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                           ECOFAVOLE
                    morali per un mondo migliore
                            (classe IA)

                                     Progetto
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www.lascuolachefunziona.it

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IL PESCE INGENUO ALLA
       SCOPERTA DEL MONDO
Tutti gli animali che non vivevano in acqua
gettavano sempre buste, scarpe, ruote delle
machine, lavatrici…. nel laghetto dove
viveva un pesciolino di nome Nemo.
Nemo era molto piccolo e non capiva ancora
molte cose, dato questo, guardando quelle
strane cose, si poneva in continuazione la
stessa domanda “che pesce è quello?”.
Era diventato quasi un vizio, dal momento
che lo ripeteva in continuazione.
Un giorno Nemo incontrò un pesce spada e
lui impaurito scappò più veloce che poté,
ma, ad un certo punto, trovò uno scoglio
davanti a sé che non gli permetteva di
passare, così fu costretto a parlare con il
pesce. Questo enorme pesce con il naso a
punta gli disse delle cose che non erano
affatto vere, ma Nemo ingenuo ci cascò e
tutto attento ascoltava le parole del pesce.
Il pesce spada gli disse che, le scarpe
Nemo ne rimase come traumatizzato e così cominciò a disprezzare il
mondo perché pensava che un giorno sarebbe dovuto morire anche lui e
avrebbe girato per lo stagno quelle condizioni…
Ogni volta che nel suo cammino incontrava una scarpa marrone si fermava
a pregare per circa trenta minuti. Un giorno Nemo incontrò una medusa
molto saggia che gli spiegò tutto quanto su ciò che lui credeva pesci palla
morti. Gli disse che gli animali chiamati umani gettavano senza vergogna
sporcizia nel laghetto. Dopo un lungo discorso della medusa, Nemo, con un
po’ di fatica, riuscì a capire che il pesce spada si era preso gioco di lui e
cominciò così ad amare di nuovo il mondo e per ultimo cominciò a pulire il
laghetto.

        BISOGNA CONOSCERE IL MONDO PER POTERLO AMARE
                             Claudia Scarpellini
VIAGGIO NELL’INQUINAMENTO NELLA CITTÀ DEGLI UMANI


    Un pavone viveva in una campagna con i suoi amici, ma si annoiava
                                      molto.
     Così decise di andare in città perché pensava che sarebbe stato più
                                    divertente.
   Il giorno dopo salutò gli amici e si incamminò verso la città più vicina.
   Mentre andava, le macchine facevano tanto fumo fino a farlo tossire e
lacrimare. Allora pensò a cosa lo avrebbe aspettato tra macchine, pericoli
                                          e
inquinamento. Verso sera arrivò in città e scivolò su una buccia di banana,
 si alzò e si mise in un angolo sporco a dormire. Trascorse ben tre giorni
                                         in
città e furono tre giorni da incubo tra: confusione, sporcizia, aria inquinata
 e persone maleducate che buttavano rifiuti ovunque. Il poverino non ce la
fece più, così decise di tornare alla fattoria con i suoi amici e vivere felice
                  respirando la fresca aria della campagna.


             GLI UMANI DOVREBBERO FARE COME NOI ANIMALI
IL PINGUINO FREDDOLOSO
     Al Polo Nord, insieme alla sua famiglia, viveva un
          Pinguino tenero e ingenuo, di nome Pingu.
                   Era un pinguino speciale,
 infatti, a differenza della sua famiglia e di tutti i pinguini
                                che
abitavano i Poli, aveva una caratteristica: era freddoloso.
  Un giorno, debole e infreddolito, si mise seduto su uno
scoglio a parlare con Tricky, un saggio tricheco, di tutti i
  tentativi che aveva fatto per sconfiggere il freddo nella
        speranza che l’amico potesse dargli qualche
                          suggerimento.
      “Ho tentato in tutti i modi” disse “ho provato ad
                          accendere un
                   falò, ma il primo soffio di
vento ha spento le poche fiamme che si erano accese; ho
   contattato una negozio di termosifoni, ma i dipendenti
                                che
   dovevano consegnarmeli si sono persi; la nonna mi ha
    addirittura sferruzzato un cappello, una sciarpa, dei
Il tricheco allora gli consigliò ironicamente:
“Perché non accendi una stufa?”. Il pinguino,
però, prese il suggerimento sul serio ed esclamò:
“Lo sai, hai proprio ragione, una stufa non si
spegnerebbe mai, mi scalderebbe a sufficienza e,
ora che ci penso bene, ho un cugino che lavora
in una fabbrica di stufe, i suoi operai sono gente
seria e affidabile, non si perderanno di certo!”. Il
tricheco provò a replicare: “Ma io stavo
scherzando: se accenderai una stufa al Polo
Nord, potranno esserci gravi conseguenze!”. Il
pinguino, però, lo stava a malapena ad ascoltare
e aveva già il cellulare in mano. Il giorno dopo
gli operai arrivarono e montarono una bella
stufetta alogena nell’igloo di Pingu, che, felice e
soddisfatto, esclamò: “Così starò al calduccio e
poi, cosa potrà succedere di tanto grave come
dice Tricky?”.
I giorni passavano, il pinguino trascorreva 24
                              ore su 24 davanti alla stufa, non accorgendosi
                              che il suo igloo cominciava a sciogliersi, e ogni
                              volta il tricheco lo avvisava: “Se continui in
                              questo modo accadrà una catastrofe
                              universale!”, ma la risposta di Pingu era sempre
                              la stessa: “Non ti devi assolutamente
                              preoccupare, non potrà succedere nulla!” Erano
                              passate solo poche settimane: i ghiacci del Polo
                              Nord cominciarono a sciogliersi, ed il calore era
                              così forte che arrivò fino al Polo Sud, dove
                              accadde la stessa cosa. Il pinguino, irremovibile,
                              non cambiava opinione.
La neve continuava a sciogliersi e l’acqua cominciò a sommergere i continenti,
   fino a che sulla Terra rimase solo un’immensa distesa d’acqua e gli unici
 esseri viventi che la popolavano erano i pesci e gli altri animali acquatici. Il
pinguino se ne stava lì, sull’unico frammento di ghiaccio rimasto, a riscaldarsi
davanti alla sua adorata stufa alogena, e continuava a ripetersi: “Che sarà mai
          successo di tanto grave, l’importante è che io sono al caldo!”

           NON RISCALDARE IL MONDO CHE SI SCIOGLIE!
                      Sara Luigia Tomassetti
LO SPORCO MAIALE E LA CANDIDA COLOMBA



In una stalla viveva un maiale di nome Rattato. Questo maiale mangiava

    e sporcava molto, tanto che chiunque passava davanti alla stalla,

 chiedeva al suo proprietario di pulirlo e portarlo via, ma il suo padrone

non voleva. Un giorno una colomba dalle piume bianche e candide passò

davanti al maiale e gli disse: -Se non pulisci finirai per inquinare l’aria, a

            causa della tua puzza, che arriva fino al mio nido!-

Rattato indifferente rispose:-Tu sbagli, l’ambiente non si inquina, perché

                  se così fosse saremmo già tutti morti!-.

  La colomba aggiunse: - Adesso non mi stai ascoltando, ma fra un po’

            di tempo capirai che tu hai torto e io ho ragione-.

                  Il maiale rispose:- Non succederà mai!-
La colomba indignata se ne andò. Il giorno seguente Rattato piantò dei fiori e

dell’insalata nella sua stalla per vedere se la colomba aveva ragione nel dire che lui

 contaminava l’ambiente. La vegetazione crebbe, ma l’insalata era cattiva e i fiori

brutti e grigi. L’animale capì finalmente che ciò che affermava l’uccello era vero. Il

maiale chiamò la colomba e le disse che lei era nel giusto e lui aveva torto. L’uccello

              risposte: -Per dimostrarmelo devi ripulire il tuo rifugio-

     Rattato cominciò a rassettare le stalla da capo a fondo, fin quando diventò

 splendente. La colomba soddisfatta lo raccontò a tutti e l’animale smise di essere

                maleodorante e cominciò ad avere cura di se stesso.


                       L’ARIA PURA SERVE A VIVERE;

              RISPETTA TE STESSO E AIUTERAI IL MONDO

                                 Sofia Angelocola
LA PECORA SAGGIA E IL CASTORO SPORCACCIONE
   Un castoro molto agile e bravo a costruire grandi
    strutture con il legno tagliava tantissimi alberi
    per costruire una grandissima diga nella quale
   doveva andare ad abitare. Poco più giù del posto
    dove lavorava il castoro abitava una pecora che
     era stufa di bere l’acqua del ruscello piena di
    bastoncini e sporcizia. Dopo un po’ di tempo il
     castoro finì la diga e andò ad abitarci dentro.
     Tutti i resti del cibo li prendeva e li buttava di
    sotto, giù per il fiume. La pecora vide il fiume
     sempre più sporco e cominciò ad arrabbiarsi
    pensando tra sé e sé: - Chi sarà che sporca così
    tanto quest’ acqua? Se continuerà ad inquinarla
    così, fra qualche giorno dovrò trovare un altro
     posto dove andare a bere acqua più pulita. Il
    giorno dopo salì fino alla cima della collina e si
      nascose dietro un albero per osservare cosa
            succedeva al quel vero ruscello.
Si accorse che il colpevole dell’inquinamento era il castoro
  che buttava qualunque cosa non gli servisse fuori dalla sua
   diga sporcando tutto. La pecora così decise di dargli una
  lezione. Uscì dal suo nascondiglio dietro l’albero e invitò il
   castoro a cenare a casa sua. Mentre mangiavano la pecora
           lo fece alzare e lo portò a bere al ruscello.
                Il castoro mentre beveva chiese:
  - Perché quest’acqua è così sporca? - Sei tu che la inquini
              buttando tutto fuori dalla tua tana –
 gli rispose la pecora. - Hai ragione, mi dispiace, non lo farò
                    più – disse ancora il castoro:
                       - Ok, ma ricordati che
l’ACQUA DALLA SORGENTE AL MARE NON È SOLO
                  LA TUA. NON SPORCARLA.
                             Matteo Coni
LA PAPERA I FIGLI E LA RANA
In un bellissimo prato, vicino ad un piccolo
 stagno, viveva, in una casetta, una papera
    che aveva tanti figlioletti. Lei era un po’
   disordinata, infatti aveva la casa piena di
                  resti di cibo.
  Un giorno la papera si stufò di tutto quel
                       caos
e pian piano pulì la casa, ma gettando tutto
      lo sporco nello stagno dove viveva,
  indisturbata, una rana. Lei vide lo sporco,
    ma non si lamentò e disse tra sé e sé:
                Tanto è poco!
Nel pomeriggio la papera iniziò a
    pulire la camera e gettò di nuovo la
            sporcizia nello stagno.
  La rana disse di nuovo tra sé e sé:
              -Tanto è poco ! -.
Il giorno successivo la papera iniziò a
      pulire la cameretta e ugualmente
      gettò tutto nello stagno e la rana
               non disse niente.
   Il giorno dopo la papera con i suoi
    figli andarono a farsi unbagno nello
   stagno e cominciarono a lamentarsi
                   dicendo :
       -Ma quanto è sporco qui! -
In quel momento la rana intervenne e
                    disse :-
    USA I CESTINI PER I RIFIUTI E
      I TUOI FIGLI VIVRANNO
       IN UN MONDO PULITO
        Claudia Mastrantonio
IL CINGHIALE SPORCACCIONE
    C’era un cinghiale mangione che ingurgitava
 sempre nocciole, ghiande e castagne, e altre volte
       rubava coca-cola e snacks dai campeggi
   sparpagliando poi la carta per tutto il bosco. Nel
  bosco viveva un cervo che ogni volta che andava
   a passeggiare si sporcava tutto, ma non solo lui,
               anche tutti gli altri animali.
 Un giorno gli animali, stufi della sua sporcizia, lo
     pregarono di andare con loro; dopo un po’ gli
 animali insieme al cinghiale arrivarono in città, ma
   in ogni angolo c’erano: chewing gum, sacchi di
  spazzatura, cartacce unte … e c’era un odore tale
                      da far svenire.
        Allora gli animali dissero al cinghiale:
Se non vuoi che il nostro bosco diventi così, limitati
           a non buttare cartacce per terra!-
E il cinghiale con sarcasmo giurò di non farlo
                           più.
   Passati un po’ di giorni l’animale ricominciò
la solita storia, anzi faceva più sporcizia di prima.
     Un giorno, mentre un coniglietto gioioso e
  adorabile stava saltellando sul prato, scivolò su
    una lattina lasciata dal cinghiale e si ruppe le
                        zampette.
     Il cinghiale addolorato si rese conto della
    situazione cioè che tutto il bosco e i posti più
       belli erano diventati un sudiciume; allora
   mentre tutti gli animali dormivano pulì il bosco
     da cima afondo e al risveglio degli animali
                     tutto era ulito.

            IL BOSCO È ANCHE TUO,
              NON LO SPORCARE!!!
                Alessandro Duca
IL GATTO PERMALOSO
  C’ era una volta un gatto che abitava
  in un bosco . Il gatto non sopportava
   i rumori della natura: il picchio che
   batteva molto forte sul tronco degli
      alberi che un giorno gli aveva
       bucato casa costringendolo a
    traslocare, l’usignolo che cantava
  come Pavarotti facendo ballare tutti
    gli uccellini del bosco, l’asino che
  ragliava, il gallo che cantava tutte le
             mattine all’alba …
 Così un giorno il gatto se ne andò dal
       bosco e andò a vivere in città.
              Il gatto pensò :
      Com’ è bello vivere in città !
Dopo un po’ di tempo il gatto cominciò
    a odiare anche i rumori della città:
   macchine, moto, quad, moto cross,
           ambulanze, clacson, …
Così il gatto decise di riandare a vivere
    nel bosco e rimase nel bosco per
   tutta la vita, pensando che i rumori
        del bosco fossero musica in
                   confronto
            a quelli della città.
   SCEGLIAMO I RUMORI GIUSTI E
             CREIAMO MUSICA
LA TALPA E LA TARTARUGA
In un bosco vivevano una tartaruga e una talpa molto
amiche, ma molto disordinate; facevano tutto quello che
volevano.
Un giorno la talpa iniziò a fare buche nei boschi vicino
   agli
alberi e la tartaruga ci piantava tutta insalata; così li
rovinava e li faceva seccare.
Pian piano il mondo rimaneva senza alberi.
Dopo quattro giorni, tutti gli animali, specialmente quelli
che abitavano sugli alberi del bosco, andarono a parlare
con la talpa e la tartaruga:
Perché avete rovinato tutto il bosco?
Risposero:
Perché ci andava, avete problemi?
Sì, ora dove andremo noi ad abitare? In casa vostra?
Se volete faremo così e voi sarete costretti ad andare
   via.
La talpa e la tartaruga cominciarono a riparare tutto
quello che avevano rovinato.
Dopo due mesi gli alberi cominciarono a rifiorire e tutto
tornò a essere come prima.
       CHI AGISCE SULLA NATURA SENZA PENSARE
                     ROVINA LA TERRA
L’ UCCELLO PULITORE E
     IL PAPPAGALLO SPORCACCIONE

  Un uccello, che amava il pulito e l’ordine era
      andato in una foresta del Madagascar per
        cercare lavoro, ma purtroppo si ritrovò
     compagno di albero con un pappagallo che
 faceva una vita pigra e sporca. Appena l’ uccello
    entrò nella nuova casa vide il pappagallo che
  lavorava su una torre di lattine usate. L’uccello
    salutò cortesemente e gli chiese cosa stesse
facendo. Il pappagallo rispose che stava facendo
 una torre perché nel secchio dei rifiuti non c’ era
     più spazio. Dopo tre giorni il pappagallo si
    accorse che all’ uccello piaceva il pulito, che
aveva tanti amici e una lunga carriera da attore e
       non faceva altro che lamentarsi, così, lo
     cominciò a tormentare. Il pappagallo allora
      decise di istituire una semplice regola che
       appese in salotto: Io sporco, tu pulisci.
  L’uccello pensò che fosse uno scherzo, ma non
   lo pensò più dopo aver visto che il pappagallo
     minacciava di cacciarlo fuori di casa se non
     avesse pulito. Povero uccello ogni giorno la
 stessa storia: mattina lavoro, fine lavoro, spesa,
   pulizie, lavoro, pulizie, con la solita frase nelle
         orecchie IO SPORCO, TU PULISCI.
Ogni tanto venivano gli amici del pappagallo che sporcavano, distruggevano
   tutto, prendevano in giro l’uccello e se ne andavano lasciando mettere a
  posto a lui, mentre il pappagallo se ne stava spaparanzato sulla poltrona a
 guardare la partita. C’ era così tanta sporcizia che gli amici dell’ uccello non
    vollero più fargli visita e questo lo rendeva molto triste. Ogni volta che
 chiedeva una mano nelle pulizie il pappagallo rispondeva sempre con la sua
  frase preferita: Io sporco, tu pulisci. Ma a volte diceva: Io sporco, magno e
  bevo, tu pulisci. Come per farglielo capire una volta per tutte, ma con tono
  più arrabbiato. Un giorno c’ era la riunione del gruppo teatrale dell’ uccello
   che fu interrotta 5 volte per via del pappagallo che lanciava lattine e cibo
 addosso a tutti, allora l’uccello pulitore talmente arrabbiato che le sue penne
                    marroni e bianche divennero rosse, disse:

                     -  QUESTA ME LA PAGHIIIIII!!!!!!!!.
 - Il pappagallo non temeva l’ uccello perché c’ era la regola io sporco tu
 pulisci. Ma la punizione dell’ uccello verso il pappagallo fu quella di rendergli
            pan per focaccia non pulendo più e sporcando come lui.
Il pappagallo però, dopo un po’ capì il
   tranello e gli disse:- Tu essere uccello
        molto furbo ma mai come me, io
          essere furbo come chiocciola.
L’uccello rispose:- Tu puoi essere furbo
     quanto ti pare, ma in fatto di modi di
    dire fai pena. Ma il primo a cedere fu
      l’uccello, che non vedendo nessun
         risultato, se ne andò via di casa
       mettendo in atto il piano B: spiare
   l’amico sporcaccione. I conti però non
         tornavano! La casa era sempre
    bianca e linda, allora l’ uccello decise
      di nascondersi in un cespuglio e di
        spiare il coinquilino, così scoprì il
          trucco: il pappagallo aveva dei
      domestici! Sapeva che prima o poi
   avrebbe finito i soldi per pagarli e così
                         fu.
  La casa di colpo tornò a essere una
         specie di discarica con bottiglie,
   lattine e cartoni di pizza che uscivano
   dalla porta. A quel punto il pappagallo
   iniziò a pulire e l’uccello pulitore tornò
   a casa, vide un nuovo cartello appeso
       sul muro, ma stavolta c’era scritto

“MEGLIO PULIRE CHE SPORCARE”.
         Daniele Zinai
LA TARTARUGA E LA TALPA
C’era una volta una tartaruga gentile,
 generosa e molto operosa. Un giorno
 decise di fare un orto su una collina.
       La tartaruga si mise al lavoro
  recintando il suo orto con una rete,
    così da non fare entrare nessuno.
 Piantò l’insalata carote e patate, così
      avrebbe avuto cibo per nutrirsi
 durante l’anno. Il giorno seguente la
                  tartaruga
si accorse che qualcosa non andava
 bene. L’orto era stato distrutto ed era
 pieno di buche. La tartaruga, quindi,
     capì che un animale aveva fatto
    quelle buche. Era stata una Talpa
    dispettosa che a forza di scavare
     aveva fatto franare il terreno. La
     tartaruga andò su tutte le furie e
        litigò con la talpa. La talpa,
       sentendosi in colpa, aiutò la
   tartaruga a ricostruire l’intero orto.
      La tartaruga generosa, accettò
 questo gesto e da lì divennero grandi
  amici. Chi agisce sulla natura senza
           pensare rovina la terra.
          Saverio Mastropietro
I ragazzi della IA
           Istituto Comprensivo San Vito Roma




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Ecofavole- Progetto Ambienti@moci

  • 1. Gruppo SanVitok- FantAmbiente ECOFAVOLE morali per un mondo migliore (classe IA) Progetto Ambienti moci www.lafabbricadellascuola.ning.com Progetto operativo del gruppo Tecnologie di carta www.lascuolachefunziona.it I testi sono pubblicati anche su Lo Strillone giornalino scolastico on-line www.alboscuole.it/171565
  • 2. IL PESCE INGENUO ALLA SCOPERTA DEL MONDO Tutti gli animali che non vivevano in acqua gettavano sempre buste, scarpe, ruote delle machine, lavatrici…. nel laghetto dove viveva un pesciolino di nome Nemo. Nemo era molto piccolo e non capiva ancora molte cose, dato questo, guardando quelle strane cose, si poneva in continuazione la stessa domanda “che pesce è quello?”. Era diventato quasi un vizio, dal momento che lo ripeteva in continuazione. Un giorno Nemo incontrò un pesce spada e lui impaurito scappò più veloce che poté, ma, ad un certo punto, trovò uno scoglio davanti a sé che non gli permetteva di passare, così fu costretto a parlare con il pesce. Questo enorme pesce con il naso a punta gli disse delle cose che non erano affatto vere, ma Nemo ingenuo ci cascò e tutto attento ascoltava le parole del pesce. Il pesce spada gli disse che, le scarpe
  • 3. Nemo ne rimase come traumatizzato e così cominciò a disprezzare il mondo perché pensava che un giorno sarebbe dovuto morire anche lui e avrebbe girato per lo stagno quelle condizioni… Ogni volta che nel suo cammino incontrava una scarpa marrone si fermava a pregare per circa trenta minuti. Un giorno Nemo incontrò una medusa molto saggia che gli spiegò tutto quanto su ciò che lui credeva pesci palla morti. Gli disse che gli animali chiamati umani gettavano senza vergogna sporcizia nel laghetto. Dopo un lungo discorso della medusa, Nemo, con un po’ di fatica, riuscì a capire che il pesce spada si era preso gioco di lui e cominciò così ad amare di nuovo il mondo e per ultimo cominciò a pulire il laghetto. BISOGNA CONOSCERE IL MONDO PER POTERLO AMARE Claudia Scarpellini
  • 4. VIAGGIO NELL’INQUINAMENTO NELLA CITTÀ DEGLI UMANI Un pavone viveva in una campagna con i suoi amici, ma si annoiava molto. Così decise di andare in città perché pensava che sarebbe stato più divertente. Il giorno dopo salutò gli amici e si incamminò verso la città più vicina. Mentre andava, le macchine facevano tanto fumo fino a farlo tossire e lacrimare. Allora pensò a cosa lo avrebbe aspettato tra macchine, pericoli e inquinamento. Verso sera arrivò in città e scivolò su una buccia di banana, si alzò e si mise in un angolo sporco a dormire. Trascorse ben tre giorni in città e furono tre giorni da incubo tra: confusione, sporcizia, aria inquinata e persone maleducate che buttavano rifiuti ovunque. Il poverino non ce la fece più, così decise di tornare alla fattoria con i suoi amici e vivere felice respirando la fresca aria della campagna. GLI UMANI DOVREBBERO FARE COME NOI ANIMALI
  • 5. IL PINGUINO FREDDOLOSO Al Polo Nord, insieme alla sua famiglia, viveva un Pinguino tenero e ingenuo, di nome Pingu. Era un pinguino speciale, infatti, a differenza della sua famiglia e di tutti i pinguini che abitavano i Poli, aveva una caratteristica: era freddoloso. Un giorno, debole e infreddolito, si mise seduto su uno scoglio a parlare con Tricky, un saggio tricheco, di tutti i tentativi che aveva fatto per sconfiggere il freddo nella speranza che l’amico potesse dargli qualche suggerimento. “Ho tentato in tutti i modi” disse “ho provato ad accendere un falò, ma il primo soffio di vento ha spento le poche fiamme che si erano accese; ho contattato una negozio di termosifoni, ma i dipendenti che dovevano consegnarmeli si sono persi; la nonna mi ha addirittura sferruzzato un cappello, una sciarpa, dei
  • 6. Il tricheco allora gli consigliò ironicamente: “Perché non accendi una stufa?”. Il pinguino, però, prese il suggerimento sul serio ed esclamò: “Lo sai, hai proprio ragione, una stufa non si spegnerebbe mai, mi scalderebbe a sufficienza e, ora che ci penso bene, ho un cugino che lavora in una fabbrica di stufe, i suoi operai sono gente seria e affidabile, non si perderanno di certo!”. Il tricheco provò a replicare: “Ma io stavo scherzando: se accenderai una stufa al Polo Nord, potranno esserci gravi conseguenze!”. Il pinguino, però, lo stava a malapena ad ascoltare e aveva già il cellulare in mano. Il giorno dopo gli operai arrivarono e montarono una bella stufetta alogena nell’igloo di Pingu, che, felice e soddisfatto, esclamò: “Così starò al calduccio e poi, cosa potrà succedere di tanto grave come dice Tricky?”.
  • 7. I giorni passavano, il pinguino trascorreva 24 ore su 24 davanti alla stufa, non accorgendosi che il suo igloo cominciava a sciogliersi, e ogni volta il tricheco lo avvisava: “Se continui in questo modo accadrà una catastrofe universale!”, ma la risposta di Pingu era sempre la stessa: “Non ti devi assolutamente preoccupare, non potrà succedere nulla!” Erano passate solo poche settimane: i ghiacci del Polo Nord cominciarono a sciogliersi, ed il calore era così forte che arrivò fino al Polo Sud, dove accadde la stessa cosa. Il pinguino, irremovibile, non cambiava opinione. La neve continuava a sciogliersi e l’acqua cominciò a sommergere i continenti, fino a che sulla Terra rimase solo un’immensa distesa d’acqua e gli unici esseri viventi che la popolavano erano i pesci e gli altri animali acquatici. Il pinguino se ne stava lì, sull’unico frammento di ghiaccio rimasto, a riscaldarsi davanti alla sua adorata stufa alogena, e continuava a ripetersi: “Che sarà mai successo di tanto grave, l’importante è che io sono al caldo!” NON RISCALDARE IL MONDO CHE SI SCIOGLIE! Sara Luigia Tomassetti
  • 8. LO SPORCO MAIALE E LA CANDIDA COLOMBA In una stalla viveva un maiale di nome Rattato. Questo maiale mangiava e sporcava molto, tanto che chiunque passava davanti alla stalla, chiedeva al suo proprietario di pulirlo e portarlo via, ma il suo padrone non voleva. Un giorno una colomba dalle piume bianche e candide passò davanti al maiale e gli disse: -Se non pulisci finirai per inquinare l’aria, a causa della tua puzza, che arriva fino al mio nido!- Rattato indifferente rispose:-Tu sbagli, l’ambiente non si inquina, perché se così fosse saremmo già tutti morti!-. La colomba aggiunse: - Adesso non mi stai ascoltando, ma fra un po’ di tempo capirai che tu hai torto e io ho ragione-. Il maiale rispose:- Non succederà mai!-
  • 9. La colomba indignata se ne andò. Il giorno seguente Rattato piantò dei fiori e dell’insalata nella sua stalla per vedere se la colomba aveva ragione nel dire che lui contaminava l’ambiente. La vegetazione crebbe, ma l’insalata era cattiva e i fiori brutti e grigi. L’animale capì finalmente che ciò che affermava l’uccello era vero. Il maiale chiamò la colomba e le disse che lei era nel giusto e lui aveva torto. L’uccello risposte: -Per dimostrarmelo devi ripulire il tuo rifugio- Rattato cominciò a rassettare le stalla da capo a fondo, fin quando diventò splendente. La colomba soddisfatta lo raccontò a tutti e l’animale smise di essere maleodorante e cominciò ad avere cura di se stesso. L’ARIA PURA SERVE A VIVERE; RISPETTA TE STESSO E AIUTERAI IL MONDO Sofia Angelocola
  • 10. LA PECORA SAGGIA E IL CASTORO SPORCACCIONE Un castoro molto agile e bravo a costruire grandi strutture con il legno tagliava tantissimi alberi per costruire una grandissima diga nella quale doveva andare ad abitare. Poco più giù del posto dove lavorava il castoro abitava una pecora che era stufa di bere l’acqua del ruscello piena di bastoncini e sporcizia. Dopo un po’ di tempo il castoro finì la diga e andò ad abitarci dentro. Tutti i resti del cibo li prendeva e li buttava di sotto, giù per il fiume. La pecora vide il fiume sempre più sporco e cominciò ad arrabbiarsi pensando tra sé e sé: - Chi sarà che sporca così tanto quest’ acqua? Se continuerà ad inquinarla così, fra qualche giorno dovrò trovare un altro posto dove andare a bere acqua più pulita. Il giorno dopo salì fino alla cima della collina e si nascose dietro un albero per osservare cosa succedeva al quel vero ruscello.
  • 11. Si accorse che il colpevole dell’inquinamento era il castoro che buttava qualunque cosa non gli servisse fuori dalla sua diga sporcando tutto. La pecora così decise di dargli una lezione. Uscì dal suo nascondiglio dietro l’albero e invitò il castoro a cenare a casa sua. Mentre mangiavano la pecora lo fece alzare e lo portò a bere al ruscello. Il castoro mentre beveva chiese: - Perché quest’acqua è così sporca? - Sei tu che la inquini buttando tutto fuori dalla tua tana – gli rispose la pecora. - Hai ragione, mi dispiace, non lo farò più – disse ancora il castoro: - Ok, ma ricordati che l’ACQUA DALLA SORGENTE AL MARE NON È SOLO LA TUA. NON SPORCARLA. Matteo Coni
  • 12. LA PAPERA I FIGLI E LA RANA In un bellissimo prato, vicino ad un piccolo stagno, viveva, in una casetta, una papera che aveva tanti figlioletti. Lei era un po’ disordinata, infatti aveva la casa piena di resti di cibo. Un giorno la papera si stufò di tutto quel caos e pian piano pulì la casa, ma gettando tutto lo sporco nello stagno dove viveva, indisturbata, una rana. Lei vide lo sporco, ma non si lamentò e disse tra sé e sé: Tanto è poco!
  • 13. Nel pomeriggio la papera iniziò a pulire la camera e gettò di nuovo la sporcizia nello stagno. La rana disse di nuovo tra sé e sé: -Tanto è poco ! -. Il giorno successivo la papera iniziò a pulire la cameretta e ugualmente gettò tutto nello stagno e la rana non disse niente. Il giorno dopo la papera con i suoi figli andarono a farsi unbagno nello stagno e cominciarono a lamentarsi dicendo : -Ma quanto è sporco qui! - In quel momento la rana intervenne e disse :- USA I CESTINI PER I RIFIUTI E I TUOI FIGLI VIVRANNO IN UN MONDO PULITO Claudia Mastrantonio
  • 14. IL CINGHIALE SPORCACCIONE C’era un cinghiale mangione che ingurgitava sempre nocciole, ghiande e castagne, e altre volte rubava coca-cola e snacks dai campeggi sparpagliando poi la carta per tutto il bosco. Nel bosco viveva un cervo che ogni volta che andava a passeggiare si sporcava tutto, ma non solo lui, anche tutti gli altri animali. Un giorno gli animali, stufi della sua sporcizia, lo pregarono di andare con loro; dopo un po’ gli animali insieme al cinghiale arrivarono in città, ma in ogni angolo c’erano: chewing gum, sacchi di spazzatura, cartacce unte … e c’era un odore tale da far svenire. Allora gli animali dissero al cinghiale: Se non vuoi che il nostro bosco diventi così, limitati a non buttare cartacce per terra!-
  • 15. E il cinghiale con sarcasmo giurò di non farlo più. Passati un po’ di giorni l’animale ricominciò la solita storia, anzi faceva più sporcizia di prima. Un giorno, mentre un coniglietto gioioso e adorabile stava saltellando sul prato, scivolò su una lattina lasciata dal cinghiale e si ruppe le zampette. Il cinghiale addolorato si rese conto della situazione cioè che tutto il bosco e i posti più belli erano diventati un sudiciume; allora mentre tutti gli animali dormivano pulì il bosco da cima afondo e al risveglio degli animali tutto era ulito. IL BOSCO È ANCHE TUO, NON LO SPORCARE!!! Alessandro Duca
  • 16. IL GATTO PERMALOSO C’ era una volta un gatto che abitava in un bosco . Il gatto non sopportava i rumori della natura: il picchio che batteva molto forte sul tronco degli alberi che un giorno gli aveva bucato casa costringendolo a traslocare, l’usignolo che cantava come Pavarotti facendo ballare tutti gli uccellini del bosco, l’asino che ragliava, il gallo che cantava tutte le mattine all’alba … Così un giorno il gatto se ne andò dal bosco e andò a vivere in città. Il gatto pensò : Com’ è bello vivere in città ! Dopo un po’ di tempo il gatto cominciò a odiare anche i rumori della città: macchine, moto, quad, moto cross, ambulanze, clacson, … Così il gatto decise di riandare a vivere nel bosco e rimase nel bosco per tutta la vita, pensando che i rumori del bosco fossero musica in confronto a quelli della città. SCEGLIAMO I RUMORI GIUSTI E CREIAMO MUSICA
  • 17. LA TALPA E LA TARTARUGA In un bosco vivevano una tartaruga e una talpa molto amiche, ma molto disordinate; facevano tutto quello che volevano. Un giorno la talpa iniziò a fare buche nei boschi vicino agli alberi e la tartaruga ci piantava tutta insalata; così li rovinava e li faceva seccare. Pian piano il mondo rimaneva senza alberi. Dopo quattro giorni, tutti gli animali, specialmente quelli che abitavano sugli alberi del bosco, andarono a parlare con la talpa e la tartaruga: Perché avete rovinato tutto il bosco? Risposero: Perché ci andava, avete problemi? Sì, ora dove andremo noi ad abitare? In casa vostra? Se volete faremo così e voi sarete costretti ad andare via. La talpa e la tartaruga cominciarono a riparare tutto quello che avevano rovinato. Dopo due mesi gli alberi cominciarono a rifiorire e tutto tornò a essere come prima. CHI AGISCE SULLA NATURA SENZA PENSARE ROVINA LA TERRA
  • 18. L’ UCCELLO PULITORE E IL PAPPAGALLO SPORCACCIONE Un uccello, che amava il pulito e l’ordine era andato in una foresta del Madagascar per cercare lavoro, ma purtroppo si ritrovò compagno di albero con un pappagallo che faceva una vita pigra e sporca. Appena l’ uccello entrò nella nuova casa vide il pappagallo che lavorava su una torre di lattine usate. L’uccello salutò cortesemente e gli chiese cosa stesse facendo. Il pappagallo rispose che stava facendo una torre perché nel secchio dei rifiuti non c’ era più spazio. Dopo tre giorni il pappagallo si accorse che all’ uccello piaceva il pulito, che aveva tanti amici e una lunga carriera da attore e non faceva altro che lamentarsi, così, lo cominciò a tormentare. Il pappagallo allora decise di istituire una semplice regola che appese in salotto: Io sporco, tu pulisci. L’uccello pensò che fosse uno scherzo, ma non lo pensò più dopo aver visto che il pappagallo minacciava di cacciarlo fuori di casa se non avesse pulito. Povero uccello ogni giorno la stessa storia: mattina lavoro, fine lavoro, spesa, pulizie, lavoro, pulizie, con la solita frase nelle orecchie IO SPORCO, TU PULISCI.
  • 19. Ogni tanto venivano gli amici del pappagallo che sporcavano, distruggevano tutto, prendevano in giro l’uccello e se ne andavano lasciando mettere a posto a lui, mentre il pappagallo se ne stava spaparanzato sulla poltrona a guardare la partita. C’ era così tanta sporcizia che gli amici dell’ uccello non vollero più fargli visita e questo lo rendeva molto triste. Ogni volta che chiedeva una mano nelle pulizie il pappagallo rispondeva sempre con la sua frase preferita: Io sporco, tu pulisci. Ma a volte diceva: Io sporco, magno e bevo, tu pulisci. Come per farglielo capire una volta per tutte, ma con tono più arrabbiato. Un giorno c’ era la riunione del gruppo teatrale dell’ uccello che fu interrotta 5 volte per via del pappagallo che lanciava lattine e cibo addosso a tutti, allora l’uccello pulitore talmente arrabbiato che le sue penne marroni e bianche divennero rosse, disse: - QUESTA ME LA PAGHIIIIII!!!!!!!!. - Il pappagallo non temeva l’ uccello perché c’ era la regola io sporco tu pulisci. Ma la punizione dell’ uccello verso il pappagallo fu quella di rendergli pan per focaccia non pulendo più e sporcando come lui.
  • 20. Il pappagallo però, dopo un po’ capì il tranello e gli disse:- Tu essere uccello molto furbo ma mai come me, io essere furbo come chiocciola. L’uccello rispose:- Tu puoi essere furbo quanto ti pare, ma in fatto di modi di dire fai pena. Ma il primo a cedere fu l’uccello, che non vedendo nessun risultato, se ne andò via di casa mettendo in atto il piano B: spiare l’amico sporcaccione. I conti però non tornavano! La casa era sempre bianca e linda, allora l’ uccello decise di nascondersi in un cespuglio e di spiare il coinquilino, così scoprì il trucco: il pappagallo aveva dei domestici! Sapeva che prima o poi avrebbe finito i soldi per pagarli e così fu. La casa di colpo tornò a essere una specie di discarica con bottiglie, lattine e cartoni di pizza che uscivano dalla porta. A quel punto il pappagallo iniziò a pulire e l’uccello pulitore tornò a casa, vide un nuovo cartello appeso sul muro, ma stavolta c’era scritto “MEGLIO PULIRE CHE SPORCARE”. Daniele Zinai
  • 21. LA TARTARUGA E LA TALPA C’era una volta una tartaruga gentile, generosa e molto operosa. Un giorno decise di fare un orto su una collina. La tartaruga si mise al lavoro recintando il suo orto con una rete, così da non fare entrare nessuno. Piantò l’insalata carote e patate, così avrebbe avuto cibo per nutrirsi durante l’anno. Il giorno seguente la tartaruga si accorse che qualcosa non andava bene. L’orto era stato distrutto ed era pieno di buche. La tartaruga, quindi, capì che un animale aveva fatto quelle buche. Era stata una Talpa dispettosa che a forza di scavare aveva fatto franare il terreno. La tartaruga andò su tutte le furie e litigò con la talpa. La talpa, sentendosi in colpa, aiutò la tartaruga a ricostruire l’intero orto. La tartaruga generosa, accettò questo gesto e da lì divennero grandi amici. Chi agisce sulla natura senza pensare rovina la terra. Saverio Mastropietro
  • 22. I ragazzi della IA Istituto Comprensivo San Vito Roma www.lafabbricadellascuola.ning.com