1. ARCHITETTURA ETRUSCA
Gli Etruschi sono un popolo dell'Italia antica affermatosi in un'area denominata
Etruria, corrispondente alla Toscana, all'Umbria fino al fiume Tevere e al Lazio
settentrionale, con propaggini in Campania e verso la zona padana dell'Emilia-
Romagna e della Lombardia, a partire dall'VIII secolo a.C.
2. La civiltà etrusca, discendente dalla cultura villanoviana, fiorì a partire dal X secolo
a.C. e fu definitivamente inglobata nella civiltà romana entro la fine del I secolo a.C.
alla fine di un lungo processo di conquista e assimilazione culturale che ebbe inizio
con la data tradizionale della conquista di Veio da parte dei romani nel 396 a.C.
Poiché non è possibile che la nazione etrusca si sia affermata come tale
improvvisamente, è chiaro che la sua formazione fu il risultato di un lento e
progressivo consolidamento in terra italica. Con tutta probabilità, perciò, esisteva già
una cultura che tendeva a formarsi sul territorio della Penisola in varie regioni, anche
distanti tra loro: e questa non può essere che quella della civiltà villanoviana.
Il termine «villanoviano» deriva dal nome di un piccolo paese nella periferia di
Bologna dove, nel 1850, il conte Giovanni Gozzadini, appassionato archeologo,
rinvenne un sepolcreto che aveva delle caratteristiche molto particolari. L'elemento
che distingueva le sepolture era il vaso ossuario (cioè contenente i resti del defunto)
a forma biconica, con una piccola scodella per coperchio, deposto in un vano
protetto da lastroni di pietra.
Vaso ossuario in bronzo con elmo risalente al IX secolo a.C., oggi conservato al Museo
archeologico nazionale di Firenze
3. SITI ARCHEOLOGICI ETRUSCHI
Per semplicità illustrativa si può di dividere il territorio che risentiva
dell’influenza etrusca in quattro aree: Etruria Padana, Etruria
Settentrionale (nord della Toscana fino ad Arezzo e Grosseto),
Etruria Meridionale (da Arezzo e Grosseto fino a Roma), Etruria
Campana.
4. 900-750 A.C. Circa - Sviluppo di villaggi
Etruschi nell'area dell'odierna Toscana.
750-600 A.C. - Le colonie Greche, loro
principali partner commerciali,
esercitano forte influenza nello
sviluppo delle nuove urbanizzazioni
Etrusche.
616 A.C. - Tarquinio Prisco diventa il
primo Etrusco a comandare su Roma
550 A.C. -Fondazione di alcune città
nella pianura Padana e espansione
verso la Campania.
535 A.C. - Il controllo della Corsica
segna il punto più elevato
dell'espansione Etrusca.
509 A.C. - La caduta della dinastia
Tarquinia in Roma segna l'inizio del
declino della civiltà Etrusca.
396 A.C. - il Sacco di Veio, dopo un
assedio decennale, sancisce la fine
della lunga guerra con Roma. Alcune
Lucumonie restano indipendenti.
265 A.C. - Capitolazione di Velzna,
ultima città etrusca ad arrendersi allo
strapotere romano.
90 A.C. - Dopo secoli di declino, gli
Etruschi diventano cittadini romani a
tutti gli effetti.
Cartina raffigurante le aree di espansione della civiltà Etrusca.
Sono evidenziati i nomi dei principali insediamenti
La civiltà Etrusca dominò tutta l'area dell'Italia centrale prima dell'avvento dei romani. Le origini di
questo popolo sono a tutt'oggi misteriose, essendo giunti fino a noi solo frammenti del loro sistema
di scrittura, per questo indecifrabile. E' invece ben chiara quella che fu la loro grande capacità
ingegneristica, commerciale, industriale e agricola. Contadini, mercanti, minatori e ingegneri, essi
costruirono per primi le fognature e bonificarono la pianura acquitrinosa che in seguito divenne il
centro di Roma. Era loro usanza prevedere il futuro interpretando la direzione dei fulmini od
osservando le interiora di animali precedentemente sacrificati ma, al pari dei coloni Greci dell'Italia
del sud, ignorarono per troppo tempo l'ascesa della potenza dei romani che, dopo 130 anni di
continui attacchi alle loro città-stato dette 'Lucumonie', misero fine alla loro civiltà. L'ultima città
etrusca a capitolare fu Velzna (l'odierna Orvieto) nel 265 a.c.
5. Architettura etrusca
L’architettura etrusca si rivolse soprattutto alla
realizzazione di un’unica tipologia: la casa, intesa
secondo 3 differenti categorie:
1. la casa dell’uomo = abitazioni
2. la casa dei defunti = le tombe
3. la casa della divinità = il tempio
Gli Etruschi si specializzarono anche nella costruzione di
MURA e PORTE DI CITTA’ : l’esempio più importante la
PORTA DI VOLTERRA: : i piedritti dell’arco e le tre teste
sono etruschi, mentre l’archivolto è stato ricostruito in
epoca romana.
I costruttori etruschi raggiunsero una grande abilità nella
lavorazione della pietra, come testimoniano appunto molte
cinte murarie di città, ma soprattutto riuscirono a
possedere una grande padronanza nell’uso del sistema
archivoltato, anticipando così i Romani che lo svilupparono
con grande padronanza.
7. Primi villaggi etruschi: capanne in legno, argilla e
paglia con pianta quadrata o rettangolare e tetto a due
spioventi
La collocazione geografica non è mai casuale
(conseguente a precise scelte di carattere economico e
strategico).
Ogni città viene fondata solo dopo che i sacerdoti ne
abbiano ricevuto il preventivo assenso divino.
Tracciati i due assi principali (cardo e decumano) fra loro
perpendicolari e quindi il perimetro (solitamente
quadrangolare), si formano così quattro settori a loro volta
ripartiti in insulae (in latino, isole) mediante un reticolo di
strade il più possibile ortogonali.
Le abitazioni a partire dal VI secolo a.C. sono in mattoni e
non più in legno e fango.
Rigorosa impostazione urbanistica ripresa dai Greci,
sostituendo alle motivazioni geometriche e proporzionali
dei primi quelle magico-religiose caratteristiche della
propria cultura. In seguito anche i Romani adotteranno
impostazioni urbanistiche simili.
Le mura difensive impiegano pietra calcarea o tufo. Pietre
sagomate a forma di parallelepipedo.
8. Le residenze avevano solitamente il pavimento ricavato livellando
la roccia all’interno del perimetro; lungo quest’ultimo venivano
aperti dei fori nel suolo per la messa in opera dei principali
sostegni della complessa trabeazione in legno, della quale
conosciamo l’ordito sino ai termini che indicavano le singole
membrature grazie alla letteratura latina.
La porta, posta a una delle estremità dell’ellisse, aveva una
tettoia di paglia retta da due pali esterni, talvolta decorati; sopra
all’ingresso si trovava un foro nello spiovente anteriore del tetto,
da dove il fumo del focolare interno poteva uscire favorendo al
contempo l’illuminazione interna.
Le pareti erano realizzate con intrecci di canne o di ramaglie
abbondantemente ricoperti di argilla, o con una colata di argilla
semiliquida in casseforme (tecnica del pisé); l’esterno poteva
essere talvolta ornato a motivi geometrici, come è riprodotto su
alcune urnette.
Altri ornamenti a intaglio abbellivano le testate superiori delle travi
del tetto, con volute o teste di animali, secondo un uso che si
manterrà nei templi etruschi con l’impiego di terrecotte.
Nell’interno, grazie ad altri pali e a stuoie, erano talvolta presenti
dei tramezzi che distinguevano un modestissimo
disimpegno presso la porta, un ambiente centrale col focolare,
se-de dei lavori domestici, della filatura e della tessitura, e una
stanza da letto absidata sul fondo.
9. Pianta di capanna villanoviana
a pianta circolare rinvenuta
in via del Pratello
Ricostruzione del suo probabile
aspetto esterno
10. RICOSTRUZIONE DI UNA TIPICA CAPANNA ETRUSCA
Durante l'inverno, le canne
di palude (phragmites
communis) vengono Vengono costruite le pareti: i
Vengono costruite le pareti: i
raccolte e accatastate in mattoni vengono preparati con
mattoni vengono preparati con
fasci già pronti per essere argilla impastata insieme a
argilla impastata insieme a
fissati alla struttura del paglia e sterco. Vengono poi
paglia e sterco. Vengono poi
coperto della capanna. seccati al sole e sovrapposti a
seccati al sole e sovrapposti a
formare il muro della capanna.
formare il muro della capanna.
Vengono costruite le pareti: i mattoni vengono Il tetto viene poi rivestito con mazzetti di canne di
preparati con argilla impastata insieme a paglia e palude legati all'intelaiatura con fibre vegetali.
sterco. Vengono poi seccati al sole e sovrapposti
a formare il muro della capanna.
13. RICOSTRUZIONE
DI UNA CAPANNA
DEL VILLAGGIO
VILLANOVIANO DI
SAN GIOVENALE
URNA CINERARIA A
FORMA DI CAPANNA.
ROMA, MUSEO
NAZIONALE ETRUSCO
DI VILLA GIULIA
16. L’architettura funeraria (necropoli)
Gli Etruschi consideravano la morte come proseguimento della vita. Costruirono
perciò vere e proprie "città dei morti", le necropoli.
Le tombe etrusche sono quasi sempre degli ipogei, cioè delle cavità sotterranee,
segnalate da un tumulo che assomiglia a una collinetta.
Le tombe dei ricchi riproducevano la struttura delle loro abitazioni e custodivano vasi
e stoviglie, bruciaprofumi, tazze, scudi e armi di bronzo, bracciali, anelli, collane in
oro, altri oggetti in argento e perfino bighe smontate utilizzate per il trasporto dei
defunti.
I corredi funebri trovati dagli archeologi sono un importante fonte d'informazione
storica.
In alcune tombe, come quelle scoperte a Tarquinia, le pareti sono affrescate con
scene di vita quotidiana, come banchetti, danze e battute di caccia.
Molte tombe etrusche si sono conservate perfettamente, poiché costruite in pietra.
Per la religione etrusca l'uomo nell'aldilà necessitava di un ambiente piccolo e
familiare in cui trascorrere la vita dopo la morte, assieme agli oggetti personali che
possedeva in vita: ciò spiega la cura con cui venivano costruite le necropoli e il fatto
che la pittura di questo popolo sia quasi esclusivamente funeraria. Le pareti
delle necropoli erano dipinte a colori vivaci (imitando, in taluni casi, la volta celeste, o
scene di vita vissuta) per contrastare l'oscurità, simbolo della morte volontaria.
Le necropoli generalmente erano poste al di fuori della cinta muraria delle città, ma
con orientamento parallelo al cardo o al decumano.
Quindi le necropoli etrusche sono una fonte molto significativa, storiograficamente
parlando, che permette di conoscere molti aspetti della vita quotidiana, delle
credenze e dei riti popolari che, analizzando esclusivamente i testi scritti, non
sarebbe stato possibile conoscere.
Esiste anche un metro di classificazione per l'architettura funeraria tuscanica: si
distinguono infatti sei tipi di necropoli o catacombe:
tombe Ipogèe
tombe a edicola
tombe a tumulo
tombe a pozzetto
tombe a dado
tombe a falsa cupola
tombe a cassone o a sarcofago.
17. Tombe Ipogee
Esse erano scavate interamente sottoterra o erano ricavate all'interno di cavità
naturali preesistenti (grotte, caverne, ecc.). Tra esse, la più famosa è l'Ipogeo dei
Volumni rinvenuta nel 1840. Questo tipo di catacombe era formato da un ripido
accesso a gradini, che portava direttamente nell'atrio. Qui vi erano solitamente sei
tombe (o gruppi di tombe), raggiungibili mediante stretti corridoi (in alcuni casi si
trattava di veri e propri cunicoli). Si pensa che la sepoltura in Ipogèei fosse riservata
a persone di un certo rango sociale, specialmente politici, militari e sacerdoti.Erano
in poche parole le persone più importanti della vita classica sociale.
Tombe a edicola
Esse erano costruite completamente fuori terra, a forma di tempio in miniatura nelle
intenzioni, ma in pratica molto simili alle abitazioni dei primi insediamenti etruschi.
Nella simbologia etrusca, era molto significativa la forma a tempietto: infatti essa
rappresentava il punto intermedio del viaggio che il defunto doveva compiere
dalla vita alla morte, una sorta di ultima tappa della vita terrena. Tra esse il Bronzetto
dell'Offerente è quella meglio conservata e si trova a Populonia.
Tombe a tumulo
Esse devono il proprio nome al fatto che, una volta eseguita la sepoltura, venivano
ricoperte da mucchi di terra, allo scopo di creare una specie di collinetta artificiale.
Ognuna di queste tombe si articola, come le ipogèe, in diverse camere sepolcrali di
dimensioni proporzionali alla ricchezza e alla notorietà del defunto o della famiglia
del defunto. Solitamente erano a pianta circolare. Tra esse ricordiamo la Tomba dei
Rilievi, all'interno della necropoli della Banditaccia, presso Cerveteri.
Tombe a cassone o a sarcofago
Le tombe a cassone o a sarcofago, di solito individuali, cominciano ad essere
utilizzate dalla fine del VI secolo a.C. Sono simili a dei sarcofagi, anche privi delle
decorazioni elaborate che di solito si associano all'idea di sarcofago etrusco, ma non
erano contenute all'interno di altre strutture: ogni sarcofago è una tomba a sé stante.
21. Esempio di tomba ipogea etrusca
Ipogeo dei Volumni di epoca
etrusca
L'ingresso apogeo
Sezione laterale di
una scansione laser
della tomba. Si notino
la scalinata di accesso
e i cubicoli laterali.
Interno della tomba. Ad
accompagnare il defunto,
disteso su un triclinio, due
angeli della morte
22. Esempio di tomba a tumulo: interno della Tomba dei Rilievi a Cerveteri
Esempio di tomba a tumulo (esterno) nella Necropoli di Populonia
23. La Tomba dei Rilievi è una tomba a tumulo etrusca risalente
al IV secolo a.C., scoperta nella necropoli della
Banditaccia a Cerveteri.
In questa tomba sono riprodotti in stucco dipinto elementi di
arredo e oggetti di uso quotidiano e di rappresentanza.
In pianta ripropone il modello di tomba aristocratica a camera
unica ipogea con banchine e loculi sui lati e coppia di pilastri di
sostegno della travatura.
Come le iscrizioni indicano, la tomba è appartenuta alla famiglia
dei Matunas. Conserva tutti gli arredi, gli oggetti che
accompagnavano i defunti appesi alle pareti, e gli affreschi
risultano ben conservati.
24. Sarcofago degli sposi.
Il Sarcofago etrusco è un contenitore destinato a conservare il corpo del defunto e
rappresenta la più tipica scultura funeraria a partire dalla metà del IV secolo a.C. I
reperti più rappresentativi, si trovano principalmente a Tarquinia nonché nelle zone
interne dell'antica Etruria centro-meridionale.
Sarcofago degli sposi
Il sarcofago è formato da una cassa piana, in marmo od altri materiali, a forma di
parallelepipedo, sovrastata da un coperchio a doppio spiovente dove sono
rappresentate le sculture dei defunti che hanno come caratteristiche peculiari
innumerevoli qualità di ricercatezza e vistosità di decorazione.
Il Sarcofago degli Sposi di Caere, in realtà un cinerario, oggi è conservato
a Roma nel Museo di Villa Giulia, del 520 a.C.: mostra il ricorrente tema arcaico
raffigurante uomini e donne in convivio.
26. Dell’architettura religiosa etrusca restano scarse tracce.
I templi etruschi non si sono conservati anche perché venivano costruiti
con materiali deperibili (colonne e tetto in legno, pareti in mattoni,
decorazioni in terracotta).
Mentre il tempio greco si evolve con l’evolversi della civiltà e della cultura,
quello etrusco non ha uno sviluppo nel tempo
27. A differenza del tempio greco il tempio etrusco è un luogo consacrato, di culto, preghiera e di offerta.
Spesso il tempio etrusco è un vero giacimento di reperti, anche preziosi.
Il tempio era molto frequentato, anche perchè si praticava la divinazione e tutte le attività religiose e
magiche erano gestite da una potente classe di sacerdoti e indovini.
Il tipo di tempio più diffuso in Etruria dall'età arcaica sino a quella ellenistica che Vitruvio attribuisce agli
Etruschi, è caratterizzato da una pianta di larghezza poco inferiore alla lunghezza.
Dopo la scalinata, sulla parte anteriore si incontra un portico tetràstilo, (pronao) che in genere ha 2 file di
colonne con base di pietra e fusto di legno.
Questo tipo di tempio, definito da Vitruvio "tuscanico" è caratterizzato da un tipo di colonna simile alla
colonna dorica; con la stessa forma di capitello ma con il fusto liscio e con un basamento.
Le colonne sono colorate e rastremate verso l'alto, ma sono prive di entasi (nel contesto dell'architettura
greca, e precisamente nell'ordine dorico - il rigonfiamento della colonna a circa un terzo della sua altezza.).
Differentemente dall'architettura funeraria, che impiega esclusivamente strutture murarie a blocchi di pietra,
nell'architettura sacra tale impiego è limitato alle fondazioni, mentre per le parti elevate si adoperavano
materiali più leggeri e assai deperibili quali il legno, i mattoni crudi, la terracotta. Questo è il motivo per cui
oggi non possediamo alcun esemplare originario di tempio etrusco, ma soltanto le piante e qualche
elemento di decorazione.
Nonostante ciò è possibile raffigurarcene l'aspetto originario sulla base dei modelli offerti dai sepolcri
rupestri e dalle urne che ne imitano le forme.
Le forme e le caratteristiche del tempio etrusco possono oggi essere ricostruite quindi sia da modellini
votivi, che li riproducono in piccolo, sia dalle descrizioni dell'architetto e trattatista romano Vitruvio, sia dalle
tracce delle strutture e dai frammenti.
Una delle caratteristiche del tempio etrusco è il podio: alto basamento in pietra, in genere di tufo, di forma
rettangolare e scalinata di accesso sulla fronte.
28. Dei templi etruschi e, più in generale dell'architettura religiosa, sono giunte sino a noi
solo poche testimonianze, a causa del fatto che i templi erano costruiti con materiali
deperibili.
Rilevanti informazioni sono offerte dal trattato De Architectura di Vitruvio, che li
classificava (in particolare le colonne) sotto un nuovo ordine, quello tuscanico
("Tuscanicae dispositiones"), esemplificando l'elementare metodo di tracciamento
dell'impianto tipico ed i caratteri essenziali della struttura architettonica.
Solo tramite documenti di epoca romana, quindi, si riesce a ricostruire con buona
approssimazione il modo in cui erano fatti.
Il tempio era accessibile non tramite un crepidoma perimetrale, ma attraverso una
scalinata frontale, essendo elevato su un alto podio, orientata a mezzogiorno, cioè
verso la parte favorevole del cielo.
L'area del tempio era divisa in due zone:
1. una antecedente o pronao con otto colonne disposte in due file da quattro,
2. una posteriore costituita da un naos ripartito in tre celle, ognuna dedicata ad una
particolare divinità.
A differenza dei templi greci ed egizi, che si evolvevano assieme alla civiltà e alla
società, i templi etruschi rimasero sostanzialmente sempre uguali nei secoli, forse a
causa del fatto che nella mentalità etrusca essi non erano la dimora terrena
della divinità. bensì un luogo in cui recarsi per pregare gli dei.
Frequenti erano gli omaggi da portare nei templi, solitamente consistenti in statuette
votive in terracotta o bronzo, oppure in offerte sacrificali (agnelli, capre, ecc.).
Gli unici elementi decorativi del tempio etrusco sono applicazioni fittili (come
gli acroteri e le antefisse), solitamente in terracotta dipinta, in buona parte realizzate
serialmente a stampo.
Un esempio significativo è l'antefissa con la testa di Gorgone nel tempio del
Portonaccio a Veio, oggi conservato al Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma.
34. La metà posteriore era costituita da tre celle, per tre diverse divinità, o da una sola cella
fiancheggiata da due ambulacri (passaggi o corridoi coperti fra colonnato e cella nel tempio
periptero) aperti.
La religione etrusca era politeista comprendeva gli dei superiori (con un dio supremo, Tinia), esseri
ultraterreni e demoni, spesso rappresentati nelle sculture in terracotta, bronzo o pietra, o nelle
pitture sui vasi o sulle pareti delle tombe.
35. Oltre alla decorazione pittorica, il tempio etrusco è decorato con frontoni a rilievo, cornici e
architravi con motivi vegetali, antefisse e acroteri in terracotta, con forme vegetali, animali, e
soprattutto figure sacre e demoniache. Si tratta sempre di elementi religiosi o simbolici.
38. VOLTERRA. La Porta all'Arco
La potente cintura difensiva della città di Volterra, lunga più di sette chilometri, non
comprendeva anche l'acropoli, la quale ne aveva un'altra di 1,8 chilometri.
Due fra le porte etrusche sono ancora oggi in ottimo stato di conservazione; fra
esse, la più nota è la Porta all'Arco.
La porta è realizzata in grandi blocchi di tufo sovrapposti a secco.
La potente cintura difensiva della città antica di Volterra, lunga più di sette chilometri,
è ancora oggi in ottimo stato di conservazione.
Essa conserva tre teste in pietra molto consumate dal tempo, che probabilmente
effigiavano persone illustri o divinità
Come particolare saliente, sul fronte esterno, si nota la sottolineatura dei tre elementi
principali dell'arco (la chiave di volta e i due piani di imposta) mediante tre teste
scolpite nella pietra, forse rappresentanti Giove (Tinia per gli etruschi) e i due
Dioscuri Castore e Polluce o Uni e Menerva, divinità protettrici, o forse ricollegabili
all' usanza orientale di esporre sulle mura cittadine le teste mozzate dei comandanti
nemici, come tacito monito verso qualsiasi presenza ostile.
41. Le tombe di Tarquinia
Un elemento di eccezionale interesse archeologico è costituito dalle vaste necropoli,
in particolare la necropoli dei Monterozzi, che racchiudono un gran numero di
tombe a tumulo con camere scavate nella roccia, nelle quali è conservata una
straordinaria serie di dipinti, che rappresentano il più cospicuo nucleo pittorico a noi
giunto di arte etrusca e al tempo stesso il più ampio documento di tutta la pittura
antica prima dell'età imperiale romana.
Le camere funerarie, modellate sugli interni delle abitazioni, presentano le pareti
decorate a fresco su un leggero strato di intonaco, con scene di carattere magico-
religioso raffiguranti banchetti funebri, danzatori, suonatori di aulós, Giocoleria,
paesaggi, in cui è impresso un movimento animato e armonioso, ritratto con colori
intensi e vivaci. Dopo il V secolo a.C. figure di demoni e divinità si affiancano agli
episodi di commiato, nell'accentuarsi del mostruoso e del patetico.
Tra i sepolcri più interessanti si annoverano le tombe che vengono denominate del
Guerriero, della Caccia e della Pesca, delle Leonesse, degli Auguri, dei Giocolieri,
dei Leopardi, dei Festoni, del Barone, dell'Orco e degli Scudi. Parte dei dipinti,
staccati da alcune tombe allo scopo di preservarli (tomba delle Bighe, del Triclinio,
del Letto Funebre e della Nave), sono custoditi nel Museo nazionale Tarquiniese;
altri sono visibili direttamente sulla parete su cui furono realizzati, restituendoci la
conoscenza della scomparsa pittura greca, cui sono legati da vincoli di affinità e
dipendenza.
Di minor livello artistico appare la scultura in pietra, presente in rilievi su lastre o nella
figura del defunto giacente sul sarcofago; notevole tra gli altri il sarcofago calcareo
della tomba dei Partunu, opera di pregevole fattura, databile a età ellenistica; tra le
decorazioni fittili, un frammento ad alto rilievo, proveniente dal frontone dell'Ara della
Regina, è conservato nel Museo nazionale tarquiniese, ove è raccolta tra l'altro
un'importante serie di reperti ceramici, bronzi laminati, rilievi e terrecotte provenienti
dalla zona, databili dal periodo geometrico al tardo-etrusco.