Intervento dell'Ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata, alla World Model United Nation - sede FAO, Roma. Una riflessione sul ruolo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e sul lavoro svolto in esso dalla rappresentanza italiana, è lo spunto per riflettere sull'opportunità di una nuova candidatura del nostro Paese a questo seggio.
1. World Model United Nation
Intervento dell’Ambasciatore Giulio Terzi
World Model United Nation - Sede FAO – Roma; intervento dell'Ambasciatore Giulio Terzi 1
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Sono molto lieto di partecipare a questo incontro.
Negli anni passati alla Rappresentanza a New York e da
Direttore Politico, anche durante i due ultimi mandati dell'Italia
in Cds (95/96;2007/2008) ho sempre pensato che le Nazioni Unite
siano un grande patrimonio per la comunità internazionale
e per l’umanità.
Come la democrazia, esse sono assolutamente perfettibili,
ma non si è ancora trovato un sistema multilaterale universale
che le possa sostituire.
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Diritti Umani, dignità dell’uomo, sviluppo sostenibile,
lotta alla povertà, clima, ambiente, pace e scurezza,
responsabilità di proteggere, tutela delle minoranze e
delle libertà fondamentali, sono solo alcuni dei numerosissimi
ambiti nei quali le Nazioni Unite hanno fatto la grande differenza
in questi ultimi settant'anni.
Soprattutto, le Nazioni Unite sono state il motore di uno sviluppo
straordinario del diritto internazionale, accelerando e
approfondendo la sua evoluzione verso dimensioni sempre più
alte:
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• di rispetto della vita -vedasi le risoluzioni dell'Unga contro la
pena capitale, le convenzioni sulla condizione della donna e
dell'infanzia;
• di affermazione dello Stato di Diritto-nella lotta contro il
terrorismo, pirateria marittima, la criminalità organizzata e la
corruzione;
• di affermazione delle regole nei rapporti tra gli Stati, nella
risoluzione delle controversie, nel Diritto del Mare, nelle attività
di ricostruzione post conflitto, nella diplomazia preventiva, nel
peace keeping.
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Se tutti gli Organi statutari hanno uguale dignità nella Carta
dell'Onu, è certamente il Cds ad essere l'organo cruciale per
l'intero sistema, riassumendo nelle sue prerogative sia funzioni
esecutive "di governo", sia funzioni normative vincolanti per tutti
gli Stati Membri.
Per questo motivo l'Italia attribuisce tanta importanza al Consiglio
di Sicurezza, impegnandosi ad esserne parte come membro
elettivo con una periodicità rapportata al ruolo globale del nostro
Paese; e impegnandosi a migliorarne concretamente la
rappresentatività, la democraticità, e l'efficacia.
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Vorrei portare quindi la testimonianza dell'esperienza avuta
durante l'ultimo mandato, quando nel 2007/2008 siamo stati
membri del Cds per la sesta volta, con un numero di presenze più
alto degli altri paesi Ue.
Nella prospettiva della nostra ricandidatura per il biennio
2017/2018,credo sia interessante registrare alcune linee di
tendenza emerse durante l'ultimo mandato italiano, alle quali
abbiamo cercato di dare ulteriore impulso in questi ultimi anni
anche dall'esterno del Consiglio.
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• Una prima tendenza, ha riguardato il crescente ricorso al
Consiglio di Stati membri dell'Onu, di Organizzazioni
regionali, di gruppi di paesi che sollecitano al Cds e al suo
potere di iniziativa mediazioni, gestione di crisi e di situazioni
complesse. Si è in tal modo ampiamente confermata la sua
caratteristica di "foro primario" per la pace e la sicurezza
internazionale.
• Un secondo aspetto ha riguardato un'interpretazione evolutiva
e progressivamente estensiva, che l'Italia ha incoraggiato, delle
competenze derivanti al Consiglio dall'art.24 della Carta.
Globalità e interdipendenza delle sfide alla pace e alla sicurezza
richiedono strumenti e strategie di ampia visione.
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È così avvenuto, durante il nostro ultimo mandato, che insieme alle
questioni "tradizionali" concernenti la pace e la sicurezza nella
Repubblica Democratica del Congo, in
Afghanistan, Libano, Kossovo, Georgia, Sudan, Somalia, Zimbabwe,
vi fosse un crescente numero di decisioni non circoscritte ad
un'unica situazione di crisi; ma di portata più ampia e più
direttamente collegata a tematiche discusse anche in Assemblea
Generale. Vorrei ricordare le risoluzioni adottate in quel periodo, e
successivamente riprese nei lavori del Cds, su "Donne, Pace e
Sicurezza", sulla "Cooperazione tra le Nazioni Unite e le
Organizzazioni Regionali", e le iniziative del Consiglio dedicate ai
cambiamenti climatici.
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• Una terza linea di tendenza ha riguardato gli sforzi per dare
concreto seguito a quel principio che aveva, con tanta
difficoltà, rappresentato un acquis di estrema rilevanza al World
Summit 2005:il principio della "responsabilità di proteggere".
Sino all'intervento in Libia nel 2011, si era lavorato molto al
Palazzo di Vetro per trovare basi consensuali tra i diversi
schieramenti geopolitici, in modo da fare progredire la
comunità internazionale verso la "responsabilità di proteggere".
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E il Segretario Generale ne aveva fissato gli elementi chiave:
sottolineando anzitutto il dovere primario di tutti gli Stati di
tutelare le proprie popolazioni; richiamando la necessità di fornire
assistenza nel "capacity building" dello Stato di Diritto; stabilendo
infine che la comunità internazionale dovesse intervenire sia
diplomaticamente, sia con l'azione del Consiglio di Sicurezza, ove
necessario, anche con "autolimitazione" del diritto di veto. Credo
che si tratti di una grande questione, che bisogna sottrarre ai
rigurgiti delle strumentalizzazioni e dei colpi di mano tipici di
epoche che pensavamo finite, perché la "responsabilità di
proteggere" resta un principio da apprezzare oggettivamente, nella
sua funzione di tutela di popolazioni troppo spesso vittime di
regimi brutali e indifferenti al più elementare rispetto dei diritti
umani.
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• Una quarta linea di tendenza ha riguardato la dimensione
regionale: una realtà la cui importanza non ha mai smesso di
manifestarsi, come abbiamo visto ancora negli ultimi mesi per il
peacekeeping in Mali, Repubblica Centrafricana, Repubblica
Democratica del Congo. Già nel corso nostro mandato in
Consiglio si avvertiva chiara l'esigenza di un "approccio
regionale", ad esempio, alle singole crisi africane; coinvolgendo
sempre di più l'Unione Africana, valorizzandone la
"ownership",e l'apporto delle stesse entità subregionali in
Somalia, Darfur, Chad, RCA.
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• Last but not Least, abbiamo lavorato molto, nell'ultimo biennio
in Cds, e non abbiamo mai smesso di adoperarci in tale
direzione, per dare una voce unitaria e coerente all'Unione in
Cds. Non mi soffermo sulle difficoltà strutturali derivanti dalla
presenza di due membri permanenti europeo, senza poter
disporre di un vero e proprio seggio dell'Unione. È un obiettivo
cui continuiamo a mirare in una prospettiva di riforma.
Progressi concreti sono pero stati compiuti, nel coordinamento
delle posizioni europee, nella trasparenza delle singole
iniziative, nel raccordo tra New York e Bruxelles.
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Le debolezze che lamentiamo nell'azione europea, purtroppo, non
riguardano soltanto il Consiglio di Sicurezza; affondano le loro
radici in carenze della politica estera, di sicurezza e di difesa che
devono assolutamente essere colmate.
Grazie