Seminario Università degli Studi di Salerno 13 maggio 2016
gli interventi delle dottoresse:
- Manilia - introduzione alla Dieta Mediterranea
- Marchese - Dieta Mediterranea in oncologia e patologie neurodegenerative
- Sorgente - La componente Psicosomatica delle patologie metaboliche
3. ... definizione ieri
Primo tentativo di studio nel 1948 a Creta:
• “le olive, i grani di cereale, i legumi, la frutta, i verdi
selvaggi e le erbe, insieme alle quantità limitate di
carne e di latte di capra, ed ai pesci, sono costitutive
l'alimentazione di base…. nessun pasto era completo
senza il pane. Le olive e l'olio di oliva hanno un
contributo pesante nell’introito energetico…Nel
complesso, il loro modello e le loro abitudini
alimentari erano estremamente buone, adattate alle
loro risorse naturali ed economiche, così come i loro
bisogni„.’’
Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
4. ..adattate alle loro risorse naturali
Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
5. ..definizione oggi
Si osserva che le popolazioni del mediterraneo hanno
aumentato il loro consumo di carne e latticini mentre il
consumo di olio di oliva e frutta è diminuito associato
ad un aumento significativo di olio di semi
Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
6. Lo studio EPIC
The European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition
4 modelli dietetici dei partecipanti greci
1. Alta assunzione dell’olio di oliva, verdura, legumi, frutta,
pesce
2. Dieta vegetariana (olio di semi)
3. Preferenza per i dolci
4. Tipo occidentale
Valutazione dell’associazione di questi 4 modelli alla
dieta mediterranea
..Il risultato
Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
7. • Forte associazione della dieta mediterranea al
modello 1
• Essenzialmente indipendente dal modello 2,3
• Negativamente collegato al modello 4
• Modello 1 associato con il genere femminile, con
l’età, la formazione, l’attività fisica e la condizione
non fumante..
Rappresenta la scelta dei greci istruiti e salute
coscienti
Lo studio EPIC
il risultato
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Nutrizionista
8. DIETA e PREVENZIONE
Il concetto che la Dieta Mediterranea fosse un utile
strumento per impedire mortalità e morbosità di
malattia coronarica è iniziato in Italia.
PUNTO DI PARTENZA DI TUTTI GLI STUDI
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Nutrizionista
9. Il ruolo preventivo della dieta mediterranea
‘’Seven Countries Study’’
Ancel Keys
Coinvolse Italia, Finlandia, Grecia, Giappone, ex-Jugoslavia, Olanda e
Stati Uniti d’America
(20 anni, 12 770 uomini di età fra 40 e 59 anni)
Per le nove coorti rurali europee si è notato che quelle
mediterranee (Creta e Corfù in Grecia, Crevalcore e Montegiorgio in Italia e Dalmazia
nella ex-Jugoslavia)
presentavano al venticinquesimo anno di riesame un tasso di
mortalità per cardiopatia coronarica di 978/10.000,
mentre quelle non mediterranee (Finlandia orientale ed occidentale, Slavonia
e Velika Krsna nella ex-Jugoslavia)
Presentavano un tasso di mortalità più che doppio
(1947/10.000).Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
10. La dieta mediterranea italiana di riferimento
La dieta dei cittadini di Nicotera
–area rurale del Seven Countries Study-
presenta un IAM
‘indice di adeguatezza mediterraneo’
ottenuto dividendo la somma della percentuale dell’energia totale
fornita dai gruppi alimentari ‘mediterranei’ per la somma delle
percentuali dell’energia totale fornita dai gruppi alimentari non
‘mediterranei’
superiore a quello delle aree rurali di Bologna, Ascoli
Piceno, Perugia, Pollica e Rofrano
‘’Fidanza et al.’
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Nutrizionista
11. Componenti della dieta mediterranea di
riferimento
• un alto consumo di olio extravergine di oliva
• un alto consumo di legumi
• un alto consumo di cereali
• un alto consumo di frutta
• un alto consumo di vegetali
• un consumo moderato di vino, preferibilmente rosso
• un consumo moderato di formaggi, latte e derivati
• un basso consumo di carne e prodotti derivati
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Nutrizionista
12. I rapporti tra i macronutrienti energetici rispondono a
quelli riconosciuti come adeguati:
12-15% da proteine
(di origine animale e vegetale)
25-30% da lipidi
( olio d’oliva –oleico-, prodotti della pesca -acidi grassi essenziali-)
50-55% da carboidrati
(pasta, pane, cereali, legumi)
Componenti della dieta mediterranea di
riferimento
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Nutrizionista
13. La moderna scienza dell’alimentazione è andata oltre i concetti
classici, consistenti nell’evitare carenze di nutrienti passando al
concetto di alimentazione
"positiva" od "ottimale".
La ricerca è oggi incentrata sull’identificazione dei componenti
alimentari biologicamente attivi potenzialmente in grado di
ottimizzare il benessere fisico e mentale e di ridurre anche il
rischio di contrarre malattie. Si è scoperto che molti prodotti
alimentari tradizionali, tra cui frutta, verdura, soia, cereali
integrali e latte, contengono componenti potenzialmente benefici
per la salute. Oltre a questi, si stanno sviluppando nuovi alimenti
che rafforzano o incorporano tali benefici componenti utili per i
loro effetti positivi sulla salute o per i favorevoli effetti fisiologici.
Functional food: alimento funzionale
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Nutrizionista
15. Dieta mediterranea modello più idoneo al
mantenimento di un buono stato di salute
Modifica il profilo di rischio di un soggetto in
prevenzione primaria e/o secondaria
Dieta mediterranea e stato di salute:
evidenze scientifiche
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Nutrizionista
16. • 12 studi di popolazione (6 su popolazioni mediterranee, 5 su
popolazioni Nord Americane, 1 su popolazione Australiana)
• 1 milione e mezzo di persone
• Periodo di follow up da 3 ai 18 anni
• Eventi clinici considerati: mortalità totale per ogni causa,
mortalità o incidenza per malattie cardiovascolari e tumorali,
nonché incidenza di malattie neurodegenerative come il
morbo di Alzhaimer e la sindrome di Parkinson
• Valutazione attraverso un indice numerico di aderenza
Dieta mediterranea e stato di salute:
i risultati di una METANALISI
Francesco SOFI*°§, Francesca CESARI°, Rosanna ABBATE°, Gian Franco GENSINI°, Alessandro CASINI*#
*Agenzia della Nutrizione, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, Firenze; ° Dipartimento di Area Critica Medico-
Chirurgica, S.O.D. Malattie Aterotrombotiche, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, Firenze; § Socio Ordinario Società
Italiana di Nutrizione Umana; #Referente Sezione Regionale Toscana Società Italiana di Nutrizione Umana.
Sofi F, Cesari F, Abbate R, Gensini GF, Casini A. Mediterranean diet and health status: a meta-analysis. BMJ
2008; 337: 673-675
Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
17. Figura 1. Rischio di mortalità per tutte le cause associato ad un incremento
di 2 punti del punteggio di aderenza
Dieta mediterranea e stato di salute:
i risultati di una METANALISI
Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
18. Figura 2. Rischio di mortalità e/o incidenza di malattie cardiovascolari associato
ad un incremento di 2 punti del punteggio di aderenza alla dieta
Mediterranea
Dieta mediterranea e stato di salute:
i risultati di una METANALISI
Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
19. Dieta mediterranea e stato di salute:
i risultati di una METANALISI
Figura 3. Rischio di mortalità e/o incidenza per malattie neoplastiche associato
ad un incremento di 2 punti del punteggio di aderenza alla dieta
Mediterranea
Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
20. Dieta mediterranea e stato di salute:
i risultati di una METANALISI
Figura 4. Rischio di incidenza di morbo di Alzheimer e sindrome di Parkinson
associato ad un incremento di 2 punti del punteggio di aderenza alla dieta
Mediterranea
Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
21. Conclusioni
I risultati di questo studio, presentano importanti
implicazioni per la salute pubblica,
in particolar modo nel ridurre il rischio
di morte prematura nella popolazione generale
e confermano le raccomandazioni
delle correnti linee guida delle più importanti
società scientifiche che incoraggiano
il profilo dietetico di tipo Mediterraneo
per la prevenzione delle principali malattie
cronico-degenerative.
Dott.ssa Marzia Manilia - Biologo
Nutrizionista
24. • Secondo le statistiche ISTAT 2012
❑ Malattie cardiache
❑ Malattie neoplastiche (trachea, bronchi e polmoni)
❑ Malattie neurodegenerative (6°causa)
Tra i principali fattori che influenzano il nostro stato di salute
troviamo:
• Biologici/Genetici
• Fattori ambientali
• Psicosociali
• Stili di vita
• Consumo di tabacco
• Sovrappeso e obesità
• Cattiva alimentazione
• Sedentarietà
• Consumo eccessivo di alcol
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
25. Intorno al 1950 alcuni ricercatori
americani si chiesero come mai
le persone che abitavano il
bacino del Mediterraneo e si
alimentavano di cibi ricchi di
grassi, soffrissero molto meno
degli americani di disturbi
circolatori, infarti,
ipercolesterolemia, tumori ecc.
Studiando il tipo di
alimentazione emerse quanto
fosse ricca di
verdure, frutta e legumi.
Questi cibi contengono infatti
sostanze in grado di ridurre
notevolmente i rischi di tali
malattie. Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
26. Le differenze sono notevoli:
▪ il cancro dello stomaco in Giappone è 25 volte più frequente che in Uganda,
▪ quello del colon negli Stati Uniti è 10 volte più diffuso che in Nigeria
▪ il cancro del fegato in Mozambico è 100 volte più frequente che in Inghilterra
l'incidenza di cancro mammario varia nei diversi Paesi:
elevata negli USA e nel mondo occidentale bassa nelle popolazioni asiatiche.
Quando le donne appartenenti a popolazioni a basso rischio migrano verso paesi
"civilizzati“, l’incidenza aumenta e si allinea azzerando il vecchio vantaggio.
In Italia: evidenze sulla influenza del cibo nella diffusione del cancro.
Ad esempio, per il tumore dello stomaco i registri-tumori evidenziano che Forlì-
Ravenna e Firenze sono aree ad alto rischio (incidenza doppia rispetto alla media
italiana e 4 volte superiore rispetto al centro-sud) Uno dei fattori che spiega l’elevata
incidenza in queste zone è il forte consumo di salumi e di insaccati
EPIDEMIOLOGIA
studi “di correlazione geografica”
confrontano l’incidenza delle malattie
tumorali rispetto aree geografiche
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
28. “Questo modo di mangiare, sempre più ricco di calorie, di zuccheri semplici e di
proteine ma in realtà povero di alimenti naturalmente completi, ha contribuito
grandemente allo sviluppo delle malattie “da civiltà” :
l’obesità, il diabete, l’ipertensione, l’aterosclerosi, l’infarto cardiaco, l’osteoporosi,
la stitichezza, l’ipertrofia prostatica e molti tipi di tumori tra cui quello
dell’intestino, della mammella e della prostata”
Franco Berrino - responsabile del Servizio di Epidemiologia –
Istituto dei Tumori di Milano
In molti casi è in gioco tutto lo stile di vita, non solo il modo di mangiare.
Infatti le verdure esercitano una azione protettiva nei confronti del cancro del
polmone: chi le assume regolarmente riduce della metà il rischio di ammalarsi
rispetto a chi non le Consuma. Ma se continua a fumare il pericolo del cancro al
polmone rimane comunque alto.
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
29. Le malattie neurodegenerative
• sono malattie che coinvolgono il sistema
nervoso centrale come la malattia di Parkinson e
Alzheimer, SLA(sindrome laterale amiotrofica).
• Il morbo di Alzheimer è un disturbo fortemente
invalidante che induce una graduale perdita delle
facoltà mentali, fino a rendere IMPOSSIBILE lo
svolgimento delle comuni attività quotidiane
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
30. Prevenire la malattia di Alzheimer mangiando pesce e frutta secca
oleaginosa come le nocciole, le mandorle o le noci e anche carne
di pollo. Sono alimenti che contengono acidi grassi
polinsaturi omega-3, e che hanno la capacità di ridurre i tassi
sanguigni della proteina beta-amiloide che è associata ai problemi
di memoria e alla malattia di Alzheimer.
L'ipertensione arteriosa è il fattore di rischio vascolare principale e si
controlla diminuendo l'apporto di sale nella dieta. È importante
anche limitare l'assunzione di grassi saturi, quindi trigliceridi e di
colesterolo, facendo attenzione ad alcuni tipi di carne, insaccati,
formaggio stagionato e alcolici.
studio effettuato da ricercatori della Columbia University, condotto a
New York, e pubblicato su Neurology.
Prevenzione
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
31. • Le malattie neurodegenerative provocano spesso una riduzione
delle capacità motorie. La riduzione della motilità intestinale è un
problema strettamente connesso e comune a tutte.
L'alimentazione deve prevedere almeno 1 litro e mezzo d'acqua al
giorno, oltre a prediligere insalata, frutta e verdura, meglio se
cotta. Nelle fasi avanzate della malattia subentra invece la disfagia:
una difficoltà di deglutizione che allunga i tempi del pasto,
interrotto anche da continui colpi di tosse. Una volta
opportunamente diagnosticata, bisogna introdurre alimenti con
una consistenza pastosa: né solida né liquida, tipo purè di patate o
alimenti omogeneizzati.
Lo schema dietetico della dieta mediterranea è dunque il principale
riferimento, essendo un elemento di riduzione di rischio delle
malattie vascolari e quindi neurodegenerative.
• Riabilitazione specialistica-Disturbi neurologici, cognitivi e motori
dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano
Trattamento
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
32. sono una classe di malattie caratterizzate da una incontrollata riproduzione di
alcune cellule dell'organismo
La Lega Italiana per la lotta ai tumori afferma che il 30% dei tumori è causato da un
errato comportamento alimentare
La causa che accomuna l’insorgenza di queste patologie è lo stress ossidativo. Esso è
legato ad una produzione eccessiva da parte del nostro organismo,di radicali liberi il
cui eccesso può essere causato anche da una errata alimentazione e/o da un cattivo
stile di vita
Le malattie neoplastiche
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
33. Identificato il modello alimentare o gli alimenti o i nutrienti che possono apportare un
beneficio, è importante implementare tale modello. A questo scopo, le molecole che
forniscono un effetto protettivo comprendono i folati da verdure a foglia verde, acidi
cinnamici da caffè, cereali integrali, susine e kiwi, polifenoli come la
epigallocatechina-3-gallato (Egcg) dal tè verde, resveratrolo da uve rosse e dai loro
prodotti, isotiocianati da verdure crocifere, lignani di semi di lino, isoflavoni di soia,
terpeni come il licopene del pomodoro, selenio, vitamina E e anche la vitamina D. Si
pensa che queste molecole forniscano un effetto protettivo contro il cancro,
influenzando modificazioni epigenetiche quali la metilazione del Dna, mutazioni
istoniche e alterazioni a carico dell'Rna non codificante, talora con effetti organo-
specifici.
Latino-Martel P, Cottet V, Druesne-Pecollo N, Pierre FH, et al. Alcoholic beverages, obesity,
physical activity and other nutritional factors, and cancer risk: A review of the evidence. Crit Rev
Oncol Hematol. 2016 Mar;99:308-23.. Epub 2016 Jan 15.Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
34. Nelle donne vegetariane è stata riscontrata una maggior perdita di estrogeni endogeni
con le feci ed una consensuale riduzione del loro livello ematico, pertanto è stato
ipotizzato che l'effetto carcinogenetico degli stessi a livello degli organi bersaglio
(soprattutto mammella) ne fosse contestualmente ridotto.
la conversione di androstenedione (dalle surrenali) in estrone ad opera della aromatasi
presente negli adipociti costituisce un importante fonte di estrogeni in post-
menopausa, la leptina è in grado di aumentare l’attività dell’aromatasi
Il modello mediterraneo e le diete che prevedono un elevato consumo di vegetali,
frutta, pesce e soia, sono associate a un ridotto rischio di contrarre il cancro del seno.
Potrebbe invece esserci una relazione fra dieta di tipo occidentale e eccessivo
consumo di alcol, nell'aumento del cancro al seno.
Messina M. Impact of Soy Foods on the Development of Breast Cancer and the Prognosis of
Breast Cancer Patients. Forsch Komplementmed. 2016;23(2):75-80. Epub 2016 Apr 12.Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
35. I fitoestrogeni
-lignani ed isoflavoni –
"schermano" i recettori della mammella dall'azione
carcinogenica degli estrogeni endogeni.
I fitoestrogeni, sostanze vegetali simili agli ormoni femminili ma molto meno potenti,
sono contenuti nei semi : ricchissimi ne sono la soia e il lino, in misura minore i cereali
purché non raffinati, i legumi, la frutta, le noci, le mandorle.
Attraverso diversi meccanismi di azione i fitoestrogeni abbassano il livello degli ormoni
sessuali che a loro volta favoriscono il tumore
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
36. Carotenoidi e cancro alla mammella In uno studio Università di New York
Centro Internazionale sullo sviluppo del Cancro a Lione,è stato esaminato il rapporto
fra i livelli sanguigni di carotenoidi e lo sviluppo di cancro alla mammella.
I ricercatori hanno esaminato la quantità di carotenoidi in 540 donne, di cui la metà
aveva cancro alla mammella.
le donne con tumore alla mammella avevano un livello di
carotenoide molto più basso (11% - 21%) in confronto alle
donne senza cancro.
È risultata una probabilità due volte maggiore di
sviluppare cancro al seno
carote, broccoli, mango e spinaci
contengono
Beta Carotene
i pomodori contengono
Alfa Carotene
Bakker MF, Peeters PH, Klaasen VM, Bueno-de-Mesquita HB, Jansen EH, Ros MM,
Plasma carotenoids, vitamin C, tocopherols, and retinol and the risk of breast cancer in the
European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition cohort. Am J Clin Nutr. 2016
Feb;103(2):454-64. Epub 2016 Jan 20.
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
37. La leptina - ormone con molteplici attività biologiche in grado di stimolare la
proliferazione in vitro di cellule cancerose, la cui presenza aumenta nei pazienti obesi -
è in grado di aumentare la proliferazione cellulare.
Recenti studi ipotizzano come una situazione di insulino-resistenza secondaria a
obesità ed assunzione di grassi animali possa favorire il cancro, per azione diretta
dell'insulina come growth factor (IGF-I).
L'IGF-I ha un ruolo anche nella crescita cellulare ed alcuni studi sperimentali mostrano
come favorisca la crescita di cellule cancerose.
Il tipo di dieta influenza in modo rilevante i livelli di IGF-I.
Un eccessivo introito calorico o proteico aumenta i livelli circolanti di IGF-I
il valore di BMI è associato a tutte le
patologie.
▪ il sovrappeso,tra 20 e 25, è un fattore
di rischio:
▪ malattie cardiovascolari,
▪ ipertensione
▪ osteoartrosi,
▪ alcune neoplasie
Alacacioglu A, Kebapcilar L, Gokgoz Z, Oztekin O, Bozkaya G. Leptin.
Insulin and body composition changes during adjuvant taxane based chemotherapy in patients
with breast cancer, preliminary study. Indian J Cancer. 2016 Jan-Mar;53(1):39-42.Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
38. Consumo di latticini e livelli ematici di IGF-I Dopo uno studio a UK, su bambine
dodicenni rilevava che un aumentato consumo di latticini comportasse un aumento dei
livelli di IGF-I
Due studi condotti presso l'Università di Harvard, negli Stati Uniti, hanno correlato un
eccessivo consumo di formaggi grassi e latticini fin dall'infanzia a un rischio aumentato
di sviluppare un cancro della prostata. Ci sono invece indicazioni preliminari che un
consumo regolare di probiotici contenuti negli yogurt e nel latte fermentato possa
contribuire a proteggere l'intestino.
Le donne in menopausa dovrebbero assumere calcio prevalentemente dai vegetali:
ricchi ne sono il sesamo, le noci, le mandorle, i cavoli ed i legumi.
Non “acidificano” l’organismo e quindi non impongono alle ossa di espellere calcio
Yu AQ, Li L The Potential Role of Probiotics in Cancer Prevention and Treatment. Nutr
Cancer. 2016 May-Jun;68(4):535-44. Epub 2016 May 4.Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
39. vino rosso
il RESVERATOLO,
sostanza che si trova nella buccia dell’uva nera, sembra riesca a bloccare alcuni
processi chimici alla base della formazione del cancro.
Tuttavia per più di 2 bicchieri di vino rosso al giorno l’effetto sembra essere al
contrario.
Anche il vino bianco contiene alcuni antiossidanti, ma molto meno del vino rosso.
Un’alimentazione adeguata deve mantenere in equilibrio ossidanti e antiossidanti
nel nostro corpo e combattere quindi i radicali liberi.
Kang YF, Qiao HX, Xin LZ, Ge LP.
Chain elongation analog of resveratrol as potent cancer chemoprevention agent.
J Physiol Biochem. 2016 May 10.
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
40. Le Malattie neoplastiche spesso sono su base genetica pertanto è
importante puntare su fattori protettivi e preventivi
sono stati riscontrati effetti antitumorali in alcuni cibi come:
frutti di bosco, fragole, mirtilli, lamponi.
Le sostanze contenute in questi alimenti sembrano interferire con gli
effetti dannosi degli agenti cancerogeni, che non sono più in grado di
legarsi al DNA e di causare mutazioni.
Thangthaeng N, Poulose SM, Miller MG, Shukitt-Hale B.
Preserving Brain Function in Aging: The Anti-glycative Potential of Berry Fruit.
Neuromolecular Med. 2016 May 11.
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
41. Ma attenzione…
Dieta Mediterranea non vuol dire povera di alimenti di origine animale
ricchi in grassi saturi e ricca in pane, pasta, dolci e zuccheri!
Lo zucchero favorisce la proliferazione cellulare, fornisce l’energia alla
cellula per crescere, quindi è un alimento cancerogeno e va assunto con
moderazione.
Il discorso è molto diverso per i carboidrati complessi ed integrali, che
possono fornire anche il 50-60% delle calorie della nostra dieta, gli
zuccheri semplici solo il 10% (la dieta mediterranea)
E anche una dieta vegetariana o vegana, se
troppo ricca di zuccheri e cereali raffinati perde
tutto l’effetto protettivo e di riduzione del
rischio di malattie neoplasticheDott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
42. Assunzione di carne
un consumo moderato di carne è positivo per ferro, proteine e vitamine del gruppo
B, ma è sempre un alimento ossidante...
Quindi sarebbe bene associare sempre frutta, verdura o qualche altro antiossidante
quando si consuma la carne.
Una ricerca condotta negli stati Uniti (Università di Chapel Hill) ha dimostrato che le
persone che mangiavano più di una volta alla settimana la salsiccia di maiale hanno
sviluppato il cancro al cervello del 50% in più di chi non aveva questa abitudine.
Michell Gaynor Clinical assistent Professor Department of Medicine- Cornell’s
University-U.S.A,
“Dr. Gaynor’s Cancer Prevention Program”
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
43. Tutti gli studi concludono che una alimentazione più
“naturale” e uno stile di vita più sano eviterebbero
una percentuale di malattia superiore al 30%
Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
44. La più grande
ricchezza è la
salute (Virgilio)
Dott.ssa Federica Marchese –
Biologo Nutrizionista
Salerno Dott.ssa Federica Marchese - Biologo
Nutrizionista
45. Seminario del 13 maggio
2016
“Dieta Mediterranea – Prevenzione e Trattamento delle
patologie con l’analisi dei risvolti psicologici”
Psicosomatica
Dott.ssa Sonia Sorgente Psicologa –
Psicodiagnosta – Criminologa –
Specializzanda in Psicoterapia
Psicoanalitica Breve
Dott.ssa Sonia Sorgente - Psicologa
46. Cibo e affetto
Il bambino già dall’allattamento, sperimenta il
bisogno naturale di nutrirsi sia il piacere legato alla
zona orale. In ogni poppata il bambino soddisfa sia
il bisogno fisiologico che il desiderio di piacere e
affetto. La madre rappresenta da un lato
nutrimento e dall’altro si mostra come persona di
riferimento che dà attenzione. Il cibo diventa un
momento di condivisione emotiva. Ad esempio,
per spiegare la relazione cibo-affetto, possiamo
dire che una bambina di poche settimane,
trovatasi in una sensazione di pericolo, cerca
continuamente il seno; non perché avesse fame,
ma solo per ridurre la tensione interiore, per
sentirsi al sicuro, protetta.
Dott.ssaSoniaSorgente-Psicologa
47. Cibo e affetto
L’apprendimento del comportamento
alimentare, avviene già dalla nascita, per cui
la mancanza di risposte adeguate ai suoi
bisogni, crea nel bambino uno stato di
confusione, di doppi messaggi tale da
renderlo incapace di distinguere impulsi
biologici da esperienze emotive che ne
derivano. E’ fondamentale che si realizzi una
continuità affettiva tra madre e figlio in modo
tale da condurre il bambino a sviluppare il
processo di “separazione-individuazione”
senza traumi.
Dott.ssaSoniaSorgente-Psicologa
48. Cibo e affetto: bulimia
I/Le pazienti bulimiche hanno difficoltà a
separarsi dalla madre. Una madre
“sufficientemente buona”permette al
bambino di passare da una fase di
dipendenza a una fase di graduale
acquisizione dell’indipendenza,
agevolandolo con la presenza di uno spazio
di transizione, in modo da far sperimentare
al bambino l’angoscia abbandonica. L’atto di
abbuffarsi sta a rappresentare la difesa nei
confronti di una inconscia paura di
abbandono.
Dott.ssaSoniaSorgente-Psicologa
49. Obesità
E’ solo un modo per riempirsi e svuotarsi.
L’obeso mangia lentamente per cui nella sua
struttura psichica l’accento è posto sul
piacere orale; non esiste il distacco tra
piacere e bisogno.
L’obesità non ha un entità nosografica nelle
diagnosi psichiatriche. Molti autori
sostengono l’esistenza di una obesità
psicogena; una situazione di grave
incremento ponderale derivante da un
profondo disagio psichico inserito in una
particolare struttura di personalità.
Dott.ssaSoniaSorgente-Psicologa
50. Psicogena: Oltre a fattori di origine psicologica,
vi sono fattori biologici e socio-culturali
predisponenti allo sviluppo dell’obesità
stessa.
A corroborare questa ipotesi vi è il Disturbo da
Alimentazione Incontrollata (DAI), il quale
indica come necessaria per la diagnosi la
sensazione di perdita di controllo. I pazienti
obesi con DAI presentano una maggiore
sofferenza psicologica, con presenza di
disturbi d’ansia, dell’umore e di personalità.
Dott.ssaSoniaSorgente-Psicologa
51. Obesita’ e alexitimia
Alessitimia (Sifneos, 1973): la difficoltà ad esprimere le emozioni e a trasformarle
in simboli per renderle comunicabili.
L’obesità è stata classificata come patologia
psicosomatica da Buch (1957) e da Stunkard (1975); i
soggetti obesi hanno la tendenza a percepire la loro
vita affettiva in modo univoco e sempre uguale e ciò
li spinge a nutrirsi eccessivamente per ridurre la
tensione emozionale spiacevole e l’ansia. Il
comportamento iperalimentare nel soggetto obeso è
conseguenza di uno stress emozionale. Il cibo ha lo
scopo di ridurre l’ansia. Il soggetto non è in grado di
percepire che qualcosa lo sta disturbando e si sposta
sulla ricerca del cibo, piuttosto che sull’analisi delle
proprie sensazioni.
I soggetti obesi hanno una minore autostima, un minor
livello di benessere e un maggior livello di stress.
Dott.ssaSoniaSorgente-Psicologa
52. il diabete
• Cosa e’?
Malattia cronica del metabolismo che consiste in un aumento
del livello di zucchero nel sangue, dovuto a un’insufficiente
produzione dell’ormone insulina da parte del Pancreas. Se ne
distinguono due tipi:
• Tipo 1 insorge fra i 10 e i 16 anni, viene chiamato insulino-
dipendente e si presenta con debolezza, sete intensa, brusco
calo del peso, crisi ipoglicemiche, difficoltà immunitarie.
• Tipo 2 detto non-insulino-dipendente, insorge dopo i 30 anni
in modo graduale, secondo una certa predisposizione
familiare associata a sedentarietà e obesità; i sintomi sono
più lievi e sfumati ma nel tempo le complicanze possono farsi
importanti: insufficienza renale, disturbi nervosi e vascolari
agli arti inferiori, problemi alla vista, e maggior rischio di
infarto ed ictus.
Dott.ssaSoniaSorgente-Psicologa
53. Aspetti psicologici del diabete:
“darsi da soli la dolcezza negata dalla vita”
L’iperglicemia è il primo modo con il quale ognuno di noi sente la presenza
concreta della madre. Ad ogni poppata, da neonati, lo zucchero sale
nel sangue e noi sentiamo che la mamma c’è.
E’ un imprinting fondamentale su cui si costruiscono, man mano, le forme
più mature dell’idea di essere amati e della fiducia di base. Il latte
materno è la pietra miliare su cui si fonda il nostro modo di essere al
mondo.
Se questo latte-amore, però, è insufficiente o poco nutriente, l’imprinting
che riceviamo sarà controverso e inadeguato a farci sentire amati, così
potrà restare in noi una paura ancestrale.
Il cervello che ha ricevuto un imprinting inadeguato reagisce come davanti
a una carenza di zucchero nel sangue (ipoglicemia): cioè sente
un’assenza d’amore, un vuoto insopportabile e angoscia di morte. E’
questo il terreno di base di entrambi i tipi di diabete, anche quando la
componente genetica è forte.
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54. • Nel diabete di tipo 1: il ragazzo ha spesso un rapporto di forte dipendenza con
la madre. Il suo amore per lui, che quando tutto va bene crea quasi un
“incanto”, può arricchirsi di uno sguardo tagliente - e psicologicamente
castrante - quando lui non “rispetta le consegne”.il ragazzo fa di tutto per
evitare il “muso” della mamma, la discussione e il conflitto, tutte cose che
sente ipoglicemiche, fredde e quindi insostenibili. Questo schema viene esteso
dal giovane a tutte le relazioni che hanno una qualche importanza, nelle quali
si può ottenere amore o stima, due elementi che per lui coincidono. Il corpo e
l’inconscio sentono tutto questo, e proprio negli anni della tardo-adolescenza,
in cui dovrebbero essere fatte scelte autonome, si procurano una forza
materna interiore e continua fino al diabete. Il prezzo per restare dipendenti
da una forma materna è quello di non avere energia sufficiente per affermarsi
nella vita.
• Trattamento: e’ consigliata una psicoterapia che abbia due finalità: far
accettare la dipendenza dall’insulina; aiutare l’individuo ad emanciparsi
psicologicamente dalla figura materna e dalla famiglia di origine, per poter
affrontare il mondo adulto senza timore delle situazioni non accoglienti e delle
figure autoritarie.
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55. • Nel diabete di tipo 2: la persona di mezza età
o l’anziano è riuscito in qualche modo a
superare indenne la fase critica della tardo-
adolescenza; ha sviluppato una certa
autonomia, spesso è sposato con i figli ed è
stato in buon equilibrio, finchè un evento ha
rotto il grembo esistenziale che si era
costruito. Anche in questo caso il diabete è il
tentativo di darsi dall’interno quella dolcezza
materna appagante e incondizionata di cui c’è
bisogno per affrontare la vita.
• Trattamento: con l’aiuto dei familiari è utile
ricreare una cerchia di affetti e di amicizie
dove sentirsi amati e considerati. E’
importante evitare di chiudersi in se stessi.
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56. Cuore e malattie cardiache
Il cuore non viene trattato come una semplice
“pompa che può incepparsi”, ma come il “centro
simbolico dell’affettività” di ogni individuo.
Tra le disfunzioni psicosomatiche dell’apparato
cardiovascolare:
1) Le turbe funzionali: manifestazioni somatiche
delle emozioni fondamentali, dell’ansia e della
depressione; e comportare tachicardia,
exstrasistoli, pressioni, fitte, punture;
2) Le malattie psicosomatiche maggiori: come
l’infarto del miocardio e l’ipertensione.
Stress: “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni
richiesta effettuata su di esso” (Selye, 1979).
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57. • Stress acuto: attivazione biologica-
comportamentale indotta dallo stimolo
stressante, si instaurarapidamente e si esurisce in
breve tempo;
• Stress cronico: può essere la causa dell’insorgere
della malattia psicosomatica, poiché permane.
La malattia coronarica ha comorbilità con i disturbi
dello spettro ansioso-depressivo.
• Disturbi depressivi: tristezza, mancanza di
interesse e piacere, pensieri di inadeguatezza e di
colpa, da riduzione dell’appetito e del peso
(talvolta aumento), da sintomi gastrointestinali e
da disturbi del sonno.
• Disturbi dell’ansia: vanno distinti in acuta e
cronica.
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58. • Attacco di Panico (ansia acuta): periodo preciso,
in cui vi è insorgenza di intensa apprensione,
paura, terrore, spesso associata alla sensazione di
catastrofe imminente. I sintomi: dispnea,
palpitazioni, dolore o fastidio al petto, sensazione
di asfissia o di soffocamento, e paura di
“impazzire” o di perdere il controllo.
• Disturbo d’Ansia Generalizzato (ansia cronica):
caratterizzata da almeno 6 mesi di ansia e
preoccupazione persistente ed eccessive.
I tratti di una personalità coronopatica: persone
ambiziose, disciplinate, determinate, che si
impegnavano nel lavoro e che tendevano ad
assumersi grandi responsabilità, disponendosi a
grandi sacrifici per raggiungere i propri obiettivi.
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59. • Aritmia: è un disturbo del ritmo cardiaco
(pulsazioni) come il battito del cuore troppo
veloce (tachicardia), troppo lento (bradicardia) o
irregolare. Durante la psicoterapia, i pz hanno
attraversato momenti conflittuali e ansiogeni, e di
conseguenza l’artmia e/o la tachicardia
esprimono il segnale che qualcosa che era sopito
si è “risvegliato”. Nei sogni angosciosi aumenta il
ritmo cardiaco e la “messa in allarme”del sistema
cardiocircolatorio è un segno della vitalità e della
conflittualità del soggetto.
• Nell’infarto da spasmo coronarico prevale la
componente dello stress: tale patologia
rappresenta il “no” che il corpo oppone all’utilizzo
esasperato del proprio cuore, inteso sia in senso
affettivo, che come modo di darsi alle varie
attività della vita.
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60. • Ipertensione arteriosa: “assassino silenzioso”.
Secondo la teoria del mosaico di Page l’ipertensione “è una
reazione alla tensione eccessiva che interviene in soggetti
predisposti a somatizzare i conflitti con le persone significative;
inibisce le tensioni aggressive ed è responsabile della diminuzione
delle aspettative di vita dei pazienti affetti. Durante la psicoterapia
hanno manifestato ansia e aggressività, a volte repressa, con
disturbi di personalità accompagnati ad altre malattie, come
diabete, ulcera e insonnia. Il training Autogeno aiuta notevolmente
ad abbassare la tensione e a favorire il rilassamento totale.
• Nevrosi Cardiaca: riferendosi alle sensazioni cardiache
accompagnate da ipercinesia cardiaca, aritmia, tachicardia, senso
di oppressione, depressione, paura della morte. Gillieron: “E’ come
se questi pazienti avessero fame d’aria, vivendo una paura intensa
e profonda di soffocamento”.
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61. • Sincope: “svenimento”. E’ spesso associata a Isteria: in questo
caso il sintomo esprime valore, esprime un conflitto, una scarica
emozionale in vista di un legame troppo simbiotico e spesso
assume i tratti di una vera e propria crisi teatrale.
• Tachicardia:quando il battito cardiaco accelera significa che
il “cuore di fa sentire”, ovvero sentimenti ed emozioni messi a
tacere per lungo tempo chiedono di essere espressi; come ad
esempio dei pianti trattenuti, ecc… questo accade perché si ha
paura delle emozioni, per eccesso di pudore, per timore di
scoprirsi. E’ presente un eccesso di razionalità. La tachicardia è
presente negli stati d’ansia.
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62. Psicooncologia
La psicooncologia è una disciplina che studia la correlazione tra fattori
psicologici ed esordio e decorso della malattia neoplastica, attraverso un
indagine condotta su i suoi potenziali legami con stati emotivi, stile di
riuscita/difesa e tratti di personalità, rapporti interpersonali, eventi
stressanti della vita ed interventi psicosociali.
La malattia neoplastica ha importanti implicazioni non solo sul
paziente, ma sull’intero nucleo familiare.
I pz possiedono una personalità che:
Tendenza a negare, a rimuovere e a minimizzare i propri conflitti, le
esperienza spiacevoli, gli avvenimenti dolorosi; incapacità ad
esprimere i propri sentimenti, accettazione stoica, mancanza di
spirito di lotta, incapacità di reagire ed incapacità di sperare.
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63. Secondo Culberg il processo reattivo della crisi si evolve attraverso
quattro fasi:
1. Fase di shock: avviene subito dopo la diagnosi, ed è vissuta come
una catastrofe; il pz mette in atto meccanismi di difesa che gli
permettono di dilazionare il confronto con la realtà.
2. Fase di reazione: la realtà si impone attraverso le cure mediche, la
chemioterapia e la radio; i quali suscitano sentimenti di angoscia,
rabbia e disperazione. Meccanismi di difesa: maniacalità,
regressioni a comportamenti infantili e aggressività contro i
medici.
3. Fase di elaborazione: inizia alla fine dei trattamenti, e il pz sembra
aver perso la sua progettualità.
4. Fase di riorientamento: successiva ad ogni check-up di controllo e
ripropone le problematiche esistenziali.
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64. Vi è un risultato basso del disturbo post-
traumatico da stress; ma le sindromi
affettive più frequenti nei pz neoplastici
sono sintomi ansiosi, depressione
maggiore, ipocondria, distimia, reazione
mista ansiosa-depressiva.
• Trattamento: psicoterapie individuali,
psicoterapie di coppia, psicoterapie
familiari, psicoterapie di gruppo.
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