7. Un anno dopo
È doveroso, a un anno da quel 26 settembre 1997, rivolgere
innanzitutto un pensiero di apprezzamento e gratitudine a tutte le
forze impiegate nell'apparato di emergenza: dai Vigili del Fuoco al
Volontariato,dalla Polizia di Stata all'Arma dei Carabinieri,dalla
Guardia di Finanzo alle ForzeArmate, al Corpo Forestale dello
Stato. A loro si sono afincati, in un'opera instancabile,
amministratori,funzionari e tecnici delle Regioni Umbria e
Marche, delle Province, delle Comunità Montane e dei Comuni
interessati dal sisma. In una gara di solidarietà sono fluiti
nell'area colpita tecnici inviati dalle Regioni, le Province e i Comuni
di tutta Italia. Essi, unitamente alle squadre formate da esperti del
Servizio Sismico Nazionale, dell'istituto Nazionale di Geofisica e
del Gmppo Nazionale per la Difesa dai Terremotidel CNR,hanno
offerto una consulenza tecnica tanto preziosa quanto costante ed
attenta.
L'eccezionale e coordinato impegno di queste forze, che hanno
visto operare oltre 10.000 uomini e donne senza rispatmio ed in
condizioni di forte disagio per diversi mesi, ha consentito al
Servizio Nazionale della Protezione Civile di o'ire buona prova di
sé, assicurando,in pochissimi giorni. riparo ed assistenza a quasi
40.000 persone in un'area vasta e caratterizzata da collegamenti
non idonei. I tempi di otti'vazione delle strutture di assistenza e
soccorso rappresentano un risultato apprezzabile,segno concreto
dei progressi maturoti o partire dalle grandi calamità che hanno
colpito il Paese negli ultimi 20 anni.
Lo sforzo è stato massimo e i risultati di un anno testimoniano
concretamente alle popolazioni colpite che all'aflevolini della luce
dei rif7ettori dei mass-media non è mai corrisposto un
allentamento della tensione operativa.
8.
9. Emergenza, post-emergenza
e ricostruzione
Emergenza, post-emergenza,ricostruzione:tre parole che il Paese
aveva ormai classifcato come tre momenti dai tempi lunghissimi,
versa quel ritorno alla normalità che sembrava spessa irrangiungibile.
Ancora oggi il sisma della Campania e Basilicata del novembre 1980
è impresso nella memoria collettnra come un dramma non ancora
risolto. E come potrebbe essere altrimenti quando parte di quelle
popolazioni, duramente colpite ben 18 anni fa, vivono ancora nella
precarietà nonostante gli ingenti stanziamenti dello Stato destinati
alla ripresa. È una realtà che ha pesato come un macigno sulla
credibilità delle Istituzioni, quelle stesse che invece, honno ormai
voltato pagina, rendendo improponibile il confronto tra ieri ed oggi.
Nella gestione delle calamità è armai stata imboccata in modo
irreversibile la strada giusta. Una strada che, pur tra molteplici
difficoltà,condurrà il Paese ad un vero ed efficientesistemo di
protezione civile. Questa percorso non è più una utopia,perché tutti
- dallo Stato centrale alle Regioni, dalle Pmvince agli Enti locali -
hanno compreso che la protezione civile non può essere sola
emergenza,ma anche e soprattutto prevenzione. E non potrebbe
essere altrimenti perché in Italia, solo prendendo ad esempio il rischio
sismico, il 40% della popolazione (cioè oltre 23 milioni di persane)
vive in aree a rischio, dove il 64% degli edifici sono sismicamente
insicuri.
La strada è sicuramente lunga ma il tracciato fino ad oggi
percorso, dall'alluviane dellaVenilia e del Friuli del giugno del '96 al
terremoto di Umbria e Marche dello scarso anno, passando
attraversa una serie di emergenze che hanno ferita pesantemente
diverse regioni italiane, si è dimostrato nei fatti essere quello giusta.
C'è ancora molta da fare ma i risultati ottenuti e soprattutto il
ritrovato dialogo tra tutte le Istituzioni ai vari livelli sono realtà
innegabili.
Anche in Umbria e nelle Marche, regioni martoriate a partire dal
26 settembre del 1997 e fino ad aprile del 1988 da migliaia di
scosse che honno messa a dura prova la resistenza anche nervosa di
queste popolazioni. in pochi mesi si è possoti dalla fase
dell'emergenza a quella della ricostruzione.In queste pagine c'è la
10. testimonianza di quello che si è riusciti o fare in pochissimo
tempo per dare alle famiglie senzo caso la possibilità di vivere in
condizioni dignitose. Nella fase dell'emergenzo l'operazione più
dipcile è stata certamente la realizzazione di quei circa 200
villaggi temporanei, disseminati su vaste aree delle due Regioni,
che questo volume illustra e documenta.È stata una scelta
coraggiosa e di grande valore sociale quella di mantenere le
famiglie vicino ai luoghi dove avevano le proprie radici e il
proprio lavoro.
Questa operazione non sarebbe stata possibile senza lo
straordinario impegno e lo spirito di abnegozione del Gruppo
Tecnico Insediamenti di Emergenza del Dipartimento della
Protezione Civile e senza la collaborazione dei Sindaci. A tutti
loro va il merito per il successo di questa straordinaria
operazione. I prowedimenti legislativi attudi e gli stanziamenti
finora deliberati hanno consentito di awiare una ricostruzione
seria e rigorosa,dove l'obiettivo principale è il miglioramento
delle condizioni di sicurezza degli edifici nel rispetto delle
caratteristiche storiche e architettoniche dei centri colpiti E non
è solo una vaga ipotesi poter affermare che già nei primi mesi
del '99 migliaia di persone potranno fare ritorno nelle proprie
case. Certo,per molti altri questo percorso sarà necessariamente
più lungo, proprio perché legato a piani integrati di recupero dei
centri storici.Ma, per tutti, la certezza di un'attesa comunque
circoscriita nel tempo.
E il risultato sarà quello di potersi riappropriare delle proprie
radici in un habitat finalmente sicuro.
Franco Barberi
11. Quel lungo terremoto di Colfiorito
Alle 02 e 33 del 26 settembre 1997si verificò una for-
te scossa di terremoto in prossimità di un piccolo Co-
mune umbro dal nome invitante e innocuo: Colfiorito. La
magnitudo. parametro che indica la quantitàdi energia li-
berata dal terremoto sotto forma di onde sismiche, fu
pari a 5.6. La scossa fu immediatamente seguita da nu-
merose repliche di magnitudo inferiore che si distribui-
rono, anche se non in maniera omogenea, in un segmen-
to dell'Appennino che va da Gualdo Tadino - Nocera
Umbra, a Nord, fino a Sellano - Preci, a Sud. Come se la
Natura volesse indicarci fin dai primi momenti quale era
la zona che nei mesi successivi intendeva perseguitare
con scosse piccole e grandi in maniera apparentemente
incessante. Sempre a Colfiorito si era verificata un'altra
scossa circa tre settimane prima. il 4 settembre, seguita
da un centinaio di piccole repliche.Anche allora un paio
di repliche si ebbero in prossimità di Sellano ed un paio
non lontano da Nocera U m b a La scossa del 4 settem-
bre è il"foreshock" (scossa pmorritrice) di tutm la se-
quenza che si svilupperà nei mesi successivi con I'indica-
zione degli estremi del segmento appenninico che si sa-
rebbe attivato. La scossa del 4 settembre fu di magnitu-
do 4.7, cioè una scossa ben awertita dalla popolazione
ma, in termini di energia liberata, una trentina di volte
più piccola di quella della mattina del 26 settembre. Pri-
ma di questa data consideravamo la sequenza iniziatasi il
4 settembre come una delle tante che si osservano in
Italia, e in particolar modo nell'Appennino umbro-mar-
chigiano, che normalmente si esauriscono senza conse-
guenze degne di nota.
Torniamo al 26 settembre. Circa nove ore dopo la
forte scossa della notte, alle 1 1:40, si verificò, più o me-
no nella stessa zona epicentrale. un'alua scossa, più for-
te della prima, di magnitudo 5.8 che rappresenta il valore
caratteristico degli eventi più forti di questo settore del-
I'Appennino. Anche questa fu seguita immediatamente
da numerose repliche distribuite sempre fra GualdoTa-
dino - Nocera e Sellano - Preci.
Comincia così uno dei più straordinari processi si-
smologici mai registnti con mmentazione moderna. In
sei mesi abbiamo registrato più di ottomila scosse. Non
abbiamo mai avuto terremoti decisamente distruttivi an-
che se si è verificata una scossa di magnitudo superiore
a 4.0 in media ogni due giorni e 7 eventi di magnkudo
maggiore o uguale a 5.0 che, per le caratteristiche del
patrimonio edilizio italiano, rappresenta la soglia del dan-
neggiamento agli edifici. Sommando tutta l'energia mec-
canica liberatasi fra il 26 settembre 1997 ed il 5 aprile
1998 si ottiene al massimo l'energia che viene generata
in un unico terremoto di magnitudo 6.2, cioh un terre-
moto praticamente trascurabile rispetto a quelli che, nel
1694 (Val di Noto) e nel 1908 (Messina), praticamente
azzerarono buona parte della Sicilia orientale e della Ca-
labria meridionaleo a quello che nel 1915 devastòAvez-
zano e gran parte degliAbruni provocandodanni ingen-
ti persinoa RomaDecisamente molto più piccolo anche
del terremoto che nel 1980 sconvolse la Campania e la
Basilicata, noto come terremoto dell'lrpinia. Di questo
ultimo terremoto abbiamo informazioni scientifiche in-
complete-all'epoca non esisteva la Rete Sismica Nazio-
nale-ma che ci hanno consentito una ricostruzione ab-
bastanza realisticadel processo fisico che lo ha determi-
nato. Per esempio in quel caso una quantità molto mag-
giore di energia di quella che si è liberata in Umbria in
sei mesi nel 1980 si liberò in quaranta secondi con tre
scosse successive e rawicinate, ma che la popolazione
awertì come una singola scossa fortissima e che sugli
edifici della zona epicentrale ebbero gli effetti di una
manataterribile.
Singolarmente la scossa più forte della sequenza um-
bra, quella delle 1 1:40 del 26 settembre, è nettamente
più debole anche del terremoto di magnitudo 6.4 che
12. nel 1976 colpì il Friuli e più o meno uguale all'evento
principale della sequenza che nel 1968 colpì il Belice.
nella Sicilia occidemle.
Non è agevole paragonare i terremoti tra loro. I si-
smologi usano l'energia e altri parametri più o meno so-
fisticati. Coloro che subiscono un terremoto o che in
qualche modo se ne interessano vedono, giustamente, i
danni prodotti. Ma il quadro di danneggiamento, rappre-
sentato con igradi della scala Mercalli. non dipende solo
dalle caratteristiche peculiari della sorgente sismica ma
da almeno altri due fattori anche-piùdeterminanti. Uno
è, owiamente, la qualità delle costmzioni. l'altro viene
dalle caratteristiche del suolo ove gli edifici affondano le
loro fondamenta; in certi casi il suolo può rendere più
severa la sollecitazione sismica provocando danni anche
in strutture ben costruite.
In un certo qual modo gli stessi sismologi contribui-
scono involontariamente a ingenerare confusione nella
determinazione della grandezza di un terremoto. Esisto-
no infatti molte definizioni della magniwdo. Ivalori che
qui riportiamo sono quelli della cosiddetta magnitudo
locale, che più si awicina alla definizione originale di Ri-
chter. Nei rapporti con la Protezione Civile usiamo un
altro tipo di magnitudo: la magnitudo-durata. E questo
per un motivo molto banale: è di più facile determinazio-
ne e consente una mag@oretempestività di informazio-
ne con una bassissima possibilità di errore. La magnitu-
do-durata è una quantità un po' rozza e fa giustamente
storcere il naso a sismologi raffinatiper esempio in ter-
mini di magnitudo locale la scossa delle 11:40 è più gran-
de di quella delle 0233, mentre in termini di magniwdo-
durata le due scosse possono apparire pressoché equi-
valenti. Questo non crea alcun problema per gli inter-
venti di protezione civile ma può generare qualche con-
fusione con gli organi di informazione.Anche perché da
alcuni anni isisrnologi usano un nuom tipo di rnagniwdo
chiamata Mw, che viene calcolata direttamente e rigoro-
samente dal valore dell'energia liberata, cosa, questa, re-
sa possibile dagli mluppi della moderna sismologia. Iva-
lori della Mw tendono in genere ad essere leggermente
più grandi della magnitudo locale: la Mw della scossa del-
le 1 1:40 risulta essere 6.0, cioè due decimi più grande
della magniwdo locale.Tutte queste considerazioni pos-
sono apparire puramente accademiche. In realtà per chi
si occupa di terremoti in un Paese sismico densamente
popolato come l'Italia queste. come altre, sono conside-
tazioni che possono divenire critiche. Un'informazione
imprecisa genera di fatto problemi gravi. Un caso tipico
è la confusionefra magnitudo Richter e intensità Mercal-
li.Sono due scale completamente diverse e non è possi-
bile stabilirefra di loro una relazione univoca su basi fisi-
che.Tuttavia, analizzando molti terremoti del passato di
cui è stata misurata l'energia liberata sotto forma di on-
de sismiche, cioè la magnitudo, e i'entità del danneggia-
mento nella zona epicentrale, cioè l'intensità, abbiamo
trovato una relazionefra le due scale puramente empiri-
ca che ci consente, una volta determinata la magnitudo
con i nostri strumenti, di dare con buona approssimazio-
ne una stima del possibile danneggiamento massimo. Ma
consideriamo owio per tutti che solo tramite un'ispe-
zione accurata della zona epicenuale si può stabilire il
valore dell'intensità, cioè l'entità dei danni.
Un terremoto può essere visto come l'atto conclusi-
vo di un lungo ed incessante accumulo di deformazione
di una particolare zona della crosta terrestre: zona si-
smica o sismogenetica. L'energia necessaria proviene dai
grandi processi dinamici che si sviluppano ali'interno del-
IaTena e coinvolgono il nosuo Pianeta nella sua globa-
litàLa zona si deforma finché ad un certo momento es-
sa si trova in uno stato di instabilità che non consente
ulteriori accumuli di deformazione. La tendenza della
Naturaè sempre quella di andare verso uno stato di sta-
bilità e dal momento che le cause ultime continuano ad
agire indisturbate essa, per liberare l'energia in eccesso,
si serve di un meccanismo che noi chiamiamo terremo-
to e che non è aiuo che una frattura che si propaga nel-
le zone crostali divenute instabili. L'energia che in manie-
ra pressoché istantaneaviene rilasciata durante l'evento
sismico proviene da deformazioni che si osservano su
aree molto più grandi delle dimensioni della superficie
che si frattura,~più precisamentedella faglia sismogene-
tica che si attiva. Parte di questa energia viene spesa per
generare le onde sismiche responsabili dello scuotimen-
to del terreno e dei danni conseguenti. Il resto viene uti-
lizzato per deformare in modo permanente l'ambiente
circostante: un evento sismico è in grado di abbassare,
innalzare o spostare orizzontalmente una porzione della
crosta terrestre per molti chilometri quadrati. Viene
quindi alterato lo stato di sforzo delle porzioni di crosta
adiacenti la aglia stessa. In questo modo un terremoto
trasmette informazioni alle faglie attive circostanti. Po-
tremmo definire questo processo come il modo in cui le
faglie "comunicano" tra di loro, cedendo o ricevendo
una certa quantità di sforzo. Questa percentualedi sfor-
zo, per così dire "aggiunto" su una faglia da un terremo-
to awenuto su una aglia adiacente si somma allo sforzo
13. tettonico che con continuità carica tutte le faglie sismo-
genetiche che già esistono in una certa porzione di cro-
sta, e può quindi portare ad ulteriori scosse. La possibi-
lità di stabilire se una faglia sismogenetica è prossima al
raggiungimento delle condizioni di innesco della frattua
e quindi prossima a generare un terremoto, dipende dal-
la conoscenza dell'energia totale accumulata nel tempo
più quella eventualmente aggiunta da terremoti awenuti
precedentemente nelle aree circostanti, nonché dalla co-
noscenza delle caratteristiche delle rocce della zona si-
smica. Allo stato attuale riusciamo a misurare solo gli
aspetti cinematici dei processi geodinamici che causano
l'accumulo di energia nella crosta terrestre e quindi non
ci è dato sapere il valore assoluto dell'energia immagaz-
zinata nella zona sismica che ci interessa. Ne consegue
che non ne conosciamo nemmeno il livello di deforma-
zione e quindi la maggiore o minore vicinanza temporale
alla frattura. Inoltre il sistema è inaccessibile, cioè non
possiamo eseguire misure dirette su rocce sepolte a 5,
10, 20 chilometri di profondità e quindi non siamo in
grado di predeterminare le modalità con le quali la faglia
sismogenetica libererà l'energia ricevuta. Insomma non è
possibile prevedere i terremoti anche se siamo però in
grado di seguire con grande precisione l'evoluzione di
unazona sismica in attività.
Da quanto è stato detto precedentemente possiamo
fare un'interessante osservazione: se un segmento di
crosta si è rotto recentemente, cioè negli ultimi due o
tre secoli, esso non è ancora in uno stato di deformazio-
ne tale da generare un terremoto.Viceversa una zona si-
smica che non ha liberato energia recentemente potreb-
be "presto" divenire sede di un terremoto. Una zona si-
smica che si trova in queste condizioni viene chiamata
"lacuna sismica". Cattivitàche stiamo osservando in Um-
bria pub essere ragionevolmente considerata come un
processo unitario di "scarica" della lacuna ove poi, per
alcuni secoli a venire, non si dovrebbero verificareterre-
moti.
La registrazione degli eventi sismici umbri è stata fatg
per mezzo della Rete Sismica Nazionale dell'lNG costi-
tuita da oltre 90 sensori distribuiti su tutto il territorio
nazionale collegati con linee telefoniche dedicate alla
cenuale operativa che si trova presso la sede dell'lNG a
Roma, costantemente presidiata da sismologi. Una rap-
presentazioneschematica della Rete è mostrata in figura
I.Abbiamo utilizzato anche i dati della Rete Mediterra-
nea (MEDNET), una rete, questa,ad altissimo livello tec-
nologico che abbiamo costmito per studiare la sismicità
Fig. I . Lo Rete Sismica Nazionale Cemmlizzata è co&& da-
n o w m sensori opportunomemedimibuili sul territorio
nazmnok e collegou con cavi tekfbici dedicd alla cemmk
. .da skm01~~i24 ore su 24.
del Mediterraneo e dell'intero Pianeta (figura 2). 11 26
settembre, inoltre, abbiamo installatoaltre tredici stazio-
ni (della nostn Rete Sismica Mobile) nella zona epicen-
tnle per ottenere misure più precise. Ci siamo anche
awalsi delle registrazionidi una rete locale gestita dai si-
smologi dell'università di Camerino e delle stazioni della
rete statunitense IRIS che hanno registrato le scosse più
forti. Mai un terremoto italiano è stato "misurato" con
tanta precisionee tanta dovizia di dati.
Sono state eseguite anche misure geodetiche (da ter-
ra e dallo spazio) e misure geochimiche, anch'esse utilis-
sime per la comprensione dei fenomeni verificatisi assie-
me ad accurate indagini geologiche.
Nella figura 3 sono riportati con quadrati centrati sul-
I'epicentro tutti i terremoti che hanno colpito I'Appen-
nino umbro-marchigiano a partire dalla soglia del dan-
14. Fig.3. La Rete MedNet e
cosOtum da s t a z ~ ~ i
a banda lar&iaima.
SISMICITA STORICA E TERREMOTI 1997-1998
Fig.3. Terremoti storici
mppresenrori con
quadrm' centrati
sull'epicentm con
dimensioni
proporzionali
all'entità dell'evento.
I quadrati blu
rappresentono i dati
vani dal Cotalogo
dei Forti Terremoti
deli'lNG. Quelli violo
dal Cotolcgo del
GNDT Quelli rossi
mppresentano le
scosse pi* forti della
sequenza umbro-
marchigiana.
209. Insediamenti di emergenza
in Umbria e Marche.
Crisi sismica 1997-1998
TOLmoduli
REGIONE Comuni Aree Urbaninate* Superficie Moduli Moduli abitativi e
urbaninata (mq) abitativi sociali sociali
Marche 23 39 223.000 886 73 959
Umbria 26 127 933.000 3.478 397 3.875
TOTALE 49 166 1.1 56.000 4.364 470 4.834
* Sono state considerate aree urbaninate le superfici ove insistono almeno 415 rnoduli.
Restano quindi escluse le seguenti aree sparse:
- le superfici per i moduli abitativi e sociali installati per le esigenze degli operatori agricoli
in prossimità delle proprie aziende (401 rnoduli);
- le superfici per i rnoduli adibiti ad uso scolastico (62 moduli);
- le superfici per i moduli di servizio per associazioni di volontariato,vigili del fuoco, presi-
di sanitari, comunità religiose, ecc. (1 00 moduli).
Un totale di 563 moduli abitativi e sociali, che sono compresi nel totale generale di 4.834.
Questi 563 moduli vengono indicati nelle schede che seguono alla voce "aree sparse".
Tutti idati sono relativi ai rnoduli di emergenza installati a cura del Dipartimento
della ProtezioneCivile.
209
210.
211. Assisi
oree abitative: 9
superficie urbanizzata:70.400 mq
moduli di emergenza:220 (1 85 abitativi-35 sociali)
località
superficie urbanizzata
(ma)
Moduli di emergenza
6m 8m I2m sociali
Armenzano
Capodacqua
Palazzo
Pian del Pieve
Pieve San Nicolò
Porziano
Santa Maria degli Angeli
SanVitale (Viole)
Valecchie (Capoluogo)
aree sporse
Bastia Umbra
oree abitative:aree sparse
moduli di emergenza: I (I sociale)
località
superficie urbanizzata Moduli di emergenza
(ma) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - I
Bevagna
oree abitative: I
superficie urbanizzata:600 mq
moduli di emergenza:6 (6 sociali)
località
superficie urbaninata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
Bevagna 600
212. Carnpello sul Clitunno
aree abitative: aree sparse
modulidi emergenza: 8 (8 abitativi)
locali
superficie urbaninata
(mq)
Moduli di emergenza
6m 8m 12m sociali
aree sparse I 7
Cannara
aree abitative: I
superficie urbonizzata:2.300 mq
moduli di emergenza: 20 (1 9 abitativi - I sociale)
località
supenicie urbaninata Moduli di emergenza
(ma) 6m 8m 12m sociali
Parco XXV Aprile
aree sparse
Cascia
aree abitative: aree sparse
modulidi emergenza: 9 (9 abitivi)
località
superficie urbaninata Moduli di emergenza
(ma) 6m 8m I2m sociali
aree sparse - 9
Castel Ritaldi
aree abitative: aree sparse
moduli di emergenza:4 (4 abitativi)
località
superficie urbanizzata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m I2m sociali
aree sporse
212
213. Cerreto di Spoleto
aree abitative: aree sparse
modulidi emergenza: 13 (I2 abitativi - I sociale)
località
superficie urbani- Moduli di emergenza
(ma) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - 4 2 6 I
Costacciaro
aree obitative: l
superficie urbanizzata: 2.120 mq
moduli di emergenza: 5 (5 abitativi)
località
superficie urbanizzata
(mq)
Moduli di emergenza
6m 8rn I2m sociali
Cottimi 2.120 5
Ferentillo
aree abitative: aree sparse
modulidi emergenza: 3 (3 sociali)
località
superficie urbanizzata
(mq)
Moduli di emergenza
6m 8m 12m sociali
aree sparse - 3
Foligno
aree abitative: 43
superficie urbanizzata: 430.000 mq
modulidi emergenza: 1.SO0 (1.344 abitativi- 156 sociali)
località - superficie urbaninara Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12rn sociali
Afrile
Annifo
Aweiio
Belfiore
214. località
supenicie urbanimta Moduli di emergenza
(ma) 6m 8m 12m sociali
Camino
Morro
Capodacqua
Casale
Casenove
Casette di Cupigliolo
Cassignano
Cerritello
Colfiorito
Colle San Lorenzo
Croci diVerchiano
Curasci
Fondi
Forcatura
Fraia
Leggiana
Paciana
Pisenti
Poggiarello
Pontecentesimo
Ponte Santa Lucia
Popola
Rasiglia
Scansano
Scopoli
Seggio
S. Eradio
San Giovanni Profiamma
SanVittore
Sostino
San Paolo
Via Campagnola
Sterpete
Verchiano
Vescia
Via del Roccolo -
ViaAnastasio
Vionica
Volperino
aree sparse
215. Giano dellPUmbria
aree abitative: aree sparse
modulidi emergenza: I (I sociale)
località
superficie urbaninata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - I
Gualdo Cattaneo
oree abitative: aree sparse
moduli di emergenza: 9 (9 abitativi)
~ -
località
supenicie urbanizzata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - I 8
GualdoTadino
aree abitative: 21
supet$cie urbanizzata: 99.500 mq
moduli di emergenza: 469 (428 abitativi - 4 1 sociali)
località
superficie urbaninata Moduli di emergenn
(mq) 6m 8m 12m sociali
Anguillara
Biancospino
Pretura (via Lucantoni)
Stazione (viaYVeneto)
Boschetto
Gaifana
S. Pellegrino
Rasina
San Lorenzo
Morano Osteria
Morano San Giovanni
Grello
Busche
Cerqueto fabbrica
Cerqueto scuole
Cerqueto centro
216. località
superficie urbani-
(mq)
Moduli di emergenza
6m 8m 12m sociali
Rigali
Gaifana Stazione
Corcia
Voltole
Via Isonzo (Consorzio)
Gubbio
aree abitative:aree sparse
moduli di emergenza:25 (25 abitativi)
località
superficie urbaninata Moduli di emergenza
(V) 6m 8m I2m sociali
aree sparse - 9 5 I I
Montefalco
aree abitative:aree sparse
moduli di emergenza:2 1 (21 abitativi)
località
superficie urbaninata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - 6 7 8
Nocera Umbra
aree abitative: 36
superfcie urbanizzota:277.400 mq
moduli di emergenza: 1.127 (1.O09 abitivi - 1 18 sociali)
località
superficie urbanizzata
(mq)
Moduli di emergenza
6m 8m 12m sociali
Acciano - Fossaccio
Bagnara - ColleAprico
Boschetto
217. località
Campodarco
Campo sportivo
Capannacce
Capanne
Casaluna
Case BasseAlta
Case Basse Bassa
Castiglioni
Castrucciano
Cellerano
Colle di Nocera
Colle Croce
Colpertana
Ferretti
Gaifana
Isola
Lanciano
Leprata
Mascionchie
Molina
Molinaccio
Mosciano
Nocera Scalo
Pascigliano
Pettinara
Ponte Parrano
Salmata
Schiagni
Sorifa
Stravignano
Villa di Postignano
Ville Santa Lucia
Collecchie (San Felicissimo)
aree sparse
superficie urbaninata
(mq)
5.000
6.300
7.900
4.900
3.250
9.700
5.650
3.800
-
16.000
3.500
2.500
50.000
9.000
12.000
2.000
4.000
4.000
8.400
5.000
6.000
12.000
3.500
2.000
8.000
3.000
3.000
12.800
5.100
5.500
7.600
27.000
-
Moduli di emergenza
6m 8m IZm sociali
218. Perugia
oree abitative: 3
superficie urbanizzata: 4.046 mq
moduli di emergenza: 26 (25 abitativi - I sociale)
località
superficie urbanizzata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
Ripa
Pianello
SolfagnanoAlta
aree sparse
Poggiodomo
aree abitative: aree spane
modulidi emergenza: I
località superficie urbaniaata Moduli di emergenza
(ma) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - I
Preci
aree abitative: aree sparse
moduli di emergenza: 39 (33 abitativi - 6 sociali)
località superficieurbanizzata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - 23 10 6
Sellano
oree abitative: 5
superficie urbaniuoto: 50.000 mq
modulidi emergenza:202 (189 abitativi - 13 sociali)
località superficie urbaninata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m I2m sociali
Villamagina
Molini (Dorsano)
Casale Ronchetti
219. superficie urbaninata
(mq)
Moduli di emergena
6m 8m I2m wcdi
Pupaggi
Civitella
aree sparse
Spello
oree abitotive: I
superfiae urbanizzota: 19.860 mq
moduli di emergenza:28 (25 abitativi -3 sociali)
località
superficie urhizzata
(m)
Moduli di emergenza
6m 8m 12m sociali
Osteriaccia 19.860 25 3
aree abitative: aree sparse
moduli di emergenza: 15 (1 5 abttativi)
superficie urbaninata
(mq)
Moduli di emergerua
6m 8m IZm d i
aree sparse - 7 8
Valfabbnca
oree abitotive:aree sparse
moduli di emergenza:6 (6
locali
superficie urbani- Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m I2m sociali
aree sparse - I I
Vallo di Nera
220. aree abitativc aree spane
moduli di emergenza: I (I abitativi)
superficie urbanizzata
(mq)
Moduli di emergenza
6m 8m I2m sociali
aree sporse - I
Valtopina
aree abitative 6
superfKie urbanizzata:25.060 mq
moduli di emergenza: 1 16 (1 06 abitativi - IO sociali)
località
superficie urban'mta
(mq)
Moduli di emergenza
6m 01-13 I2m sociali
Capranica
Gallano
Ponterio
Santa Cristina
Valtopina I - Subasio
Valtopina 2 -Ales
aree sparse
221. aree abitative: l
superficie urbanizzata:4.000 mq
moduli di emergenza:6 (6 abitativi)
superficie urbaninata
(m4
Modulidi emergenza
6m 8m i2m sociali
ViaA. Moro 4.000 6
Cantiano
oree abitative: I
superficieurbaninata:375 mq
moduli di emergenza: 3 (3 abiitivi)
l o d i
superficie urbaninata Moduli di emergenza
(ma) 6m 8m I2m sociali
Camerino
oree abitative:3
superficie urbanizzata:24.677 mq
moduli di emergenza: 133 (1 30 abitativi - 3 sociali)
l d i
superficie urbani- Modulidi emergenza
(m9) 6m 8m I2m sosiali
Vallicelle A
Vallicelle B
San Paolo
aree sparse
aree abitative:aree sparie
moduli di emergenza: I
superficie urbaninata
(mq)
Moduli di emergerm
6m &n 12m sociali
atee sparse
222. Fabriano
oree abitative: 7
superficie urbaniuota: 6 1.860 mq
modulidi emergenza: 280 (272 abitativi -8 sociali)
località superficie urbaninag Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
Belvedere
Campodonico
Cupo
Vallina
Via Aldo Moro
Via G. DiVittorio (Agnese)
Via B. Buoni (San G. Battista)
aree sparse
Fiordimonte
oree abitative: I
superfKieurboniuoto: 1.600 mq
modulidi emergenza: 5 (4 abitativi - I sociale)
locali
superficie urbanizzata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
Capoluogo
Fiuminata
aree abitative: aree spane
modulidi emergenza: 5 (5 abitativi)
località
-:. . superficie urbaninata Moduli di emergenza
l. .. (ma) 6m 8m 12m sociali
oree sparse
Macerata
aree abitotive:aree sparse
modulidi emergenza: I (I abitativo)
località
superficie u r b m i i Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m I h sociali
aree sparse - I
222
223. Mergo
oree abitative: I
superficieurbanizzata: 1.500 mq
moduli di emergenzo: I 1 (10 abitivi - I sociale)
località superficie urbaninata
(mq)
Moduli di emergenza
6m 8m I2m sociali
Via Colli 1.500 1O I
Matelica
aree abitative: I
superficie urbanizzata:5.000 mq
moduli di emergenza:6 (6 abitativi)
località
superficie urbani- Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
Boschetto 5.000 6
Monte SanVito
oree abitative:aree sparse
moduli di emergenzo: I (I abitativo)
superficie urbanizzata
(mq)
Moduli di emergenza
6m 8m 12m sociali
aree sparse
Montecavallo
oree abitative: I
superficie urbanizzata:4.000 mq
moduli di emergenza: L6 (16 abitativi)
località
superficie urbaninata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m I2m sociali
Pie' del Sasso C.
aree sparse
224. Muccia
oree abitative: 2
supeifioe urbanizzata:3.500 mq
moduli di emergenza: 19 (16 abitativi - 3 sociali)
località
superficie urbanizzata
[ma)
Moduli di emergenza
6m 8m 12m sociali
Costafiore
Massaprofoglio
aree sparse
Pergola
aree abitative:aree sparse
moduli di emergenza: I (I abitativo)
località
superficie urbaninata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
oree sparse - I
Pievebovigliana
aree abitative: I
superficie urbanizzata:4. I60 mq
moduli di emergenza: 19 (1 8 abitativi - I sociale)
località superficie urbanizzata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
Via Rancia
oree sparse
Pievetorina
aree abitative: I
superficie urbanizzata:5.400 mq
moduli di emergenza: (34 abitativi-2 sociali)
località superficie urbanizzata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m I2m sociali
Capoluogo
aree sparse
225. Pioraco
aree abitative:aree sparse
modulidi emergenza: 3 (2 abitativi- I sociale)
località superficie urbaniita Modulidi emergenza
(W) 6m &n 12m sociali
aree sparse - 2 I
oree abitative:aree spane
modulidi emergenza: 2 (2 abitativi)
loglità superficie uhanizzata Moduli di emergenza
(mq) 6m , 8m 12m d a l i
aree sparse - I I
Sassoferrato
aree abitative: 2
supeflcie urbanizzata: 6.500 mq
modulidi emergenza: 17(16 abitativi- I sociale)
superficie urbaniita Moduli di emergenza
(4 6m 8m I2m sociali
Bivio di Montelago
San Felice
Serravalle di Chienti
aree abitative: II i .>
superf"e urbani-: 91.O00 niq >
modulidi emergenza: 335 (290 abitati4-45 sociali)
località
superficie urbaninata Modulidi emergenza
(mq) 6m &n I2m sociali
Acquapagana
Cesi
Civitella
Collecurti
Costa di Serravalle
Dignano
226. località
superficie urbaniaata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m I2m sociali
Forcella - 14
San Martino - 3 25
Serravalle - 1O I I 16
Serravalle capoluogo - 5 I 74 19
Taverne I 27 I
aree sparse - 2 4
Tolentino
aree abitative:aree sparse
moduli di emergenza: I (I abitativo)
località
superficie urbanizzata Moduli di emergenza
(mq) 6m 8m 12m sociali
aree sparse - I
Treia
aree abitative:aree sparse
moduli di emergenza: I (labitativo)
località
superficie urbaninata
(mq)
Moduli di emergenza
6m 8m 12m sociali
aree sparse -
Visso
aree abitative:6
superficie urbanizzata: 13.200@q-
moduli di emergenza:50 (44 abitativ.i 6 sociali)
località
superficie urbanizzata
(mq)
Moduli di emergenza
6m 8m 12m sociali
Capoluogo
Aschio
Rasenna
Riofreddo
Fematre
Croce
247. insediamenti
di emer,genza
in Umbria e Marche .
Crisi sismica 1997-1998
7 Un anno dopo
9 Emergenza, post-emergenza e
ricostruzione
di Franco Borberi
II Quel lungo terremoto di Colfiorito
di Enzo Boschi
22 Gli interventi a favore della popolazione
di Umberto Cazzuola
25 11 primo intervento
25 Rilevamento dell'agibilità degli edifici
danneggiati
27 Gli insediamenti abitativi di emergenza
di Mario Massimo Simonelli
Umbria
Armenzano (Assisi)
Assisi
Capodacqua di Assisi
Palazzo (Assisi)
Pian del Pieve (Assisi)
Pieve San Nicolò (Assisi)
Porziano (Assisi)
Santa Maria degliAngeli (Assisi)
Viole di Assisi (Assisi)
Rivotorto (Assisi)
Annifo (Foligno)
Belfiore (Foligno)
249. Africa Bassa (Nocera Umbra)
Castiglioni (Nocera Umbra)
Castrucciano (Nocera Umbra)
Cellerano (Nocera Umbra)
Colle di Nocera (Nocera Umbra)
Colle Croce (Nocera Umbra)
Colpertana (Nocera Umbra)
Ferretti (Nocera Umbra)
Gaifana (Nocera Umbra)
Isola (Nocera Umbra)
Lanciano (Nocera Umbra)
Le Prata(Nocera Umbra)
Mascionchie (Nocera Umbra)
Molina (Nocera Umbra)
Molinaccio (Nocera Umbra)
Mosciano (Nocera Umbra)
Nocera Umbra, campo sportivo
Nocera Umbra
Nocera Scalo (Nocera Umbra)
Pascigliano (Nocera Umbra)
Pettinara (Nocera Umbra)
Ponte Parrano (Nocera Umbra)
Saiello (Nocera Umbra)
Salmata (Nocera Umbra) -,
San Felicissimo (Nocera Umbra)
Schiagni (Nocera Umbra) ,l
Sorifa-Ceresole (Nocera Umbra)
Stravignano (Nocera Umbra)
Villa di Postignano (Nocera Umbra)
Ville Santa Lucia (Nocera Umbra)
Collestrada (Pemgia)
Pianello (Perugia)
Ripa (Perugia)
Solfagnano (Perugia)
Casale Ronchetti (Spllano)
Civitella di Sellano (Sellano)
Molini-Dorsano (Sellano)
Pupaggi (Sellano)
Villamagina (Sellano)
Monte Santo (Sellano)
Spello
Capranica (Valtopina)
Gallano (Valtopina)
Ponterio (Valtopina)
Santa Cristina (Valtopina)
Valtopina
Falcione (Valtopina)
Bandita (Valtopina)
Bastia Umbra
Bevagna
Cerreto di Spoleto
Borgo Cerreto (Cerreto di Spoleto)
Giano dell'umbria
Preci
Roccanolfi (Preci)
Vallo di Nera
Ferentillo
Marche
173 Caldarola
174 Camerino.Vallicelle A e B
250. Fiuminata
Marelica
Costafiora (Muccia)
Montecavallo
PieveTorina
Pievebovigliana
Acquapagana (Serravalle di Chienti)
Serravalle di Chienti
Cesi (Serravalle di Chienti)
Civitella (Serravalle di Chienti)
Collecurti (Serravalle di Chienti)
Costa (Serravalle di Chienti)
Dignano (Serravalle di Chienti)
Forcella (Serravalle di Chienti)
San Martino (Serravalle di Chienti)
Taverne (Serravalle di Chienti)
Visso
Aschio (Visso)
Croce (Visso)
Rasenna (Visso)
Fematre (Visso)
Riofreddo (Visso)
Fabriano,via G. DiVittorio
Fabriano,via Aldo Moro
Belvedere (Fabriano)
203 Campodonico (Fabriano)
204 Colle Campodonico (Fabriano)
204 Vallina (Fabriano)
205 Cupo (Fabriano)
206 Mergo
207 Sassoferrato
207 San Felice (Sassoferrato)
Posizionamento
dei moduli nelle aree
urbanizzate
e nelle aree sparse
21 1 Comuni della Regione Umbria
22 1 Comuni della Regione Marche
Dopo le scosse
229 Foto aeree del 27 settembre
e del 25 ottobre 1997
251. insediamenti
di emergenza
in Umbria e Marche.
Crisi sismica 1997-1998
Coordinamento generole: Paolo Farneti
Coordinamento editoriole e progettografico: Raffaello Raschi
Coordinamento redozionale e ricercheiconografiche: Mario Licastro
Testi:
Franco Barberi, Enzo Boschi, Umberto Cazzuola, Paolo Farneti,
ElvezioGalanti, Raffaello Raschi,Mario Massimo Simonelli
Apparato Fotografico:
Coordinamento per la produzionevideo-fotogmtico: Nicola Golizia
Fotografie:Enzo Barone Manunta (Umbria). Roberto Conti (Marche)
Assistenza ai fitogmfi Elio di Cicco (Umbria)
Foto aeree (pagine 229-244): Compagnia Generale Ripreseaeree (Parma)
Operotoririprese video: Romolo Zugarelli (Umbria), Cesare Biracchi (Marche)
Assistente di ripreso:Alessandro Pirotti (Umbria)
Consulenzeper le riprese:Gianpaolo Fischi,Angelo Marchesi, Franco De Renzis
Coordinamento video fitogmtico per leM0rche:AndreaVennari
Cotalogorionefoto: Cormela Parisi
Pilotiespecialistielicotteristidel Corpo Nazionale deivigilidel Fuoco: Mauro Bertoldi,
Silvano Colafigli, Domenico Gilebbi. Mauro Cioni, Duilio Cei, DaniloAlesi.
Adriano Mancini,GianfrancoAgamennone, Luciano Nuccilli,Vincenzo Nuccilli.
Hanno collaborato:
Giovanni Barone, Mauro Cardinali.Antonella Chirico, Roberto Giarola,
Anna Grillo, Fausto Gunetti, Gabriella Pesci
Si ringrazia:
L'Istituto Nazionale di Geofisica;il CNR-IRPI; ilServizio Documentazione
e Relazioni Pubbliche deivigili del Fuoco (Gannelle-~oma);
la Direzione Generale della Protezione Civile e dei ServiziAntincendi - Ispettorato Emergenze,
del Ministero dell'lnterno per l'utilizzo del sistema di ripresaWescam
Divulgazioneautorizzata delle fotografie da pag. 33 a pag.207 con CONC. 248. del 15/07/98 dell'Aeronautica Mi-
litare. Reparto Generale Sicure- CONC. 0530 del 29/9/97 per le foto aeree del 27 settembre 1997 e CONC.
1638 del 411 1197per lefoto aeree del 25 ottobre 1997
252. Finitodi stampare il 22 seaembre 1998 per conto del Dipartimento
&Il. RotenoneCivile. presso IaTipogda G.6.. Montecompavi(RM).
Immeinaziwiee fotolim acun deli'Adel Grafica,. - vicolo dei Granari IO a. Roma
Telefono06-68136131. Fax 06-68136016
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del Dipartimento dello Pmtezione C i l e