1. Di Cori Jessica 1eL’intelligenza è la capacità di apprendimento e di comprensione. Si può affermare che l'intelligenza, intesa come strumento che migliora l'adattamento all'ambiente, è in primo luogo la capacità di risolvere nuovi problemi, oppure di risolvere vecchi problemi in maniera innovativa. In psicologia, il termine intelligenza è riferito alla capacità di acquisire conoscenze da utilizzare in situazioni nuove. Tra gli psicologi, non c’è pieno accordo sulla definizione e sulla natura dell’intelligenza. Essi però sono concordi nell’includere nel concetto di intelligenza tre generali di capacità:-La capacità di risolvere problemi, cioè ragionare logicamente, di intuire collegamenti tra idee diverse, di capire i vari aspetti di un problema e di avere un atteggiamento mentale elastico. -La capacità verbale, che racchiude abilità come quella di parlare in modo chiaro e ordinato e di possedere un ampio vocabolario. -L’intelligenza pratica, che è costituita da abilità come quella di comprendere l’essenziale delle situazioni, sapere come raggiungere degli obiettivi e come far fronte a compiti nuovi.Nel 1983 lo psicologo statunitense Howard Gardner ha proposto la teoria delle “intelligenze multiple”. Secondo questa ipotesi, esisterebbero intelligenze indipendenti, non valutabili attraverso i test mentali classici. Esse sono: l’intelligenza linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale, corporeo-cinestetica, intrapersonale e l’intelligenza interpersonale. Il primo test di intelligenza, la scala di Binet, venne utilizzato nel 1905 per misurare le capacità intellettive dei bambini in età scolare; nel 1917 fu introdotto il concetto di QI (quoziente di intelligenza), inteso come rapporto tra età mentale ed età cronologica. Attualmente sono moltissimi i test di intelligenza disponibili; L’apprendimentoè la modificazione del comportamento che si basa sull'esperienza e che dura nel tempo. Esso è un processo complesso, che deriva dalla fusione di motivazione, emozione, memoria e pensiero. L'apprendimento si verifica quando una variazione significativa delle condizioni ambientali (Stimolo) determina una modificazione reale del comportamento (Risposta). Questa modificazione può comportare il miglior adattamento possibile all'ambiente, ma può anche comportare l'acquisizione di un apprendimento non-funzionale (ad es. un alunno che impara bene una regola grammaticale sbagliata). Le prime teorie sull’apprendimento furono elaborate all’interno della psicologia comportamentista. Dunque, i comportamentisti studiano l’apprendimento esclusivamente in termini di modificazioni comportamentali. Essi affermano l’esistenza di leggi universali che regolano sia l’apprendimento umano sia quello animale. La scienza che per prima ha studiato l'associazione di uno Stimolo ad una Risposta è la quella di Pavlov. Essa ha stabilito che c'è vero apprendimento solo quando si acquisiscono nuove relazioni tra Stimolo e Risposta. Il condizionamento che implica una modificazione a carico dello Stimolo, viene detto CLASSICO;Condizionamento classico. Le ricerche di Pavlov (proseguite da Watson negli Usa) partirono dalla conferma che i cani emettono saliva non solo mentre s'introduce del cibo nella loro bocca, ma anche alla semplice vista del cibo o dello sperimentatore che solitamente li nutre. Pavlov intuì che questa reazione non era un riflesso biologico innato, ma appreso. Egli decise di sottoporre i suoi cani al seguente esperimento: dapprima li stimolò col suono d'un campanello, senza che ciò provocasse salivazione (stimolo neutro); poi introdusse del cibo nella loro bocca, e ciò comportò salivazione (riflesso incondizionato); ripeté più volte i due stimoli in successione (suono e cibo); alla fine notò che i suoi cani cominciavano a salivare al solo suono del campanello (riflesso condizionato). Pavlov capì anche che se si continua a far suonare il campanello senza portare la carne, la salivazione tende a scomparire (è il fenomeno di ESTINZIONE); se l'esperimento viene interrotto e ripreso successivamente, il campanello può produrre di nuovo la salivazione (è il fenomeno di RECUPERO SPONTANEO della risposta precedente);Condizionamento operanteSulla scia di Thorndike, Skinner continuò gli studi sul condizionamento operante mettendo alla prova, alla cieca, una possibile soluzione dopo l’altra finché non si trova quella appropriata. Skinner dimostrò che quando una risposta era seguita da un certo risultato, era più facile che si ripetesse di nuovo. Il box è una gabbia dotata di un pulsante da premere per ottenere del cibo. Prima d'iniziare l'esperimento, l'animale viene tenuto a dieta ridotta per un certo periodo di tempo, al fine di motivare la sua ricerca di cibo. Il box funziona in modo tale che l'animale ottiene il cibo appena preme il pulsante. Il test ha dimostrato che l'azione si verifica ogni volta che l'animale viene introdotto nel box. Avendo il cibo funzione di stimolo rinforzante dell'azione operativa dell'animale, il condizionamento viene detto quot;
OPERANTEquot;
. Skinner è stato accusato di ridurre l'organismo a una macchina. In effetti, il suo metodo è senza dubbio efficace, ma limita le possibilità espressive del soggetto sperimentale. Più che osservare il comportamento dell'animale, il ricercatore cerca di modificarlo secondo le sue aspettative. Skinner verificò anche altri effetti. Se all'animale che, nel box, preme il pulsante, non si fa avere del cibo, col passare del tempo l'animale tenderà a non premere più il pulsante. Se gli si dà il cibo a intervalli regolari (una volta sì, una volta no), il condizionamento c'è lo stesso ma sarà più lento e il pulsante verrà premuta con minore frequenza. Skinner insomma arrivò a capire che: sottraendo il rinforzo (cibo) inizia l'estinzione della risposta appresa.Condizionamento per imitazioneUn approccio diverso al problema è rappresentato dalle teorie dell’apprendimento sociale. Attorno al 1970 Albert Bandura introdusse il concetto di “apprendimento osservativo”: il soggetto apprende per imitazione comportamenti che ha modo di osservare in altre persone. Questo processo di modellamento avviene in riferimento a persone e comportamenti che, per varie ragioni, appaiono attraenti al soggetto che li osserva, li imita e in questo modo apprende. Le persone e i comportamenti imitati vengono detti modelli. Se l’osservatore è un bambino i modelli possono essere altri bambini, genitori, insegnanti, parenti, ma anche personaggi televisivi, del mondo dello sport, protagonisti dei fumetti o dei cartoni animati. L’osservatore non ha bisogno di essere rinforzato direttamente per imitare.<br />