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Davide Geraci
S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
1
MASTER IN:
COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
ANALISI DEI PIANI DI COMUNICAZIONE
L’analfabetismo di Ieri, la comunicazione di Oggi.
Davide Geraci
“Wake Up Italia”
Davide Geraci
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2
INDICE OPERATIVO:
 Copertina
 Indice operativo
 I sette capitoli
 Prefazione
 Presentazione personale
 Citazioni
 Bibliografia
La più grande scoperta umana della mia gene-
razione è che il genere umano può cambiare la
propria vita cambiando il proprio
Atteggiamento Mentale.
William James dell’università di Harvard lo descrive in questa maniera.
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Capitolo I:
IL MADE IN ITALY
• Che cosa è il Made in Italy? Pag 8
• L’arte e l’ispirazione del Made in Italy. Pag 9-10
• L’Italia e le sue industrie. Pag11-15
• La creazione dei BRAND. Pag16-17
• I consorzi per la tutela del Made in Italy. Pag17-19
• Credere nel nostro valore e implementare le attività di MK. Pag19-22
• Valore alle risorse umane, cogliere e interpretare i mutamenti. Pag22-23
• Qualità come punto di forza del made in Italy. Pag23-26
• Tutela del made in Italy. Pag26-29
Capitolo II:
L’EXPO: L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE IN ITALIA DOPO CENTO ANNI
DALL’INIZIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE 1915/2015
• Che cos’è l'Expo? Pag30
• Storia dell’EXPO? Pag31
• Qual è il ruolo del Paese ospitante? Pag32
• Cosa rimane dopo la chiusura di ogni evento? Pag32
• L’eredità immateriale: un messaggio per il futuro. Pag32-33
• Quando e dove fu la prima e l’ultima fiera universale? Pag33
• 1906 l’esposizione universale in Italia Milano. Pag34
• Quale fu il tema dell’esposizione del 1906? Pag34-35
• 1906 apertura del traforo “Sempione”. Pag35
• Quali furono i paesi partecipanti in Italia nel 1906? Pag36
• Quali furono i temi dei Padiglioni? Pag36-37
• L’incidente e l’incendio di alcuni padiglioni. Pag37
• Al termine del Expo Italiano del 1906, quale fu il lascito alla città? Pag38
Capitolo III:
EXPO 2015, L’ITALIA, MILANO LA SECONDA VOLTA DOPO 109 ANNI
• Quando è avvenuta l’assegnazione dell’Expo 2015 per Milano? Pag39-40
• Qual è il tema che ha permesso l’assegnazione all’Italia? Pag40-41
• Milano: il sito dell’esposizione. Pag41-42
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• Quali sono i temi dei Padiglioni? Pag43-44
• Quanti e quali sono gli stati che hanno aderito Expo 2015? Pag44
• Come sono stati denominati i padiglioni, e quali temi? Pag45
• Oltre agli stati, quali sono le organizzazioni aderenti? Pag46
• Ci sono aziende commerciali presenti? Pag46
• Quali sono i partner che hanno aiutato economicamente Expo 2015?Pag46-47
• Da chi è stato creato il logo, e da chi è stato scelto? Pag47-48
• Gli accordi con i comuni Italiani, e le città europee. Pag49
• Quali sono stati i professionisti incaricati per garantire il tema? Pag49-50
• Come potranno interagire i cittadini all’evento Expo? Pag50
• Quali sono le regole che il governo ha varato per gestire l’Expo? Pag50-52
• I terreni dell’area in cui sorge l’expo di chi sono? Pag52-53
• Quanti sono gli investimenti per la realizzazione dell’evento? Pag53-54
• Quali saranno i benefici durante l’evento Expo? Pag54-57
• Quali saranno i benefici post evento Expo? Pag58-59
• Qual è il piano per la promozione dell’evento? Pag59-60
• Le promozioni e i finanziamenti alla stampa. Pag60
• Le società media stampa finanziate per sponsorizzare l’evento. Pag61-63
• Cosa farà la più grande agenzia stampa del paese? Pag63
• Affermazioni del commissario Expo “Giuseppe Sala” 2 maggio14 Pag63-64
Capitolo IV:
COMUNICARE: INFLUENZARE E GESTIRE LE MASSE
• La Comunicazione digitale: Dal pensiero, all’avvento del web Pag65-69
• I social Network. Pag70-71
• I media e la comunicazione 2-3.0. Pag72-75
• Chi fine farà la Stampa su carta? Pag75-78
• Quali sono le opportunità per le aziende? Pag78-81
• Le O.N.G. e Istituzioni. Pag81-82
• Il Web, i partiti politici. Pag82-85
Capitolo V:
INTERVISTA ALL’AMBASCIATORE: FABRIZIO LOBASSO
1. Per sintetizzare, Come uomo di stato, quale credo l’ha spinta ad intraprendere
la carriera diplomatica? Pag86-90
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5
2. Quali sono le sinergie che un Diplomatico presso le sedi sparse per il mondo,
può attuare per supportare le imprese e gli imprenditori Italiani…? Pag90-91
3. Condivida con noi alcuni momenti positivi e negativi, che ha superato durante
il suo percorso, e quali sono stati maggiormente formativi per la sua persona?
Pag92-93
4. In relazione a questo argomento, come possiamo valorizzare il post Expo, e
quali metodi saranno necessari per preparare il corretto SETTING? Pag93-94
5. Siamo arrivati al termine e vorrei condividere con lei il suo nuovo incarico che
la vedrà impegnata fuori dalla nostra nazione. Pag95
Capitolo VI:
CONCLUSIONI COME COMUNICARE IN RELAZIONE DEI RICEVENTI
 Dal dopo guerra ad oggi. Pag96-98
 Tecniche e strumenti tecnologici per essere efficaci. Pag99-105
 Il rovescio della medaglia. Pag106-108
Capitolo VII:
L’UOMO: L’EMPOWERMENT COME SOLUZIONE.
 Customer care Pag109
 Leadership Pag110
 Problem solving Pag111
 Strategia B TO B – B TO C Pag112
 Gestione dello stress Pag113
 Team building Pag114
Citazioni: Pag115
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PREFAZIONE:
La prima scoperta del genere umano fu il Fuoco, attraverso il suo calore, gli
uomini iniziarono a cucinare i cibi, grazie alla luce che generava riuscirono a
sconfiggere la Paura ancestrale del buio e a dominare la notte, quel fuoco che
sempre acceso, ha saputo accompagnare lo sviluppo e l’evoluzione della nostra
nazione, L’ITALIA. Nel mondo in cui viviamo, dove i mercati internazionali hanno
allargato la loro competizione, e sempre più indispensabile nell’affrontare le sfide
che si gareggiano spesso al di fuori dei territori di produzione, avere collaboratori
allenati in grado di superare situazioni sempre più complesse.
Vi è capitato sicuramente in questi ultimi anni, di confrontarvi con amici parenti
e conoscenti, su un argomento che ha portato all’interno delle famiglie diretta-
mente o indirettamente paura e instabilità per il futuro; questa parola è CRISI.
Questa parola, è in grado di generare limitazione, frustrazione e d’emotività.
Esistono MERCATI IN CRISI? O, esistono PERSONE IN CRISI, che formano i
mercati?
Sino agli anni 70, si considerava principalmente la razionalità legata al Quoziente
Intellettivo (Q.I.), trascurando il Quoziente Emotivo (Q.E.). Oggi le più evolute
tecniche di valutazione e valorizzazione, dimostrano il ruolo fondamentale del
binomio Emozione-Intelletto. Infatti, nonostante una progressiva informatizza-
zione ed automazione, l’evoluzione dell’uomo, rimane sempre un fattore deter-
minante che fa la differenza. Potenziarne le sue capacità, trasformandole in
obiettivi, sono esercizi quotidiani, necessari per ottenere quella marcia in più
tanto ambita, che non solo aumenterebbe i parametri di reddito, ma condurrebbe
allo stesso tempo ad una più elevata qualità dei cittadini. INVESTIRE NELLE
RISORSE UMANE è necessario, poiché esattamente come accade acquistando
macchinari più moderni, computer più veloci, si migliora il processo produttivo
con risultati economici evidenti, altrettanto evidenti se non maggiori sono i ri-
sultati ottenibili aiutando il proprio personale a migliorare se STESSO.
Non occorre essere esperti in agricoltura, per sapere che ogni terreno affinché
produca al suo meglio va curato, e che limitarsi a seminare ben presto lo farà
inaridire, cosi accade anche con le persone. Coltivare le relazioni, significa pro-
prio questo, non limitarsi a raccogliere ma nutrire anzitutto, questo con l’utilizzo
dei social network sta mutando.
Ritengo che sia proprio il potenziamento e l’investimento nelle risorse umane
la chiave per entrare con successo nel business del terzo millennio, qualunque
esso sia, dove nonostante una progressiva informatizzazione ed automazione
l’apporto umano resterà il fattore competitivo più determinante. Occorre in-
somma coinvolgere le persone in un progetto che vada al di là delle contingenze
e del business plan, perché MOTIVARE significa principalmente ISPIRARE.
Davide Geraci
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Presentazione
Mi chiamo Davide Geraci, sono nato a Cinisello
Balsamo periferia nord di Milano il 12 luglio
1972, (secondo ed ultimo figlio), da genitori che
negli anni 60, hanno abbandonato il loro paese
di origine “Mazzarino” comune della provincia di
Caltanissetta, immigrando nelle città industria-
lizzate dell’Italia del nord MILANO. Oggi a qua-
rantatré anni, padre di due splendidi bambini
Marco di undici e Sara di nove anni, mi pongo
come obiettivo l’ampliare di conoscenze nell’ambito della comunicazione. Era
l’estate del 2014, tardo pomeriggio facevo zapping alla tv finché apparse su rai-
news24 l’On. Franco Frattini, che attivamente rispondeva a delle domande
della giornalista e nella didascalia apparse “Presidente della S.I.O.I.” (fu la
prima volta che vidi questa sigla). Mi incuriosi a tal punto, che presi immediata-
mente in mano il mio smart-Phone, capii che gli argomenti trattati dall’organiz-
zazione erano di mio interesse. Dopo aver visto le tematiche affrontate, decisi
di iscrivermi al Master in “Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali”.
L’uomo compie quotidianamente immensi sforzi per realizzare se stesso e i pro-
pri sogni, ma spesso incontra grossi ostacoli, le sue intime paure, i dispiaceri
degli eventi quotidiani che spesso e volentieri si trasformano in un mucchio di
frustrazioni e di abitudini che contribuiscono negativamente a seppellire i
nostri sogni rendendoli in realizzabili. Tutti abbiamo dei sogni, ne abbiamo di
diversi. I sogni variano in relazione con l’età, il sogno di un bambino di cinque
anni che vive in Europa potrebbe essere quello di possedere una bicicletta, per
vivere la mobilità. Viceversa quello di un quattordicenne potrebbe alimentare la
voglia e il desiderio della velocità di uno scooter, il diciottenne quella di una
vettura e cosi in altri ambiti. La volontà, il desiderio e l’interesse nel miglio-
ramento quotidiano mi hanno spinto a decidere di affrontare questa nuova av-
ventura formativa che mi vedrà impegnato nella stesura della mia tesina. L’unica
cosa certa nella vita è il “cambiamento”. L’abbiamo visto nella storia sino ai
giorni nostri ed è l’unica fonte di miglioramento. Di conseguenza, o accette-
remo questi cambiamenti o rimarremo indietro, la società va sempre più veloce
e noi dobbiamo essere pronti ad aggiornarci senza distruggere la nostra integrità
fisica e mentale. L’incertezza sul proprio futuro diventa una delle cause più
importanti di ansia e paura e crea una forte diminuzione dello stimolo motiva-
zionale dell’individuo che non sa come muoversi per assicurare a sé e alla pro-
pria famiglia una vita tranquilla. Di conseguenza grazie a questa nuova sfida
personale, mi permetterà di sentirmi più attivo e partecipe nell’evoluzione della
mia esistenza, dandomi maggior consapevolezza e più ragguardevoli opportunità
lavorative.
https://www.linkedin.com/profile/view?id=105884962&trk=nav_responsive_tab_profile
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Capitolo I:
IL MADE IN ITALY
Che cosa è il Made in Italy?
Storicamente è un'espressione in lingua in-
glese apposta dai produttori italiani, specie da-
gli anni ottanta in poi, nell'ambito di un processo
di rivalutazione e difesa dell'italianità del pro-
dotto, al fine di contrastare la falsificazione della
produzione artigianale e industriale italiana, so-
prattutto nei quattro tradizionali settori di moda,
cibo, arredamento e meccanica (automobili, di-
segno industriale, macchinari e navi), in Italiano noti anche come le "Le quattro
A" da: Abbigliamento, Agroalimentare, Arredamento e Automobili.
Come dice “Ferruccio Ferragamo” Presidente della Salvatore Ferragamo spa, “il
made in Italy è un secondo brand”. Non è sempre stato così, infatti originaria-
mente l'espressione Made in Italy aveva un'accezione quasi negativa.
Tale espressione fu imposta ai produttori italiani negli anni '60 da Francia e
Germania per indicare ai loro cittadini che i prodotti non erano realizzati nelle
proprie nazioni, che avevano abbandonato l'industria povera del tessile e della
calzatura.
Oggi ne possiamo andare fieri, il Made in Italy è il raggiungimento di un marchio
commerciale che indica che un prodotto è completamente progettato, fabbri-
cato e confezionato in Italia. Secondo uno studio di mercato realizzato dall'a-
zienda KPMG1, il Made in Italy è il terzo marchio al mondo per notorietà
dopo Coca Cola e Visa.
(1) http://www.kpmg.com/it/it/pagine/default.aspx
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L’arte e l’ispirazione del Made in Italy:
In ogni caso, sia per le sue positività che negatività, il made in Italy, prende
ispirazione grazie agli stili che hanno contaminato l’Europa e in questo caso
l’Italia. Il Liberty, l’Art Decò, il Futurismo e il Razionalismo hanno saputo
influenzare il popolo durante la sua crescita evolutiva, i
quali sono stati classificati e utilizzati di riflesso per la pro-
duzione del design Italiano dell’ultimo secolo. Natural-
mente la nozione di stile non è intesa nella sua eccezione
più banale, secondo Hauser(1), “lo stile è il concetto fon-
damentale e centrale della storia dell’arte, senza di esso ci
sarebbe tutt’al più una storia degli artisti nel senso di un
rapporto sui maestri operanti contemporaneamente e suc-
cessivamente e un catalogo delle loro opere sicure o pre-
sunte”.
Più problematico è assegnare il concetto di stile alla realtà
dei fatti, alla storia piuttosto che alla loro interpretazione,
cioè alla storiografia (2).
L’artificio storiografico, non nega l’unicità è irripetibilità
delle opere, ma per comprenderle è necessario ricono-
scerle le varianti che le legano l’una all’altra.
L’idea di costruire e utilizzare metodologicamente “artifici
storiografici” è imposta dalla fenomenologia propria delle
arti contemporanee. In passato infatti, uno stile durava secoli, mentre oggi dura
talvolta appena qualche lustro.
A un codice stile forte, si sono sostituiti tanti codici stile deboli: gli “ismi” (3).
Cosicché, alle ambiguità proprie del concetto di stile, si è recentemente aggiunta
quella della precarietà delle tendenze, delle poetiche, del rapido consumarsi
dei gusti e delle mode.
(1) Hauser http://it.wikipedia.org/wiki/Arnold_Hauser (2) Storiografia http://www.treccani.it/enciclopedia/storiografia/
(3) Ismi http://www.palazzostrozzi.org/allegati/picasso/ismi_ita.pdf
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In sintesi, quale che sia la forma d’arte da esaminare, nel nostro caso l’industrial
design, e quale che sia la durata delle fasi, Il Liberty, l’Art Decò, il Futurismo, il
Razionalismo e le altre categorie costruttive; i creativi prendono le proprie ispi-
razioni e idee.
Dobbiamo sempre considerare queste tendenze, correnti e movimenti e di breve
enti come stili, o meglio codici-stile, ancorché deboli e di breve durata, e soprat-
tutto, ripeto come dei parametri di riferimento, rispetto ai quali rapportare le
opere reali.
Un'altra tesi è quella per cui tutto il discorso sul design, segnatamente in Italia
dove mancano o almeno sono mancati più solidi riferimenti (risorse, grandi
imprese industriali, vasta committenza), possa trovare il suo esito in un fattore
più inclusivo e riduttivo degli altri; il fenomeno del gusto intenso e del piacere
estetico.
A esso bisogna condizionare i quattro momenti della progettazione della pro-
duzione, della vendita al consumatore, nonché gli stessi aspetti artistici, tec-
nici, sociali, economici, semantici di cui è piena la letteratura sul design.
http://www.ibs.it/code/9788842066231/de-fusco-renato/storia-del-design.html
http://www.ibs.it/code/9788842082552/de-fusco-renato/made-italy-storia.html
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L’Italia e le sue industrie.
Lo stile liberty(1), parlando dei principali artisti europei attivi all’inizio del xx
secolo, osserva che l’alto valore della loro opera, fissa il principio della qualità
nel prodotto industriale, sostituendo al feticismo del prodotto o della merce,
con il feticismo del progetto.
Con lo stile Liberty, non nasce l’industrial design, ma un artigianato con mag-
giori intenti di quelli tradizionali. Infatti sarà ben ricor-
dare, che molte fra le principali aziende Italiane erano
in piena fioritura già nell’Ottocento.
Giusto per fare qualche nome, in campo siderurgico
vengono fondate la Terni 1884, la Breda nel 1886, la
Tosi nel 1882, nel settore della ceramica emerge la fab-
brica Richard fondata prima del 1880, che nel 1898 si
unisce alla Ginori di Firenze, le industrie meccaniche
più importanti impegnate nella costruzione della rete
ferroviaria, le officine di Pietrarsa e dei Granili, oltre
alla Guppy, a Napoli.
Nel 1884 inizia la sua attività la Stigler che produce
ascensori su brevetto Otis, nel 1872 nasce la Pirelli.
Nella seconda metà dell’Ottocento, l’industria navale le-
gata al nome di Florio, è la più importante grazie alle
risorse economiche di alcune società Borboniche, che
ne hanno finanziato i progetti.
L’industria del mobile, collocata nell’area della Brianza,
è forse fra le più antiche d’Italia, nel 1899 a Torino na-
sce la Fiat, pertanto lo sviluppo dell’industria Italiana
non è in sincronia con l’Art Nouveau, ma che subito
dopo influenzo maggiormente il Floreale italiano(2), a cominciare dai più noti
(1) Liberty http://www.arteliberty.it/storia.html
(2) Floreale http://it.wikipedia.org/wiki/Art_Nouveau
Davide Geraci
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architetti e artefici nostrani, grazie agli impianti dell’Esposizione Universale di
Torino nel 1902. Le maggiori influenze del Liberty furono trasmesse dalla Ger-
mania e dall’Austria, dovute dalle influenze e dalle impronte
nelle regione del nord durante gli anni della Secessione. Il
Floreale, è legato a una parte della borghesia imprenditoriale
abbastanza indipendente, almeno per gli interessi culturali,
dell’organismo statale e quindi della vera e propria classe di-
rigente. Infatti l’imprenditore Lombardo, Piemontese e Veneto,
si rapportava con gli ambienti Europei, con i quali era solito
trattare per ambire a nuovi modelli produttivi. Nel campo delle esposizioni, dopo
quella di Torino del 1902, dove per altro figurarono le prime
automobili, va ricordata quella di Venezia del 1903, nella quale
riscossero grande successo le Sale del Mezzogiorno, dirette
da Ernesto Basile(3), che univano prodotti siciliani e napole-
tani. Possiamo ricordare l’imprenditore Vittorio Ducrot(4) ed
associarlo all’industria del mobile, che nel 1911 aveva una pro-
duzione per la lavorazione del legno con le macchine più mo-
derne del tempo, ed impiegava già 400 addetti. Nel quadro
Italiano del primo novecento, ricordiamo L’architetto Moretti(5) e il mobiliere
Ceruti di Milano, che furono determinanti nell’esposizione di Milano del 1906.
Per l’occasione ci fu l’apertura del traforo del Sempione, a tal proposito fu
strategico la presenza delle migliori automobili italiane, con i modelli Fiat, Isotta
Fraschini e Pirelli. I rapporti fra l’Italia e l’Europa costituivano un continuo scam-
bio; l’imprenditoria siciliana, ad esempio importava dalla Francia e dall’Inghil-
terra macchinari, materiali, modelli, mano d’opera specializzata. Del resto
come sostiene Morandi, tutta la giovane industria Italiana si avvalse dell’ele-
mento tecnico e dirigenziale venuti da fuori, infatti tedeschi, svizzeri, francesi
erano i capi-fabbrica e il personale tecnico, s’importava insieme al macchinario.
(3) Ernesto Basile http://www.treccani.it/enciclopedia/ernesto-basile/
(4) Vittori Ducrot http://www.treccani.it/enciclopedia/vittorio-ducrot_%28Dizionario-Biografico%29/
(5) Luigi Moretti http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Moretti_%28architetto%29
Davide Geraci
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Lasciato alle spalle lo stile Liberty, incalzo la reazione Futuristica, con il manifesto
di Marinetti(6) che fu pubblicato a Parigi nel 1909, il primo movimento d’avan-
guardia che si presenta con caratteri non specificatamente
orientati in un singolo settore di attività, ma come proposta
integrale di rinnovamento della cultura e del comportamento
stesso, realizzando cosi, con una formula del tutto nuova e ri-
voluzionaria, una tendenza nuova all’incontro diretto e alla
continuazione tra arte e vita, che era partita dall’estetica in-
glese.
A differenza del Liberty che ebbe sempre natura moderna e conciliante, il Futu-
rismo fu invece appunto il primo movimento d’avanguardia, con maggiori con-
notazioni proprie delle correnti rivoluzionarie artistico letterarie. Per alcuni
aspetti il Futurismo, condizionò le tecniche produttive italiane nel primo ven-
tennio, specialmente nel campo dell’architettura utilizzate nell’arredamento
e nell’architettura d’interni, mattonelle lampade e complementi di arredo.
Nel 1925, all’esposizione di Parigi, si formarono alcuni dei più importanti archi-
tetti del Razionalismo Italiano: Gino Pollini(7), Adalberto Libera(8), Luciano Bal-
dessari(9), il Futurismo ebbe un ruolo notevole nella formazione del Razionali-
smo italiano che, per opposizione o aderenza, si avvalse anche di altri orienta-
menti quali l’Art Dèco, il Novecento e il Neoclassicismo lombardo.
Il tutto al fine di definire meglio l’Italian-stile e in pari tempo le sue opere più
importanti, colte nella loro storicità, vale a dire il legame con i fatti e le idee del
proprio tempo. Ora mentre nel campo delle arti applicate erano in voga il Liberty,
il Futurismo e l’Art Dèco, stili orientati sul continuo piuttosto che sul discreto,
il Razionalismo prendeva forma nel campo delle automobili, fossero esse Fiat,
Alfa Romeo, Isotta Fraschini, Bianchi ecc.
(6) Filippo Tommaso Marinetti http://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-tommaso-marinetti/
(7) Gino Pollini http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/Gino-Pollini/
(8) Alberto Libera http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/Adalberto-Libera/
(9) Luciano Baldessari http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/Luciano-Baldessari/
Davide Geraci
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In generale possiamo dire che fino agli anni trenta ciò il periodo dove si afferma
lo Streamline(10), tutti i modelli di automobili sono conformati da parti netta-
mente distinguibili. Nello stesso periodo, si affermava l’architettura e il mobile
razionale, le auto hanno già cambiato stile, approdando all’aereo dinamismo e
tutto dalla parte del continuo, permanendo fino ai nostri giorni. Come dicevamo
prima la Fiat nacque nel 1899, fondata da Giovanni Agnelli(11) insieme a un
gruppo di finanzieri aristocratici, che sfornarono il loro primo modello chiamato
3,5 HP. Ancora più individuale fu l’iniziativa di Vincenzo Lancia(12), che esordi
come meccanico, collaudatore e progettista alla
Fiat, per poi fondare e costruire un’azienda intitolata al
suo nome nel 1906. Più complessa la vicenda dell’Alfa
Romeo, che nacque dalla decisione dell’azienda Fran-
cese Darracq (13), di far assemblare per motivi di tasse
doganali alcuni suoi modelli in territorio Italiano, e più precisamente nella peri-
feria nord-ovest di Milano.
Non avendo molto successo, incarico Giuseppe Merosi(14) di progettare due
auto, così si formò nel 1910 ALFA “Anonima Lombarda Fabrica Automobili”. Suc-
cessivamente l’ingegnere napoletano Nicola Romeo(15), alto funzionario della
Banca di Sconto che deteneva la maggioranza del pacchetto azionario dell’Alfa,
incorporò una serie di aziende lombarde, romane e napoletane, creando la So-
cietà Anonima ing. Nicola Romeo & C, dando luogo al nome definitivo
dell’azienda Alfa Romeo. Grazie agli sviluppi delle industrie delle automobili, ci
fu una espansione per il settore dell’aereonautica nei cantieri di Monfalcone
(una delle industrie sorte nel ventennio), l’esito di questa intensa attività pro-
gettuale fu un successo per il settore anche in paesi più progrediti. Infatti, dei
1800 aeri prodotti nel 1939 molti erano esportati in Germania e in Inghilterra,
(10) Renato Fusco Streamline http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/Streamline/
(11) Giovanni Agnelli http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Agnelli_%281866-1945%29
(12) Vincenzo Lancia http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/vincenzo-lancia/
(13) Darracq http://it.wikipedia.org/wiki/Darracq
(14) Giuseppe Merosi http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Merosi
(15) Nicola Romeo http://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Romeo
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il progettista Filippo Zappata(16) dopo aver lavorato per cinque anni presso Blè-
riot, entra in Breda, e nel 1948 ne realizza di nuovi con accorgimenti notevoli
sotto l’aspetto della linea aerodinamica.
L’impulso produttivo industriale, si sviluppa nel continuo allungamento delle
linee ferroviarie, la Fiat e la Breda in collaborazione agli ingegneri delle Ferrovie
dello Stato (F.S.), realizzano il passaggio dal discreto al continuo con la loco-
motiva E428 II serie; era il 1939. Pochi rammentano che solo fino a ses-
sant’anni fa il nostro paese, oggi tra i più industrializzati e prolifici dell’Eu-
ropa/mondo, era una società incentrata sull’agricoltura.
La velocità dello sviluppo, non a caso definito “boom eco-
nomico”, successivo alla guerra conclusasi con la vittoria
degli Alleati e la successiva introduzione del piano Mar-
shall(17), per le imprese Italiane fecero sì che la popolazione
passasse in pochi anni da uno stato di povertà e analfa-
betismo ad un improvviso benessere. Auto, appartamenti
riscaldati muniti di ogni confort, figli istruiti, sono stati alcuni dei numerosi van-
taggi che hanno fatto seguito al frenetico sviluppo delle aziende Made in Italy.
D’altra parte per gli imprenditori dell’epoca trovare persone disposte ad impe-
gnarsi al proprio meglio pur di conseguire quel benessere non era una diffi-
coltà come non lo era nemmeno la concorrenza, giacché tutti i mercati erano
pressoché vergini.
http://www.ibs.it/code/9788842082552/de-fusco-renato/made-italy-storia.html
http://www.ibs.it/code/9788842066231/de-fusco-renato/storia-del-design.html
(16) Filippo Zappata http://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-zappata_%28Enciclopedia_Italiana%29/
(17) Marshall http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/piano-Marshall/
Davide Geraci
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La creazione dei BRAND.
Il Made in Italy è un'espressione che evoca in tutto il mondo l'idea dei prodotti
italiani, rappresenta la qualità, la creatività e l'inventiva caratte-
ristica dell'Italia e dei suo artisti artigiani, è l’orgoglio per i produttori
italiani.
Una situazione perfetta il periodo del Floreale, che come abbiamo
detto ha consentito all’Italia di rilanciarsi nel mondo ed affermare il
proprio marchio come simbolo di qualità universale riconosciuto.
Il motivo della fama di questa espressione che nel tempo è diven-
tata un vero e proprio brand, è la qualità che caratterizza le eccel-
lenze artigianali e industriali italiane.
Dalle calzature al pret à porter, dalle biciclette alle automobili, senza
dimenticare le eccellenze enogastronomiche, i prodotti italiani che
si fregiano di questo titolo sono particolarmente ricercati sui mercati
mondiali per la qualità e l'affidabilità, per la fantasia e l'originalità
del design, per la loro durata e sicurezza, per il gusto e il sapore
inconfondibili.
Oggi i marchi italiani, sono molto apprezzati nel mercato interna-
zionale per il loro design innovativo e per la qualità dei materiali.
Basti pensare alla moda dove il Made in Italy conta nomi eccellenti
come Valentino, Giorgio Armani, Dolce & Gabbana e Prada.
Oppure dalle macchine alle moto Made in Italy, con la Ferrarri e la Ducati e ai
grandi designers e architetti italiani come Giorgetto Giugiaro, Sergio Pininfa-
rina e Massimiliano Fuksas che hanno firmato progetti internazionali; Il Made
in Italy è orgoglio italiano al 100%. Il Made in Italy, è anche formato da un
patrimonio enogastronomico senza pari al mondo, uno stile alimentare che fa
perno sulla dieta mediterranea, quale modello di alimentazione sana ed equili-
brata. Così il comparto agroalimentare è diventato negli ultimi anni, un vero
punto di forza del Made in Italy, facendo leva su una qualità che non si limita
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solo alla bontà e alla genuinità, ma significa anche garanzie di sicurezza, salu-
brità e origine, diventando così un fattore centrale di competitività. A garantire
sia la provenienza che l'ideazione e la realizzazione dei prodotti Made in Italy, in-
tervengono sia i consorzi di tutela che i singoli produttori, mentre agenzie indi-
pendenti ne certificano la qualità e vigilano contro sofisticazioni e contraffazioni.
http://www.italia.it/it/idee-di-viaggio/made-in-italy.htmln http://www.webpromoter.com/articoli/made-in-italy/
I consorzi per la tutela del Made in Italy.
Molte delle produzioni artigianali e industriali che garantiscono l'origine dei
prodotti made in Italy, si fregiano di marchi e riconoscimenti
internazionali come: i vini DOC, a Denominazione di Origine
Controllata, o i formaggi DOP, a Denominazione di Origine
Protetta, mentre altri, come tessuti, arredi e accessori d'ab-
bigliamento, sono tutelati da brevetti e copyright che ne as-
sicurano l'unicità.
Spesso il motivo di una visita in Italia è proprio questo, scoprire da vicino i luoghi
del Made in Italy, osservare come vengono realizzati i suoi prodotti, collegarsi
alla tradizione e alla cultura che li ha generati. È assai difficile, tornare a casa
senza portarne con sé almeno un ricordo. Per far conoscere e promuovere
il Made In Italy, in Italia, durante l'anno, è un susseguirsi di incontri, fiere,
show room, all'insegna del buon gusto, della qualità, della ricerca e della tra-
dizione.
Si tratta di iniziative che spesso uniscono il carattere della mostra mercato all'e-
vento culturale, occasioni per conoscere l'arte e la storia del Belpaese. Il mar-
chio Made in Italy, è diventato fondamentale per l'export italiano, ed è così noto
a livello mondiale da essere considerata una categoria commerciale a sé stante.
Dal 1999, la dicitura Made in Italy ha cominciato ad essere tutelata da associa-
zioni come l'Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani e regolata da leggi
statali. Nel 2009, è stata emanata una legge per tutelare il made in Italy: il
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decreto legge nº 135 del 25 settembre 2009 contiene l'art. 16 dal titolo Made in
Italy e prodotti interamente italiani. Conseguenza di questa legge è pure il mar-
chio DMI® che significa Designed & Manufactured in Italy, preferito da molte
aziende che lo trovano più esplicativo. All'estero, infatti, i prodotti italiani hanno
nel tempo guadagnato una fama, con corrispondente vantaggio commerciale.
Il Made in Italy, è parte della cultura di questo paese, è una delle sue identità
culturali, e ne è anche uno degli elementi di immagine, come ricorderò di seguito
con molti esempi. Il valore dell’estetica (1), il mangiare bene, il vestirsi bene, il
vivere bene in un ambiente gradevole, tradotto in un vestito di Armani piuttosto
che in un Brunello di Montalcino o in una macchina di design Pininfarina. Questo
stile di vita, viene associato con prodotti, che dal punto di vista della loro qualità
e della loro fruizione, hanno un alto contenuto estetico.
Il Made in Italy, è un elemento centrale dell’identità culturale di questo paese;
qui si fanno le scarpe in un certo modo perché questo è un paese che ha un
certo gusto estetico, una certa storia. Questo è il paese del Rinascimento(1), di
Raffaello, di Leonardo ...tutto questo conta, perché fare una scarpa non è difficile
di per sé, non c’è neanche da metterci nessun microprocessore, è pelle, il pro-
dotto più vile del mondo dal punto di vista materiale; non è neanche competitivo
in termini di costo, perché le scarpe di Formosa o delle Filippine si fanno con un
costo del lavoro 30 volte minore.
Ma a parte questo, la moda è sì un fatto mondano, ma
dietro quella mondanità c’è uno spessore di professio-
nalità, di know-how, di sapere, di lavoro, di innova-
zione, di ricerca, di qualità, di straordinario valore. Il fatto di essere un paese
del Made in Italy, inteso come un paese che ha un profilo fortemente estetico,
non va vissuto come una diminuito, come qualcosa di effimero, come qualcosa
di banale e di superfluo, ma va vissuto come un elemento di forza. Purtroppo
così non è.
(1) http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/rinascimento/
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Il paese non vive questa sua identità come un elemento di forza, perché siamo
tutti figli di una cultura industriale. Pensiamo che l’innovazione ci sia solo se c’è
un computer, così come una volta solo in presenza di una bella macchina stam-
pante che stampava qualcosa o un tornio. Se c’è quello, c’è l’innovazione, altri-
menti non c’è.
Mentre invece, fare un buon olio richiede una capacità innovativa (2), esatta-
mente come fare un buon computer; fare un vestito
di Armani richiede una capacità professionale, di
ricerca sul prodotto e sul materiale esattamente
come fare un buon tornio.
L’innovazione, non è qualcosa che appartiene a un
settore piuttosto che a un altro, perché se fosse
così, non si capirebbe perché l’Olivetti abbia chiuso. Non basta saper fare un
computer o un microprocessore, dipende da che computer fai. In Italia è stata
applicata per lungo tempo una tesi del tutto sbagliata, secondo cui ci sono: set-
tori maturi e settori non maturi.
E’ una tesi del tutto accademica ed astratta, perché non esistono i settori maturi
e i settori non maturi in sé, ma esistono settori nei quali puoi incorporare il
massimo di innovazione incorporabile in quel settore, e in questo caso non è
maturo, oppure non sei capace di farlo e in questo caso diviene maturo.
(2) http://censimentoagricoltura.istat.it/fileadmin/template/main/res/Qualita_punto_di_forza_del_Made_in_Italy.pdf
Credere nel nostro valore e implementare le attività di MK:
Qualsiasi cittadino italiano, crede che se bisogna comprare una buona macchina
per produrre qualche cosa, sia meglio andare in Germania. Questo perché l’im-
magine della Germania è legata al produrre, e in particolare alla tecnologia mec-
canica. Siamo a conoscenza che nel 50% del settore dei beni strumentali, l’Italia
è paese leader nel mondo?
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Dalle macchine per fare il meccano-tessile, alle macchine per la calzatura,
alle macchine del legno, al packaging, alle macchine tipografiche, alla com-
ponentistica alta.
E non è neanche strano, perché se siamo così forti nella moda, è evidente che
siamo anche così forti nelle macchine per produrre quel bene finale, sarebbe
infatti assai difficile fare dei buoni prodotti avendo, delle macchine pessime. Nel
settore del machinery, dei beni strumentali, delle tecnologie sia meccaniche
sia informatiche, siamo un paese forte, ci sono imprese italiane che i robot ai
giapponesi, li vendono e non li comprano.
Il più grande gruppo siderurgico mondiale giappo-
nese, ha concluso una joint-venture con il gruppo
Tekint-Dalmine, in cui i giapponesi hanno voluto che
la joint-venture si facesse al 51% per Dalmine e che
fosse Dalmine a gestire questo enorme impianto si-
derurgico che è il più moderno e il più avanzato del
mondo, giusto per fare il più banale esempio di questi giorni.
In Giappone, il più grande e più moderno stabilimento siderurgico giapponese è
una joint-venture italo-giapponese gestita dagli italiani. Questa è una immagine
che il paese non riconosce di sé e che il mondo non ha, un altro fattore che
dobbiamo essere capaci di mettere in campo migliorando le attività di comuni-
cazione. Non si ha piena consapevolezza di tutto ciò che rappresenta in termini
di forza il Made in Italy, non si ha consapevolezza che il Made in Italy, è assai
più largo di quello che si pensa, e che in realtà noi siamo un grande paese,
espressione che difficilmente usiamo. Questo è un problema culturale. Ci sono
tante ragioni, sarebbe interessante dedicare una riflessione ampia e non un in-
tervento di pochi minuti, del perché l’Italia sia un paese che ha il rischio co-
stante di una crisi di autostima del perché non abbia coscienza di sé.
Una, per esempio, è che siamo un paese che ha soltanto 130 anni di storia
nazionale unitaria, sembra una sciocchezza, ma non lo è. I grandi paesi che
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hanno una forte identità, come Francia, Inghilterra o Spagna, sono paesi che
hanno una storia unitaria di secoli, che hanno dominato il mondo, che hanno
avuto imperi, conta tutto questo nella storia di un popolo.
Un popolo ha dei codici genetici esattamente come un individuo, se poi in questi
130 anni, ci mettete anche vent’anni di fascismo, la sua esasperata logica
nazionalistica, capirete perché, per reazione contraria, nell’immediato dopo-
guerra non essere nazionalisti diveniva giusto.
Ciò giungeva fino a negare anche il valore dell’identità nazionale, per cui una
parola come Patria per molti anni non è stata più pronunciabile. Noi abbiamo
tradizionalmente avuto difficoltà a fare sistema, cioè a proiettare sui mercati
internazionali non la singola impresa, perché la singola impresa italiana sui mer-
cati internazionali ci va da molto tempo con uno straordinario coraggio, e pro-
prio perché ci va quasi sempre da sola, ci va con una capacità di sfida e di
competizione anche più forte e molto spesso vincente bensì a produrre una
proiezione di sistema, a proiettare il sistema-paese.
Questa difficoltà però è sempre meno accettabile e sostenibile, perché nella glo-
balizzazione la competizione è sempre di meno soltanto tra singole imprese e
sempre di più tra sistemi. Quindi, il proiettarsi come sistema-paese è un valore
aggiunto, di cui l’impresa ha sempre più necessità, tanto più questo discorso
vale per l’Italia, che ha una morfologia del suo apparato produttivo caratterizzata
essenzialmente da imprese di piccola e media dimensione.
Queste non hanno per una ragione dimensionale, dentro di sé tutte le funzioni
e tutte le risorse necessarie per proiettarsi sui mercati, e dunque hanno biso-
gno di ritrovare fuori di sé risorse e strumenti di cui hanno necessità ma di cui
sono prive. La costruzione di una strategia di sistema, è tanto più necessaria
perché in una competizione globale che esalta l’elemento sistemico, questo va-
lore aggiunto diventa decisivo. Ed è quello che dobbiamo fare, lavorare inten-
samente in sistema.
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Abbiamo tutti la responsabilità di far acquisire al paese maggiore consapevo-
lezza della forza che ha, e di tutte le risorse di cui dispone, perché averne con-
sapevolezza ci permette di utilizzarle nel modo migliore, sviluppando tutte le
potenzialità permettendoci i più alti benefici.
Valore alle risorse umane, cogliere e interpretare i mutamenti:
Oggi le cose però sono mutate, dalla globalizzazione, alle dislocazioni produt-
tive e con l’avvento del Web, si sono ampliate le politiche commerciali. Se Ieri
bastava aprire un’attività qualunque per vedere i propri affari lievitare, e ancora
bastava offrire un qualunque lavoro per aver al proprio fianco persone vera-
mente motivate ed affidabili, oggi non è più così.
Ci siamo concentrati su gli unici investimenti che ritenevamo necessari, cioè i
macchinari e gli impianti produttivi, sempre più potenti per soddisfare una
domanda che non sembrava mai finire. Ed invece fini, o per lo meno ha avuto
un brusco rallentamento, accentuando cosi i toni della concorrenza aziendale.
Intanto la popolazione si è evoluta, crescita nel benessere, ha studiato, possiede
l’auto, la tv, lo stereo, la lavatrice, il pc, lo smart Phone, ed ora ambisce a rico-
prire mansioni più qualificate ed appaganti.
Quello che non è cessato invece, è stato il continuo in-
vestimento da parte d’imprenditori e manager in mac-
chinari, che però adesso invece di produrre il più
possibile doveva essere in grado di ridurre i costi per
poter cosi abbassare i prezzi. Una guerra fatta di nu-
meri, che ha portato come conseguenza numerosi li-
cenziamenti, e la vittoria apparente delle macchine sull’uomo. Una concezione
miope del lavoro in azienda, che condiziona tutt’oggi ancora molte aziende
anche grandi.
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Sono molti, i capitani d’azienda che nonostante l’evidenza dei fatti continuano a
sostenere la bontà delle proprie scelte, giustificando eventuali défaillance con
una presunta crisi del settore. Ma sarà vero? Per crisi, di solito si intende qual-
cosa di temporaneo, di passeggero, mentre migliaia d’aziende non riescono a
fare utili da decenni. Proviamo allora a tornare a quanto osservato in prece-
denza, ovvero le percentuali d’investimento in macchinari/impianti (80% circa
del fatturato) e quelle in formazione personale (meno del 1%, ’82,6% di esse
ritiene che la formazione non sia necessaria semplicemente perché il proprio
personale è già qualificato (1)) e ci appariranno allora una nuova ed efficace
chiave di lettura del vero problema, ovvero non sono i mercati in crisi ma le
persone, i mercati sono solo una conseguenza dei quello che le persone sono
in grado di fare in diversi momenti e situazioni dell’economia.
Il personale, ovvero la forza produttiva principale d’ogni azienda, anche dotate
d’apparecchiature milionarie, sono sempre alla ricerca di figure chiave, dal ma-
nager che prende le decisioni e se ne assume le responsabilità di un gruppo,
al centralinista motivato capace di rispondere in maniera efficace al telefono.
(1) Istat LA FORMAZIONE NELLE IMPRESE IN ITALIA file:///C:/Users/davide_2/Downloads/Formazione%20nelle%20imprese%20-%2001-ago-
2013%20-%20Testo%20integrale.pdf
Qualità come punto di forza del made in Italy:
Il sesto Censimento Generale dell’Agricoltura, è stato anche l’occasione per
registrare come, nell’ultimo decennio, gli im-
prenditori agricoli italiani hanno condiviso l’im-
pegno per il miglioramento delle produzioni,
e di misurare quale è stato l’impatto di questo
impegno sull’organizzazione dei mezzi di
produzione.
In questo decennio l’evoluzione degli stili alimentari ha portato ad alzare con-
tinuamente l’asticella della qualità e della sicurezza alimentare, diventata oggi
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un pre-requisito. Lo dimostra il fatto che sugli scaffali dei supermercati e degli
altri punti vendita, non esista più la seconda scelta. Per la carne ad esempio, è
sparita la bassa macellazione, tutti i tagli sono di prima scelta, l’olio d’oliva è
quasi totalmente “extravergine”.
Sempre maggiore anche la quota di Doc(1) e Docg(2) tra i vini proposti nella
grande distribuzione. Anche una categoria di prodotto apparentemente immu-
tabile come il latte, è stato “segmentato” con l’introduzione dell’alta qualità, che
presuppone l’adozione lungo la filiera di tecniche di produzione, in grado di au-
mentarne di qualche punto il tenore proteico. Solo l’ortofrutta ha dovuto sacrifi-
care in qualche caso calibro e qualità organolettica, sull’altare delle piattaforme
a libero servizio, per le quali il mercato prediligeva caratteristiche di preserva-
bilità e resistenza alle movimentazioni.
La reazione del consumatore a questa “discriminazione” ha portato tuttavia nel
periodo più recente al miglioramento dell’offerta, anche delle referenze orto-
frutticole, con la proposta di linee di prodotto al giusto grado di maturazione,
come se fosse “appena colto”. Esempi quelli appena tracciati, testimoniano l’ele-
vata professionalità dei produttori agricoli italiani. Un know-how che ha consen-
tito di dribblare negli ultimi 10 anni la gran cassa, talvolta eccessiva dell’allarmi-
smo collegato a veri o presunti scandali alimentari, che hanno avuto quasi sem-
pre origine fuori dai nostri confini (dalla Bse (3) Bovine Spongiform Encephalopa-
thy, all’influenza aviaria e suina, alle contaminazioni con diossina). Standard
qualitativi e sanitari elevati, diventati ormai pre-requisito, che non hanno im-
pedito ai produttori di sviluppare ulteriori strategie di valorizzazione, puntando
sull’origine e sulla modalità di produzione. Oggi il paniere dell’alta qualità italiana
è composto infatti da prodotti da agricoltura biologica, prodotti da agricoltura
integrata e soprattutto da prodotti tipici, a cui sono legate le maggiori chance di
crescita nei mercati internazionali. L’Italia vanta infatti la maggiore esten-
sione europea e la maggiore differenziazione produttiva nel biologico
(1) DOC http://it.wikipedia.org/wiki/Denominazione_di_origine_controllata
(2) DOCG http://it.wikipedia.org/wiki/Denominazione_di_origine_controllata_e_garantita
(3) Bovine Spongiform Encephalopathy http://www.epicentro.iss.it/problemi/bse/bse.aspù
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(un milione di ettari e poco meno di 50mila operatori).
La maggior percentuale di adesione ai disciplinari di produzione integrata, sono
strumenti nati con l’obiettivo di una maggiore tutela ambientale sono così di-
ventati efficaci strumenti di marketing, grazie anche alla certificazione obbliga-
toria e all’efficacia dei controlli.
La posizione del nostro Paese nell’ambito dei prodotti a marchio Dop(4) (Deno-
minazione di origine protetta) o Igp(5) (Indicazione geografica protetta) è poi di
assoluto predominio: 202 prodotti (130 Dop, 72 Igp), più 2 Stg(5) (Specialità
tradizionali garantite). E questo senza considerare il comparto dei vini, composto
da 38 Docg, 364 Doc e 126 Igt(5) (recentemente assimilati dalla normativa
europea al sistema Dop-Igp).
Anche in questo caso, l’Italia ha dimostrato di saper percorrere con entusia-
smo la strada della promozione della qualità dei prodotti alimentari, promossa
dall’Unione europea con strumenti come il Reg. Ue 2081/1992 e 2082/1992
(che hanno introdotto rispettivamente il sistema delle Dop-Igp e quello delle
Stg) e con il Reg. 510 /2006 (che ha riformato le filiere certificate). Ma non
mancano problematiche da superare. La protezione dell’origine esprime infatti le
maggiori valenze quando il mercato si estende oltre il bacino di produzione, o
addirittura oltre i confini nazionali. Sono però pochi i prodotti che vantano mer-
cati così estesi, solo 10 referenze, sulle 203 totali, hanno un valore di mercato
che supera l’85% della Plv (produzione lorda vendibile) totale dei prodotti tipici
(si tratta di: Grana Padano, Prosciutto di Parma, Parmigiano-Reggiano, Pro-
sciutto di San Daniele, Mozzarella di Bufala Campana, Gorgonzola, Mortadella di
Bologna, Bresaola della Valtellina, Mela della Val di Non, Pecorino Romano). Un
elenco ristretto in cui spicca in particolare l’assenza di un olio d’oliva. La qualità
infatti ha un costo, aderire al sistema Dop/Igp implica maggiori costi di pro-
duzione per il rispetto del disciplinare, costi di certificazione costi di adesione
al Consorzio di tutela ecc. Costi anche per tutelarsi dalle imitazioni,
(4) DOP http://www.cibo360.it/qualita/certificazioni/DOP.htm
(5) IGP-STG-IGT http://it.wikipedia.org/wiki/Prodotti_DOP,_IGP,_STG_e_IG_italiani
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frequenti nei mercati extra-europei (basti pensare che il valore delle contraffa-
zioni causate dal richiamo diretto o indiretto ai prodotti italiani è stimato in circa
50 miliardi di euro nel solo mercato statunitense).
Costi che non sempre vengono compensati da maggiori remunerazioni sui mer-
cati all’origine delle referenze Made in Italy. In un mercato sempre più competi-
tivo, la vera sfida per il futuro diventa così quella di far sì che i prodotti a qualità
certificata possano rappresentare un vero punto di forza per lo sviluppo dei
sistemi agroalimentari locali. L’Istat, con il 6° Censimento, può dare in questo
senso un grosso aiuto: “Misurare” è il presupposto per “Valorizzare”.
HTTP://WWW.CENSIMENTOAGRICOLTURA.ISTAT.IT/FILEADMIN/TEMPLATE/MAIN/RES/QUALITA_PUNTO_DI_FORZA_DEL_MADE_IN_ITALY.PDF LORENZO TOSI GIOR-
NALISTA GRUPPO EDITORIALE IL SOLE 24 ORE
Tutela del made in Italy:
Il tema della protezione delle produzioni italiane di qualità è strettamente cor-
relato a quello della lotta alla contraffazione, tanto che si potrebbe dire che la
più autentica ed efficace difesa dei prodotti “Made in Italy” è proprio costituita
dall’innalzamento del livello di protezione contro la contraffazione di marchi,
brevetti, design, diritto d’autore e denominazioni d’origine protette. Anche per
gli interventi più propriamente diretti a contrastare l’inganno del pubblico,
derivante dall’impiego improprio di indicazioni che rivendicano un’origine ita-
liana, a prodotti che non hanno i requisiti per vantarla.
Le contraffazione, penalizzano gravemente l’industria manifatturiera del no-
stro Paese, che già soffre per la concorrenza spesso sleale di prodotti prove-
nienti da Paesi emergenti. In particolare per le varie forme di parassitismo
che ad essa si accompagnano, è assolutamente indispensabile un'attività rigo-
rosa di coordinamento, impulso e revisione. Negli ultimi anni, infatti, si è assi-
stito a un proliferare di iniziative in materia, spesso nate sotto la pressione di
esigenze contingenti e prive di un disegno unitario. Purtroppo, si sono caratte-
rizzate per una disorganicità almeno pari alle buone intenzioni che stavano alla
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base di esse, tanto più in quanto non si è tenuto suf-
ficientemente in conto il fatto che la materia è già in
parte disciplinata da una fonte sovraordinata al nostro
diritto nazionale.
Questa, è agganciata al Codice Doganale Comuni-
tario, che prevede che i prodotti che hanno subito lavorazioni in Paesi diversi,
debbano ritenersi originari dell’ultimo Paese in cui hanno subito una trasforma-
zione sostanziale. Il tutto comporta tra l’altro per la nostra autorità giudiziaria,
la necessità di disapplicare eventuali disposizioni in contrasto, stante il noto prin-
cipio della prevalenza delle norme comunitarie su quelle interne difformi, anche
successive. Ciò non ha giovato alla chiarezza della disciplina e alla certezza
del diritto, necessarie in tutti i campi ma specialmente in relazione a norme san-
zionatrici penali o che comunque prevedono l’applicazione di sanzioni ammini-
strative di tipo affittivo. E’ paradossale questa situazione, che ha “reso la vita
più difficile” proprio alle imprese italiane oneste, alle quali ha imposto oneri e
spesso impossibile di difficile attuazione, lasciando al contempo larghe maglie
attraverso le quali ha avuto buon gioco ad infilarsi chi vive invece ai margini e
oltre i margini della legalità. La tutela delle imprese e dei consumatori, contro
l’uso di indicazioni idonee ad ingannare il pubblico in relazione a caratteristiche
rilevanti dei prodotti o dei servizi per i quali esse vengono usate, e il correlativo
approfitta mento parassitario della meritata fama di qualità, di cui beneficia in
molti settori la nostra industria manifatturiera.
Richiedono invece una disciplina il più possibile semplice e chiara, fondata su
prescrizioni generali valide per tutte le fattispecie, conformemente ai principi
stabiliti dal legislatore comunitario e nel rigoroso rispetto del principio costitu-
zionale di eguaglianza; specialmente in materia di origine dei prodotti. Le di-
sposizioni adottate dal legislatore interno, devono quindi rispettare il divieto
d’introdurre misure di effetto equivalente a restrizioni quantitative, vietate
dall’art. 28 (30) Trattato C.E. e seguire rigorosamente il sistema di comunica-
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zione anticipata obbligatoria alla Commissione Europea previsto per le norma-
tive di natura tecnica previsto dal la Direttiva n. 98/34/CE, e ciò anche per pre-
venire il rischio di nuove procedure d’infrazione contro il nostro Paese.
La censura espressa ad opera della Commissione Europea subita proprio per
questo dal più recente di questi interventi (la legge n. 55/2010, di cui il Governo
ha perciò sospeso l’applicazione alla vigilia della sua entrata in vigore, con una
Direttiva rivolta alle Pubbliche Amministrazioni competenti) ha infatti certamente
contribuito ad indebolire la nostra posizione in sede comunitaria, e non è ve-
rosimilmente estranea neppure al recentissimo stralcio della proposta di un Re-
golamento comunitario sull’etichettatura d’origine obbligatoria per certe catego-
rie di prodotti provenienti da Paesi esterni all’Unione Europea.
Questa proposta che presentava peraltro
anche di per sé varie criticità, soprattutto
per la scelta di seguire un “criterio di ori-
gine” diversificato per talune specifiche categorie merceologiche. È dunque ne-
cessario e indifferibile mettere al più presto in cantiere la semplificazione e il
riallineamento al diritto comunitario della nostra normativa interna in materia,
come premessa indispensabile per riprendere con maggiori prospettive di suc-
cesso la battaglia per ottenere il varo di una norma europea di portata generale
e di applicazione.
E’ necessario che sia il più possibile agevole che renda obbligatoria l’etichetta-
tura di origine, in entrata e in uscita dal territorio doganale comunitario, come
dal resto già è previsto in altri Paesi come gli Stati Uniti. In pari tempo però
occorre acquisire la consapevolezza del fatto che non è tanto sul mercato na-
zionale, quanto su quelli stranieri che occorre difendere con maggior vigore il
valore aggiunto che la “qualità italiana” rappresenta per i consumatori.
In attesa di un intervento auspicato del legislatore comunitario ci si deve valere
degli strumenti giuridici già oggi esistenti. In questo senso appare senz’altro da
sostenere e incentivare l’istituzione di marchi collettivi, conseguibili a livello na-
zionale, comunitario e internazionale, idonei a far meglio percepire e valorizzare
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al pubblico la qualità dei nostri prodotti e il valore aggiunto che essa rappresenta,
anche attraverso adeguate campagne di comunicazione. Questo strumento,
volontario e quindi agevolmente implementabile, pienamente compatibile col di-
ritto comunitario (che prevede già l’istituto) in quanto venga utilizzato in rela-
zione ad una qualità obiettiva garantita e controllata, agile e snello e perciò
adattabile alle diverse esigenze delle diverse categorie merceologiche.
Servirebbe infatti a rendere percepibile la differenza tra veri e falsi prodotti
“Italian sounding”(1) al pubblico, soprattutto straniero (ma anche italiano) che
già apprezza l’origine italiana delle merci, ma spesso non li sa distinguere. Que-
ste attività, in pari tempo contribuirebbero anche a una nuova “Cultura del
Made in Italy” (2), diffondendo la conoscenza delle qualità obiettive della nostra
produzione, spesso oggetto di un generico apprezzamento non accompagnato
però dalla conoscenza effettiva dei veri plus di questa produzione. Ciò rende-
rebbe più agevole anche la penetrazione dei nostri prodotti sui nuovi mercati,
che la globalizzazione dell’economia e il miglioramento delle condizioni di vita
anche in aree del mondo che ancora pochi anni fa sembravano incapaci di uscire
da una condizione di sottosviluppo si sta aprendo, sui quali solo la formazione di
“consumatori consapevoli” (3) potrà consentire al nostro Paese di competere
col successo che merita.
Il Consiglio ritiene strategico anche in
materia di tutela del Made in Italy e
della lotta alla contraffazione, una si-
nergia con la Nuova Agenzia ICE (4),
così come il supporto attivo ad ogni iniziativa volta al riconoscimento del made
in Italy e comunque delle indicazioni di provenienza nelle opportune sedi a livello
europeo e internazionale.
(1) Italian sounding http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2014-05-05/il-bel-paese-tavola-falsi-miti-e-italian-sounding-
122732.shtml?uuid=ABJp7pFB
(2) Cultura del Made in Italy http://www.civita.it/servizio/news_civita/la_cultura_e_il_made_in_italy_il_legame_tra_impresa_e_cultura
(3) Consumatori consapevoli http://www.consumoconsapevole.it/contributi/i-saperi-di-un-consumatore-consapevole
(4) ICE http://www.ice.gov.it/
http://www.ice.gov.it/
http://europa.eu/index_it.htm
http://www.cnac.gov.it/index.php/le-macro-priorita/tutela-del-made-in-italy
Davide Geraci
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Capitolo II:
L’EXPO l’esposizione universale, in Italia dopo cento anni
dall’inizio della prima guerra Mondiale 1915/2015.
Che cos’è l'Expo?
L’Expo, o come sarebbe più corretto dire, l'Esposizione Universale, è uno degli
eventi internazionali di maggiori dimensioni. Si svolge ogni cinque anni, dura
sei mesi e sviluppa un tema universale, di interesse generale per tutta l’uma-
nità. I partecipanti si dividono in ufficiali, ossia i Paesi e le Organizzazione
Internazionali che hanno confermato ufficialmente la propria adesione, e non
ufficiali, ossia le istituzioni, le aziende e le organizzazioni della società civile. Il
termine Expo può riferirsi generalmente sia ad una
esposizione di natura commerciale, ovvero ad
una fiera, sia non commerciale; in entrambi i casi
l'evento si caratterizza per l'organizzazione at-
torno ad un tema specifico. Vengono chiamate
Expo le fiere dedicate all'esposizione di prodotti e tecnologie, ma anche eventi
riguardanti temi generali quali l'alimentazione o la filosofia, eventi che quindi si
configurano spiccatamente come meeting costituiti da più giorni di conferenze
ed interventi.
http://www.focus.it/cultura/curiosita/che-cose-lexpo-e-qual-e-la-sua-storia
Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
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31
Storia dell’EXPO?
Questi valori sono stati promossi dal BIE (Bureau
International des Expositions), l’organizzazione
intergovernativa nata nel 1928 a Parigi con lo
scopo di regolare la frequenza, la qualità e lo svolgimento delle Esposizioni.
La BIE durante la sua quasi centenaria storia ha cambiato varie volte definizioni
e frequenze delle esposizioni universali pur mantenendo intatti i valori di riferi-
mento e lo sviluppo delle esposizioni. L'attrazione principale di questi appunta-
menti sono i padiglioni nazionali, progettati e gestiti dai Paesi partecipanti. A
questi si aggiungono i padiglioni tematici dell'organizzazione stessa. Storica-
mente ogni esposizione è stata sempre caratterizzata da particolari strutture,
divenute poi simbolo di quella edizione dell'esposizione, nonché talvolta della
città organizzatrice o del Paese organizzatore stesso. Fin dalla sua prima edi-
zione, tenutasi a Londra nel 1851 e ospitata all’interno del Crystal Palace,
l’Esposizione Universale è stata il palcoscenico ideale dei traguardi più ambiziosi
raggiunti dall’Uomo e dai popoli nel corso del tempo.
L’occasione per condividere innovazione, avanzamenti
tecnologici e scoperte di grande ispirazione, progetti
architettonici o movimenti artistici, ma anche per creare
luoghi e spazi che si sono trasformati in veri e propri simboli della cultura e
della storia dell’epoca. Basti pensare alla Torre Eiffel, eretta a Parigi per l’Espo-
sizione del 1889. L’Esposizione Universale è una manifestazione di natura non
commerciale, mirata a creare una piattaforma per un dialogo internazionale tra
i cittadini, i paesi e le istituzioni intorno a un tema d’at-
tualità e di interesse universale. Fin dall’inizio è stato il
luogo privilegiato in cui rappresentare la creatività e l’in-
gegno umano attraverso la messa in scena di quanto di
meglio ogni paese potesse presentare al mondo in quel
preciso momento storico.
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
http://www.focus.it/cultura/curiosita/che-cose-lexpo-e-qual-e-la-sua-storia
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Qual è il ruolo del Paese ospitante?
Organizzata dalla nazione che ha vinto una gara di candidatura, l’Esposizione
viene realizzata all’interno di un Sito Espositivo appositamente attrezzato e offre
un’occasione di incontro e condivisione tra i Paesi che vi partecipano, invitati
tramite canali diplomatici. Il Paese ospitante ha l’opportunità di mostrare al
mondo il meglio dell’innovazione tecnologica, produzione
nazionale e tradizione culturale, ma anche di rafforzare
le relazioni internazionali in numerosi ambiti.
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
Cosa rimane dopo la chiusura di ogni evento?
Ogni Expo lascia alla città che la ospita dei monumenti e dei palazzi che pos-
sono diventare un vero biglietto da visita della metropoli, come la Torre Eiffel di
Parigi, l’Atomium di Bruxelles o lo Space Needle di Seattle. Ma non solo l’Expo è
un’opportunità par cambiare il volto della città, per migliorare la qualità della
vita dei cittadini, per attirare più turisti. Le Esposizioni di Shanghai, Lisbona,
Brisbane, Spokane e di tante altre città
hanno lasciato in eredità quartieri mo-
derni, nuove infrastrutture, parchi e
musei.
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
L’eredità immateriale, un messaggio per il futuro:
Rispetto alle prime edizioni, forme e modalità di Esposizione, che i Paesi ospitanti
e quelli partecipanti adottano, sono cambiate. L’Expo rimane certamente una
vetrina delle novità più importanti ma nel tempo ha focalizzato la sua attenzione
verso lo studio e la comprensione dei grandi temi dell’umanità. Basti pensare
alle Esposizioni di Saragozza, Yeosu e Shanghai in cui i temi trattati erano ri-
spettivamente legati all’acqua, agli oceani e alla qualità della vita nelle metropoli,
per arrivare a Expo Milano 2015 dove il Tema Nutrire il Pianeta, Energia per
Davide Geraci
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la Vita affronta il problema della nutrizione per l’uomo nel rispetto della Terra
sulla quale vive.
Le dimensioni fisiche e spaziali del Sito Espositivo e dei manufatti, quelle che
normalmente sono l’eredità “materiale” di un’Esposizione Mondiale, ora devono
essere modellate sul Tema dell’evento. La monumentalità di questa nuova ge-
nerazione di esposizioni non è più quella delle architetture ma quella del pae-
saggio. Dunque la loro eredità sarà “immateriale”. Diversi sono i lasciti imma-
teriali di Expo Milano 2015 ai quali contribuiscono in egual misura tutti i parteci-
panti:
 Il know-how derivato dal semestre di lavori, incontri, seminari volti a
proporre nuove prospettive e a ridurre gli sprechi.
 La presenza di elementi educativi in ogni mostra, evento, performance
organizzata allo scopo di indirizzare la collettività verso scelte respon-
sabili da adottare nella produzione e nel consumo di cibo.
 L’insieme delle ricerche mirate a interrogare la comunità sulla sostenibi-
lità dei modelli economici, sociali e produttivi adottati.
 La diffusione delle conoscenze e della formazione sui temi della so-
stenibilità ambientale.
 Questo lascito immateriale è una delle sfide più importanti che Expo Mi-
lano 2015 si pone.
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
Quando e dove fu la prima e l’ultima fiera universale?
Dalla prima edizione di Londra del 1851 a quella di Shangai del 2010, tutte le
esposizioni sono state basate su tre valori fondanti, declinati di volta in volta
secondo la sensibilità ed il tema scelto dal Paese ospitante: fiducia, solidarietà
e progresso.
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
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1906 l’esposizione universale in Italia, Milano?
L'Esposizione Internazionale di Milano del 1906 si
tenne dal 28 aprile all'11 novembre di quell'anno in pa-
diglioni ed edifici appositamente costruiti nell'area alle
spalle del Castello Sforzesco, l'attuale Parco Sem-
pione, e nell'area allora occupata dalla Piazza d'armi
sulla quale dal 1923 sorgerà la Fiera di Milano. Presidente dell'Esposizione In-
ternazionale del 1906 fu il finanziere e banchiere milanese Cesare Man-
gili (1850-1917). Per l'occasione furono investiti 13 milioni di lire dell'epoca, le
nuove costruzioni furono 225 tra cui l'acquario civico. Le nazioni partecipanti
furono 40, gli espositori 35.000, i visitatori furono stimati in più di 5 milioni,
una cifra record per l'epoca. L'immagine simbolo
dell'esposizione, realizzata da Leopoldo Metlicovitz, ce-
lebrava l'apertura del traforo transalpino del Sempione,
completato proprio nel 1906 (e da cui il parco omonimo
prende il nome) rendendo possibile la prima linea ferroviaria diretta tra Milano e
Parigi.
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
Quale fu il tema dell’esposizione del 1906?
Il tema dell'esposizione, in omaggio al traforo del
Sempione, fu individuato nel "trasporto" ed in tutto
ciò che richiamasse il dinamismo. Per realizzare ciò si
decise di creare due settori distinti, uno all'interno del
parco Sempione e un altro nella non distante Piazza d'Armi. Pertanto, proprio
nella piazza davanti all'ingresso dell'Esposizione, fu portato tutto il materiale
ferroviario, mentre si dedicò il parco alle mostre relative all'arte. Si pensò inol-
tre di collegare i due settori con una linea ferroviaria elevata. Una linea ad alta
tensione ne garantiva la mobilità. Nella piazza, oltre ai locomotori italiani,
Davide Geraci
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35
trovarono posto diverse motrici provenienti dai Paesi Bassi, dall'Austria,
dalla Germania, dal Belgio e dalla Francia. Queste furono poi mostrate nell'ese-
guire manovre e nell'affrontare gli scambi automatici.
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
1906 apertura del traforo “Sempione”.
I primi spunti relativi alla realizzazione di un'esposizione internazionale a Mi-
lano risalgono al 1906 e dovevano festeggiare la costruzione del Traforo del
Sempione (un’opera eccezionale per l’epoca che, con i suoi 19.803 metri, rap-
presentava il più lungo tunnel del mondo), ma all'epoca, si ipotizzava semplice-
mente lo sviluppo di una expo tematica sui trasporti. In seguito si optò per un
progetto di più ampio respiro cui la rapida adesione di altri paesi. L'evento, che
doveva originariamente svolgersi nel 1905, data prevista per il termine dei lavori
del Traforo, fu in seguito posticipato proprio a causa dei ritardi nella realizzazione
del tunnel.
Il comitato cittadino, costituitosi ad hoc, individuò l'area verde retrostante il Ca-
stello Sforzesco (che avrebbe poi preso il nome di Parco Sempione), come il
luogo ove si sarebbe svolto il grosso dell'e-
vento. Fu poi lanciata una sottoscrizione
pubblica per ottenere i fondi necessari. A
pochi giorni dall'inaugurazione si raggiunse
la considerevole cifra di sei milioni di lire. L'Esposizione Internazionale di Mi-
lano fu solennemente inaugurata il 28 aprile 1906 dai sovrani d'Italia e si chiuse
l'11 novembre dello stesso anno con un corteo luminoso.
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
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36
Quali furono i paesi partecipanti in Italia nel 1906?
I Paesi partecipanti furono Inghilterra, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi,
Svizzera, Canada, Repubbliche sudamericane, Cina, Austria-Ungheria, Gre-
cia, Messico, Stati Uniti, Russia, Giappone, Spagna e Italia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
Quali furono i temi dei Padiglioni?
Su progetto dell'architetto Sebastiano Locati, all'interno dell'Esposizione Inter-
nazionale, fu inaugurato il 28 aprile 1906 l'Acquario civico di Milano, che
tutt'oggi è da annoverarsi tra gli edifici di maggior pregio e significato del li-
berty italiano. Uno dei padiglioni che riscosse maggior successo fu il cosiddetto
Parco Aerostatico in cui erano mostrati diversi tipi di palloni aerostatici riempiti
di aria o gas. La mostra aeronautica, una delle prime del genere, aveva in espo-
sizione l'aerocicloplano costruito da Aldo Corazza, dotato di un triciclo atto alla
creazione della forza di propulsione necessaria al decollo ed al volo. Ma soprat-
tutto l'aeronave Italia, opera realizzata da Almerico da Schio e primo dirigibile
della storia italiana, il quale l'anno precedente aveva effettuato il primo volo sui
cieli di Schio.
Destò particolare interesse anche architettonico il padiglione Agraria dedicato
ai temi della produzione agricola, la cui progettazione in stile liberty fu curata
dal giovane architetto Orsino Bongi (1875-1921), che realizzò parti di altre
strutture e che, insieme agli ingegneri associati Carlo Bianchi, Francesco Ma-
gnani e Mario Rondoni e all'architetto Sebastiano Locati, sì aggiudicò il premio
ex-aequo per il concorso del progetto generale. Interessante fu anche il tema
della previdenza sociale a cui era dedicata un'area apposita in un padiglione
della quale la Società Umanitaria mostrava le proprie realizzazioni che proprio in
quello stesso anno, il 1906, erano sfociate nella realizzazione del Primo quartiere
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37
popolare della Società Umanitaria, complesso di edilizia residenziale pub-
blica di Milano costruito su progetto dell'architetto Giovanni Broglio nella via
Solari.
In una parte del padiglione, opera dell'architetto Luigi Conconi, venne esposto
un intero bilocale di via Solari, completamente ammobiliato con i progetti che
avevano vinto, nel 1905, il "Concorsi di ammobigliamento per abitazioni
operaie" con disegni di Augusto Ghedini ed Emilio Dozzio. L'esposizione dell'U-
manitaria ebbe grande rinomanza e vennero organizzate visite in loco nel
nuovo quartiere operaio di via Solari. A tutto ciò si affiancavano i padiglioni dei
Paesi partecipanti. Tra questi degno di menzione era il padiglione Russo che
vedeva tra gli aderenti lo stesso zar Nicola II con la collezione di porcellane
delle fabbriche imperiali.
Alle iniziative strettamente connesse all'esposizione se ne affiancarono altre di
contorno dal carattere mondano realizzate all'interno di chioschi bar e risto-
ranti. Tra le iniziative più curiose, si annoverò la ricostruzione di una via del
Cairo fornita di un ristorante tipico davanti al quale stazionava un cammello.
Alcuni padiglioni stranieri, infatti, prevedevano anche la degustazione di pro-
dotti tipici, si fece in particolare notare il padiglione Cinese con il relativo ri-
storante.
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
http://www.aboutmilan.com/it/expo-2015/monumenti-delle-expo.html
L’incidente e l’incendio di alcuni padiglioni:
Il 3 agosto, nella galleria d'Arte decorativa Italiana e
Ungherese scoppiò un incendio che distrusse diversi
edifici e padiglioni. In particolare fu distrutto dal
fuoco il padiglione dell'Architettura. Nel giro di qua-
ranta giorni i locali andati distrutti furono ricostruiti e nuovamente inaugurati
alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Il 1º ottobre fu anche inaugurata
la sezione d'arte decorativa Ungherese alla presenza del presidente del Consiglio
dei ministri Giovanni Giolitti. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
Davide Geraci
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38
Al termine del Expo Italiano del 1906, quale fu il lascito alla città?
L'Acquario Civico di Milano è la costruzione che ci ha lasciato in eredità l'E-
sposizione Universale di Milano nel 1906, dedicata al tema dei trasporti, per
festeggiare l'apertura del grande Traforo del Sempione. L'acquario Civico è il
terzo acquario più antico d' Europa ed è ospitato dalla struttura, emblema dello
Stile Liberty milanese, progettata dall'architetto Sebastiano Locati. La storia
dell'Acquario Civico di Milano è molto travagliata, ha vi-
sto chiusure, bombardamenti, riaperture e così via,
fino all'ultima grande ristrutturazione iniziata nel 2003
ma terminata poi nel 2006, in occasione del centenario
della sua costruzione.
http://www.expo2015.org/it/cos-e/la-storia/il-significato
http://it.wikipedia.org/wiki/Expo_1906
http://www.expo2015.org/it/cos-e/la-storia/il-significato
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Capitolo III:
Expo 2015, l’Italia, Milano la seconda volta dopo 109 anni.
Quando è avvenuta l’assegnazione dell’Expo 2015 per Milano?
Lunedì 31 marzo 2008 è arrivata la notizia per la scelta
dell’Italia e più precisamente Milano, sarà ad ospitare
l'Expo 2015. La notizia è appena giunta da Parigi, sede
del “Bureau International des Expositions”, nel quale
si è tenuta l'attesa votazione. I voti per Milano sono
stati 86, quelli per la città turca di Smirne 65.
La prima votazione aveva dato esito nullo, a causa di alcuni problemi alle pul-
santiere, e perciò la decisione finale è stata rimandata di circa un'ora. Momenti
concitati quando qualcuno aveva riferito della vittoria di Smirne, provocando l'e-
sultanza della folta rappresentanza turca; la notizia è stata poi subito smentita.
L’apertura sarà il 1º maggio e il 31 ottobre 2015 la chiusura. L'esposizione è
organizzata da Expo 2015 S.p.A., società costituita dal Governo Italiano,
dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Milano, dal comune di Milano e
dalla Camera di Commercio di Milano.
Il tema proposto per l'Expo in Italia è "Nutrire il pianeta, energia per la vita",
e vuole includere tutto ciò che riguarda l'alimentazione, dal problema della man-
canza di cibo per alcune zone del mondo a quello dell'educazione alimentare,
fino alle tematiche legate agli OGM. Milano è stata già sede dell'Esposizione In-
ternazionale nel 1906 con il tema dei trasporti. Gli appalti per la realizzazione
dell'esposizione sono stati oggetto di un'indagine della magistratura milanese,
la quale ha condotto a numerosi arresti ed all'affidamento della sorveglianza al
magistrato Cantone.
Davide Geraci
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Oltre alla città di Milano si candidava ad ospitare la manifestazione anche la città
turca di Smirne con il tema "New routes to a better world/Health for all" ("Nuovi
itinerari verso un mondo migliore/Salute per tutti"). Altre città che si ipotizzava
avrebbero fatto richiesta per ospitare la Expo 2015, ma che non hanno conse-
gnato la documentazione necessaria presso il BIE in tempo utile (entro il 2 no-
vembre 2006) sono: Atlanta, USA Las Vegas, USA New York, USA Mosca, Russia.
Qual è il tema che ha permesso l’assegnazione all’Italia?
Saranno chiamate in causa le tecnologie, l'innova-
zione, la cultura, le tradizioni e la creatività legati al
settore dell'alimentazione e del cibo. L'asse princi-
pale è il diritto ad una alimentazione sana, sicura e
sufficiente per tutti gli abitanti della Terra. La preoccupazione per la qualità del
cibo in un mondo sempre più popolato (si calcola che nel 2050 gli abitanti della
Terra saranno 9 miliardi) si accompagna a scenari di un aumento dei rischi per
la quantità globale dei cibi disponibili.
Alcuni dei temi principali che ruoteranno attorno alla Expo sono:
 Rafforzare la qualità e la sicurezza dell’alimentazione, cioè la sicurezza di
avere cibo a sufficienza per vivere e la certezza di consumare cibo sano e ac-
qua potabile;
 Assicurare un’alimentazione sana e di qualità a tutti gli esseri umani per eli-
minare fame, sete, mortalità infantile e malnutrizione;
 Prevenire le nuove grandi malattie sociali della nostra epoca, dall'obe-
sità alle patologie cardiovascolari, dai tumori alle epidemie più diffuse, valo-
rizzando le pratiche che permettono la soluzione di queste malattie;
 Innovare con la ricerca, la tecnologia e l’impresa l’intera filiera alimentare,
per migliorare le caratteristiche nutritive dei prodotti, la loro conservazione e
distribuzione;
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 Educare a una corretta alimentazione per favorire nuovi stili di vita, in parti-
colare per i bambini, gli adolescenti, i diversamente abili e gli anziani;
 Valorizzare la conoscenza delle "tradizioni alimentari" come elementi culturali
ed etnici.
 Preservare la bio-diversità, rispettare l’ambiente in quanto eco-si-
stema dell'agricoltura, tutelare la qualità e la sicurezza del cibo, educare
alla nutrizione per la salute e il benessere della persona;
 Individuare strumenti migliori di controllo e di innovazione, a partire dalle bio-
tecnologie che non rappresentano una minaccia per l’ambiente e la salute,
per garantire la disponibilità di cibo nutriente e sano e di acqua potabile e per
l’irrigazione;
 Assicurare nuove fonti alimentari nelle aree del mondo dove l'agricoltura non
è sviluppata o è minacciata dalla desertificazione dei terreni e delle foreste,
delle siccità e dalle carestie, dall'impoverimento ittico dei fiumi e dei mari.
Milano: il sito dell’esposizione:
L'area scelta per l'evento è nel settore nord-
ovest di Milano ed è per il 90% posta nel co-
mune del capoluogo e per il restante 10% in
quello di Rho. Occupa una superficie di 110 et-
tari adiacente al nuovo polo espositivo di Fiera
Milano. La zona era occupata un tempo da impianti di produzione industriale ed
è stata poi adibita sia a destinazione agricola sia per impianti di natura logistica
e per servizi comunali.
L'area espositiva è organizzata come un'isola circondata da un canale d'acqua
ed è strutturata secondo i due assi perpendicolari della World Avenue (decu-
mano) e del cardo, ripresi dall'architettura delle città romane. Secondo un prin-
cipio di uguaglianza, tutti i padiglioni nazionali sono affacciati sul grande viale
principale, lungo 1,5 km e largo 35 metri. Lungo il cardo, 325 metri di lunghezza
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per 35 metri di larghezza sono invece organizzati i padiglioni delle Regioni e Pro-
vince italiane.
Alla confluenza dei due assi si crea una grande piazza (Piazza Italia) di 4 350 m².
A nord del cardo sorge il palazzo Italia, ovvero il padiglione del Paese organiz-
zatore, affacciato sulla Lake Arena, un lago-arena di 98 metri di diametro. A lato
sud invece un Open Air Theatre da circa 10 000 m² per un totale di circa 9 000
posti. Agli estremi del decumano invece sono previsti una grande collina artifi-
ciale (82 800 m³ di volume) da un lato e l'Expo Center dall'altro, formato da tre
blocchi funzionali indipendenti: auditorium (blocco sud), performance area
(blocco centrale) e palazzo uffici (blocco nord), per un totale di circa 6 300 m².
I primi due blocchi sono progettati per essere smantellati alla chiusura dell’Expo,
mentre il palazzo uffici sarà permanente.
I due ingressi principali del sito, quello sud e quello ovest, presentano due pas-
serelle per i collegamenti rispettivamente verso l'area della cascina Merlata e
verso la polo extraurbano della Fiera di Milano. L'ideazione del sito espositivo è
stata affidata a progettisti senior e a giovani neolaureati della Società Expo 2015
S.p.A., con il supporto di architetti di fama internazionale come Stefano Boeri,
Ricky Burdett e Jacques Herzog. La presentazione ufficiale è avvenuta il 26
aprile 2010 sotto il nome di Masterplan 2010. Questo masterplan, come tutte le
sue versioni successive, si configurano come revisioni di un concept plan inizial-
mente progettato nel 2009.
L'accesso al sito è garantito da una fitta rete di infrastrutture adiacenti tra le
quali la fermata di Rho Fiera della linea 1 (rossa) della metropolitana mila-
nese che connette al centro cittadino, la stazione ferroviaria di Rho Fiera Expo
Milano 2015, servita da treni suburbani, regionali e ad alta velocità, e le auto-
strade A4, A8 e A9 Milano-Como-Laghi. I tre aeroporti cittadini lombardi di Mal-
pensa, Linate e Bergamo sono inoltre facilmente raggiungibili. Il sito sarà inoltre
collegato alla città grazie alla Via d'Acqua, un progetto che prevede la riqualifi-
cazione della Darsena e di tratti del Naviglio per poter collegare il centro città
alla Expo lungo un percorso ciclo-pedonale che attraversa il parco delle Cave.
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Quali sono i temi dei Padiglioni?
All'interno del sito saranno presenti cinque aree o padiglioni tematici che svilup-
peranno i temi della nutrizione e della sostenibilità secondo differenti ambiti:
l’esperienza del cibo e il futuro, il le-
game tra la nutrizione e l’infanzia, la
possibilità di un cibo sostenibile, il
rapporto tra il cibo e l’arte, la moda-
lità di produzione del cibo. Questi padiglioni saranno così denominati:
 Padiglione Zero situato all'estremità ovest del sito, funge da portale d'ac-
cesso e introduzione alla visita. Ospiterà il contributo delle Nazioni Unite e
la Best Practice Area, ovvero la raccolta delle migliori esperienze ed esempi
sul tema della nutrizione. Quest'ultima vede la presenza di 15 Best Sustai-
nable Development Practices on Food Security BSDP "Migliori esperienze di
sviluppo sostenibile nell'ambito della sicurezza alimentare". In particolare sa-
ranno selezionate le migliori esperienze in ambito:
1. Gestione sostenibile delle risorse naturali
2. Aumento della quantità e miglioramento della qualità dei prodotti dell’agri-
coltura
3. Dinamiche socio-economiche e mercati globali
4. Sviluppo sostenibile delle piccole comunità rurali
5. Modelli di consumo alimentare: dieta, ambiente, società, economia e sa-
lute
 Parco della Biodiversità – Un grande giardino di circa 14 000 m² posto
nell'area Nord e adiacente alla Lake Arena, finalizzato alla riproduzione della
varietà della Vita. All'interno del Parco saranno inseriti i tre cluster dedicati
alle zone aride, alle isole e al Mediterraneo.
 Future Food District ("Il distretto del cibo del futuro") – Non solamente un
padiglione ma un'area formata da due padiglioni espositivi identici (2 500 m²)
Davide Geraci
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e nella piazza che viene a crearsi tra di essi (circa 4 400 m²), posta nella
zona sud, di fronte all'anfiteatro. Si tratterà il tema dell'evoluzione della filiera
alimentare con largo uso delle tecnologie IT e prototipi di luoghi del futuro
quali una casa, un ristorante ed un supermercato, ma anche una Vertical
Farm e una Algae Urban Farm.
 Food in Art "Il cibo nell'arte", un'area tematica posta nella zona sud che
vuole esplorare il rapporto con il cibo quale oggetto di riflessione simbolica
da parte della specie umana nella storia. Il percorso è pensato come un'e-
sposizione reale e virtuale di grandi capolavori artistici.
 Children Park "Parco dei bambini" realizzato in collaborazione con la città
di Reggio Emilia, occupa un'area esterna al perimetro del canale ed è pensata
come area ludica, ricreativa ed educativa per bambini e famiglie.
Quanti e quali sono gli stati che hanno aderito Expo 2015?
Expo 2015 vedrà la partecipazione di 147 partecipanti ufficiali. Nello specifico al
momento hanno confermato la propria presenza 144 Paesi. L'Italia è conteggiata
nel totale in quanto ha acquisito il ruolo di Paese par-
tecipante, nonché organizzatore, con la nomina del
commissario per il padiglione italiano. Sono altresì
coinvolte 11 organizzazioni della società civile (in par-
ticolare organizzazioni non governative) e 13 aziende (tra cui quelle partner) in
veste di partecipanti non-ufficiali. Il primo Paese a formalizzare la propria pre-
senza alla Expo 2015 di Milano è stata la Svizzera il 3 febbraio 2011, sebbene in
data 8 dicembre 2008, i rappresentanti della Cina avevano già firmato un pro-
tocollo di partecipazione in virtù del criterio di reciprocità con la Expo
2010 di Shanghai.
https://www.expoleaks.it/expo2015-partecipanti/
Davide Geraci
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Come sono stati denominati i padiglioni, e quali temi?
All'esposizione milanese i padiglioni collettivi dei Paesi partecipanti sono stati
ripensati e denominati “cluster”, e rappresentano un vero punto di novità ri-
spetto alle manifestazioni del passato. Tutte le Expo moderne hanno sempre
organizzato padiglioni comuni per quei Paesi che non avessero avuto modo, o
risorse, per allestirne uno proprio; questi spazi sono sempre stati pensati unendo
gli espositori secondo una logica puramente geografica. Ad Expo 2015 sono in-
vece state ideate nove aree, raggruppando i Paesi secondo criteri di identità
tematica o di comune filiera alimentare:
 Identità tematica:
1. Agricoltura e Nutrizione nelle Zone Aride – La Sfida della Scarsità d’Ac-
qua e dei Cambiamenti Climatici
2. Isole, Mare e Cibo
3. Bio-Mediterraneo – Salute, Bellezza e Armonia
 Filiera Alimentare:
1. Riso – Abbondanza e Sicurezza
2. Caffè – Il Motore delle Idee
3. Cacao – Il Cibo degli Dei
4. Cereali e Tuberi – Antiche e Nuove Colture
5. Frutta e Legumi
6. Il Mondo delle Spezie
Il modello architettonico dei cluster prevede spazi espositivi individuali dedicati
ai singoli Paesi organizzati intorno a un’area comune. Ciascuno dei cluster è ca-
ratterizzato da un progetto architettonico distintivo. Sei di essi si affacciano di-
rettamente sul decumano, tre sono collocati all'interno del Parco della Biodiver-
sità, nell'area nord-est del sito.
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Oltre agli stati, quali sono le organizzazioni aderenti?
Expo 2015 dà spazio anche ad organizzazioni inter-
nazionali, no-profit e ONLUS. Tra le prime,
l'ONU interverrà all'interno del Padiglione Zero in-
terfacciandosi per la prima volta con presenza oriz-
zontale e l'Unione europea avrà uno spazio nel
Padiglione Italia, il CERN di fronte a Palazzo Italia. Cascina Triulza, una tradi-
zionale cascina milanese posta all'interno del sito espositivo e recuperata per
l'occasione, accoglie invece Fondazione Triulza, un network di enti ed organiz-
zazioni nato con l'obiettivo di rappresentare la società civile all'esposizione.
Ci sono aziende commerciali presenti?
Come tradizione, Expo 2015 accoglie anche contributi dalle aziende, in un'area
dedicata da 21 000 m² posta nella zona Nord-est, in prossimità del Parco della
Biodiversità e in alcuni lotti posti all'inizio del decumano, nei pressi del Padiglione
Zero. Sono qui organizzati i padiglioni dei partecipanti non ufficiali Corpo-
rate e Partners. Le aree prevede lotti per la realizzazione di autocostruzioni,
padiglioni progettati e costruiti in autonomia dalle aziende, ma anche collettivi
per l'allestimento secondo un modello a stand.
Quali sono i partner che hanno aiutato economicamente Expo 2015?
Sono partner di Expo 2015 numerose aziende, catalogate
per tipologia di partnership e contributo in termini econo-
mici all'evento. Sono definite le seguenti tipologie:
Official Global Partners, le attività e i valori di queste
aziende sono in linea con le tematiche scelte da Expo Milano
2015 e offrono un prezioso contributo allo sviluppo del Tema. Si tratta di aziende
esclusive nel loro settore a livello mondiale, che forniscono i principali servizi e
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tecnologie dell’evento e puntano all’innovazione e alla sostenibilità. L'ammontare
dell'investimento economico supera i 20 milioni di euro.
 Official Premium Partners – Queste aziende e organizzazioni sono coin-
volte nella realizzazione di progetti importanti, come i padiglioni tematici,
oppure offrono competenze, prodotti e servizi fondamentali per la costruzione
e il funzionamento del Sito Espositivo o per la buona riuscita dell’evento.
L'investimento per queste aziende è superiore ai 10 milioni di euro.
 Official Partners – Queste aziende e organizzazioni collaborano a progetti
specifici di importanza fondamentale come i cluster e i contenuti speciali di
Expo Milano 2015, oppure offrono prodotti e servizi per la costruzione e il
funzionamento del Sito Espositivo o per la buona riuscita dell’evento. Questi
partners investono almeno 3 milioni di euro nei relativi progetti.
Da chi è stato creato il logo, e da chi è stato scelto?
Il logo dell'Expo Milano 2015 è il risultato di un concorso pubblico aperto stu-
denti laureandi e neo laureati delle facoltà di Architettura, Design e Arti, Moda,
Grafica Pubblicitaria e Disegno Industriale. Una commissione giudicatrice appo-
sitamente creata, ha selezionato e valutato le proposte; le prime due proposte
sono state sottoposte a una votazione pubblica attraverso una giuria popolare.
È risultata vincitrice la proposta di Andrea Puppa (scritta multicolore), che ha
ottenuto 4747 consensi, mentre quella di Alice Ferrari (uovo stilizzato) ha otte-
nuto 2622 preferenze. Il logo rappresenta una scritta multicolore in cui si so-
vrappongono le lettere che formano la parola EXPO e le cifre che compongono
l'anno 2015. La commissione di selezione dei finalisti era composta da:
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 Giorgio Armani, stilista, presidente della giuria
 Luisa Bocchietto, architetto
 Pierluigi Cerri, architetto
 Gillo Dorfles, critico d'arte
 Italo Lupi, architetto e designer
 Mario Piazza, docente di grafica
 Daniela Piscitelli, architetto e grafico
 Marco Pogliani, dirigente
 Giuseppe Sala, AD di Expo 2015 S.p.A.
 Andrée Ruth Shammah, regista teatrale
 Ugo Volli, semiologo
 Marco Beretta, procurement coordinator
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Gli accordi con i comuni Italiani, e le città europee:
In vista della manifestazione la città di Milano ha stipulato nu-
merosi accordi di collaborazione con altre città, italiane ed eu-
ropee, al fine di coordinare iniziative sotto il comune denomina-
tore dell'Expo 2015, in particolare nel settore turistico, cultu-
rale e infrastrutturale. Sono stati firmati anche accordi con vari paesi del
mondo per lo sviluppo di progetti
particolari, legati all'alimentazione e
alla formazione, oltre che con enti e
associazioni, al fine di dare valore
aggiunto alla manifestazione.
Quali sono stati i professionisti incaricati per garantire il tema?
Per garantire l'aderenza al tema proposto Nutrire il
pianeta l'Expo si avvale della collaborazione di un co-
mitato scientifico composto da numerosi membri di
livello internazionale:
 Per Pinstrup-Andersen, economista agrario già Direttore Generale dell'Inter-
national Food Policy Reasearch Institute (IFPRI);
 Joachim Von Braun, membro del Consultative Group of International Agricul-
tural Research (CGIAR), Professore di Economia e Politica dell'Alimentazione,
già Presidente della International Association of Agricultural Economists
(IAAE);
 Ismail Seralgedin, Direttore della biblioteca alessandrina;
 Claudia Sorlini, Professoressa di Microbiologia Agricola, Preside della Facoltà
di Agraria dell'università degli studi di Milano;
 Francesco Salamini, professore di Tecnologie Genetiche presso l'università
Statale Milano;
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 Gian Michele Calvi, Presidente di Eucentre (European Centre for Earthquake
Engineering);
 Enrico Porceddu, Professore di Genetica Agraria presso l'università della Tu-
scia.
Come potranno interagire i cittadini all’evento Expo?
Per realizzare un contatto maggiore con le varie organizzazioni e i singoli cittadini
è stato scelto di organizzare speciali giornate chiamate Stati Generali Expo 2015
dove è possibile per tutti formulare proposte. Oltre a sessioni dedicate ai giovani,
alle donne e ai creativi, viene affrontato il tema centrale dell'Expo che è Nutrire
il pianeta. L'apertura al contributo di tutti fa emergere le diverse anime della
sicurezza alimentare non solo come garanzia di un livello adeguato della qualità
del cibo, ma anche dell'assicurazione a tutti gli abitanti del pianeta una quantità
sufficiente di cibo.
Quali sono le regole che il governo ha varato per gestire l’Expo?
Il Decreto ministeriale D.P.C.M. 22 ottobre 2008, in
attuazione a quanto stabilito dall’art. 14 del D.L. 112
del 25 giugno 2008 deliberato dal Governo Berlu-
sconi IV, convertito nella L. 133 del 6 agosto 2008,
ha istituito gli organismi per la gestione delle attività
di Expo Milano 2015. Il D.P.C.M. 6 maggio 2013 ha
nominato Giuseppe Sala Commissario Unico Dele-
gato del Governo per Expo Milano 2015. Tra i suoi compiti:
 Vigilare sull’intera organizzazione di Expo Milano 2015 con poteri sostitutivi
per la risoluzione di situazioni di eventi ostativi alla realizzazione delle opere
essenziali e connesse all’adesione dei Partecipanti o al regolare svolgimento
dell’Evento;
 Partecipare alle riunioni del CIPE riguardanti le decisioni strategiche per Expo
Milano 2015 e riferire ogni tre mesi allo stesso comitato.
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 Il Commissario Unico riferisce periodicamente al Presidente del Consiglio dei
Ministri sullo stato di attuazione e sull'organizzazione generale dell'Evento e
ha il compito di attivare tutti gli strumenti per la completa realizzazione del
Progetto con Poteri di deroga alla legislazione vigente a mezzo ordinanza (nei
limiti indicati con delibera del Presidente del Consiglio sentito il Presidente
della Regione Lombardia) immediatamente efficaci e pubblicate nella Gaz-
zetta Ufficiale.
Sono stati nominati delegati del Commissario Unico:
 Giovanni Confalonieri, che svolge le funzioni di garanzia e controllo dell’an-
damento delle attività e degli interventi relativi alla preparazione della Città
di Milano e del territorio ad ospitare la manifestazione.
 Antonio Acerbo, che ricopre le funzioni di garanzia e controllo dell’andamento
delle opere essenziali e delle opere connesse che sono oggetto del Tavolo
Lombardia e di quelle relative al progetto Vie D’Acqua.
La Commissione COEM è sede di coordinamento anche politico tra i diversi sog-
getti coinvolti. Il Decreto Commissariale 2 dicembre 2009 ha individuato la se-
guente composizione:
 il Ministro degli Affari Esteri;
 il Ministro dell’Interno;
 il Ministro dell’Economia e delle Fi-
nanze;
 il Ministro per lo Sviluppo Econo-
mico;
 il Ministro delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali;
 il Ministro dell’Ambiente e della Tu-
tela del Territorio e del Mare;
 il Ministro delle Infrastrutture e dei
Trasporti;
 il Ministro del Lavoro, della Salute e
delle Politiche Sociali;
 il Ministro per i Beni e le Attività Cul-
turali;
 il Capo del Dipartimento della Prote-
zione Civile;
 il Presidente dell’Anci;
 il Presidente della Regione Lombar-
dia;
 il Presidente della Provincia di Milano;
 il Presidente dell’Upi Lombardia;
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 il Ministro dell’Istruzione, Università
e Ricerca;
 L’Amministratore delegato della so-
cietà di gestione “Expo 2015”
La gestione dell'evento è stata affidata alla Expo 2015 S.p.A. (preliminarmente
denominata Società di Gestione Expo Milano 2015 S.p.A. o So.Ge) partecipata
da:
 Comune di Milano;
 Provincia di Milano;
 Regione Lombardia;
 Ministero dell'Economia;
 Camera di Commercio di Milano.
Amministratore delegato è Giuseppe Sala, presidente è Diana Bracco.
Il Comune di Milano ha creato una Commissione Expo, il cui presidente è il con-
sigliere comunale Ruggero Gabbai (Pd).
I terreni dell’area in cui sorge l’expo di chi sono?
I terreni su cui sorgerà il sito espositivo di Expo 2015 non erano di proprietà
pubblica ma suddivise tra Fondazione Fiera Milano e la società Belgioiosa S.r.l.
di proprietà della famiglia Cabassi. Una lunga querelle fra le istituzioni ha portato
definitivamente alla creazione della società Arexpo S.p.A., le cui quote sono così
suddivise:
 Regione Lombardia: 34,67%
 Comune di Milano: 34,67%
 Fondazione Fiera Milano: 27,66% (trasformando in quote il valore dei propri
terreni)
 Provincia di Milano: 2,0%
 Comune di Rho: 1%
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Geraci master sioi 2015 "wake up italia"

  • 1. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 1 MASTER IN: COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI ANALISI DEI PIANI DI COMUNICAZIONE L’analfabetismo di Ieri, la comunicazione di Oggi. Davide Geraci “Wake Up Italia”
  • 2. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 2 INDICE OPERATIVO:  Copertina  Indice operativo  I sette capitoli  Prefazione  Presentazione personale  Citazioni  Bibliografia La più grande scoperta umana della mia gene- razione è che il genere umano può cambiare la propria vita cambiando il proprio Atteggiamento Mentale. William James dell’università di Harvard lo descrive in questa maniera.
  • 3. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 3 Capitolo I: IL MADE IN ITALY • Che cosa è il Made in Italy? Pag 8 • L’arte e l’ispirazione del Made in Italy. Pag 9-10 • L’Italia e le sue industrie. Pag11-15 • La creazione dei BRAND. Pag16-17 • I consorzi per la tutela del Made in Italy. Pag17-19 • Credere nel nostro valore e implementare le attività di MK. Pag19-22 • Valore alle risorse umane, cogliere e interpretare i mutamenti. Pag22-23 • Qualità come punto di forza del made in Italy. Pag23-26 • Tutela del made in Italy. Pag26-29 Capitolo II: L’EXPO: L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE IN ITALIA DOPO CENTO ANNI DALL’INIZIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE 1915/2015 • Che cos’è l'Expo? Pag30 • Storia dell’EXPO? Pag31 • Qual è il ruolo del Paese ospitante? Pag32 • Cosa rimane dopo la chiusura di ogni evento? Pag32 • L’eredità immateriale: un messaggio per il futuro. Pag32-33 • Quando e dove fu la prima e l’ultima fiera universale? Pag33 • 1906 l’esposizione universale in Italia Milano. Pag34 • Quale fu il tema dell’esposizione del 1906? Pag34-35 • 1906 apertura del traforo “Sempione”. Pag35 • Quali furono i paesi partecipanti in Italia nel 1906? Pag36 • Quali furono i temi dei Padiglioni? Pag36-37 • L’incidente e l’incendio di alcuni padiglioni. Pag37 • Al termine del Expo Italiano del 1906, quale fu il lascito alla città? Pag38 Capitolo III: EXPO 2015, L’ITALIA, MILANO LA SECONDA VOLTA DOPO 109 ANNI • Quando è avvenuta l’assegnazione dell’Expo 2015 per Milano? Pag39-40 • Qual è il tema che ha permesso l’assegnazione all’Italia? Pag40-41 • Milano: il sito dell’esposizione. Pag41-42
  • 4. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 4 • Quali sono i temi dei Padiglioni? Pag43-44 • Quanti e quali sono gli stati che hanno aderito Expo 2015? Pag44 • Come sono stati denominati i padiglioni, e quali temi? Pag45 • Oltre agli stati, quali sono le organizzazioni aderenti? Pag46 • Ci sono aziende commerciali presenti? Pag46 • Quali sono i partner che hanno aiutato economicamente Expo 2015?Pag46-47 • Da chi è stato creato il logo, e da chi è stato scelto? Pag47-48 • Gli accordi con i comuni Italiani, e le città europee. Pag49 • Quali sono stati i professionisti incaricati per garantire il tema? Pag49-50 • Come potranno interagire i cittadini all’evento Expo? Pag50 • Quali sono le regole che il governo ha varato per gestire l’Expo? Pag50-52 • I terreni dell’area in cui sorge l’expo di chi sono? Pag52-53 • Quanti sono gli investimenti per la realizzazione dell’evento? Pag53-54 • Quali saranno i benefici durante l’evento Expo? Pag54-57 • Quali saranno i benefici post evento Expo? Pag58-59 • Qual è il piano per la promozione dell’evento? Pag59-60 • Le promozioni e i finanziamenti alla stampa. Pag60 • Le società media stampa finanziate per sponsorizzare l’evento. Pag61-63 • Cosa farà la più grande agenzia stampa del paese? Pag63 • Affermazioni del commissario Expo “Giuseppe Sala” 2 maggio14 Pag63-64 Capitolo IV: COMUNICARE: INFLUENZARE E GESTIRE LE MASSE • La Comunicazione digitale: Dal pensiero, all’avvento del web Pag65-69 • I social Network. Pag70-71 • I media e la comunicazione 2-3.0. Pag72-75 • Chi fine farà la Stampa su carta? Pag75-78 • Quali sono le opportunità per le aziende? Pag78-81 • Le O.N.G. e Istituzioni. Pag81-82 • Il Web, i partiti politici. Pag82-85 Capitolo V: INTERVISTA ALL’AMBASCIATORE: FABRIZIO LOBASSO 1. Per sintetizzare, Come uomo di stato, quale credo l’ha spinta ad intraprendere la carriera diplomatica? Pag86-90
  • 5. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 5 2. Quali sono le sinergie che un Diplomatico presso le sedi sparse per il mondo, può attuare per supportare le imprese e gli imprenditori Italiani…? Pag90-91 3. Condivida con noi alcuni momenti positivi e negativi, che ha superato durante il suo percorso, e quali sono stati maggiormente formativi per la sua persona? Pag92-93 4. In relazione a questo argomento, come possiamo valorizzare il post Expo, e quali metodi saranno necessari per preparare il corretto SETTING? Pag93-94 5. Siamo arrivati al termine e vorrei condividere con lei il suo nuovo incarico che la vedrà impegnata fuori dalla nostra nazione. Pag95 Capitolo VI: CONCLUSIONI COME COMUNICARE IN RELAZIONE DEI RICEVENTI  Dal dopo guerra ad oggi. Pag96-98  Tecniche e strumenti tecnologici per essere efficaci. Pag99-105  Il rovescio della medaglia. Pag106-108 Capitolo VII: L’UOMO: L’EMPOWERMENT COME SOLUZIONE.  Customer care Pag109  Leadership Pag110  Problem solving Pag111  Strategia B TO B – B TO C Pag112  Gestione dello stress Pag113  Team building Pag114 Citazioni: Pag115
  • 6. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 6 PREFAZIONE: La prima scoperta del genere umano fu il Fuoco, attraverso il suo calore, gli uomini iniziarono a cucinare i cibi, grazie alla luce che generava riuscirono a sconfiggere la Paura ancestrale del buio e a dominare la notte, quel fuoco che sempre acceso, ha saputo accompagnare lo sviluppo e l’evoluzione della nostra nazione, L’ITALIA. Nel mondo in cui viviamo, dove i mercati internazionali hanno allargato la loro competizione, e sempre più indispensabile nell’affrontare le sfide che si gareggiano spesso al di fuori dei territori di produzione, avere collaboratori allenati in grado di superare situazioni sempre più complesse. Vi è capitato sicuramente in questi ultimi anni, di confrontarvi con amici parenti e conoscenti, su un argomento che ha portato all’interno delle famiglie diretta- mente o indirettamente paura e instabilità per il futuro; questa parola è CRISI. Questa parola, è in grado di generare limitazione, frustrazione e d’emotività. Esistono MERCATI IN CRISI? O, esistono PERSONE IN CRISI, che formano i mercati? Sino agli anni 70, si considerava principalmente la razionalità legata al Quoziente Intellettivo (Q.I.), trascurando il Quoziente Emotivo (Q.E.). Oggi le più evolute tecniche di valutazione e valorizzazione, dimostrano il ruolo fondamentale del binomio Emozione-Intelletto. Infatti, nonostante una progressiva informatizza- zione ed automazione, l’evoluzione dell’uomo, rimane sempre un fattore deter- minante che fa la differenza. Potenziarne le sue capacità, trasformandole in obiettivi, sono esercizi quotidiani, necessari per ottenere quella marcia in più tanto ambita, che non solo aumenterebbe i parametri di reddito, ma condurrebbe allo stesso tempo ad una più elevata qualità dei cittadini. INVESTIRE NELLE RISORSE UMANE è necessario, poiché esattamente come accade acquistando macchinari più moderni, computer più veloci, si migliora il processo produttivo con risultati economici evidenti, altrettanto evidenti se non maggiori sono i ri- sultati ottenibili aiutando il proprio personale a migliorare se STESSO. Non occorre essere esperti in agricoltura, per sapere che ogni terreno affinché produca al suo meglio va curato, e che limitarsi a seminare ben presto lo farà inaridire, cosi accade anche con le persone. Coltivare le relazioni, significa pro- prio questo, non limitarsi a raccogliere ma nutrire anzitutto, questo con l’utilizzo dei social network sta mutando. Ritengo che sia proprio il potenziamento e l’investimento nelle risorse umane la chiave per entrare con successo nel business del terzo millennio, qualunque esso sia, dove nonostante una progressiva informatizzazione ed automazione l’apporto umano resterà il fattore competitivo più determinante. Occorre in- somma coinvolgere le persone in un progetto che vada al di là delle contingenze e del business plan, perché MOTIVARE significa principalmente ISPIRARE.
  • 7. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 7 Presentazione Mi chiamo Davide Geraci, sono nato a Cinisello Balsamo periferia nord di Milano il 12 luglio 1972, (secondo ed ultimo figlio), da genitori che negli anni 60, hanno abbandonato il loro paese di origine “Mazzarino” comune della provincia di Caltanissetta, immigrando nelle città industria- lizzate dell’Italia del nord MILANO. Oggi a qua- rantatré anni, padre di due splendidi bambini Marco di undici e Sara di nove anni, mi pongo come obiettivo l’ampliare di conoscenze nell’ambito della comunicazione. Era l’estate del 2014, tardo pomeriggio facevo zapping alla tv finché apparse su rai- news24 l’On. Franco Frattini, che attivamente rispondeva a delle domande della giornalista e nella didascalia apparse “Presidente della S.I.O.I.” (fu la prima volta che vidi questa sigla). Mi incuriosi a tal punto, che presi immediata- mente in mano il mio smart-Phone, capii che gli argomenti trattati dall’organiz- zazione erano di mio interesse. Dopo aver visto le tematiche affrontate, decisi di iscrivermi al Master in “Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali”. L’uomo compie quotidianamente immensi sforzi per realizzare se stesso e i pro- pri sogni, ma spesso incontra grossi ostacoli, le sue intime paure, i dispiaceri degli eventi quotidiani che spesso e volentieri si trasformano in un mucchio di frustrazioni e di abitudini che contribuiscono negativamente a seppellire i nostri sogni rendendoli in realizzabili. Tutti abbiamo dei sogni, ne abbiamo di diversi. I sogni variano in relazione con l’età, il sogno di un bambino di cinque anni che vive in Europa potrebbe essere quello di possedere una bicicletta, per vivere la mobilità. Viceversa quello di un quattordicenne potrebbe alimentare la voglia e il desiderio della velocità di uno scooter, il diciottenne quella di una vettura e cosi in altri ambiti. La volontà, il desiderio e l’interesse nel miglio- ramento quotidiano mi hanno spinto a decidere di affrontare questa nuova av- ventura formativa che mi vedrà impegnato nella stesura della mia tesina. L’unica cosa certa nella vita è il “cambiamento”. L’abbiamo visto nella storia sino ai giorni nostri ed è l’unica fonte di miglioramento. Di conseguenza, o accette- remo questi cambiamenti o rimarremo indietro, la società va sempre più veloce e noi dobbiamo essere pronti ad aggiornarci senza distruggere la nostra integrità fisica e mentale. L’incertezza sul proprio futuro diventa una delle cause più importanti di ansia e paura e crea una forte diminuzione dello stimolo motiva- zionale dell’individuo che non sa come muoversi per assicurare a sé e alla pro- pria famiglia una vita tranquilla. Di conseguenza grazie a questa nuova sfida personale, mi permetterà di sentirmi più attivo e partecipe nell’evoluzione della mia esistenza, dandomi maggior consapevolezza e più ragguardevoli opportunità lavorative. https://www.linkedin.com/profile/view?id=105884962&trk=nav_responsive_tab_profile
  • 8. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 8 Capitolo I: IL MADE IN ITALY Che cosa è il Made in Italy? Storicamente è un'espressione in lingua in- glese apposta dai produttori italiani, specie da- gli anni ottanta in poi, nell'ambito di un processo di rivalutazione e difesa dell'italianità del pro- dotto, al fine di contrastare la falsificazione della produzione artigianale e industriale italiana, so- prattutto nei quattro tradizionali settori di moda, cibo, arredamento e meccanica (automobili, di- segno industriale, macchinari e navi), in Italiano noti anche come le "Le quattro A" da: Abbigliamento, Agroalimentare, Arredamento e Automobili. Come dice “Ferruccio Ferragamo” Presidente della Salvatore Ferragamo spa, “il made in Italy è un secondo brand”. Non è sempre stato così, infatti originaria- mente l'espressione Made in Italy aveva un'accezione quasi negativa. Tale espressione fu imposta ai produttori italiani negli anni '60 da Francia e Germania per indicare ai loro cittadini che i prodotti non erano realizzati nelle proprie nazioni, che avevano abbandonato l'industria povera del tessile e della calzatura. Oggi ne possiamo andare fieri, il Made in Italy è il raggiungimento di un marchio commerciale che indica che un prodotto è completamente progettato, fabbri- cato e confezionato in Italia. Secondo uno studio di mercato realizzato dall'a- zienda KPMG1, il Made in Italy è il terzo marchio al mondo per notorietà dopo Coca Cola e Visa. (1) http://www.kpmg.com/it/it/pagine/default.aspx
  • 9. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 9 L’arte e l’ispirazione del Made in Italy: In ogni caso, sia per le sue positività che negatività, il made in Italy, prende ispirazione grazie agli stili che hanno contaminato l’Europa e in questo caso l’Italia. Il Liberty, l’Art Decò, il Futurismo e il Razionalismo hanno saputo influenzare il popolo durante la sua crescita evolutiva, i quali sono stati classificati e utilizzati di riflesso per la pro- duzione del design Italiano dell’ultimo secolo. Natural- mente la nozione di stile non è intesa nella sua eccezione più banale, secondo Hauser(1), “lo stile è il concetto fon- damentale e centrale della storia dell’arte, senza di esso ci sarebbe tutt’al più una storia degli artisti nel senso di un rapporto sui maestri operanti contemporaneamente e suc- cessivamente e un catalogo delle loro opere sicure o pre- sunte”. Più problematico è assegnare il concetto di stile alla realtà dei fatti, alla storia piuttosto che alla loro interpretazione, cioè alla storiografia (2). L’artificio storiografico, non nega l’unicità è irripetibilità delle opere, ma per comprenderle è necessario ricono- scerle le varianti che le legano l’una all’altra. L’idea di costruire e utilizzare metodologicamente “artifici storiografici” è imposta dalla fenomenologia propria delle arti contemporanee. In passato infatti, uno stile durava secoli, mentre oggi dura talvolta appena qualche lustro. A un codice stile forte, si sono sostituiti tanti codici stile deboli: gli “ismi” (3). Cosicché, alle ambiguità proprie del concetto di stile, si è recentemente aggiunta quella della precarietà delle tendenze, delle poetiche, del rapido consumarsi dei gusti e delle mode. (1) Hauser http://it.wikipedia.org/wiki/Arnold_Hauser (2) Storiografia http://www.treccani.it/enciclopedia/storiografia/ (3) Ismi http://www.palazzostrozzi.org/allegati/picasso/ismi_ita.pdf
  • 10. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 10 In sintesi, quale che sia la forma d’arte da esaminare, nel nostro caso l’industrial design, e quale che sia la durata delle fasi, Il Liberty, l’Art Decò, il Futurismo, il Razionalismo e le altre categorie costruttive; i creativi prendono le proprie ispi- razioni e idee. Dobbiamo sempre considerare queste tendenze, correnti e movimenti e di breve enti come stili, o meglio codici-stile, ancorché deboli e di breve durata, e soprat- tutto, ripeto come dei parametri di riferimento, rispetto ai quali rapportare le opere reali. Un'altra tesi è quella per cui tutto il discorso sul design, segnatamente in Italia dove mancano o almeno sono mancati più solidi riferimenti (risorse, grandi imprese industriali, vasta committenza), possa trovare il suo esito in un fattore più inclusivo e riduttivo degli altri; il fenomeno del gusto intenso e del piacere estetico. A esso bisogna condizionare i quattro momenti della progettazione della pro- duzione, della vendita al consumatore, nonché gli stessi aspetti artistici, tec- nici, sociali, economici, semantici di cui è piena la letteratura sul design. http://www.ibs.it/code/9788842066231/de-fusco-renato/storia-del-design.html http://www.ibs.it/code/9788842082552/de-fusco-renato/made-italy-storia.html
  • 11. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 11 L’Italia e le sue industrie. Lo stile liberty(1), parlando dei principali artisti europei attivi all’inizio del xx secolo, osserva che l’alto valore della loro opera, fissa il principio della qualità nel prodotto industriale, sostituendo al feticismo del prodotto o della merce, con il feticismo del progetto. Con lo stile Liberty, non nasce l’industrial design, ma un artigianato con mag- giori intenti di quelli tradizionali. Infatti sarà ben ricor- dare, che molte fra le principali aziende Italiane erano in piena fioritura già nell’Ottocento. Giusto per fare qualche nome, in campo siderurgico vengono fondate la Terni 1884, la Breda nel 1886, la Tosi nel 1882, nel settore della ceramica emerge la fab- brica Richard fondata prima del 1880, che nel 1898 si unisce alla Ginori di Firenze, le industrie meccaniche più importanti impegnate nella costruzione della rete ferroviaria, le officine di Pietrarsa e dei Granili, oltre alla Guppy, a Napoli. Nel 1884 inizia la sua attività la Stigler che produce ascensori su brevetto Otis, nel 1872 nasce la Pirelli. Nella seconda metà dell’Ottocento, l’industria navale le- gata al nome di Florio, è la più importante grazie alle risorse economiche di alcune società Borboniche, che ne hanno finanziato i progetti. L’industria del mobile, collocata nell’area della Brianza, è forse fra le più antiche d’Italia, nel 1899 a Torino na- sce la Fiat, pertanto lo sviluppo dell’industria Italiana non è in sincronia con l’Art Nouveau, ma che subito dopo influenzo maggiormente il Floreale italiano(2), a cominciare dai più noti (1) Liberty http://www.arteliberty.it/storia.html (2) Floreale http://it.wikipedia.org/wiki/Art_Nouveau
  • 12. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 12 architetti e artefici nostrani, grazie agli impianti dell’Esposizione Universale di Torino nel 1902. Le maggiori influenze del Liberty furono trasmesse dalla Ger- mania e dall’Austria, dovute dalle influenze e dalle impronte nelle regione del nord durante gli anni della Secessione. Il Floreale, è legato a una parte della borghesia imprenditoriale abbastanza indipendente, almeno per gli interessi culturali, dell’organismo statale e quindi della vera e propria classe di- rigente. Infatti l’imprenditore Lombardo, Piemontese e Veneto, si rapportava con gli ambienti Europei, con i quali era solito trattare per ambire a nuovi modelli produttivi. Nel campo delle esposizioni, dopo quella di Torino del 1902, dove per altro figurarono le prime automobili, va ricordata quella di Venezia del 1903, nella quale riscossero grande successo le Sale del Mezzogiorno, dirette da Ernesto Basile(3), che univano prodotti siciliani e napole- tani. Possiamo ricordare l’imprenditore Vittorio Ducrot(4) ed associarlo all’industria del mobile, che nel 1911 aveva una pro- duzione per la lavorazione del legno con le macchine più mo- derne del tempo, ed impiegava già 400 addetti. Nel quadro Italiano del primo novecento, ricordiamo L’architetto Moretti(5) e il mobiliere Ceruti di Milano, che furono determinanti nell’esposizione di Milano del 1906. Per l’occasione ci fu l’apertura del traforo del Sempione, a tal proposito fu strategico la presenza delle migliori automobili italiane, con i modelli Fiat, Isotta Fraschini e Pirelli. I rapporti fra l’Italia e l’Europa costituivano un continuo scam- bio; l’imprenditoria siciliana, ad esempio importava dalla Francia e dall’Inghil- terra macchinari, materiali, modelli, mano d’opera specializzata. Del resto come sostiene Morandi, tutta la giovane industria Italiana si avvalse dell’ele- mento tecnico e dirigenziale venuti da fuori, infatti tedeschi, svizzeri, francesi erano i capi-fabbrica e il personale tecnico, s’importava insieme al macchinario. (3) Ernesto Basile http://www.treccani.it/enciclopedia/ernesto-basile/ (4) Vittori Ducrot http://www.treccani.it/enciclopedia/vittorio-ducrot_%28Dizionario-Biografico%29/ (5) Luigi Moretti http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Moretti_%28architetto%29
  • 13. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 13 Lasciato alle spalle lo stile Liberty, incalzo la reazione Futuristica, con il manifesto di Marinetti(6) che fu pubblicato a Parigi nel 1909, il primo movimento d’avan- guardia che si presenta con caratteri non specificatamente orientati in un singolo settore di attività, ma come proposta integrale di rinnovamento della cultura e del comportamento stesso, realizzando cosi, con una formula del tutto nuova e ri- voluzionaria, una tendenza nuova all’incontro diretto e alla continuazione tra arte e vita, che era partita dall’estetica in- glese. A differenza del Liberty che ebbe sempre natura moderna e conciliante, il Futu- rismo fu invece appunto il primo movimento d’avanguardia, con maggiori con- notazioni proprie delle correnti rivoluzionarie artistico letterarie. Per alcuni aspetti il Futurismo, condizionò le tecniche produttive italiane nel primo ven- tennio, specialmente nel campo dell’architettura utilizzate nell’arredamento e nell’architettura d’interni, mattonelle lampade e complementi di arredo. Nel 1925, all’esposizione di Parigi, si formarono alcuni dei più importanti archi- tetti del Razionalismo Italiano: Gino Pollini(7), Adalberto Libera(8), Luciano Bal- dessari(9), il Futurismo ebbe un ruolo notevole nella formazione del Razionali- smo italiano che, per opposizione o aderenza, si avvalse anche di altri orienta- menti quali l’Art Dèco, il Novecento e il Neoclassicismo lombardo. Il tutto al fine di definire meglio l’Italian-stile e in pari tempo le sue opere più importanti, colte nella loro storicità, vale a dire il legame con i fatti e le idee del proprio tempo. Ora mentre nel campo delle arti applicate erano in voga il Liberty, il Futurismo e l’Art Dèco, stili orientati sul continuo piuttosto che sul discreto, il Razionalismo prendeva forma nel campo delle automobili, fossero esse Fiat, Alfa Romeo, Isotta Fraschini, Bianchi ecc. (6) Filippo Tommaso Marinetti http://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-tommaso-marinetti/ (7) Gino Pollini http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/Gino-Pollini/ (8) Alberto Libera http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/Adalberto-Libera/ (9) Luciano Baldessari http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/Luciano-Baldessari/
  • 14. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 14 In generale possiamo dire che fino agli anni trenta ciò il periodo dove si afferma lo Streamline(10), tutti i modelli di automobili sono conformati da parti netta- mente distinguibili. Nello stesso periodo, si affermava l’architettura e il mobile razionale, le auto hanno già cambiato stile, approdando all’aereo dinamismo e tutto dalla parte del continuo, permanendo fino ai nostri giorni. Come dicevamo prima la Fiat nacque nel 1899, fondata da Giovanni Agnelli(11) insieme a un gruppo di finanzieri aristocratici, che sfornarono il loro primo modello chiamato 3,5 HP. Ancora più individuale fu l’iniziativa di Vincenzo Lancia(12), che esordi come meccanico, collaudatore e progettista alla Fiat, per poi fondare e costruire un’azienda intitolata al suo nome nel 1906. Più complessa la vicenda dell’Alfa Romeo, che nacque dalla decisione dell’azienda Fran- cese Darracq (13), di far assemblare per motivi di tasse doganali alcuni suoi modelli in territorio Italiano, e più precisamente nella peri- feria nord-ovest di Milano. Non avendo molto successo, incarico Giuseppe Merosi(14) di progettare due auto, così si formò nel 1910 ALFA “Anonima Lombarda Fabrica Automobili”. Suc- cessivamente l’ingegnere napoletano Nicola Romeo(15), alto funzionario della Banca di Sconto che deteneva la maggioranza del pacchetto azionario dell’Alfa, incorporò una serie di aziende lombarde, romane e napoletane, creando la So- cietà Anonima ing. Nicola Romeo & C, dando luogo al nome definitivo dell’azienda Alfa Romeo. Grazie agli sviluppi delle industrie delle automobili, ci fu una espansione per il settore dell’aereonautica nei cantieri di Monfalcone (una delle industrie sorte nel ventennio), l’esito di questa intensa attività pro- gettuale fu un successo per il settore anche in paesi più progrediti. Infatti, dei 1800 aeri prodotti nel 1939 molti erano esportati in Germania e in Inghilterra, (10) Renato Fusco Streamline http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/Streamline/ (11) Giovanni Agnelli http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Agnelli_%281866-1945%29 (12) Vincenzo Lancia http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/vincenzo-lancia/ (13) Darracq http://it.wikipedia.org/wiki/Darracq (14) Giuseppe Merosi http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Merosi (15) Nicola Romeo http://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Romeo
  • 15. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 15 il progettista Filippo Zappata(16) dopo aver lavorato per cinque anni presso Blè- riot, entra in Breda, e nel 1948 ne realizza di nuovi con accorgimenti notevoli sotto l’aspetto della linea aerodinamica. L’impulso produttivo industriale, si sviluppa nel continuo allungamento delle linee ferroviarie, la Fiat e la Breda in collaborazione agli ingegneri delle Ferrovie dello Stato (F.S.), realizzano il passaggio dal discreto al continuo con la loco- motiva E428 II serie; era il 1939. Pochi rammentano che solo fino a ses- sant’anni fa il nostro paese, oggi tra i più industrializzati e prolifici dell’Eu- ropa/mondo, era una società incentrata sull’agricoltura. La velocità dello sviluppo, non a caso definito “boom eco- nomico”, successivo alla guerra conclusasi con la vittoria degli Alleati e la successiva introduzione del piano Mar- shall(17), per le imprese Italiane fecero sì che la popolazione passasse in pochi anni da uno stato di povertà e analfa- betismo ad un improvviso benessere. Auto, appartamenti riscaldati muniti di ogni confort, figli istruiti, sono stati alcuni dei numerosi van- taggi che hanno fatto seguito al frenetico sviluppo delle aziende Made in Italy. D’altra parte per gli imprenditori dell’epoca trovare persone disposte ad impe- gnarsi al proprio meglio pur di conseguire quel benessere non era una diffi- coltà come non lo era nemmeno la concorrenza, giacché tutti i mercati erano pressoché vergini. http://www.ibs.it/code/9788842082552/de-fusco-renato/made-italy-storia.html http://www.ibs.it/code/9788842066231/de-fusco-renato/storia-del-design.html (16) Filippo Zappata http://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-zappata_%28Enciclopedia_Italiana%29/ (17) Marshall http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/piano-Marshall/
  • 16. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 16 La creazione dei BRAND. Il Made in Italy è un'espressione che evoca in tutto il mondo l'idea dei prodotti italiani, rappresenta la qualità, la creatività e l'inventiva caratte- ristica dell'Italia e dei suo artisti artigiani, è l’orgoglio per i produttori italiani. Una situazione perfetta il periodo del Floreale, che come abbiamo detto ha consentito all’Italia di rilanciarsi nel mondo ed affermare il proprio marchio come simbolo di qualità universale riconosciuto. Il motivo della fama di questa espressione che nel tempo è diven- tata un vero e proprio brand, è la qualità che caratterizza le eccel- lenze artigianali e industriali italiane. Dalle calzature al pret à porter, dalle biciclette alle automobili, senza dimenticare le eccellenze enogastronomiche, i prodotti italiani che si fregiano di questo titolo sono particolarmente ricercati sui mercati mondiali per la qualità e l'affidabilità, per la fantasia e l'originalità del design, per la loro durata e sicurezza, per il gusto e il sapore inconfondibili. Oggi i marchi italiani, sono molto apprezzati nel mercato interna- zionale per il loro design innovativo e per la qualità dei materiali. Basti pensare alla moda dove il Made in Italy conta nomi eccellenti come Valentino, Giorgio Armani, Dolce & Gabbana e Prada. Oppure dalle macchine alle moto Made in Italy, con la Ferrarri e la Ducati e ai grandi designers e architetti italiani come Giorgetto Giugiaro, Sergio Pininfa- rina e Massimiliano Fuksas che hanno firmato progetti internazionali; Il Made in Italy è orgoglio italiano al 100%. Il Made in Italy, è anche formato da un patrimonio enogastronomico senza pari al mondo, uno stile alimentare che fa perno sulla dieta mediterranea, quale modello di alimentazione sana ed equili- brata. Così il comparto agroalimentare è diventato negli ultimi anni, un vero punto di forza del Made in Italy, facendo leva su una qualità che non si limita
  • 17. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 17 solo alla bontà e alla genuinità, ma significa anche garanzie di sicurezza, salu- brità e origine, diventando così un fattore centrale di competitività. A garantire sia la provenienza che l'ideazione e la realizzazione dei prodotti Made in Italy, in- tervengono sia i consorzi di tutela che i singoli produttori, mentre agenzie indi- pendenti ne certificano la qualità e vigilano contro sofisticazioni e contraffazioni. http://www.italia.it/it/idee-di-viaggio/made-in-italy.htmln http://www.webpromoter.com/articoli/made-in-italy/ I consorzi per la tutela del Made in Italy. Molte delle produzioni artigianali e industriali che garantiscono l'origine dei prodotti made in Italy, si fregiano di marchi e riconoscimenti internazionali come: i vini DOC, a Denominazione di Origine Controllata, o i formaggi DOP, a Denominazione di Origine Protetta, mentre altri, come tessuti, arredi e accessori d'ab- bigliamento, sono tutelati da brevetti e copyright che ne as- sicurano l'unicità. Spesso il motivo di una visita in Italia è proprio questo, scoprire da vicino i luoghi del Made in Italy, osservare come vengono realizzati i suoi prodotti, collegarsi alla tradizione e alla cultura che li ha generati. È assai difficile, tornare a casa senza portarne con sé almeno un ricordo. Per far conoscere e promuovere il Made In Italy, in Italia, durante l'anno, è un susseguirsi di incontri, fiere, show room, all'insegna del buon gusto, della qualità, della ricerca e della tra- dizione. Si tratta di iniziative che spesso uniscono il carattere della mostra mercato all'e- vento culturale, occasioni per conoscere l'arte e la storia del Belpaese. Il mar- chio Made in Italy, è diventato fondamentale per l'export italiano, ed è così noto a livello mondiale da essere considerata una categoria commerciale a sé stante. Dal 1999, la dicitura Made in Italy ha cominciato ad essere tutelata da associa- zioni come l'Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani e regolata da leggi statali. Nel 2009, è stata emanata una legge per tutelare il made in Italy: il
  • 18. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 18 decreto legge nº 135 del 25 settembre 2009 contiene l'art. 16 dal titolo Made in Italy e prodotti interamente italiani. Conseguenza di questa legge è pure il mar- chio DMI® che significa Designed & Manufactured in Italy, preferito da molte aziende che lo trovano più esplicativo. All'estero, infatti, i prodotti italiani hanno nel tempo guadagnato una fama, con corrispondente vantaggio commerciale. Il Made in Italy, è parte della cultura di questo paese, è una delle sue identità culturali, e ne è anche uno degli elementi di immagine, come ricorderò di seguito con molti esempi. Il valore dell’estetica (1), il mangiare bene, il vestirsi bene, il vivere bene in un ambiente gradevole, tradotto in un vestito di Armani piuttosto che in un Brunello di Montalcino o in una macchina di design Pininfarina. Questo stile di vita, viene associato con prodotti, che dal punto di vista della loro qualità e della loro fruizione, hanno un alto contenuto estetico. Il Made in Italy, è un elemento centrale dell’identità culturale di questo paese; qui si fanno le scarpe in un certo modo perché questo è un paese che ha un certo gusto estetico, una certa storia. Questo è il paese del Rinascimento(1), di Raffaello, di Leonardo ...tutto questo conta, perché fare una scarpa non è difficile di per sé, non c’è neanche da metterci nessun microprocessore, è pelle, il pro- dotto più vile del mondo dal punto di vista materiale; non è neanche competitivo in termini di costo, perché le scarpe di Formosa o delle Filippine si fanno con un costo del lavoro 30 volte minore. Ma a parte questo, la moda è sì un fatto mondano, ma dietro quella mondanità c’è uno spessore di professio- nalità, di know-how, di sapere, di lavoro, di innova- zione, di ricerca, di qualità, di straordinario valore. Il fatto di essere un paese del Made in Italy, inteso come un paese che ha un profilo fortemente estetico, non va vissuto come una diminuito, come qualcosa di effimero, come qualcosa di banale e di superfluo, ma va vissuto come un elemento di forza. Purtroppo così non è. (1) http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/rinascimento/
  • 19. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 19 Il paese non vive questa sua identità come un elemento di forza, perché siamo tutti figli di una cultura industriale. Pensiamo che l’innovazione ci sia solo se c’è un computer, così come una volta solo in presenza di una bella macchina stam- pante che stampava qualcosa o un tornio. Se c’è quello, c’è l’innovazione, altri- menti non c’è. Mentre invece, fare un buon olio richiede una capacità innovativa (2), esatta- mente come fare un buon computer; fare un vestito di Armani richiede una capacità professionale, di ricerca sul prodotto e sul materiale esattamente come fare un buon tornio. L’innovazione, non è qualcosa che appartiene a un settore piuttosto che a un altro, perché se fosse così, non si capirebbe perché l’Olivetti abbia chiuso. Non basta saper fare un computer o un microprocessore, dipende da che computer fai. In Italia è stata applicata per lungo tempo una tesi del tutto sbagliata, secondo cui ci sono: set- tori maturi e settori non maturi. E’ una tesi del tutto accademica ed astratta, perché non esistono i settori maturi e i settori non maturi in sé, ma esistono settori nei quali puoi incorporare il massimo di innovazione incorporabile in quel settore, e in questo caso non è maturo, oppure non sei capace di farlo e in questo caso diviene maturo. (2) http://censimentoagricoltura.istat.it/fileadmin/template/main/res/Qualita_punto_di_forza_del_Made_in_Italy.pdf Credere nel nostro valore e implementare le attività di MK: Qualsiasi cittadino italiano, crede che se bisogna comprare una buona macchina per produrre qualche cosa, sia meglio andare in Germania. Questo perché l’im- magine della Germania è legata al produrre, e in particolare alla tecnologia mec- canica. Siamo a conoscenza che nel 50% del settore dei beni strumentali, l’Italia è paese leader nel mondo?
  • 20. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 20 Dalle macchine per fare il meccano-tessile, alle macchine per la calzatura, alle macchine del legno, al packaging, alle macchine tipografiche, alla com- ponentistica alta. E non è neanche strano, perché se siamo così forti nella moda, è evidente che siamo anche così forti nelle macchine per produrre quel bene finale, sarebbe infatti assai difficile fare dei buoni prodotti avendo, delle macchine pessime. Nel settore del machinery, dei beni strumentali, delle tecnologie sia meccaniche sia informatiche, siamo un paese forte, ci sono imprese italiane che i robot ai giapponesi, li vendono e non li comprano. Il più grande gruppo siderurgico mondiale giappo- nese, ha concluso una joint-venture con il gruppo Tekint-Dalmine, in cui i giapponesi hanno voluto che la joint-venture si facesse al 51% per Dalmine e che fosse Dalmine a gestire questo enorme impianto si- derurgico che è il più moderno e il più avanzato del mondo, giusto per fare il più banale esempio di questi giorni. In Giappone, il più grande e più moderno stabilimento siderurgico giapponese è una joint-venture italo-giapponese gestita dagli italiani. Questa è una immagine che il paese non riconosce di sé e che il mondo non ha, un altro fattore che dobbiamo essere capaci di mettere in campo migliorando le attività di comuni- cazione. Non si ha piena consapevolezza di tutto ciò che rappresenta in termini di forza il Made in Italy, non si ha consapevolezza che il Made in Italy, è assai più largo di quello che si pensa, e che in realtà noi siamo un grande paese, espressione che difficilmente usiamo. Questo è un problema culturale. Ci sono tante ragioni, sarebbe interessante dedicare una riflessione ampia e non un in- tervento di pochi minuti, del perché l’Italia sia un paese che ha il rischio co- stante di una crisi di autostima del perché non abbia coscienza di sé. Una, per esempio, è che siamo un paese che ha soltanto 130 anni di storia nazionale unitaria, sembra una sciocchezza, ma non lo è. I grandi paesi che
  • 21. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 21 hanno una forte identità, come Francia, Inghilterra o Spagna, sono paesi che hanno una storia unitaria di secoli, che hanno dominato il mondo, che hanno avuto imperi, conta tutto questo nella storia di un popolo. Un popolo ha dei codici genetici esattamente come un individuo, se poi in questi 130 anni, ci mettete anche vent’anni di fascismo, la sua esasperata logica nazionalistica, capirete perché, per reazione contraria, nell’immediato dopo- guerra non essere nazionalisti diveniva giusto. Ciò giungeva fino a negare anche il valore dell’identità nazionale, per cui una parola come Patria per molti anni non è stata più pronunciabile. Noi abbiamo tradizionalmente avuto difficoltà a fare sistema, cioè a proiettare sui mercati internazionali non la singola impresa, perché la singola impresa italiana sui mer- cati internazionali ci va da molto tempo con uno straordinario coraggio, e pro- prio perché ci va quasi sempre da sola, ci va con una capacità di sfida e di competizione anche più forte e molto spesso vincente bensì a produrre una proiezione di sistema, a proiettare il sistema-paese. Questa difficoltà però è sempre meno accettabile e sostenibile, perché nella glo- balizzazione la competizione è sempre di meno soltanto tra singole imprese e sempre di più tra sistemi. Quindi, il proiettarsi come sistema-paese è un valore aggiunto, di cui l’impresa ha sempre più necessità, tanto più questo discorso vale per l’Italia, che ha una morfologia del suo apparato produttivo caratterizzata essenzialmente da imprese di piccola e media dimensione. Queste non hanno per una ragione dimensionale, dentro di sé tutte le funzioni e tutte le risorse necessarie per proiettarsi sui mercati, e dunque hanno biso- gno di ritrovare fuori di sé risorse e strumenti di cui hanno necessità ma di cui sono prive. La costruzione di una strategia di sistema, è tanto più necessaria perché in una competizione globale che esalta l’elemento sistemico, questo va- lore aggiunto diventa decisivo. Ed è quello che dobbiamo fare, lavorare inten- samente in sistema.
  • 22. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 22 Abbiamo tutti la responsabilità di far acquisire al paese maggiore consapevo- lezza della forza che ha, e di tutte le risorse di cui dispone, perché averne con- sapevolezza ci permette di utilizzarle nel modo migliore, sviluppando tutte le potenzialità permettendoci i più alti benefici. Valore alle risorse umane, cogliere e interpretare i mutamenti: Oggi le cose però sono mutate, dalla globalizzazione, alle dislocazioni produt- tive e con l’avvento del Web, si sono ampliate le politiche commerciali. Se Ieri bastava aprire un’attività qualunque per vedere i propri affari lievitare, e ancora bastava offrire un qualunque lavoro per aver al proprio fianco persone vera- mente motivate ed affidabili, oggi non è più così. Ci siamo concentrati su gli unici investimenti che ritenevamo necessari, cioè i macchinari e gli impianti produttivi, sempre più potenti per soddisfare una domanda che non sembrava mai finire. Ed invece fini, o per lo meno ha avuto un brusco rallentamento, accentuando cosi i toni della concorrenza aziendale. Intanto la popolazione si è evoluta, crescita nel benessere, ha studiato, possiede l’auto, la tv, lo stereo, la lavatrice, il pc, lo smart Phone, ed ora ambisce a rico- prire mansioni più qualificate ed appaganti. Quello che non è cessato invece, è stato il continuo in- vestimento da parte d’imprenditori e manager in mac- chinari, che però adesso invece di produrre il più possibile doveva essere in grado di ridurre i costi per poter cosi abbassare i prezzi. Una guerra fatta di nu- meri, che ha portato come conseguenza numerosi li- cenziamenti, e la vittoria apparente delle macchine sull’uomo. Una concezione miope del lavoro in azienda, che condiziona tutt’oggi ancora molte aziende anche grandi.
  • 23. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 23 Sono molti, i capitani d’azienda che nonostante l’evidenza dei fatti continuano a sostenere la bontà delle proprie scelte, giustificando eventuali défaillance con una presunta crisi del settore. Ma sarà vero? Per crisi, di solito si intende qual- cosa di temporaneo, di passeggero, mentre migliaia d’aziende non riescono a fare utili da decenni. Proviamo allora a tornare a quanto osservato in prece- denza, ovvero le percentuali d’investimento in macchinari/impianti (80% circa del fatturato) e quelle in formazione personale (meno del 1%, ’82,6% di esse ritiene che la formazione non sia necessaria semplicemente perché il proprio personale è già qualificato (1)) e ci appariranno allora una nuova ed efficace chiave di lettura del vero problema, ovvero non sono i mercati in crisi ma le persone, i mercati sono solo una conseguenza dei quello che le persone sono in grado di fare in diversi momenti e situazioni dell’economia. Il personale, ovvero la forza produttiva principale d’ogni azienda, anche dotate d’apparecchiature milionarie, sono sempre alla ricerca di figure chiave, dal ma- nager che prende le decisioni e se ne assume le responsabilità di un gruppo, al centralinista motivato capace di rispondere in maniera efficace al telefono. (1) Istat LA FORMAZIONE NELLE IMPRESE IN ITALIA file:///C:/Users/davide_2/Downloads/Formazione%20nelle%20imprese%20-%2001-ago- 2013%20-%20Testo%20integrale.pdf Qualità come punto di forza del made in Italy: Il sesto Censimento Generale dell’Agricoltura, è stato anche l’occasione per registrare come, nell’ultimo decennio, gli im- prenditori agricoli italiani hanno condiviso l’im- pegno per il miglioramento delle produzioni, e di misurare quale è stato l’impatto di questo impegno sull’organizzazione dei mezzi di produzione. In questo decennio l’evoluzione degli stili alimentari ha portato ad alzare con- tinuamente l’asticella della qualità e della sicurezza alimentare, diventata oggi
  • 24. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 24 un pre-requisito. Lo dimostra il fatto che sugli scaffali dei supermercati e degli altri punti vendita, non esista più la seconda scelta. Per la carne ad esempio, è sparita la bassa macellazione, tutti i tagli sono di prima scelta, l’olio d’oliva è quasi totalmente “extravergine”. Sempre maggiore anche la quota di Doc(1) e Docg(2) tra i vini proposti nella grande distribuzione. Anche una categoria di prodotto apparentemente immu- tabile come il latte, è stato “segmentato” con l’introduzione dell’alta qualità, che presuppone l’adozione lungo la filiera di tecniche di produzione, in grado di au- mentarne di qualche punto il tenore proteico. Solo l’ortofrutta ha dovuto sacrifi- care in qualche caso calibro e qualità organolettica, sull’altare delle piattaforme a libero servizio, per le quali il mercato prediligeva caratteristiche di preserva- bilità e resistenza alle movimentazioni. La reazione del consumatore a questa “discriminazione” ha portato tuttavia nel periodo più recente al miglioramento dell’offerta, anche delle referenze orto- frutticole, con la proposta di linee di prodotto al giusto grado di maturazione, come se fosse “appena colto”. Esempi quelli appena tracciati, testimoniano l’ele- vata professionalità dei produttori agricoli italiani. Un know-how che ha consen- tito di dribblare negli ultimi 10 anni la gran cassa, talvolta eccessiva dell’allarmi- smo collegato a veri o presunti scandali alimentari, che hanno avuto quasi sem- pre origine fuori dai nostri confini (dalla Bse (3) Bovine Spongiform Encephalopa- thy, all’influenza aviaria e suina, alle contaminazioni con diossina). Standard qualitativi e sanitari elevati, diventati ormai pre-requisito, che non hanno im- pedito ai produttori di sviluppare ulteriori strategie di valorizzazione, puntando sull’origine e sulla modalità di produzione. Oggi il paniere dell’alta qualità italiana è composto infatti da prodotti da agricoltura biologica, prodotti da agricoltura integrata e soprattutto da prodotti tipici, a cui sono legate le maggiori chance di crescita nei mercati internazionali. L’Italia vanta infatti la maggiore esten- sione europea e la maggiore differenziazione produttiva nel biologico (1) DOC http://it.wikipedia.org/wiki/Denominazione_di_origine_controllata (2) DOCG http://it.wikipedia.org/wiki/Denominazione_di_origine_controllata_e_garantita (3) Bovine Spongiform Encephalopathy http://www.epicentro.iss.it/problemi/bse/bse.aspù
  • 25. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 25 (un milione di ettari e poco meno di 50mila operatori). La maggior percentuale di adesione ai disciplinari di produzione integrata, sono strumenti nati con l’obiettivo di una maggiore tutela ambientale sono così di- ventati efficaci strumenti di marketing, grazie anche alla certificazione obbliga- toria e all’efficacia dei controlli. La posizione del nostro Paese nell’ambito dei prodotti a marchio Dop(4) (Deno- minazione di origine protetta) o Igp(5) (Indicazione geografica protetta) è poi di assoluto predominio: 202 prodotti (130 Dop, 72 Igp), più 2 Stg(5) (Specialità tradizionali garantite). E questo senza considerare il comparto dei vini, composto da 38 Docg, 364 Doc e 126 Igt(5) (recentemente assimilati dalla normativa europea al sistema Dop-Igp). Anche in questo caso, l’Italia ha dimostrato di saper percorrere con entusia- smo la strada della promozione della qualità dei prodotti alimentari, promossa dall’Unione europea con strumenti come il Reg. Ue 2081/1992 e 2082/1992 (che hanno introdotto rispettivamente il sistema delle Dop-Igp e quello delle Stg) e con il Reg. 510 /2006 (che ha riformato le filiere certificate). Ma non mancano problematiche da superare. La protezione dell’origine esprime infatti le maggiori valenze quando il mercato si estende oltre il bacino di produzione, o addirittura oltre i confini nazionali. Sono però pochi i prodotti che vantano mer- cati così estesi, solo 10 referenze, sulle 203 totali, hanno un valore di mercato che supera l’85% della Plv (produzione lorda vendibile) totale dei prodotti tipici (si tratta di: Grana Padano, Prosciutto di Parma, Parmigiano-Reggiano, Pro- sciutto di San Daniele, Mozzarella di Bufala Campana, Gorgonzola, Mortadella di Bologna, Bresaola della Valtellina, Mela della Val di Non, Pecorino Romano). Un elenco ristretto in cui spicca in particolare l’assenza di un olio d’oliva. La qualità infatti ha un costo, aderire al sistema Dop/Igp implica maggiori costi di pro- duzione per il rispetto del disciplinare, costi di certificazione costi di adesione al Consorzio di tutela ecc. Costi anche per tutelarsi dalle imitazioni, (4) DOP http://www.cibo360.it/qualita/certificazioni/DOP.htm (5) IGP-STG-IGT http://it.wikipedia.org/wiki/Prodotti_DOP,_IGP,_STG_e_IG_italiani
  • 26. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 26 frequenti nei mercati extra-europei (basti pensare che il valore delle contraffa- zioni causate dal richiamo diretto o indiretto ai prodotti italiani è stimato in circa 50 miliardi di euro nel solo mercato statunitense). Costi che non sempre vengono compensati da maggiori remunerazioni sui mer- cati all’origine delle referenze Made in Italy. In un mercato sempre più competi- tivo, la vera sfida per il futuro diventa così quella di far sì che i prodotti a qualità certificata possano rappresentare un vero punto di forza per lo sviluppo dei sistemi agroalimentari locali. L’Istat, con il 6° Censimento, può dare in questo senso un grosso aiuto: “Misurare” è il presupposto per “Valorizzare”. HTTP://WWW.CENSIMENTOAGRICOLTURA.ISTAT.IT/FILEADMIN/TEMPLATE/MAIN/RES/QUALITA_PUNTO_DI_FORZA_DEL_MADE_IN_ITALY.PDF LORENZO TOSI GIOR- NALISTA GRUPPO EDITORIALE IL SOLE 24 ORE Tutela del made in Italy: Il tema della protezione delle produzioni italiane di qualità è strettamente cor- relato a quello della lotta alla contraffazione, tanto che si potrebbe dire che la più autentica ed efficace difesa dei prodotti “Made in Italy” è proprio costituita dall’innalzamento del livello di protezione contro la contraffazione di marchi, brevetti, design, diritto d’autore e denominazioni d’origine protette. Anche per gli interventi più propriamente diretti a contrastare l’inganno del pubblico, derivante dall’impiego improprio di indicazioni che rivendicano un’origine ita- liana, a prodotti che non hanno i requisiti per vantarla. Le contraffazione, penalizzano gravemente l’industria manifatturiera del no- stro Paese, che già soffre per la concorrenza spesso sleale di prodotti prove- nienti da Paesi emergenti. In particolare per le varie forme di parassitismo che ad essa si accompagnano, è assolutamente indispensabile un'attività rigo- rosa di coordinamento, impulso e revisione. Negli ultimi anni, infatti, si è assi- stito a un proliferare di iniziative in materia, spesso nate sotto la pressione di esigenze contingenti e prive di un disegno unitario. Purtroppo, si sono caratte- rizzate per una disorganicità almeno pari alle buone intenzioni che stavano alla
  • 27. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 27 base di esse, tanto più in quanto non si è tenuto suf- ficientemente in conto il fatto che la materia è già in parte disciplinata da una fonte sovraordinata al nostro diritto nazionale. Questa, è agganciata al Codice Doganale Comuni- tario, che prevede che i prodotti che hanno subito lavorazioni in Paesi diversi, debbano ritenersi originari dell’ultimo Paese in cui hanno subito una trasforma- zione sostanziale. Il tutto comporta tra l’altro per la nostra autorità giudiziaria, la necessità di disapplicare eventuali disposizioni in contrasto, stante il noto prin- cipio della prevalenza delle norme comunitarie su quelle interne difformi, anche successive. Ciò non ha giovato alla chiarezza della disciplina e alla certezza del diritto, necessarie in tutti i campi ma specialmente in relazione a norme san- zionatrici penali o che comunque prevedono l’applicazione di sanzioni ammini- strative di tipo affittivo. E’ paradossale questa situazione, che ha “reso la vita più difficile” proprio alle imprese italiane oneste, alle quali ha imposto oneri e spesso impossibile di difficile attuazione, lasciando al contempo larghe maglie attraverso le quali ha avuto buon gioco ad infilarsi chi vive invece ai margini e oltre i margini della legalità. La tutela delle imprese e dei consumatori, contro l’uso di indicazioni idonee ad ingannare il pubblico in relazione a caratteristiche rilevanti dei prodotti o dei servizi per i quali esse vengono usate, e il correlativo approfitta mento parassitario della meritata fama di qualità, di cui beneficia in molti settori la nostra industria manifatturiera. Richiedono invece una disciplina il più possibile semplice e chiara, fondata su prescrizioni generali valide per tutte le fattispecie, conformemente ai principi stabiliti dal legislatore comunitario e nel rigoroso rispetto del principio costitu- zionale di eguaglianza; specialmente in materia di origine dei prodotti. Le di- sposizioni adottate dal legislatore interno, devono quindi rispettare il divieto d’introdurre misure di effetto equivalente a restrizioni quantitative, vietate dall’art. 28 (30) Trattato C.E. e seguire rigorosamente il sistema di comunica-
  • 28. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 28 zione anticipata obbligatoria alla Commissione Europea previsto per le norma- tive di natura tecnica previsto dal la Direttiva n. 98/34/CE, e ciò anche per pre- venire il rischio di nuove procedure d’infrazione contro il nostro Paese. La censura espressa ad opera della Commissione Europea subita proprio per questo dal più recente di questi interventi (la legge n. 55/2010, di cui il Governo ha perciò sospeso l’applicazione alla vigilia della sua entrata in vigore, con una Direttiva rivolta alle Pubbliche Amministrazioni competenti) ha infatti certamente contribuito ad indebolire la nostra posizione in sede comunitaria, e non è ve- rosimilmente estranea neppure al recentissimo stralcio della proposta di un Re- golamento comunitario sull’etichettatura d’origine obbligatoria per certe catego- rie di prodotti provenienti da Paesi esterni all’Unione Europea. Questa proposta che presentava peraltro anche di per sé varie criticità, soprattutto per la scelta di seguire un “criterio di ori- gine” diversificato per talune specifiche categorie merceologiche. È dunque ne- cessario e indifferibile mettere al più presto in cantiere la semplificazione e il riallineamento al diritto comunitario della nostra normativa interna in materia, come premessa indispensabile per riprendere con maggiori prospettive di suc- cesso la battaglia per ottenere il varo di una norma europea di portata generale e di applicazione. E’ necessario che sia il più possibile agevole che renda obbligatoria l’etichetta- tura di origine, in entrata e in uscita dal territorio doganale comunitario, come dal resto già è previsto in altri Paesi come gli Stati Uniti. In pari tempo però occorre acquisire la consapevolezza del fatto che non è tanto sul mercato na- zionale, quanto su quelli stranieri che occorre difendere con maggior vigore il valore aggiunto che la “qualità italiana” rappresenta per i consumatori. In attesa di un intervento auspicato del legislatore comunitario ci si deve valere degli strumenti giuridici già oggi esistenti. In questo senso appare senz’altro da sostenere e incentivare l’istituzione di marchi collettivi, conseguibili a livello na- zionale, comunitario e internazionale, idonei a far meglio percepire e valorizzare
  • 29. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 29 al pubblico la qualità dei nostri prodotti e il valore aggiunto che essa rappresenta, anche attraverso adeguate campagne di comunicazione. Questo strumento, volontario e quindi agevolmente implementabile, pienamente compatibile col di- ritto comunitario (che prevede già l’istituto) in quanto venga utilizzato in rela- zione ad una qualità obiettiva garantita e controllata, agile e snello e perciò adattabile alle diverse esigenze delle diverse categorie merceologiche. Servirebbe infatti a rendere percepibile la differenza tra veri e falsi prodotti “Italian sounding”(1) al pubblico, soprattutto straniero (ma anche italiano) che già apprezza l’origine italiana delle merci, ma spesso non li sa distinguere. Que- ste attività, in pari tempo contribuirebbero anche a una nuova “Cultura del Made in Italy” (2), diffondendo la conoscenza delle qualità obiettive della nostra produzione, spesso oggetto di un generico apprezzamento non accompagnato però dalla conoscenza effettiva dei veri plus di questa produzione. Ciò rende- rebbe più agevole anche la penetrazione dei nostri prodotti sui nuovi mercati, che la globalizzazione dell’economia e il miglioramento delle condizioni di vita anche in aree del mondo che ancora pochi anni fa sembravano incapaci di uscire da una condizione di sottosviluppo si sta aprendo, sui quali solo la formazione di “consumatori consapevoli” (3) potrà consentire al nostro Paese di competere col successo che merita. Il Consiglio ritiene strategico anche in materia di tutela del Made in Italy e della lotta alla contraffazione, una si- nergia con la Nuova Agenzia ICE (4), così come il supporto attivo ad ogni iniziativa volta al riconoscimento del made in Italy e comunque delle indicazioni di provenienza nelle opportune sedi a livello europeo e internazionale. (1) Italian sounding http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2014-05-05/il-bel-paese-tavola-falsi-miti-e-italian-sounding- 122732.shtml?uuid=ABJp7pFB (2) Cultura del Made in Italy http://www.civita.it/servizio/news_civita/la_cultura_e_il_made_in_italy_il_legame_tra_impresa_e_cultura (3) Consumatori consapevoli http://www.consumoconsapevole.it/contributi/i-saperi-di-un-consumatore-consapevole (4) ICE http://www.ice.gov.it/ http://www.ice.gov.it/ http://europa.eu/index_it.htm http://www.cnac.gov.it/index.php/le-macro-priorita/tutela-del-made-in-italy
  • 30. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 30 Capitolo II: L’EXPO l’esposizione universale, in Italia dopo cento anni dall’inizio della prima guerra Mondiale 1915/2015. Che cos’è l'Expo? L’Expo, o come sarebbe più corretto dire, l'Esposizione Universale, è uno degli eventi internazionali di maggiori dimensioni. Si svolge ogni cinque anni, dura sei mesi e sviluppa un tema universale, di interesse generale per tutta l’uma- nità. I partecipanti si dividono in ufficiali, ossia i Paesi e le Organizzazione Internazionali che hanno confermato ufficialmente la propria adesione, e non ufficiali, ossia le istituzioni, le aziende e le organizzazioni della società civile. Il termine Expo può riferirsi generalmente sia ad una esposizione di natura commerciale, ovvero ad una fiera, sia non commerciale; in entrambi i casi l'evento si caratterizza per l'organizzazione at- torno ad un tema specifico. Vengono chiamate Expo le fiere dedicate all'esposizione di prodotti e tecnologie, ma anche eventi riguardanti temi generali quali l'alimentazione o la filosofia, eventi che quindi si configurano spiccatamente come meeting costituiti da più giorni di conferenze ed interventi. http://www.focus.it/cultura/curiosita/che-cose-lexpo-e-qual-e-la-sua-storia Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
  • 31. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 31 Storia dell’EXPO? Questi valori sono stati promossi dal BIE (Bureau International des Expositions), l’organizzazione intergovernativa nata nel 1928 a Parigi con lo scopo di regolare la frequenza, la qualità e lo svolgimento delle Esposizioni. La BIE durante la sua quasi centenaria storia ha cambiato varie volte definizioni e frequenze delle esposizioni universali pur mantenendo intatti i valori di riferi- mento e lo sviluppo delle esposizioni. L'attrazione principale di questi appunta- menti sono i padiglioni nazionali, progettati e gestiti dai Paesi partecipanti. A questi si aggiungono i padiglioni tematici dell'organizzazione stessa. Storica- mente ogni esposizione è stata sempre caratterizzata da particolari strutture, divenute poi simbolo di quella edizione dell'esposizione, nonché talvolta della città organizzatrice o del Paese organizzatore stesso. Fin dalla sua prima edi- zione, tenutasi a Londra nel 1851 e ospitata all’interno del Crystal Palace, l’Esposizione Universale è stata il palcoscenico ideale dei traguardi più ambiziosi raggiunti dall’Uomo e dai popoli nel corso del tempo. L’occasione per condividere innovazione, avanzamenti tecnologici e scoperte di grande ispirazione, progetti architettonici o movimenti artistici, ma anche per creare luoghi e spazi che si sono trasformati in veri e propri simboli della cultura e della storia dell’epoca. Basti pensare alla Torre Eiffel, eretta a Parigi per l’Espo- sizione del 1889. L’Esposizione Universale è una manifestazione di natura non commerciale, mirata a creare una piattaforma per un dialogo internazionale tra i cittadini, i paesi e le istituzioni intorno a un tema d’at- tualità e di interesse universale. Fin dall’inizio è stato il luogo privilegiato in cui rappresentare la creatività e l’in- gegno umano attraverso la messa in scena di quanto di meglio ogni paese potesse presentare al mondo in quel preciso momento storico. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore http://www.focus.it/cultura/curiosita/che-cose-lexpo-e-qual-e-la-sua-storia
  • 32. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 32 Qual è il ruolo del Paese ospitante? Organizzata dalla nazione che ha vinto una gara di candidatura, l’Esposizione viene realizzata all’interno di un Sito Espositivo appositamente attrezzato e offre un’occasione di incontro e condivisione tra i Paesi che vi partecipano, invitati tramite canali diplomatici. Il Paese ospitante ha l’opportunità di mostrare al mondo il meglio dell’innovazione tecnologica, produzione nazionale e tradizione culturale, ma anche di rafforzare le relazioni internazionali in numerosi ambiti. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore Cosa rimane dopo la chiusura di ogni evento? Ogni Expo lascia alla città che la ospita dei monumenti e dei palazzi che pos- sono diventare un vero biglietto da visita della metropoli, come la Torre Eiffel di Parigi, l’Atomium di Bruxelles o lo Space Needle di Seattle. Ma non solo l’Expo è un’opportunità par cambiare il volto della città, per migliorare la qualità della vita dei cittadini, per attirare più turisti. Le Esposizioni di Shanghai, Lisbona, Brisbane, Spokane e di tante altre città hanno lasciato in eredità quartieri mo- derni, nuove infrastrutture, parchi e musei. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore L’eredità immateriale, un messaggio per il futuro: Rispetto alle prime edizioni, forme e modalità di Esposizione, che i Paesi ospitanti e quelli partecipanti adottano, sono cambiate. L’Expo rimane certamente una vetrina delle novità più importanti ma nel tempo ha focalizzato la sua attenzione verso lo studio e la comprensione dei grandi temi dell’umanità. Basti pensare alle Esposizioni di Saragozza, Yeosu e Shanghai in cui i temi trattati erano ri- spettivamente legati all’acqua, agli oceani e alla qualità della vita nelle metropoli, per arrivare a Expo Milano 2015 dove il Tema Nutrire il Pianeta, Energia per
  • 33. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 33 la Vita affronta il problema della nutrizione per l’uomo nel rispetto della Terra sulla quale vive. Le dimensioni fisiche e spaziali del Sito Espositivo e dei manufatti, quelle che normalmente sono l’eredità “materiale” di un’Esposizione Mondiale, ora devono essere modellate sul Tema dell’evento. La monumentalità di questa nuova ge- nerazione di esposizioni non è più quella delle architetture ma quella del pae- saggio. Dunque la loro eredità sarà “immateriale”. Diversi sono i lasciti imma- teriali di Expo Milano 2015 ai quali contribuiscono in egual misura tutti i parteci- panti:  Il know-how derivato dal semestre di lavori, incontri, seminari volti a proporre nuove prospettive e a ridurre gli sprechi.  La presenza di elementi educativi in ogni mostra, evento, performance organizzata allo scopo di indirizzare la collettività verso scelte respon- sabili da adottare nella produzione e nel consumo di cibo.  L’insieme delle ricerche mirate a interrogare la comunità sulla sostenibi- lità dei modelli economici, sociali e produttivi adottati.  La diffusione delle conoscenze e della formazione sui temi della so- stenibilità ambientale.  Questo lascito immateriale è una delle sfide più importanti che Expo Mi- lano 2015 si pone. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore Quando e dove fu la prima e l’ultima fiera universale? Dalla prima edizione di Londra del 1851 a quella di Shangai del 2010, tutte le esposizioni sono state basate su tre valori fondanti, declinati di volta in volta secondo la sensibilità ed il tema scelto dal Paese ospitante: fiducia, solidarietà e progresso. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
  • 34. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 34 1906 l’esposizione universale in Italia, Milano? L'Esposizione Internazionale di Milano del 1906 si tenne dal 28 aprile all'11 novembre di quell'anno in pa- diglioni ed edifici appositamente costruiti nell'area alle spalle del Castello Sforzesco, l'attuale Parco Sem- pione, e nell'area allora occupata dalla Piazza d'armi sulla quale dal 1923 sorgerà la Fiera di Milano. Presidente dell'Esposizione In- ternazionale del 1906 fu il finanziere e banchiere milanese Cesare Man- gili (1850-1917). Per l'occasione furono investiti 13 milioni di lire dell'epoca, le nuove costruzioni furono 225 tra cui l'acquario civico. Le nazioni partecipanti furono 40, gli espositori 35.000, i visitatori furono stimati in più di 5 milioni, una cifra record per l'epoca. L'immagine simbolo dell'esposizione, realizzata da Leopoldo Metlicovitz, ce- lebrava l'apertura del traforo transalpino del Sempione, completato proprio nel 1906 (e da cui il parco omonimo prende il nome) rendendo possibile la prima linea ferroviaria diretta tra Milano e Parigi. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore Quale fu il tema dell’esposizione del 1906? Il tema dell'esposizione, in omaggio al traforo del Sempione, fu individuato nel "trasporto" ed in tutto ciò che richiamasse il dinamismo. Per realizzare ciò si decise di creare due settori distinti, uno all'interno del parco Sempione e un altro nella non distante Piazza d'Armi. Pertanto, proprio nella piazza davanti all'ingresso dell'Esposizione, fu portato tutto il materiale ferroviario, mentre si dedicò il parco alle mostre relative all'arte. Si pensò inol- tre di collegare i due settori con una linea ferroviaria elevata. Una linea ad alta tensione ne garantiva la mobilità. Nella piazza, oltre ai locomotori italiani,
  • 35. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 35 trovarono posto diverse motrici provenienti dai Paesi Bassi, dall'Austria, dalla Germania, dal Belgio e dalla Francia. Queste furono poi mostrate nell'ese- guire manovre e nell'affrontare gli scambi automatici. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo 1906 apertura del traforo “Sempione”. I primi spunti relativi alla realizzazione di un'esposizione internazionale a Mi- lano risalgono al 1906 e dovevano festeggiare la costruzione del Traforo del Sempione (un’opera eccezionale per l’epoca che, con i suoi 19.803 metri, rap- presentava il più lungo tunnel del mondo), ma all'epoca, si ipotizzava semplice- mente lo sviluppo di una expo tematica sui trasporti. In seguito si optò per un progetto di più ampio respiro cui la rapida adesione di altri paesi. L'evento, che doveva originariamente svolgersi nel 1905, data prevista per il termine dei lavori del Traforo, fu in seguito posticipato proprio a causa dei ritardi nella realizzazione del tunnel. Il comitato cittadino, costituitosi ad hoc, individuò l'area verde retrostante il Ca- stello Sforzesco (che avrebbe poi preso il nome di Parco Sempione), come il luogo ove si sarebbe svolto il grosso dell'e- vento. Fu poi lanciata una sottoscrizione pubblica per ottenere i fondi necessari. A pochi giorni dall'inaugurazione si raggiunse la considerevole cifra di sei milioni di lire. L'Esposizione Internazionale di Mi- lano fu solennemente inaugurata il 28 aprile 1906 dai sovrani d'Italia e si chiuse l'11 novembre dello stesso anno con un corteo luminoso. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo Expo2015unaguidaatutteleopportunità Gruppo24ore
  • 36. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 36 Quali furono i paesi partecipanti in Italia nel 1906? I Paesi partecipanti furono Inghilterra, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, Canada, Repubbliche sudamericane, Cina, Austria-Ungheria, Gre- cia, Messico, Stati Uniti, Russia, Giappone, Spagna e Italia. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo Quali furono i temi dei Padiglioni? Su progetto dell'architetto Sebastiano Locati, all'interno dell'Esposizione Inter- nazionale, fu inaugurato il 28 aprile 1906 l'Acquario civico di Milano, che tutt'oggi è da annoverarsi tra gli edifici di maggior pregio e significato del li- berty italiano. Uno dei padiglioni che riscosse maggior successo fu il cosiddetto Parco Aerostatico in cui erano mostrati diversi tipi di palloni aerostatici riempiti di aria o gas. La mostra aeronautica, una delle prime del genere, aveva in espo- sizione l'aerocicloplano costruito da Aldo Corazza, dotato di un triciclo atto alla creazione della forza di propulsione necessaria al decollo ed al volo. Ma soprat- tutto l'aeronave Italia, opera realizzata da Almerico da Schio e primo dirigibile della storia italiana, il quale l'anno precedente aveva effettuato il primo volo sui cieli di Schio. Destò particolare interesse anche architettonico il padiglione Agraria dedicato ai temi della produzione agricola, la cui progettazione in stile liberty fu curata dal giovane architetto Orsino Bongi (1875-1921), che realizzò parti di altre strutture e che, insieme agli ingegneri associati Carlo Bianchi, Francesco Ma- gnani e Mario Rondoni e all'architetto Sebastiano Locati, sì aggiudicò il premio ex-aequo per il concorso del progetto generale. Interessante fu anche il tema della previdenza sociale a cui era dedicata un'area apposita in un padiglione della quale la Società Umanitaria mostrava le proprie realizzazioni che proprio in quello stesso anno, il 1906, erano sfociate nella realizzazione del Primo quartiere
  • 37. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 37 popolare della Società Umanitaria, complesso di edilizia residenziale pub- blica di Milano costruito su progetto dell'architetto Giovanni Broglio nella via Solari. In una parte del padiglione, opera dell'architetto Luigi Conconi, venne esposto un intero bilocale di via Solari, completamente ammobiliato con i progetti che avevano vinto, nel 1905, il "Concorsi di ammobigliamento per abitazioni operaie" con disegni di Augusto Ghedini ed Emilio Dozzio. L'esposizione dell'U- manitaria ebbe grande rinomanza e vennero organizzate visite in loco nel nuovo quartiere operaio di via Solari. A tutto ciò si affiancavano i padiglioni dei Paesi partecipanti. Tra questi degno di menzione era il padiglione Russo che vedeva tra gli aderenti lo stesso zar Nicola II con la collezione di porcellane delle fabbriche imperiali. Alle iniziative strettamente connesse all'esposizione se ne affiancarono altre di contorno dal carattere mondano realizzate all'interno di chioschi bar e risto- ranti. Tra le iniziative più curiose, si annoverò la ricostruzione di una via del Cairo fornita di un ristorante tipico davanti al quale stazionava un cammello. Alcuni padiglioni stranieri, infatti, prevedevano anche la degustazione di pro- dotti tipici, si fece in particolare notare il padiglione Cinese con il relativo ri- storante. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo http://www.aboutmilan.com/it/expo-2015/monumenti-delle-expo.html L’incidente e l’incendio di alcuni padiglioni: Il 3 agosto, nella galleria d'Arte decorativa Italiana e Ungherese scoppiò un incendio che distrusse diversi edifici e padiglioni. In particolare fu distrutto dal fuoco il padiglione dell'Architettura. Nel giro di qua- ranta giorni i locali andati distrutti furono ricostruiti e nuovamente inaugurati alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Il 1º ottobre fu anche inaugurata la sezione d'arte decorativa Ungherese alla presenza del presidente del Consiglio dei ministri Giovanni Giolitti. http://it.wikipedia.org/wiki/Expo
  • 38. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 38 Al termine del Expo Italiano del 1906, quale fu il lascito alla città? L'Acquario Civico di Milano è la costruzione che ci ha lasciato in eredità l'E- sposizione Universale di Milano nel 1906, dedicata al tema dei trasporti, per festeggiare l'apertura del grande Traforo del Sempione. L'acquario Civico è il terzo acquario più antico d' Europa ed è ospitato dalla struttura, emblema dello Stile Liberty milanese, progettata dall'architetto Sebastiano Locati. La storia dell'Acquario Civico di Milano è molto travagliata, ha vi- sto chiusure, bombardamenti, riaperture e così via, fino all'ultima grande ristrutturazione iniziata nel 2003 ma terminata poi nel 2006, in occasione del centenario della sua costruzione. http://www.expo2015.org/it/cos-e/la-storia/il-significato http://it.wikipedia.org/wiki/Expo_1906 http://www.expo2015.org/it/cos-e/la-storia/il-significato
  • 39. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 39 Capitolo III: Expo 2015, l’Italia, Milano la seconda volta dopo 109 anni. Quando è avvenuta l’assegnazione dell’Expo 2015 per Milano? Lunedì 31 marzo 2008 è arrivata la notizia per la scelta dell’Italia e più precisamente Milano, sarà ad ospitare l'Expo 2015. La notizia è appena giunta da Parigi, sede del “Bureau International des Expositions”, nel quale si è tenuta l'attesa votazione. I voti per Milano sono stati 86, quelli per la città turca di Smirne 65. La prima votazione aveva dato esito nullo, a causa di alcuni problemi alle pul- santiere, e perciò la decisione finale è stata rimandata di circa un'ora. Momenti concitati quando qualcuno aveva riferito della vittoria di Smirne, provocando l'e- sultanza della folta rappresentanza turca; la notizia è stata poi subito smentita. L’apertura sarà il 1º maggio e il 31 ottobre 2015 la chiusura. L'esposizione è organizzata da Expo 2015 S.p.A., società costituita dal Governo Italiano, dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Milano, dal comune di Milano e dalla Camera di Commercio di Milano. Il tema proposto per l'Expo in Italia è "Nutrire il pianeta, energia per la vita", e vuole includere tutto ciò che riguarda l'alimentazione, dal problema della man- canza di cibo per alcune zone del mondo a quello dell'educazione alimentare, fino alle tematiche legate agli OGM. Milano è stata già sede dell'Esposizione In- ternazionale nel 1906 con il tema dei trasporti. Gli appalti per la realizzazione dell'esposizione sono stati oggetto di un'indagine della magistratura milanese, la quale ha condotto a numerosi arresti ed all'affidamento della sorveglianza al magistrato Cantone.
  • 40. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 40 Oltre alla città di Milano si candidava ad ospitare la manifestazione anche la città turca di Smirne con il tema "New routes to a better world/Health for all" ("Nuovi itinerari verso un mondo migliore/Salute per tutti"). Altre città che si ipotizzava avrebbero fatto richiesta per ospitare la Expo 2015, ma che non hanno conse- gnato la documentazione necessaria presso il BIE in tempo utile (entro il 2 no- vembre 2006) sono: Atlanta, USA Las Vegas, USA New York, USA Mosca, Russia. Qual è il tema che ha permesso l’assegnazione all’Italia? Saranno chiamate in causa le tecnologie, l'innova- zione, la cultura, le tradizioni e la creatività legati al settore dell'alimentazione e del cibo. L'asse princi- pale è il diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della Terra. La preoccupazione per la qualità del cibo in un mondo sempre più popolato (si calcola che nel 2050 gli abitanti della Terra saranno 9 miliardi) si accompagna a scenari di un aumento dei rischi per la quantità globale dei cibi disponibili. Alcuni dei temi principali che ruoteranno attorno alla Expo sono:  Rafforzare la qualità e la sicurezza dell’alimentazione, cioè la sicurezza di avere cibo a sufficienza per vivere e la certezza di consumare cibo sano e ac- qua potabile;  Assicurare un’alimentazione sana e di qualità a tutti gli esseri umani per eli- minare fame, sete, mortalità infantile e malnutrizione;  Prevenire le nuove grandi malattie sociali della nostra epoca, dall'obe- sità alle patologie cardiovascolari, dai tumori alle epidemie più diffuse, valo- rizzando le pratiche che permettono la soluzione di queste malattie;  Innovare con la ricerca, la tecnologia e l’impresa l’intera filiera alimentare, per migliorare le caratteristiche nutritive dei prodotti, la loro conservazione e distribuzione;
  • 41. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 41  Educare a una corretta alimentazione per favorire nuovi stili di vita, in parti- colare per i bambini, gli adolescenti, i diversamente abili e gli anziani;  Valorizzare la conoscenza delle "tradizioni alimentari" come elementi culturali ed etnici.  Preservare la bio-diversità, rispettare l’ambiente in quanto eco-si- stema dell'agricoltura, tutelare la qualità e la sicurezza del cibo, educare alla nutrizione per la salute e il benessere della persona;  Individuare strumenti migliori di controllo e di innovazione, a partire dalle bio- tecnologie che non rappresentano una minaccia per l’ambiente e la salute, per garantire la disponibilità di cibo nutriente e sano e di acqua potabile e per l’irrigazione;  Assicurare nuove fonti alimentari nelle aree del mondo dove l'agricoltura non è sviluppata o è minacciata dalla desertificazione dei terreni e delle foreste, delle siccità e dalle carestie, dall'impoverimento ittico dei fiumi e dei mari. Milano: il sito dell’esposizione: L'area scelta per l'evento è nel settore nord- ovest di Milano ed è per il 90% posta nel co- mune del capoluogo e per il restante 10% in quello di Rho. Occupa una superficie di 110 et- tari adiacente al nuovo polo espositivo di Fiera Milano. La zona era occupata un tempo da impianti di produzione industriale ed è stata poi adibita sia a destinazione agricola sia per impianti di natura logistica e per servizi comunali. L'area espositiva è organizzata come un'isola circondata da un canale d'acqua ed è strutturata secondo i due assi perpendicolari della World Avenue (decu- mano) e del cardo, ripresi dall'architettura delle città romane. Secondo un prin- cipio di uguaglianza, tutti i padiglioni nazionali sono affacciati sul grande viale principale, lungo 1,5 km e largo 35 metri. Lungo il cardo, 325 metri di lunghezza
  • 42. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 42 per 35 metri di larghezza sono invece organizzati i padiglioni delle Regioni e Pro- vince italiane. Alla confluenza dei due assi si crea una grande piazza (Piazza Italia) di 4 350 m². A nord del cardo sorge il palazzo Italia, ovvero il padiglione del Paese organiz- zatore, affacciato sulla Lake Arena, un lago-arena di 98 metri di diametro. A lato sud invece un Open Air Theatre da circa 10 000 m² per un totale di circa 9 000 posti. Agli estremi del decumano invece sono previsti una grande collina artifi- ciale (82 800 m³ di volume) da un lato e l'Expo Center dall'altro, formato da tre blocchi funzionali indipendenti: auditorium (blocco sud), performance area (blocco centrale) e palazzo uffici (blocco nord), per un totale di circa 6 300 m². I primi due blocchi sono progettati per essere smantellati alla chiusura dell’Expo, mentre il palazzo uffici sarà permanente. I due ingressi principali del sito, quello sud e quello ovest, presentano due pas- serelle per i collegamenti rispettivamente verso l'area della cascina Merlata e verso la polo extraurbano della Fiera di Milano. L'ideazione del sito espositivo è stata affidata a progettisti senior e a giovani neolaureati della Società Expo 2015 S.p.A., con il supporto di architetti di fama internazionale come Stefano Boeri, Ricky Burdett e Jacques Herzog. La presentazione ufficiale è avvenuta il 26 aprile 2010 sotto il nome di Masterplan 2010. Questo masterplan, come tutte le sue versioni successive, si configurano come revisioni di un concept plan inizial- mente progettato nel 2009. L'accesso al sito è garantito da una fitta rete di infrastrutture adiacenti tra le quali la fermata di Rho Fiera della linea 1 (rossa) della metropolitana mila- nese che connette al centro cittadino, la stazione ferroviaria di Rho Fiera Expo Milano 2015, servita da treni suburbani, regionali e ad alta velocità, e le auto- strade A4, A8 e A9 Milano-Como-Laghi. I tre aeroporti cittadini lombardi di Mal- pensa, Linate e Bergamo sono inoltre facilmente raggiungibili. Il sito sarà inoltre collegato alla città grazie alla Via d'Acqua, un progetto che prevede la riqualifi- cazione della Darsena e di tratti del Naviglio per poter collegare il centro città alla Expo lungo un percorso ciclo-pedonale che attraversa il parco delle Cave.
  • 43. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 43 Quali sono i temi dei Padiglioni? All'interno del sito saranno presenti cinque aree o padiglioni tematici che svilup- peranno i temi della nutrizione e della sostenibilità secondo differenti ambiti: l’esperienza del cibo e il futuro, il le- game tra la nutrizione e l’infanzia, la possibilità di un cibo sostenibile, il rapporto tra il cibo e l’arte, la moda- lità di produzione del cibo. Questi padiglioni saranno così denominati:  Padiglione Zero situato all'estremità ovest del sito, funge da portale d'ac- cesso e introduzione alla visita. Ospiterà il contributo delle Nazioni Unite e la Best Practice Area, ovvero la raccolta delle migliori esperienze ed esempi sul tema della nutrizione. Quest'ultima vede la presenza di 15 Best Sustai- nable Development Practices on Food Security BSDP "Migliori esperienze di sviluppo sostenibile nell'ambito della sicurezza alimentare". In particolare sa- ranno selezionate le migliori esperienze in ambito: 1. Gestione sostenibile delle risorse naturali 2. Aumento della quantità e miglioramento della qualità dei prodotti dell’agri- coltura 3. Dinamiche socio-economiche e mercati globali 4. Sviluppo sostenibile delle piccole comunità rurali 5. Modelli di consumo alimentare: dieta, ambiente, società, economia e sa- lute  Parco della Biodiversità – Un grande giardino di circa 14 000 m² posto nell'area Nord e adiacente alla Lake Arena, finalizzato alla riproduzione della varietà della Vita. All'interno del Parco saranno inseriti i tre cluster dedicati alle zone aride, alle isole e al Mediterraneo.  Future Food District ("Il distretto del cibo del futuro") – Non solamente un padiglione ma un'area formata da due padiglioni espositivi identici (2 500 m²)
  • 44. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 44 e nella piazza che viene a crearsi tra di essi (circa 4 400 m²), posta nella zona sud, di fronte all'anfiteatro. Si tratterà il tema dell'evoluzione della filiera alimentare con largo uso delle tecnologie IT e prototipi di luoghi del futuro quali una casa, un ristorante ed un supermercato, ma anche una Vertical Farm e una Algae Urban Farm.  Food in Art "Il cibo nell'arte", un'area tematica posta nella zona sud che vuole esplorare il rapporto con il cibo quale oggetto di riflessione simbolica da parte della specie umana nella storia. Il percorso è pensato come un'e- sposizione reale e virtuale di grandi capolavori artistici.  Children Park "Parco dei bambini" realizzato in collaborazione con la città di Reggio Emilia, occupa un'area esterna al perimetro del canale ed è pensata come area ludica, ricreativa ed educativa per bambini e famiglie. Quanti e quali sono gli stati che hanno aderito Expo 2015? Expo 2015 vedrà la partecipazione di 147 partecipanti ufficiali. Nello specifico al momento hanno confermato la propria presenza 144 Paesi. L'Italia è conteggiata nel totale in quanto ha acquisito il ruolo di Paese par- tecipante, nonché organizzatore, con la nomina del commissario per il padiglione italiano. Sono altresì coinvolte 11 organizzazioni della società civile (in par- ticolare organizzazioni non governative) e 13 aziende (tra cui quelle partner) in veste di partecipanti non-ufficiali. Il primo Paese a formalizzare la propria pre- senza alla Expo 2015 di Milano è stata la Svizzera il 3 febbraio 2011, sebbene in data 8 dicembre 2008, i rappresentanti della Cina avevano già firmato un pro- tocollo di partecipazione in virtù del criterio di reciprocità con la Expo 2010 di Shanghai. https://www.expoleaks.it/expo2015-partecipanti/
  • 45. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 45 Come sono stati denominati i padiglioni, e quali temi? All'esposizione milanese i padiglioni collettivi dei Paesi partecipanti sono stati ripensati e denominati “cluster”, e rappresentano un vero punto di novità ri- spetto alle manifestazioni del passato. Tutte le Expo moderne hanno sempre organizzato padiglioni comuni per quei Paesi che non avessero avuto modo, o risorse, per allestirne uno proprio; questi spazi sono sempre stati pensati unendo gli espositori secondo una logica puramente geografica. Ad Expo 2015 sono in- vece state ideate nove aree, raggruppando i Paesi secondo criteri di identità tematica o di comune filiera alimentare:  Identità tematica: 1. Agricoltura e Nutrizione nelle Zone Aride – La Sfida della Scarsità d’Ac- qua e dei Cambiamenti Climatici 2. Isole, Mare e Cibo 3. Bio-Mediterraneo – Salute, Bellezza e Armonia  Filiera Alimentare: 1. Riso – Abbondanza e Sicurezza 2. Caffè – Il Motore delle Idee 3. Cacao – Il Cibo degli Dei 4. Cereali e Tuberi – Antiche e Nuove Colture 5. Frutta e Legumi 6. Il Mondo delle Spezie Il modello architettonico dei cluster prevede spazi espositivi individuali dedicati ai singoli Paesi organizzati intorno a un’area comune. Ciascuno dei cluster è ca- ratterizzato da un progetto architettonico distintivo. Sei di essi si affacciano di- rettamente sul decumano, tre sono collocati all'interno del Parco della Biodiver- sità, nell'area nord-est del sito.
  • 46. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 46 Oltre agli stati, quali sono le organizzazioni aderenti? Expo 2015 dà spazio anche ad organizzazioni inter- nazionali, no-profit e ONLUS. Tra le prime, l'ONU interverrà all'interno del Padiglione Zero in- terfacciandosi per la prima volta con presenza oriz- zontale e l'Unione europea avrà uno spazio nel Padiglione Italia, il CERN di fronte a Palazzo Italia. Cascina Triulza, una tradi- zionale cascina milanese posta all'interno del sito espositivo e recuperata per l'occasione, accoglie invece Fondazione Triulza, un network di enti ed organiz- zazioni nato con l'obiettivo di rappresentare la società civile all'esposizione. Ci sono aziende commerciali presenti? Come tradizione, Expo 2015 accoglie anche contributi dalle aziende, in un'area dedicata da 21 000 m² posta nella zona Nord-est, in prossimità del Parco della Biodiversità e in alcuni lotti posti all'inizio del decumano, nei pressi del Padiglione Zero. Sono qui organizzati i padiglioni dei partecipanti non ufficiali Corpo- rate e Partners. Le aree prevede lotti per la realizzazione di autocostruzioni, padiglioni progettati e costruiti in autonomia dalle aziende, ma anche collettivi per l'allestimento secondo un modello a stand. Quali sono i partner che hanno aiutato economicamente Expo 2015? Sono partner di Expo 2015 numerose aziende, catalogate per tipologia di partnership e contributo in termini econo- mici all'evento. Sono definite le seguenti tipologie: Official Global Partners, le attività e i valori di queste aziende sono in linea con le tematiche scelte da Expo Milano 2015 e offrono un prezioso contributo allo sviluppo del Tema. Si tratta di aziende esclusive nel loro settore a livello mondiale, che forniscono i principali servizi e
  • 47. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 47 tecnologie dell’evento e puntano all’innovazione e alla sostenibilità. L'ammontare dell'investimento economico supera i 20 milioni di euro.  Official Premium Partners – Queste aziende e organizzazioni sono coin- volte nella realizzazione di progetti importanti, come i padiglioni tematici, oppure offrono competenze, prodotti e servizi fondamentali per la costruzione e il funzionamento del Sito Espositivo o per la buona riuscita dell’evento. L'investimento per queste aziende è superiore ai 10 milioni di euro.  Official Partners – Queste aziende e organizzazioni collaborano a progetti specifici di importanza fondamentale come i cluster e i contenuti speciali di Expo Milano 2015, oppure offrono prodotti e servizi per la costruzione e il funzionamento del Sito Espositivo o per la buona riuscita dell’evento. Questi partners investono almeno 3 milioni di euro nei relativi progetti. Da chi è stato creato il logo, e da chi è stato scelto? Il logo dell'Expo Milano 2015 è il risultato di un concorso pubblico aperto stu- denti laureandi e neo laureati delle facoltà di Architettura, Design e Arti, Moda, Grafica Pubblicitaria e Disegno Industriale. Una commissione giudicatrice appo- sitamente creata, ha selezionato e valutato le proposte; le prime due proposte sono state sottoposte a una votazione pubblica attraverso una giuria popolare. È risultata vincitrice la proposta di Andrea Puppa (scritta multicolore), che ha ottenuto 4747 consensi, mentre quella di Alice Ferrari (uovo stilizzato) ha otte- nuto 2622 preferenze. Il logo rappresenta una scritta multicolore in cui si so- vrappongono le lettere che formano la parola EXPO e le cifre che compongono l'anno 2015. La commissione di selezione dei finalisti era composta da:
  • 48. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 48  Giorgio Armani, stilista, presidente della giuria  Luisa Bocchietto, architetto  Pierluigi Cerri, architetto  Gillo Dorfles, critico d'arte  Italo Lupi, architetto e designer  Mario Piazza, docente di grafica  Daniela Piscitelli, architetto e grafico  Marco Pogliani, dirigente  Giuseppe Sala, AD di Expo 2015 S.p.A.  Andrée Ruth Shammah, regista teatrale  Ugo Volli, semiologo  Marco Beretta, procurement coordinator
  • 49. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 49 Gli accordi con i comuni Italiani, e le città europee: In vista della manifestazione la città di Milano ha stipulato nu- merosi accordi di collaborazione con altre città, italiane ed eu- ropee, al fine di coordinare iniziative sotto il comune denomina- tore dell'Expo 2015, in particolare nel settore turistico, cultu- rale e infrastrutturale. Sono stati firmati anche accordi con vari paesi del mondo per lo sviluppo di progetti particolari, legati all'alimentazione e alla formazione, oltre che con enti e associazioni, al fine di dare valore aggiunto alla manifestazione. Quali sono stati i professionisti incaricati per garantire il tema? Per garantire l'aderenza al tema proposto Nutrire il pianeta l'Expo si avvale della collaborazione di un co- mitato scientifico composto da numerosi membri di livello internazionale:  Per Pinstrup-Andersen, economista agrario già Direttore Generale dell'Inter- national Food Policy Reasearch Institute (IFPRI);  Joachim Von Braun, membro del Consultative Group of International Agricul- tural Research (CGIAR), Professore di Economia e Politica dell'Alimentazione, già Presidente della International Association of Agricultural Economists (IAAE);  Ismail Seralgedin, Direttore della biblioteca alessandrina;  Claudia Sorlini, Professoressa di Microbiologia Agricola, Preside della Facoltà di Agraria dell'università degli studi di Milano;  Francesco Salamini, professore di Tecnologie Genetiche presso l'università Statale Milano;
  • 50. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 50  Gian Michele Calvi, Presidente di Eucentre (European Centre for Earthquake Engineering);  Enrico Porceddu, Professore di Genetica Agraria presso l'università della Tu- scia. Come potranno interagire i cittadini all’evento Expo? Per realizzare un contatto maggiore con le varie organizzazioni e i singoli cittadini è stato scelto di organizzare speciali giornate chiamate Stati Generali Expo 2015 dove è possibile per tutti formulare proposte. Oltre a sessioni dedicate ai giovani, alle donne e ai creativi, viene affrontato il tema centrale dell'Expo che è Nutrire il pianeta. L'apertura al contributo di tutti fa emergere le diverse anime della sicurezza alimentare non solo come garanzia di un livello adeguato della qualità del cibo, ma anche dell'assicurazione a tutti gli abitanti del pianeta una quantità sufficiente di cibo. Quali sono le regole che il governo ha varato per gestire l’Expo? Il Decreto ministeriale D.P.C.M. 22 ottobre 2008, in attuazione a quanto stabilito dall’art. 14 del D.L. 112 del 25 giugno 2008 deliberato dal Governo Berlu- sconi IV, convertito nella L. 133 del 6 agosto 2008, ha istituito gli organismi per la gestione delle attività di Expo Milano 2015. Il D.P.C.M. 6 maggio 2013 ha nominato Giuseppe Sala Commissario Unico Dele- gato del Governo per Expo Milano 2015. Tra i suoi compiti:  Vigilare sull’intera organizzazione di Expo Milano 2015 con poteri sostitutivi per la risoluzione di situazioni di eventi ostativi alla realizzazione delle opere essenziali e connesse all’adesione dei Partecipanti o al regolare svolgimento dell’Evento;  Partecipare alle riunioni del CIPE riguardanti le decisioni strategiche per Expo Milano 2015 e riferire ogni tre mesi allo stesso comitato.
  • 51. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 51  Il Commissario Unico riferisce periodicamente al Presidente del Consiglio dei Ministri sullo stato di attuazione e sull'organizzazione generale dell'Evento e ha il compito di attivare tutti gli strumenti per la completa realizzazione del Progetto con Poteri di deroga alla legislazione vigente a mezzo ordinanza (nei limiti indicati con delibera del Presidente del Consiglio sentito il Presidente della Regione Lombardia) immediatamente efficaci e pubblicate nella Gaz- zetta Ufficiale. Sono stati nominati delegati del Commissario Unico:  Giovanni Confalonieri, che svolge le funzioni di garanzia e controllo dell’an- damento delle attività e degli interventi relativi alla preparazione della Città di Milano e del territorio ad ospitare la manifestazione.  Antonio Acerbo, che ricopre le funzioni di garanzia e controllo dell’andamento delle opere essenziali e delle opere connesse che sono oggetto del Tavolo Lombardia e di quelle relative al progetto Vie D’Acqua. La Commissione COEM è sede di coordinamento anche politico tra i diversi sog- getti coinvolti. Il Decreto Commissariale 2 dicembre 2009 ha individuato la se- guente composizione:  il Ministro degli Affari Esteri;  il Ministro dell’Interno;  il Ministro dell’Economia e delle Fi- nanze;  il Ministro per lo Sviluppo Econo- mico;  il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali;  il Ministro dell’Ambiente e della Tu- tela del Territorio e del Mare;  il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti;  il Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali;  il Ministro per i Beni e le Attività Cul- turali;  il Capo del Dipartimento della Prote- zione Civile;  il Presidente dell’Anci;  il Presidente della Regione Lombar- dia;  il Presidente della Provincia di Milano;  il Presidente dell’Upi Lombardia;
  • 52. Davide Geraci S.I.O.I. - COMUNICAZIONE E MEDIA NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI 52  il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca;  L’Amministratore delegato della so- cietà di gestione “Expo 2015” La gestione dell'evento è stata affidata alla Expo 2015 S.p.A. (preliminarmente denominata Società di Gestione Expo Milano 2015 S.p.A. o So.Ge) partecipata da:  Comune di Milano;  Provincia di Milano;  Regione Lombardia;  Ministero dell'Economia;  Camera di Commercio di Milano. Amministratore delegato è Giuseppe Sala, presidente è Diana Bracco. Il Comune di Milano ha creato una Commissione Expo, il cui presidente è il con- sigliere comunale Ruggero Gabbai (Pd). I terreni dell’area in cui sorge l’expo di chi sono? I terreni su cui sorgerà il sito espositivo di Expo 2015 non erano di proprietà pubblica ma suddivise tra Fondazione Fiera Milano e la società Belgioiosa S.r.l. di proprietà della famiglia Cabassi. Una lunga querelle fra le istituzioni ha portato definitivamente alla creazione della società Arexpo S.p.A., le cui quote sono così suddivise:  Regione Lombardia: 34,67%  Comune di Milano: 34,67%  Fondazione Fiera Milano: 27,66% (trasformando in quote il valore dei propri terreni)  Provincia di Milano: 2,0%  Comune di Rho: 1%