1. ESTRAZIONE DALLA CAVA - I FASE
Il procedimento di estrazione viene avviato mediante l‟iniziale
individuazione del sito più idoneo con la rimozione dello
strato di terriccio presente sulla superficie della roccia
calcarea, con conseguente pulizia e livellazione del banco
prescelto.
Successivamente interviene l'opera delle maestranze che
provvedono a tracciare la sagoma della circonferenza del
rocchio che si vuole estrarre secondo le esigenze di cantiere.
2. ESTRAZIONE
DALLA CAVA
II FASE
Si incideva il contorno dei tamburi, dai diametri prestabiliti.
Dopo questa preparazione, attorno all'intaglio del contorno del rocchio si scavava,
via via più profondo, un canale circolare largo circa 40-65-80 cm.
In pratica la calcarenite viene frantumata a forza di braccia con colpi di scalpello e
pian piano dopo tanta fatica degli scalpellini, così detti latomòi, affiora dal banco di
pietra il moncone di colonna da trasportare al cantiere per i templi in costruzione.
Il cordolo di pietra rimasto "in situ" tra i due canali doveva poi essere eliminato.
Questo procedimento veniva continuato fino a raggiungere l'altezza del pezzo voluta,
dipendente in larga misura dalla poderosità dello spessore dello strato estrattivo.
In questo solco dovevano esser fatti penetrare dei cunei di metallo il più
profondo possibile, fino a staccare il pezzo dalla roccia.
Per staccare dal fondo il rocchio posteriore, si rendeva necessario provvedere prima
allo stacco di quello anteriore.
Dopo all'estrazione, si dovevano rovesciare i rocchi e allontanarli.
5. ESTRAZIONE DALLA CAVA - III FASE
Venuto fuori per intero il troncone di colonna preventivato secondo le misure richieste
(generalmente 3m di diametro x 4m di altezza) si davano inizio alle operazioni di
scalzamento del tronco alla base.
Gli scalpellini incidevano alla base della colonna una marcata scanalatura contro la quale
inserivano appositi cunei di legno su cui si versava dell’acqua per farli gonfiare: in questo
modo i cunei gonfiati dall'acqua comprimevano le opposte pareti rocciose.
Contemporaneamente dall'alto della colonna si operavano poderose spinte, mediante leve
di grossi tronchi di legno, in sinergia con quelle alla base fino al completo distacco della
colonna.
7. ESTRAZIONE DALLA CAVA - IV FASE
Allorquando il troncone di colonna era staccato dalla roccia alla
base, questo veniva legato con robuste funi per adagiarlo, a
forza di braccia e di leve, in posizione orizzontale su una slitta
di legno capace non solo di reggere l'enorme peso (fino a 80
tonnellate), ma anche di sopportare tutte le sollecitazioni
relative al viaggio di trascinamento fino al cantiere dei templi.
9. TRASPORTO DALLA CAVA AL CANTIERE - V FASE
In pianura il trasporto dei blocchi (o dei semilavorati) necessitava
di sistemi di traino: nell‟antico Egitto, essi erano effettuati tramite
slitte trascinate dalla forza di centinaia di uomini, mentre
nell‟antichità classica e nelle epoche successive veniva
generalmente impiegata energia animale.
Un mulo non può trasportare più di kg.150 di materiale (vale a
dire non più di due blocchi di cm 20x25x50 circa), mentre un paio
di buoi è in grado di trainare un carro con un carico di circa 800
kg; il trasporto di pesi maggiori era reso possibile
moltiplicando gli animali aggiogati.
Il traino di grandi blocchi, effettuato aggiogando molte coppie di
buoi, era certamente in uso presso gli antichi Greci: lo studio
della nota epigrafe che registra i conti per la costruzione del
portico del telesterion di Eleusi, ad esempio, documenta l‟impiego
di 27-40 coppie di buoi per ogni viaggio.
10. In ogni epoca il costo del TRASPORTO DALLA CAVA
trasporto, in termini di AL CANTIERE - V FASE
fatica umana e di tempo,
era tra i più alti di tutte le
operazioni del cantiere. LIZZATURA
Nei casi in cui la zona di
estrazione si trovava in
aree montane, la prima
fase del trasporto era
rappresentata dalla
discesa dalla cava verso
il piano, tramite percorsi
che generalmente si
effettuavano su forti
pendenze, e lungo i quali
i blocchi dovevano
essere frenati.
Un sistema frequente era
l‟approntamento di piste
larghe qualche metro,
costituite da piani inclinati
(detti ‘lizze’), lungo le
quali venivano fatti
scendere i blocchi: i
blocchi, pesanti anche
oltre 25 tonnellate,
venivano issati sopra
slitte di legno di quercia
di lunghezza variabile
(anche sino a 12 metri).
Le slitte venivano fatte scorrere su assi di legno ingrassato disposti trasversalmente,
e venivano trattenute con grossi funi (dette canapi) agganciate ai bordi del percorso
a corti pali di legno duro (piri) infissi nella roccia; il graduale allentamento delle funi
consentiva un lento avanzamento dei carichi.
Iniziata la discesa, con l‟aiuto di leve, i „lizzatori‟ che hanno preparato la carica con
l‟aiuto dei “manovali di lizza”, toglievano via via le traverse dietro e le disponevano
davanti.
Nelle cave greche del marmo pentelico si conservano straordinarie testimonianze
di tale sistema, costituito da una via in forte pendenza, ai lati della quale si trovano
ancora i fori usati per i pali dove venivano avvolte e fatte scorrere le funi destinate a
frenare le slitte.
Nelle cave di marmo di Carrara la „lizzatura‟ è stata in uso fino a epoche recenti.