2. Lo stress è una sindrome di
Adattamento a
degli stressor (sollecitazioni). Può
essere fisiologica, ma può avere
anche dei risvolti patologici,
anche cronici, che ricadono nel
campo della psicosomatica.
3. Lo STRESS oggi è un problema sociale
rilevante che richiede adeguate risposte
preventive e curative. Questo ha portato
alla realizzazione di strumenti al passo
con l’evoluzione tecnologica.
4. L’ ultima frontiera per “combattere” lo stress:
si chiama Gps for the Soul, ovvero "bussola
per l’ anima", uno strumento per tenere sotto
controllo le emozioni negative.
È un’ applicazione lanciata lo scorso aprile
dalla giornalista-imprenditrice Arianna
Huffington, direttore dell'Huffington Post
Media Group.
5. Quest’applicazione misura il battito cardiaco e le sue
variazioni, ricavandone, con un algoritmo, il nostro
indice di auspicato benessere.
Poggiando l'indice sulla fotocamera dello smartphone
per un minuto, emerge il nostro livello di stress. Se
ritenuto elevato viene consigliata la visione di una clip
di "scene verdi della natura“, seguiranno "l'onnipotenza
dell'acqua" e "la foresta prende vita“, una sorta di
terapia yoga fatta attraverso lo schermo dell'iPhone.
L'obiettivo è arrivare rapidamente allo stadio "you are
feeling balanced" e poi al nirvana dei nostri giorni:
"sei in sintonia con mondo“.
6.
7. Il fenomeno si inserisce in quello che
negli Stati Uniti prende il nome di
self-tracking, ovvero monitoraggio di
se stessi, per arrivare a un insieme di
indicatori che ci aiutino a migliorare
le prestazioni.
8. Intanto il progetto sulla carta più innovativo si chiama
Empatica, e ha alle spalle tre giovani genietti italiani:
Matteo Lai, Simone Tognetti e Maurizio Garbarin.
Sono partiti da studi scientifici molto seri, per arrivare
alla conclusione che il nostro stress può risultare da
una interpolazione di quattro dati: il battito cardiaco e
la sua variazione, ma anche la conduttività della pelle e
la temperatura corporea. La tecnologia per misurare
questi parametri esiste, ma si trova solo nelle cliniche o
negli ospedali. Siccome i pazienti non vivono in queste
strutture, da qui l'idea di un braccialetto, simile a quelli
che misurano le calorie perdute, ma che misuri lo
stress e lo trasmetta al telefonino.
9. I tre ricercatori hanno in corso una sperimentazione che è
davvero la frontiera più estrema. Usare il braccialetto per i
dipendenti delle grandi aziende, in modo da monitorare il loro
livello di stress sul lavoro e, visto che lo stress è causa di
malattie, suggerire percorsi alternativi.
Il test è stato avviato per la validazione scientifica: e se dovesse
funzionare, i costi sociali del lavoro sarebbero molto più bassi.
C'è poi quel piccolo problemino che si chiama "privacy": è
pensabile mettere un braccialetto ai dipendenti per misurarne le
emozioni? No. E ancora no. Ma le frontiere della privacy si sono
così spostate in questi anni che Empatica scommette che quel no
possa domani diventare un sì.
10. Conclusioni
Troppo spesso, ormai, dispositivi tecnologici tendono a
soppiantare figure umane di riferimento.
Ormai, c’è un’app per fare tutto e molto velocemente, ma un
semplice clic non potrà mai sostituire totalmente l’importanza e
l’efficienza dei rapporti umani, che, se gestiti bene, possono
diventare la soluzione ad ogni
tipo di problema. Se si parla di un app che mira a sostituire una
terapia, allora il discorso si complica ancora di più:
somministrare un test tramite un’applicazione o dare una serie
di consigli per superare alcune situazioni problematiche, può
essere comprensibile finché si hanno di fronte situazioni
semplici in cui ci si può accontentare di un ”consiglio da amico”.
Ma pensare che un app può sostituire una terapia è una cosa
impensabile da accettare, dal momento che il percorso
terapeutico dovrebbe essere cucito addosso ai partecipanti.
11. Inoltre, non è da trascurare il fatto che
un’applicazione del genere creerebbe
dipendenze sempre più viscerali e
difficili da combattere.