle Nazioni Unite
• 23-26 settembre 1951: viaggio di De Gasperi (ministro degli esteri)
negli Stati Uniti. Reazioni: il 26 settembre veniva diramata una
dichiarazione congiunta anglo-franco-americana su una revisione
ristretta del trattato di pace, che non toccasse diritti acquisiti di
terzi, governi e individui, tendente all’abolizione di limiti o di
discriminazioni unilaterali che riguardassero la sovranità italiana.
• L’11 ottobre l’Urss dichiara di non aver obiezioni alla revisione del
trattato di pace con l’Italia, all’ammissione della stessa all’Onu a
condizione di analoga revisione dei trattati di pace con la Bulgaria,
l’Ungheria, la Finlandia e la Romania, e la loro ammissione all’Onu.
• La Francia, il 19 dicembre, faceva notare l’ambiguità data dal fatto
che l’Italia svolgeva l’azione di amministrazione fiduciaria in Somalia
(mandato che sarebbe durato dal 1 gennaio 1950 al 1 luglio 1960),
con la conseguente anomalia di una potenza amministratrice non
membro del Consiglio di amministrazione fiduciaria.
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Il contesto internazionale e l’ingresso
dell’Italia nelle Nazioni Unite
• Il 20 settembre 1955 il Canada, per sbloccare la situazione,
proponeva l’ammissione simultanea di 18 Stati richiedenti, tra cui
l’Italia. Il principio della universalità, imponeva agli Stati membri
l’obbligo di accettare tutti i richiedenti senza discriminazione.
• Stati Uniti e Francia si astennero nella votazione della mozione
canadese.
• L’accettazione da parte degli Stati Uniti della tesi sovietica del
“package deal” fu l’unico modo per soddisfare la richiesta del
governo italiano.
• 15 stati ammessi contemporaneamente (Giordania, Islanda,
Portogallo, Austria, Finlandia, Ceylon, Nepal, Libia, Cambogia, Laos,
Spagna, Ungheria, Romania, Bulgaria, Albania) per far entrare
l’Italia
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51
L’organizzazione alla prova della storia:
successi e battute di arresto
• Sia a Yalta che a San Francisco si era notato che l’avvicinarsi
della fine del conflitto e della vittoria sull’Asse aveva
accentuato le divergenze tra Usa e Urss su punti non marginali
della Carta.
• Il sogno di Roosevelt dei “Four Policemen” finì a Postdam, alla
conferenza (17 luglio, 2 agosto 1945) convocata dai tre alleati
per affrontare i problemi territoriali e politici rimasti nel vago
a Yalta.
• Il risultato pratico di Postdam fu l’inizio di un processo che
divise l’Europa in due sfere di influenza, proprio lo scenario
che i leader del tempo di guerra erano ben determinati a
evitare; la divisione si trasferì immediatamente nella nuova
organizzazione, facendola diventare oggetto della politica,
luogo dove le tensioni esplodevano
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52
L’organizzazione alla prova della storia:
successi e battute di arresto
• Gli Stati Uniti disponevano della maggioranza dei due
terzi sia al CdS che all’Assemblea (due seggi non
permanenti al CdS all’America Latina, uno per l’Europa
Occidentale e uno per quella Orientale, uno per il
Commonwealth e uno per le poche nazioni asiatiche
presenti)
• L’Urss di conseguenza ricorreva al veto con frequenza e
su questioni marginali, allo scopo di difendersi
dall’inferiorità numerica nella quale si trovava
nell’organizzazione
• Per i primi dieci anni la guerra fredda dominò e
condizionò le Nazioni Unite
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L’organizzazione alla prova della storia:
successi e battute di arresto
• Problema numero uno: i contingenti di truppe per
dotare l’organizzazione di reali poteri d’intervento.
• Divergenze Usa – Urss: numero di forze, tempi di
intervento, luogo dove localizzare le truppe.
• Problema numero due: la questione del disarmo
nucleare.
• 24 gennaio 1946, istituzione di una commissione per
l’energia atomica, composta dai membri del CdS più il
Canada. Viene proposto un piano di controllo e
distruzione degli armamenti nucleari esistenti
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54
L’organizzazione alla prova della storia:
successi e battute di arresto
• Piano criticabile sotto molteplici punti di vista: la
proprietà di materiali atomici e di produzione atomica
veniva data a un organismo delle Nazioni Unite sotto il
controllo della maggioranza occidentale; questo avrebbe
mantenuto di fatto il monopolio nucleare statunitense e
impedito il libero sviluppo dell’energia atomica per scopi
pacifici.
• I sovietici si dichiararono favorevoli solamente ad affidare
ogni problema riguardante l’energia atomica a una
commissione Onu che avrebbe dovuto operare secondo
le regole del CdS, dunque con l’uso del veto.
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55
L’organizzazione alla prova della storia:
successi e battute di arresto
• Nonostante il clima di guerra fredda si raggiunse all’Assemblea un
importante risultato, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo.
• Inizialmente gli Stati Uniti proposero di proclamare solamente i
diritti civili e politici, tralasciando quelli economici e sociali. Di
fronte all’ostilità dei paesi socialisti e su mediazione dei paesi latino
americani, i diritti economici e sociali furono accolti nel dibattito
preparatorio della Dichiarazione universale.
• La Dichiarazione finale poggiò su quattro pilastri:
• diritti delle persone,
• diritti che spettano all’individuo nei suoi rapporti coi gruppi sociali
ai quali partecipa,
• diritti politi
• diritti economici e sociali.
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Le crisi nazionali e regionali: la crisi greca
• 21 gennaio 1946: l’Urss chiede al CdS di aprire un
dibattito sulla questione greca.
• Febbraio 1945: accordi di Varzika firmati dall’arcivescovo
di Atene Damaskinos e le forze di resistenza di sinistra,
che prevedevano l’adozione di metodi democratici, la
liberazione degli ostaggi, la fusione dei partigiani in un
solo esercito e un plebiscito
• Conseguenza degli accordi: guerra civile, combattuta in
modo aperto dal governo greco e dagli inglesi da una
parte e dalla direzione del partito comunista greco
dall’altra.
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La crisi greca
• Il ministro degli esteri britannico Ernst Bevin sosteneva che in
coincidenza con l’arrivo in Grecia delle truppe britanniche, pur
inviate in accordo con Stalin, era iniziata una guerra civile
scatenata dai comunisti allo scopo di costituire un governo di
minoranza.
• Il 3 dicembre 1946 la Grecia stessa si appella al CdS: chiede di
esaminare una situazione che stava mettendo in pericolo
l’ordine e l’integrità territoriale del paese, minacciava la pace
e la sicurezza internazionale e generava discordia fra la Grecia
e i suoi vicini
• Su proposta americana la risoluzione n.15 del 19 dicembre
1946, approvò all’unanimità una commissione di inchiesta per
accertare i fatti relativi alle violazioni di confine lungo le
frontiere greche
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58
La crisi greca
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59
La crisi greca
• Gli Stati Uniti si impegnavano ad appoggiare “i popoli
liberi che lottavano contro i tentativi di sopraffazione
da parte di minoranze armate o di pressioni esterne”.
• La dottrina Truman rese noto a tutti la conseguenza
della guerra fredda, l’adozione della politica di
containment, continuata in giugno con l’avvio del
piano Marshall e la divisione dell’Europa
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60
La crisi di Corea
• A Yalta, nel 1945, si stabilì che in un primo tempo la
penisola venisse posta sotto l’occupazione militare
russa e americana in attesa di un accordo; in seguito
all’entrata in guerra dell’Urss contro il Giappone (8
agosto), la Corea fu divisa all’altezza del 38° parallelo
• Il 17 settembre 1947 la delegazione statunitense
all’Onu propose per l’ordine del giorno della seconda
sessione dell’Assemblea generale il problema
dell’indipendenza coreana.
• 10 maggio 1948 elezioni democratiche in Corea del
Sud convalidate dalla Commissione Onu
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La crisi di Corea
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62
La crisi di Corea
• Giugno 1949: gli Stati Uniti ritirano le loro truppe di
occupazione dalla penisola, quelle sovietiche erano state
ritirate già nel 1948
• 25 giugno 1950: le forze armate della Corea del Nord
oltrepassano il 38° parallelo e iniziano l’invasione della
Corea del Sud.
• 7 luglio 1950: il CdS adotta la proposta anglofrancese di
creazione di un comando unificato diretto dagli Stati
Uniti, il generale Mac Arthur viene designato
comandante della forza internazionale.
• 15 settembre 1950: le truppe Onu si avvicinano al 38°
parallelo
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63
La Crisi di Corea
• 27 settembre: Truman ordina a Mac Arthur di
distruggere le forze nord coreane. Le operazioni non
dovevano sconfinare in territorio cinese, né in
Manciuria o in territorio sovietico
• Novembre: le forze Onu si scontrano con unità cinesi
e nordcoreane e vengono respinte su tutta
l’estensione del fronte.
• 1 febbraio 1951: l’Assemblea Generale approva una
risoluzione sulla necessità di continuare la resistenza
all’aggressione. Il governo cinese viene accusato di
aggressione alla Corea
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64
La Crisi di Corea
• L’11 aprile 1951 Truman destituisce Mac Arthur dalla guida
del contingente Onu
• Dopo due anni di estenuanti trattative, il 27 luglio 1953 si
giunse alla firma dell’armistizio. Si concludeva senza vincitori
né vinti la prima e per certi versi unica guerra fino al 1991,
considerata da molti osservatori un successo per l’Onu. Quali
le particolari condizioni che portarono a questo?
• L’assenza dell’Urss al seggio del Cds nei momenti delle
votazioni cruciali (avrebbe posto il veto)
• Il numero limitato di stati che parteciparono all’azione (16).
• Il dominio esercitato dagli Stati Uniti sull’intera operazione
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La crisi in Palestina
• 1917: il ministro degli esteri inglese Lord Balfour dichiara al
banchiere inglese Edmon Rotschild che il governo di sua
Maestà considerava con favore l’istituzione in Palestina di un
focolare nazionale ebraico (National home)
• Accordo Sykes Picot (il primo alto diplomatico britannico, il
secondo diplomatico francese di stanza a Beirut) firmato a
Mosca nel 1917 cedeva alla Francia il protettorato sulla Siria,
in precedenza promessa alle popolazioni arabe
• Nuovo atteggiamento del governo inglese: per mantenere la
sua posizione privilegiata in Medio Oriente assume una
politica filo-araba, patrocinando il patto istitutivo della Lega
araba, firmato al Cairo il 23 marzo 1945, al quale aderirono
Egitto, Siria, Libano, Arabia saudita, Yemen e Transgiordania.
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La crisi in Palestina
• 16 novembre 1944 assassinio di Lord Moyne, ministro inglese per il
Medio Oriente, al Cairo.
• 22 luglio 1946 attentato all’hotel King David di Gerusalemme,
quartier generale dell’amministrazione britannica, da parte del
gruppo indipendentista ebraico Irgun (91 morti)
• Primavera del 1947, viene istitutito l’UNSCOP (United Nations
Special Committee on Palestine), il quale propone due soluzioni per
la regione: un piano di maggioranza che suggeriva la spartizione
della Palestina in due stati, uno ebraico e l’altro arabo e una zona
internazionale sotto giurisdizione dell’Onu per le città di
Gerusalemme e Betlemme e un piano di minoranza che prevedeva
una soluzione di tipo federale, attraverso la creazione di uno stato
indipendente arabo-ebraico con Gerusalemme come capitale.
• Gli ebrei si dichiarano favorevoli al piano di maggioranza,le
popolazioni arabe lo rifiutano
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67
L’accordo Sykes Picot
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68
La crisi in Palestina
• Sessione speciale dell’Assemblea dal 16 aprile al 14
maggio 1948. Con una risoluzione esonera dalle sue
funzioni la commissione per la Palestina e nomina un
mediatore delle Nazioni Unite, con i compiti di
esercitare i buoni uffici presso le autorità palestinesi
per organizzare i comuni servizi necessari alla
sicurezza, cooperare con la commissione di tregua
delle Nazioni Unite, assicurare la protezione dei
luoghi Santi.
• Accetta l’incarico il conte svedese Folke Bernadotte,
presidente della Croce Rossa del suo paese.
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69
La crisi in Palestina
• Il 14 maggio 1948, alla scadenza del mandato britannico
sulla palestina veniva proclamato lo stato d’Israele
riconosciuto da Mosca in primis, poi da Washington.
• Inizia la guerra: il 15 maggio gli eserciti regolari di Siria,
Egitto, Transgiordania, Arabia Saudita, Iraq e Libano
invadono la Palestina.
• Il 17 settembre 1948 il conte Bernadotte ed il colonnello
Sérot osservatore delle Nazioni Unite vennero assassinati
ad opera di estremisti ebrei nella città nuova di
Gerusalemme, posta sotto controllo ebraico
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70
La Crisi in Palestina
• Gennaio 1949, termine del primo conflitto
arabo-israeliano. Israele non solo riconquista tutti i
territori ad esso assegnati dal piano di spartizione
dell’Onu, ma aveva anche esteso il suo controllo su altre
zone arabe, per un 77,40% del territorio palestinese
invece del 56,40% assegnato dal piano di spartizione.
• Come valutare l’azione delle Nazioni Unite?
• Certamente gli sforzi per mettere fine alla guerra e dare
un assetto definitivo furono intensi e continui, e
portarono ad una (sia pure fragile ed incerta)
pacificazione. L’uso del mediatore e della commissione di
conciliazione facilitarono i risultati e diedero prestigio
all’Onu.
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71
I nuovi confini al termine del conflitto
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72
La crisi del Kashmir
• India 1946, elezioni politiche. Successi per il Partito
del Congresso (favorevole all’unità indiana) e la Lega
Musulmana (che reclamava la creazione di un
Pakistan indipendente).
• 19 aprile 1947 il partito del Congresso accetta di
dividere l’India britannica in due parti, nei Dominions
dell’India e del Pakistan.
• Non viene decisa la sorte del Kashmir, regione di
montagna con popolazione musulmana, ma con
maharajah indù
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73
La crisi del Kashmir
• Kashmir: posizione strategica rilevante, tra le sue
montagne nasceva il fiume Indo, vitale per l’irrigazione
del Pakistan
• 20 febbraio 1948, creazione dell’UNCIP (United Nations
Commission on India and Pakistan), con fini di inchiesta e
mediazione.
• 1 gennaio 1949 il Pakistan accetta un accordo sul cessate
il fuoco e l’Onu crea lo United Military Observer Group in
India and Pakistan
• Il mediatore Onu, sir Owen Dixon, propose una
spartizione del territorio, l’ovest al Kashmir, l’est all’India
e un plebiscito per la parte centrale
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74
La crisi del Kashmir
• Nessuno sviluppo e nomina di un nuovo mediatore,
l’americano Frank Graham.
• Nel 1954 il Pakistan divenne alleato degli Stati Uniti
attraverso i patti di Baghdad e Manila, mentre l’India
si avvicinava all’Urss.
• Il Kashmir diventava un problema di guerra fredda.
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La crisi del Kashmir
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76
La crisi del Kashmir
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77
La crisi di Suez
• 1954: il generale Nasser prende il potere in Egitto.
• Ottobre 1955 stipula da parte dell’Egitto di un patto di mutua
difesa assieme a Siria e Arabia Saudita, militarmente diretto
contro Israele.
• 1956: Nasser riconosce la Cina comunista.
• Per risposta gli Stati Uniti e la Gran Bretagna decidono di
ritirare la loro offerta per la costruzione della Diga di Assuan
(attualmente in grado di provvedere a metà del fabbisogno
energetico nazionale egiziano)
• Il 26 luglio, una settimana dopo il ritiro dell’offerta, Nasser
nazionalizza tramite legge dello stato la Compagnia Universale
del Canale di Suez, giustificando l’iniziativa col fatto che i
proventi incassati annualmente dalla Compagnia avrebbero
finanziato la costruzione della diga
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78
La crisi di Suez
• Conferenza di Londra il 16 agosto 1956: approvazione di
una dichiarazione comune che prevedeva l’istituzione di
un regime per l’uso del Canale e la stipulazione di una
nuova convenzione per dare la gestione del canale a un
Consiglio del Canale di Suez amministrato dall’Onu
• Seconda Conferenza di Londra 19-21 settembre, il
Segretario di Stato Americano John Foster Dulles propone
la creazione di una Suez Canal’s User’s Association,
costituita dai diciotto stati fruitori del Canale di Suez che
avrebbe dovuto operare in concorrenza con l’ente
egiziano.
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79
La crisi di Suez
• Nasser rifiuta, i francesi e gli inglesi sono pronti all’azione militare, il
tutto da attuare prima della discussione della crisi all’Onu.
• Accordo con Israele: lo stato ebraico avrebbe fatto il “lavoro sporco”
attaccando l’Egitto e sarebbe stato coperto in ambito Onu dai veti
francesi e britannici. (fonte David Ben Gurion, Diari)
• Il 29 ottobre le truppe israeliane entrano in Egitto.
• La risoluzione del 5 novembre istituisce lo United Nations
Emergency Force (UNEF), stabiliva le regole che anche in seguito
avrebbero caratterizzato le misure di peacekeeping: necessità del
consenso delle parti, il non uso della forza se non per autodifesa, il
contributo volontario delle forze da parte di paesi neutrali,
l’imparzialità e il non intervento, il controllo da parte del Segretario
Generale
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80
La crisi di Suez
• Le Nazioni Unite svolsero un ruolo positivo nel
ripristinare la pace; in maniera efficace la presenza
delle truppe lungo il confine tra Israele ed Egitto
evitò fino al 1967 scontri tra i due eserciti ed impedì
anche l’attività dei fedayn che prima del ‘56
operavano con il sostegno dell’autorità di confine.
• Il merito maggiore fu l’invenzione del peacekeeping
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81
La crisi di Suez
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82
La crisi in Congo
• Il Belgio concede l’indipendenza al Congo il 30 giugno
1960.
• 11 luglio Moise Ciombé, leader del Katanga (regione
ricca di giacimenti minerari) proclama l’indipendenza
della provincia dal governo congolese.
• Il segretario Onu, Dag Hammarskioeld, porta la crisi
di fronte al CdS. Formazione di un contingente Onu
di 11.000 soldati da inviare in luogo.
• Con l’arrivo delle truppe Onu abbiamo il ritiro delle
truppe belghe, resta il problema del Katanga
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83
La crisi in Congo
• Contestualmente il premier congolese, Lumumba,
viene deposto da Joseph Kasavubu. Il 13 dicembre
Antoine Gizenga, vice primo ministro, si
autoproclamava unico e legittimo rappresentante del
governo congolese e stabiliva la capitale del paese a
Stanleyville
• Nel Congo c’erano così tre governi in competizione
tra loro con sedi a Stanleyville (oggi Kisangani),
Léopoldville (oggi Kinshasa) e Elisabethville (oggi
Lubumbashi).
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84
La crisi in Congo
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85
La crisi in Congo
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86
La crisi in Congo
• 21 febbraio 1961, il Cds approva una bozza di risoluzione
presentata da Ceylon, Liberia e RAU (Repubblica araba
unita)
• Nella prima parte si prevedeva l’uso della forza, qualora
fosse altrimenti impossibile evitare lo scatenarsi di una
guerra civile; si chiedeva inoltre l’immediata espulsione
dei mercenari belgi (che combattevano nelle file
dell’esercito katanghese) o di altra nazionalità e
un’inchiesta sulla morte di Lumumba.
• 13 settembre 1961, i caschi blu sono posti sotto il fuoco
del personale militare belga e di gendarmeria katanghese
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87
La crisi in Congo
• 18 settembre. Dag Hammarskioeld, mentre si recava
ad un colloquio con Ciombé, precipitò con l’aereo su
cui viaggiava nella foresta, vicino alla città rhodesiana
di N’Dola.
• 31 luglio 1962, a seguito dell’ennesimo incidente
contro i caschi blu, il neo segretario Onu U Thant si
appella ai membri delle Nazioni Unite invitandoli ad
aderire alle sanzioni economiche (in primis l’embargo
delle esportazioni del rame) contro il Katanga.
• Le forze Onu rimasero ancora in Congo fino al 30
giugno 1964
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88
La crisi in Congo
• Successo o fallimento delle Nazioni Unite?
• Esse dovettero certamente svolgere un compito
frustrante e superiore alle loro capacità;
probabilmente si può concordare con il segretario U
Thant quando, alla fine della crisi, disse che
l’organizzazione aveva adempiuto il suo compito,
attuando il ritiro delle forze belghe, eliminando
l’intervento straniero, mettendo fine alla secessione
del Katanga, favorendo il ritorno della legge e
dell’ordine.
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89
Bibliografia generale
• Pasquale Villani, Trionfo e crollo del predominio europeo, Bologna ,
Editore Il Mulino, 1983
• L’Italia e L’Onu. Esperienze e prospettive (a cura di Anna Bedeschi
Magrini), Padova, CEDAM, 1997
• Sergio Marchisio, L’Onu. Il diritto delle Nazioni Unite, Bologna,
Editore Il Mulino, 2000
• Ennio Di Nolfo, Dagli imperi militari agli imperi tecnologici. La
politica internazionale nel XX secolo, Roma-Bari, Editori Laterza,
2002
• Carla Meneguzzi Rostagni, L’organizzazione internazionale tra
politica di potenza e cooperazione, Padova, CEDAM, 2004
• Antonio Papisca, Marco Mascia, Le relazioni internazionali nell’era
dell’interdipendenza e dei diritti umani, Padova, CEDAM, 2004
• Giuseppe Sabbatucci, Vittorio Vidotto, Il mondo contemporaneo dal
1848 ad oggi, Roma-Bari, Editori Laterza, 2004
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90

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  • 1. Le Nazioni Unite: nascita e sviluppo di un modello di organizzazione internazionale • Storia dell’Onu (Nascita della Società delle Nazioni, la sua evoluzione e la sua estinzione) • L’organizzazione delle Nazioni Unite (Gli organi delle Nazioni Unite e loro funzionamento) • Focus tematico sull’ingresso dell’Italia nell’Onu • L’Onu alla prova della storia: successi e battute di arresto (analisi delle crisi nazionali e regionali maggiormente significative degli anni ’40, ‘50 e ‘60) Italian Diplomatic Academy© 1
  • 2. La nascita della Società delle Nazioni • L’ispirazione etica della politica estera del presidente americano Woodrow Wilson trovò nella prima guerra europea occasione per maturare e proiettarsi in una dimensione mondiale. Il 2 aprile 1917, quando chiese al Congresso l’assenso alla dichiarazione di guerra contro la Germania, parlò di una “crusade for democracy”, con la volontà di realizzare un nuovo ordine internazionale. • 18 gennaio 1918, discorso sullo Stato dell’Unione. Wilson enuncia i 14 punti, inizia la “New Diplomacy”. Italian Diplomatic Academy© 2
  • 3. I 14 punti di Wilson • Punto I: open diplomacy, fine dei trattati segreti e diplomazia aperta • Punto II e III: libertà dei mari e commercio internazionale • Punto IV e V: riduzione degli armamenti e focus sugli interessi delle nazioni colonizzate • Punti da VI a XIII: assetto territoriale del dopoguerra, autodeterminazione dei popoli e democrazia • Punto XIV: la necessità di costituire un’associazione generale delle nazioni al fine di garantire l’indipendenza politica e l’integrità territoriale di grandi come piccoli stati Italian Diplomatic Academy© 3
  • 4. Hurst-Miller Draft • Progetto di Covenant comune affidato a due giuristi, l’americano David Hunter Miller e il britannico Cecil Hurst • Organizzazione della Società delle Nazioni su tre organi: un’assemblea dei delegati, un consiglio esecutivo e un segretariato permanente. • Gli Stati si impegnano a non ricorrere alla forza per la risoluzione delle controversie, bensì ad arbitrato • Quale concetto di sicurezza collettiva? Si scontrano le visioni britannica (balance of power), • americana (peace without victory), • francese (sicurezza dalla Germania). • Articolo 8: si scartava il disarmo completo e ci si limitava a imporre il dovere della limitazione degli armamenti nazionali al minimo compatibile con la sicurezza nazionale Italian Diplomatic Academy© 4
  • 5. Hurts-Miller draft • Settembre 1919, Woodrow Wilson viene colpito da paralisi. • Marzo 1920, elezioni presidenziali con vittoria del candidato repubblicano Harding. Gli Stati Uniti tornano alla politica storica di isolazionismo, e non ratificano il trattato istitutivo della Società delle Nazioni (motivo principale dato dall’ambiguità dell’art.10 del Patto e dal dubbio se l’impegno in esso previsto di proteggere l’indipendenza e l’integrità territoriale degli stati membri configurasse un obbligo “legale” o “morale”) Italian Diplomatic Academy© 5
  • 6. La struttura della Società delle Nazioni • Tre organi: Assemblea, Consiglio e Segretariato. Assemblea e Consiglio erano chiamati a deliberare su “ogni questione che rientri nella sfera di attività della Società o che minacci la pace nel mondo”. • Il Consiglio era formato da 4 membri permanenti (UK, Francia, Italia e Giappone) e 4 non permanenti. Il Consiglio svolgeva funzioni maggiormente esecutive e amministrative e l’Assemblea funzioni più deliberative e di controllo. • Art.16 “Se un membro della Società ricorre alla guerra, contrariamente agli impegni presi è “ipso facto” considerato come avente commesso un atto di guerra contro tutti gli altri membri della società. Italian Diplomatic Academy© 6
  • 7. La crisi di Corfù • Il 27 agosto 1923 il generale italiano Enrico Tellini viene ucciso in un attentato in territorio greco, vicino al confine albanese. • Mussolini inviò il 29 agosto un ultimatum in 7 punti ad Atene, ed il 30 agosto diede ordine alla marina italiana di occupare Corfù. • La Grecia si rivolse subito al Consiglio della Società, chiedendo interventi concreti. • La Gran Bretagna definisce il gesto come “un’intollerabile destabilizzazione dell’equilibrio navale dei Mediterraneo”, la Francia non si esprime ufficialmente • Il 7 settembre la conferenza degli ambasciatori adotta un piano che quasi testualmente sottoscriveva i 7 punti di Mussolini. La Grecia pagò un’indennità e questo consentì l’evacuazione dell’isola che avvenne il 29 settembre Italian Diplomatic Academy© 7
  • 8. La Crisi di Corfù Italian Diplomatic Academy© 8
  • 9. La crisi di Corfù Italian Diplomatic Academy© 9 Isola di Corfù
  • 10. La crisi della Manciuria • Il 1 settembre 1931 l’esercito giapponese occupò Mukden (oggi Shenyang), città della Manciuria, provincia cinese ma indipendente dal governo nazionale, a seguito di un’esplosione provocata dai cinesi che aveva danneggiato la ferrovia transmanciuriana. • Gli Stati Uniti si dimostrano più ben disposti verso il Giappone, paese moderno, rispetto alla Cina, paese in rivoluzione. • La Cina si rivolge al consiglio. Situazione di impasse. • Il delegato giapponese propone di inviare una commissione d’inchiesta, proposta accettata dalla Cina e dai paesi neutrali. • Dottrina Stimson (dal nome del segretario di stato americano all’epoca in carica) la quale enunciava il principio del non riconoscimento dei risultati di un’aggressione • Primi mesi del 1932 i giapponesi bombardano Shangai. Migliaia di morti civili, l’attacco vuole arrivare a fondo all’interno della Cina. Gli interessi commerciali occidentali sono in pericolo Italian Diplomatic Academy© 10
  • 11. La crisi della Manciuria • 11 marzo 1932, risoluzione della società volta a creare una formale barriera contro ogni conquista militare. • In marzo il Giappone crea lo stato fantoccio del Manciukuò, stato nominalmente cinese, riconosciuto in agosto dal Giappone e dallo stesso occupato in settembre. • Il rapporto della Commissione Lytton (commissione d’inchiesta proposta dallo stesso Giappone e accettata dalla Cina) dimostrava che il Giappone non aveva agito per autodifesa nel provocare gli incidenti a Mukden e che il nuovo stato del Manciukuò era stato reso possibile dalla presenza delle truppe giapponesi. • Il 27 marzo 1933 il Giappone si ritira dalla Società. Italian Diplomatic Academy© 11
  • 12. La crisi della Manciuria • Il Giappone aveva realizzato i suoi obiettivi; una conquista di carattere imperialistico era diventata, con l’esistenza della Società, una sfida a principi universalmente accettati; la Società mancava di forza materiale per imporre i suoi principi e le potenze in possesso di una flotta come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, erano fuori dalla Lega, la prima, e desiderosa di non impegnarsi la seconda. Italian Diplomatic Academy© 12
  • 13. La Crisi della Manciuria: mappa del Manciukuò Italian Diplomatic Academy© 13
  • 14. Il Plebiscito della Saar, la crisi di Leticia • 1935, conclusione dell’amministrazione internazionale della Saar, che durava dal 1920. Organizzazione del plebiscito. Costituzione della prima forza e ultima forza internazionale della Lega, 3.300 uomini che permisero il regolare svolgimento delle elezioni. • Il Territorio di Leticia ceduto dal Perù alla Colombia era in una posizione importante poiché permetteva alla Colombia l’accesso al rio delle Amazzioni. Benchè il diritto fosse dalla parte della Colombia, il Perù non voleva cedere. Un comitato della Lega ristabilì l’autorità della Colombia e lo stesso amministrò il territorio di Leticia per un anno Italian Diplomatic Academy© 14
  • 15. Il Plebiscito della Saar, la crisi di Leticia Italian Diplomatic Academy© 15
  • 16. Il Plebiscito della Saar, la crisi di Leticia Italian Diplomatic Academy© 16
  • 17. La crisi etiopica: requiem per la Lega • Nel 1932 Mussolini faceva dell’Etiopia il punto di riferimento verso cui avrebbe indirizzato le mire imperiali dell’Italia. • Il 5 dicembre 1934 presso i pozzi d’acqua di Ual Ual (conosciuta anche come Walvel), nella zona contesa tra la Somalia italiana e l’Ogaden provincia dell’Etiopia, si verificò uno scontro tra le forza armate dei due stati. • Francia ed Inghilterra inizialmente badarono a tenere buoni rapporti con l’Italia, avevano bisogno infatti del suo aiuto per respingere l’aggressività nazista. • Gennaio 1935 Accordi di Roma fra la Francia e l’Italia, Etiopia contro Tunisia. • L’Etiopia spinge il Consiglio della società affinché affronti il tema dell’aggressione portata dall’Italia Italian Diplomatic Academy© 17
  • 18. La crisi etiopica: requiem per la Lega Italian Diplomatic Academy© 18
  • 19. La crisi etiopica • La commissione arbitrale, completata il 3 agosto 1935 si pronuncia il 3 settembre con una formula compromissoria: si attribuiva a entrambe le nazioni la responsabilità degli avvenimenti del 5 e 6 dicembre, mentre gli incidenti successivi erano di carattere accidentale e da essi non si poteva trarne alcuna responsabilità internazionale. • Francia ed Inghilterra si dimostrarono disposte ad eventuali rettifiche territoriali fra l’Italia e l’Etiopia e a riconoscere alla prima uno speciale interesse nello sviluppo economico dello stato africano. • Il 21 settembre l’Italia rifiuta, scatta l’embargo sulle armi e l’interruzione delle importazioni dall’Italia (con la mediazione della Francia le sanzioni sul petrolio furono rinviate di riunione in riunione): il 3 ottobre 1935 inizia la guerra • Il 9 maggio del 1936 l’Italia proclama la fondazione dell’impero fascista, il re d’Italia viene proclamato imperatore d’Etiopia • 13 dicembre 1937 l’Italia abbandona la SdN Italian Diplomatic Academy© 19
  • 20. Il collasso della Società delle Nazioni • La SdN non aveva mantenuto la pace, non aveva protetto uno dei suoi membri, non aveva distolto né punito un aggressore e, a causa di questo fallimento, uscì dalla guerra italo-etiopica umiliata e sconfitta in quanto istituzione politica • La crisi della SdN fu favorita dalla politica di appeasement verso la Germania, imboccata dall’Inghilterra già dal 1935 e accentuata nel 1938. • Il problema Cecoslovacco non venne mai sollevato di fronte all’Assemblea (invasione nazista della Boemia e delle Rutenia sub carpatica) • Ultimo atto: nel dicembre 1939 viene votata l’espulsione dall’organizzazione dell’Urss Italian Diplomatic Academy© 20
  • 21. Dalla Carta Atlantica a San Francisco • Settembre 1939: scoppia la Seconda Guerra Mondiale • Marzo 1941, il Congresso Americano approva il Lend Lease Act, la legge affitti e prestiti. • 11 agosto 1941, dichiarazione congiunta anglo-americana: Carta Atlantica. • La Carta Atlantica rendeva noto che i due paesi rifiutavano ingrandimenti territoriali, erano favorevoli a consultare i popoli sui cambiamenti territoriali, rispettavano il diritto dei popoli a scegliersi la forma di governo, desideravano realizzare l’uguaglianza di accesso alle materie prime, la collaborazione economica, la libertà dei mari, la garanzia della pace, la rinuncia all’impiego della forza • La Carta Atlantica costituì un punto centrale all’interno del governo americano, per pianificare il ruolo che il paese doveva svolgere nel mondo nel dopoguerra. Italian Diplomatic Academy© 21
  • 22. Dalla Carta Atlantica a San Francisco • I “Four Policemen”: secondo Roosevelt solo i quattro grandi alleati (USA, UK, URSS e Cina) avrebbero potuto detenere armamenti pesanti nel dopoguerra ed esclusivamente per proteggere il mondo. • Conferenza di Teheran (28-11/1-12 1943), in un incontro privato Roosevelt presentò a Stalin la sua concezione dei quattro poliziotti come l’unica in grado di mantenere la pace dopo la guerra. • La nuova organizzazione doveva essere dunque fornita di più poteri e autorità rispetto a quelli della Lega della Nazioni Italian Diplomatic Academy© 22
  • 23. Dalla Carta Atlantica a San Francisco • Conferenza di Dumbarton Oaks, (21/08/1944- 7/10/1944). • Obiettivi dell’organizzazione includevano sia il mantenimento della pace e della sicurezza, che il perseguimento della cooperazione internazionale dei problemi internazionali economici, sociali e umanitari • Organizzazione articolata in un’Assemblea ampiamente rappresentativa, un piccolo e selettivo Consiglio, una Corte di Giustizia e un Segretariato • L’assemblea sarebbe stata considerata come un forum per discutere i problemi generali; le decisioni importanti sarebbero state prese a maggioranza dei 2/3 Italian Diplomatic Academy© 23
  • 24. Dalla Carta Atlantica a San Francisco • Consiglio di Sicurezza: una grande potenza avrebbe potuto porre il veto contro qualsiasi azione le fosse stata intentata, l’autorità delle Nazioni Unite non avrebbe potuto essere usata contro una delle grandi potenze • Conferenza di San Francisco (presenti 50 delegazioni), si aprì il 25 aprile 1945 • Aspetti fondamentali trattati: • Problema dell’amministrazione fiduciaria delle colonie • Approvazione degli artt.51 (legittima difesa) e 52 (possibilità per gli stati di istituire accordi regionali) della Carta • Il CdS (su suggerimento cinese) autorizzato a prendere misure provvisorie per gestire minacce alla pace prima che fosse raggiunta una decisione su una azione di imposizione Italian Diplomatic Academy© 24
  • 25. L’Organizzazione delle Nazioni Unite: gli aspetti giuridici • L’Onu è un ente dotato di soggettività internazionale, avente diritti propri sia nei rapporti con gli stati membri che con quelli ad essa estranei. • L’Onu non è uno Stato o un super-stato, ma una persona del diritto internazionale, avente la capacità di essere titolare di diritti e doveri internazionali e di far valere tali diritti per mezzo di un reclamo internazionale. (vedi Corte Internazionale di Giustizia, parere del 19- 4-1949 relativo al caso Riparazione per danni subiti al servizio delle Nazioni Unite) • L’Onu è caratterizzata dal principio di specialità, è un’organizzazione dotata dagli Stati di competenze di attribuzione. Ha dunque capacità di concludere accordi internazionali. • L’Onu gode nel territorio di ciascuno dei suoi membri della capacità giuridica necessaria all’esercizio delle sue funzioni e al perseguimento dei suoi fini (art.104) Italian Diplomatic Academy© 25
  • 26. Gli Organi principali dell’Onu: L’Assemblea Generale • Tutti gli stati membri (193 paesi) fanno parte di diritto dell’Assemblea Generale, e ad ognuno di essi è attribuito un seggio e un voto (artt. 9, par.1, e 18, par.1). • Le decisioni relative a questioni importanti (raccomandazioni in materia di mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, ammissione, sospensione e espulsione dei membri, bilancio) sono adottate a maggioranza qualificata dei due terzi dei membri presenti e votanti; le altre questioni sono adottate a maggioranza sempliceItalian Diplomatic Academy© 26
  • 27. L’Assemblea Generale • Procedura del consensus (consolidata a partire dagli anni settanta): un’ampia convergenza di posizioni fra gli Stati membri che conduce all’adozione di delibere senza voto le quali, pur non essendo riflesso di unanimità, sono espressione di un accordo generalizzato fra gli Stati componenti l’organo e dell’assenza di opposizioni manifeste. • “Is there any objection? If not, it is so approved” • L’Assemblea è dotata di potere auto-organizzativo (artt.21 e 22 della Carta), relativo alla creazione di organi sussidiari necessari all’espletamento delle sue funzioni. Italian Diplomatic Academy© 27
  • 28. L’Assemblea Generale • L’aspetto più rilevante del potere di auto-organizzazione dell’Assemblea generale riguarda le sei grandi commissioni in cui essa è articolata: • Commissione sul disarmo e la sicurezza internazionale • Commissione economica e finanziaria • Commissione sociale, umanitaria e culturale • Commissione sulla decolonizzazione e le questioni politiche speciali • Commissione amministrativa e di bilancio • Commissione giuridica • Le funzioni dell’Assemblea possono essere divise in funzioni di studio, funzioni di indirizzo della condotta degli stati membri e funzioni operative Italian Diplomatic Academy© 28
  • 29. L’Assemblea Generale • Tra le sue competenze troviamo il potere di discussione e di indirizzare raccomandazioni sia agli Stati, membri e non, che agli organi delle Nazioni Unite • Art.11, par.2: “L’Assemblea generale può discutere ogni questione relativa al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale che le sia sottoposta da membri delle Nazioni Unite”. • L’Assemblea è però tenuta a deferire al Consiglio di sicurezza qualsiasi questione del genere per cui si renda necessaria un’azione, prima o dopo la discussione. • La Carta stessa attribuisce infatti alle risoluzioni dell’Assemblea il valore di mere raccomandazioni (artt.10-14). Le raccomandazioni hanno però limitata efficacia giuridica, esse autorizzano gli stati membri a tenere un dato contegno o a svolgere una determinata attività, e a favorire un analogo atteggiamento da parte di altri membri, richiamandosi al principio di cooperazione con l’organizzazione e al principio di buona fede. Italian Diplomatic Academy© 29
  • 30. Il Consiglio di Sicurezza • Il Consiglio di Sicurezza è quello tra gli organi principali dell’Onu elencati nell’art.7, par.1, della Carta al quale è attribuita la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. • Secondo l’art.23, par.1, dei quindici membri del Consiglio, cinque sono permanenti (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) e dieci eletti dall’Assemblea generale a maggioranza dei due terzi. Vengono eletti (per un periodo di due anni e non sono rieleggibili) come membri non permanenti tre Stati dell’Africa, due dell’Asia, uno dell’Europa orientale, due dell’America Latina e due dell’Europa occidentale ed “altri” (espressione che, nel caso del Consiglio di sicurezza, comprende l’Australia, il Canada e la Nuova Zelanda) • Attualmente i membri non permanenti sono Bosnia Erzegovina, Brasile, Gabon, Libano, Nigeria, Colombia, Germania, India, Portogallo e Sud Africa Italian Diplomatic Academy© 30
  • 31. Il Consiglio di Sicurezza • Ciascun membro del Consiglio ha un voto; il potere di veto dei membri permanenti è motivato dalle speciali responsabilità di tali stati nel mantenimento della pace, alla luce delle vicende del secondo conflitto mondiale. • I membri elettivi sono a loro volta dotati del cosiddetto potere di veto collettivo o di blocco, laddove almeno sette di essi si oppongano alla deliberazione che il Consiglio si accinge ad adottare • Durante il periodo della guerra fredda, il ricorso al veto è stato molto frequente, inizialmente da parte dell’Urss in relazione alle proposte sull’ammissione dei nuovi membri o sull’adozione di misure di sicurezza collettiva. • A partire dagli anni settanta, il potere di veto è stato esercitato quasi esclusivamente dagli Stati Uniti, soprattutto in relazione a proposte di condanna di Israele per i comportamenti nei territori arabi occupati e degli interventi statunitensi in America Centrale Italian Diplomatic Academy© 31
  • 32. Il Consiglio di Sicurezza • Un membro permanente deve astenersi dal voto nel caso sia parte di una controversia (anche di carattere locale); può astenersi poi su base volontaria e questo non impedisce l’adozione di una delibera consiliare • Il Consiglio di sicurezza ha il potere di istituire gli organi sussidiari necessari all’adempimento delle sue funzioni (artt.7, par.2 e 29 della Carta). Appartengono alla categoria degli organi sussidiari operanti nel settore del mantenimento della pace e della sicurezza le missioni di fact-finding, le commissioni di inchiesta, le operazioni di peace-keeping, i tribunali ad hoc per la ex Jugoslavia e il Ruanda, i comitati delle sanzioni istituiti per controllare l’applicazione delle decisioni implicanti misure coercitive di carattere economico. Italian Diplomatic Academy© 32
  • 33. Il Consiglio di Sicurezza • Il sistema della Carta per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali è basato su uno schema dualistico, del quale i capp.VI (soluzione pacifica delle controversie) e VII (azioni in caso di minacce alla pace, violazioni della pace e atti d’aggressione) costituiscono i pilastri. • Mentre il primo conferisce al CdS poteri di natura esclusivamente conciliativa rispetto alle controversie e situazioni che gli vengono sottoposte, il secondo prevede poteri coercitivi molto incisivi e attribuisce al Consiglio il monopolio dell’uso della forza nelle relazioni internazionali. • Art.33, par.1, l’obbligo delle parti di una controversia la cui continuazione sia suscettibile di mettere in pericolo il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali di perseguire una soluzione mediante negoziati, inchieste, mediazione, conciliazione, arbitrato, regolamento giudiziale, ricorso ad organizzazioni o accordi regionali. Italian Diplomatic Academy© 33
  • 34. Il Consiglio di Sicurezza • L’inchiesta consiste nell’accertamento degli elementi di fatto della controversia ad opera di una commissione istituita dalle parti; oltre all’inchiesta vi è poi la mediazione, che comporta l’interposizione di un terzo. Essa si traduce sia in un’attività procedurale, sia nell’eventuale predisposizione di un piano da sottoporre alle parti • La conciliazione è invece un procedimento per il quale la controversia è sottoposta ad una commissione incaricata di formulare una valutazione nel merito, in forma di raccomandazione alle parti. Seguono poi i mezzi giudiziari, l’arbitrato e il regolamento giudiziario, che consentono di pervenire alla soluzione della controversia mediante sentenza, con efficacia obbligatoria per le parti. Italian Diplomatic Academy© 34
  • 35. Il Consiglio di Sicurezza • Fino agli anni ’80 il Consiglio effettuava per lo più inchieste in modo diretto, inviando sui luoghi di crisi alcuni suoi membri. • Nella prassi più recente, il Consiglio si avvale di commissioni create dal Segretario Generale di esperti, con il mandato di indagare su fatti specifici, acquisendo ed esaminando in primo luogo le informazioni provenienti da Stati e organizzazioni internazionali, nonché gli ulteriori dati che le commissioni riescano ad acquisire direttamente, attraverso attività ispettive Italian Diplomatic Academy© 35
  • 36. Il Consiglio di Sicurezza • Con la Carta delle Nazioni Unite arriviamo al passo più decisivo verso la messa al bando della guerra, vietando espressamente l’uso della forza e delineando, negli artt.42 e seguenti del cap.VII, un sistema istituzionalizzato di coercizione militare nei confronti degli Stati responsabili di minacce alla pace, violazioni della pace e atti d’aggressione. • Art.39: il Consiglio deve determinare l’esistenza di una minaccia alla pace o di un atto di aggressione prima di decidere un’azione coercitiva • Art.40: al fine di prevenire l’aggravarsi di una situazione, il Consiglio potrà, prima di fare le raccomandazioni o decidere sulle misure previste dall’art.41, invitare le parti interessate ad ottemperare a quelle misure provvisorie che esso consideri necessarie o desiderabili Italian Diplomatic Academy© 36
  • 37. Il Consiglio di Sicurezza • Art.41: misure non implicanti l’uso della forza adottate nei confronti di uno Stato che, a giudizio del CdS, ha minacciato la pace, violato la pace o compiuto un atto di aggressione. (le cosidette sanzioni) • Art.42: il CdS può intraprendere, con forze aeree, navali, e terrestri, ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionali • Art.43: tutti i membri delle Nazioni Unite dovrebbero mettere a disposizione del CdS, dietro richiesta di questo e in conformità ad accordi speciali, le forze armate e l’assistenza necessarie per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali Italian Diplomatic Academy© 37
  • 38. Il Consiglio di Sicurezza • In base all’art.41 il Consiglio può chiedere a tutti gli Stati membri di adottare misure coercitive, normalmente denominate sanzioni. • A partire dagli anni ‘90 le misure short of war comprendono l’embargo generale e completo sul commercio di armi, di materie prime, di petrolio e prodotti petroliferi, la sospensione dei rapporti commerciali, il congelamento di beni o valori patrimoniali. • Tra le condizioni fondamentali di applicabilità delle sanzioni c’è il principio di proporzionalità Italian Diplomatic Academy© 38
  • 39. Il Consiglio di Sicurezza • Art. 51 della Carta: nessuna disposizione dello Statuto pregiudica il diritto naturale di legittima difesa individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un membro delle Nazioni Unite, fintantoché il CdS non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionali • Il diritto di legittima difesa viene legato a due vincoli procedurali: le misure adottate dagli Stati membri nell’esercizio della legittima difesa devono essere immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di sicurezza; in secondo luogo, tali misure possono avere luogo soltanto finché il Consiglio non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale Italian Diplomatic Academy© 39
  • 40. Il Consiglio di Sicurezza • La prassi ha portato a due categorie di interventi: quelli posti in essere in reazione a violazioni della pace (vedi risoluzione 678 “gli Stati membri che cooperano con il Kuwait”del 29-11-1990, a seguito dell’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq), • quelli realizzati in connessione a minacce alla pace causate da emergenze di natura umanitaria all’interno dei paesi sconvolti da guerre civili (vedi risoluzione 836 del 04-06-1993, sulle misure per garantire la sicurezza a sei città mussulmane in Bosnia Erzegovina assediate dalle truppe serbe). Italian Diplomatic Academy© 40
  • 41. Il Consiglio di Sicurezza • Lo strumento del peace keeping (nel decennio ‘90 vennero realizzati i due terzi del totale delle operazioni) è stato impiegato per promuovere la riconciliazione nazionale e il rispetto dei diritti umani, per l’organizzazione e la verifica delle elezioni • Le truppe svolgono un ruolo di assistenza delle parti coinvolte in un conflitto armato, con obiettivi di mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. • L’uso della forza durante le missioni di peace keeping può essere utilizzato solo in legittima difesa e rappresenta un’eccezione. Italian Diplomatic Academy© 41
  • 42. Il Segretariato dell’Onu • Il Segretariato è l’organo che assicura la continuità dell’azione amministrativa delle organizzazioni e che allo stesso tempo svolge un importante ruolo politico-diplomatico. • L’art.7, par.1, della Carta qualifica il Segretario come organo principale delle Nazioni Unite; egli è tenuto a non sollecitare né ricevere istruzioni da alcun governo o da alcuna autorità estranea all’Organizzazione e deve astenersi da qualunque azione che possa compromettere la sua posizione di funzionario internazionale. • Art.100, gli obblighi a cui deve attenersi il Segretario sono: imparzialità e indipendenza rispetto agli interessi nazionali; incompatibilità totale con funzioni e doveri statali Italian Diplomatic Academy© 42
  • 43. Il Segretariato dell’Onu • Il Segretario svolge inoltre funzioni di depositario delle convenzioni multilaterali concluse sotto gli auspici delle Nazioni Unite; svolge ancora funzioni politico-diplomatiche (buoni uffici, mediazione, inchiesta) e di organizzazione e direzione delle operazioni di mantenimento della pace Italian Diplomatic Academy© 43
  • 44. La Corte Internazionale di Giustizia • La Corte Internazionale di Giustizia è l’organo giurisdizionale delle Nazioni Unite (art.92), avente competenza contenziosa per la soluzione di controversie internazionali fra Stati e consultiva per la formulazione di pareri richiesti dagli organi a ciò autorizzati. • La Corte è formata da quindici giudici, essi durano in carica nove anni e sono rieleggibili • Con l’entrata in vigore della Carta delle Nazioni Unite, tutti gli Stati membri dell’Onu sono diventati ipso facto parti dello Statuto della Corte. Italian Diplomatic Academy© 44
  • 45. La Cooperazione Economica e Sociale • Tra i fini dell’Organizzazione rientrano la soluzione dei problemi internazionali di carattere economico, sociale, culturale e umanitario (art.1, par.3) • Parlando degli scopi dell’Onu elencati dalla Carta abbiamo quello di “conseguire la cooperazione internazionale nella soluzione di problemi internazionali di carattere economico, sociale, culturale e umanitario” • Il cap.X della Carta disciplina la composizione e il funzionamento del Consiglio economico e sociale, organo a composizione ristretta del quale fanno parte 54 membri (art.61, par.1) • Tra le principali funzioni del Consiglio economico e sociale vi è quella di fare raccomandazioni al fine di promuovere l’osservanza dei diritti dell’uomo (art.62); un’importante funzione collegata, sviluppata a partire dagli anni ’70, riguarda il controllo del rispetto dei diritti dell’uomo da parte degli Stati membri dell’Onu Italian Diplomatic Academy© 45
  • 46. Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite • Il 14 dicembre 1955 l’Italia veniva ammessa nell’Organizzazione delle Nazioni Unite assieme ad altri 15 paesi; erano trascorsi 10 anni dalla Conferenza di San Francisco iniziata il 25 aprile 1945 con la partecipazione di cinquanta stati, la quale aveva ufficialmente dato vita alle discussioni per la stesura dello Statuto della nuova organizzazione internazionale e 8 dalla prima richiesta dell’Italia (7 maggio 1947) di aderire all’Onu. • L’obiettivo primario che i “decision makers” italiani volevano raggiungere era quello di inserire l’Italia nella coalizione delle Nazioni Unite per porre immediatamente fine al regime armistiziale e dare il via alla elaborazione di un mite trattato di pace Italian Diplomatic Academy© 46
  • 47. Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite • La linea che il Dipartimento di Stato americano intendeva perseguire per facilitare la “rapida indipendenza politica e la ripresa economica” della penisola era quella di una immediata ammissione alle Nazioni Unite; la dichiarazione di guerra italiana al Giappone (15 luglio 1945) veniva vista come l’occasione propizia per manifestare le intenzioni di appoggiare l’ingresso dell’Italia alle Nazioni Unite agli altri due partners, Gran Bretagna e Unione Sovietica. • Sottoscritto il trattato di pace, il Governo italiano il 7 maggio 1947 si affrettava a presentare la domanda ufficiale di ammissione all’Organizzazione delle Nazioni Unite senza attendere la ratifica da parte dell’Assemblea Costituente • Quali le motivazioni di tanta fretta? Italian Diplomatic Academy© 47
  • 48. Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite • La motivazione era data dal fatto che il paese poteva essere sottoposto a atti di aggressione e azioni di forza senza che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, potesse sindacarne la legittimità. • L’Italia sperava poi che, con l’ingresso nelle Nazioni Unite, ci sarebbe stata la revisione del trattato di pace, prospettata ancora dal leader socialista Pietro Nenni nell’ottobre 1946, all’atto del suo insediamento al ministero degli Esteri; che avrebbe potuto far valere le sue opinioni sulla nomina del governatore del Territorio Libero di Trieste; e avrebbe potuto inoltre condizionare le decisioni dei Grandi sul destino delle sue colonie. Italian Diplomatic Academy© 48
  • 49. Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite • La ratifica del trattato di pace italiano, veniva ribadito dall’Urss, non significava ammissione all’Onu. Il 21 agosto 1947 l’Urss poneva il veto, mettendo sul piatto della bilancia l’ingresso di Romania, Bulgaria e Ungheria. • L’interesse del governo italiano nei primi mesi del 1948 andava focalizzandosi su altri argomenti: l’Italia partecipava su un piede di parità alle trattative per l’inserimento nel piano Marshall. • Il 4 aprile 1949 l’Italia veniva inserita nel Patto nordatlantico, risolvendo il problema della sicurezza e confermando il paese come membro alla pari della comunità occidentale Italian Diplomatic Academy© 49
  • 50. Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite • 23-26 settembre 1951: viaggio di De Gasperi (ministro degli esteri) negli Stati Uniti. Reazioni: il 26 settembre veniva diramata una dichiarazione congiunta anglo-franco-americana su una revisione ristretta del trattato di pace, che non toccasse diritti acquisiti di terzi, governi e individui, tendente all’abolizione di limiti o di discriminazioni unilaterali che riguardassero la sovranità italiana. • L’11 ottobre l’Urss dichiara di non aver obiezioni alla revisione del trattato di pace con l’Italia, all’ammissione della stessa all’Onu a condizione di analoga revisione dei trattati di pace con la Bulgaria, l’Ungheria, la Finlandia e la Romania, e la loro ammissione all’Onu. • La Francia, il 19 dicembre, faceva notare l’ambiguità data dal fatto che l’Italia svolgeva l’azione di amministrazione fiduciaria in Somalia (mandato che sarebbe durato dal 1 gennaio 1950 al 1 luglio 1960), con la conseguente anomalia di una potenza amministratrice non membro del Consiglio di amministrazione fiduciaria. Italian Diplomatic Academy© 50
  • 51. Il contesto internazionale e l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite • Il 20 settembre 1955 il Canada, per sbloccare la situazione, proponeva l’ammissione simultanea di 18 Stati richiedenti, tra cui l’Italia. Il principio della universalità, imponeva agli Stati membri l’obbligo di accettare tutti i richiedenti senza discriminazione. • Stati Uniti e Francia si astennero nella votazione della mozione canadese. • L’accettazione da parte degli Stati Uniti della tesi sovietica del “package deal” fu l’unico modo per soddisfare la richiesta del governo italiano. • 15 stati ammessi contemporaneamente (Giordania, Islanda, Portogallo, Austria, Finlandia, Ceylon, Nepal, Libia, Cambogia, Laos, Spagna, Ungheria, Romania, Bulgaria, Albania) per far entrare l’Italia Italian Diplomatic Academy© 51
  • 52. L’organizzazione alla prova della storia: successi e battute di arresto • Sia a Yalta che a San Francisco si era notato che l’avvicinarsi della fine del conflitto e della vittoria sull’Asse aveva accentuato le divergenze tra Usa e Urss su punti non marginali della Carta. • Il sogno di Roosevelt dei “Four Policemen” finì a Postdam, alla conferenza (17 luglio, 2 agosto 1945) convocata dai tre alleati per affrontare i problemi territoriali e politici rimasti nel vago a Yalta. • Il risultato pratico di Postdam fu l’inizio di un processo che divise l’Europa in due sfere di influenza, proprio lo scenario che i leader del tempo di guerra erano ben determinati a evitare; la divisione si trasferì immediatamente nella nuova organizzazione, facendola diventare oggetto della politica, luogo dove le tensioni esplodevano Italian Diplomatic Academy© 52
  • 53. L’organizzazione alla prova della storia: successi e battute di arresto • Gli Stati Uniti disponevano della maggioranza dei due terzi sia al CdS che all’Assemblea (due seggi non permanenti al CdS all’America Latina, uno per l’Europa Occidentale e uno per quella Orientale, uno per il Commonwealth e uno per le poche nazioni asiatiche presenti) • L’Urss di conseguenza ricorreva al veto con frequenza e su questioni marginali, allo scopo di difendersi dall’inferiorità numerica nella quale si trovava nell’organizzazione • Per i primi dieci anni la guerra fredda dominò e condizionò le Nazioni Unite Italian Diplomatic Academy© 53
  • 54. L’organizzazione alla prova della storia: successi e battute di arresto • Problema numero uno: i contingenti di truppe per dotare l’organizzazione di reali poteri d’intervento. • Divergenze Usa – Urss: numero di forze, tempi di intervento, luogo dove localizzare le truppe. • Problema numero due: la questione del disarmo nucleare. • 24 gennaio 1946, istituzione di una commissione per l’energia atomica, composta dai membri del CdS più il Canada. Viene proposto un piano di controllo e distruzione degli armamenti nucleari esistenti Italian Diplomatic Academy© 54
  • 55. L’organizzazione alla prova della storia: successi e battute di arresto • Piano criticabile sotto molteplici punti di vista: la proprietà di materiali atomici e di produzione atomica veniva data a un organismo delle Nazioni Unite sotto il controllo della maggioranza occidentale; questo avrebbe mantenuto di fatto il monopolio nucleare statunitense e impedito il libero sviluppo dell’energia atomica per scopi pacifici. • I sovietici si dichiararono favorevoli solamente ad affidare ogni problema riguardante l’energia atomica a una commissione Onu che avrebbe dovuto operare secondo le regole del CdS, dunque con l’uso del veto. Italian Diplomatic Academy© 55
  • 56. L’organizzazione alla prova della storia: successi e battute di arresto • Nonostante il clima di guerra fredda si raggiunse all’Assemblea un importante risultato, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. • Inizialmente gli Stati Uniti proposero di proclamare solamente i diritti civili e politici, tralasciando quelli economici e sociali. Di fronte all’ostilità dei paesi socialisti e su mediazione dei paesi latino americani, i diritti economici e sociali furono accolti nel dibattito preparatorio della Dichiarazione universale. • La Dichiarazione finale poggiò su quattro pilastri: • diritti delle persone, • diritti che spettano all’individuo nei suoi rapporti coi gruppi sociali ai quali partecipa, • diritti politi • diritti economici e sociali. Italian Diplomatic Academy© 56
  • 57. Le crisi nazionali e regionali: la crisi greca • 21 gennaio 1946: l’Urss chiede al CdS di aprire un dibattito sulla questione greca. • Febbraio 1945: accordi di Varzika firmati dall’arcivescovo di Atene Damaskinos e le forze di resistenza di sinistra, che prevedevano l’adozione di metodi democratici, la liberazione degli ostaggi, la fusione dei partigiani in un solo esercito e un plebiscito • Conseguenza degli accordi: guerra civile, combattuta in modo aperto dal governo greco e dagli inglesi da una parte e dalla direzione del partito comunista greco dall’altra. Italian Diplomatic Academy© 57
  • 58. La crisi greca • Il ministro degli esteri britannico Ernst Bevin sosteneva che in coincidenza con l’arrivo in Grecia delle truppe britanniche, pur inviate in accordo con Stalin, era iniziata una guerra civile scatenata dai comunisti allo scopo di costituire un governo di minoranza. • Il 3 dicembre 1946 la Grecia stessa si appella al CdS: chiede di esaminare una situazione che stava mettendo in pericolo l’ordine e l’integrità territoriale del paese, minacciava la pace e la sicurezza internazionale e generava discordia fra la Grecia e i suoi vicini • Su proposta americana la risoluzione n.15 del 19 dicembre 1946, approvò all’unanimità una commissione di inchiesta per accertare i fatti relativi alle violazioni di confine lungo le frontiere greche Italian Diplomatic Academy© 58
  • 59. La crisi greca Italian Diplomatic Academy© 59
  • 60. La crisi greca • Gli Stati Uniti si impegnavano ad appoggiare “i popoli liberi che lottavano contro i tentativi di sopraffazione da parte di minoranze armate o di pressioni esterne”. • La dottrina Truman rese noto a tutti la conseguenza della guerra fredda, l’adozione della politica di containment, continuata in giugno con l’avvio del piano Marshall e la divisione dell’Europa Italian Diplomatic Academy© 60
  • 61. La crisi di Corea • A Yalta, nel 1945, si stabilì che in un primo tempo la penisola venisse posta sotto l’occupazione militare russa e americana in attesa di un accordo; in seguito all’entrata in guerra dell’Urss contro il Giappone (8 agosto), la Corea fu divisa all’altezza del 38° parallelo • Il 17 settembre 1947 la delegazione statunitense all’Onu propose per l’ordine del giorno della seconda sessione dell’Assemblea generale il problema dell’indipendenza coreana. • 10 maggio 1948 elezioni democratiche in Corea del Sud convalidate dalla Commissione Onu Italian Diplomatic Academy© 61
  • 62. La crisi di Corea Italian Diplomatic Academy© 62
  • 63. La crisi di Corea • Giugno 1949: gli Stati Uniti ritirano le loro truppe di occupazione dalla penisola, quelle sovietiche erano state ritirate già nel 1948 • 25 giugno 1950: le forze armate della Corea del Nord oltrepassano il 38° parallelo e iniziano l’invasione della Corea del Sud. • 7 luglio 1950: il CdS adotta la proposta anglofrancese di creazione di un comando unificato diretto dagli Stati Uniti, il generale Mac Arthur viene designato comandante della forza internazionale. • 15 settembre 1950: le truppe Onu si avvicinano al 38° parallelo Italian Diplomatic Academy© 63
  • 64. La Crisi di Corea • 27 settembre: Truman ordina a Mac Arthur di distruggere le forze nord coreane. Le operazioni non dovevano sconfinare in territorio cinese, né in Manciuria o in territorio sovietico • Novembre: le forze Onu si scontrano con unità cinesi e nordcoreane e vengono respinte su tutta l’estensione del fronte. • 1 febbraio 1951: l’Assemblea Generale approva una risoluzione sulla necessità di continuare la resistenza all’aggressione. Il governo cinese viene accusato di aggressione alla Corea Italian Diplomatic Academy© 64
  • 65. La Crisi di Corea • L’11 aprile 1951 Truman destituisce Mac Arthur dalla guida del contingente Onu • Dopo due anni di estenuanti trattative, il 27 luglio 1953 si giunse alla firma dell’armistizio. Si concludeva senza vincitori né vinti la prima e per certi versi unica guerra fino al 1991, considerata da molti osservatori un successo per l’Onu. Quali le particolari condizioni che portarono a questo? • L’assenza dell’Urss al seggio del Cds nei momenti delle votazioni cruciali (avrebbe posto il veto) • Il numero limitato di stati che parteciparono all’azione (16). • Il dominio esercitato dagli Stati Uniti sull’intera operazione Italian Diplomatic Academy© 65
  • 66. La crisi in Palestina • 1917: il ministro degli esteri inglese Lord Balfour dichiara al banchiere inglese Edmon Rotschild che il governo di sua Maestà considerava con favore l’istituzione in Palestina di un focolare nazionale ebraico (National home) • Accordo Sykes Picot (il primo alto diplomatico britannico, il secondo diplomatico francese di stanza a Beirut) firmato a Mosca nel 1917 cedeva alla Francia il protettorato sulla Siria, in precedenza promessa alle popolazioni arabe • Nuovo atteggiamento del governo inglese: per mantenere la sua posizione privilegiata in Medio Oriente assume una politica filo-araba, patrocinando il patto istitutivo della Lega araba, firmato al Cairo il 23 marzo 1945, al quale aderirono Egitto, Siria, Libano, Arabia saudita, Yemen e Transgiordania. Italian Diplomatic Academy© 66
  • 67. La crisi in Palestina • 16 novembre 1944 assassinio di Lord Moyne, ministro inglese per il Medio Oriente, al Cairo. • 22 luglio 1946 attentato all’hotel King David di Gerusalemme, quartier generale dell’amministrazione britannica, da parte del gruppo indipendentista ebraico Irgun (91 morti) • Primavera del 1947, viene istitutito l’UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine), il quale propone due soluzioni per la regione: un piano di maggioranza che suggeriva la spartizione della Palestina in due stati, uno ebraico e l’altro arabo e una zona internazionale sotto giurisdizione dell’Onu per le città di Gerusalemme e Betlemme e un piano di minoranza che prevedeva una soluzione di tipo federale, attraverso la creazione di uno stato indipendente arabo-ebraico con Gerusalemme come capitale. • Gli ebrei si dichiarano favorevoli al piano di maggioranza,le popolazioni arabe lo rifiutano Italian Diplomatic Academy© 67
  • 68. L’accordo Sykes Picot Italian Diplomatic Academy© 68
  • 69. La crisi in Palestina • Sessione speciale dell’Assemblea dal 16 aprile al 14 maggio 1948. Con una risoluzione esonera dalle sue funzioni la commissione per la Palestina e nomina un mediatore delle Nazioni Unite, con i compiti di esercitare i buoni uffici presso le autorità palestinesi per organizzare i comuni servizi necessari alla sicurezza, cooperare con la commissione di tregua delle Nazioni Unite, assicurare la protezione dei luoghi Santi. • Accetta l’incarico il conte svedese Folke Bernadotte, presidente della Croce Rossa del suo paese. Italian Diplomatic Academy© 69
  • 70. La crisi in Palestina • Il 14 maggio 1948, alla scadenza del mandato britannico sulla palestina veniva proclamato lo stato d’Israele riconosciuto da Mosca in primis, poi da Washington. • Inizia la guerra: il 15 maggio gli eserciti regolari di Siria, Egitto, Transgiordania, Arabia Saudita, Iraq e Libano invadono la Palestina. • Il 17 settembre 1948 il conte Bernadotte ed il colonnello Sérot osservatore delle Nazioni Unite vennero assassinati ad opera di estremisti ebrei nella città nuova di Gerusalemme, posta sotto controllo ebraico Italian Diplomatic Academy© 70
  • 71. La Crisi in Palestina • Gennaio 1949, termine del primo conflitto arabo-israeliano. Israele non solo riconquista tutti i territori ad esso assegnati dal piano di spartizione dell’Onu, ma aveva anche esteso il suo controllo su altre zone arabe, per un 77,40% del territorio palestinese invece del 56,40% assegnato dal piano di spartizione. • Come valutare l’azione delle Nazioni Unite? • Certamente gli sforzi per mettere fine alla guerra e dare un assetto definitivo furono intensi e continui, e portarono ad una (sia pure fragile ed incerta) pacificazione. L’uso del mediatore e della commissione di conciliazione facilitarono i risultati e diedero prestigio all’Onu. Italian Diplomatic Academy© 71
  • 72. I nuovi confini al termine del conflitto Italian Diplomatic Academy© 72
  • 73. La crisi del Kashmir • India 1946, elezioni politiche. Successi per il Partito del Congresso (favorevole all’unità indiana) e la Lega Musulmana (che reclamava la creazione di un Pakistan indipendente). • 19 aprile 1947 il partito del Congresso accetta di dividere l’India britannica in due parti, nei Dominions dell’India e del Pakistan. • Non viene decisa la sorte del Kashmir, regione di montagna con popolazione musulmana, ma con maharajah indù Italian Diplomatic Academy© 73
  • 74. La crisi del Kashmir • Kashmir: posizione strategica rilevante, tra le sue montagne nasceva il fiume Indo, vitale per l’irrigazione del Pakistan • 20 febbraio 1948, creazione dell’UNCIP (United Nations Commission on India and Pakistan), con fini di inchiesta e mediazione. • 1 gennaio 1949 il Pakistan accetta un accordo sul cessate il fuoco e l’Onu crea lo United Military Observer Group in India and Pakistan • Il mediatore Onu, sir Owen Dixon, propose una spartizione del territorio, l’ovest al Kashmir, l’est all’India e un plebiscito per la parte centrale Italian Diplomatic Academy© 74
  • 75. La crisi del Kashmir • Nessuno sviluppo e nomina di un nuovo mediatore, l’americano Frank Graham. • Nel 1954 il Pakistan divenne alleato degli Stati Uniti attraverso i patti di Baghdad e Manila, mentre l’India si avvicinava all’Urss. • Il Kashmir diventava un problema di guerra fredda. Italian Diplomatic Academy© 75
  • 76. La crisi del Kashmir Italian Diplomatic Academy© 76
  • 77. La crisi del Kashmir Italian Diplomatic Academy© 77
  • 78. La crisi di Suez • 1954: il generale Nasser prende il potere in Egitto. • Ottobre 1955 stipula da parte dell’Egitto di un patto di mutua difesa assieme a Siria e Arabia Saudita, militarmente diretto contro Israele. • 1956: Nasser riconosce la Cina comunista. • Per risposta gli Stati Uniti e la Gran Bretagna decidono di ritirare la loro offerta per la costruzione della Diga di Assuan (attualmente in grado di provvedere a metà del fabbisogno energetico nazionale egiziano) • Il 26 luglio, una settimana dopo il ritiro dell’offerta, Nasser nazionalizza tramite legge dello stato la Compagnia Universale del Canale di Suez, giustificando l’iniziativa col fatto che i proventi incassati annualmente dalla Compagnia avrebbero finanziato la costruzione della diga Italian Diplomatic Academy© 78
  • 79. La crisi di Suez • Conferenza di Londra il 16 agosto 1956: approvazione di una dichiarazione comune che prevedeva l’istituzione di un regime per l’uso del Canale e la stipulazione di una nuova convenzione per dare la gestione del canale a un Consiglio del Canale di Suez amministrato dall’Onu • Seconda Conferenza di Londra 19-21 settembre, il Segretario di Stato Americano John Foster Dulles propone la creazione di una Suez Canal’s User’s Association, costituita dai diciotto stati fruitori del Canale di Suez che avrebbe dovuto operare in concorrenza con l’ente egiziano. Italian Diplomatic Academy© 79
  • 80. La crisi di Suez • Nasser rifiuta, i francesi e gli inglesi sono pronti all’azione militare, il tutto da attuare prima della discussione della crisi all’Onu. • Accordo con Israele: lo stato ebraico avrebbe fatto il “lavoro sporco” attaccando l’Egitto e sarebbe stato coperto in ambito Onu dai veti francesi e britannici. (fonte David Ben Gurion, Diari) • Il 29 ottobre le truppe israeliane entrano in Egitto. • La risoluzione del 5 novembre istituisce lo United Nations Emergency Force (UNEF), stabiliva le regole che anche in seguito avrebbero caratterizzato le misure di peacekeeping: necessità del consenso delle parti, il non uso della forza se non per autodifesa, il contributo volontario delle forze da parte di paesi neutrali, l’imparzialità e il non intervento, il controllo da parte del Segretario Generale Italian Diplomatic Academy© 80
  • 81. La crisi di Suez • Le Nazioni Unite svolsero un ruolo positivo nel ripristinare la pace; in maniera efficace la presenza delle truppe lungo il confine tra Israele ed Egitto evitò fino al 1967 scontri tra i due eserciti ed impedì anche l’attività dei fedayn che prima del ‘56 operavano con il sostegno dell’autorità di confine. • Il merito maggiore fu l’invenzione del peacekeeping Italian Diplomatic Academy© 81
  • 82. La crisi di Suez Italian Diplomatic Academy© 82
  • 83. La crisi in Congo • Il Belgio concede l’indipendenza al Congo il 30 giugno 1960. • 11 luglio Moise Ciombé, leader del Katanga (regione ricca di giacimenti minerari) proclama l’indipendenza della provincia dal governo congolese. • Il segretario Onu, Dag Hammarskioeld, porta la crisi di fronte al CdS. Formazione di un contingente Onu di 11.000 soldati da inviare in luogo. • Con l’arrivo delle truppe Onu abbiamo il ritiro delle truppe belghe, resta il problema del Katanga Italian Diplomatic Academy© 83
  • 84. La crisi in Congo • Contestualmente il premier congolese, Lumumba, viene deposto da Joseph Kasavubu. Il 13 dicembre Antoine Gizenga, vice primo ministro, si autoproclamava unico e legittimo rappresentante del governo congolese e stabiliva la capitale del paese a Stanleyville • Nel Congo c’erano così tre governi in competizione tra loro con sedi a Stanleyville (oggi Kisangani), Léopoldville (oggi Kinshasa) e Elisabethville (oggi Lubumbashi). Italian Diplomatic Academy© 84
  • 85. La crisi in Congo Italian Diplomatic Academy© 85
  • 86. La crisi in Congo Italian Diplomatic Academy© 86
  • 87. La crisi in Congo • 21 febbraio 1961, il Cds approva una bozza di risoluzione presentata da Ceylon, Liberia e RAU (Repubblica araba unita) • Nella prima parte si prevedeva l’uso della forza, qualora fosse altrimenti impossibile evitare lo scatenarsi di una guerra civile; si chiedeva inoltre l’immediata espulsione dei mercenari belgi (che combattevano nelle file dell’esercito katanghese) o di altra nazionalità e un’inchiesta sulla morte di Lumumba. • 13 settembre 1961, i caschi blu sono posti sotto il fuoco del personale militare belga e di gendarmeria katanghese Italian Diplomatic Academy 87
  • 88. La crisi in Congo • 18 settembre. Dag Hammarskioeld, mentre si recava ad un colloquio con Ciombé, precipitò con l’aereo su cui viaggiava nella foresta, vicino alla città rhodesiana di N’Dola. • 31 luglio 1962, a seguito dell’ennesimo incidente contro i caschi blu, il neo segretario Onu U Thant si appella ai membri delle Nazioni Unite invitandoli ad aderire alle sanzioni economiche (in primis l’embargo delle esportazioni del rame) contro il Katanga. • Le forze Onu rimasero ancora in Congo fino al 30 giugno 1964 Italian Diplomatic Academy© 88
  • 89. La crisi in Congo • Successo o fallimento delle Nazioni Unite? • Esse dovettero certamente svolgere un compito frustrante e superiore alle loro capacità; probabilmente si può concordare con il segretario U Thant quando, alla fine della crisi, disse che l’organizzazione aveva adempiuto il suo compito, attuando il ritiro delle forze belghe, eliminando l’intervento straniero, mettendo fine alla secessione del Katanga, favorendo il ritorno della legge e dell’ordine. Italian Diplomatic Academy© 89
  • 90. Bibliografia generale • Pasquale Villani, Trionfo e crollo del predominio europeo, Bologna , Editore Il Mulino, 1983 • L’Italia e L’Onu. Esperienze e prospettive (a cura di Anna Bedeschi Magrini), Padova, CEDAM, 1997 • Sergio Marchisio, L’Onu. Il diritto delle Nazioni Unite, Bologna, Editore Il Mulino, 2000 • Ennio Di Nolfo, Dagli imperi militari agli imperi tecnologici. La politica internazionale nel XX secolo, Roma-Bari, Editori Laterza, 2002 • Carla Meneguzzi Rostagni, L’organizzazione internazionale tra politica di potenza e cooperazione, Padova, CEDAM, 2004 • Antonio Papisca, Marco Mascia, Le relazioni internazionali nell’era dell’interdipendenza e dei diritti umani, Padova, CEDAM, 2004 • Giuseppe Sabbatucci, Vittorio Vidotto, Il mondo contemporaneo dal 1848 ad oggi, Roma-Bari, Editori Laterza, 2004 Italian Diplomatic Academy© 90