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Il romanticismo è un movimento artistico dai contorni meno definiti rispetto al
 neoclassicismo. Benché si affermi in Europa dopo che il neoclassicismo ha
 esaurito la sua vitalità, ossia intorno al 1830, in realtà era nato molto prima.
   Le prime tematiche che lo preannunciavano sorsero già verso la metà del
XVIII secolo. Esse, tuttavia, rimasero in incubazione durante tutto lo sviluppo
    del neoclassicismo, per riapparire e consolidarsi solo nei primi decenni
dell’Ottocento. Il romanticismo ha poi cominciato ad affievolirsi verso la metà
                                  del XIX secolo.
Neoclassicismo e Romanticismo

• dà importanza alla               •   rivaluta la sfera del sentimento,
  razionalità umana                    della passione ed anche della
• laico e persino ateo                 irrazionalità
• riferimento la storia classica   •   movimento di grandi suggestioni
• impostava la pratica artistica       religiose
  sulle regole e sul metodo        •   storia del medioevo
• stile internazionale             •   rivalutava l’ispirazione ed il genio
                                       individuale
                                   •   caratteristiche differenziate da
                                       nazione a nazione
Il termine <<romanticismo>> indica il momento umano in cui il
                    sentimento prevale sul ragionamento.
     Il movimento romantico è manifestazione d'individualità contro la
   bellezza astratta di tradizione greco-romana, esplicandosi in senso
soggettivo come manifestazione del sentimento dell'artista e in senso
              oggettivo come rappresentazione del <<tipico>>.
  Il romanticismo riconosce la continuità tra arte e vita, e vede l'artista
                       impegnato nelle lotte nazionali.
   Poiché l'opera d'arte non è soggetta a regole, significa che artisti si
   nasce, non si diventa attraverso lo studio. Poiché la scuola impone
     proprio quelle regole, obbligando a un solo modo di esprimersi e
       reprimendo ogni tentativo di affermazione individuale, bisogna
    combattere contro di essa, che è la morte della libertà dell'artista.
  Essendo l'opera d'arte l'espressione del <<sentimento soggettivo>>
ne consegue che essa non è frutto della razionalità, ma dell'intuito, del
                                 <<genio>>.
  Solo il genio è capace di creare dal nulla, perpetuando con l'opera il
                                suo pensiero.
 I temi romantici non sono tratti dal mito, ma, per lo più, dal medioevo.
PITTURA

Théodore Gericault                  Eugène Delacroix


                     William Turner
  Caspar David Friedrich

                                  Dante Gabriel Rossetti


       John Constable             Francesco Hayez



                     Giovanni Fattori
Théodore Gericault (1791-1824)

Svolse le sue prime esperienze pittoriche nell’ambiente neoclassico
francese.
Dopo un periodo di soggiorno a Roma, fece ritorno a Parigi, nel 1817, dove
conobbe Delacroix. In quegli anni realizzò il suo quadro più famoso:
«La zattera della Medusa».
Negli anni successivi, il suo interesse per un naturalismo nudo e crudo lo
portò a prediligere temi dal gusto macabro ( teste dei decapitati, ritratti di
pazzi e alienati mentali rinchiusi nei manicomi_
« Alienata con la monomania del gioco»).
                                       gioco»
Rappresenta il prototipo del successivo artista romantico: amorale e
asociale, disperato e maledetto, che alimenta il proprio genio di eccessi e
trasgressioni.
Il gusto per l’orrido e il rifiuto della bellezza dà immediatamente il senso della
sua poetica: un’arte che non vuole essere facile e consolatoria ma che deve
scuotere i sentimenti più profondi dell’animo umano, proponendogli immagini
raccapriccianti.
La zattera della medusa
Il quadro di Gericault, prende spunto, nel suo soggetto, da un fatto di cronaca
successo nel 1816: l’affondamento della nave francese Medusa.
Gli occupanti della nave si rifugiarono su una zattera che rimase abbandonata alle
onde del mare per diverse settimane. Gli sfortunati occupanti di quella zattera vissero
una esperienza terribile che condusse alla morte la gran parte di loro. Solo una
quindicina di uomini furono tratti in salvo da una nave di passaggio, dopo che su
quella zattera era avvenuto di tutto, anche fenomeni di cannibalismo.




   Olio su tela,
   491x716 cm.
      Parigi,
    museo del
      Louvre
Formalmente il quadro è costruito secondo il classico sviluppo piramidale.
Le piramidi sono in realtà due ed esprimono due direzioni che si incrociano tra loro
opponendosi.
La prima piramide parte
dall’uomo morto in basso
a sinistra ed ha il vertice
nell’uomo che, di spalle,
sta agitando un panno. È
la direzione umana cha va
dalla disperazione, di
coloro che sono morti, alla
speranza di chi ha ancora
la forza di agitarsi con la
speranza di essere visto
da qualcuno che vada a
salvarli.


La seconda piramide parte dalle onde del mare per giungere all’albero che sorregge
la vela. Questa è la direzione del mare che spinge in direzione opposta rispetto alla
direzione delle speranze umane. È proprio la tensione visibile tra queste due forze
opposte a dare un primo tratto drammatico alla scena.
In quest’opera, Gericault usa più riferimenti alla storia dell’arte. L’atmosfera e i
contrasti luministici rimandano inevitabilmente a Caravaggio. Anche il braccio
abbandonato nell’acqua, dell’uomo morto in basso a sinistra, è copiato da Caravaggio.
Le figure hanno una tensione muscolare, e una torsione, che rimandano
immediatamente a Michelangelo. Le figure in basso a sinistra, del ragazzo morto e del
padre che lo sorregge pensoso, sembrano due statue greche. Da notare il particolare
del ragazzo che, benché nudo, ha le calze arrotolate ai piedi. Questo particolare, di
crudo realismo, sgombera il campo da qualsiasi lettura mitologica o idealizzata. Quelle
calze, così comuni e banali, danno il senso tragico della umanità violata, ossia della
morte vera che spegne le persone vere in carne ed ossa.
IL BOZZETTO
                                                  Il bozzetto della Zattera è molto
                                                  interessante e ci rivela molti indizi per
                                                  comprendere l’evoluzione verso la
                                                  stesura definitiva del quadro.
                                                  Il motivo delle due diagonale
                                                  contrapposte era già presente ma il
                                                  progetto iniziale, e prevedeva una
                                                  nave all’orizzonte verso la quale i
                                                  naufraghi facevano segnali per farsi
                                                  notare.

Questa nave scompare nella versione finale, e, se si guarda attentamente il quadro
definitivo, si nota che lì dove doveva apparire la nave vi è un’onda che si solleva sulla
linea d’orizzonte. Probabile quindi che la scelta di non far apparire la nave sia stata
presa proprio all’ultimo momento. In effetti il gruppo che si agita non ha motivo di
compiere una simile azione se all’orizzonte non c’è nulla: ma qui sta l’effetto di suspense
voluto da Gericault, per toglierci il lieto fine ed amplificare il senso di disperazione di chi
sta naufragando in mare.
Un altro elemento di differenza che si nota è la mancanza, nel bozzetto, dell’ultima figura
sulla sinistra in basso, quella per la quale posò Delacroix.
Alienata con la monomania del gioco



                         Si rivela una profonda dignità
                          nella solitudine dell’ Alienata
                         con la monomania del gioco,
                             una vecchia dagli occhi
                            incavati e dalle palpebre
                         arrossate, dalla fronte solcata
                        da profonde rughe e dai capelli
                         corti che le fuoriescono dalla
                            cuffia scomposta, con lo
                           sguardo perso nel vuoto a
                        rincorrere il pensiero fisso che
                        l’ha estraniata dalla vita reale.




                   Olio su tela, 77x64,5
                    cm. Parigi, museo
                        del Louvre
Eugène Delacroix (1798-1863)
Ha interpretato il romanticismo in Francia.
Formazione giovanile presso il pittore neoclassico Guerin; entra in contatto con
Gericault.
Sviluppa la pittura in due direzioni fondamentali: il colore espressivo, sul versante
formale, ed i soggetti esotici, sul versante poetico (Michelangelo-Rubens).
Partecipò al Salone d’Autunno nel 1822 con il quadro «La barca di Dante».
Di due anni dopo è la tela «Il Massacro di Scio».
Il quadro più importante è la tela «La Libertà che guida il popolo» del 1830.
Dopo questo periodo, anche per via di suoi viaggi in Marocco e in Spagna, la pittura
di Delacroix si porta su soggetti sempre più esotici, quali «Le donne di Algeri», per
poi passare a soggetti più legati alla storia.
L’importanza di Delacroix nella pittura francese dell’Ottocento è notevole soprattutto
per gli sviluppi successivi. Egli, molto suggestionato dagli effetti cromatici dei quadri
dell’inglese Constable, inizia a sperimentare quella divisione dei colori che sarà il
motivo fondamentale di tutta la successiva esperienza impressionista e neo-
impressionista. Benché usi una tavolozza di molteplici colori, sia puri sia smorti, la
sua tecnica si basa sull’esaltazione cromatica data dall’accostamento di tinte e toni
diversi secondo il principio del contrasto luministico.
La barca di Dante
                                                  In questo quadro Delacroix
                                                    rappresenta il momento,
                                                  descritto nel III terzo canto
                                                   dell'Inferno in cui Dante e
                                                 Virgilio attraversano il fiume
                                                    Acheronte sulla barca di
                                                 Caronte. Alla barca cercano
                                                  di aggrapparsi le anime dei
                                                 dannati, per poter giungere il
                                                 più presto possibile al luogo
                                                   loro destinato. Durante il
                                                       guado un terremoto
                                                 improvviso scuote la terra e
Delacroix rende la scena con tratti di forte       fa apparire in lontananza
drammaticità, cercando di suscitare una              "una luce vermiglia". Lo
violenta emozione nello spettatore che            spavento fu così forte per il
guarda il quadro. Il riferimento alla Zattera    poeta che cadde svenuto, e
della Medusa di Gericault è fin troppo           si ritrovò, senza accorgersi,
evidente, e non mancano elementi stilistici,          sull'altra riva del fiume
soprattutto nel trattamento vigoroso dei nudi,                infernale.
che rimandano a Michelangelo e a Rubens.
Massacro di Scio
                   L'episodio raffigurato nel quadro
                   rimanda ad un episodio storico
                   realmente avvenuto in quegli anni.
                   Siamo nel 1822 e la Grecia è in
                   guerra contro la Turchia per
                   conquistare la propria
                   indipendenza. In quest'isola i
                   turchi, per rappresaglia contro i
                   greci, compirono un massacro
                   feroce, trucidando circa ventimila
                   persone e deportando i superstiti
                   come schiavi. L'episodio di feroce
                   barbaria fece scalpore in Europa,
                   suscitando indignazione
                   soprattutto negli ambienti romantici
                   che parteggiavano per la causa
                   greca. Di qui la scelta di Delacroix
                   di dedicare un quadro
                   all'avvenimento, per usare la sua
                   pittura come spunto di denuncia
                   contro gli orrori della guerra.
La libertà guida il popolo
        Olio su tela,
        235x260 cm.
      Parigi, museo del
           Louvre




La libertà guida il popolo
La composizione ha lo stesso sviluppo piramidale
                                     della Zattera della medusa, però in questo caso il
                                     gruppo ha un orientamento ruotato di 180 gradi.
                                     Nella «Zattera» l’uomo che fa da vertice alla
                                     piramide guarda verso l’orizzonte interno al quadro,
                                     nella «Libertà che guida il popolo» il vertice della
                                     piramide, la donna con la bandiera, guarda verso lo
                                     spettatore(nella «Zattera» il contenuto è
                                     pessimistico; nella «Libertà che guida il popolo» è
                                     ottimista).
                                     Nel primo caso, infatti, la «Zattera» esprime il senso
                                     di sconforto che è la nota dominante della Francia
                                     nel 1818: una nazione che ha perso una rivoluzione
                                     ed un impero. Nel 1830 un’altra rivoluzione, meno
                                     cruenta, si è svolta: i parigini sono ritornati sulle
                                     barricate e ciò significa che hanno ritrovato fiducia in
                                     sé. Sono quindi ispirati da ottimismo.


Nel quadro di Gericault lo spettatore è portato a guardare nella stessa direzione verso la
quale guarda l’uomo che agita il panno:anche lo spettatore non vede nulla all’orizzonte.
Gioca sul dubbio ansia ed angoscia. Ne «Libertà che guida il popolo» la donna guarda
verso lo spettatore. Conduce la sua marcia per coinvolgerlo nella sua azione. (funzione
esortatrice      sentimenti di forza e ribellione).
Da considerare inoltre che il quadro di Gericault usa questa rappresentazione così
 intensa e drammatica utilizzandola come metafora. Il naufragio della Medusa è la
      metafora del naufragio della Francia e delle idee rivoluzionarie di libertà,
 uguaglianza e fraternità. La «Libertà che guida il popolo» non è una metafora ma
una allegoria. Usa cioè una immagine, quella della donna con la bandiera in mano,
                           per visualizzare un sentimento.
Donne di Algeri
                                                           Il quadro è uno degli
                                                        esempi più noti di quella
                                                         moda legata al fascino
                                                          dell'oriente arabo, che
                                                       ritroviamo in Europa nella
                                                       prima metà dell'Ottocento.
                                                        È uno dei tanti momenti
                                                           compresi nel termine
                                                         "esotismo", ad indicare
                                                      suggestioni che l'ambiente
                                                      culturale europeo prendeva
                                                            da altre culture non
                                                                  europee.
Delacroix effettuò nel 1832 un viaggio in Africa dove visitò il Marocco e l'Algeria.
Proprio in quest'ultimo paese ebbe l'opportunità di visitare segretamente l'harem di un
importante funzionario arabo. E qui prese lo spunto per il quadro "Donne d'Algeri",
che gli serve per rappresentare tutta la carica di indolente sensualità colta non solo
negli atteggiamenti delle donne, ma anche nei tessuti, nelle raffinate decorazioni, nei
profumi e così via. Il quadro, a differenza di altre opere di Delacroix, non suscitò
scandalo, ma ebbe un'accoglienza entusiastica al Salone e fu acquistato dal re Luigi
Filippo, benché Delacroix non fosse intenzionato a venderlo.
Caspar David Friedrich (1774-1840 )


Pittore tedesco interessato, nella poetica del romanticismo,
soprattutto al lato mistico della natura.
La prima opera che lo rese noto fu la «Croce sulla montagna».
Questi paesaggi di Friedrich sono lo spettacolo della natura (
«Abbazia nel querceto» ,
«Un uomo e una donna davanti alla luna» ma servono anche a
misurare la piccolezza dell’uomo nel confronto con tale vastità di
orizzonti( «Il viaggiatore sopra il mare di nebbia» ,
«Le bianche scogliere di Rugen» ).
Il sentimento panico della natura, sede dell’infinito che ci riporta a
Dio, è la maggiore caratteristica di Friederich. Ed è ciò che lo
distingue da altre tendenze romantiche anche tedesche e di
ispirazione religiosa, quali i Nazareni, che invece perseguirono una
immagine della religione e della fede più aderente ai modelli letterari
e medievali.
Friedrich, nel cercare Dio solo nella sua creazione, è sicuramente più
originale ponendosi come il maggior pittore romantico tedesco.
La croce sulla montagna
Il dipinto è in realtà una pala d'altare realizzata per la cappella privata del Castello
                                di Tetschen in Boemia
                                                 Questa pala d’altare è composta unicamente da
                                                   un paesaggio di montagne, su cui si staglia il
                                                    segno nero di una croce. Che un paesaggio
                                                    potesse essere un immagine religiosa è una
                                                 grossa rivoluzione che non poco stupì i critici del
                                                       tempo. In essa, tuttavia, è chiaramente
                                                  avvertibile una suggestione religiosa data dallo
                                                     spettacolo della natura, intesa come opera
                                                     divina, in cui la presenza della croce serve
                                                   principalmente ad elevare il nostro pensiero a
                                                 Dio. il quadro trasmette una carica mistica, e non
                                                    solo per la croce raffigurata tra gli alberi, ma
                                                  anche per il senso di maestosità silenziosa che
                                                   questa cima di montagna comunica. L'idea di
                                                  unire il tema della natura con quello del sacro è
                                                      sicuramente uno dei segni più chiari del
                                                    passaggio da un clima culturale di impronta
                                                        neoclassica al nuovo clima romantico.
C. D. Friedrich, La croce sulla montagna, 1808
Il viaggiatore sopra il mare di nebbia
In questo quadro, si avverte la poetica del
pittore. Il sublime: il senso della natura
possente e smisurata, viene qui presentato con
molta evidenza. Su una roccia di origine
vulcanica un uomo, raffigurato di spalle, ammira
il panorama che gli si apre davanti. La nebbia
che gli è innanzi è quasi come un mare da cui
emergono come isole le cime delle montagne.
Non vi è vegetazione che crea angoli
accoglienti. Le rocce sono nere e inospitali.
Emergono dai fumi di una nebbia che sembra
quasi il vapore che sprigiona la terra dal suo
interno.
L’uomo che ammira questo spettacolo ci dà il
confronto tra la piccolezza della dimensione
umana e la vastità dell’opera della natura. È
raffigurato di spalle così che lo spettatore del
quadro deve condividere il suo punto di vista e
compenetrarsi nel suo stato d’animo. Lo stato
d’animo, cioè, di chi avverte dentro di sé il
sentimento del sublime: meraviglia e quasi       C. D. Friedrich, Il viaggiatore sopra il mare di nebbia,
                                                 1818
sgomento di fronte all’immensità dell’universo.
Abbazia nel querceto




                                                                 C. D. Friedrich, Abbazia nel querceto,
                                                                                  1809


In quest'opera di Friedrich si coglie un tema molto caro allo spirito romantico: la visione
delle rovine con tutto il loro fascino legato al senso del tempo che passa. In una luce,
che ricorda un'alba nordica, si intravedono degli alberi scheletrici e un muro con una
finestra in stile gotico, ultimo resto di un'antica abbazia distrutta e trasformata in cimitero.
In basso si intravedono dei monaci con una bara sulle spalle, che stanno probabilmente
accingendosi a seppellire un loro confratello morto. Ma qui a ispirare il pittore è il senso
della morte e del disfacimento, che non riguarda solo le persone, ma anche le cose che
loro fanno, quali gli edifici, che sembrano dover sfidare i tempi ed invece anch'esse
inesorabilmente si polverizzano.
Un uomo e una donna davanti alla luna




                                                                        C. D. Friedrich, Un
                                                                        uomo e una donna
                                                                        davanti alla luna,
                                                                        1819




   Anche il chiaro di luna è un tema molto caro ai romantici, e non poteva mancare nel
 campionario delle immagini dipinte da Friedrich. In questo quadro il paesaggio notturno
si trasforma in una massa scura nella quale si insinua il controluce della luna a delineare
   le silhouette molto espressive degli alberi e dei due spettatori raffigurati nella scena.
Le bianche scogliere di Rugen



Anche in questo quadro il tema che Friedrich
     svolge è il rapporto dell'uomo con lo
 spettacolo della natura. Due uomini e una
 donna osservano il mare profilarsi tra uno
 squarcio delle scogliere di Rugen, un'isola
           tedesca del mar Baltico.
 Il senso di vertigine che l'immagine vuole
  comunicare è un ulteriore esempio della
  ricerca del sublime, che Friedrich coglie
nella visione incantata della grandiosità della
                    natura.




                                                  C. D. Friedrich, Le bianche scogliere di Rugen, 1818
John Constable (1776-1837)
La produzione artistica di Constable è quasi tutta incentrata sul tema del paesaggio.
I suoi paesaggi sono sempre gradevoli: ritraggono una natura in cui c’è un felice
equilibrio tra gli elementi naturali (alberi, fiumi, colline) e gli elementi artificiali (case,
stradine, ponticelli). Questi esprimono il sentimento di armonia tra l’uomo e la natura.
Per la loro casuale ed irregolare disposizione rientrano pienamente in quella
categoria estetica del pittoresco. Ciò che manca, in questi quadri, sono le false
rovine che davano al pittoresco precedente un carattere eccessivamente artificioso e
letterario.

• Il carro di fieno
• Flatford Mill
• Studio di nuvole
• Arcobaleno su Hampstead Hearth

Ciò che caratterizza formalmente la pittura di Constable è la capacità di indagare gli
elementi visivi che formano un paesaggio. Assente un disegno compositivo, lo stile
pittorico è tutto affidato al colore. Il suo tocco è filamentoso e sporco. Le forme non
hanno un contorno definito ma si riconoscono solo dai passaggi di tono e di colore.
La superficie del quadro viene a presentarsi, ad una visione molto ravvicinata, come
un impasto formato da mille tonalità differenti. Questa tecnica fa sì che le immagini
percepite sul quadro sembrano vibrare di una autonoma luce, rendendole più vive e
dinamiche.
Il carro di fieno
In questo quadro il soggetto, il carro di fieno, è solo un pretesto per consentire la
rappresentazione di un paesaggio tipicamente inglese. Il carro sta guadando un piccolo
ruscelletto che, nello spazio del quadro, forma una duplice curva ad esse. In una delle
due anse del ruscello, a sinistra, c’è una casa che sembra quasi confondersi con il
paesaggio circostante. La casa viene protetta da una cortina di alberi che creano una
nicchia accogliente in cui si inserisce l’edificio. Sulla destra si apre una pianura che viene
chiusa da una fila di alberi che si vede in lontananza. La parte superiore del quadro è
occupata da un cielo percorso da nuvole.




 John Constable, Il carro di fieno, 1821
Flatford Mill

                                                                  Flatford Mill è una
                                                                  delle prime grandi
                                                                  realizzazioni di
                                                                  Constable realizzate
                                                                  in gran parte en plain
                                                                  air. Benché sia stato
                                                                  preceduto da
                                                                  numerosi studi e
                                                                  schizzi, il quadro
                                                                  cerca una visione
                                                                  quasi casuale del
                                                                  luogo raffigurato.

John Constable, Flatford Mill, 1817

Nella scena, ambientata nei suoi luoghi d’infanzia, vediamo sullo sfondo a sinistra il
mulino ad acqua proprietà del padre con un attracco per le barche che venivano trainate
da cavalli su e giù lungo il fiume. L’immagine è una ricerca di quella spontaneità della
natura, al quale l’uomo adatta le sue necessità e non viceversa. Il gusto per il pittoresco
è qui una dimensione non solo estetica, ma di grande partecipazione emotiva, come ci
attesta la scelta di raffigurare i proprio luoghi d’infanzia.
Studio di nuvole

                                                                     L’interesse per lo
                                                                    studio analitico del
                                                                        paesaggio in
                                                                  Constable è attestato
                                                                 da centinaia di tele che
                                                                   egli ha dedicato alle
                                                                  nuvole. Chi conosce
                                                                  l’Inghilterra sa che le
                                                                  nuvole costituiscono,
                                                                 qui più che altrove, un
                                                                 elemento determinante
                                                                       del paesaggio




L’interesse di Constable non si sofferma solo sulla diversa forma che i banchi di nuvole
possono assumere, ma ne indaga soprattutto la qualità luminosa e cromatica in
riferimento alle diverse ore del giorno. Questi esperimenti, che per certi versi anticipano
l’Impressionismo francese, ci dimostrano l’intuizione di Constable che la luce è la grande
protagonista del paesaggio
Arcobaleno su Hampstead Heath




È questo uno degli ultimi paesaggi realizzati da Constable. La piana di Hampstead è uno
dei paesaggi preferiti da Constable che spesso ritrae questi luoghi nei suoi dipinti. Qui vi
inserisce un immaginario mulino a vento, ma soprattutto vi rappresenta due arcobaleni.
L’interpretazione del luogo ci dimostra come nella sua attività matura l’indagine
scientifica della natura cede sempre più il passo ad una ricerca di effetti visivi più lirici.
Così come una semplificazione delle superfici ad effetti quasi astratti ci testimoniano una
padronanza che riesce ad evocare e suggestionare anche senza più rappresentare.
William Turner (1775-1851)

E’ l’altro grande interprete, insieme a Constable, della pittura di paesaggio
romantica in Inghilterra.
Formazione giovanile:pittura di Cozens, con una progressiva ammirazione per un
altro paesaggista francese del Seicento, Claude Lorrain.
Nei suoi quadri gioca un elemento fondamentale: la luce.
Egli cerca di dare un’autonomia alla luce rappresentandola non come riflesso sugli
oggetti ma come autonoma entità atmosferica. Per far ciò, usa il colore in totale
libertà con pennellate curve ed avvolgenti. Le immagini che ne derivano hanno un
aspetto quasi astratto che non poco sconvolse il pubblico del tempo. Secondo
alcuni critici egli non dipingeva ma impastava sulla tela ingredienti da cucina, quali
uova, cioccolata, panna, ricavandone un miscuglio da pasticciere. Queste critiche
dimostrano quanto fosse poco compresa la sua pittura. Essa, tuttavia, divenne un
riferimento importante per la successiva pittura impressionista.

• Pioggia, vapore e velocità
• Regolo
• Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi
• Tempesta di neve
• Il canal grande
Pioggia, vapore e velocità
                                                     La tela è un impasto di colori
                                                     indefiniti che non danno una
                                                    immagine molto riconoscibile.
                                                    Tutto si riduce ad una linea di
                                                      orizzonte e a due diagonali
                                                   trasversali, una a sinistra, poco
                                                    evidente, che rappresenta un
                                                    ponte ad arcate, una a destra,
                                                  più evidente, che rappresenta un
                                                    altro ponte su cui sta correndo
                                                     un treno. Il resto è solo luce,
                                                        colta nelle sue differenti
                                                    colorazioni, nel momento che
                                                  attraversa una atmosfera densa
                                                      e dinamica. L’aria, infatti, è
                                                    pregna di pioggia e di vapore,
                                                      come dice il titolo, ed è una
William Turner, Pioggia vapore e velocità, 1844
                                                  presenza che diventa immagine
                                                       che sovrasta il resto della
                                                                 visione.
In questo quadro compare invece un elemento decisamente nuovo: il treno.
l’artista riporta simbolicamente il treno nella stessa categoria del sublime. La
categoria della potenza sovraumana ma che, in questo caso, non si curva
come la tempesta ma procede per linee rette come è nelle cose fatte
dall’uomo.
Il taglio decisamente inusuale dato dalla diagonale del ponte, il dinamismo che
suggerisce la velocità del treno, ma soprattutto la tecnica fatta di macchie di
luce che rendono vaghi gli oggetti, rendono questo quadro uno degli esiti più
sintomatici delle ricerche formali di Turner.
Regolo
 Nel quadro è rappresentato il porto di Cartagine, la città nemica di Roma. I cartaginesi
    fatto prigioniero Attilio Regolo, lo rimandarono in patria per convincere i romani a
 desistere dalla guerra. Attilio Regolo incitò invece i romani a continuare, e, per l'onore
 della parola data, fece lo stesso ritorno a Cartagine dove i cartaginesi lo sottoposero a
                crudeli torture, quali il taglio delle palpebre, e poi lo uccisero


       Il vero protagonista
dell'immagine è la grande luce
che proviene dal fondo, punto
    di fuga ideale nel quale
  convergono le quinte degli
  edifici che si affacciano sul
canale del porto. Qui, più che
  altrove, appare evidente la
       ricerca di Turner di
rappresentare direttamente la
 luce, senza utilizzarla come
   mezzo strumentale per la
          visione di altro.
                                  William Turner, Regolo, 1828
Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi




          William Turner, Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi,
          1812
Il quadro, al pari di "Regolo", prende solo a pretesto l'episodio storico di Annibale per
una immagine che in realtà è una libera ricerca di effetti luminosi e dinamici attivati da
una tempesta di neve. Lo schema compositivo ricorre in molte altre opere di Turner: una
specie di vortice che ruota intorno ad un punto posto in posizione leggermente
decentrata. In questo caso Turner cerca la rappresentazione del sublime "dinamico" che
scaturiva la sensazione di intensa ed emozionante paura di fronte alla potenza della
natura. Potenza che ritroviamo nello spettacolare scatenarsi degli elementi in occasione
di tempeste, uragani, eruzioni di vulcani, terremoti, maremoti, e così via.
Tempesta di neve




                           William Turner, Tempesta di neve, 1842


Lo scatenarsi di una tempesta di neve avviene in mare, travolgendo una nave che nel
quadro appena si intravede nel gran turbinio d'acqua che Turner rappresenta. Il mare è
anch'esso un soggetto molto amato dall'artista inglese, che in numerosi quadri
rappresenta scene marine e navi. Qui il mare diviene il luogo di quel "sublime dinamico"
che abbiamo visto spesso comparire nei quadri di Turner, che in questa tela, più che in
altre, abbandona ogni preoccupazione di rappresentazione figurativa per darsi ad una
pittura di gesto che sfiora quasi l'astratto.
Il Canal Grande   William Turner è stato un
                                                          artista molto presente in
                                                          Italia, e nei suoi numerosi
                                                          viaggi ha toccato molti
                                                          luoghi caratteristici della
                                                          penisola, quali Roma, Tivoli,
                                                          Napoli ed altri, di cui ci ha
                                                          lasciato testimonianza in
                                                          numerosi quadri e disegni.
                                                          Uno dei luoghi a lui più
                                                          congeniali fu Venezia.
                                                          Questo quadro raffigurante
                                                          il Canal Grande è solo una
                                                          delle numerosissime tele
                                                          che Turner realizzò a
                                                          Venezia. Le sue
                                                          caratteristiche stilistiche
                                                          sono ben evidenti
                                                          soprattutto nel dissolversi
                                                          della forma nella luce, che
William Turner, Il Canal Grande, 1835
                                                          dà all'immagine un aspetto
                                                          evanescente e un po'
                                                          sfocato.
Dante Gabriel Rossetti (1828-1882)


   E’ il principale esponente della Confraternita dei Preraffaelliti(movimento
    romantico che si rifà al medioevo:rifarsi all’epoca tardo-medioevale, in
 particolare alla spiritualità e allo stile tardo gotico e primo rinascimentale del
 Trecento e del Quattrocento. Ciò che rifiutano è quel rinascimento maturo di
    Raffaello), costituita in Inghilterra nel 1848. Nonostante il nome italiano,
  Rossetti è un pittore inglese che sviluppa la sua attività nella seconda metà
                                    dell’Ottocento.
 I quadri preraffaelliti di Rossetti sono pervasi da una dimensione del silenzio
    che risuona di note sensuali e decadenti. La figura femminile è sempre
     presente, svolgendo un ruolo simile a quello di Beatrice per Dante: lo
     svelamento, attraverso la bellezza, della dimensione trascendentale.

• Ecce ancilla domini
• Beata Beatrix
• Proserpina
Ecce ancilla domini
                                               E’ un’interpretazione moderna dell’Annunciazione.
                                               Il titolo rimanda alle parole che la Madonna
                                               pronunciò in risposta all’annuncio dell’arcangelo
                                               Gabriele: «ecco la serva del Signore». Il quadro si
                                               basa sul colore bianco che omogeneizza tutta
                                               l’immagine. Si stagliano poche note di colore, il
                                               rosso della stola in primo piano, i capelli dorati e le
                                               aureole gialle, l’azzurro della tenda. Sono presenti
                                               elementi iconografi come il giglio, che compare sia
                                               in mano all’arcangelo che sulla stola rossa, e la
                                               colomba simbolo dello Spirito Santo. La Madonna
                                               ha un atteggiamento triste e pensoso mentre
                                               l’arcangelo appare di una virilità evidente(a
                                               differenza dei quadri tardo gotici dove l’arcangelo
                                               prendeva un aspetto di indefinita sessualità).
                                               L’arcangelo Gabriele sembra che non poggi i piedi
                                               a terra e le lievi fiamme gialle che si notano ai piedi
                                               e riflesse sul pavimento lo qualifica come
                                               messaggero ultraterreno. Da notare che la sua
                                               rappresentazione avviene da un diverso punto di
                                               vista, più basso, rispetto al resto dell’immagine che
Dante G. Rossetti, Ecce ancilla domini, 1850   è vista da un punto di vista più alto.
In numerose sue opere Rossetti trae                        Beata Beatrix
 ispirazione da Dante Alighieri. Di soggetto
 dantesco è anche questo «Beata Beatrix».
 L’immagine di Beatrice, la donna amata da
      Dante e morta prematuramente, si
    confonde qui con la figura di Elizabeth
  Siddal, la moglie anch’ella morta giovane.
  La donna, infatti, riceve nelle mani da un
      uccello rosso, simbolo di morte, un
    papavero bianco. Elizabeth Siddal morì
   infatti per una overdose di laudano, una
       droga che si estrae dal papavero.
   In secondo piano compaiono due figure:
     sono di nuovo Beatrice, la cui testa è
 circondata da un’aureola, che riceve Dante
     nel paradiso. Sullo sfondo si apre uno
    squarcio luminoso che fa intravedere il
   Ponte Vecchio a Firenze. L’atmosfera di
 silenzio, insieme ai pensieri funerei impliciti
  nell’immagine, ci permettono di collocare
questa immagine nel gusto decadentista del
tempo, di cui i Preraffaelliti rappresentano in
 qualche modo una notevole anticipazione           Dante G. Rossetti, Beata Beatrix, 1864-70
Proserpina

Il ritratto femminile è uno dei temi che ossessivamente
Rossetti ripete nell’ultimo periodo della sua attività. Qui,
in uno dei suoi dipinti più celebri e riusciti, ad essere
ritratta è Jane, moglie di William Morris, che in anni
precedenti aveva già posato per Rossetti quale Ginevra
per alcuni affreschi realizzati ad Oxford. In questa tela la
ritrae quale Proserpina, la fanciulla, figlia di Zeus e
Demetra, rapita da Ade, signore dell’oltretomba, per farla
sua sposa. Rossetti ritrae Proserpina con un melograno
in mano, simbolo di matrimonio ma anche di prigionia. In
primo piano un incensiere ci riporta alla natura spirituale
di Proserpina che simboleggiava nell’antichità
l’immortalità dell’anima. Di sotto vi è un’iscrizione in
italiano che dice: «Dante Gabriele Rossetti ritrasse nel
capodanno del 1874». In alto, all’interno di un cartiglio,
Rossetti scrive anche una breve poesia, sempre in
italiano, per enfatizzare la condizione di infelicità in cui
era costretta Proserpina.
Francesco Hayez (1791-1882)

Formazione giovanile neoclassica.
Originario di Venezia, nel 1809 si trasferì a Roma dove entrò in contatto con
Antonio Canova di cui divenne amico ed allievo. Trasferitosi a Milano nel
1820, in questa città raccolse l’eredità del maggiore pittore neoclassico
italiano: Andrea Appiani.
Il suo stile pittorico si formò di un linguaggio decisamente neoclassico che
non perse mai neppure nella sua fase romantica. Il suo romanticismo è
infatti una scelta solo tematica.
Nel 1820 realizzò il suo primo quadro di ispirazione medievale
«Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri» che venne considerato il
manifesto del romanticismo italiano.
Due anni dopo realizzò il quadro de «I Vespri siciliani».
La sua produzione, oltre ai temi storici, fu proficua anche nel genere dei
ritratti. Dal 1850 diresse l’Accademia di Brera, divenendo un personaggio di
spicco dell’ambiente culturale milanese.

• Pensiero malinconico
• Il bacio
Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri
Utilizza un episodio storico come metafora da utilizzare per gli ideali risorgimentali.
Siamo nel XIV secolo e Pietro Rossi fu chiamato dal doge di Venezia Dandolo ad
assumere il comando delle forze veneziane per resistere ai tentativi di espansione degli
scaligeri, guidati da Mastino della Scala, che stavano assediando il Castello di
Pontremoli. La moglie e le figlie del condottiero lo pregarono di non accettare, ma,
nonostante ciò, Pietro Rossi diede il suo assenso. In questo quadro vengono dunque
esaltati i valori dell'eroismo, nonché delle libertà repubblicane di contro a quelle
dispotiche, rappresentate              Francesco Hayez, Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri,
                                       1818-20
dagli scaligeri, signori di Milano.
I vespri siciliani
I Vespri siciliani fu una rivolta
      popolare scoppiata a
  Palermo nel 1282. In Sicilia
    dominavano, gli angioini,
   dinastia francese. I soldati
  francesi, arrecarono offesa
    ad una donna che si era
    appena sposata e stava
      uscendo dalla chiesa.
 Questa fu la causa che fece
scoppiare la rivolta popolare.
L’episodio dei Vespri siciliani
     acquistava il significato
       simbolico, nell’ottica
    risorgimentale, di rivolta
       contro lo straniero.
Il quadro di Hayez illustra l’episodio in maniera molto letteraria ma poco emozionante. Le
figure sono scandite secondo pose molto teatrali che risentono ancora dei quadri storici
neoclassici del David. Lo stile di esecuzione è fondamentalmente neoclassico, fatto di
precisione di disegno, rilievo chiaroscurale, fattura molto levigata, chiarezza di visione.
L’unica cosa che fa collocare questo quadro nell’ottica del romanticismo è solo il
soggetto ed il contenuto: il riferimento ad una storia del medioevo che ha come
messaggio un contenuto patriottico e risorgimentale.
Pensiero malinconico
   Hayez, Pensiero
malinconico, 1842. Olio
 su tela, 135x98 cm


                                         Dipinto che rappresenta una
                                       fanciulla presa dalla malinconia.
                                         Nella dolcissima e malinconica
                                         fanciulla dai grandi occhi scuri,
                                        l’aspetto quasi discinto (la veste
                                       lucente grigio-celeste e la camicia
                                      sono calate sulla spalla sinistra) sta
                                            a sottolineare una caduta
                                              dell’equilibrio emotivo.
                                         A rafforzare la sensazione di
                                        perdita, l’artista ha collocato un
                                       vaso di fiori in parte appassiti. Dei
                                           petali e una foglia caduta
                                        suggeriscono, con la loro totale
                                           separazione dalla vita, la
                                            scomparsa della gioia.
Il bacio
Hayez, Il bacio, 1859.
Olio su tela, 10x88 cm


                                    E’ la più famosa creazione dell’artista
                                    e descrive il bacio dolce e furtivo che
                                       due giovani in abiti medioevali si
                                             stanno scambiando.
                                    Le figure dei due giovani si stagliano
                                      nitide contro una parete di pietre
                                                 squadrate.
                                         La fanciulla è completamente
                                     abbandonata nell’abbraccio. La sua
                                    flessuosa figura, come ritagliata fra il
                                        rosso delle calze e il bruno del
                                        mantello del giovane amato, è
                                     impreziosita dai riflessi lucenti della
                                    veste di seta, che sembra aggiungere
                                                luce alla scena.
Giovanni Fattori (1825-1908)


               Fu il maggior pittore italiano dell’Ottocento.
  I suoi esordi pittorici sono nel solco della tradizione romantico-
                   celebrativa cara agli accademici.
  Fattori indaga le situazioni più quotidiane, meno appariscenti e,
              proprio per questo, più dolorose e reali.
Soggetto fondamentale della sua arte è il lavoro dell’uomo insieme
               alla rappresentazione di soldati.


• Soldati francesi del ’59
• La rotonda di Palmieri
• In vedetta
Soldati francesi del ‘59
    Il dipinto risale al ‘59 quando l’artista osservò le truppe di Napoleone III.
     In quest’opera, rappresentante un drappello di otto soldati in attesa, la
    quotidianità del soggetto contraddice le regole accademiche. Il quadro è
     organizzato per semplici fasce di colore sovrapposte(ocra del terreno,
     grigio del muro, azzurro pallido del cielo). I personaggi sono individuati
        in modo sintetico, con veloci pennellate di colori, quasi puri, che la
                  predominante neutra degli sfondi mette in risalto.

Fattori, Soldati francesi del’59, 1859. Olio su
              tavola 15,5x32cm
La rotonda di Palmieri




Fattori, La rotonda di Palmieri, 1866. Olio su tavola, 12x35




         Sono rappresentate alcune signore che fanno i bagni di aria di mare
           stando sedute al fresco. Lo sviluppo del dipinto è orizzontale, per
         suggerire l’immensità dell’orizzonte. Ritorna la ripartizione del colore
           sovrapposto: partendo dal basso troviamo l’ocra(parte in ombra),
         giallo(parte al sole), azzurro del mare, rossiccio delle rocce, azzurro-
        grigio del cielo, arancio-oro della tenda. Le macchie corrispondenti alle
                               figure si addensano al centro.
In vedetta




Fattori, In vedetta, 1872. Olio su tela, 35x56cm


 Il senso della prospettiva è dato dalla parete sulla destra, la cui perfetta
     geometria interrompe con un taglio netto la linea dell’orizzonte. Le
    figure del soldato e del cavallo in primo piano si stagliano con forza
     sullo sfondo. Gli altri due in lontananza equilibrano il dipinto, quasi
             proseguendo idealmente la prospettiva della parete.
Realizzato da


      Pisani Ilaria


Anno accademico 2005-2006


          VF

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Romanticismo

  • 1.
  • 2. Il romanticismo è un movimento artistico dai contorni meno definiti rispetto al neoclassicismo. Benché si affermi in Europa dopo che il neoclassicismo ha esaurito la sua vitalità, ossia intorno al 1830, in realtà era nato molto prima. Le prime tematiche che lo preannunciavano sorsero già verso la metà del XVIII secolo. Esse, tuttavia, rimasero in incubazione durante tutto lo sviluppo del neoclassicismo, per riapparire e consolidarsi solo nei primi decenni dell’Ottocento. Il romanticismo ha poi cominciato ad affievolirsi verso la metà del XIX secolo.
  • 3. Neoclassicismo e Romanticismo • dà importanza alla • rivaluta la sfera del sentimento, razionalità umana della passione ed anche della • laico e persino ateo irrazionalità • riferimento la storia classica • movimento di grandi suggestioni • impostava la pratica artistica religiose sulle regole e sul metodo • storia del medioevo • stile internazionale • rivalutava l’ispirazione ed il genio individuale • caratteristiche differenziate da nazione a nazione
  • 4. Il termine <<romanticismo>> indica il momento umano in cui il sentimento prevale sul ragionamento. Il movimento romantico è manifestazione d'individualità contro la bellezza astratta di tradizione greco-romana, esplicandosi in senso soggettivo come manifestazione del sentimento dell'artista e in senso oggettivo come rappresentazione del <<tipico>>. Il romanticismo riconosce la continuità tra arte e vita, e vede l'artista impegnato nelle lotte nazionali. Poiché l'opera d'arte non è soggetta a regole, significa che artisti si nasce, non si diventa attraverso lo studio. Poiché la scuola impone proprio quelle regole, obbligando a un solo modo di esprimersi e reprimendo ogni tentativo di affermazione individuale, bisogna combattere contro di essa, che è la morte della libertà dell'artista. Essendo l'opera d'arte l'espressione del <<sentimento soggettivo>> ne consegue che essa non è frutto della razionalità, ma dell'intuito, del <<genio>>. Solo il genio è capace di creare dal nulla, perpetuando con l'opera il suo pensiero. I temi romantici non sono tratti dal mito, ma, per lo più, dal medioevo.
  • 5. PITTURA Théodore Gericault Eugène Delacroix William Turner Caspar David Friedrich Dante Gabriel Rossetti John Constable Francesco Hayez Giovanni Fattori
  • 6. Théodore Gericault (1791-1824) Svolse le sue prime esperienze pittoriche nell’ambiente neoclassico francese. Dopo un periodo di soggiorno a Roma, fece ritorno a Parigi, nel 1817, dove conobbe Delacroix. In quegli anni realizzò il suo quadro più famoso: «La zattera della Medusa». Negli anni successivi, il suo interesse per un naturalismo nudo e crudo lo portò a prediligere temi dal gusto macabro ( teste dei decapitati, ritratti di pazzi e alienati mentali rinchiusi nei manicomi_ « Alienata con la monomania del gioco»). gioco» Rappresenta il prototipo del successivo artista romantico: amorale e asociale, disperato e maledetto, che alimenta il proprio genio di eccessi e trasgressioni. Il gusto per l’orrido e il rifiuto della bellezza dà immediatamente il senso della sua poetica: un’arte che non vuole essere facile e consolatoria ma che deve scuotere i sentimenti più profondi dell’animo umano, proponendogli immagini raccapriccianti.
  • 7. La zattera della medusa Il quadro di Gericault, prende spunto, nel suo soggetto, da un fatto di cronaca successo nel 1816: l’affondamento della nave francese Medusa. Gli occupanti della nave si rifugiarono su una zattera che rimase abbandonata alle onde del mare per diverse settimane. Gli sfortunati occupanti di quella zattera vissero una esperienza terribile che condusse alla morte la gran parte di loro. Solo una quindicina di uomini furono tratti in salvo da una nave di passaggio, dopo che su quella zattera era avvenuto di tutto, anche fenomeni di cannibalismo. Olio su tela, 491x716 cm. Parigi, museo del Louvre
  • 8. Formalmente il quadro è costruito secondo il classico sviluppo piramidale. Le piramidi sono in realtà due ed esprimono due direzioni che si incrociano tra loro opponendosi. La prima piramide parte dall’uomo morto in basso a sinistra ed ha il vertice nell’uomo che, di spalle, sta agitando un panno. È la direzione umana cha va dalla disperazione, di coloro che sono morti, alla speranza di chi ha ancora la forza di agitarsi con la speranza di essere visto da qualcuno che vada a salvarli. La seconda piramide parte dalle onde del mare per giungere all’albero che sorregge la vela. Questa è la direzione del mare che spinge in direzione opposta rispetto alla direzione delle speranze umane. È proprio la tensione visibile tra queste due forze opposte a dare un primo tratto drammatico alla scena.
  • 9. In quest’opera, Gericault usa più riferimenti alla storia dell’arte. L’atmosfera e i contrasti luministici rimandano inevitabilmente a Caravaggio. Anche il braccio abbandonato nell’acqua, dell’uomo morto in basso a sinistra, è copiato da Caravaggio. Le figure hanno una tensione muscolare, e una torsione, che rimandano immediatamente a Michelangelo. Le figure in basso a sinistra, del ragazzo morto e del padre che lo sorregge pensoso, sembrano due statue greche. Da notare il particolare del ragazzo che, benché nudo, ha le calze arrotolate ai piedi. Questo particolare, di crudo realismo, sgombera il campo da qualsiasi lettura mitologica o idealizzata. Quelle calze, così comuni e banali, danno il senso tragico della umanità violata, ossia della morte vera che spegne le persone vere in carne ed ossa.
  • 10. IL BOZZETTO Il bozzetto della Zattera è molto interessante e ci rivela molti indizi per comprendere l’evoluzione verso la stesura definitiva del quadro. Il motivo delle due diagonale contrapposte era già presente ma il progetto iniziale, e prevedeva una nave all’orizzonte verso la quale i naufraghi facevano segnali per farsi notare. Questa nave scompare nella versione finale, e, se si guarda attentamente il quadro definitivo, si nota che lì dove doveva apparire la nave vi è un’onda che si solleva sulla linea d’orizzonte. Probabile quindi che la scelta di non far apparire la nave sia stata presa proprio all’ultimo momento. In effetti il gruppo che si agita non ha motivo di compiere una simile azione se all’orizzonte non c’è nulla: ma qui sta l’effetto di suspense voluto da Gericault, per toglierci il lieto fine ed amplificare il senso di disperazione di chi sta naufragando in mare. Un altro elemento di differenza che si nota è la mancanza, nel bozzetto, dell’ultima figura sulla sinistra in basso, quella per la quale posò Delacroix.
  • 11. Alienata con la monomania del gioco Si rivela una profonda dignità nella solitudine dell’ Alienata con la monomania del gioco, una vecchia dagli occhi incavati e dalle palpebre arrossate, dalla fronte solcata da profonde rughe e dai capelli corti che le fuoriescono dalla cuffia scomposta, con lo sguardo perso nel vuoto a rincorrere il pensiero fisso che l’ha estraniata dalla vita reale. Olio su tela, 77x64,5 cm. Parigi, museo del Louvre
  • 12. Eugène Delacroix (1798-1863) Ha interpretato il romanticismo in Francia. Formazione giovanile presso il pittore neoclassico Guerin; entra in contatto con Gericault. Sviluppa la pittura in due direzioni fondamentali: il colore espressivo, sul versante formale, ed i soggetti esotici, sul versante poetico (Michelangelo-Rubens). Partecipò al Salone d’Autunno nel 1822 con il quadro «La barca di Dante». Di due anni dopo è la tela «Il Massacro di Scio». Il quadro più importante è la tela «La Libertà che guida il popolo» del 1830. Dopo questo periodo, anche per via di suoi viaggi in Marocco e in Spagna, la pittura di Delacroix si porta su soggetti sempre più esotici, quali «Le donne di Algeri», per poi passare a soggetti più legati alla storia. L’importanza di Delacroix nella pittura francese dell’Ottocento è notevole soprattutto per gli sviluppi successivi. Egli, molto suggestionato dagli effetti cromatici dei quadri dell’inglese Constable, inizia a sperimentare quella divisione dei colori che sarà il motivo fondamentale di tutta la successiva esperienza impressionista e neo- impressionista. Benché usi una tavolozza di molteplici colori, sia puri sia smorti, la sua tecnica si basa sull’esaltazione cromatica data dall’accostamento di tinte e toni diversi secondo il principio del contrasto luministico.
  • 13. La barca di Dante In questo quadro Delacroix rappresenta il momento, descritto nel III terzo canto dell'Inferno in cui Dante e Virgilio attraversano il fiume Acheronte sulla barca di Caronte. Alla barca cercano di aggrapparsi le anime dei dannati, per poter giungere il più presto possibile al luogo loro destinato. Durante il guado un terremoto improvviso scuote la terra e Delacroix rende la scena con tratti di forte fa apparire in lontananza drammaticità, cercando di suscitare una "una luce vermiglia". Lo violenta emozione nello spettatore che spavento fu così forte per il guarda il quadro. Il riferimento alla Zattera poeta che cadde svenuto, e della Medusa di Gericault è fin troppo si ritrovò, senza accorgersi, evidente, e non mancano elementi stilistici, sull'altra riva del fiume soprattutto nel trattamento vigoroso dei nudi, infernale. che rimandano a Michelangelo e a Rubens.
  • 14. Massacro di Scio L'episodio raffigurato nel quadro rimanda ad un episodio storico realmente avvenuto in quegli anni. Siamo nel 1822 e la Grecia è in guerra contro la Turchia per conquistare la propria indipendenza. In quest'isola i turchi, per rappresaglia contro i greci, compirono un massacro feroce, trucidando circa ventimila persone e deportando i superstiti come schiavi. L'episodio di feroce barbaria fece scalpore in Europa, suscitando indignazione soprattutto negli ambienti romantici che parteggiavano per la causa greca. Di qui la scelta di Delacroix di dedicare un quadro all'avvenimento, per usare la sua pittura come spunto di denuncia contro gli orrori della guerra.
  • 15. La libertà guida il popolo Olio su tela, 235x260 cm. Parigi, museo del Louvre La libertà guida il popolo
  • 16. La composizione ha lo stesso sviluppo piramidale della Zattera della medusa, però in questo caso il gruppo ha un orientamento ruotato di 180 gradi. Nella «Zattera» l’uomo che fa da vertice alla piramide guarda verso l’orizzonte interno al quadro, nella «Libertà che guida il popolo» il vertice della piramide, la donna con la bandiera, guarda verso lo spettatore(nella «Zattera» il contenuto è pessimistico; nella «Libertà che guida il popolo» è ottimista). Nel primo caso, infatti, la «Zattera» esprime il senso di sconforto che è la nota dominante della Francia nel 1818: una nazione che ha perso una rivoluzione ed un impero. Nel 1830 un’altra rivoluzione, meno cruenta, si è svolta: i parigini sono ritornati sulle barricate e ciò significa che hanno ritrovato fiducia in sé. Sono quindi ispirati da ottimismo. Nel quadro di Gericault lo spettatore è portato a guardare nella stessa direzione verso la quale guarda l’uomo che agita il panno:anche lo spettatore non vede nulla all’orizzonte. Gioca sul dubbio ansia ed angoscia. Ne «Libertà che guida il popolo» la donna guarda verso lo spettatore. Conduce la sua marcia per coinvolgerlo nella sua azione. (funzione esortatrice sentimenti di forza e ribellione).
  • 17. Da considerare inoltre che il quadro di Gericault usa questa rappresentazione così intensa e drammatica utilizzandola come metafora. Il naufragio della Medusa è la metafora del naufragio della Francia e delle idee rivoluzionarie di libertà, uguaglianza e fraternità. La «Libertà che guida il popolo» non è una metafora ma una allegoria. Usa cioè una immagine, quella della donna con la bandiera in mano, per visualizzare un sentimento.
  • 18. Donne di Algeri Il quadro è uno degli esempi più noti di quella moda legata al fascino dell'oriente arabo, che ritroviamo in Europa nella prima metà dell'Ottocento. È uno dei tanti momenti compresi nel termine "esotismo", ad indicare suggestioni che l'ambiente culturale europeo prendeva da altre culture non europee. Delacroix effettuò nel 1832 un viaggio in Africa dove visitò il Marocco e l'Algeria. Proprio in quest'ultimo paese ebbe l'opportunità di visitare segretamente l'harem di un importante funzionario arabo. E qui prese lo spunto per il quadro "Donne d'Algeri", che gli serve per rappresentare tutta la carica di indolente sensualità colta non solo negli atteggiamenti delle donne, ma anche nei tessuti, nelle raffinate decorazioni, nei profumi e così via. Il quadro, a differenza di altre opere di Delacroix, non suscitò scandalo, ma ebbe un'accoglienza entusiastica al Salone e fu acquistato dal re Luigi Filippo, benché Delacroix non fosse intenzionato a venderlo.
  • 19. Caspar David Friedrich (1774-1840 ) Pittore tedesco interessato, nella poetica del romanticismo, soprattutto al lato mistico della natura. La prima opera che lo rese noto fu la «Croce sulla montagna». Questi paesaggi di Friedrich sono lo spettacolo della natura ( «Abbazia nel querceto» , «Un uomo e una donna davanti alla luna» ma servono anche a misurare la piccolezza dell’uomo nel confronto con tale vastità di orizzonti( «Il viaggiatore sopra il mare di nebbia» , «Le bianche scogliere di Rugen» ). Il sentimento panico della natura, sede dell’infinito che ci riporta a Dio, è la maggiore caratteristica di Friederich. Ed è ciò che lo distingue da altre tendenze romantiche anche tedesche e di ispirazione religiosa, quali i Nazareni, che invece perseguirono una immagine della religione e della fede più aderente ai modelli letterari e medievali. Friedrich, nel cercare Dio solo nella sua creazione, è sicuramente più originale ponendosi come il maggior pittore romantico tedesco.
  • 20. La croce sulla montagna Il dipinto è in realtà una pala d'altare realizzata per la cappella privata del Castello di Tetschen in Boemia Questa pala d’altare è composta unicamente da un paesaggio di montagne, su cui si staglia il segno nero di una croce. Che un paesaggio potesse essere un immagine religiosa è una grossa rivoluzione che non poco stupì i critici del tempo. In essa, tuttavia, è chiaramente avvertibile una suggestione religiosa data dallo spettacolo della natura, intesa come opera divina, in cui la presenza della croce serve principalmente ad elevare il nostro pensiero a Dio. il quadro trasmette una carica mistica, e non solo per la croce raffigurata tra gli alberi, ma anche per il senso di maestosità silenziosa che questa cima di montagna comunica. L'idea di unire il tema della natura con quello del sacro è sicuramente uno dei segni più chiari del passaggio da un clima culturale di impronta neoclassica al nuovo clima romantico. C. D. Friedrich, La croce sulla montagna, 1808
  • 21. Il viaggiatore sopra il mare di nebbia In questo quadro, si avverte la poetica del pittore. Il sublime: il senso della natura possente e smisurata, viene qui presentato con molta evidenza. Su una roccia di origine vulcanica un uomo, raffigurato di spalle, ammira il panorama che gli si apre davanti. La nebbia che gli è innanzi è quasi come un mare da cui emergono come isole le cime delle montagne. Non vi è vegetazione che crea angoli accoglienti. Le rocce sono nere e inospitali. Emergono dai fumi di una nebbia che sembra quasi il vapore che sprigiona la terra dal suo interno. L’uomo che ammira questo spettacolo ci dà il confronto tra la piccolezza della dimensione umana e la vastità dell’opera della natura. È raffigurato di spalle così che lo spettatore del quadro deve condividere il suo punto di vista e compenetrarsi nel suo stato d’animo. Lo stato d’animo, cioè, di chi avverte dentro di sé il sentimento del sublime: meraviglia e quasi C. D. Friedrich, Il viaggiatore sopra il mare di nebbia, 1818 sgomento di fronte all’immensità dell’universo.
  • 22. Abbazia nel querceto C. D. Friedrich, Abbazia nel querceto, 1809 In quest'opera di Friedrich si coglie un tema molto caro allo spirito romantico: la visione delle rovine con tutto il loro fascino legato al senso del tempo che passa. In una luce, che ricorda un'alba nordica, si intravedono degli alberi scheletrici e un muro con una finestra in stile gotico, ultimo resto di un'antica abbazia distrutta e trasformata in cimitero. In basso si intravedono dei monaci con una bara sulle spalle, che stanno probabilmente accingendosi a seppellire un loro confratello morto. Ma qui a ispirare il pittore è il senso della morte e del disfacimento, che non riguarda solo le persone, ma anche le cose che loro fanno, quali gli edifici, che sembrano dover sfidare i tempi ed invece anch'esse inesorabilmente si polverizzano.
  • 23. Un uomo e una donna davanti alla luna C. D. Friedrich, Un uomo e una donna davanti alla luna, 1819 Anche il chiaro di luna è un tema molto caro ai romantici, e non poteva mancare nel campionario delle immagini dipinte da Friedrich. In questo quadro il paesaggio notturno si trasforma in una massa scura nella quale si insinua il controluce della luna a delineare le silhouette molto espressive degli alberi e dei due spettatori raffigurati nella scena.
  • 24. Le bianche scogliere di Rugen Anche in questo quadro il tema che Friedrich svolge è il rapporto dell'uomo con lo spettacolo della natura. Due uomini e una donna osservano il mare profilarsi tra uno squarcio delle scogliere di Rugen, un'isola tedesca del mar Baltico. Il senso di vertigine che l'immagine vuole comunicare è un ulteriore esempio della ricerca del sublime, che Friedrich coglie nella visione incantata della grandiosità della natura. C. D. Friedrich, Le bianche scogliere di Rugen, 1818
  • 25. John Constable (1776-1837) La produzione artistica di Constable è quasi tutta incentrata sul tema del paesaggio. I suoi paesaggi sono sempre gradevoli: ritraggono una natura in cui c’è un felice equilibrio tra gli elementi naturali (alberi, fiumi, colline) e gli elementi artificiali (case, stradine, ponticelli). Questi esprimono il sentimento di armonia tra l’uomo e la natura. Per la loro casuale ed irregolare disposizione rientrano pienamente in quella categoria estetica del pittoresco. Ciò che manca, in questi quadri, sono le false rovine che davano al pittoresco precedente un carattere eccessivamente artificioso e letterario. • Il carro di fieno • Flatford Mill • Studio di nuvole • Arcobaleno su Hampstead Hearth Ciò che caratterizza formalmente la pittura di Constable è la capacità di indagare gli elementi visivi che formano un paesaggio. Assente un disegno compositivo, lo stile pittorico è tutto affidato al colore. Il suo tocco è filamentoso e sporco. Le forme non hanno un contorno definito ma si riconoscono solo dai passaggi di tono e di colore. La superficie del quadro viene a presentarsi, ad una visione molto ravvicinata, come un impasto formato da mille tonalità differenti. Questa tecnica fa sì che le immagini percepite sul quadro sembrano vibrare di una autonoma luce, rendendole più vive e dinamiche.
  • 26. Il carro di fieno In questo quadro il soggetto, il carro di fieno, è solo un pretesto per consentire la rappresentazione di un paesaggio tipicamente inglese. Il carro sta guadando un piccolo ruscelletto che, nello spazio del quadro, forma una duplice curva ad esse. In una delle due anse del ruscello, a sinistra, c’è una casa che sembra quasi confondersi con il paesaggio circostante. La casa viene protetta da una cortina di alberi che creano una nicchia accogliente in cui si inserisce l’edificio. Sulla destra si apre una pianura che viene chiusa da una fila di alberi che si vede in lontananza. La parte superiore del quadro è occupata da un cielo percorso da nuvole. John Constable, Il carro di fieno, 1821
  • 27. Flatford Mill Flatford Mill è una delle prime grandi realizzazioni di Constable realizzate in gran parte en plain air. Benché sia stato preceduto da numerosi studi e schizzi, il quadro cerca una visione quasi casuale del luogo raffigurato. John Constable, Flatford Mill, 1817 Nella scena, ambientata nei suoi luoghi d’infanzia, vediamo sullo sfondo a sinistra il mulino ad acqua proprietà del padre con un attracco per le barche che venivano trainate da cavalli su e giù lungo il fiume. L’immagine è una ricerca di quella spontaneità della natura, al quale l’uomo adatta le sue necessità e non viceversa. Il gusto per il pittoresco è qui una dimensione non solo estetica, ma di grande partecipazione emotiva, come ci attesta la scelta di raffigurare i proprio luoghi d’infanzia.
  • 28. Studio di nuvole L’interesse per lo studio analitico del paesaggio in Constable è attestato da centinaia di tele che egli ha dedicato alle nuvole. Chi conosce l’Inghilterra sa che le nuvole costituiscono, qui più che altrove, un elemento determinante del paesaggio L’interesse di Constable non si sofferma solo sulla diversa forma che i banchi di nuvole possono assumere, ma ne indaga soprattutto la qualità luminosa e cromatica in riferimento alle diverse ore del giorno. Questi esperimenti, che per certi versi anticipano l’Impressionismo francese, ci dimostrano l’intuizione di Constable che la luce è la grande protagonista del paesaggio
  • 29. Arcobaleno su Hampstead Heath È questo uno degli ultimi paesaggi realizzati da Constable. La piana di Hampstead è uno dei paesaggi preferiti da Constable che spesso ritrae questi luoghi nei suoi dipinti. Qui vi inserisce un immaginario mulino a vento, ma soprattutto vi rappresenta due arcobaleni. L’interpretazione del luogo ci dimostra come nella sua attività matura l’indagine scientifica della natura cede sempre più il passo ad una ricerca di effetti visivi più lirici. Così come una semplificazione delle superfici ad effetti quasi astratti ci testimoniano una padronanza che riesce ad evocare e suggestionare anche senza più rappresentare.
  • 30. William Turner (1775-1851) E’ l’altro grande interprete, insieme a Constable, della pittura di paesaggio romantica in Inghilterra. Formazione giovanile:pittura di Cozens, con una progressiva ammirazione per un altro paesaggista francese del Seicento, Claude Lorrain. Nei suoi quadri gioca un elemento fondamentale: la luce. Egli cerca di dare un’autonomia alla luce rappresentandola non come riflesso sugli oggetti ma come autonoma entità atmosferica. Per far ciò, usa il colore in totale libertà con pennellate curve ed avvolgenti. Le immagini che ne derivano hanno un aspetto quasi astratto che non poco sconvolse il pubblico del tempo. Secondo alcuni critici egli non dipingeva ma impastava sulla tela ingredienti da cucina, quali uova, cioccolata, panna, ricavandone un miscuglio da pasticciere. Queste critiche dimostrano quanto fosse poco compresa la sua pittura. Essa, tuttavia, divenne un riferimento importante per la successiva pittura impressionista. • Pioggia, vapore e velocità • Regolo • Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi • Tempesta di neve • Il canal grande
  • 31. Pioggia, vapore e velocità La tela è un impasto di colori indefiniti che non danno una immagine molto riconoscibile. Tutto si riduce ad una linea di orizzonte e a due diagonali trasversali, una a sinistra, poco evidente, che rappresenta un ponte ad arcate, una a destra, più evidente, che rappresenta un altro ponte su cui sta correndo un treno. Il resto è solo luce, colta nelle sue differenti colorazioni, nel momento che attraversa una atmosfera densa e dinamica. L’aria, infatti, è pregna di pioggia e di vapore, come dice il titolo, ed è una William Turner, Pioggia vapore e velocità, 1844 presenza che diventa immagine che sovrasta il resto della visione.
  • 32. In questo quadro compare invece un elemento decisamente nuovo: il treno. l’artista riporta simbolicamente il treno nella stessa categoria del sublime. La categoria della potenza sovraumana ma che, in questo caso, non si curva come la tempesta ma procede per linee rette come è nelle cose fatte dall’uomo. Il taglio decisamente inusuale dato dalla diagonale del ponte, il dinamismo che suggerisce la velocità del treno, ma soprattutto la tecnica fatta di macchie di luce che rendono vaghi gli oggetti, rendono questo quadro uno degli esiti più sintomatici delle ricerche formali di Turner.
  • 33. Regolo Nel quadro è rappresentato il porto di Cartagine, la città nemica di Roma. I cartaginesi fatto prigioniero Attilio Regolo, lo rimandarono in patria per convincere i romani a desistere dalla guerra. Attilio Regolo incitò invece i romani a continuare, e, per l'onore della parola data, fece lo stesso ritorno a Cartagine dove i cartaginesi lo sottoposero a crudeli torture, quali il taglio delle palpebre, e poi lo uccisero Il vero protagonista dell'immagine è la grande luce che proviene dal fondo, punto di fuga ideale nel quale convergono le quinte degli edifici che si affacciano sul canale del porto. Qui, più che altrove, appare evidente la ricerca di Turner di rappresentare direttamente la luce, senza utilizzarla come mezzo strumentale per la visione di altro. William Turner, Regolo, 1828
  • 34. Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi William Turner, Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, 1812 Il quadro, al pari di "Regolo", prende solo a pretesto l'episodio storico di Annibale per una immagine che in realtà è una libera ricerca di effetti luminosi e dinamici attivati da una tempesta di neve. Lo schema compositivo ricorre in molte altre opere di Turner: una specie di vortice che ruota intorno ad un punto posto in posizione leggermente decentrata. In questo caso Turner cerca la rappresentazione del sublime "dinamico" che scaturiva la sensazione di intensa ed emozionante paura di fronte alla potenza della natura. Potenza che ritroviamo nello spettacolare scatenarsi degli elementi in occasione di tempeste, uragani, eruzioni di vulcani, terremoti, maremoti, e così via.
  • 35. Tempesta di neve William Turner, Tempesta di neve, 1842 Lo scatenarsi di una tempesta di neve avviene in mare, travolgendo una nave che nel quadro appena si intravede nel gran turbinio d'acqua che Turner rappresenta. Il mare è anch'esso un soggetto molto amato dall'artista inglese, che in numerosi quadri rappresenta scene marine e navi. Qui il mare diviene il luogo di quel "sublime dinamico" che abbiamo visto spesso comparire nei quadri di Turner, che in questa tela, più che in altre, abbandona ogni preoccupazione di rappresentazione figurativa per darsi ad una pittura di gesto che sfiora quasi l'astratto.
  • 36. Il Canal Grande William Turner è stato un artista molto presente in Italia, e nei suoi numerosi viaggi ha toccato molti luoghi caratteristici della penisola, quali Roma, Tivoli, Napoli ed altri, di cui ci ha lasciato testimonianza in numerosi quadri e disegni. Uno dei luoghi a lui più congeniali fu Venezia. Questo quadro raffigurante il Canal Grande è solo una delle numerosissime tele che Turner realizzò a Venezia. Le sue caratteristiche stilistiche sono ben evidenti soprattutto nel dissolversi della forma nella luce, che William Turner, Il Canal Grande, 1835 dà all'immagine un aspetto evanescente e un po' sfocato.
  • 37. Dante Gabriel Rossetti (1828-1882) E’ il principale esponente della Confraternita dei Preraffaelliti(movimento romantico che si rifà al medioevo:rifarsi all’epoca tardo-medioevale, in particolare alla spiritualità e allo stile tardo gotico e primo rinascimentale del Trecento e del Quattrocento. Ciò che rifiutano è quel rinascimento maturo di Raffaello), costituita in Inghilterra nel 1848. Nonostante il nome italiano, Rossetti è un pittore inglese che sviluppa la sua attività nella seconda metà dell’Ottocento. I quadri preraffaelliti di Rossetti sono pervasi da una dimensione del silenzio che risuona di note sensuali e decadenti. La figura femminile è sempre presente, svolgendo un ruolo simile a quello di Beatrice per Dante: lo svelamento, attraverso la bellezza, della dimensione trascendentale. • Ecce ancilla domini • Beata Beatrix • Proserpina
  • 38. Ecce ancilla domini E’ un’interpretazione moderna dell’Annunciazione. Il titolo rimanda alle parole che la Madonna pronunciò in risposta all’annuncio dell’arcangelo Gabriele: «ecco la serva del Signore». Il quadro si basa sul colore bianco che omogeneizza tutta l’immagine. Si stagliano poche note di colore, il rosso della stola in primo piano, i capelli dorati e le aureole gialle, l’azzurro della tenda. Sono presenti elementi iconografi come il giglio, che compare sia in mano all’arcangelo che sulla stola rossa, e la colomba simbolo dello Spirito Santo. La Madonna ha un atteggiamento triste e pensoso mentre l’arcangelo appare di una virilità evidente(a differenza dei quadri tardo gotici dove l’arcangelo prendeva un aspetto di indefinita sessualità). L’arcangelo Gabriele sembra che non poggi i piedi a terra e le lievi fiamme gialle che si notano ai piedi e riflesse sul pavimento lo qualifica come messaggero ultraterreno. Da notare che la sua rappresentazione avviene da un diverso punto di vista, più basso, rispetto al resto dell’immagine che Dante G. Rossetti, Ecce ancilla domini, 1850 è vista da un punto di vista più alto.
  • 39. In numerose sue opere Rossetti trae Beata Beatrix ispirazione da Dante Alighieri. Di soggetto dantesco è anche questo «Beata Beatrix». L’immagine di Beatrice, la donna amata da Dante e morta prematuramente, si confonde qui con la figura di Elizabeth Siddal, la moglie anch’ella morta giovane. La donna, infatti, riceve nelle mani da un uccello rosso, simbolo di morte, un papavero bianco. Elizabeth Siddal morì infatti per una overdose di laudano, una droga che si estrae dal papavero. In secondo piano compaiono due figure: sono di nuovo Beatrice, la cui testa è circondata da un’aureola, che riceve Dante nel paradiso. Sullo sfondo si apre uno squarcio luminoso che fa intravedere il Ponte Vecchio a Firenze. L’atmosfera di silenzio, insieme ai pensieri funerei impliciti nell’immagine, ci permettono di collocare questa immagine nel gusto decadentista del tempo, di cui i Preraffaelliti rappresentano in qualche modo una notevole anticipazione Dante G. Rossetti, Beata Beatrix, 1864-70
  • 40. Proserpina Il ritratto femminile è uno dei temi che ossessivamente Rossetti ripete nell’ultimo periodo della sua attività. Qui, in uno dei suoi dipinti più celebri e riusciti, ad essere ritratta è Jane, moglie di William Morris, che in anni precedenti aveva già posato per Rossetti quale Ginevra per alcuni affreschi realizzati ad Oxford. In questa tela la ritrae quale Proserpina, la fanciulla, figlia di Zeus e Demetra, rapita da Ade, signore dell’oltretomba, per farla sua sposa. Rossetti ritrae Proserpina con un melograno in mano, simbolo di matrimonio ma anche di prigionia. In primo piano un incensiere ci riporta alla natura spirituale di Proserpina che simboleggiava nell’antichità l’immortalità dell’anima. Di sotto vi è un’iscrizione in italiano che dice: «Dante Gabriele Rossetti ritrasse nel capodanno del 1874». In alto, all’interno di un cartiglio, Rossetti scrive anche una breve poesia, sempre in italiano, per enfatizzare la condizione di infelicità in cui era costretta Proserpina.
  • 41. Francesco Hayez (1791-1882) Formazione giovanile neoclassica. Originario di Venezia, nel 1809 si trasferì a Roma dove entrò in contatto con Antonio Canova di cui divenne amico ed allievo. Trasferitosi a Milano nel 1820, in questa città raccolse l’eredità del maggiore pittore neoclassico italiano: Andrea Appiani. Il suo stile pittorico si formò di un linguaggio decisamente neoclassico che non perse mai neppure nella sua fase romantica. Il suo romanticismo è infatti una scelta solo tematica. Nel 1820 realizzò il suo primo quadro di ispirazione medievale «Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri» che venne considerato il manifesto del romanticismo italiano. Due anni dopo realizzò il quadro de «I Vespri siciliani». La sua produzione, oltre ai temi storici, fu proficua anche nel genere dei ritratti. Dal 1850 diresse l’Accademia di Brera, divenendo un personaggio di spicco dell’ambiente culturale milanese. • Pensiero malinconico • Il bacio
  • 42. Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri Utilizza un episodio storico come metafora da utilizzare per gli ideali risorgimentali. Siamo nel XIV secolo e Pietro Rossi fu chiamato dal doge di Venezia Dandolo ad assumere il comando delle forze veneziane per resistere ai tentativi di espansione degli scaligeri, guidati da Mastino della Scala, che stavano assediando il Castello di Pontremoli. La moglie e le figlie del condottiero lo pregarono di non accettare, ma, nonostante ciò, Pietro Rossi diede il suo assenso. In questo quadro vengono dunque esaltati i valori dell'eroismo, nonché delle libertà repubblicane di contro a quelle dispotiche, rappresentate Francesco Hayez, Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri, 1818-20 dagli scaligeri, signori di Milano.
  • 43. I vespri siciliani I Vespri siciliani fu una rivolta popolare scoppiata a Palermo nel 1282. In Sicilia dominavano, gli angioini, dinastia francese. I soldati francesi, arrecarono offesa ad una donna che si era appena sposata e stava uscendo dalla chiesa. Questa fu la causa che fece scoppiare la rivolta popolare. L’episodio dei Vespri siciliani acquistava il significato simbolico, nell’ottica risorgimentale, di rivolta contro lo straniero. Il quadro di Hayez illustra l’episodio in maniera molto letteraria ma poco emozionante. Le figure sono scandite secondo pose molto teatrali che risentono ancora dei quadri storici neoclassici del David. Lo stile di esecuzione è fondamentalmente neoclassico, fatto di precisione di disegno, rilievo chiaroscurale, fattura molto levigata, chiarezza di visione. L’unica cosa che fa collocare questo quadro nell’ottica del romanticismo è solo il soggetto ed il contenuto: il riferimento ad una storia del medioevo che ha come messaggio un contenuto patriottico e risorgimentale.
  • 44. Pensiero malinconico Hayez, Pensiero malinconico, 1842. Olio su tela, 135x98 cm Dipinto che rappresenta una fanciulla presa dalla malinconia. Nella dolcissima e malinconica fanciulla dai grandi occhi scuri, l’aspetto quasi discinto (la veste lucente grigio-celeste e la camicia sono calate sulla spalla sinistra) sta a sottolineare una caduta dell’equilibrio emotivo. A rafforzare la sensazione di perdita, l’artista ha collocato un vaso di fiori in parte appassiti. Dei petali e una foglia caduta suggeriscono, con la loro totale separazione dalla vita, la scomparsa della gioia.
  • 45. Il bacio Hayez, Il bacio, 1859. Olio su tela, 10x88 cm E’ la più famosa creazione dell’artista e descrive il bacio dolce e furtivo che due giovani in abiti medioevali si stanno scambiando. Le figure dei due giovani si stagliano nitide contro una parete di pietre squadrate. La fanciulla è completamente abbandonata nell’abbraccio. La sua flessuosa figura, come ritagliata fra il rosso delle calze e il bruno del mantello del giovane amato, è impreziosita dai riflessi lucenti della veste di seta, che sembra aggiungere luce alla scena.
  • 46. Giovanni Fattori (1825-1908) Fu il maggior pittore italiano dell’Ottocento. I suoi esordi pittorici sono nel solco della tradizione romantico- celebrativa cara agli accademici. Fattori indaga le situazioni più quotidiane, meno appariscenti e, proprio per questo, più dolorose e reali. Soggetto fondamentale della sua arte è il lavoro dell’uomo insieme alla rappresentazione di soldati. • Soldati francesi del ’59 • La rotonda di Palmieri • In vedetta
  • 47. Soldati francesi del ‘59 Il dipinto risale al ‘59 quando l’artista osservò le truppe di Napoleone III. In quest’opera, rappresentante un drappello di otto soldati in attesa, la quotidianità del soggetto contraddice le regole accademiche. Il quadro è organizzato per semplici fasce di colore sovrapposte(ocra del terreno, grigio del muro, azzurro pallido del cielo). I personaggi sono individuati in modo sintetico, con veloci pennellate di colori, quasi puri, che la predominante neutra degli sfondi mette in risalto. Fattori, Soldati francesi del’59, 1859. Olio su tavola 15,5x32cm
  • 48. La rotonda di Palmieri Fattori, La rotonda di Palmieri, 1866. Olio su tavola, 12x35 Sono rappresentate alcune signore che fanno i bagni di aria di mare stando sedute al fresco. Lo sviluppo del dipinto è orizzontale, per suggerire l’immensità dell’orizzonte. Ritorna la ripartizione del colore sovrapposto: partendo dal basso troviamo l’ocra(parte in ombra), giallo(parte al sole), azzurro del mare, rossiccio delle rocce, azzurro- grigio del cielo, arancio-oro della tenda. Le macchie corrispondenti alle figure si addensano al centro.
  • 49. In vedetta Fattori, In vedetta, 1872. Olio su tela, 35x56cm Il senso della prospettiva è dato dalla parete sulla destra, la cui perfetta geometria interrompe con un taglio netto la linea dell’orizzonte. Le figure del soldato e del cavallo in primo piano si stagliano con forza sullo sfondo. Gli altri due in lontananza equilibrano il dipinto, quasi proseguendo idealmente la prospettiva della parete.
  • 50. Realizzato da Pisani Ilaria Anno accademico 2005-2006 VF