2. Il romanticismo è un movimento artistico dai contorni meno definiti rispetto al
neoclassicismo. Benché si affermi in Europa dopo che il neoclassicismo ha
esaurito la sua vitalità, ossia intorno al 1830, in realtà era nato molto prima.
Le prime tematiche che lo preannunciavano sorsero già verso la metà del
XVIII secolo. Esse, tuttavia, rimasero in incubazione durante tutto lo sviluppo
del neoclassicismo, per riapparire e consolidarsi solo nei primi decenni
dell’Ottocento. Il romanticismo ha poi cominciato ad affievolirsi verso la metà
del XIX secolo.
3. Neoclassicismo e Romanticismo
• dà importanza alla • rivaluta la sfera del sentimento,
razionalità umana della passione ed anche della
• laico e persino ateo irrazionalità
• riferimento la storia classica • movimento di grandi suggestioni
• impostava la pratica artistica religiose
sulle regole e sul metodo • storia del medioevo
• stile internazionale • rivalutava l’ispirazione ed il genio
individuale
• caratteristiche differenziate da
nazione a nazione
4. Il termine <<romanticismo>> indica il momento umano in cui il
sentimento prevale sul ragionamento.
Il movimento romantico è manifestazione d'individualità contro la
bellezza astratta di tradizione greco-romana, esplicandosi in senso
soggettivo come manifestazione del sentimento dell'artista e in senso
oggettivo come rappresentazione del <<tipico>>.
Il romanticismo riconosce la continuità tra arte e vita, e vede l'artista
impegnato nelle lotte nazionali.
Poiché l'opera d'arte non è soggetta a regole, significa che artisti si
nasce, non si diventa attraverso lo studio. Poiché la scuola impone
proprio quelle regole, obbligando a un solo modo di esprimersi e
reprimendo ogni tentativo di affermazione individuale, bisogna
combattere contro di essa, che è la morte della libertà dell'artista.
Essendo l'opera d'arte l'espressione del <<sentimento soggettivo>>
ne consegue che essa non è frutto della razionalità, ma dell'intuito, del
<<genio>>.
Solo il genio è capace di creare dal nulla, perpetuando con l'opera il
suo pensiero.
I temi romantici non sono tratti dal mito, ma, per lo più, dal medioevo.
5. PITTURA
Théodore Gericault Eugène Delacroix
William Turner
Caspar David Friedrich
Dante Gabriel Rossetti
John Constable Francesco Hayez
Giovanni Fattori
6. Théodore Gericault (1791-1824)
Svolse le sue prime esperienze pittoriche nell’ambiente neoclassico
francese.
Dopo un periodo di soggiorno a Roma, fece ritorno a Parigi, nel 1817, dove
conobbe Delacroix. In quegli anni realizzò il suo quadro più famoso:
«La zattera della Medusa».
Negli anni successivi, il suo interesse per un naturalismo nudo e crudo lo
portò a prediligere temi dal gusto macabro ( teste dei decapitati, ritratti di
pazzi e alienati mentali rinchiusi nei manicomi_
« Alienata con la monomania del gioco»).
gioco»
Rappresenta il prototipo del successivo artista romantico: amorale e
asociale, disperato e maledetto, che alimenta il proprio genio di eccessi e
trasgressioni.
Il gusto per l’orrido e il rifiuto della bellezza dà immediatamente il senso della
sua poetica: un’arte che non vuole essere facile e consolatoria ma che deve
scuotere i sentimenti più profondi dell’animo umano, proponendogli immagini
raccapriccianti.
7. La zattera della medusa
Il quadro di Gericault, prende spunto, nel suo soggetto, da un fatto di cronaca
successo nel 1816: l’affondamento della nave francese Medusa.
Gli occupanti della nave si rifugiarono su una zattera che rimase abbandonata alle
onde del mare per diverse settimane. Gli sfortunati occupanti di quella zattera vissero
una esperienza terribile che condusse alla morte la gran parte di loro. Solo una
quindicina di uomini furono tratti in salvo da una nave di passaggio, dopo che su
quella zattera era avvenuto di tutto, anche fenomeni di cannibalismo.
Olio su tela,
491x716 cm.
Parigi,
museo del
Louvre
8. Formalmente il quadro è costruito secondo il classico sviluppo piramidale.
Le piramidi sono in realtà due ed esprimono due direzioni che si incrociano tra loro
opponendosi.
La prima piramide parte
dall’uomo morto in basso
a sinistra ed ha il vertice
nell’uomo che, di spalle,
sta agitando un panno. È
la direzione umana cha va
dalla disperazione, di
coloro che sono morti, alla
speranza di chi ha ancora
la forza di agitarsi con la
speranza di essere visto
da qualcuno che vada a
salvarli.
La seconda piramide parte dalle onde del mare per giungere all’albero che sorregge
la vela. Questa è la direzione del mare che spinge in direzione opposta rispetto alla
direzione delle speranze umane. È proprio la tensione visibile tra queste due forze
opposte a dare un primo tratto drammatico alla scena.
9. In quest’opera, Gericault usa più riferimenti alla storia dell’arte. L’atmosfera e i
contrasti luministici rimandano inevitabilmente a Caravaggio. Anche il braccio
abbandonato nell’acqua, dell’uomo morto in basso a sinistra, è copiato da Caravaggio.
Le figure hanno una tensione muscolare, e una torsione, che rimandano
immediatamente a Michelangelo. Le figure in basso a sinistra, del ragazzo morto e del
padre che lo sorregge pensoso, sembrano due statue greche. Da notare il particolare
del ragazzo che, benché nudo, ha le calze arrotolate ai piedi. Questo particolare, di
crudo realismo, sgombera il campo da qualsiasi lettura mitologica o idealizzata. Quelle
calze, così comuni e banali, danno il senso tragico della umanità violata, ossia della
morte vera che spegne le persone vere in carne ed ossa.
10. IL BOZZETTO
Il bozzetto della Zattera è molto
interessante e ci rivela molti indizi per
comprendere l’evoluzione verso la
stesura definitiva del quadro.
Il motivo delle due diagonale
contrapposte era già presente ma il
progetto iniziale, e prevedeva una
nave all’orizzonte verso la quale i
naufraghi facevano segnali per farsi
notare.
Questa nave scompare nella versione finale, e, se si guarda attentamente il quadro
definitivo, si nota che lì dove doveva apparire la nave vi è un’onda che si solleva sulla
linea d’orizzonte. Probabile quindi che la scelta di non far apparire la nave sia stata
presa proprio all’ultimo momento. In effetti il gruppo che si agita non ha motivo di
compiere una simile azione se all’orizzonte non c’è nulla: ma qui sta l’effetto di suspense
voluto da Gericault, per toglierci il lieto fine ed amplificare il senso di disperazione di chi
sta naufragando in mare.
Un altro elemento di differenza che si nota è la mancanza, nel bozzetto, dell’ultima figura
sulla sinistra in basso, quella per la quale posò Delacroix.
11. Alienata con la monomania del gioco
Si rivela una profonda dignità
nella solitudine dell’ Alienata
con la monomania del gioco,
una vecchia dagli occhi
incavati e dalle palpebre
arrossate, dalla fronte solcata
da profonde rughe e dai capelli
corti che le fuoriescono dalla
cuffia scomposta, con lo
sguardo perso nel vuoto a
rincorrere il pensiero fisso che
l’ha estraniata dalla vita reale.
Olio su tela, 77x64,5
cm. Parigi, museo
del Louvre
12. Eugène Delacroix (1798-1863)
Ha interpretato il romanticismo in Francia.
Formazione giovanile presso il pittore neoclassico Guerin; entra in contatto con
Gericault.
Sviluppa la pittura in due direzioni fondamentali: il colore espressivo, sul versante
formale, ed i soggetti esotici, sul versante poetico (Michelangelo-Rubens).
Partecipò al Salone d’Autunno nel 1822 con il quadro «La barca di Dante».
Di due anni dopo è la tela «Il Massacro di Scio».
Il quadro più importante è la tela «La Libertà che guida il popolo» del 1830.
Dopo questo periodo, anche per via di suoi viaggi in Marocco e in Spagna, la pittura
di Delacroix si porta su soggetti sempre più esotici, quali «Le donne di Algeri», per
poi passare a soggetti più legati alla storia.
L’importanza di Delacroix nella pittura francese dell’Ottocento è notevole soprattutto
per gli sviluppi successivi. Egli, molto suggestionato dagli effetti cromatici dei quadri
dell’inglese Constable, inizia a sperimentare quella divisione dei colori che sarà il
motivo fondamentale di tutta la successiva esperienza impressionista e neo-
impressionista. Benché usi una tavolozza di molteplici colori, sia puri sia smorti, la
sua tecnica si basa sull’esaltazione cromatica data dall’accostamento di tinte e toni
diversi secondo il principio del contrasto luministico.
13. La barca di Dante
In questo quadro Delacroix
rappresenta il momento,
descritto nel III terzo canto
dell'Inferno in cui Dante e
Virgilio attraversano il fiume
Acheronte sulla barca di
Caronte. Alla barca cercano
di aggrapparsi le anime dei
dannati, per poter giungere il
più presto possibile al luogo
loro destinato. Durante il
guado un terremoto
improvviso scuote la terra e
Delacroix rende la scena con tratti di forte fa apparire in lontananza
drammaticità, cercando di suscitare una "una luce vermiglia". Lo
violenta emozione nello spettatore che spavento fu così forte per il
guarda il quadro. Il riferimento alla Zattera poeta che cadde svenuto, e
della Medusa di Gericault è fin troppo si ritrovò, senza accorgersi,
evidente, e non mancano elementi stilistici, sull'altra riva del fiume
soprattutto nel trattamento vigoroso dei nudi, infernale.
che rimandano a Michelangelo e a Rubens.
14. Massacro di Scio
L'episodio raffigurato nel quadro
rimanda ad un episodio storico
realmente avvenuto in quegli anni.
Siamo nel 1822 e la Grecia è in
guerra contro la Turchia per
conquistare la propria
indipendenza. In quest'isola i
turchi, per rappresaglia contro i
greci, compirono un massacro
feroce, trucidando circa ventimila
persone e deportando i superstiti
come schiavi. L'episodio di feroce
barbaria fece scalpore in Europa,
suscitando indignazione
soprattutto negli ambienti romantici
che parteggiavano per la causa
greca. Di qui la scelta di Delacroix
di dedicare un quadro
all'avvenimento, per usare la sua
pittura come spunto di denuncia
contro gli orrori della guerra.
15. La libertà guida il popolo
Olio su tela,
235x260 cm.
Parigi, museo del
Louvre
La libertà guida il popolo
16. La composizione ha lo stesso sviluppo piramidale
della Zattera della medusa, però in questo caso il
gruppo ha un orientamento ruotato di 180 gradi.
Nella «Zattera» l’uomo che fa da vertice alla
piramide guarda verso l’orizzonte interno al quadro,
nella «Libertà che guida il popolo» il vertice della
piramide, la donna con la bandiera, guarda verso lo
spettatore(nella «Zattera» il contenuto è
pessimistico; nella «Libertà che guida il popolo» è
ottimista).
Nel primo caso, infatti, la «Zattera» esprime il senso
di sconforto che è la nota dominante della Francia
nel 1818: una nazione che ha perso una rivoluzione
ed un impero. Nel 1830 un’altra rivoluzione, meno
cruenta, si è svolta: i parigini sono ritornati sulle
barricate e ciò significa che hanno ritrovato fiducia in
sé. Sono quindi ispirati da ottimismo.
Nel quadro di Gericault lo spettatore è portato a guardare nella stessa direzione verso la
quale guarda l’uomo che agita il panno:anche lo spettatore non vede nulla all’orizzonte.
Gioca sul dubbio ansia ed angoscia. Ne «Libertà che guida il popolo» la donna guarda
verso lo spettatore. Conduce la sua marcia per coinvolgerlo nella sua azione. (funzione
esortatrice sentimenti di forza e ribellione).
17. Da considerare inoltre che il quadro di Gericault usa questa rappresentazione così
intensa e drammatica utilizzandola come metafora. Il naufragio della Medusa è la
metafora del naufragio della Francia e delle idee rivoluzionarie di libertà,
uguaglianza e fraternità. La «Libertà che guida il popolo» non è una metafora ma
una allegoria. Usa cioè una immagine, quella della donna con la bandiera in mano,
per visualizzare un sentimento.
18. Donne di Algeri
Il quadro è uno degli
esempi più noti di quella
moda legata al fascino
dell'oriente arabo, che
ritroviamo in Europa nella
prima metà dell'Ottocento.
È uno dei tanti momenti
compresi nel termine
"esotismo", ad indicare
suggestioni che l'ambiente
culturale europeo prendeva
da altre culture non
europee.
Delacroix effettuò nel 1832 un viaggio in Africa dove visitò il Marocco e l'Algeria.
Proprio in quest'ultimo paese ebbe l'opportunità di visitare segretamente l'harem di un
importante funzionario arabo. E qui prese lo spunto per il quadro "Donne d'Algeri",
che gli serve per rappresentare tutta la carica di indolente sensualità colta non solo
negli atteggiamenti delle donne, ma anche nei tessuti, nelle raffinate decorazioni, nei
profumi e così via. Il quadro, a differenza di altre opere di Delacroix, non suscitò
scandalo, ma ebbe un'accoglienza entusiastica al Salone e fu acquistato dal re Luigi
Filippo, benché Delacroix non fosse intenzionato a venderlo.
19. Caspar David Friedrich (1774-1840 )
Pittore tedesco interessato, nella poetica del romanticismo,
soprattutto al lato mistico della natura.
La prima opera che lo rese noto fu la «Croce sulla montagna».
Questi paesaggi di Friedrich sono lo spettacolo della natura (
«Abbazia nel querceto» ,
«Un uomo e una donna davanti alla luna» ma servono anche a
misurare la piccolezza dell’uomo nel confronto con tale vastità di
orizzonti( «Il viaggiatore sopra il mare di nebbia» ,
«Le bianche scogliere di Rugen» ).
Il sentimento panico della natura, sede dell’infinito che ci riporta a
Dio, è la maggiore caratteristica di Friederich. Ed è ciò che lo
distingue da altre tendenze romantiche anche tedesche e di
ispirazione religiosa, quali i Nazareni, che invece perseguirono una
immagine della religione e della fede più aderente ai modelli letterari
e medievali.
Friedrich, nel cercare Dio solo nella sua creazione, è sicuramente più
originale ponendosi come il maggior pittore romantico tedesco.
20. La croce sulla montagna
Il dipinto è in realtà una pala d'altare realizzata per la cappella privata del Castello
di Tetschen in Boemia
Questa pala d’altare è composta unicamente da
un paesaggio di montagne, su cui si staglia il
segno nero di una croce. Che un paesaggio
potesse essere un immagine religiosa è una
grossa rivoluzione che non poco stupì i critici del
tempo. In essa, tuttavia, è chiaramente
avvertibile una suggestione religiosa data dallo
spettacolo della natura, intesa come opera
divina, in cui la presenza della croce serve
principalmente ad elevare il nostro pensiero a
Dio. il quadro trasmette una carica mistica, e non
solo per la croce raffigurata tra gli alberi, ma
anche per il senso di maestosità silenziosa che
questa cima di montagna comunica. L'idea di
unire il tema della natura con quello del sacro è
sicuramente uno dei segni più chiari del
passaggio da un clima culturale di impronta
neoclassica al nuovo clima romantico.
C. D. Friedrich, La croce sulla montagna, 1808
21. Il viaggiatore sopra il mare di nebbia
In questo quadro, si avverte la poetica del
pittore. Il sublime: il senso della natura
possente e smisurata, viene qui presentato con
molta evidenza. Su una roccia di origine
vulcanica un uomo, raffigurato di spalle, ammira
il panorama che gli si apre davanti. La nebbia
che gli è innanzi è quasi come un mare da cui
emergono come isole le cime delle montagne.
Non vi è vegetazione che crea angoli
accoglienti. Le rocce sono nere e inospitali.
Emergono dai fumi di una nebbia che sembra
quasi il vapore che sprigiona la terra dal suo
interno.
L’uomo che ammira questo spettacolo ci dà il
confronto tra la piccolezza della dimensione
umana e la vastità dell’opera della natura. È
raffigurato di spalle così che lo spettatore del
quadro deve condividere il suo punto di vista e
compenetrarsi nel suo stato d’animo. Lo stato
d’animo, cioè, di chi avverte dentro di sé il
sentimento del sublime: meraviglia e quasi C. D. Friedrich, Il viaggiatore sopra il mare di nebbia,
1818
sgomento di fronte all’immensità dell’universo.
22. Abbazia nel querceto
C. D. Friedrich, Abbazia nel querceto,
1809
In quest'opera di Friedrich si coglie un tema molto caro allo spirito romantico: la visione
delle rovine con tutto il loro fascino legato al senso del tempo che passa. In una luce,
che ricorda un'alba nordica, si intravedono degli alberi scheletrici e un muro con una
finestra in stile gotico, ultimo resto di un'antica abbazia distrutta e trasformata in cimitero.
In basso si intravedono dei monaci con una bara sulle spalle, che stanno probabilmente
accingendosi a seppellire un loro confratello morto. Ma qui a ispirare il pittore è il senso
della morte e del disfacimento, che non riguarda solo le persone, ma anche le cose che
loro fanno, quali gli edifici, che sembrano dover sfidare i tempi ed invece anch'esse
inesorabilmente si polverizzano.
23. Un uomo e una donna davanti alla luna
C. D. Friedrich, Un
uomo e una donna
davanti alla luna,
1819
Anche il chiaro di luna è un tema molto caro ai romantici, e non poteva mancare nel
campionario delle immagini dipinte da Friedrich. In questo quadro il paesaggio notturno
si trasforma in una massa scura nella quale si insinua il controluce della luna a delineare
le silhouette molto espressive degli alberi e dei due spettatori raffigurati nella scena.
24. Le bianche scogliere di Rugen
Anche in questo quadro il tema che Friedrich
svolge è il rapporto dell'uomo con lo
spettacolo della natura. Due uomini e una
donna osservano il mare profilarsi tra uno
squarcio delle scogliere di Rugen, un'isola
tedesca del mar Baltico.
Il senso di vertigine che l'immagine vuole
comunicare è un ulteriore esempio della
ricerca del sublime, che Friedrich coglie
nella visione incantata della grandiosità della
natura.
C. D. Friedrich, Le bianche scogliere di Rugen, 1818
25. John Constable (1776-1837)
La produzione artistica di Constable è quasi tutta incentrata sul tema del paesaggio.
I suoi paesaggi sono sempre gradevoli: ritraggono una natura in cui c’è un felice
equilibrio tra gli elementi naturali (alberi, fiumi, colline) e gli elementi artificiali (case,
stradine, ponticelli). Questi esprimono il sentimento di armonia tra l’uomo e la natura.
Per la loro casuale ed irregolare disposizione rientrano pienamente in quella
categoria estetica del pittoresco. Ciò che manca, in questi quadri, sono le false
rovine che davano al pittoresco precedente un carattere eccessivamente artificioso e
letterario.
• Il carro di fieno
• Flatford Mill
• Studio di nuvole
• Arcobaleno su Hampstead Hearth
Ciò che caratterizza formalmente la pittura di Constable è la capacità di indagare gli
elementi visivi che formano un paesaggio. Assente un disegno compositivo, lo stile
pittorico è tutto affidato al colore. Il suo tocco è filamentoso e sporco. Le forme non
hanno un contorno definito ma si riconoscono solo dai passaggi di tono e di colore.
La superficie del quadro viene a presentarsi, ad una visione molto ravvicinata, come
un impasto formato da mille tonalità differenti. Questa tecnica fa sì che le immagini
percepite sul quadro sembrano vibrare di una autonoma luce, rendendole più vive e
dinamiche.
26. Il carro di fieno
In questo quadro il soggetto, il carro di fieno, è solo un pretesto per consentire la
rappresentazione di un paesaggio tipicamente inglese. Il carro sta guadando un piccolo
ruscelletto che, nello spazio del quadro, forma una duplice curva ad esse. In una delle
due anse del ruscello, a sinistra, c’è una casa che sembra quasi confondersi con il
paesaggio circostante. La casa viene protetta da una cortina di alberi che creano una
nicchia accogliente in cui si inserisce l’edificio. Sulla destra si apre una pianura che viene
chiusa da una fila di alberi che si vede in lontananza. La parte superiore del quadro è
occupata da un cielo percorso da nuvole.
John Constable, Il carro di fieno, 1821
27. Flatford Mill
Flatford Mill è una
delle prime grandi
realizzazioni di
Constable realizzate
in gran parte en plain
air. Benché sia stato
preceduto da
numerosi studi e
schizzi, il quadro
cerca una visione
quasi casuale del
luogo raffigurato.
John Constable, Flatford Mill, 1817
Nella scena, ambientata nei suoi luoghi d’infanzia, vediamo sullo sfondo a sinistra il
mulino ad acqua proprietà del padre con un attracco per le barche che venivano trainate
da cavalli su e giù lungo il fiume. L’immagine è una ricerca di quella spontaneità della
natura, al quale l’uomo adatta le sue necessità e non viceversa. Il gusto per il pittoresco
è qui una dimensione non solo estetica, ma di grande partecipazione emotiva, come ci
attesta la scelta di raffigurare i proprio luoghi d’infanzia.
28. Studio di nuvole
L’interesse per lo
studio analitico del
paesaggio in
Constable è attestato
da centinaia di tele che
egli ha dedicato alle
nuvole. Chi conosce
l’Inghilterra sa che le
nuvole costituiscono,
qui più che altrove, un
elemento determinante
del paesaggio
L’interesse di Constable non si sofferma solo sulla diversa forma che i banchi di nuvole
possono assumere, ma ne indaga soprattutto la qualità luminosa e cromatica in
riferimento alle diverse ore del giorno. Questi esperimenti, che per certi versi anticipano
l’Impressionismo francese, ci dimostrano l’intuizione di Constable che la luce è la grande
protagonista del paesaggio
29. Arcobaleno su Hampstead Heath
È questo uno degli ultimi paesaggi realizzati da Constable. La piana di Hampstead è uno
dei paesaggi preferiti da Constable che spesso ritrae questi luoghi nei suoi dipinti. Qui vi
inserisce un immaginario mulino a vento, ma soprattutto vi rappresenta due arcobaleni.
L’interpretazione del luogo ci dimostra come nella sua attività matura l’indagine
scientifica della natura cede sempre più il passo ad una ricerca di effetti visivi più lirici.
Così come una semplificazione delle superfici ad effetti quasi astratti ci testimoniano una
padronanza che riesce ad evocare e suggestionare anche senza più rappresentare.
30. William Turner (1775-1851)
E’ l’altro grande interprete, insieme a Constable, della pittura di paesaggio
romantica in Inghilterra.
Formazione giovanile:pittura di Cozens, con una progressiva ammirazione per un
altro paesaggista francese del Seicento, Claude Lorrain.
Nei suoi quadri gioca un elemento fondamentale: la luce.
Egli cerca di dare un’autonomia alla luce rappresentandola non come riflesso sugli
oggetti ma come autonoma entità atmosferica. Per far ciò, usa il colore in totale
libertà con pennellate curve ed avvolgenti. Le immagini che ne derivano hanno un
aspetto quasi astratto che non poco sconvolse il pubblico del tempo. Secondo
alcuni critici egli non dipingeva ma impastava sulla tela ingredienti da cucina, quali
uova, cioccolata, panna, ricavandone un miscuglio da pasticciere. Queste critiche
dimostrano quanto fosse poco compresa la sua pittura. Essa, tuttavia, divenne un
riferimento importante per la successiva pittura impressionista.
• Pioggia, vapore e velocità
• Regolo
• Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi
• Tempesta di neve
• Il canal grande
31. Pioggia, vapore e velocità
La tela è un impasto di colori
indefiniti che non danno una
immagine molto riconoscibile.
Tutto si riduce ad una linea di
orizzonte e a due diagonali
trasversali, una a sinistra, poco
evidente, che rappresenta un
ponte ad arcate, una a destra,
più evidente, che rappresenta un
altro ponte su cui sta correndo
un treno. Il resto è solo luce,
colta nelle sue differenti
colorazioni, nel momento che
attraversa una atmosfera densa
e dinamica. L’aria, infatti, è
pregna di pioggia e di vapore,
come dice il titolo, ed è una
William Turner, Pioggia vapore e velocità, 1844
presenza che diventa immagine
che sovrasta il resto della
visione.
32. In questo quadro compare invece un elemento decisamente nuovo: il treno.
l’artista riporta simbolicamente il treno nella stessa categoria del sublime. La
categoria della potenza sovraumana ma che, in questo caso, non si curva
come la tempesta ma procede per linee rette come è nelle cose fatte
dall’uomo.
Il taglio decisamente inusuale dato dalla diagonale del ponte, il dinamismo che
suggerisce la velocità del treno, ma soprattutto la tecnica fatta di macchie di
luce che rendono vaghi gli oggetti, rendono questo quadro uno degli esiti più
sintomatici delle ricerche formali di Turner.
33. Regolo
Nel quadro è rappresentato il porto di Cartagine, la città nemica di Roma. I cartaginesi
fatto prigioniero Attilio Regolo, lo rimandarono in patria per convincere i romani a
desistere dalla guerra. Attilio Regolo incitò invece i romani a continuare, e, per l'onore
della parola data, fece lo stesso ritorno a Cartagine dove i cartaginesi lo sottoposero a
crudeli torture, quali il taglio delle palpebre, e poi lo uccisero
Il vero protagonista
dell'immagine è la grande luce
che proviene dal fondo, punto
di fuga ideale nel quale
convergono le quinte degli
edifici che si affacciano sul
canale del porto. Qui, più che
altrove, appare evidente la
ricerca di Turner di
rappresentare direttamente la
luce, senza utilizzarla come
mezzo strumentale per la
visione di altro.
William Turner, Regolo, 1828
34. Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi
William Turner, Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi,
1812
Il quadro, al pari di "Regolo", prende solo a pretesto l'episodio storico di Annibale per
una immagine che in realtà è una libera ricerca di effetti luminosi e dinamici attivati da
una tempesta di neve. Lo schema compositivo ricorre in molte altre opere di Turner: una
specie di vortice che ruota intorno ad un punto posto in posizione leggermente
decentrata. In questo caso Turner cerca la rappresentazione del sublime "dinamico" che
scaturiva la sensazione di intensa ed emozionante paura di fronte alla potenza della
natura. Potenza che ritroviamo nello spettacolare scatenarsi degli elementi in occasione
di tempeste, uragani, eruzioni di vulcani, terremoti, maremoti, e così via.
35. Tempesta di neve
William Turner, Tempesta di neve, 1842
Lo scatenarsi di una tempesta di neve avviene in mare, travolgendo una nave che nel
quadro appena si intravede nel gran turbinio d'acqua che Turner rappresenta. Il mare è
anch'esso un soggetto molto amato dall'artista inglese, che in numerosi quadri
rappresenta scene marine e navi. Qui il mare diviene il luogo di quel "sublime dinamico"
che abbiamo visto spesso comparire nei quadri di Turner, che in questa tela, più che in
altre, abbandona ogni preoccupazione di rappresentazione figurativa per darsi ad una
pittura di gesto che sfiora quasi l'astratto.
36. Il Canal Grande William Turner è stato un
artista molto presente in
Italia, e nei suoi numerosi
viaggi ha toccato molti
luoghi caratteristici della
penisola, quali Roma, Tivoli,
Napoli ed altri, di cui ci ha
lasciato testimonianza in
numerosi quadri e disegni.
Uno dei luoghi a lui più
congeniali fu Venezia.
Questo quadro raffigurante
il Canal Grande è solo una
delle numerosissime tele
che Turner realizzò a
Venezia. Le sue
caratteristiche stilistiche
sono ben evidenti
soprattutto nel dissolversi
della forma nella luce, che
William Turner, Il Canal Grande, 1835
dà all'immagine un aspetto
evanescente e un po'
sfocato.
37. Dante Gabriel Rossetti (1828-1882)
E’ il principale esponente della Confraternita dei Preraffaelliti(movimento
romantico che si rifà al medioevo:rifarsi all’epoca tardo-medioevale, in
particolare alla spiritualità e allo stile tardo gotico e primo rinascimentale del
Trecento e del Quattrocento. Ciò che rifiutano è quel rinascimento maturo di
Raffaello), costituita in Inghilterra nel 1848. Nonostante il nome italiano,
Rossetti è un pittore inglese che sviluppa la sua attività nella seconda metà
dell’Ottocento.
I quadri preraffaelliti di Rossetti sono pervasi da una dimensione del silenzio
che risuona di note sensuali e decadenti. La figura femminile è sempre
presente, svolgendo un ruolo simile a quello di Beatrice per Dante: lo
svelamento, attraverso la bellezza, della dimensione trascendentale.
• Ecce ancilla domini
• Beata Beatrix
• Proserpina
38. Ecce ancilla domini
E’ un’interpretazione moderna dell’Annunciazione.
Il titolo rimanda alle parole che la Madonna
pronunciò in risposta all’annuncio dell’arcangelo
Gabriele: «ecco la serva del Signore». Il quadro si
basa sul colore bianco che omogeneizza tutta
l’immagine. Si stagliano poche note di colore, il
rosso della stola in primo piano, i capelli dorati e le
aureole gialle, l’azzurro della tenda. Sono presenti
elementi iconografi come il giglio, che compare sia
in mano all’arcangelo che sulla stola rossa, e la
colomba simbolo dello Spirito Santo. La Madonna
ha un atteggiamento triste e pensoso mentre
l’arcangelo appare di una virilità evidente(a
differenza dei quadri tardo gotici dove l’arcangelo
prendeva un aspetto di indefinita sessualità).
L’arcangelo Gabriele sembra che non poggi i piedi
a terra e le lievi fiamme gialle che si notano ai piedi
e riflesse sul pavimento lo qualifica come
messaggero ultraterreno. Da notare che la sua
rappresentazione avviene da un diverso punto di
vista, più basso, rispetto al resto dell’immagine che
Dante G. Rossetti, Ecce ancilla domini, 1850 è vista da un punto di vista più alto.
39. In numerose sue opere Rossetti trae Beata Beatrix
ispirazione da Dante Alighieri. Di soggetto
dantesco è anche questo «Beata Beatrix».
L’immagine di Beatrice, la donna amata da
Dante e morta prematuramente, si
confonde qui con la figura di Elizabeth
Siddal, la moglie anch’ella morta giovane.
La donna, infatti, riceve nelle mani da un
uccello rosso, simbolo di morte, un
papavero bianco. Elizabeth Siddal morì
infatti per una overdose di laudano, una
droga che si estrae dal papavero.
In secondo piano compaiono due figure:
sono di nuovo Beatrice, la cui testa è
circondata da un’aureola, che riceve Dante
nel paradiso. Sullo sfondo si apre uno
squarcio luminoso che fa intravedere il
Ponte Vecchio a Firenze. L’atmosfera di
silenzio, insieme ai pensieri funerei impliciti
nell’immagine, ci permettono di collocare
questa immagine nel gusto decadentista del
tempo, di cui i Preraffaelliti rappresentano in
qualche modo una notevole anticipazione Dante G. Rossetti, Beata Beatrix, 1864-70
40. Proserpina
Il ritratto femminile è uno dei temi che ossessivamente
Rossetti ripete nell’ultimo periodo della sua attività. Qui,
in uno dei suoi dipinti più celebri e riusciti, ad essere
ritratta è Jane, moglie di William Morris, che in anni
precedenti aveva già posato per Rossetti quale Ginevra
per alcuni affreschi realizzati ad Oxford. In questa tela la
ritrae quale Proserpina, la fanciulla, figlia di Zeus e
Demetra, rapita da Ade, signore dell’oltretomba, per farla
sua sposa. Rossetti ritrae Proserpina con un melograno
in mano, simbolo di matrimonio ma anche di prigionia. In
primo piano un incensiere ci riporta alla natura spirituale
di Proserpina che simboleggiava nell’antichità
l’immortalità dell’anima. Di sotto vi è un’iscrizione in
italiano che dice: «Dante Gabriele Rossetti ritrasse nel
capodanno del 1874». In alto, all’interno di un cartiglio,
Rossetti scrive anche una breve poesia, sempre in
italiano, per enfatizzare la condizione di infelicità in cui
era costretta Proserpina.
41. Francesco Hayez (1791-1882)
Formazione giovanile neoclassica.
Originario di Venezia, nel 1809 si trasferì a Roma dove entrò in contatto con
Antonio Canova di cui divenne amico ed allievo. Trasferitosi a Milano nel
1820, in questa città raccolse l’eredità del maggiore pittore neoclassico
italiano: Andrea Appiani.
Il suo stile pittorico si formò di un linguaggio decisamente neoclassico che
non perse mai neppure nella sua fase romantica. Il suo romanticismo è
infatti una scelta solo tematica.
Nel 1820 realizzò il suo primo quadro di ispirazione medievale
«Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri» che venne considerato il
manifesto del romanticismo italiano.
Due anni dopo realizzò il quadro de «I Vespri siciliani».
La sua produzione, oltre ai temi storici, fu proficua anche nel genere dei
ritratti. Dal 1850 diresse l’Accademia di Brera, divenendo un personaggio di
spicco dell’ambiente culturale milanese.
• Pensiero malinconico
• Il bacio
42. Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri
Utilizza un episodio storico come metafora da utilizzare per gli ideali risorgimentali.
Siamo nel XIV secolo e Pietro Rossi fu chiamato dal doge di Venezia Dandolo ad
assumere il comando delle forze veneziane per resistere ai tentativi di espansione degli
scaligeri, guidati da Mastino della Scala, che stavano assediando il Castello di
Pontremoli. La moglie e le figlie del condottiero lo pregarono di non accettare, ma,
nonostante ciò, Pietro Rossi diede il suo assenso. In questo quadro vengono dunque
esaltati i valori dell'eroismo, nonché delle libertà repubblicane di contro a quelle
dispotiche, rappresentate Francesco Hayez, Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri,
1818-20
dagli scaligeri, signori di Milano.
43. I vespri siciliani
I Vespri siciliani fu una rivolta
popolare scoppiata a
Palermo nel 1282. In Sicilia
dominavano, gli angioini,
dinastia francese. I soldati
francesi, arrecarono offesa
ad una donna che si era
appena sposata e stava
uscendo dalla chiesa.
Questa fu la causa che fece
scoppiare la rivolta popolare.
L’episodio dei Vespri siciliani
acquistava il significato
simbolico, nell’ottica
risorgimentale, di rivolta
contro lo straniero.
Il quadro di Hayez illustra l’episodio in maniera molto letteraria ma poco emozionante. Le
figure sono scandite secondo pose molto teatrali che risentono ancora dei quadri storici
neoclassici del David. Lo stile di esecuzione è fondamentalmente neoclassico, fatto di
precisione di disegno, rilievo chiaroscurale, fattura molto levigata, chiarezza di visione.
L’unica cosa che fa collocare questo quadro nell’ottica del romanticismo è solo il
soggetto ed il contenuto: il riferimento ad una storia del medioevo che ha come
messaggio un contenuto patriottico e risorgimentale.
44. Pensiero malinconico
Hayez, Pensiero
malinconico, 1842. Olio
su tela, 135x98 cm
Dipinto che rappresenta una
fanciulla presa dalla malinconia.
Nella dolcissima e malinconica
fanciulla dai grandi occhi scuri,
l’aspetto quasi discinto (la veste
lucente grigio-celeste e la camicia
sono calate sulla spalla sinistra) sta
a sottolineare una caduta
dell’equilibrio emotivo.
A rafforzare la sensazione di
perdita, l’artista ha collocato un
vaso di fiori in parte appassiti. Dei
petali e una foglia caduta
suggeriscono, con la loro totale
separazione dalla vita, la
scomparsa della gioia.
45. Il bacio
Hayez, Il bacio, 1859.
Olio su tela, 10x88 cm
E’ la più famosa creazione dell’artista
e descrive il bacio dolce e furtivo che
due giovani in abiti medioevali si
stanno scambiando.
Le figure dei due giovani si stagliano
nitide contro una parete di pietre
squadrate.
La fanciulla è completamente
abbandonata nell’abbraccio. La sua
flessuosa figura, come ritagliata fra il
rosso delle calze e il bruno del
mantello del giovane amato, è
impreziosita dai riflessi lucenti della
veste di seta, che sembra aggiungere
luce alla scena.
46. Giovanni Fattori (1825-1908)
Fu il maggior pittore italiano dell’Ottocento.
I suoi esordi pittorici sono nel solco della tradizione romantico-
celebrativa cara agli accademici.
Fattori indaga le situazioni più quotidiane, meno appariscenti e,
proprio per questo, più dolorose e reali.
Soggetto fondamentale della sua arte è il lavoro dell’uomo insieme
alla rappresentazione di soldati.
• Soldati francesi del ’59
• La rotonda di Palmieri
• In vedetta
47. Soldati francesi del ‘59
Il dipinto risale al ‘59 quando l’artista osservò le truppe di Napoleone III.
In quest’opera, rappresentante un drappello di otto soldati in attesa, la
quotidianità del soggetto contraddice le regole accademiche. Il quadro è
organizzato per semplici fasce di colore sovrapposte(ocra del terreno,
grigio del muro, azzurro pallido del cielo). I personaggi sono individuati
in modo sintetico, con veloci pennellate di colori, quasi puri, che la
predominante neutra degli sfondi mette in risalto.
Fattori, Soldati francesi del’59, 1859. Olio su
tavola 15,5x32cm
48. La rotonda di Palmieri
Fattori, La rotonda di Palmieri, 1866. Olio su tavola, 12x35
Sono rappresentate alcune signore che fanno i bagni di aria di mare
stando sedute al fresco. Lo sviluppo del dipinto è orizzontale, per
suggerire l’immensità dell’orizzonte. Ritorna la ripartizione del colore
sovrapposto: partendo dal basso troviamo l’ocra(parte in ombra),
giallo(parte al sole), azzurro del mare, rossiccio delle rocce, azzurro-
grigio del cielo, arancio-oro della tenda. Le macchie corrispondenti alle
figure si addensano al centro.
49. In vedetta
Fattori, In vedetta, 1872. Olio su tela, 35x56cm
Il senso della prospettiva è dato dalla parete sulla destra, la cui perfetta
geometria interrompe con un taglio netto la linea dell’orizzonte. Le
figure del soldato e del cavallo in primo piano si stagliano con forza
sullo sfondo. Gli altri due in lontananza equilibrano il dipinto, quasi
proseguendo idealmente la prospettiva della parete.
50. Realizzato da
Pisani Ilaria
Anno accademico 2005-2006
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