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Linee di Fuga
Giovanni Cristino, Gaetano Corallo [Sonorus]
By Marco Rizzo
"Linee di fuga" e' l'ultimo lavoro del sassofonista Gaetano
Corallo e del pianista Giovanni Cristino per la Sonorus
Records. Ispirati all'omonimo saggio della coppia Deleuze e
Guattari, siamo di fronte ad un vero e proprio affresco
monumentale sul silenzio, le ambientazioni minimali, e l'hard
bop, inteso quest'ultimo come scheletratura free, ridotta alla
contemplazione dell'assolo di sax tenore/soprano, se vuoi
abbattendo addirittura il concetto di "bridge" (il ritornello) e
allineandosi pienamente con gli stilemi di voluta non
autorialita' dell'arte contemporanea (dopo il cubismo, le
avanguardie, il dada, e i pittori astratti, cosa c'è di più
moderno della rinuncia all'autorialita' stessa). Difatti le
registrazioni sono state lavorate partendo da preesistenti
session, come fossero un loop su cui improvvisare. Il
sorprendente risultato di minimalismo estremo, ridotto quasi
allo studio del silenzio, come se fosse esso stesso un materiale
sonoro, non può che rimandare a Miles Davis, ma le citazioni
da fare in merito diventano praticamente infinite, dalla
cultura cinese e jap del ridurre tutto al microscopico (i
bonsai) cara a Kafka, all'altro capolavoro della riflessione
minimalista sui silenzi, che e' l'album solista di Mark Hollis,
dopo il quale lo stesso autore e' uscito di scena per sempre,
dandosi alla macchia, in aperta polemica con le case
discografiche. Il minimalismo, che ha fatto da cardine a quasi
tutta l'arte moderna, nel disco della coppia Corallo/ Cristino
viene quasi smantellato nel suo essere minimale stesso,
affidando solo al pezzo finale l'uso del pianoforte preparato
(che sembra tra un clavicembalo e un'arpa), e lasciando i
perfetti assoli di tenore scorrere in un oceano di mini
architetture rumoriste elettroniche, davvero sorprendenti.
Ma ciò che stupisce e' lo stile pressoché unico al mondo degli
assolo di sassofono del Corallo, che ha già dimostrato la sua
originalità in altre occasioni, nel distorcere il suono
semplicemente utilizzando l'urlato dentro allo strumento,
senza sordine e wah care a Duke Ellington, urlato tipico di
uno dei più grandi sax viventi, Eric Leeds, che in Corallo
assumono tinte oserei dire punk, che ricordano molto il post-
Charlie Parker, o i solisti di Gil Evans. L'uso della respirazione
circolare permette al Corallo di suonare senza interruzione,
qualunque cosa, estendendo la durata anche di una sola nota
di moltissimo, aspetto che non può che ricordare la cantante
Rachelle Ferrell, con i suoi ad libitum che lasciano senza
respiro l'ascoltatore stesso, che annaspa, confuso,
chiedendosi: ma lo ha fatto davvero? o stavo sognando? Per
concludere l'ascolto catapulta l'ascoltatore in una sorta di
soundtrack, in cui gli assoli e i virtuosismi di jazz la fanno da
padroni, con una strizzatina d'occhio a John Cage e Brian
Eno. Tutti i pezzi iniziano e finiscono in un silenzio
pressoché totale, con dei glissando che fanno invidia a
qualunque autore o realizzatore di soundtrack per il cinema.
Marco Rizzo

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Linee di fuga

  • 1. Linee di Fuga Giovanni Cristino, Gaetano Corallo [Sonorus] By Marco Rizzo "Linee di fuga" e' l'ultimo lavoro del sassofonista Gaetano Corallo e del pianista Giovanni Cristino per la Sonorus Records. Ispirati all'omonimo saggio della coppia Deleuze e Guattari, siamo di fronte ad un vero e proprio affresco monumentale sul silenzio, le ambientazioni minimali, e l'hard bop, inteso quest'ultimo come scheletratura free, ridotta alla contemplazione dell'assolo di sax tenore/soprano, se vuoi abbattendo addirittura il concetto di "bridge" (il ritornello) e allineandosi pienamente con gli stilemi di voluta non autorialita' dell'arte contemporanea (dopo il cubismo, le avanguardie, il dada, e i pittori astratti, cosa c'è di più moderno della rinuncia all'autorialita' stessa). Difatti le registrazioni sono state lavorate partendo da preesistenti session, come fossero un loop su cui improvvisare. Il sorprendente risultato di minimalismo estremo, ridotto quasi allo studio del silenzio, come se fosse esso stesso un materiale sonoro, non può che rimandare a Miles Davis, ma le citazioni da fare in merito diventano praticamente infinite, dalla cultura cinese e jap del ridurre tutto al microscopico (i bonsai) cara a Kafka, all'altro capolavoro della riflessione minimalista sui silenzi, che e' l'album solista di Mark Hollis, dopo il quale lo stesso autore e' uscito di scena per sempre, dandosi alla macchia, in aperta polemica con le case discografiche. Il minimalismo, che ha fatto da cardine a quasi tutta l'arte moderna, nel disco della coppia Corallo/ Cristino viene quasi smantellato nel suo essere minimale stesso, affidando solo al pezzo finale l'uso del pianoforte preparato (che sembra tra un clavicembalo e un'arpa), e lasciando i perfetti assoli di tenore scorrere in un oceano di mini architetture rumoriste elettroniche, davvero sorprendenti.
  • 2. Ma ciò che stupisce e' lo stile pressoché unico al mondo degli assolo di sassofono del Corallo, che ha già dimostrato la sua originalità in altre occasioni, nel distorcere il suono semplicemente utilizzando l'urlato dentro allo strumento, senza sordine e wah care a Duke Ellington, urlato tipico di uno dei più grandi sax viventi, Eric Leeds, che in Corallo assumono tinte oserei dire punk, che ricordano molto il post- Charlie Parker, o i solisti di Gil Evans. L'uso della respirazione circolare permette al Corallo di suonare senza interruzione, qualunque cosa, estendendo la durata anche di una sola nota di moltissimo, aspetto che non può che ricordare la cantante Rachelle Ferrell, con i suoi ad libitum che lasciano senza respiro l'ascoltatore stesso, che annaspa, confuso, chiedendosi: ma lo ha fatto davvero? o stavo sognando? Per concludere l'ascolto catapulta l'ascoltatore in una sorta di soundtrack, in cui gli assoli e i virtuosismi di jazz la fanno da padroni, con una strizzatina d'occhio a John Cage e Brian Eno. Tutti i pezzi iniziano e finiscono in un silenzio pressoché totale, con dei glissando che fanno invidia a qualunque autore o realizzatore di soundtrack per il cinema. Marco Rizzo