Implementazione e gestione di database vegetazionali a supporto della conservazione della biodiversità gli arbusteti sclerofillici dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia
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1. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA NATURA E DEL TERRITORIO
Corso di Laurea in:
Scienze Naturali
Implementazione e gestione di database vegetazionali a supporto della
conservazione della biodiversità: gli arbusteti sclerofillici dell’ordine
Pistacio-Rhamnetalia
Relatore Elaborato di Tirocinio di
Dr. Emmanuele Farris David Roazzi
Anno Accademico
2012/2013
1
2. INDICE
1. Introduzione 3
1.1La conservazione della biodiversità nel bacino del Mediterraneo 3
1.2. Importanza delle zone costiere Mediterranee per la conservazione della
biodiversità vegetale 4
1.3. Ruolo delle comunità arbustive sclerofilliche nella successione secondaria in
ambiente mediterraneo 5
2. Obiettivi 7
3. Materiali e metodi 8
3.1. Area di studio (Mediterraneo centrale) 8
3.2. Ricerca bibliografica 8
3.3. Implementazione database floristico-vegetazionale 9
3.4. Omogenizzazione dei dati 9
3.5. Elaborazione degli spettri generali e regionali 10
3.5.1. Spettri biologici 10
3.3.2. Spettri corologici 10
3.6. Elaborazione degli indici di diversità nazionale e regionali 11
3.7. Elaborazione dello schema sintassonomico generale 11
4. Risultati 12
4.1. Database floristico-vegetazionale 12
4.2. Spettri biologici 13
4.3. Spettri corologici 14
4.4. Indici di diversità 15
4.5. Schema sintassonomico generale 16
5. Discussione e conclusioni 18
6. Ringraziamenti 20
7. Bibliografia 21
2
3. 1. INTRODUZIONE
1.1 La conservazione della biodiversità nel bacino del Mediterraneo
La base della stabilità degli ecosistemi, e quindi della vita sulla terra, è rappresentata dalla
biodiversità, definita da Wilson (1992), come una delle forme con cui si manifesta la
ricchezza del pianeta. Essa indica la variabilità e l’abbondanza delle specie, delle
interazioni tra esse e dei processi ecologici che definiscono le condizioni ambientali negli
ecosistemi e che regolano e condizionano la vita nella biosfera.
Ad oggi si osserva l'alterazione degli equilibri degli ecosistemi dovuta ad una drastica
riduzione della biodiversità come risultato della frammentazione e diminuzione degli
habitat disponibili, riduzione che spesso sfocia nell'estinzione di intere specie, animali e
vegetali.
Myers et al. (2000), riassumono in 5 fattori le principali cause della perdita della
biodiversità:
Cambiamenti nell’uso del territorio;
Cambiamenti climatici;
Aumento concentrazione di CO2 nell’atmosfera;
Deposizione di azoto e piogge acide;
Introduzione di specie esotiche.
È doveroso quindi adottare una serie di azioni che permettano di preservare la biodiversità
e allo stesso tempo determinare condizioni per una coesistenza equilibrata tra i dinamismi
degli ecosistemi naturali e le attività umane.
Ogni misura di tutela attuabile può essere applicata unicamente previa conoscenza dello
stato della biodiversità e dei fattori che possono minacciarla. Un piano di gestione e
conservazione adeguato deve tenere conto dei dati riguardanti la biologia e lo stato di
conservazione delle specie.
A livello mondiale 193 Paesi hanno ratificato il trattato della Convenzione sulla diversità
biologica (CDB), aperta alla firma dei Paesi nel giugno del 1992 a Rio De Janeiro. La CDB
non indica una lista di specie o di siti da salvaguardare, ma ha obbiettivi primari, quali:
“anticipare, prevenire e combattere alla fonte le cause di significativa riduzione o perdita
della diversità biologica in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori
ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici”.
Lo stesso tipo di approccio venne utilizzato da Myers et al., (2000), per la definizione di
hotspots, termine che indica aree caratterizzate da un’eccezionale concentrazione di
3
4. specie endemiche a cui però è associata una progressiva perdita dell’habitat: ecco perchè
queste aree sono definite ad 'alta priorità di conservazione'.
Lo stesso bacino del Mediterraneo è il terzo hotspot al mondo per l'abbondanza di piante
endemiche, circa 13.000 specie esclusive, il 4,3% rispetto al numero globale di piante
vascolari (Myers et al., 2000)
1.2 Importanza dei sistemi costieri mediterranei per la conservazione della
biodiversità vegetale
Le aree costiere mediterranee sono quelle nelle quali si manifesta in maniera più netta il
macrobioclima mediterraneo caratterizzato da prolungata aridità estiva, con P<2T per
almeno due mesi consecutivi, ma spesso tale condizione permane per un numero di mesi
variabile da 3 a 6. Queste condizioni climatiche estreme, mitigate nelle aree interne
collinari e montane da una quantità progressivamente crescente di precipitazioni estive,
che portano verso varianti climatiche di tipo submeditteraneo, selezionano nelle aree
costiere una componente vegetale estremamente adattata a superare l'aridità estiva,
attraverso numerosi adattamenti morfo-funzionali, tra i quali quello più evidente, ma non
unico, è la sclerofilla.
Le condizioni ambientali pressanti hanno favorito la specializzazione di linee evolutive
specifiche e guidato quindi fenomeni di specializzazione in seguito ai quali si sono isolate
vere e proprie specie esclusive di aree ristrette (endemismi). Oltre alla presenza massiccia
di endemismi, dovuta all'alto grado di adattamento delle specie vegetali presenti, gli
ambienti costieri mediterranei presentano un'ulteriore caratteristica, legata alla presenza di
ambienti particolari quali dune, coste rocciose e sistemi salati.
Le dune rappresentano un habitat fondamentale per la conservazione della biodiversità, in
quanto ospitano specie e comunità specializzate a vivere in condizioni ecologiche
estreme. Le specie psammofile si sono adattate ad ambienti ricchi di sale, talvolta soggetti
alla sommersione, e contribuiscono alla stabilizzazione della duna, trattenendo la sabbia e
contrastando l’azione erosiva dei venti e dei marosi. Il numero medio di specie che
compongono le comunità vegetali tende ad aumentare dalla linea di battigia verso
l’interno, con il massimo nei ginepreti e nelle macchie retrodunali. Gli endemismi sono
presenti solo sulle dune embrionali, bianche e grigie e talora raggiungono percentuali
importanti nelle garighe psammofile che si stabiliscono sulle dune grigie.
4
5. Anche nelle coste rocciose le specie e le comunità che vivono in questi ambienti si sono
adattate a condizioni estreme, come l'assenza di suolo, che rappresenta per le piante un
fattore limitante, e l'elevata salinità portata dal vento, che rappresenta un fattore di stress.
Le pareti rocciose esposte al mare (falesie) hanno un ruolo importante per la
conservazione della biodiversità e uno dei fattori che incide maggiormente è la
micromorfologia, ossia l’alternanza di pareti, spaccature e microterrazzi, caratterizzati da
diverse quantità di suolo e acqua, ivi si formeranno microhabitat con diversi fattori abiotici
e conseguentemente diversa biocenosi.
1.3 Ruolo delle comunità arbustive sclerofilliche nella successione secondaria in
ambiente mediterraneo
I sistemi ecologici possono essere considerati come un mosaico di patches che
differiscono in fasi successionali e dinamiche fra loro, a differenti scale di livelli gerarchici
(Wu & Loucks, 1995), nelle quali le comunità arbustive interagiscono dinamicamente con
comunità erbacee e forestali. La patchiness osservata nasce da variazioni strutturali di uno
stesso ecosistema forestale potenziale, ragion per cui la gestione e la conservazione della
biodiversità non devono essere attuate solo a livello di singola specie, bensì considerando
il livello ecosistemico e di paesaggio (Odum, 1992). Pertanto conoscere i processi che
generano e mantengono la biodiversità in un ecosistema è indispensabile per gestire il
territorio garantendo la biodiversità e la stabilità dell'ecosistema.
Le attività umane possono influire sulla struttura e sulla ricchezza specifica delle comunità
vegetali, ed in particolar modo sulle comunità secondarie quali quelle arbustive, in maniera
anche pesante, con una frequenza e un'intensità tali (come l'uso del fuoco) da bloccare in
maniera permanente le dinamiche successionali e non permettere di apprezzare l’effetto
del clima e del substrato sulla distribuzione delle specie e delle comunità (Bond et al.,
2003).
Lo studio delle comunità arbustive è fondamentale per la gestione della biodiversità poiché
questa risulta massima in ecosistemi sottoposti a disturbi di moderata entità (Ricketts,
2001), in quanto il disturbo permette a una varietà di habitats di coesistere (McDonnel &
Pickett, 1993).
Le comunità arbustive si collocano in posizione intermedia tra le comunità erbacee e
quelle forestali, rappresentando un ruolo chiave nelle successioni. Dal punto di vista
5
6. strutturale rappresentano ecotoni o ecoclini ad alta diversità specifica (Hansen et al.,
1988). In una situazione di continuo disturbo (antropico o naturale), dal punto di vista
dinamico le comunità arbustive rappresentano la vegetazione seminaturale più vicina alla
vegetazione naturale potenziale (VNP) ed esprimono importanti capacità di recupero in
seguito all’abbandono di superfici pascolive o coltivate o in seguito al passaggio del fuoco.
In un hotspot come quello del Bacino del Mediterraneo, le comunità arbustive
rappresentano un'elevata fonte di biodiversità, essendo stadi successionali dinamici,
conseguenti a disturbi antropici o naturali della vegetazione forestale. Attualmente
occupano ampie superfici, sia per il recupero postcolturale in seguito all’abbandono delle
pratiche agro-silvo-pastorali, sia per il recupero post-incendio da parte della vegetazione
naturale (Biondi & Taffetani, 1999).
In Sardegna le comunità prevalenti si trovano nelle fasi regressive, a costituire la "macchia
mediterranea", la cui uniformità fisionomica è in realtà sede di notevoli potenzialità in
termini di diversità biologica (Farris et al., 2007).
6
7. 2. Obiettivi
Dalle ricerche bibliografiche preliminari svolte nel periodo iniziale di Tirocinio, ci si è subito
resi conto della eterogeneità di informazioni riguardanti la distribuzione, composizione e
biodiversità degli arbusteti sempreverdi del Mediterraneo centrale, per i quali manca una
sintesi generale, mentre invece esistono approfondimenti o per aree geografiche come La
Nurra (Biondi et al., 2001), la Sardegna nord-occidentale (Farris et al., 2007), la Spagna
(Rivas-Martìnez et al., 2002), o sintesi per gruppi fisionomici come i ginepreti (Caldarella
et al., 2012).
Pertanto in questo Tirocinio si è perseguito l’obiettivo generale di impostare una sintesi
delle comunità arbustive sempreverdi della classe Quercetea ilicis riferite all’ordine
Pistacio-Rhamnetalia nel Mediterraneo centrale.
Gli obiettivi specifici sono stati i seguenti:
11 effettuare una accurata ricerca bibliografica sulle pubblicazioni specifiche
riguardanti le comunità arbustive sempreverdi dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel
Mediterraneo centrale presenti nelle più importanti riviste del settore;
11 realizzare un database floristico-vegetazionale delle comunità arbustive
sempreverdi dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel Mediterraneo centrale, che possa
successivamente essere interfacciato con il database nazionale della vegetazione
denominato VegItaly (Landucci et al., 2013);
11 valutare la distribuzione dei tipi biologici delle comunità arbustive sempreverdi
dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel Mediterraneo centrale e le differenze tra
regioni amministrative;
11 valutare la distribuzione dei tipi corologici delle comunità arbustive sempreverdi
dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel Mediterraneo centrale e le differenze tra
regioni amministrative;
11 valutare la diversità delle comunità arbustive sempreverdi dell’ordine Pistacio-
Rhamnetalia nel Mediterraneo centrale e le differenze tra regioni amministrative;
11 realizzare uno schema sintassonomico delle comunità arbustive sempreverdi
dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel Mediterraneo centrale.
7
8. 3. MATERIALI E METODI
3.1. Area di studio (Mediterraneo centrale)
Per quanto riguarda l'area di studio ci si è concentrati sull’area del Mediterraneo Centrale,
in base alle tabelle riguardanti l’ordine Pistacio-Rhamnetalia pubblicate sulle riviste “Plant
Sociology” (già “Fitosociologia”) e “Braun-Blanquetia”.
Si tratta di un’area in cui sono presenti due macrobioclimi (Temperato e Mediterraneo),
con tre bioclimi: Mediterraneo Pluvistagionale Oceanico (Isole, Italia meridionale e aree
costiere dell’Italia centrale); Temperato Submediterraneo (aree montuose delle isole, aree
collinari dell’Italia centrale, talvolta sporadicamente in aree costiere dell’Italia
settentrionale); Temperato Oceanico (aree montuose dell’Italia centrale, aree collinari e
montuose, talora pianeggianti interne dell’Italia settentrionale). Le comunità di cui ci
occupiamo sono frequenti nelle aree a bioclima Mediterraneo pluvistagionale oceanico,
mentre risultano sporadiche nelle aree a bioclima Temperato Submediterraneo (soprattutto
ericeti dell’alleanza Ericion arboreae) e sono infine assenti dalle aree a bioclima
Temperato Oceanico.
3.2. Ricerca bibliografica
Per la ricerca bibliografica è stata effettuata l’analisi delle riviste: Plant Sociology (già
“Fitosociologia”) andando a ritroso dall'ultimo numero pubblicato nel 2012 fino al 2001;
una pubblicazione è stata acquisita dalla rivista “Braun-Blanquetia” (Biondi & Géhu,
1994).. I lavori pubblicati su Plant Sociology (già “Fitosociologia”) nei quali sono stati
ritrovati rilievi fitosociologici riferiti al l’ordine Pistacio-Rhamnetalia sono stati i seguenti:
Biondi et al. (2001), Biondi et al. (2002), Bacchetta et al. (2003), Biondi et al. (2004),
Biondi & Bagella (2005), Cartei et al. (2006), Farris et al. (2007), Gianguzzi & La Mantia
(2008), Biondi & Guerra (2008), Bacchetta et al. (2009), Caldarella et al. (2012). Lo studio
è stato quindi ristretto alle sole regioni Sardegna con 49 tabelle, Corsica con 5 tabelle,
Puglia con 5 tabelle, Sicilia con 4 tabelle e Isola d’Elba con 5 tabelle per un totale di 68
tabelle suddivise in 5 regioni.
3.3. Implementazione database floristico-vegetazionale
8
9. L’implementazione è stata effettuata dapprima trascrivendo su un database Excel i dati dei
rilievi effettuati mediante la metodologia fitosociologica (Braun-Blanquet, 1965) pubblicati
sulle riviste sopracitate. I dati pubblicati in alcuni lavori di sintesi erano già forniti in
partenza come tabelle sinottiche Caldarella et al. (2012).
Si è cercato in ogni articolo consultato, se nello schema sintassonomico ci fossero delle
comunità riferite all’ordine Pistacio-Rhamnetalia. Una volta appurata la presenza di tabelle
riguardanti l'ordine in questione si è svolto un lavoro di conversione di ogni tabella in una
colonna riassuntiva nel foglio Excel, secondo tre passaggi: 1) calcolo delle medie dei dati
stazionali dei rilievi presi in questione, come: altezza del rilievo (m s.l.m.), esposizione,
altezza della vegetazione (cm), pendenza (%), grandezza dell'area studiata (mq),
ricoprimento vegetazionale del rilievo e tipo di suolo; 2) successivamente è stata
implementata la parte riguardante il nome delle specie trovate nelle tabelle; 3) per ogni
colonna (tabella) è stato riportato il numero totale di rilievi effettuati e per ogni specie il
numero dei rilievi nei quali la specie era presente.
3.4. Omogenizzazione dei dati
L’omogeneizzazione dei dati è stata effettuata in quattro fasi: 1) omogeneizzazione
nomenclaturale, cioè il riportare in una tabella definitiva tutti i nomi, spettri corologici e
spettri biologici definitivi conosciuti ad oggi. Infatti col passare degli anni molte specie
hanno cambiato nome mentre altre sono state incorporate in altre specie diventando sub-
specie, e quindi creando una discrepanza nei dati floristici rinvenuti nei rilievi. In questa
fase del lavoro è stata usata la “Check-list della Flora Vascolare Italiana” (Conti et al.,
2005) per rendere omogenei e definitivi tutti i nomi dei taxa specifici e subspecifici
rinvenuti; 2) successivamente i valori di presenza per ogni specie sono stati convertiti in
percentuali di frequenza della specie sul numero dei rilievi della tabella in esame; 3) poi le
percentuali sono state convertite secondo la scala di Braun-Blanquet (1965) in valori da
«.» a «5»; 4) infine si è lavorato sulla conversione dei valori dalla scala alfanumerica di
Braun-Blanquet alla scala numerica di Van Der Maarel (1979) per poter poi passare
all'elaborazione dei dati.
9
10. 3.5. Elaborazione degli spettri generali e regionali
3.5.1. Spettri biologici
Una volta riordinati tutti i dati e resi definitivi in scala esclusivamente numerica si è lavorato
sull'elaborazione di essi ordinando tutte le specie secondo gli spettri biologici per ottenere
la percentuale sul totale. Successivamente è stato fatto lo stesso lavoro per quanto
riguarda ogni singola regione amministrativa, per avere un quadro più specifico. I tipi
biologici riscontrati sono stati: camefite, geofite, emicriptofite, fanerofite, nanofanerofite,
terofite.
3.3.2. Spettri corologici
Lo stesso lavoro effettuato per gli spettri biologici è stato fatto per gli spettri corologici,
raggruppando tutte le specie in base al loro corotipo e facendo una percentuale sia sul
totale che sullo specifico nelle diverse regioni.
Avendo trovato molti corotipi, successivamente si è fatto un lavoro di accorpamento in
corotipi più ampi per facilitare la comprensione e visualizzazione dei risultati ottenuti.
I principali corotipi trovati sono: avventizie, circumboreale, cosmopolita, endemico,
euroasiatico, eurimediterraneo, europeo, mediterraneo, paleotemperato,
stenomediterraneo, subcosmopolita, subtropicale e nd.
3.6. Elaborazione degli indici di diversità nazionale e regionali
La fase successiva del lavoro è stata l’elaborazione degli indici di diversità sia a livello
generale che regionale usando la formula di Shannon e Weaver (1949): H’ = Σ –(Pi x LnPi)
dove Pi è uguale a n/N cioè la somma di tutti i valori della scala di Van Der Maarel della
stessa specie (n) diviso il totale di tutte le somme di tutte le specie esistenti nella tabella
(N). Con questa elaborazione abbiamo ottenuto degli indici che ci dicono il livello di
biodiversità in generale e nello specifico delle regioni per quanto riguarda le comunità
arbustive sempreverdi dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia.
3.7. Elaborazione dello schema sintassonomico generale
L'elaborazione dello schema sintassonomico generale è stata effettuata andando a
rivedere sempre dalla rivista Plant Sociology (già “Fitosociologia”) l’inquadramento
sintassonomico delle singole tabelle riportate poi nel foglio Excel. Avendo riscontrato
10
11. discrepanze nell'attribuzione di alcune associazioni a determinate unità superiori a
seconda degli autori, si è scelto di usare come riferimento la pubblicazione più recente
esaminata (Caldarella et al. 2012). Questo ha permesso di ottenere un quadro
sintassonomico generale delle varie associazioni trovate durante tutto il lavoro di tirocinio.
11
12. 4. RISULTATI
4.1. Database floristico-vegetazionale
È stato realizzato un database Excel floristico-vegetazionale organizzato su 68 colonne
(tabelle) x 325 righe (taxa, qui intesi come specie e subspecie). Le 10 specie più
abbondanti nelle comunità arbustive sempreverdi dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel
Mediterraneo centrale sono: Pistacia lentiscus L., Asparagus acutifolius L., Juniperus
phoenicea L. subsp. turbinata (Guss.) Nyman, Smilax aspera L., Olea europaea L.,
Prasium majus L., Rhamnus alaternus L. subsp. alaternus, Arisarum vulgare Targ. Tozz.,
Phillyrea angustifolia L., Brachypodium retusum (Pers.) P. Beauv.
Sul totale delle 68 tabelle inserite nel database, 49 provengono dalla Sardegna, 5 dalla
Corsica, 5 dalla Puglia, 4 dalla Sicilia e 5 dall’Isola d’Elba (Fig. 4.1.1).
Fig. 4.1.1 – Tabelle per regione.
4.2. Spettri biologici
12
13. Le comunità arbustive sempreverdi dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel Mediterraneo
centrale sono senza dubbio comunità fanerofitiche: le fanerofite costituiscono infatti il
42,4% come rivela lo spettro biologico realizzato sulle coperture (Fig. 4.2.1). Inoltre è
ragguardevole che le P + NP raggiungano il 59,7% del totale. Delle altre forme biologiche
geofite, emicriptofite e camefite stanno tra il 10% e il 15%, mentre le terofite non
raggiungono il 3%.
Le differenze tra regioni sono notevoli: è ragguardevole soprattutto il dato delle fanerofite,
che in Sicilia raggiungono a stento il 24% mentre in Corsica superano il 52%. All’opposto
troviamo le camefite che in Corsica raggiungono solo il 3,4% mentre in Sicilia arrivano al
14,8%. Anche le emicriptofite hanno un minimo in Corsica (7%) e Sardegna (9%) e invece
superano il 20% in Sicilia e Isola d’Elba. Stesso trend hanno le terofite con 0% in Corsica
e 0,4% in Sardegna, mentre in Puglia superano il 10%. Altri gruppi presentano variazioni
meno marcate, come le geofite e le nanofanerofite.
0
10
20
30
40
50
60
Ch G H NP P T
%
MED CENT SAR SIC PUG ISO COR
Fig. 4.2.1 – Spettro biologico calcolato sulle coperture (%) delle comunità arbustive
sempreverdi dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel Mediterraneo centrale.
4.3. Spettri corologici
L’analisi degli spettri corologici (Fig. 4.3.1) rivela invece una maggiore uniformità tra le
aree geografiche indagate. Come prima cosa emerge chiaramente che le comunità
sempreverdi dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel Mediterraneo centrale sono tipicamente
13
14. stenomediterranee con una percentuale, riferita all’area vasta, poco inferiore al 70% e con
variazioni dal 58,1% della Puglia al 74,2% della Sardegna. Il secondo gruppo per
abbondanza è quello delle eurimediterranee con una media del 16,5% (dal 12,2% della
Sicilia al 22,4% dell’Isola d’Elba). È importante notare che la componente mediterranea
totale (steno + euri + medit) raggiunge sull’area vasta l’89,5% quindi le altre componenti
sono veramente minoritarie: sono degni di nota il 4,8% di endemiche in Sicilia, il 5,8% di
europee in Puglia, il 6,5% di subtropicali in Corsica.
0
10
20
30
40
50
60
70
80
%
MED CENT SAR SIC PUG ISO COR
Fig. 4.3.1 – Spettro corologico calcolato sulle coperture (%) delle comunità arbustive
sempreverdi dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel Mediterraneo centrale.
4.4. Indici di diversità
L'analisi degli indici di diversità H’ generale e regionale (Fig. 4.4.1) ha evidenziato come il
valore di H’ generale è di 4,7; H’ della Sardegna di 4,2; H’ della Sicilia di 4,5; H’ della
Puglia di 4,6; H’ dell’Isola d’Elba di 4,3 e H’ della Corsica di 3,7. In base ai dati ottenuti
possiamo dedurre che la Puglia abbia un maggiore indice di diversità rispetto alle altre
regioni, e si avvicina molto ai valori dell'indice di diversità generale. Solo la Corsica non
raggiunge il valore di 4.
14
15. 0
1
2
3
4
5
MED CENT SAR SIC PUG ISO COR
H'
Fig 4.4.1 – Indice di diversità H’ generale e confronto tra regioni.
15
16. 4.5. Schema sintassonomico generale
Le comunità arbustive sempreverdi dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nel Mediterraneo
centrale sono riferite sempre alla classe Quercetea ilicis e all’ordine Pistacio-Rhamnetalia.
Nell’ambito di quest’ordine, sono riconoscibili 4 alleanze: Juniperion turbinatae con 11
associazioni, Ericion arboreae con 4 associazioni, Oleo-Ceratonion con 27 associazioni e
Periplocion angustifoliae con 1 associazione.
QUERCETEA ILICIS Br.-Bl. ex A. & O. Bolòs 1950
Pistacio lentisci-Rhamnetalia alaterni Rivas-Martinez 1975
Juniperion turbinatae Rivas-Martinez 1975 corr. 1987
Anthyllido barbae-jovis-Juniperetum turbinatae Cartei, Dell'Olmo, Foggi, Menicagli, Pignotti,
Signorini & Viciani 2006
Asparago acutifolii-Anthyllidetum barbae-jovis Géhu et alii 1992, race à Clematis cirrhosa
Asparago acutifolii-Juniperetum macrocarpae R. & R. Molinier 1955 ex O. Bolòs 1962
juniperetosum turbinatae Géhu & Biondi 1994
Asparago albi-Juniperetum turbinatae Rivas-Martinez, Biondi, Costa & Mossa 2003
Chamaeropo-Juniperetum turbinatae De Marco, Dinelli & Caneva 1985 corr. Biondi,
Filigheddu & Farris 2001
arbutetosum unedonis Biondi, Filigheddu & Farris 2001
anthyllidetosum barbae-jovis Biondi, Filigheddu & Farris 2001
Erico arboreae-Juniperetum turbinatae De Marco, Dinelli & Caneva 1985
Euphorbio characiae-Juniperetum turbinatae Biondi, Filigheddu & Farris 2001
Junipero macrocarpae-Euphorbietum dendroidis Biondi & Gèhu 1994
tametosum smilacinae Biondi & Gèhu 1994
Junipero turbinatae-Quercetum calliprini Bartolo, Brullo & Marcenò 1982
Oleo sylvestris-Juniperetum turbinatae Arrigoni, Bruno, De Marco, & Veri 1985 in De Marco,
Dinelli & Caneva 1985 corr. 1992
euphorbietosum dendroidis De Marco, Dinelli & Caneva 1985
helichrysetosum tyrrhenici De Marco, Dinelli & Caneva 1985
juniperetosum macrocarpae De Marco, Dinelli & Caneva 1985
quercetosum ilicis De Marco, Dinelli & Caneva 1985
loniceretosum implexae Bacchetta, Bagella, Biondi, Farris, Filigheddu & Mossa 2003
Phillyreo angustifoliae-Juniperetum turbinatae Arrigoni, Nardi & Raffaelli 1985 corr. Bartolo et
al. (1989) 1992
Rusco aculeati-Quercetum calliprini Mossa 1990
Ericion arboreae (Rivas-Martinez ex Rivas-Martinez, Costa & Izco 1986) Rivas-Martinez 1987
Ericetum scopario-arboreae Matteo 1983
Erico arboreae-Arbutetum unedonis Molinier 1937
cistetosum monspeliensis Foggi in Foggi & Grigioni 1999
phillyreetosum latifoliae (Allier & Lacoste 1980) Foggi & Grigioni 1999
ilicetosum aquifolii Farris, Secchi & Filigheddu 2007
Genisto desoleanae-Ericetum arboreae Farris, Secchi & Filigheddu 2007
Pistacio lentisci-Calicotometum villosae Biondi, Filigheddu & Farris 2001
rosmarinetosum officinalis Biondi & Bagella 2005
phillyreetosum angustifoliae Biondi & Bagella 2005
cistetosum monspeliensis subass. Cartei, Dell'Olmo, Foggi, Menicagli, Pignotti,
Signorini & Viciani
Oleo sylvestris-Ceratonion siliquae Br.-Bl. ex Guinochet & Drouineau em. Rivas-Martinez 1975
Ampelodesmo mauritanici-Juniperetum turbinatae Caldarella, Cusimano, Cuttonaro,
Gianguzzi, Ilardi & Romano 2012
myrtetosum communis Caldarella, Cusimano, Cuttonaro, Gianguzzi, Ilardi & Romano
2012
cistetosum cretici Caldarella, Cusimano, Cuttonaro, Gianguzzi, lardi & Romano 2012
Asparago albi-Euphorbietum dendroidis Biondi & Mossa 1992
Asparago albi-Oleetum sylvestris Bacchetta, Bagella, Biondi, Farris, Filigheddu & Mossa 2003
Asparago acutifolii-Oleetum sylvestris Bacchetta, Bagella, Biondi, Farris, Filigheddu & Mossa
2003
loniceretosum implexae Caldarella, Cusimano, Cuttonaro,
Gianguzzi, Ilardi & Romano 2012
anagyrietosum foetidae Bacchetta, Bagella, Biondi, Farris,
Filigheddu & Mossa 2003
16
18. 5. Discussione e conclusioni
I dati qui presentati costituiscono un primo contributo verso la revisione dell’ordine
Pistacio-Rhamnetalia nell’area mediterranea centrale. Data infatti l’importanza ecologica
sia degli arbusteti per la ricostituzione forestale (successione secondaria), sia dei boschi
termofili quali tipi di vegetazione potenziale in aree a clima termomediterraneo, si rende
necessario procedere ad un approfondimento delle conoscenze sia ecologiche sia
biogeografiche di queste comunità.
Il lavoro è certamente impegnativo, per diversi motivi: 1) il reperimento del materiale:
esistono certamente numerosi altri lavori pubblicati su altre riviste sulle quali non è stato
possibile effettuare ricerche bibliografiche per via del tempo limitato; 2) il diverso peso dato
alle specie erbacee, perenni e annuali, nei vari metodi di rilevamento usati dai diversi
autori; 3) la sequenza temporale di pubblicazione (inutile andare troppo a ritroso); 4) la
diversa ecologia tra comunità secondarie (arbusteti, macchia) e quelle potenziali
(soprattutto ginepreti e olivastreti, ma anche pinete termofile e coccifereti) che
probabilmente andrebbero separate in alleanze distinte.
Per questi motivi in questa sede si è effettuata una trattazione acritica delle associazioni
prese in considerazione, specialmente per quanto riguarda l’inquadramento
sintassonomico: risulta infatti, ad esempio per i ginepreti, che siano stati pubblicati
inquadramenti sensibilmente diversi tra loro (cfr. Caldarella et al., 2012 vs. Bacchetta et
al., 2009), che tuttavia non sembrano risolutivi in mancanza di un’analisi quantitativa
adeguata che tenga conto di un approccio multivariato e del peso di comunità differenti,
come quelle qui prese in considerazione.
Tuttavia, nonostante la mole ancora limitata di dati ed un’analisi solo qualitativa, già con le
68 associazioni qui analizzate è possibile effettuare alcune considerazioni: 1) le comunità
dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia nell’area esaminata sono caratterizzate da una forte
componente stenomediterranea e subordinatamente eurimediterranea, mentre gli altri
gruppi geografici sono nettamente meno rappresentati, se non trascurabili; 2) la
composizione per gruppi funzionali è invece molto eterogenea, e mentre in alcune aree
prevalgono nettamente le specie legnose, in altre le componenti erbacee hanno valori
certamente non trascurabili. A tal proposito sembra esistere un gradiente est-ovest e nord
sud, che però potrà essere messo in evidenza con analisi statistiche successive; 3) queste
comunità esprimono una diversità elevata, che tende a diminuire con la latitudine e con
l’altitudine, quindi nelle aree costiere e francamente mediterranee si raggiungono i valori di
diversità maggiori. Questo dato stride notevolmente con la scarsità di esempi ben
18
19. conservati di comunità forestali termofile dell’ordine Pistacio-Rhamnetalia in vaste aree
mediterranee, a causa soprattutto degli incendi ripetuti che hanno favorito invece le
comunità arbustive dello stesso ordine.
Concludo questo lavoro con l’auspicio che possa rappresentare una base conoscitiva utile
per la gestione e conservazione del patrimonio forestale delle aree costiere mediterranee,
che possono ancora vantare numerosi monumenti verdi quali ginepri e olivastri millenari,
distese di macchia mediterranea e arbusteti ricchi di frutti carnosi utilissimi per foraggiare
l’avifauna svernante. Per questi motivi ed altri ancora ci si augura che, anziché essere
banalmente liquidate solo come “macchia mediterranea”, queste comunità possano essere
comprese, gestite e conservate in tutta la loro diversità e ricchezza, che questo lavoro ha
contribuito a mettere in evidenza.
19
20. 6. Ringraziamenti
Grazie al professor Farris, per la sua estrema disponibilità, pazienza e fiducia. E per
avermi fatto rivalutare il rapporto studenti/professori.
Alla mia splendida e numerosa famiglia, che mi ha permesso di intraprendere questo
percorso con sostegno economico e morale e incoraggiamenti costanti. In particolare a
mia madre, mio padre, il mio onnipresente fratello Marco, mia figlioccia Marta, mia cugina
Chiara, mia zia Vittoria e citerei anche gli altri ma siete davvero troppi.
A Claudia per l'aiuto, l'affetto e la pazienza infinita nel sopportarmi specie in quest'ultimo
periodo.
Agli amici migliori che si possa desiderare che non hanno mai smesso di credere in me
per non avermi abbandonato nonostante la mia scarsa presenza di questi ultimi anni. In
particolare Alessandro (prima e ultima volta che ti chiamerò così) e Ignazio (ti ho fatto
aspettare parecchio più di quanto avessimo previsto ma ci siamo).
Ai miei colleghi Marco, Alessio S., Alessio M., Valeria, Federica, Claudia, Myriam, Simona
e Arianna per aver reso questi anni di studio un ricordo pieno di risate.
E infine, per quanto possa sembrare strano, ai miei animali. I compagni di vita che ogni
giorno mi ricordano che c'è sempre un buon motivo per studiare e impegnarsi per
proteggere la natura.
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21. 7. Bibliografia
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