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Le cause del conf litto … ?
9/11/1989 – Muro di Berlino
                                             9/11/2001 – Torri Gemelle




               9/11/1993 - Ponte di Mostar
Alcune premesse:
• Non cadere nella tentazione di generalizzare e incasellare i “tre” popoli (serbi,
croati, bosniaci) in blocchi granitici.

• Fare attenzione alle versioni sulla guerra “etnico-religiosa”, che suggerisce l’idea
di una guerra primitiva, meramente tribale.

• Evitare conclusioni affrettate come: “non ci si può capire niente perché tanto
sono tutti barbari assassini”.

• I motivi ci sono stati, e la guerra è stata accuratamente pianificata e preparata. Vi
sono anche responsabilità dirette dell’Europa e degli Stati Uniti.

• In conclusione, non presumere mai di aver trovato una verità su di un conflitto
che presenta molteplici facce. Ricordare sempre che la visione dei fatti dipende
anche dal vissuto, e occorre tempo per comprendere cosa abbiano vissuto e vivano
oggi queste persone. Sarebbe inopportuno permetterci di giudicare la loro visione
dei fatti a priori.
Dalla fine dell’Impero austro-ungarico …
              alla “Seconda Jugoslavia” di Tito.
Gli slavi del sud, arrivati nei Balcani nel sesto secolo, si sono progressivamente
definiti come molti popoli diversi per cultura e religione, vivendo sempre sotto
l’influenza di grandi imperi: bizantino, russo, austro-ungarico e ottomano.

Eventi principali:
Seconda rivolta serba contro l’impero ottomano (1815) e nascita del Principato di
Serbia (1815-1882) sostenuto dall’Impero Russo.
Successivamente viene proclamato il Regno di Serbia (1882-1918).
In seguito alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919, nacque il Regno dei Serbi,
dei Croati e degli Sloveni che, nel 1929, cambiò nome in Regno di Jugoslavia.




La suddivisione del regno in 33 contee
(županije) che ricalcavano confini
storici ed erano etnicamente definite,
fu modificata con la creazione di 9
regioni (banovine) che prendevano il
nome dai fiumi che le attraversavano e
che erano abitate da più gruppi etnici.
Nel 1941 il Regno di Jugoslavia fu deposto da un colpo di stato che a sua volta fu
travolto dalla Seconda Guerra Mondiale. La Jugoslavia fu spartita tra Germania,
Italia e Ungheria e nacquero lo Stato di Croazia in mano agli Ustascia e un
governo filonazista a Belgrado. La risposta a tale divisione fu la nascita di due
forze di resistenza: i cetnici (filomonarchici) e i partigiani antifascisti guidati da
Josip Broz Tito.

Alla fine della guerra (1946) nacque la Repubblica Socialista Federale di
Jugoslavia. La Jugoslavia socialista e federale, così come costruita da Tito si
basava sulla politica della Fratellanza e Unità (Bratsvo i Jedinstvo) fra i diversi
popoli jugoslavi, garantendo a ciascuno, comprese le minoranze nazionali,
dignità, autonomia decisionale e rappresentatività istituzionale. Tuttavia il regime
jugoslavo aveva utilizzato anche la forza per stroncare quei movimenti, come la
Primavera Croata del 1971, che avevano dimostrato l'emergere del nazionalismo
etnico, nonché di essere un pericolo per l'unità della Federazione, per il ruolo
centrale della Lega dei Comunisti Jugoslavi e per il sistema economico
dell'autogestione e del "socialismo di mercato“.
Internamente lo stato era diviso in sei repubbliche socialiste e due province
autonome che facevano parte della Repubblica Socialista di Serbia. La capitale
federale era Belgrado. Con la Costituzione del 1974, in seguito alle tensioni
interne, dovute al nazionalismo dei croati e alle tendenze liberali dei serbi si
prevede il diritto per i popoli costitutivi (identificati da alcuni giuristi con le
Repubbliche) di staccarsi dalla Federazione. Tale diritto non era previsto per le
minoranze (e di conseguenza per le province autonome).



                                                       1. Bosnia Erzegovina
                                                       2. Croazia
                                                       3. Macedonia
                                                       4. Montenegro
                                                       5. Serbia
                                                          5.a Kosovo
                                                          5.b Vojvodina
                                                       6. Slovenia
Nel 1980 muore Tito a Lubiana. Nel 1981 avvengono le prime rivolte in Kosovo: la
popolazione rivendica il diritto di darsi costituzione di repubblica. La repressione
provoca 9 morti e 250 feriti. Tale avvenimento è solo il principio delle spinte
nazionalistiche che porteranno alle guerre jugoslave. Nel 1989 il governo di
Belgrado, a seguito di una nuova sollevazione in Kosovo, decreta lo stato
d'emergenza nella provincia e ne sospende l'autonomia costituzionale integrando
la regione alla Serbia. All’inizio degli anni novanta la situazione appare ormai
irreversibile e, ben presto, si scatenerà il conflitto.
1990
                                              22 gennaio - Il congresso della Lega
                                              dei Comunisti jugoslavi a Belgrado
                                              si conclude con l'uscita di scena
                                              delle delegazioni slovena e croata.
                                              Nel corso dell'anno si svolgono le
                                              prime elezioni parlamentari libere,
                                              che portano alla presidenza di
                                              Milan Kucan in Slovenia, di Franjo
                                              Tudjman in Croazia, di Slobodan
                                              Milosevic in Serbia.

1991/a
25 gennaio - La Repubblica di Macedonia si proclama indipendente.
3 marzo - Scontri a fuoco a Pakrac in Croazia, tra la minoranza serba e la milizia
territoriale croata.
30 marzo - Nel parco nazionale di Plitvice, nella Krajina (Croazia), sparatorie tra
serbi e croati. Le autorità della regione, a prevalenza serba, hanno annunciato la
secessione dalla Croazia e l'unione con Belgrado.
25 giugno - Dichiarazione di indipendenza di Slovenia e Croazia.
1991/b
                                             16 agosto - L'esercito serbo e i corpi
                                             speciali della polizia federale
                                             intervengono a fianco dei serbi
                                             croati. Comincia la guerra in
                                             Croazia.
                                             10 settembre - La guerra arriva a
                                             Zara,     Sebenico,      Spalato     e
                                             Dubrovnik.
                                             15 ottobre - La Bosnia-Erzegovina
                                             si proclama indipendente.

17 novembre - Cade Vukovar, dopo 91 giorni di resistenza croata.
27 novembre - La Risoluzione 721 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu autorizza
l'invio di una forza di pace in Jugoslavia.
1992/a
gennaio - I Paesi dell'Unione Europea e il Vaticano riconoscono le due nuove
entità politiche.
13 marzo - A Sarajevo si insedia il quartier generale dei 14.000 Caschi Blu inviati
dall'Onu per controllare le zone contese tra Serbia e Croazia.
1992/b
                                                6 aprile - Durante le dimostrazioni
                                                per la pace, davanti al Parlamento di
                                                Sarajevo, i cecchini serbi sparano
                                                sulla folla. E' l'inizio della guerra
                                                civile e del lunghissimo assedio di
                                                Sarajevo. La CEE riconosce
                                                ufficialmente la Bosnia-Erzegovina
                                                indipendente.


2 maggio - L'Armata federale jugoslava affianca le milizie serbe.
14 maggio - Sarajevo è bombardata e Nambiar, il Comandante dei Caschi Blu,
viene catturato dai serbi e tenuto in ostaggio per ventiquattr'ore. I rappresentanti
della CEE e la Croce Rossa abbandonano la città, seguiti poco più tardi dall'Onu.
15 maggio - Circa settemila fra donne, vecchi e bambini, cercano di uscire da
Sarajevo, ma vengono tenuti in ostaggio dai serbi. L'Onu decreta l'invio
dell'Unprofor, la Forza di Protezione delle Nazioni Unite.
30 maggio - La Risoluzione 757 dell'Onu prevede l'embargo totale contro Serbia
e Montenegro: la relazione del Segretario Boutros Ghali accusa anche la Croazia
per la dislocazione delle sue truppe. Ma la responsabilità del conflitto è attribuita
a Serbia e Montenegro.
1992/c
                                                6 aprile - Durante le dimostrazioni
                                                per la pace, davanti al Parlamento di
                                                Sarajevo, i cecchini serbi sparano
                                                sulla folla. E' l'inizio della guerra
                                                civile e del lunghissimo assedio di
                                                Sarajevo.     La    CEE      riconosce
                                                ufficialmente la Bosnia-Erzegovina
                                                indipendente.


2 maggio - L'Armata federale jugoslava affianca le milizie serbe.
14 maggio - Sarajevo è bombardata e Nambiar, il Comandante dei Caschi Blu,
viene catturato dai serbi e tenuto in ostaggio per ventiquattr'ore. I rappresentanti
della CEE e la Croce Rossa abbandonano la città, seguiti poco più tardi dall'Onu.
15 maggio - Circa settemila fra donne, vecchi e bambini, cercano di uscire da
Sarajevo, ma vengono tenuti in ostaggio dai serbi. L'Onu decreta l'invio
dell'Unprofor, la Forza di Protezione delle Nazioni Unite.
30 maggio - La Risoluzione 757 dell'Onu prevede l'embargo totale contro Serbia
e Montenegro: la relazione del Segretario Boutros Ghali accusa anche la Croazia
per la dislocazione delle sue truppe. Ma la responsabilità del conflitto è attribuita
a Serbia e Montenegro.
1992/d
                                            Giugno - Fino a questo momento
                                            circa ventimila persone hanno perso
                                            la vita in Bosnia.
                                            Agosto - Cominciano a circolare le
                                            immagini        dei    campi     di
                                            concentramento serbi. Esistono
                                            anche lager croati e musulmani.



25-27 agosto - A Londra si svolge la Conferenza di pace sulla ex Jugoslavia: le
principali accuse vengono riservate alla Serbia e al leader dei serbo-bosniaci,
Karadzic, che si impegna a chiudere i lager, senza poi mantenere fede a questa
promessa. E' creato un forum permanente a Ginevra, sotto la guida di Cyrus
Vance per l'Onu e di David Owen per la CEE.
28 agosto - Colpita la Biblioteca Nazionale di Sarajevo, Vijetnica, che prende
fuoco: finiscono in cenere più di centomila libri.
3 settembre - Si apre la Conferenza di Ginevra.
Ottobre - Annunciata la formazione di un "Tribunale Internazionale per i
Crimini di Guerra" nella ex Jugoslavia.
1993/a
                                               gennaio e febbraio - Il Piano Vance-
                                               Owen, che prevede che la Bosnia sia
                                               suddivisa in dieci cantoni, viene
                                               accettato integralmente dai croati,
                                               solo in parte dai musulmani e
                                               rigettato dai serbi. Respinto dagli Stati
                                               Uniti il piano Vance-Owen: gli Usa ne
                                               enunciano uno alternativo in sei
                                               punti.
                                               Maggio - Cade Srebrenica, in Bosnia,
                                               dopo mesi di assedio.
                                               9 maggio - Si spezza l'alleanza tra
                                               croati e musulmani contro i serbi: i
                                               croati attaccano Mostar, cittadina
                                               dalla quale i serbi si sono ritirati da un
                                               anno.
                                               9 novembre - Il ponte vecchio di
                                               Mostar, che risale al 1556, è distrutto
                                               dai croati.
Legenda:
Verde: Bosniaci, Rosso: Serbi e Blu: Croati.
1993/b
                                            6 maggio - Il consiglio di
                                            sicurezza dell'ONU con la
                                            Risoluzione 824 istituì
                                            come zone protette le città
                                            di Sarajevo, Tuzla, Zepa,
                                            Goražde,       Bihać        e
                                            Srebrenica, inoltre con la
                                            Risoluzione 836 dichiarò
                                            che gli aiuti umanitari e la
                                            difesa delle zone protette
                                            sarebbero stati da garantire
                                            anche all'occorrenza con
                                            uso della forza (tra l'altro,
                                            con soldati del contingente
                                            UNPROFOR).


Legenda:
VRS = Serbi HVO = Croati ARBiH = Bosniaci
1994
Febbraio - Il mercato di Markale a Sarajevo è colpito
da granate che uccidono più di sessanta persone. I
caccia americani abbattono due caccia serbi nella
zona aerea di Banja Luka.
Marzo - Un piano di suddivisione del territorio è
formulato dal Gruppo di Contatto (Usa, Russia,
Germania, Francia, Gran Bretagna). Il 49%
spetterebbe ai serbi, il 51% alla federazione croato-
musulmana.
18 luglio - I musulmani e croati accettano il piano
proposto dal Gruppo di contatto.
4 agosto - Dopo diversi rifiuti serbo-bosniaci ad
accettare il piano del Gruppo di contatto, le autorità
della Repubblica Federale di Jugoslavia e della Serbia
interrompono tutte le relazioni con la Republika
Srpska e chiudono la frontiera sulla Drina.
14 dicembre - Il leader dei serbi di Bosnia Karadzic
presenta un piano di pace in sei punti e chiede la
mediazione di Jimmy Carter. La missione sfocia in un
accordo di tregua tra le parti dal 1 gennaio al 30
aprile.
1995
Maggio e Agosto - Dopo la tregua ricomincia la guerra: l'esercito croato prende il
controllo di alcune città della Slavonia occidentale (Operazione Lampo). Le
Krajine, le aree protette Onu, vengono occupate (Operazione Tempesta).
Operazioni di pulizia etnica e deportazioni nei campi di prigionia, ad opera dei
croati, sono denunciate dai rappresentanti Onu di Zagabria. Migliaia i profughi
serbi.
 11 luglio - Srebrenica cade. Le milizie serbe conquistano dunque una delle
enclaves musulmane "protette" dall'Onu, che i Caschi Blu olandesi avrebbero
dovuto difendere. Circa ventimila persone scappano dalla città.
26 luglio - Ordinati gli arresti di Radovan Karadzic, leader dei serbi bosniaci e del
generale Ratko Mladic, per "genocidio e crimini contro l'umanità", da parte del
Tribunale Internazionale dell'Aja per i crimini di guerra.

Agosto - Proposta Clinton: spartizione della Bosnia in due aree nette. Il 49% del
territorio ai serbi, il 51% ai Croato-Musulmani.
30 agosto - La Nato compie un raid aereo contro postazioni serbe vicino a
Sarajevo, Tuzla e Goradze.
Gli accordi di Dayton – GFAP (21 Novembre 1995)

                                        Firmatari:
                                    Milosevic (Serbia)
                                    Tudman (Croazia)
                                  Izetbegović e Sacirbey
                                        (Bosnia)

                                        Decisioni:

                                  Ritorno della Slavonia e
                                 della Krajina alla Croazia

                                  Creazione di due entità
                                  interne allo Stato della
                                  Bosnia: le Federazione
                                 Croato-Musulmana (51%
                                      territorio) e la
                                  Repubblica Serba (49%
                                      del territorio)
Gli accordi di Dayton – GFAP (21 Novembre 1995)


                             A vigilare sugli accordi da
                             questo momento sarà la
                             Nato,    non    più   l'Onu
                             (UNPROFOR)

                             Sistema di governo della
                             Bosnia:
                             Alla Presidenza collegiale del
                             Paese siedono un serbo, un
                             croato e un musulmano, che
                             a turno, ogni otto mesi, si
                             alternano nella carica di
                             presidente.
Intervento NATO
Dopo la fine della guerra di Bosnia-
                                              Erzegovina, una parte degli albanesi
                                              kosovari scelse la lotta armata
                                              indipendentista (UCK) che si
                                              macchiò di crimini pari a quelli
                                              dell'esercito jugoslavo non solo nei
                                              confronti       della    popolazione
                                              kosovara slavofona ma anche verso
                                              quella     componente       kosovaro
                                              albanese rimasta neutrale al
                                              conflitto e perciò ritenuta traditrice.

Il governo di Belgrado rispose con il pugno di ferro: agli albanesi del Kosovo
sfruttavano la situazione per cercare di realizzare le proprie ambizioni separatiste e
irredentiste, che il governo centrale aveva il dovere di reprimere e che gli Stati
esteri non dovevano alimentare.

Nel 1999 scoppiò un conflitto armato vero e proprio, che vide l'intervento di
diverse forze internazionali in protezione della componente albanese del Kosovo,
presa di mira dal governo centrale di Belgrado.
In base alle Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
numero 1244 del 1999, il Kosovo fu provvisto di un governo e un parlamento
provvisori, e posto sotto il protettorato internazionale UNMIK e NATO.
Ultimi eventi:
• Indipendenza della Macedonia (dalla Jugoslavia): 8
settembre 1991

• Est della Slavonia reintegrato in Croazia (dalla Serbia):
1996-1998

• Indipendenza del Montenegro (dalla Serbia): 21 maggio
2006

• Indipendenza del Kosovo (dalla Serbia): 17 febbraio 2008
Eroi o Assassini?
Ante Gotovina (Croato)

Generale dell'esercito croato fino al 2001. Da allora e fino all'8 dicembre 2005, è
stato latitante, per un'accusa nei suoi confronti di crimini di guerra da parte del
Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia. Considerato dalla maggior
parte dei suoi conterranei un eroe della guerra d'indipendenza Croata.
È accusato di violenze contro la popolazione civile di etnia serba, durante le
operazioni Oluja (Tempesta) e Sacca di Medak (nelle vicinanze della città di
Gospic). Tali operazioni furono approvate dai governi statunitense di Bill Clinton e
tedesco di Helmut Kohl e i servizi segreti statunitensi (la CIA e la DIA) fornirono
"supporto tattico e d'intelligence" all'inizio dell'offensiva. Ante Gotovina venne
catturato il 7 dicembre 2005 dalla polizia spagnola e dalle forze speciali in un
resort alla Playa de las Americas a Tenerife nelle Isole Canarie. Il 15 aprile 2011 sono
state rilasciate le sentenze di primo grado che hanno visto la condanna a 24 anni di
reclusione per Gotovina, per crimini contro l'umanità e violazione delle leggi e dei
costumi di guerra).
Slobodan Milosevic (Serbo) 1941-2006: È stato presidente della Serbia e della
Repubblica Federale di Jugoslavia come leader del Partito Socialista Serbo
(SPS). Tra i protagonisti politici delle Guerre nella ex-Jugoslavia, accusato di
crimini contro l'umanità per le operazioni di pulizia etnica dell'esercito
jugoslavo contro i musulmani in Croazia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo.

Franjo Tudman (Croato) 1922-1999: è stato un politico e militare croato. Fu il
primo presidente della Croazia indipendente negli anni 1990, ed uno degli
artefici della dissoluzione della ex-Jugoslavia e della conseguente guerra civile. È
stato riconosciuto post mortem dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-
Jugoslavia come principale responsabile delle stragi e deportazioni di civili serbi
dalla Croazia nel 1995, avendo ispirato ed organizzato tali operazioni. Con ciò è
stato anche ufficialmente dichiarato criminale di guerra, anche se contro di lui
(direttamente) non vi furono processi per crimini di guerra finché era ancora in
vita.

Alija Iztebgovic (Bosniaco) 1925-2003 : è stato un attivista, avvocato, filosofo e
politico, presidente della Bosnia-Erzegovina dal 1990 al 1996 e membro della
Presidenza della Bosnia-Erzegovina dal 1996 al 2000. Mladen Ivanić, presidente
del governo della Republika Srpska e altri politici serbi hanno presentato delle
petizioni al Tribunale dei crimini di guerra dell'Aia per accusarlo di genocidio e
violazioni della legge di guerra. Nessuna accusa gli fu contestata.
Ratko Mladic (Serbo) 1943: È stato generale nell'Armata Popolare di Jugoslavia durante le
guerre che portarono alla disgregazione della Jugoslavia, comandante delle forze armate
in Croazia e, durante la guerra in Bosnia, capo di stato maggiore dell'Esercito della
Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina. Durante le Guerre nella ex-Jugoslavia è stato il
braccio esecutivo dei dirigenti politici serbi: accusato di genocidio, crimini contro
l'umanità, violazione delle leggi di guerra durante l'assedio di Sarajevo e per il massacro di
Srebrenica dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia, è stato arrestato il 26
maggio 2011 dopo 16 anni di latitanza.

Radovan Karadzic (Serbo) 1945 : è un politico e psichiatra bosniaco, di origini serbe, ex
presidente della Repubblica Serba. Tra i protagonisti politici delle Guerre nella ex-
Jugoslavia, incriminato per crimini di guerra e genocidio dal Tribunale Penale
Internazionale per l'ex-Jugoslavia dell'Aja, a suo carico era stato emesso un mandato di
cattura internazionale eccezionale in base all'articolo 61 del Tribunale. Latitante per molti
anni, è stato arrestato il 21 luglio 2008 dalle forze di sicurezza serbe.

Naser Oric (Bosniaco) 1967 : è un ex ufficiale militare bosniaco, che comandò le forze
dell'Armata della Repubblica di Bosnia-Erzegovina nell'enclave di Srebrenica, nella
Bosnia orientale, durante il conflitto in Bosnia ed Erzegovina tra il 1992 e il 1995. Prima
della guerra era un poliziotto e guardia del corpo del presidente serbo Slobodan
Milosevic. Nel 2006, venne condannato dal Tribunale dell’Aia a 2 anni per non aver
impedito, in qualità di comandante, l'uccisione di 5 civili serbo-bosniaci e la tortura di 11
prigionieri tra la fine del 1992 e l'inizio del 1993.
Assedi/1
                            Sarajevo (5 aprile 1992-29 febbraio 1996)
Durante uno dei numerosi bombardamenti di Sarajevo, Huso si affretta a rifugiarsi nella cantina del suo
condominio. Nel cortile vede il suo vicino Haso dondolarsi su un'altalena da bambini.
‘Hei, Haso – gli dice Huso senza fiato – tutta Sarajevo rischia di restarci. Salva la pelle finchè sei in tempo…
‘Cosa credi… non mi sto dondolando… - risponde Huso – sto solo facendo diventar matto un cecchino
serbo…

Il 2 maggio 1992 venne ufficializzato dai Serbi, che si erano appostati sulle colline
vicine, il blocco generale della città. I principali accessi alla città vengono bloccati, così
come i rifornimenti di cibo e medicine. Sarajevo si ritrovò priva di elettricità, acqua e
riscaldamento. Per tentare di arginare il blocco serbo, l'ONU riaprì l'aeroporto di
Sarajevo, dal quale la città sarà a lungo dipendente. Il periodo più duro per la città fu
quello compreso tra la seconda metà del 1992 e la prima metà del 1993. Gli attacchi serbi
si fecero più intensi e vennero commesse numerose atrocità, anche se alcuni abitanti
serbi di Sarajevo decisero di unirsi agli assediati e di difendere la città. Tra il 1992 e il
1995, gli stessi Serbi di Sarajevo furono oggetto di pulizia etnica da parte dei Bosniaci
musulmani, venendo espulsi dalla città, mentre diverse migliaia vennero uccisi. Nel
settembre 1993 si stimarono in 35.000 gli edifici e le strutture cittadine distrutte, tra cui
ospedali, industrie, la sede della Presidenza della Bosnia-Erzegovina, ministeri, sedi di
media e giornali, la Biblioteca Nazionale, nonché migliaia di abitazione civili.
Fra le diverse atrocità commesse, la più grave fu l'uccisione di 68 Bosniaci civili da parte
di Serbi in un mercato della città (12 giugno 1993).
Sarajevo (5 aprile 1992-29 febbraio 1996)
IL TUNNEL

Nel gennaio del 1993, in un quartiere periferico della città di Sarajevo, vicino all'aeroporto, si iniziò a
costruire un tunnel. Partiva dalla cantina della famiglia Kolar. La loro era l'ultima casa del paesino di
Dobrinja, a soli 400 metri dal fronte. Servirono quattro mesi per terminare l'opera. A partire dall'estate
dello stesso anno il tunnel, lungo 800 metri, era divenuto di cruciale importanza per eludere l'assedio
delle milizie serbe e per rifornire la città di tutto quello che serviva: beni alimentari, medicinali, armi.
Veniva utilizzato anche nella direzione opposta, spesso per trasportare i feriti.
Se inizialmente tutto veniva trasportato a spalle poi nello stretto passaggio vennero installate anche delle
rotaie. Poi si "brevettò" un lungo tubo che collegava le due estremità e grazie al quale si riforniva la città di
carburante. Un autobotte pompava da un lato, un'altra riceveva dall'altro. Non senza forti rischi, se uno
dei due camion fosse stato colpito da qualche proiettile l'intero tunnel sarebbe saltato in aria.
Sarajevo (5 aprile 1992-29 febbraio 1996)
Assedi/2
                        Srebrenica (6 luglio-25 luglio 1995)

La cosiddetta zona protetta di Srebrenica fu delimitata dopo un'offensiva serba del
1993 che obbligò le forze bosniache ad una demilitarizzazione sotto controllo
dell'ONU. Le delimitazioni delle zone protette furono stabilite a tutela e difesa
della popolazione civile bosniaca, quasi completamente musulmana, costretta a
fuggire dal circostante territorio, ormai occupato dall'esercito serbo-bosniaco.
Decine di migliaia di profughi vi cercarono rifugio.
Verso il 9 luglio 1995, la zona protetta di Srebrenica e il territorio circostante
furono attaccati dall'armata serbo-bosniaca. Dopo un'offensiva durata alcuni
giorni, l'11 luglio l'esercito serbo-bosniaco riuscì ad entrare definitivamente nella
città di Srebrenica.
I maschi (dai 14 ai 65 anni) furono separati dalle donne, dai bambini e dagli
anziani, apparentemente per procedere allo sfollamento; secondo le istituzioni
ufficiali i morti furono circa 7.800, mentre non si hanno ancora stime precise del
numero di dispersi. Fino ad oggi circa 5000 corpi sono stati esumati, di cui appena
2000 sono stati identificati.
Srebrenica (6 luglio-25 luglio 1995)

Durante i fatti di Srebrenica, i 600 caschi blu dell'ONU (tre compagnie olandesi -
Dutchbat I, II, III), non intervennero: motivi e circostanze non sono ancora stati
del tutto chiariti. La città di Srebrenica era comunque nella futura Entità Serba e le
prime bozze degli accordi di Dayton non potevano prevedere enclavi. Di fatto la
conquista della città da parte dei serbi avrebbe consentito di arrivare a definire la
situazione territoriale attuale e, di conseguenza, a portare avanti gli accordi di
pace. E’, dunque, plausibile che Srebrenica sia stata “sacrificata” per garantire il
successo dell’operazione Tempesta (contemporanea) spinta da Clinton e,
successivamente , il subentro delle forze NATO a quelle dell’ONU.
Conclusioni/1:
 Non si può, a rigor di logica, parlare di divisioni "etniche" tra popolazioni della stessa etnia
                                              (slavi).

Guerra psichiatrica (Karadzic): fu una guerra derivata dalla psichiatria sociale, intesa come
allontanamento dei diversi per avviarli all'eutanasia sociale dell'internamento. Oppure per
avviarli all'eutanasia tout-court in momenti storici determinati.

Guerra di mafie: fu un conflitto proclamato in nome dell’identità, che, tuttavia, anziché
proteggere le comunità locali, le sfiancava aprendo le porte alla colonizzazione
multinazionale dei territori. Già negli anni ottanta il sistema economico jugoslavo, cioè
l'allegra baracca dell'autogestione, era diventato una ruberia collettiva. Dopo quarant'anni di
dissipazioni, di perverse triangolazioni fra banche, industrie e segreterie politiche, queste
lobby onnipotenti sapevano di non poter sopravvivere ad una transizione pacifica verso la
democrazia ed il mercato. Per queste consorterie di potere la guerra era l'unica strada (...)
per bloccare la caduta di un sistema trasformato in mafia dall'ibernazione dell'alternanza
politica. Esse l'hanno deliberatamente cercata e costruita. Grazie alla guerra infatti, queste
èlite hanno potuto appropriarsi di una grande quantità di denaro prelevato alla popolazione
durante le pulizie etniche, denaro che poi finiva nelle casse statali.
Conclusioni/2:
Guerra tra “Occidente” e “Oriente”: Apparve anche la complessità culturale dell’Oriente,
una complessità divenuta incomprensibile e intollerabile a questo nostro mondo del
consumo che banalizza, semplifica e ragiona solo per grandi flussi e grandi reti. Non fu
nemmeno una resa dei conti fra democrazia dell’Ovest e assolutismo dell’Est, moscovita o
ottomano che fosse. Fu l’aggressione della modernità contro un mondo che si ostinava a
credere nell’invisibile, la rabbia di una civiltà senza più miti e senza più fede contro un
Oriente che condensava troppi simboli.

Guerra Città-Campagna: red necks (contadini poveri) contro cittadini borghesi. In
Bosnia, in Serbia e in parte anche in Croazia, la borghesia intellettuale fu espulsa. Accanto
alla pulizia etnica c'è stata una pulizia sociale dimenticata nonostante la sua drammatica
evidenza. Con essa, il potere ha distrutto la classe dirigente che avrebbe potuto
soppiantarlo. L’importanza, dunque, dell’urbicidio: scontro tra la multietnicità del centro e
la struttura tribale della periferia. Il saccheggio e la distruzione si concentrava stranamente
su edifici di interesse culturale come moschee (biblioteca di Sarajevo) che dopo essere state
saccheggiate venivano fatte esplodere o bruciate; spesso inoltre i gruppi paramilitari erano
in possesso di una lista di persone importanti - leader della comunità, intellettuali, ricchi -
che venivano separati dagli altri e giustiziati.
Conclusioni/3:
Appare evidente, in conclusione, che la componente etnico - religiosa sia risultata
del tutto secondaria. La mascherata tribale è servita a far credere all’irrazionalità
di uno scontro i cui scopi (economici) e i cui metodi (di manipolazione) sono
stati invece assolutamente razionali, e dove le responsabilità di vertice sono state
del tutto trasparenti; in secondo luogo, ha fornito la base teorica all’impossibilità
della convivenza e dunque all’inevitabilità della pulizia etnica; in terzo luogo, ha
soddisfatto in pieno il bisogno di spiegazioni banali da parte dell’opinione
pubblica internazionale.

Il Centro di ricerca e documentazione di Sarajevo ha diffuso le cifre documentate
(ma non definitive) sui morti della guerra in Bosnia-Erzegovina: 93.837 accertati
(fino al dicembre 2005), di cui 63.687 Bosniaci (67,87%), 24.216 Serbi (25,8%),
5.057 Croati (5,39%) e 877 dichiaratisi Jugoslavi al censimento del 1991 o stranieri
(0,93%).

               (Guerra mass-mediatica e uso di uranio impoverito)

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Incontro bosnia

  • 1. Le cause del conf litto … ?
  • 2. 9/11/1989 – Muro di Berlino 9/11/2001 – Torri Gemelle 9/11/1993 - Ponte di Mostar
  • 3. Alcune premesse: • Non cadere nella tentazione di generalizzare e incasellare i “tre” popoli (serbi, croati, bosniaci) in blocchi granitici. • Fare attenzione alle versioni sulla guerra “etnico-religiosa”, che suggerisce l’idea di una guerra primitiva, meramente tribale. • Evitare conclusioni affrettate come: “non ci si può capire niente perché tanto sono tutti barbari assassini”. • I motivi ci sono stati, e la guerra è stata accuratamente pianificata e preparata. Vi sono anche responsabilità dirette dell’Europa e degli Stati Uniti. • In conclusione, non presumere mai di aver trovato una verità su di un conflitto che presenta molteplici facce. Ricordare sempre che la visione dei fatti dipende anche dal vissuto, e occorre tempo per comprendere cosa abbiano vissuto e vivano oggi queste persone. Sarebbe inopportuno permetterci di giudicare la loro visione dei fatti a priori.
  • 4. Dalla fine dell’Impero austro-ungarico … alla “Seconda Jugoslavia” di Tito. Gli slavi del sud, arrivati nei Balcani nel sesto secolo, si sono progressivamente definiti come molti popoli diversi per cultura e religione, vivendo sempre sotto l’influenza di grandi imperi: bizantino, russo, austro-ungarico e ottomano. Eventi principali: Seconda rivolta serba contro l’impero ottomano (1815) e nascita del Principato di Serbia (1815-1882) sostenuto dall’Impero Russo. Successivamente viene proclamato il Regno di Serbia (1882-1918).
  • 5. In seguito alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919, nacque il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni che, nel 1929, cambiò nome in Regno di Jugoslavia. La suddivisione del regno in 33 contee (županije) che ricalcavano confini storici ed erano etnicamente definite, fu modificata con la creazione di 9 regioni (banovine) che prendevano il nome dai fiumi che le attraversavano e che erano abitate da più gruppi etnici.
  • 6. Nel 1941 il Regno di Jugoslavia fu deposto da un colpo di stato che a sua volta fu travolto dalla Seconda Guerra Mondiale. La Jugoslavia fu spartita tra Germania, Italia e Ungheria e nacquero lo Stato di Croazia in mano agli Ustascia e un governo filonazista a Belgrado. La risposta a tale divisione fu la nascita di due forze di resistenza: i cetnici (filomonarchici) e i partigiani antifascisti guidati da Josip Broz Tito. Alla fine della guerra (1946) nacque la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. La Jugoslavia socialista e federale, così come costruita da Tito si basava sulla politica della Fratellanza e Unità (Bratsvo i Jedinstvo) fra i diversi popoli jugoslavi, garantendo a ciascuno, comprese le minoranze nazionali, dignità, autonomia decisionale e rappresentatività istituzionale. Tuttavia il regime jugoslavo aveva utilizzato anche la forza per stroncare quei movimenti, come la Primavera Croata del 1971, che avevano dimostrato l'emergere del nazionalismo etnico, nonché di essere un pericolo per l'unità della Federazione, per il ruolo centrale della Lega dei Comunisti Jugoslavi e per il sistema economico dell'autogestione e del "socialismo di mercato“.
  • 7. Internamente lo stato era diviso in sei repubbliche socialiste e due province autonome che facevano parte della Repubblica Socialista di Serbia. La capitale federale era Belgrado. Con la Costituzione del 1974, in seguito alle tensioni interne, dovute al nazionalismo dei croati e alle tendenze liberali dei serbi si prevede il diritto per i popoli costitutivi (identificati da alcuni giuristi con le Repubbliche) di staccarsi dalla Federazione. Tale diritto non era previsto per le minoranze (e di conseguenza per le province autonome). 1. Bosnia Erzegovina 2. Croazia 3. Macedonia 4. Montenegro 5. Serbia 5.a Kosovo 5.b Vojvodina 6. Slovenia
  • 8. Nel 1980 muore Tito a Lubiana. Nel 1981 avvengono le prime rivolte in Kosovo: la popolazione rivendica il diritto di darsi costituzione di repubblica. La repressione provoca 9 morti e 250 feriti. Tale avvenimento è solo il principio delle spinte nazionalistiche che porteranno alle guerre jugoslave. Nel 1989 il governo di Belgrado, a seguito di una nuova sollevazione in Kosovo, decreta lo stato d'emergenza nella provincia e ne sospende l'autonomia costituzionale integrando la regione alla Serbia. All’inizio degli anni novanta la situazione appare ormai irreversibile e, ben presto, si scatenerà il conflitto.
  • 9. 1990 22 gennaio - Il congresso della Lega dei Comunisti jugoslavi a Belgrado si conclude con l'uscita di scena delle delegazioni slovena e croata. Nel corso dell'anno si svolgono le prime elezioni parlamentari libere, che portano alla presidenza di Milan Kucan in Slovenia, di Franjo Tudjman in Croazia, di Slobodan Milosevic in Serbia. 1991/a 25 gennaio - La Repubblica di Macedonia si proclama indipendente. 3 marzo - Scontri a fuoco a Pakrac in Croazia, tra la minoranza serba e la milizia territoriale croata. 30 marzo - Nel parco nazionale di Plitvice, nella Krajina (Croazia), sparatorie tra serbi e croati. Le autorità della regione, a prevalenza serba, hanno annunciato la secessione dalla Croazia e l'unione con Belgrado. 25 giugno - Dichiarazione di indipendenza di Slovenia e Croazia.
  • 10. 1991/b 16 agosto - L'esercito serbo e i corpi speciali della polizia federale intervengono a fianco dei serbi croati. Comincia la guerra in Croazia. 10 settembre - La guerra arriva a Zara, Sebenico, Spalato e Dubrovnik. 15 ottobre - La Bosnia-Erzegovina si proclama indipendente. 17 novembre - Cade Vukovar, dopo 91 giorni di resistenza croata. 27 novembre - La Risoluzione 721 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu autorizza l'invio di una forza di pace in Jugoslavia. 1992/a gennaio - I Paesi dell'Unione Europea e il Vaticano riconoscono le due nuove entità politiche. 13 marzo - A Sarajevo si insedia il quartier generale dei 14.000 Caschi Blu inviati dall'Onu per controllare le zone contese tra Serbia e Croazia.
  • 11. 1992/b 6 aprile - Durante le dimostrazioni per la pace, davanti al Parlamento di Sarajevo, i cecchini serbi sparano sulla folla. E' l'inizio della guerra civile e del lunghissimo assedio di Sarajevo. La CEE riconosce ufficialmente la Bosnia-Erzegovina indipendente. 2 maggio - L'Armata federale jugoslava affianca le milizie serbe. 14 maggio - Sarajevo è bombardata e Nambiar, il Comandante dei Caschi Blu, viene catturato dai serbi e tenuto in ostaggio per ventiquattr'ore. I rappresentanti della CEE e la Croce Rossa abbandonano la città, seguiti poco più tardi dall'Onu. 15 maggio - Circa settemila fra donne, vecchi e bambini, cercano di uscire da Sarajevo, ma vengono tenuti in ostaggio dai serbi. L'Onu decreta l'invio dell'Unprofor, la Forza di Protezione delle Nazioni Unite. 30 maggio - La Risoluzione 757 dell'Onu prevede l'embargo totale contro Serbia e Montenegro: la relazione del Segretario Boutros Ghali accusa anche la Croazia per la dislocazione delle sue truppe. Ma la responsabilità del conflitto è attribuita a Serbia e Montenegro.
  • 12. 1992/c 6 aprile - Durante le dimostrazioni per la pace, davanti al Parlamento di Sarajevo, i cecchini serbi sparano sulla folla. E' l'inizio della guerra civile e del lunghissimo assedio di Sarajevo. La CEE riconosce ufficialmente la Bosnia-Erzegovina indipendente. 2 maggio - L'Armata federale jugoslava affianca le milizie serbe. 14 maggio - Sarajevo è bombardata e Nambiar, il Comandante dei Caschi Blu, viene catturato dai serbi e tenuto in ostaggio per ventiquattr'ore. I rappresentanti della CEE e la Croce Rossa abbandonano la città, seguiti poco più tardi dall'Onu. 15 maggio - Circa settemila fra donne, vecchi e bambini, cercano di uscire da Sarajevo, ma vengono tenuti in ostaggio dai serbi. L'Onu decreta l'invio dell'Unprofor, la Forza di Protezione delle Nazioni Unite. 30 maggio - La Risoluzione 757 dell'Onu prevede l'embargo totale contro Serbia e Montenegro: la relazione del Segretario Boutros Ghali accusa anche la Croazia per la dislocazione delle sue truppe. Ma la responsabilità del conflitto è attribuita a Serbia e Montenegro.
  • 13. 1992/d Giugno - Fino a questo momento circa ventimila persone hanno perso la vita in Bosnia. Agosto - Cominciano a circolare le immagini dei campi di concentramento serbi. Esistono anche lager croati e musulmani. 25-27 agosto - A Londra si svolge la Conferenza di pace sulla ex Jugoslavia: le principali accuse vengono riservate alla Serbia e al leader dei serbo-bosniaci, Karadzic, che si impegna a chiudere i lager, senza poi mantenere fede a questa promessa. E' creato un forum permanente a Ginevra, sotto la guida di Cyrus Vance per l'Onu e di David Owen per la CEE. 28 agosto - Colpita la Biblioteca Nazionale di Sarajevo, Vijetnica, che prende fuoco: finiscono in cenere più di centomila libri. 3 settembre - Si apre la Conferenza di Ginevra. Ottobre - Annunciata la formazione di un "Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra" nella ex Jugoslavia.
  • 14. 1993/a gennaio e febbraio - Il Piano Vance- Owen, che prevede che la Bosnia sia suddivisa in dieci cantoni, viene accettato integralmente dai croati, solo in parte dai musulmani e rigettato dai serbi. Respinto dagli Stati Uniti il piano Vance-Owen: gli Usa ne enunciano uno alternativo in sei punti. Maggio - Cade Srebrenica, in Bosnia, dopo mesi di assedio. 9 maggio - Si spezza l'alleanza tra croati e musulmani contro i serbi: i croati attaccano Mostar, cittadina dalla quale i serbi si sono ritirati da un anno. 9 novembre - Il ponte vecchio di Mostar, che risale al 1556, è distrutto dai croati. Legenda: Verde: Bosniaci, Rosso: Serbi e Blu: Croati.
  • 15. 1993/b 6 maggio - Il consiglio di sicurezza dell'ONU con la Risoluzione 824 istituì come zone protette le città di Sarajevo, Tuzla, Zepa, Goražde, Bihać e Srebrenica, inoltre con la Risoluzione 836 dichiarò che gli aiuti umanitari e la difesa delle zone protette sarebbero stati da garantire anche all'occorrenza con uso della forza (tra l'altro, con soldati del contingente UNPROFOR). Legenda: VRS = Serbi HVO = Croati ARBiH = Bosniaci
  • 16. 1994 Febbraio - Il mercato di Markale a Sarajevo è colpito da granate che uccidono più di sessanta persone. I caccia americani abbattono due caccia serbi nella zona aerea di Banja Luka. Marzo - Un piano di suddivisione del territorio è formulato dal Gruppo di Contatto (Usa, Russia, Germania, Francia, Gran Bretagna). Il 49% spetterebbe ai serbi, il 51% alla federazione croato- musulmana. 18 luglio - I musulmani e croati accettano il piano proposto dal Gruppo di contatto. 4 agosto - Dopo diversi rifiuti serbo-bosniaci ad accettare il piano del Gruppo di contatto, le autorità della Repubblica Federale di Jugoslavia e della Serbia interrompono tutte le relazioni con la Republika Srpska e chiudono la frontiera sulla Drina. 14 dicembre - Il leader dei serbi di Bosnia Karadzic presenta un piano di pace in sei punti e chiede la mediazione di Jimmy Carter. La missione sfocia in un accordo di tregua tra le parti dal 1 gennaio al 30 aprile.
  • 17. 1995 Maggio e Agosto - Dopo la tregua ricomincia la guerra: l'esercito croato prende il controllo di alcune città della Slavonia occidentale (Operazione Lampo). Le Krajine, le aree protette Onu, vengono occupate (Operazione Tempesta). Operazioni di pulizia etnica e deportazioni nei campi di prigionia, ad opera dei croati, sono denunciate dai rappresentanti Onu di Zagabria. Migliaia i profughi serbi. 11 luglio - Srebrenica cade. Le milizie serbe conquistano dunque una delle enclaves musulmane "protette" dall'Onu, che i Caschi Blu olandesi avrebbero dovuto difendere. Circa ventimila persone scappano dalla città. 26 luglio - Ordinati gli arresti di Radovan Karadzic, leader dei serbi bosniaci e del generale Ratko Mladic, per "genocidio e crimini contro l'umanità", da parte del Tribunale Internazionale dell'Aja per i crimini di guerra. Agosto - Proposta Clinton: spartizione della Bosnia in due aree nette. Il 49% del territorio ai serbi, il 51% ai Croato-Musulmani. 30 agosto - La Nato compie un raid aereo contro postazioni serbe vicino a Sarajevo, Tuzla e Goradze.
  • 18. Gli accordi di Dayton – GFAP (21 Novembre 1995) Firmatari: Milosevic (Serbia) Tudman (Croazia) Izetbegović e Sacirbey (Bosnia) Decisioni: Ritorno della Slavonia e della Krajina alla Croazia Creazione di due entità interne allo Stato della Bosnia: le Federazione Croato-Musulmana (51% territorio) e la Repubblica Serba (49% del territorio)
  • 19. Gli accordi di Dayton – GFAP (21 Novembre 1995) A vigilare sugli accordi da questo momento sarà la Nato, non più l'Onu (UNPROFOR) Sistema di governo della Bosnia: Alla Presidenza collegiale del Paese siedono un serbo, un croato e un musulmano, che a turno, ogni otto mesi, si alternano nella carica di presidente.
  • 21. Dopo la fine della guerra di Bosnia- Erzegovina, una parte degli albanesi kosovari scelse la lotta armata indipendentista (UCK) che si macchiò di crimini pari a quelli dell'esercito jugoslavo non solo nei confronti della popolazione kosovara slavofona ma anche verso quella componente kosovaro albanese rimasta neutrale al conflitto e perciò ritenuta traditrice. Il governo di Belgrado rispose con il pugno di ferro: agli albanesi del Kosovo sfruttavano la situazione per cercare di realizzare le proprie ambizioni separatiste e irredentiste, che il governo centrale aveva il dovere di reprimere e che gli Stati esteri non dovevano alimentare. Nel 1999 scoppiò un conflitto armato vero e proprio, che vide l'intervento di diverse forze internazionali in protezione della componente albanese del Kosovo, presa di mira dal governo centrale di Belgrado.
  • 22. In base alle Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite numero 1244 del 1999, il Kosovo fu provvisto di un governo e un parlamento provvisori, e posto sotto il protettorato internazionale UNMIK e NATO.
  • 23. Ultimi eventi: • Indipendenza della Macedonia (dalla Jugoslavia): 8 settembre 1991 • Est della Slavonia reintegrato in Croazia (dalla Serbia): 1996-1998 • Indipendenza del Montenegro (dalla Serbia): 21 maggio 2006 • Indipendenza del Kosovo (dalla Serbia): 17 febbraio 2008
  • 24.
  • 25. Eroi o Assassini? Ante Gotovina (Croato) Generale dell'esercito croato fino al 2001. Da allora e fino all'8 dicembre 2005, è stato latitante, per un'accusa nei suoi confronti di crimini di guerra da parte del Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia. Considerato dalla maggior parte dei suoi conterranei un eroe della guerra d'indipendenza Croata. È accusato di violenze contro la popolazione civile di etnia serba, durante le operazioni Oluja (Tempesta) e Sacca di Medak (nelle vicinanze della città di Gospic). Tali operazioni furono approvate dai governi statunitense di Bill Clinton e tedesco di Helmut Kohl e i servizi segreti statunitensi (la CIA e la DIA) fornirono "supporto tattico e d'intelligence" all'inizio dell'offensiva. Ante Gotovina venne catturato il 7 dicembre 2005 dalla polizia spagnola e dalle forze speciali in un resort alla Playa de las Americas a Tenerife nelle Isole Canarie. Il 15 aprile 2011 sono state rilasciate le sentenze di primo grado che hanno visto la condanna a 24 anni di reclusione per Gotovina, per crimini contro l'umanità e violazione delle leggi e dei costumi di guerra).
  • 26. Slobodan Milosevic (Serbo) 1941-2006: È stato presidente della Serbia e della Repubblica Federale di Jugoslavia come leader del Partito Socialista Serbo (SPS). Tra i protagonisti politici delle Guerre nella ex-Jugoslavia, accusato di crimini contro l'umanità per le operazioni di pulizia etnica dell'esercito jugoslavo contro i musulmani in Croazia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo. Franjo Tudman (Croato) 1922-1999: è stato un politico e militare croato. Fu il primo presidente della Croazia indipendente negli anni 1990, ed uno degli artefici della dissoluzione della ex-Jugoslavia e della conseguente guerra civile. È stato riconosciuto post mortem dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex- Jugoslavia come principale responsabile delle stragi e deportazioni di civili serbi dalla Croazia nel 1995, avendo ispirato ed organizzato tali operazioni. Con ciò è stato anche ufficialmente dichiarato criminale di guerra, anche se contro di lui (direttamente) non vi furono processi per crimini di guerra finché era ancora in vita. Alija Iztebgovic (Bosniaco) 1925-2003 : è stato un attivista, avvocato, filosofo e politico, presidente della Bosnia-Erzegovina dal 1990 al 1996 e membro della Presidenza della Bosnia-Erzegovina dal 1996 al 2000. Mladen Ivanić, presidente del governo della Republika Srpska e altri politici serbi hanno presentato delle petizioni al Tribunale dei crimini di guerra dell'Aia per accusarlo di genocidio e violazioni della legge di guerra. Nessuna accusa gli fu contestata.
  • 27. Ratko Mladic (Serbo) 1943: È stato generale nell'Armata Popolare di Jugoslavia durante le guerre che portarono alla disgregazione della Jugoslavia, comandante delle forze armate in Croazia e, durante la guerra in Bosnia, capo di stato maggiore dell'Esercito della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina. Durante le Guerre nella ex-Jugoslavia è stato il braccio esecutivo dei dirigenti politici serbi: accusato di genocidio, crimini contro l'umanità, violazione delle leggi di guerra durante l'assedio di Sarajevo e per il massacro di Srebrenica dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia, è stato arrestato il 26 maggio 2011 dopo 16 anni di latitanza. Radovan Karadzic (Serbo) 1945 : è un politico e psichiatra bosniaco, di origini serbe, ex presidente della Repubblica Serba. Tra i protagonisti politici delle Guerre nella ex- Jugoslavia, incriminato per crimini di guerra e genocidio dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia dell'Aja, a suo carico era stato emesso un mandato di cattura internazionale eccezionale in base all'articolo 61 del Tribunale. Latitante per molti anni, è stato arrestato il 21 luglio 2008 dalle forze di sicurezza serbe. Naser Oric (Bosniaco) 1967 : è un ex ufficiale militare bosniaco, che comandò le forze dell'Armata della Repubblica di Bosnia-Erzegovina nell'enclave di Srebrenica, nella Bosnia orientale, durante il conflitto in Bosnia ed Erzegovina tra il 1992 e il 1995. Prima della guerra era un poliziotto e guardia del corpo del presidente serbo Slobodan Milosevic. Nel 2006, venne condannato dal Tribunale dell’Aia a 2 anni per non aver impedito, in qualità di comandante, l'uccisione di 5 civili serbo-bosniaci e la tortura di 11 prigionieri tra la fine del 1992 e l'inizio del 1993.
  • 28. Assedi/1 Sarajevo (5 aprile 1992-29 febbraio 1996) Durante uno dei numerosi bombardamenti di Sarajevo, Huso si affretta a rifugiarsi nella cantina del suo condominio. Nel cortile vede il suo vicino Haso dondolarsi su un'altalena da bambini. ‘Hei, Haso – gli dice Huso senza fiato – tutta Sarajevo rischia di restarci. Salva la pelle finchè sei in tempo… ‘Cosa credi… non mi sto dondolando… - risponde Huso – sto solo facendo diventar matto un cecchino serbo… Il 2 maggio 1992 venne ufficializzato dai Serbi, che si erano appostati sulle colline vicine, il blocco generale della città. I principali accessi alla città vengono bloccati, così come i rifornimenti di cibo e medicine. Sarajevo si ritrovò priva di elettricità, acqua e riscaldamento. Per tentare di arginare il blocco serbo, l'ONU riaprì l'aeroporto di Sarajevo, dal quale la città sarà a lungo dipendente. Il periodo più duro per la città fu quello compreso tra la seconda metà del 1992 e la prima metà del 1993. Gli attacchi serbi si fecero più intensi e vennero commesse numerose atrocità, anche se alcuni abitanti serbi di Sarajevo decisero di unirsi agli assediati e di difendere la città. Tra il 1992 e il 1995, gli stessi Serbi di Sarajevo furono oggetto di pulizia etnica da parte dei Bosniaci musulmani, venendo espulsi dalla città, mentre diverse migliaia vennero uccisi. Nel settembre 1993 si stimarono in 35.000 gli edifici e le strutture cittadine distrutte, tra cui ospedali, industrie, la sede della Presidenza della Bosnia-Erzegovina, ministeri, sedi di media e giornali, la Biblioteca Nazionale, nonché migliaia di abitazione civili. Fra le diverse atrocità commesse, la più grave fu l'uccisione di 68 Bosniaci civili da parte di Serbi in un mercato della città (12 giugno 1993).
  • 29. Sarajevo (5 aprile 1992-29 febbraio 1996) IL TUNNEL Nel gennaio del 1993, in un quartiere periferico della città di Sarajevo, vicino all'aeroporto, si iniziò a costruire un tunnel. Partiva dalla cantina della famiglia Kolar. La loro era l'ultima casa del paesino di Dobrinja, a soli 400 metri dal fronte. Servirono quattro mesi per terminare l'opera. A partire dall'estate dello stesso anno il tunnel, lungo 800 metri, era divenuto di cruciale importanza per eludere l'assedio delle milizie serbe e per rifornire la città di tutto quello che serviva: beni alimentari, medicinali, armi. Veniva utilizzato anche nella direzione opposta, spesso per trasportare i feriti. Se inizialmente tutto veniva trasportato a spalle poi nello stretto passaggio vennero installate anche delle rotaie. Poi si "brevettò" un lungo tubo che collegava le due estremità e grazie al quale si riforniva la città di carburante. Un autobotte pompava da un lato, un'altra riceveva dall'altro. Non senza forti rischi, se uno dei due camion fosse stato colpito da qualche proiettile l'intero tunnel sarebbe saltato in aria.
  • 30. Sarajevo (5 aprile 1992-29 febbraio 1996)
  • 31. Assedi/2 Srebrenica (6 luglio-25 luglio 1995) La cosiddetta zona protetta di Srebrenica fu delimitata dopo un'offensiva serba del 1993 che obbligò le forze bosniache ad una demilitarizzazione sotto controllo dell'ONU. Le delimitazioni delle zone protette furono stabilite a tutela e difesa della popolazione civile bosniaca, quasi completamente musulmana, costretta a fuggire dal circostante territorio, ormai occupato dall'esercito serbo-bosniaco. Decine di migliaia di profughi vi cercarono rifugio. Verso il 9 luglio 1995, la zona protetta di Srebrenica e il territorio circostante furono attaccati dall'armata serbo-bosniaca. Dopo un'offensiva durata alcuni giorni, l'11 luglio l'esercito serbo-bosniaco riuscì ad entrare definitivamente nella città di Srebrenica. I maschi (dai 14 ai 65 anni) furono separati dalle donne, dai bambini e dagli anziani, apparentemente per procedere allo sfollamento; secondo le istituzioni ufficiali i morti furono circa 7.800, mentre non si hanno ancora stime precise del numero di dispersi. Fino ad oggi circa 5000 corpi sono stati esumati, di cui appena 2000 sono stati identificati.
  • 32. Srebrenica (6 luglio-25 luglio 1995) Durante i fatti di Srebrenica, i 600 caschi blu dell'ONU (tre compagnie olandesi - Dutchbat I, II, III), non intervennero: motivi e circostanze non sono ancora stati del tutto chiariti. La città di Srebrenica era comunque nella futura Entità Serba e le prime bozze degli accordi di Dayton non potevano prevedere enclavi. Di fatto la conquista della città da parte dei serbi avrebbe consentito di arrivare a definire la situazione territoriale attuale e, di conseguenza, a portare avanti gli accordi di pace. E’, dunque, plausibile che Srebrenica sia stata “sacrificata” per garantire il successo dell’operazione Tempesta (contemporanea) spinta da Clinton e, successivamente , il subentro delle forze NATO a quelle dell’ONU.
  • 33. Conclusioni/1: Non si può, a rigor di logica, parlare di divisioni "etniche" tra popolazioni della stessa etnia (slavi). Guerra psichiatrica (Karadzic): fu una guerra derivata dalla psichiatria sociale, intesa come allontanamento dei diversi per avviarli all'eutanasia sociale dell'internamento. Oppure per avviarli all'eutanasia tout-court in momenti storici determinati. Guerra di mafie: fu un conflitto proclamato in nome dell’identità, che, tuttavia, anziché proteggere le comunità locali, le sfiancava aprendo le porte alla colonizzazione multinazionale dei territori. Già negli anni ottanta il sistema economico jugoslavo, cioè l'allegra baracca dell'autogestione, era diventato una ruberia collettiva. Dopo quarant'anni di dissipazioni, di perverse triangolazioni fra banche, industrie e segreterie politiche, queste lobby onnipotenti sapevano di non poter sopravvivere ad una transizione pacifica verso la democrazia ed il mercato. Per queste consorterie di potere la guerra era l'unica strada (...) per bloccare la caduta di un sistema trasformato in mafia dall'ibernazione dell'alternanza politica. Esse l'hanno deliberatamente cercata e costruita. Grazie alla guerra infatti, queste èlite hanno potuto appropriarsi di una grande quantità di denaro prelevato alla popolazione durante le pulizie etniche, denaro che poi finiva nelle casse statali.
  • 34. Conclusioni/2: Guerra tra “Occidente” e “Oriente”: Apparve anche la complessità culturale dell’Oriente, una complessità divenuta incomprensibile e intollerabile a questo nostro mondo del consumo che banalizza, semplifica e ragiona solo per grandi flussi e grandi reti. Non fu nemmeno una resa dei conti fra democrazia dell’Ovest e assolutismo dell’Est, moscovita o ottomano che fosse. Fu l’aggressione della modernità contro un mondo che si ostinava a credere nell’invisibile, la rabbia di una civiltà senza più miti e senza più fede contro un Oriente che condensava troppi simboli. Guerra Città-Campagna: red necks (contadini poveri) contro cittadini borghesi. In Bosnia, in Serbia e in parte anche in Croazia, la borghesia intellettuale fu espulsa. Accanto alla pulizia etnica c'è stata una pulizia sociale dimenticata nonostante la sua drammatica evidenza. Con essa, il potere ha distrutto la classe dirigente che avrebbe potuto soppiantarlo. L’importanza, dunque, dell’urbicidio: scontro tra la multietnicità del centro e la struttura tribale della periferia. Il saccheggio e la distruzione si concentrava stranamente su edifici di interesse culturale come moschee (biblioteca di Sarajevo) che dopo essere state saccheggiate venivano fatte esplodere o bruciate; spesso inoltre i gruppi paramilitari erano in possesso di una lista di persone importanti - leader della comunità, intellettuali, ricchi - che venivano separati dagli altri e giustiziati.
  • 35. Conclusioni/3: Appare evidente, in conclusione, che la componente etnico - religiosa sia risultata del tutto secondaria. La mascherata tribale è servita a far credere all’irrazionalità di uno scontro i cui scopi (economici) e i cui metodi (di manipolazione) sono stati invece assolutamente razionali, e dove le responsabilità di vertice sono state del tutto trasparenti; in secondo luogo, ha fornito la base teorica all’impossibilità della convivenza e dunque all’inevitabilità della pulizia etnica; in terzo luogo, ha soddisfatto in pieno il bisogno di spiegazioni banali da parte dell’opinione pubblica internazionale. Il Centro di ricerca e documentazione di Sarajevo ha diffuso le cifre documentate (ma non definitive) sui morti della guerra in Bosnia-Erzegovina: 93.837 accertati (fino al dicembre 2005), di cui 63.687 Bosniaci (67,87%), 24.216 Serbi (25,8%), 5.057 Croati (5,39%) e 877 dichiaratisi Jugoslavi al censimento del 1991 o stranieri (0,93%). (Guerra mass-mediatica e uso di uranio impoverito)