1. Basilica di
Sant’Ambrogio
Un lavoro di:
Un lavoro di:
Alex Vanni Grifalconi
Andrea Provenzano
Luca Gentile
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La storia Prima pagina
La struttura originaria
Il presbiterio
Portico del Bramante
Affreschi medioevali
Cappella della natività
3. La storia
È una delle chiese più antiche di
Milano e storicamente uno fra gli
edifici medioevali più notevoli
della Lombardia. Iniziata nel
379, fu costruita in piccole
proporzioni a tre navate senza
transetto. Nel 386 fu consacrata
da Sant'Ambrogio il quale, alla
sua morte avvenuta nel 397, vi fu
sepolto vicino ai corpi di San
Gervasio e San Protasio. Nel 789
accanto alla chiesa fu costruito il
monastero dei Monaci
Benedettini e nel IX secolo fu
eretto il campanile di destra,
molto semplice, detto dei monaci.
Le absidi e il presbiterio furono
costruiti nel X secolo mentre nel
XII secolo furono costruite le
navate, il tiburio, l'atrio e il
campanile di sinistra detto dei
Canonici, di stile Romanico-
Lombardo,
4. spartito da lesene e cornici di
archetti pensili (fu completato nel
1889 con la costruzione della loggia
trifora)..
Alla fine del XV secolo il cardinale
Ascanio Sforza incaricò il Bramante
di costruire i chiostri e il portico
della Canonica. Nei secoli seguenti
avvennero altri mutamenti, ma nel
1857 l'arciduca Massimiliano
d'Austria ordinò di riportare la
basilica alla primitiva semplicità,
dopo le deturpazioni avvenute
nell'epoca barocca, facendole
assumere l'aspetto attuale.
Danneggiata dai bombardamenti del
1943, venne ripristinata
dall'architetto Ferdinando Reggiori.
L'atrio a portico rettangolare che
precede la chiesa sostituisce quello
originario ispirato dall'arcivescovo
Ansperto il quale resse la chiesa
milanese dall'868 all'881.
5. Fu modificato nelle forme attuali nella prima metà
del XII secolo. I capitelli dei pilastri del robusto
porticato sono adorni di decorazioni vegetali, animali
simbolici e figure mostruose. Ai muri, sotto il portico
che cinge su tre lati e si chiude nel fondo alla
facciata della chiesa, sono allineate lapidi tombali,
bassorilievi e il sarcofago dell'arcivescovo Ansperto.
La facciata, fiancheggiata dai due campanili, è
composta di due logge sovrapposte delle quali quella
superiore ha cinque arcate degradanti e in basso è il
nartece ove si aprono i tre portali. I due portali
laterali, con possenti architravi, recano
raffigurazioni tratte dai bestiari medioevali; il
mediano è fiancheggiato da colonnine con architrave.
Le originarie imposte lignee intagliate con Scene
della vita di David e Saul risalgono al IV e VII
secolo, ma furono quasi completamente rifatte nel
XVIII secolo; i frammenti sono conservati nel
Museo della basilica I due battenti di bronzo sono
dell'XI-XII secolo. A sinistra del portale, marmoreo
Sepolcro di Pier Candido Decembrio umanista (m.
1477), opera diTommaso Cazzaniga.
6. La struttura originaria
La Basilica Martyrum fu fondata nell'ambito del
cimitero ad Martyres non lontano da porta Vercellina
e, secondo le intenzioni di Ambrogio, avrebbe dovuto
accogliere le sue spoglie. Sappiamo da una sua lettera
alla sorella Marcellina che la folla gli impose di
consacrare la chiesa con la presenza di reliquie: fu
così che i resti dei santi Gervasio e Protasio,
rinvenuti miracolosamente poco dopo presso la
basilica dei santi Nabore e Felice, furono deposti
sotto l'altare nel 386. Dopo i secolari rifacimenti
poco è sopravvissuto in alzato delle murature
originarie ed è di conseguenza impossibile restituire
un'immagine particolareggiata dell'edificio
paleocristiano. L'edificio avrebbe avuto un impianto a
tre navate: una maggiore conclusa da un abside,
affiancata da due navate minori.
7. Il rinvenimento nel secolo scorso delle fondazioni,
distribuite sui due lati, di quattordici colonne
complessivamente, ha consentito di proporre una
ricostruzione in base alla quale le navate erano
separate da due file di tredici colonne per lato, sulle
quali si impostavano quattordici archi, in
corrispondenza dei quali si aprivano plausibilmente le
finestre sia della navata centrale (più alta) sia di
quelle laterali. La navata maggiore si concludeva con
un arco di trionfo impostato su due semicolonne.
L'abside della primitiva basilica è stata riproposta in
pianta dalla critica con andamento ad arco ribassato,
ridotta quindi rispetto all'attuale sistemazione. Per
quanto riguarda il sistema di coperture si è in genere
concordi nell'immaginare una capriata lignea a un
unico spiovente per le navate laterali più basse e a
doppio spiovente per la navata centrale più alta.
8. Il presbiterio
Grande interesse è stato rivolto durante gli
scavi ottocenteschi all'area presbiteriale,
dove Ambrogio aveva deposto le reliquie
dei santi Gervaso e Protaso e predisposto
la propria sepoltura. Nonostante nelle
successive fasi sia cambiato l'intero assetto
del presbiterio e del coro e occultato il
livello pavimentale originario, è stato
possibile ricostruire le successive fasi di
sistemazione delle tombe: in origine
deposti in due loculi paralleli, orientati
sull'asse est-ovest, al di sotto dell'altare,
protetto da un muretto di recinzione, i resti
di Ambrogio, Gervaso e Protaso, per
iniziativa di Angilberto II (824-859),
furono trasferiti in un sarcofago di porfido
collocato al di sopra dei due loculi in senso
nord-sud, sotto il celeberrimo altare d'oro
di Vuolvino.
9. La cripta medioevale, rifatta nel XVIII secolo,
ha definitivamente alterato la percezione
della zona presbiteriale.
Dell'arredo paleocristiano interno sono
sopravvissuti una transenna marmorea con
chrismon, rinvenuta sul sarcofago
contenente Ambrogio, Gervasio e Protasio,
le colonne porfiretiche del ciborio, il
sarcofago nella navata centrale (detto di
Stilicone e reggente il pulpito) e il portale in
legno con storie di Davide dell'ingresso alla
basilica.
10. Portico del Bramante
L’elegante porticato in cotto che si apre
all’esterno della Basilica, lungo il lato
sinistro, doveva far parte della
nuova canonica, progettata alla fine
del XV secolo dal grande architetto
Donato Bramante (1444-1514) per
incarico del Duca di Milano Ludovico
Maria Sforza, detto Il Moro.
Il monumentale edificio, mai portato a
termine, era destinato ai Canonici
Regolari, la comunità religiosa che
fin dal VII secolo condivideva le
funzioni liturgiche della Basilica
insieme ai Monaci, prima Benedettini
e poi, dal 1497, Cistercensi.
11. Questi risiedevano nel Monastero
costruito alla destra della Chiesa
Ambrosiana e i cui chiostri
rinascimentali, oggi parte
dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore, offrono anch’essi
un’altra preziosa testimonianza
dell’attività del Bramante a
Milano.
L’attuale sistemazione del portico
segnato al centro da un grande
arco che fungeva da ingresso
monumentale alla Basilica per il
Duca e la sua corte, è dovuta ai
lavori di ricomposizione eseguiti
dall’architetto Ferdinando
Reggiori, tra il 1946 e il 1949,
dopo i danni causati dai
bombardamenti della Seconda
Guerra Mondiale.
12. Affreschi medioevali
La parte absidale, unica zona
superstite della fase alto
medioevale della Basilica,
conserva traccia della
decorazione pittorica più
antica, realizzata a partire
dalla II metà del X secolo.
Sul sottarco che introduce alla
navata sinistra, due tondi con i
busti di un Santo Vescovo e di
un giovane Santo (X secolo).
La composizione, di grande
eleganza, nella quale si
alternano personaggi e motivi
geometrici e vegetali stilizzati,
riflette il gusto proprio dell’arte
di età ottoniana.
Nel sottarco del presbiterio resta,
invece, un frammento con
scena di pesca e animali
fantastici databile al XIII
secolo.
13. Cappella della natività
Di fondazione tardo quattrocentesca,
anticamente dedicata al Salvatore e più tardi
a San Gerolamo e alla Natività, aveva come
pala d’altare l’Adorazione dei pastori di
Camillo Mandriani, detto il Duchino (1562
circa – 1618), attualmente conservata nella
Sala Capitolare. Ho partecipato l’11 novembre
2005 sera alla visita guidata sui temi della
Natività in Basilica, che abbiamo organizzato
come Commissione Cultura e che ha avuto la
sponsorizzazione della Banca San Paolo IMI.
Il percorso è stato fatto seguendo un criterio
cronologico di opere dal IV secolo al XVII
secolo: dall’altare d’oro al sarcofago di
Silicone, alle opere della navata di destra
(detta dei monaci) per finire nella Sala
Capitolare ad ammirare la natività di Camillo
Mandriano detto il Duchino.
Dalla competenza e dall'entusiasmo del
prof.Andrea Spiriti ho riportato un vero
godimento spirituale oltre che estetico.
Non avrei mai supposto che le opere d'arte che la
nostra Basilica propone ai visitatori che non si
fermino al primo colpo d'occhio potessero
essere così ricche di suggestioni anche nei
particolari che sfuggono anche a chi vi si reca
quotidianamente.
14. Seguendo l'itinerario, dall'altare d'oro al sarcofago di Stilicone, ai vari affreschi e
tavole pensavo che è pur vero che, al di là dell'appagamento visivo c'è un
invito alla contemplazione dei misteri di Cristo. Non per niente queste opere di
pittori, scultori, incisori, che arricchiscono le nostre cattedrali venivano definite
"Bibbia dei poveri".
Il tema della natività del Signore è presente in numerose opere della nostra
Basilica e anche questa è stata una scoperta. Il prof. Spiriti ce le ha fatte
gustare in tutti i minimi particolari, illustrandoci i vari simbolismi, in un
excursus nei vari episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento.
Chi avrebbe pensato che il Gesù Bambino raffigurato nel sarcofago di Stilicone, in
uno dei primi presepi, conosciuti potesse, con quelle fasce nelle quali è avvolto,
richiamare le bende lasciate nel sepolcro dopo la Resurrezione e che l'asino e il
bue più che scaldare,nel loro atteggiamento adorassero il Bambino; che la
mela offerta al Bambino nella natività di Gaudenzio Ferrari riportasse alla colpa
originale e, ancora, che l’ agnello .sgozzato che un pastore reca al presepio
raffigurato del quadro del. Duchino facesse pensare all'Agnello immolato,
ma,trionfatore dell'Apocalisse: E poi l'acqua, il ponte, le torri della pala del
Figino e molte altre allegorie presenti nelle opere, e tipiche delle varie. epoche,
non sono messe lì a caso, ma hanno avuto un senso ben preciso nella mente
dell'artista che non voleva solo soddisfare l’occhio ma anche parlare al cuore.
15. Dal resto sappiamo che le icone dipinte, dai
monaci orientali erano iniziate e portate a
compimento dopo lungo tempo passato
in preghiera.
Queste righe vogliono essere semplici
impressioni a caldo, raccolte anche dalle
molte persone intervenute, che sono
rimaste entusiaste dell'iniziativa e
aspettano le altre quattro visite, su
altrettanti capolavori, che saranno
organizzate a partire dal prossimo
gennaio.
Un’altra considerazione mi veniva
spontanea: che il successo di questo
momento culturale, che abbiamo dovuto
ripetere la sera del 18 novembre, per
sopperire alle molte richieste che ci sono
pervenute, mi rende ottimista: sono
ancora tante le persone che aspirano a
qualcosa di più alto delle banalità che la
vita quotidiana ci propina in abbondanza
e che, come diceva Dostoevsky, “la
bellezza salverà il mondo”.
16. Mosaico absidale
Al centro, su un fondo di tessere d’oro, è il Cristo
pantokrator assiso su un grande trono gemmato.
Ai suoi lati sono i martiri Gervasio e Protasio sui
quali planano in volo gli arcangeli Michele e
Gabriele recanti corone.
Alla base del trono sono tre medaglioni con i busti
dei santi Marcellina e Satiro, fratelli di Ambrogio
e Candida. Ai lati del gruppo centrale due
momenti narrativi, riquadrati da alte palme,
raffigurano il miracolo dell’ubiquità di
Sant’Ambrogio: mentre si addormenta dicendo
Messa a Milano (a destra) contemporaneamente
prende parte ai funerali di San Martino a Tours
(a sinistra). Il grande sontuoso mosaico che
riveste il catino absidale, così come appare oggi,
è il risultato di numerosi interventi di restauro,
primo tra tutti quello ottocentesco che ha
comportato diversi rifacimenti e l’asportazione di
alcune parti originali conservate ora in collezioni
pubbliche. Gravemente danneggiato durante la
II Guerra Mondiale, fu reintegrato nel
dopoguerra e di nuovo restaurato nel 1997, in
occasione del XVI centenario della morte di
Ambrogio.
17. I diversi rimaneggiamenti rendono molto difficile una precisa collocazione
cronologica e stilistica dell’opera che si presenta tuttavia come un
unicum, sola testimonianza superstite di questa tecnica della
Lombardia Medioevale. Mentre il gruppo centrale del Cristo rivela una
matrice tardo bizantina ed è databile agli inizi del Duecento, alla fine
quindi dei grandi lavori di ricostruzione della Basilica in forme
romaniche e dopo il grave dissesto del 1196, gli episodi laterali
potrebbero addirittura essere sopravvivenza di età carolingia (prima
metà del IX secolo) anche per la scelta iconografica che, come
nell’altare d’oro di Volvino, tende a sottolineare il legame tra
Sant’Ambrogio e San Martino, entrambi grandi oppositori dell’eresia
ariana.
La decorazione interna dell’abside era completata nel Medioevo da
preziose lastre ad intarsi marmorei e paste vitree raffiguranti i dodici
agnelli (di cui si conservano alcuni frammenti) sormontate
dall’affresco, tra le finestre, con i diciotto vescovi suffraganei di
Milano.