Si stringe la cinghia ma non sulla sana alimentazione
1. numero 138 marzo/aprile 2013 10
attualità
Si stringe la cinghia,
ma non sulla sana alimentazione
Ma è davvero così alto il prezzo dei prodotti
biologici rispetto a quelli convenzionali?
Per rispondere a questa domanda abbiamo
pensato di fornire ai nostri lettori una rubrica
dedicata all’andamento del mercato biologico
e, di volta in volta, ad uno specifico focus
su alcuni elementi del mercato.
L’obiettivo è di rendere più “accessibile” a tutti
il prodotto bio, andando a erodere quella
barriera culturale e di prezzo, probabilmente
ancora troppo sentita in Italia, tanto
da concentrare i consumi prevalentemente
al Nord e le maggiori produzioni al Sud,
ma soprattutto di avere ancora un basso
consumo pro capite rispetto agli altri
consumatori d’Oltralpe
Il perdurare della crisi economica e il
diminuito potere d’acquisto da parte
dei consumatori ha costretto gli italiani
a stringere la cinghia anche sulla spesa
alimentare. Le famiglie italiane fanno
molta attenzione a cosa mettono nel
carrello cercando, per quanto possibile,
di risparmiare e comprare solo i prodotti
necessari: il prezzo, perciò, sembra es-
sere diventato il driver di molte categorie
merceologiche.
In questo scenario poco incoraggiante,
in cui calano i consumi alimentari con-
venzionali, il biologico sembra seguire
logiche diverse, vantando numeri positivi:
le vendite presso la Grande Distribuzione
Organizzata (GDO), sulla base dei dati
ISMEA, registrano una crescita media
del 9% nel 2011, che si è protratta nel
2012, con un +6,1% nel primo semestre
del 2012, quota che si stima crescente
anche nel secondo semestre del 2012.
di Alba Pietromarchi
analista FIRAB
Il settore alimentare bio sembra far in-
travedere percorsi più confortanti. Con
oltre 48mila operatori impegnati nella
produzione biologica per oltre un milione
di ettari di terreno, il mercato bio italiano
vale oltre tre miliardi di euro, facendo
dell’Italia una delle protagoniste del set-
tore a livello mondiale (al sesto posto
nella graduatoria mondiale per quanto
riguarda le vendite in valore) ed in parti-
colare a livello europeo (al quarto posto,
dopo Germania, Francia e Regno Unito).
Più della metà del valore di questo mer-
cato riguarda le vendite al dettaglio in
negozi specializzati, GDO, vendite dirette
delle aziende agricole (soprattutto orto-
frutta, olio e vino), gruppi d’acquisto e
altri canali di filiera corta. Ma le maggiori
soddisfazioni sembra stiano provenendo,
in questi ultimi anni, soprattutto
dall’export, come ha evidenziato un’in-
dagine svolta da ISMEA/FIRAB nel 2011.
Sempre più famiglie comprano prodotti
biologici: secondo i dati ISMEA/GFK-
Eurisko, tre famiglie su quattro hanno
acquistato almeno un prodotto bio nel
2011, ma rimane una larga fascia di
consumatori che vorrebbe poter
acquistare, se costassero meno, tali
prodotti più di frequente. Permane
quindi, la barriera del prezzo come
limite all’espansione dei consumi bio,
anche se non sembra essere più il
principale fattore. Pesa ancora un’ar-
retratezza distributiva in alcune aree
del Paese, nonché la scarsa attività di
promozione del biologico e la difficoltà
di darne spazio adeguato all’interno
della distribuzione moderna. Non a
caso, si registra il successo sia nei
super ed ipermercati, dove si verifica
l’arricchimento della gamma dei prodotti
bio disponibili per differenziate fasce
di prezzo, sia nei canali di vendita
mercato bio
2. 11
diretta che, oltre a garantire un reddito
più equo agli agricoltori, rispondono
meglio ai bisogni di tutela dell’ambiente
e di risparmio degli acquirenti, a fronte
dell’eliminazione degli intermediari e
dei costi legati alla logistica.
Tra i protagonisti, ormai consolidati della
vendita diretta, vi sono gli spacci azien-
dali, mentre a trainare la crescita vi
sono soprattutto i Gruppi d’Acquisto
Solidale che, dal 2009 al 2011, sono
cresciuti del 44% (dati Bio Bank 2012),
e che, in quest’ultimo anno, stanno au-
mentando anche in aree dove la do-
manda di prodotti biologici è tradizio-
nalmente bassa, come la Sicilia. In au-
mento anche gli altri canali alternativi,
in particolare gli agriturismi, la ristora-
zione, le mense e i mercatini biologici.
Se per la fascia degli acquirenti più fi-
delizzati, la convinzione ideologica sem-
bra, quindi, superare la barriera del
prezzo, per il consumatore occasionale
o a bassa frequenza di acquisto non
sembrerebbe essere accettabile un prez-
zo troppo alto.
Per questa fascia di consumatori, sa-
rebbe molto importante far veicolare il
messaggio del valore intrinseco ed
estrinseco, di cui i prodotti biologici
sono portatori, esaltandone la forte va-
lenza etica, sociale e ambientale, nonché
l’alto contenuto esperienziale che porta
l’acquirente di biologico ad essere di-
sposto a spendere anche un po’ di più
per alimenti bio.
Sarebbe interessante fornire loro elementi
di valutazione per muoversi sulla scala
dei prezzi ma anche nei diversi format
distributivi: la crescita dei canali alternativi
della filiera corta è un esempio, permet-
tendo di acquistare ad un prezzo che,
pur più conveniente, riesce a mantenere
le garanzie di qualità e sicurezza.
L’andamento dei prezzi
dei prodotti biologici
Sulla base della Rete di Rilevazione del-
l’ISMEA, i prezzi alla produzione – da in-
tendersi IVA esclusa – ovvero il valore
spettante agli agricoltori, dei prodotti
biologici nel mese di novembre scorso
(ultimo dato disponibile alla stesura del-
l’articolo, NdA) sono aumentati sia rispetto
al mese di ottobre 2012 sia rispetto allo
stesso mese dell’anno precedente; in
quest’ultimo caso l’aumento c’è stato
per il comparto delle uova, dei cereali e
lattiero-caseario (grafico 1). Mentre si è
registrata una flessione per altri prodotti
del comparto lattiero-caseario, come il
latte vaccino fresco, ma anche per alcuni
ortofrutticoli e cereali (grafico 2).
Grafico 1 - I maggiori aumenti
dei prezzi medi alla produzione
Dati ISMEA (Var.% nov.‘12/nov.’11)
Nota: Variazione percentuale dei prezzi alla
produzione rilevata a novembre 2012
rispetto al mese di novembre 2011
Fonte: ISMEA
Grafico 2 - Le maggiori flessioni
dei prezzi medi alla produzione
Dati ISMEA (Var.% nov.‘12/nov.’11)
Nota: Variazione percentuale dei prezzi alla pro-
duzione rilevata a novembre 2012 rispetto al
mese di novembre 2011
Fonte: ISMEA
Carote bio
+57,1
Limoni bio
+38,4
Uova bio
+24,1
Frumento
tenero bio
+21,4
Clementine
bio
+16,7
Arance bio
-1,7
Peperoni bio
-3
Orzo bio
-5,9
Latte fresco di mucca bio
-11,5
3. numero 138 marzo/aprile 2013 12
Nel settore ortofrutticolo, degno di nota
il rialzo tendenziale del prezzo all’origine
per i limoni della varietà Primofiore, in
Sicilia e a Reggio Calabria che, a fronte
di una carenza dell’offerta e di una do-
manda non particolarmente brillante,
sono stati quotati, ad esempio sulla
piazza di Siracusa, a 0,70 euro/kg, nel
mese di novembre 2012, contro le 0,45
euro/kg nel mese di novembre 2011.
In crescita anche i prezzi della vendita
diretta, rispetto a novembre del 2011, a
fronte principalmente dell’incremento
registrato dalle uova e, anche qui, dal-
l’ortofrutta (grafico 3). Secondo l’ISMEA,
i limoni in vendita diretta nelle piazze
campane e sicule hanno registrato una
crescita nei prezzi medi sia congiunturale
che tendenziale. In quest’ultimo caso,
il prezzo medio applicato alla vendita
diretta, ad esempio, dei limoni in Cam-
pania è pari a 1,30 euro/kg rispetto ad
1,00 euro/kg dello stesso mese di no-
vembre ma dell’anno precedente.
L’aumento registrato nella prima fase di
commercializzazione è la conseguenza
del continuo incremento dei costi di pro-
duzione che, solo a novembre, hanno
registrato un +3,6% ma che, per tutto il
2012, hanno avuto continui rincari. Se-
condo l’ISMEA, nel mese di novembre
2012 rispetto allo stesso mese dell’anno
precedente gli agricoltori hanno speso
4,5% in più per i carburanti e 4% in più
per l’energia elettrica. E questo incremento
di spesa è andato ad incidere in modo
negativo sui redditi delle aziende agricole,
che già lottano con pesanti oneri fiscali,
contribuitivi e un anno difficile tra alluvioni
e siccità estiva.
La fase al consumo mostra un aumento
dei prezzi più contenuto di quello al-
l’origine sia in termini congiunturali che
tendenziali, per i principali prodotti rilevati
presso la GDO, soprattutto per l’orto-
frutta, le carni e le uova.
Il prezzo medio delle uova, ad esempio,
è aumentato solo del 3,6% da novembre
2011 a novembre 2012, passato da 1,66
euro/kg a 1,72 euro/kg. Mentre il prezzo
medio di un pacco di pasta bio da 500
gr si è posizionato circa allo stesso prezzo
in questi dodici mesi, collocandosi a 1,49
euro/kg a novembre 2012. Gli aumenti
più significativi si sono registrati tra i pro-
dotti ortofrutticoli, come i limoni (+11,9%
rispetto a novembre 2011) e le pere Wil-
lams, varietà molto richiesta, al prezzo
medio di 4,28 euro/kg (grafico 4).
Continua la crescita della domanda di
prodotti biologici confezionati nella GDO.
I dati del panel delle famiglie ISMEA/GFK-
Eurisko sugli acquisti domestici di prodotti
biologici confezionati, che esclude i negozi
specializzati, rilevano una crescita dei
consumi domestici sia nella prima metà
del 2012 che nei primi dieci mesi dell’intero
anno (+6,1% nel primo semestre 2012 e
5,9% nei primi 10 mesi del 2012).
La tendenza del primo semestre 2012
è dipesa in modo particolare dagli au-
menti registrati dalle bevande analcoli-
che, i biscotti, i dolciumi, gli snack ed
in misura minore i derivati del latte bio.
Nei primi dieci mesi del 2012, sulla
base degli ultimi dati pubblicati dal-
l’ISMEA, i consumi domestici di prodotti
biologici confezionati aumentano per i
prodotti bio del comparto dei derivati
dei cereali e degli oli, mentre si rilevano
inferiori alla media le variazioni per gli
altri comparti monitorati.
Crescono, in particolare, nei primi sei
mesi dell’anno gli acquisti nel Nord Est
(+14,2%) e nel Centro (+11%). Tale au-
mento dei consumi è supportato anche
da un aumento del numero di famiglie
acquirenti la quota di penetrazione dei
prodotti bio, passata dal 71,5% dnel
2010 al 75,5% nel 2011. In progresso a
livello nazionale anche il ricorso ad un
più ampio assortimento di prodotti bio.
4. 13
Outlook sull’andamento
dei prezzi
Sulla base dei dati disponibili alla ste-
sura dell’articolo, il 2012 sembra essersi
chiuso con una situazione di stabilità
dei prezzi all’origine, pur con lievi in-
crementi a livello tendenziale per alcuni
prodotti che, più di altri, hanno avuto
un forte incremento nei costi produttivi
durante tutto il 2012. A livello con-
giunturale, le stime FIRAB non evi-
denziano particolari cambiamenti nei
prezzi alla produzione, rispetto a quanto
registrato nel mese di novembre. Pro-
babilmente perché la crisi non ha fa-
vorito la solita impennata dei consumi
che si registra storicamente durante i
periodi delle feste natalizie.
In ogni caso, sulla base delle previsioni
del nostro osservatorio di ricerca FI-
RAB, sembrerebbe che nel periodo di
Natale ci sia stato un maggiore avvi-
cinamento al biologico da parte dei
consumatori del Centro-Sud in aree
in cui i consumi di prodotti biologici
sono più contenuti rispetto a quelli
dell’Italia Settentrionale, ma anche
una conferma negli acquisti in zone in
cui tradizionalmente i consumi di pro-
dotti biologici sono più elevati, come
il Nord Italia.
Il fatto che il settore biologico sembra
risentire meno della crisi e sembra
tenere di più in un momento in cui
altri settori hanno forti perdite e diffi-
coltà, è probabilmente dovuto anche
alla crescente sensibilità del consu-
matore italiano verso i temi per così
dire “caldi” di questo periodo storico,
come la tutela della propria salute e
del nostro Pianeta, diventando mag-
giormente consapevole di ciò che
mangia e dell’importanza di una sana
alimentazione.
Valore bio
Il prezzo di un prodotto biologico al consumo discende in maniera significativa dai costi
esterni di filiera (trasporti, logistica, energia, packaging, imposte, costi certificazione, ecc.),
oltre che dai costi interni produttivi. Ogni componente ha un peso, in termini di valore rice-
vuto, per cui l’ISMEA ha stimato, per la cosidetta catena del valore su alcuni comparti bio-
logici, nel dicembre 2008, che la percentuale spettante ai produttori sul prezzo finale è del
34%,quella all’ingrosso è del 25%, mentre la restante quota ha interessato la fase al con-
sumo. Emerge, inoltre, dall’analisi ISMEA che molti prodotti biologici hanno registrato un
andamento dei prezzi in prevalenza più favorevole rispetto ai corrispondenti prodotti con-
venzionali.
In ogni caso, bisogna considerare che il differenziale di prezzo tra prodotti bio e non bio è
molto variabile, dal 20% al 60% e può dipendere da diversi fattori, quali il tipo di prodotto,
le varietà colturali (il bio ha avuto il merito di portare sulle tavole degli italiani varietà locali
antiche e meno conosciute dall’industria), maggiori costi di produzione, rese produttive più
contenute, la tipologia merceologica, se fresco o trasformato, tecniche di trasformazione
maggiormente costose e impegnative (niente additivi per semplificare i processi, tempera-
ture basse di essiccazione per la pasta, ecc...) e tutta una serie di variabili legate, in modo
specifico, al metodo di coltivazione biologica.
Grafico 3 - I maggiori aumenti dei prezzi in vendita diretta
Dati ISMEA (Var.% nov.’12/nov.’11)
Nota: Variazione percentuale dei prezzi in vendita diretta a novembre 2012 su novembre 2011
Fonte: ISMEA
Grafico 4 - I maggiori aumenti dei prezzi al consumo
Dati ISMEA (Var.% nov.’12/nov.’11)
Nota: Variazione percentuale dei prezzi al consumo a novembre 2012 rispetto al mese di novembre 2011
Fonte: ISMEA
Uova bio, plateau da 30
Lombardia
Uova bio, conf. da 4
Lombardia
Patate comuni bio
Emilia Romagna
Melanzane bio
Sicilia
Cavolfiori bio
Emilia
Actinidia bio
Veneto
Limoni bio
Sicilia
Pomodori bio, tondo liscio
Puglia
Limoni bio
Campania
+17,4
+28,0
+10,0
+14,4
+16,7
+16,7
+19,0
+25,0
+30,0
Pomodori ciliegini bio
Melanzane bio
Peperoni bio
Pere William bio
Limoni bio
+4,0
+4,8
+6,4
+25,9
+11,9