Lezione 2.1.1 del Progetto "L'Ospedale Va a Scuola" a cura dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma in collaborazione con l'Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell'Adolescente.
1. 1. LE PANDEMIE
Le pandemie fanno parte della storia dell’uomo. Dalla Peste, al Vaiolo, alla Spagnola
del secolo scorso fino alla pandemia da HIV, quella che causa l’AIDS e che ha
provocato tanti morti. Oggi c’è anche la pandemia del COVID 19, ma per fortuna
abbiamo il vaccino. Fino al secolo scorso i vaccini non esistevano, e alcune pandemie
hanno causato decine di milioni di morti.
2. Nell’antichità le epidemie diventavano pandemie a causa dei grandi esodi di
persone dovuti a guerre e carestie, o agli spostamenti degli eserciti e delle navi
commerciali o di conquista. Alcuni popoli, come per esempio gli indigeni delle
Americhe, sono stati decimati da malattie arrivate con i conquistatori, e a loro
sconosciute.
3. LA PESTE – LA PRIMA PANDEMIA DELLA STORIA
Una pandemia ha attraversato tutta la storia dell’umanità: si ratta della peste, una
malattia che esiste ancora, anche se in pochi luoghi, e si può curare con gli
antibiotici. La peste è infatti una malattia infettiva di origine batterica causata dalla
Yersinia pestis, portata dalle pulci di roditori selvatici e urbani, come topi, gerbilli,
scoiattoli, marmotte e cani della prateria
4. I cambiamenti ambientali e climatici, come le siccità prolungate, possono causare
grandi morie di roditori, che lasciano le pulci prive della loro fonte di nutrimento
preferita costringendole a ripiegare su altri mammiferi.
5. L'uomo viene contagiato occasionalmente tramite il morso di una pulce infetta e
la trasmissione può avvenire direttamente da uomo a uomo attraverso l'inalazione di
goccioline respiratorie (droplets) provenienti da pazienti con infezione polmonare
(peste polmonare).
6. La peste è una patologia potenzialmente molto grave, con una mortalità del 60%
circa, che scende tuttavia a 8-10% se viene iniziata tempestivamente un'adeguata
terapia antibiotica.
7. La prima pandemia di peste fu la peste di Giustiniano, che scoppiò nel 541 d.C.
a Costantinopoli, dove uccise circa il 40% della popolazione, per poi propagarsi, a
ondate, per tutta l'area mediterranea fino al 750 circa, causando dai 50 ai 100
milioni di vittime.
8. La seconda pandemia dilagò intorno al 1300 (peste nera), arrivando dal nord
della Cina attraverso l'Impero Mongolo, e si diffuse alla Turchia per poi raggiungere
la Grecia, l'Egitto e la penisola balcanica; nel 1347 si trasmise alla Sicilia e da lì a
Genova; particolarmente violenta fu l'epidemia a Firenze, dove uccise 100 mila
persone.
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2. 9. Nel 1353, dopo aver infettato tutta l'Europa, i focolai si ridussero fino a
scomparire. La peste nera uccise almeno un terzo della popolazione del continente,
provocando verosimilmente quasi 20 milioni di vittime.
10. La peste provocò un mutamento profondo nella società dell'Europa medioevale.
Le autorità svilupparono regolamenti che in caso di epidemia limitavano i movimenti
di merci e persone, istituivano quarantene, certificati sanitari e miglioravano le
condizioni igieniche delle città.
11. Importanti epidemie si registrarono nell'Italia settentrionale nel 1600 (ne scrive
Alessandro Manzoni ne I promessi sposi) dove morirono 1.100.000 persone su una
popolazione complessiva di circa 4 milioni.
12. La terza pandemia di peste partì dalla Cina nel 1855, propagandosi per tutta
l'Asia e uccidendo circa 10 milioni di persone nella sola India.
13. Oggi nel mondo ci sono circa 3000 casi la peste l’anno, distribuiti soprattutto tra
Africa, Asia e Sudamerica.
14. IL VAIOLO: UNA MALATTIA SCOMPARSA DAL MONDO GRAZIE AL VACCINO
Il vaiolo è stato una delle malattie virali più gravi che abbiano mai afflitto l’umanità.
Faceva parte della famiglia dei cosiddetti poxvirus.
15. Il virus si trasmetteva solo tra esseri umani, attraverso goccioline di saliva o
tramite l’uso condiviso di biancheria, utensili e stoviglie. Era estremamente
resistente, perché poteva sopravvivere sugli oggetti, essiccato, anche per un anno.
16. Attaccava le cellule della cute, causando lesioni simili a quelle della varicella ma
molto più pronunciate e gravi, tanto che la maggior parte delle persone che
guarivano riportavano cicatrici profonde, e molte rimanevano cieche. Nei paesi
occidentali moriva quasi un malato su tre.
17. Il vaiolo risale a tempi molto antichi, perché la mummia di Ramsete V, datata a
circa 3000 anni fa, porta segni che corrispondono alle cicatrici del vaiolo. Nel 1500 il
vaiolo era certamente arrivato in Europa e alla fine del 1700 era diventato la prima
causa di morte, con circa 400.000 morti l’anno. Il vaiolo fu una delle cause principali
dello sterminio dei nativi americani e australiani: queste popolazioni, che venivano a
contatto per la prima volta con un virus contro cui non avevano alcuna immunità,
morivano nel 70% dei casi.
18. Il vaiolo è stato la prima malattia ad avere un vaccino e a dimostrare, quindi, la
validità del principio che l’immunizzazione mediante vaccino può proteggere dalle
malattie infettive.
19. Nel 1796 medico britannico Edward Jenner prelevò la secrezione dalle lesioni
presenti sulle mani di una mungitrice affetta da vaiolo bovino (una forma lieve di
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3. vaiolo) e l’inoculò in un bambino, il quale sviluppò solo una febbre leggera. Quando
Jenner gli inoculò il vaiolo umano, il bambino non si ammalò.
20. Nella seconda metà del ‘900 l’OMS e i governi di vari paesi hanno promosso la
vaccinazione di massa che ha portato alla scomparsa del virus: l’ultimo caso di
trasmissione umana di vaiolo si verificò in Somalia nel 1977. Nel 1980, il vaiolo venne
dichiarato ufficialmente eliminato (eradicato).
21. L’INFLUENZA SPAGNOLA - LA PIÙ GRAVE PANDEMIA DELLA STORIA
DELL'UMANITÀ
La Spagnola fu una pandemia influenzale, insolitamente mortale, che fra il 1918 e il
1920 infettò 500 milioni di persone e ne uccise oltre 50 milioni nel mondo.
22. Fu detta "spagnola" poiché riportata dapprima soltanto dai giornali spagnoli, che
non subivano censura come gli altri paesi in guerra.
23. Fu la prima delle pandemie del XX secolo che coinvolgono il virus dell'influenza
H1N1, derivato da un virus aviario che, compiendo un “salto di specie” o “spillover”,
si sarebbe adattato all’uomo.
24. Si trattava di una classica influenza (tosse, raffreddore, febbre) che rapidamente
degenerava in una gravissima polmonite che causava una progressiva insufficienza
respiratoria, e in molti casi la morte. Perché?
25. Diverse ipotesi: una variante specifica molto aggressiva; un'anomalia climatica
(pioggia e gelo) che facilitò la trasmissione e replicazione del virus e la depressione
del sistema immunitario di soldati; o viceversa le eccessive reazioni immunitarie dei
giovani adulti.
26. Probabilmente in Europa il diffondersi della pandemia fu aiutato, oltre che
dall’incremento dei viaggi, dalla concomitanza con la prima guerra mondiale
(malnutrizione, campi medici e ospedali sovraffollati, scarsa igiene).
27. Verso la fine del 1918, dopo una seconda ondata devastante, il numero di nuovi
casi diminuì bruscamente, fino ad annullarsi: un’ipotesi è che il virus abbia subito
una mutazione rapida verso una forma meno letale, un evento comune nei virus
patogeni, poiché gli ospiti dei ceppi più pericolosi tendono a estinguersi (proprio
perché uccidono i loro ospiti).
28. LE MALATTIE INFETTIVE, ARMI LETALI PER I CONQUISTATORI
Nel 1520 nel continente americano in territorio messicano il vaiolo colpì gli indigeni
con grande durezza e fu un importante fattore nella conquista degli Aztechi e degli
Incas da parte degli Spagnoli.
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4. 29. Gli epidemiologi concordano su una sorta di verginità immunologica dei popoli
cosiddetti indigeni. Nel nuovo mondo non c’erano animali domestici e dunque la
possibilità di zoonosi, né quella di immunizzarsi contraendo malattie come il morbillo
in età infantile, cosa che accadeva agli europei.
30. Un altro elemento scatenante furono i viaggi per mare dei coloni europei, spesso
accompagnati dai loro animali domestici. Le prime traversate avvenivano in
condizioni igieniche disastrose che spesso trasformavano le navi in bombe
batteriologiche ambulanti, come si sa dalle stragi di schiavi trasportati dall'Africa alle
Americhe.
Brani tratti da
https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/v/vaiolo
31. LA PANDEMIA DEL SECOLO SCORSO: L’INFEZIONE DA HIV-AIDS
Negli anni ’80 si registrò un incremento strano di morti per una polmonite quasi
sconosciuta e molti giovani adulti iniziarono a mostrare sintomi di debolezza del
sistema immunitario
32. Si capì che un virus veniva trasmesso dai rapporti sessuali – prevalentemente
omosessuali – che distruggeva le cellule della difesa immunitaria: i linfociti CD4
positivi.
33. Si trattava del virus della immunodeficienza umana (HIV, Human
Immunodeficiency Virus) un retrovirus che causa un'infezione che, se non curata,
provoca l’AIDS (Acquired Immuo-Deficiency Sindrome).
34. L’AIDS è una malattia in cui il sistema immunitario viene distrutto dal virus HIV
che lo indebolisce progressivamente fino a consentire l'insorgenza di gravi infezioni
‘opportunistiche’ e tumori. Dopo circa 10 anni la persona infettata dall’HIV muore.
35. ll primo ceppo del virus è nato in Africa, simile a quello degli scimpanzè, e
tramite uno spillover era riuscito a infettare le cellule immunitarie dell’uomo. Già
nella prima metà del ‘900 in Africa erano aumentate le morti per tubercolosi e altre
patologie, che portavano misteriosamente a morire i malati per una progressiva
consunzione.
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5. 36. L’infezione riuscì a travalicare l'oceano alla fine degli anni sessanta diffondendosi
nella comunità gay statunitense (1982) diffondendosi poi in modo esponenziale in
tutto il mondo: una vera pandemia, mortale nel 100% dei casi.
37. Dalla fine degli anni ‘90 una combinazione di farmaci riesce a "bloccare" la
replicazione del virus, impedendo la distruzione dei linfociti e quindi prevenendo lo
sviluppo dell’AIDS, ma senza sconfiggere l’HIV.
38. La sindrome da HIV è diventata endemica nel nostro Paese, dove è crollato il
numero di decessi, ma non quello dei contagi. Resta invece ancora uno dei più gravi
fattori di mortalità nei paesi poveri.
39. Il problema è che l'AIDS non è più sentito come un'emergenza e il rischio di
contagio è sottostimato, soprattutto nei giovani.
40. Perciò il numero dei contagi si è stabilizzato (In Italia circa 3.500-4 000 l’anno) e
le diagnosi vengono fatte troppo tardi: circa il 50% dei soggetti scopre di essere
infetto solo quando si verifica la prima infezione grave dopo essere stati per mesi o
anni fonti di contagio e quando non possono approfittare di una terapia precoce.
41. Per evitare la trasmissione dell’infezione per via sessuale: avere rapporti solo con
un partner noto, non infetto, e, nel caso di rapporti occasionali utilizzare sempre il
preservativo.
42. Per evitare la trasmissione dell’infezione per via ematica: evitare l’uso in comune
di siringhe, aghi e altro materiale per iniezioni non monouso; sottoporsi a iniezioni,
agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing solo se gli aghi utilizzati sono monouso.
43. Ad oggi non esiste una cura in grado di eradicare completamente l'infezione
da HIV. Esistono, però, farmaci antiretrovirali efficaci, in grado di controllare la
replicazione virale e di consentire ai soggetti infetti una vita pressoché normale.
L'uso di questi farmaci in associazione è la cosiddetta terapia antiretrovirale (ART).
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