3. E’ una corrente culturale che si ispira alla corrente filosofica del positivismo.
Positivismo= corrente filosofica che considera la ragione come metro di conoscenza:
prosegue l’illuminismo ma va oltre.
Mentre l’illuminismo, per quanto riguarda la letteratura, si affidava ai trattati e a tutto ciò che
può essere spiegato razionalmente; il positivismo va oltre, affermando che nell’ambito
conoscitivo esistono anche le scienze positive (quelle che rispondono ad un metodo
scientifico o che hanno la possibilità di essere sperimentate, osservate.
Il positivismo, però, non è del tutto razionale/oggettivo, in quanto viene ripreso, in comune
con il romanticismo, il concetto di NATURA (viene studiata in modo diverso).
Il Naturalismo
4. Il naturalismo è una corrente letteraria che nasce in Francia nella seconda metà dell'Ottocento come
applicazione diretta del pensiero positivista e che si propone di descrivere la realtà psicologica e sociale
con gli stessi metodi usati nelle scienze naturali.
Naturalismo francese: descrizione del vero, di ciò che si vede, di tutta la realtà naturalistica che si pone
sotto gli occhi. Attenzione al naturale, alle scienze positive
In questo periodo viene anche riscoperta la SELEZIONE NATURALE DELLE SPECIE di DARWIN,
con la sua teoria evoluzionistica.
Il Naturalismo
5. Il Naturalismo
Il naturalismo, che studia la natura dal punto di vista
scientifico, si applica anche all’uomo ed alla sua conoscenza:
in questo periodo hanno un grande sviluppo le scienze che
guardano all’uomo, dette scienze umane: psicologia,
sociologia. Queste scienze studiano che rapporto ha l’uomo
con sé stesso e con le situazioni che gli accadono
(psicologia); che rapporto ha con gli altri (sociologia).
Applicazione delle teorie di Darwin alla sociologia=
DARWINISMO SOCIALE= se l’uomo non si adatta al
sistema sociale rischia il tedio, la noia, l’esclusione, la
marginalizzazione poiché la società così come la natura tende
a selezionare
6. Caratteri del Naturalismo
In questo periodo il genere letterario più diffuso è il ROMANZO poiché:
- come aveva detto Manzoni, si apre al vero: il modo di narrare diventa naturalistico, reale (la storia
raccontata deve avere delle caratteristiche reali)
- va ad interessare un vasto pubblico (infatti la scienza deve essere divulgata ad un ampio contesto)
- i romanzi hanno a che fare con la denuncia
Il naturalismo recupera degli aspetti (la natura, il romanzo, l’uomo) del periodo precedente, il
Romanticismo. L’approccio però ai contenuti che si vanno a recuperare è diverso: non è un approccio
filosofico ma scientifico.
Indagine psicologica dei personaggi= i personaggi all’interno di un romanzo si analizzano
psicologicamente, tirano fuori quella che è la loro interiorità (è un aspetto romantico: il personaggio parla
di sé stesso, del proprio animo, della propria situazione psicologica: interesse verso l’INDIVIDUALITÀ
dei personaggi).
8. Simbolismo
Il simbolismo è un movimento letterario e artistico sorto in Francia,
nato su "Le Figaro" del 18 settembre del 1886, lo stesso anno della
pubblicazione della rivista "Le Decadent".
Il simbolismo prende lo spunto da una della più celebri poesie di
Baudelaire, «Correspondences» (corrispondenze), in cui il poeta
francese scrive che tutte le cose hanno tra di loro un legame
misterioso, per cui spesso una ne richiama l'altra, come un profumo
o un colore o una musica richiamano ricordi e tempi lontani.
«Disperazione» di Edward Munch
9. Le caratteristiche del
Simbolismo
1. Per l'artista simbolista la realtà è mistero e la natura
si presenta come una foresta di simboli che al poeta
spetta di interpretare e svelare con un atto di
intuizione–espressione.
2. Il poeta simbolista rifiuta la tradizionale logicità e
referenzialità del linguaggio e ricorre a tecniche
come il simbolo, l’allegoria, l’analogia, la metafora
ricercata, la sinestesia, gli accostamenti imprevisti
e misteriosi, le accumulazioni apparentemente
insignificanti, l’uso sapiente e simbolico degli
spazi bianchi, degli artifici tipografici e iconici.
3. La poesia deve comunicare in forme non razionali,
che trovano il loro grande modello nel linguaggio
della musica.
4. La parola poetica deve ricreare magicamente la
realtà.
10. «Il verso è tutto e può tutto. Può rendere i minimi moti del sentimento e i minimi moti della
sensazione; può definire l’indefinibile e dire l’ineffabile; può abbracciare l’illimitato e
penetrare l’abisso; può avere dimensioni d’eternità; può rappresentare il sovraumano, il
soprannaturale; può inebriare come un vino, rapire come un’estasi; può nel tempo
medesimo possedere il nostro intelletto, il nostro spirito, il nostro corpo; può, infine,
raggiungere l’Assoluto». ( Il Piacere - Gabriele D’Annunzio)
5. Il poeta deve farsi veggente e al lettore è richiesto di essere
persona dotata di cultura, intuizione e sensibilità non comuni, di
lasciarsi coinvolgere in un’esperienza di lettura che va al di là di
ogni normale atto di comunicazione, di tendere i suoi sensi e la
sua sensibilità per cogliere i segni e gli indizi dell’esperienza
sovranazionale compiuta dal poeta.
11. L’Arte
Per i simbolisti la realtà non è quella della scienza, della ragione o dell'esperienza,
è qualcosa di più profondo e misterioso che può essere inteso soltanto dalla
poesia. Poesia è perciò la rivelazione dell'essenza misteriosa del reale: essa cerca
le affinità segrete nelle apparenze sensibili, per cogliere idee primordiali; essa
intende il linguaggio della realtà profonda, il messaggio segreto della natura,
l'essenza.
● L'arte è l'unico valore e la vita per potersi realizzare deve risolversi in arte.
L'arte è atto vitale, è la realizzazione dell'essenza stessa della vita, è creazione
e va al rovescio rispetto ai valori della società borghese.
● Il poeta rinuncia alla funzione morale e sociale caratteristica dei romantici;
aspira a risalire alle sorgenti stesse dell'essere, vuol farsi veggente, rivelare,
cioè, l'ignoto, percepibile per illuminazioni, e dell'inconscio, secondo le
misteriose leggi delle universali corrispondenze e delle analogie.
«Inger sulla spiaggia» di Munch
13. La Vita
Charles Baudelaire nasce a Parigi il 9 Aprile del 1821; trascorre in collegio
un'adolescenza malinconica e irrequieta. Per volontà del patrigno nel 1841 si
imbarca su una nave diretta in India, ma prima di arrivare a destinazione,
decide improvvisamente di ritornare a Parigi.
Entra in possesso dell'eredità paterna, che però sperpera in poco tempo. A
partire dal 1845 inizia a pubblicare le prime poesie e le prime critiche d'arte;
frequenta a Parigi i più noti artisti e intellettuali e conduce la vita dispendiosa
del dandy.
Il 1848 è un anno cruciale: scoppia la rivoluzione e Baudelaire combatte in
prima linea sulle barricate. Il fallimento dei moti rivoluzionari produce in lui
una delusione fortissima. Da questo momento Baudelaire si allontana
definitivamente dalla politica.
1821 1845 1848
14. La Vita
Nel 1857 esce la prima edizione dei “Fiori del male”; il libro suscita uno scandalo immediato e
Baudelaire è condannato per oltraggio alla morale pubblica e religiosa: sei poesie della raccolta
vengono censurate. Nel 1861 esce una nuova edizione dei “Fiori del male”.
Nel 1864 si trasferisce a Bruxelles per sfuggire ai creditori e nell'aprile 1866 è colpito da ictus:
resta paralizzato nel lato destro del corpo. Dopo essere stato trasferito in una casa di cura a
Parigi, muore il 31 agosto 1867.
1857 1864 1867
16. 1. La modernità, le metropoli, le grandi
industrie, secondo Baudelaire, stanno
cancellando il passato e i ricordi dagli
uomini, rendendo l’uomo facile vittima
della Noia (spleen) oltre che insicuro di
tutto ciò che lo circonda.
2. Il poeta è come tutti gli altri attratto dai
vizi, dalle droghe e dal male; ha perso la
sua “aureola” ed è ormai escluso e isolato
dalla società .
3. La realtà esterna imprigiona l’uomo che si
sente diviso continuamente tra Cielo e
Inferno; le uniche vie di uscite sono il
rifugio nel sogno e la morte, vista come il
viaggio affascinante verso l’ignoto.
4. La bellezza ideale a cui si aspirava risulta
ormai perduta e l’uomo tende quindi a
scoraggiarsi e a cadere nei vizi.
5. Il compito della Poesia è quello di
decifrare i simboli della natura e trovare le
corrispondenze che svelano la realtà più
profonda.
Il Pensiero
17. La Poetica
La poesia di Baudelaire è una poesia provocatoria che ha lo scopo di
scandalizzare il lettore. Usa molte immagini metaforiche ardite,
inusuali e a volte assurde per produrre uno shock nel lettore. Il verso
usato è quello appartenente alla tradizione francese: l’alessandrino (un
verso composto da due emistichi di almeno sei sillabe ciascuno, nei
quali la sesta sillaba è accentata).
Numerose sono le allegorie che però non rimandano più a un codice
interpretativo stabilito ma, portano a una decodificazione incerta come
è incerta la realtà. E’ sempre presente in tutte le opere una tensione
conflittuale per la quale i temi sublimi vengono espressi tramite
immagini degradate mentre, i temi inferiori, più bassi, vengono
espressi con uno stile solenne.
18. I fiori del male
I fiori del male è forse la più famosa raccolta di poesie del simbolista francese Charles
Baudelaire, che raccoglie più di 100 liriche, scritte a partire dagli anni ‘40 e via via
pubblicate su riviste. Nella seconda edizione del 1861 il poeta aggiunse nuovi testi e divise
l'opera in 6 sezioni:
1. noia e ideale
2. quadri parigini
3. il vino
4. i fiori del male
5. la rivolta
6. la morte
19. Costituiscono una specie di biografia ideale, un percorso
esistenziale che va dalla consapevolezza della propria
diversità rispetto al mondo esterno, alle varie esperienze
nella vita degradata della metropoli, al desiderio di fuga
nell'alcol, nei paradisi artificiali della droga, negli amori
distruttivi; il poeta approda da qui nella ribellione contro Dio
e al rifiuto totale del mondo attraverso la morte.
Quest'opera venne condannata per oscenità e oltraggio alla
morale e fu parzialmente censurata.
20. Il titolo
Il titolo allude, con la parola fiori, alla bellezza che solo l'arte sa realizzare; la parola male,
al degrado e alla volgarità della società contemporanea. Nella corruzione del mondo
contemporaneo solo l'arte è in grado di produrre la bellezza. Egli intuisce che al di là delle
apparenze, c'è una realtà più profonda e autentica alla quale può giungere solo con la poesia.
All'origine Baudelaire pensa di intitolare la sua raccolta “le
lesbiche” con una scelta provocatoria e poi “i limbi”. Ben
presto queste ipotesi sono messe da parte dall'autore e il
poeta sceglie il titolo “i fiori del male”. Da una parte, i fiori
del male è un ossimoro che riunisce due immagini
contrastanti: il fiore che è collegato all'amore alla bellezza è
ora collegato al male. L'autore suggerisce l'idea di bellezza
stridente, contraddittoria, come contraddittoria è la sua
poesia che utilizza ossimori e antitesi. Dall'altra, il titolo è
allegorico, perché esprime un concetto astratto (il male) in
un'immagine concreta ( fiori).
21. Spleen
E' il quarto e ultimo componimento della prima sezione
(intitolata Spleen e ideale) del libro. Baudelaire esprime
l'impressione di disagio che proviene dai limiti invalicabili
del reale, e le reazioni quasi disperate che tale
constatazione suscita.
“Ritratto di Charles Baudelaire” di Emile Deroy
22. Il concetto di Spleen
Lo spleen è una forma particolare di disagio esistenziale, che si traduce - a livello espressivo -
in una fertile creatività poetica, capace di oggettivizzare le sensazioni e gli stati d'animo in
numerose immagini visionarie, prodotte dall'inconscio baudleriano.
Lo spleen è una particolare caratterizzazione dell'inettitudine, che indubbiamente include
elementi di debolezza psicologica e di mancato adeguamento al reale, ma che - a differenza
della noia leopardiana - non produce argomentazione e pensiero, riflessività sulla condizione
umana, ma si gioca tutta a livello artistico nella resa espressionistica degli effetti devastanti,
allucinatori dell'angoscia esistenziale.
23. 1. Quando il cielo basso e oppressivo pesa
come un coperchio
2. sull’anima che geme in preda a lunghi
affanni,
3. e versa, abbracciando l’intero giro
dell’orizzonte,
4. una luce nera più triste di quella delle notti;
5. quando la terra si è trasformata in un’umida
prigione,
6. dove la Speranza, come un pipistrello,
7. va sbattendo contro i muri la sua ala timida
8. e picchiando la testa sui soffitti marciti;
9. quando la pioggia distendendo le sue
immense strisce,
10. imita le sbarre di una grande prigione,
11. e un popolo muto d’infami ragni
12. tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,
13. a un tratto delle campane sbattono con furia
14. e lanciano verso il cielo un urlo orrendo,
15. simili a spiriti erranti e senza patria,
16. che si mettono a gemere ostinatamente.
17. E lunghi funerali, senza tamburi né musica,
18. sfilano lentamente nella mia anima;
19. vinta, la Speranza piange; e l’atroce
Angoscia, dispotica,
20. pianta sul mio cranio chinato il suo vessillo
nero.
Spleen
24. Attraverso una serie di immagini suggestive, l'autore descrive lo stato d'animo dello spleen: una condizione interiore
di disperazione, un malessere esistenziale, originato non da motivazioni particolari, ma dalla vita umana in se stessa.
Il testo procede in questo modo:
1. Le prime tre strofe sottolineano insistentemente una situazione di malessere; già il primo verso crea un universo
oppressivo e soffocante, quasi una tomba, che diviene poi l'umida segreta del v. 5;
2. Nella quarta strofa l'angoscia esplode e urla dentro il cervello: una vera e propria allucinazione uditiva riempie i
vv. 13-14 (il poeta immagina che le campane, personificate, lancino un urlo tremendo contro il cielo). Si
conclude qui l'unico, pesante e solenne periodo che occupa i primi sedici versi;
3. La quinta strofa, infine, presenta la fase successiva alla crisi depressiva, cioè la resa alla spaventosa angoscia.
L'allegoria di un funerale (con una vinta, la Speranza, e una vincitrice, l'Angoscia) viene a rappresentare la
sconfitta finale.
25. L’Albatro
1. Spesso, per divertirsi, le ciurme
2. Catturano degli albatri, grandi uccelli marini,
3. che seguono, compagni di viaggio pigri,
4. il veliero che scivola sugli amari abissi.
5. E li hanno appena deposti sul ponte,
6. che questi re dell’azzurro, impotenti e
vergognosi,
7. abbandonano malinconicamente le grandi ali
candide
8. come remi ai loro fianchi.
9. Questo alato viaggiatore, com’è goffo e
leggero!
10. Lui, poco fa così bello, com’è comico e
brutto!
11. Qualcuno gli stuzzica il becco con la pipa,
12. un altro scimmiotta, zoppicando, l’infermo
che volava!
13. Il poeta è come il principe delle nuvole
14. Che abituato alla tempesta ride dell’arciere;
15. esiliato sulla terra fra gli scherni,
16. non riesce a camminare per le sue ali di
gigante.
26. L’Albatro
La poesia di Baudelaire esprime il disagio e lo spaesamento dell'artista nei
confronti della modernità; rappresenta la condizione del poeta: estraneità del
poeta nei confronti della società di massa.
Nella raccolta “i fiori del male” la natura sparisce per lasciare posto al
panorama della modernità, cioè agli elementi di un paesaggio completamente
metropolitano, nel quale si perde ogni possibilità di incanto.
L'Albatros è un testo chiave per quattro ragioni:
1. Il trionfo dell'artificialità dell'esistenza
Nell'Albatros l'attenzione si concentra sul grande uccello marino che diventa, qui,
oggetto di derisione e di spettacolo. La civiltà moderna si è appropriata, non solo
dello spazio, ma anche dell'infinità celeste. La moderna civiltà industriale ha
ribaltato la prospettiva esistenziale, dell'incanto non resta più traccia.
Il titolo stesso della raccolta poetica “i fiori del male”, porta i segni di questo
stravolgimento; i fiori non rimandano ad un significato idilliaco di bellezza e
bontà, ma sono associati al malessere profondo che contraddistingue l'uomo del
XIX secolo. “La ballata del vecchio marinaio” illustrata da
Gustave Doré
27. 2. L'estraneità del poeta
L'albatros è rappresentativo non solo dell'immagine della natura, ma anche dell'immagine
del poeta. Il poeta è portatore di valori che non trovano più alcun apprezzamento nel
mondo, ed è per questo che egli è condannato all'esclusione sociale. Il poeta è incompreso
dalla folla ed inadatto alla vita reale.
Al sentimento della noia e del tedio subentra lo spleen (una forma di angoscia più
devastante, che trova la propria espressione in una condotta di vita ribelle. Nasce, cosi,
l'immagine del poeta decadente dedito a un'esistenza marginale fatta di provocazioni e
scandali, lontanissimo da ciò che la società borghese voleva.
La contrapposizione tra ideale e reale si radicalizza. La diversità del poeta è ancora segno
di una superiore elezione rispetto alla massa, che condanna il poeta all'isolamento.
L’Albatro
28. L’Albatro
3. La poesia nella società di massa
L'albatros rappresenta questa nuova condizione di isolamento e di degradazione della poesia e dell'arte nella
società di massa. L'arte e la poesia si fanno più autoreferenziali, tese a tradurre solo i sentimenti personali di
spaesamento nei confronti della vita reale.
L'arte e la poesia restano dunque gli strumenti per esprimere una condizione incompresa.
La concezione di arte e letteratura elaborata da Baudelaire è lontanissima dal Positivismo; si tratta di
tradurre lo stato di shock che la vita moderna genera nel singolo individuo. Il poeta si limita ad esprimere,
nel modo più autentico, libero e scandaloso, tutti i propri sentimenti profondi, per lo più incomprensibili e
inaccessibili al pubblico.
La poesia di Baudelaire è il primo segno di una frattura profonda che caratterizzerà tutta l'arte del
Novecento.
29. L’Albatro
4. L'arte fra innalzamento e degradazione
Nella produzione letteraria di Baudelaire convivono
due differenti linee espressive, dalle quali si
svilupperanno le tradizioni della poesia europea.
La prima, simbolista, da importanza all'essenza
profonda e sacrale della natura e del reale. La
seconda riproduce l'idea dello shock, della violenza
nel mondo moderno e concepisce la poesia come
maceria, cioè come rifiuto inutile della società.
Nell'immagine dell'albatro si coniugano entrambi i
significati: ne “i fiori del male” si fondono tutto il
suo amore e tutto il suo odio per l'esistenza.
L'albatro-poeta rappresenta qualcosa di grande e di
vergognoso nello stesso tempo.
30. Corrispondenze
1. La Natura è un tempio dove incerte parole
2. mormorano pilastri che sono vivi,
3. una foresta di simboli che l’uomo
4. attraversa nel raggio dei loro sguardi
familiari.
5. Come echi che a lungo e da lontano
6. tendono a un’unità profonda e buia
7. grande come le tenebre o la luce
8. i suoni rispondono ai colori, i colori ai
profumi.
9. Profumi freschi come la pelle d’un
bambino,
10. vellutati come l’oboe e verdi come i prati,
11. altri d’una corrotta, trionfante ricchezza
12. che tende a propagarsi senza fine – così
13. l’ambra e il muschio, l’incenso e il
benzoino
14. a commentare le dolcezze estreme dello
spirito e dei sensi.
31. Corrispondenze
«Ritratto di Charles Baudelaire» di Gustave
Courbet
La natura è vista come un tempio vivente, una foresta di simboli
che solo il poeta, grazie alla sua sensibilità e veggenza, può
decifrare.
Secondo Baudelaire, la realtà che vediamo ne nasconde una più
profonda, in cui ogni elemento è legato reciprocamente.
Nella prima quartina di Corrispondenze sono utilizzate due
metafore: quella del tempio, luogo del sacro e del divino, e
quella della foresta, luogo in cui ci si può smarrire. Baudelaire
presenta la Natura come un tempio vivente formato da pilastri
parlanti che l’uomo dotato di chiaroveggenza, cioè il poeta,
attraversa e ne coglie messaggi e legami.
32. Perdita d’aureola
Perdita d'Aureola è un poemetto in prosa compreso
nella raccolta postuma de Lo Spleen di Parigi,
pubblicata da Baudelaire nel 1869. Nella frenetica
vita cittadina di Parigi il poeta ha perduto l'aureola,
che gli è caduta nel fango; e ora racconta
l'avvenimento a un amico incontrato in un bordello.
Lo scenario cittadino non è casuale , come non è
casuale l'ambientazione in un bordello: il poeta
frequenta le prostitute perché è irresistibilmente
attratto dall'analogia fra la loro situazione e la sua.
33. Questo noto poemetto introduce il tema della società di massa. Il tema
della folla è introdotto attraverso il riferimento al “caos frenetico” dei
viali. A confronto con la folla, l'artista perde i segni tradizionali e
caratteristici della sua superiorità intellettuale, raffigurati dall'aureola.
A questo si può reagire in due modi:
1→ il primo modo è quello patetico dell'artista di second'ordine, quello
di chi crede di poter difendere la superiorità dell'arte trattandola ancora
come una cosa sacra.
2 → il secondo modo è quello del vero poeta, rappresentato dalla voce
dell'io lirico; il quale sceglie di vivere senza i segni dell'antico
privilegio e di godere dei vantaggi della massa.
Perdita d’aureola
Paul Gauguin-"Autoritratto con Aureola"
34. Sul piano retorico e stilistico, il poemetto è caratterizzato da tratti
ironici e auto-ironici. L'ironia colpisce il poeta spregevole che
raccatterà l'aureola da terra e se la metterà in testa; colpisce cioè gli
artisti fedeli all'illusione della sacralità dell'arte.
Ma c'è anche una forte dose di autoironia, espressa nella battuta
iniziale dell'interlocutore, che allude ai gusti raffinati del poeta nel
momento in cui dichiara di incontrarlo in un luogo malfamato.
L'autoironia serve l'abbassamento ineluttabile del destino
dell'artista.
Perdita d’aureola
“Per lo meno dovreste mettere un avviso per chi trovi
quest’aureola: farla richiedere dalla polizia urbana”.
36. Nasce a Metz, da una famiglia piccolo borghese nel 1844 e di lui si conosce la sua
spiccata personalità. Egli si rifugiò nell'alcool, lasciando emergere a tratti la sua
personalità brutale, grazie al cui giunge quasi ad uccidere la madre, che per
sottrarlo da questi disordini della vita gli combina un matrimonio.
Incontra Rimbaud ed è desideroso di vivere le stesse esperienze, quindi abbandona la
moglie e parte per il Belgio e Inghilterra, e tornato in Belgio litiga con Rimbaud che
vuole terminare il loro rapporto di amicizia, ferendolo con un colpo di pistola che sarà
il motivo per cui verrà incarcerato.
Il tema della decadenza fu toccato per primo nel 1883 dal francese Paul Verlaine che
pubblicò languore (sonetto), in cui affermava di identificarsi con la stanchezza
dell’Impero romano alla fine della decadenza, e lo fece in un periodico parigino “Le
chat Noir”, “il gatto nero”
Paul Verlaine
37. Le composizioni, per la maggioranza liriche, si
arricchiscono di una malinconia inquieta d’ispirazione
baudelairiana e introducono un’estetica della suggestione,
dell’impressione, che sarà lo stile di Verlaine.
Contemporaneo della pittura impressionista,
l’impressionismo letterario di Verlaine gli permette di
unire il suo talento di poeta e di musicista alla sua
sensibilità per le immagini. Ogni elemento della
descrizione fa del paesaggio il simbolo autentico
dell’anima sognatrice del poeta.
Poetica
«Il Porto» di Eugène Boudin
38. Arte Poetica
https://it.frwiki.wiki/wiki
/Art_po%C3%A9tique_
(Verlaine)
Questa poesia di Verlaine ci mostra la sua idea della poesia. Si tratta
infatti di un'opera nella quale Verlaine spiega come dovrebbe essere
composta una poesia secondo lui.
L'opera inizia con un concetto semplice: la musica prima di tutto. La
musicalità dei versi è in effetti un elemento fondamentale di ogni opera,
perché è tra le altre cose, ciò che differenzia la poesia dalla prosa.
L'opera - ci dice il poeta - deve poi essere almeno un po' vaga, non
oggettiva.
Il poeta sottolinea il fatto che le poesie non devono avere un significato
netto e preciso. Devono invece contenere un po' di incertezza. Questo
perché il lettore deve essere attratto dalla poesia e non leggerla e basta.
Ogni opera deve essere allusiva e non troppo diretta.
39. Le sfumature di cui parla il poeta stanno a indicare
qualcosa di accennato, di non spiegato. Questo è
un altro concetto chiave, la poesia va gustata
lasciandosi affascinare dai concetti accennati e un
po' misteriosi.
Perché ancora bramiamo sfumature,
sfumatura soltanto, non colore!
Prendi l'eloquenza e torcigli il collo! Bene
farai, se con ogni energia farai la Rima un
poco più assennata.
L'eloquenza uccide la poesia secondo Verlaine. E le
rime non trovano il suo gradimento, perché le
definisce "quel gioiello da un soldo che suona
vuoto e falso sotto la lima”.
Arte Poetica
40. Il finale ci dice chiaramente che la poesia non è quindi come le altre opere letterarie, è qualcosa di
più fluido, soggettivo. La poesia va oltre tutto il resto, è un'arte superiore, perchè il resto è soltanto
letteratura.
Secondo Verlaine, va evitato lo sfoggio di
intelligenza, che definisce arguzia assassina, così
come la cattiveria (sarcasmo). Bisogna invece
scrivere opere più frizzanti e fresche, in grado di
contrapporsi alle altre forme letterarie. Non a caso
l'opera termina con questo verso:
Il resto è soltanto letteratura.
Arte Poetica
41. Languore
È un sonetto e comparve sulla rivista "Il gatto nero" nel
1883 ed è compreso nella sezione "Alla vecchia maniera
di parecchi"
In questa poesia il poeta paragona se stesso all’Impero
Romano nel periodo di decadenza, incapace di reagire di
fronte alle invasioni dei barbari e privo ormai anche
della volontà di reagire. E questi barbari erano in realtà
simbolo della borghesia del tempo e della mentalità della
società. ( metafora)
42. Languore
La malattia che lo affligge è la solitudine, la noia, la
passività, che non gli fanno desiderare né di vivere né di
morire ed è una condizione che si riflette nella sua
poesia, diventata puro esercizio formale.
Ed afferma di non avere più niente da dire (Tutto è
bevuto, tutto è mangiato!); l'idea che ormai ogni
esperienza è stata provata ribadisce l'inutilità della poesia
che è da gettare alle fiamme.. In questo atteggiamento
c’è un certo fascino che i poeti maledetti provavano nei
confronti della morte, della fine delle cose.
44. La Vita
Nasce a Charleville nel 1854.
Arthur segue gli studi all'istituto Rossat, poi in collegio, dove avrà un
curriculum di grande rilievo: colleziona tutti i premi di merito, in letteratura
e in componimento. Redige in latino poemi, elegie e dialoghi.
Nel 1870 compone i primi versi le Étrennes des Orphelins, Soleil et Chair
e Ophélie.
La sua poesia intitolata À la musique, scritta nell'autunno 1870, mostra il
suo malessere di vivere a Charleville da dove fugge, in direzione Parigi,
dove spera di diventare giornalista. Purtroppo però il suo viaggio ha breve
durata perché il controllore del treno su cui viaggia lo arresta.
Rimbaud verrà imprigionato a Mazas, dove sarà violentato (episodio che
segnerà la sua vita).
45. La Vita Dopo la disfatta contro la Prussia nel 1871 rifiuta
di tornare al liceo, fugge in un perpetuo cercare, e
incomincia a bere assenzio.
Convocato da Paul Verlaine a cui ha inviato
qualche lirica, comincia con lui una relazione
intima e una vita di vagabondaggio.
La relazione tumultuosa termina con un
insuccesso, nel 1873 i due amanti sono a Londra,
Verlaine abbandona tutto d'un tratto Rimbaud
affermando di voler tornare dalla moglie, deciso a
spararsi se ella non lo riaccetterà, trasloca in un
albergo a Bruxelles e Rimbaud lo raggiunge,
persuaso che l'amante non avrà il coraggio di
mettere fine ai suoi giorni.
46. La Vita
Nel momento in cui si incontrano
Rimbaud decide di lasciarlo, Verlaine,
allora, ubriaco, spara due colpi
all'amico, ferendolo leggermente.
Terminata la storia, Rimbaud si
dedicherà alla stesura dell'opera Una
stagione all'inferno.
A ventiquattro anni decide di
abbandonare il mondo della poesia e
di intraprende dei viaggi, dapprima in
Europa e poi in Africa.
Il poeta maledetto morirà all'età di 37
anni dopo aver trascorso gli ultimi
anni in grandi sofferenze.
47. Poetica
Arthur Rimbaud è l’esemplare incarnazione del «poeta
maledetto», in rivolta contro la ricca borghesia, contro
l’Europa industriale, così come pure insofferente a ogni
costrizione e legame. Il rifiuto quindi delle convenzioni
sociali e dei valori religiosi, ostentato nella vita, è tradotto
nel campo della poesia con lo stravolgimento violento
della sintassi e con l’abolizione del significato usuale della
parola.
48. Vocali
1. A nera, E bianca, I
rossa, U verde, O blu:
vocali,
2. Io dirò un giorno le
vostre nascite latenti:
3. A, nero corsetto villoso
di mosche splendenti
4. Che ronzano intorno a
crudeli fetori,
5. Golfi d’ombra; E, candori
di vapori e tende,
6. Lance di fieri ghiacciai,
bianchi re, brividi
d’umbrelle;
7. I, porpora, sangue
sputato, risata di belle
labbra
8. Nella collera o nelle
ubriachezze penitenti;
9. U, cicli, vibrazioni divine
dei verdi mari,
10. Pace di pascoli seminati
d’animali, pace di rughe
11. Che l’alchimia imprime
nelle ampie fronti
studiose;
12. O, suprema Tromba
piena di strani stridori,
13. Silenzi attraversati da
Angeli e Mondi:
14. – O l’Omega, raggio
viola dei suoi Occhi!
49. Vocali
La poesia si apre con l'accostamento delle vocali a,e,i,u,o (l'ordine in cui vengono scritte
corrisponde a quello dell'alfabeto greco, nel quale l'omega, corrispondente della lettera o, si
trova nell'ultima posizione) a due colori, a loro volta accompagnati dall'evocazione di
determinate immagini e sensazioni.
Secondo Rimbaud il poeta è una sorta di profeta: ampliando e sconvolgendo le sue capacità
sensoriali, infatti, egli acquisisce il dono della visionarietà. Questa qualità eccezionale gli
permette di accedere all'ignoto e di descriverlo, di vedere ciò che è invisibile ai "sensi"
normali e di dire ciò che non è dicibile con la lingua ordinaria.