5. Etimologia del Bullo…
Bullo deriva dalla parola
inglese bull (toro).
possente, potente, fa paura
la sua mole occhi iniettati
di sangue, narici dilatate,
scalpita, si agita, batte gli
zoccoli sul terreno, sbuffa,
carica a testa china, non
ragiona, è preso solo dalla
sua ira, mugghia.
6. Tipi da Bullo…
Il bullo-lupo. Ha una grande
concezione della sua forza fisica,
della sua agilità, si muove sicuro,
ha modi spicci; il suo linguaggio è
violento, sarcastico, duro. Il suo
fine è incutere timore, asservire,
mortificare, annichilire, umiliare.
Il tono di voce è alto,aggressivo.
I suoi terreni di caccia: l’aula nel
cambio d’ora, i bagni, il cortile
durante la ricreazione, e, al
termine delle lezioni, la strada
verso casa.
7. …Oppure…
Il bullo-faina. Non ha la
prestanza fisica né la tecnica
intimidatoria del bullo-lupo, ma
sa essere altrettanto feroce. Le
sue armi sono l’intelligenza, il
sarcasmo, l’acutezza, la
padronanza della parola. Non si
sporca le mani, sa manovrare i
bulli-lupo lì dove ha bisogno della
forza.
Entrambi non chiedono mai
“scusa” o “perdono”
8. il Vocabolario del Bullo.
Annichilire = rendere una persona un nulla,
da nihil (niente in latino)
Asservire: rendere una persona serva,
schiava.
Mortificare: portare la morte nell’animo di
una persona, uccidere la dignità dell’altro.
Sovrastare: mettersi sopra.
Umiliare: dal latino humus – terra, rendere
una persona simile alla polvere, cioè a niente.
Sottomettere: Mettere sotto. Mettere in
ginocchio
Soggiogare: mettere sotto il giogo
9. Ré senza corona
il bullo: un ragazzo che ha bisogno di potere e dominio sugli altri, ha bisogno di
affermarsi in un gruppo con la forza, si diverte nel mettere in atto
comportamenti prevaricatori.
Semplicemente perché i suoi modi di fare gli fanno riscuotere successo,
popolarità, ammirazione, rispetto e consenso nel gruppo. Il bullo si sente
un leader.
In realtà il bullo non possiede nemmeno una delle caratteristiche fondamentali
del leader che sono: empatia, l’abilità a relazionarsi, la valorizzazione e il
coinvolgimento degli altri, il senso della comunità, l’agire efficacemente, l’essere
attento al clima del gruppo e ad arbitrare eventuali conflitti.
Il gruppo che circonda il bullo lo asseconda spinto spesso da finalità auto
protettive che da un lato limitano la possibilità di diventare vittima; dall’altro
l’identificazione con l’aggressore crea l’illusione di essere personalmente
potenti e non indifesi. Non si tratta di riconoscimento della leadership del bullo
da parte dei coetanei ma di accettazione e terrore poiché combattuti tra
amore e timore per lui.
10. Maggiore strategia, consapevolezza e premeditazione
Tecniche di calunnia, oppressione, isolamento,
vittimismo e aggressività
Isolare la preda per poi aggredirla (terra bruciata)
Assenza di inibizione e di senso di colpa
Bullismo maschile in calo, bullismo femminile in aumento
Bullismo femminile più subdolo di quello maschile
Fonte: Unità Operativa di Psicologia, Bambino Gesù di Roma
Bullismo in rosa
11. Il branco…
Il bullo- lupo, come il bullo-faina, non si
muove da solo, ha bisogno del branco , che lo
sostenga, che lo applauda, che sia complice.
Il branco ha bisogno del capo, a cui far
riferimento .
Del branco possono far parte anche
potenziali vittime.
Atteggiamento degli elementi del branco: si
muovono guidati e comandati dal capo,
accerchiano e mordono.
Si fanno coraggio a vicenda.
Presi singolarmente perdono forza e
potenza.
La tecnica del branco è separare la vittima,
circondarla, isolarla, umiliarla, mortificarla,
annichilirla.
14. Il bullo sceglie specificamente,
e non a caso, la vittima.
Generalmente il bullo la sceglie perché:
È diversa in qualche modo dagli altri (viene da un altro paese,
ha un’altra religione, porta l’apparecchio ai denti, in qualche
modo è diversa dall’immagine comune di bambino/adolescente)
E’ sola. Non sarà facilmente aiutato dagli altri (ad es, è un
ragazzo solo che non fa facilmente amicizia). Non ha il
supporto dei compagni o dell’insegnante, perché è poco
attraente
E’ meno forte. Fisicamente meno forte del bullo, spesso
scolasticamente al di sopra della norma
15. Ha una bassa propensione alla violenza e
cercherà di fare il possibile per evitarla.
Non riveste posizioni di potere ed è schivo alle
politiche di classe.
E’ carente nella capacità di chiedere aiuto;
Attribuisce la responsabilità di ciò che accade a se
stessa e proviene da un ambiente familiare che
rinforza tale responsabilità.
Può avere difficoltà ad integrarsi.
16. Le emozioni della vittima
Rabbia
La rabbia per quello che è accaduto, cui non sono capaci di reagire. La rabbia viene
generalmente espresso nei confronti delle persone care come il padre, la madre o i
fratelli
Vergogna
Si vergognano di quello che è accaduto e credono che i compagni di classe li
considerino dei fifoni
Si vergognano anche di rivelare quanto accaduto ai genitori per timore di deluderli.
Colpa
Sentono di essere in parte responsabili di quanto accade (ad esempio: “mi chiamano
quattrocchi” – io porto gli occhiali – hanno ragione – sono un quattrocchi).
Paura
Vivono con la costante paura di essere presi in giro, derisi.
17. La combinazione di rabbia, paura, vergogna e colpa porta il
ragazzo a non raccontare a nessuno ciò che vive e di
conseguenza a non chiedere aiuto.
L’isolamento emozionale porta ad un generale isolamento della
vittima che, se non riceve un adeguato sostegno.
19. Vittima Passiva
Secondo l’autore la caratteristica più
importante a determinarne lo stato di
vittima di bullismo è la paura: difficilmente un
bambino coraggioso subisce prevaricazioni.
Anche per questo le vittime tendono ad auto-
colpevolizzarsi e sono introverse e si
chiudono in se stesse, a volte fino ad auto-
emarginarsi.
20. Vittima provocatrice
Si comportano in modo da causare irritazione e tensione; alcuni
di questi possono essere definiti iperattivi.
Queste vittime richiedono l'attenzione o l'interesse del bullo
attraverso comportamenti fastidiosi o provocatori e spesso sono
trattate negativamente dall'intera classe.
Possono essere molto sgradite anche agli adulti (compresi gli
insegnanti).
A volte la vittima provocatrice tende realmente a provocare il
bullo, con battute o critiche.
Può avere comportamenti assillanti e poco simpatici.
Purtroppo questo suo comportamento infastidisce anche i
compagni o gli insegnanti, e così si tende a giustificare il bullo per i
comportamenti fastidiosi della vittima.
21. Vittima Ambigua
La vittima ambigua può essere falsa, subdola, infida, ipocrita, opportunistica.
Mostra piacere nel fare la spia, a tradire, ad incolpare compagni innocenti, ed
essere voltagabbana.
Il modo in cui reagisce alle prevaricazioni è diverso da quello
delle vittime comuni. A volte continua imperterrita nella sua condotta, altre
si isola volontariamente. E’ un soggetto tendenzialmente individualista, che
mal si amalgama al gruppo dei pari.
N.B. Non dobbiamo sottovalutare un elemento importante: la vittima
ambigua è una figura bivalente. Essa vive stabilmente lo stato di vittima, ma
parallelamente può prevaricare altri soggetti. In genere individui più deboli di
essa. Si tratta perlopiù di prevaricazioni psicologiche, attuate anche per
sfogare le proprie frustrazioni. Spesso utilizza la tecnica del bullo amico per
sottomettere completamente la sua vittima. Non è detto che questo
comportamento si verifichi per forza di cose a scuola, ma potrebbe avvenire
anche a casa con fratelli e sorelle o con compagni di giochi.
“Olweous - Bullismo a scuola” 2001
22. Può subire prevaricazioni anche da altri compagni e non solo dal bullo. Ma in
genere sono sempre prevaricazioni occasionali in risposta ai suoi
comportamenti.
In genere la vittima ambigua non diventa vittima abituale. Le prevaricazioni
del bullo sono in genere occasionali , forse perché:
Il bullo teme la sua bassezza e il fatto che non ha paura di fare la spia
-non sempre è percepibile la sua sofferenza, cosa che nella vittima passiva
spinge il bullo ad aggredire nuovamente.
23. La Vittima reattiva
Si tratta di una vittima che non subisce passivamente i
soprusi, ma reagisce come può, anche arrivando
allo scontro fisico o denunciando il bullo agli insegnanti o gli
adulti in generale.
Il più delle volte le sue reazioni non producono nessun risultato
positivo.
La vittima reattiva, tendenzialmente non provoca, ma si
ribella, anche quando è consapevole che le sue reazioni non
portano a nulla.
Le sue reazioni possono essere molto rabbiose, e questo può
portare gli adulti ad etichettarla come soggetto difficile,
vittima provocatrice o addirittura bullo.
24. “http://it.wikihow.com/Evitare-di-Essere-
Vittima-di-Bullismo
Emana sicurezza. La sicurezza è uno dei maggior nemici
del bullo. Se vuoi evitare che i bulli ti vedano come un
bersaglio facile, allora puoi lavorare non solo
sull’aumento della fiducia in te stesso, ma anche sulla
relativa emanazione. Resta dritto, guarda negli occhi le
persone, mostrati lieto d’essere dove sei, ed evita
d’ingobbirti o tenere la testa bassa.
[…..]Controlla il linguaggio del tuo corpo e accertati che
sia aperto e positivo.
25. Ai genitori
Prestare attenzione ai diversi segnali di malessere dei figli;
promuovere comportamenti relazionali positivi in famiglia: i figli fanno
riferimento, prima di tutto, ai modelli che imparano dai genitori;
mettere in atto modelli educativi che si fondano sull’accettazione,
l’ascolto, la valorizzazione e il rispetto per l’altro, l’empatia e la
collaborazione;
creare un clima nel quale i figli possano sentirsi liberi di parlare ai
genitori di ogni argomento, compresi i rapporti con i compagni di scuola;
trovare insieme ai figli strategie utili per fare fronte ai problemi,
valorizzando l’iniziativa dei ragazzi;
stimolare i ragazzi a trovare attività nuove e gratificanti, anche al di
fuori della scuola, che possano aumentare la loro autostima;
parlare e confrontarsi con gli insegnanti.
26. Agli insegnanti
Prendere consapevolezza del problema e non minimizzarlo, intervenendo prontamente di
fronte a episodi di prepotenza, dando sostegno alle vittime ma considerando i bulli come
persone da aiutare, oltre che da fermare;
far capire da subito ai ragazzi che è importante affrontare il bullismo, creando un clima di
ascolto reciproco e di fiducia;
analizzare i bisogni della specifica scuola e monitorare costantemente il fenomeno (diffusione,
frequenza degli episodi, numero dei ragazzi coinvolti, tipologie di bullismo), eventualmente
anche con l’aiuto di un esperto;
invitare i ragazzi a chiedere aiuto, spiegando che questo non è un atto di debolezza né un
comportamento da “spia”, ma un modo coraggioso per fermare il bullo;
promuovere una politica scolastica antibullismo, in stretta collaborazione con i dirigenti
scolastici e il personale non docente;
promuovere una cultura di gruppo basata su solidarietà, collaborazione, empatia;
trovare una soluzione insieme ai ragazzi, coinvolgerli in modo attivo nella ricerca di strategie
per risolvere il problema
valorizzare il dialogo scuola-famiglia, creare un’alleanza educativa e un clima di
collaborazione con i genitori degli studenti.