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Il valore
della pianificazione
negli investimenti
Indice dei contenuti:
1. L’Economia mondiale oggi, un’analisi critica sui principali aspetti macroeconomici:
- perché guardare al lungo periodo è meglio che concentrarsi sul breve
- gli shock economici intrapresi dalle Banche Centrali, quali conseguenze?
- analisi di contesto macroeconomico, cambiamenti demografici e opportunità di investimento
2. Le nuove esigenze da considerare nella pianificazione finanziaria:
- i Millennials, target più interessato dall’attuale contesto macroeconomico
- la Silver economy
3. Previdenza, tra riforma e consulenza:
- l’importanza di gestire la propria economia personale in base al Life Planning
- il Goal Based Investment, l'approccio corretto agli investimenti
4. Centralità del ruolo del consulente finanziario: come creare valore
- accenni di finanza comportamentale, come gestire il cliente ed evitare i tipici bias comportamentali
L’economica
mondiale oggi
La situazione economica oggi
Fonte:
https://howmuch.net/articles/timeline-economic-history
Storicamente, una varietà di
cambiamenti nella politica
internazionale, nella tecnologia
e nella politica monetaria
hanno influenzato la traiettoria
dell'economia mondiale.
La storia
dell’economia mondiale
L'economia di $86 trilioni di dollari
visualizzata in un grafico
Il PIL mondiale è ancora cresciuto del
6,9% nel 2018, passando da $ 80,2
trilioni nel 2017 a $ 85,8 trilioni.
Quasi la metà di questa crescita
proviene dalle due maggiori economie
del mondo: gli Stati Uniti, a $ 20,5
trilioni (+ 5,4% dal 2017), e la Cina, a $
13,6 trilioni (+ 10%). Tuttavia, cresce la
paura di una recessione globale, in
gran parte legata alla crescente
tensione economica tra le due principali
economie.
La situazione economica oggi
Fonte:
https://howmuch.net/articles/the-world-economy-2018
L'economia cinese è cresciuta in modo
significativamente più veloce di ogni
misura nel nostro campo visivo.
È cresciuta di 14,12 volte in termini di
dimensioni dal 1989.
L'area dell'euro e altri paesi ad alto
reddito, compresi gli Stati Uniti, sono
cresciuti molto più lentamente della Cina.
L'economia degli Stati Uniti è solo 2,09
volte più grande di quanto non fosse nel
1989.
Indipendentemente dal clima economico, i
livelli del debito degli Stati Uniti
c o n t i n u a n o a c r e s c e r e , q u a s i
quadruplicando in dollari adeguati
all'inflazione negli ultimi 30 anni.
La situazione economica oggi
Fonte:
https://howmuch.net/articles/chinas-economic-growth-perspective
O t t o s o c i e t à h a n n o r a g g i u n t o u n a
capitalizzazione di mercato di oltre $ 1 trilione in
dollari di oggi.
Sei delle 20 maggiori aziende di tutti i tempi sono
state fondate da paesi diversi dagli Stati Uniti.
Le tre più grandi compagnie facevano parte del
settore navale durante la prima età coloniale. Le
successive tre sono legate al petrolio. L'industria
tecnologica completa il resto delle dieci maggiori
aziende di tutti i tempi.
La maggior parte di queste società sono ancora
in attività nel 2019.
Le grandi aziende nel mondo
La situazione economica oggi
Fonte:
https://howmuch.net/articles/the-worlds-biggest-companies-in-history
Nel 2018 l'industria rappresentava il
25% del PIL mondiale, in calo rispetto
al 27% nel 2010.
Dal 2014, l'occupazione mondiale nel
settore industriale è scesa dal
23,22% al 22,95%.
L ' i n d u s t r i a r a p p r e s e n t a u n a
percentuale maggiore del PIL nei
paesi in via di sviluppo rispetto ai
paesi sviluppati.
L‘importanza dell’industria
sul PIL mondiale
La situazione economica oggi
Fonte:
https://howmuch.net/articles/role-industry-around-the-world
Le più grandi aree metropolitane nel mondo: 2025 e 2050
(fonte: Hoornweg e Pope 2014)
La situazione economica oggi
Il rapporto debito / PIL consente di
confrontare i livelli relativi del debito in
molti paesi diversi. Gli Stati Uniti sono in
grado di sostenere un debito molto più
grande in termini complessivi rispetto ai
paesi più piccoli come il Belgio, poiché le
economie hanno dimensioni molto
diverse.
L’Italia è fra i 5 Paesi al mondo con i
problemi di debito più significativi ovvero
uno di quei luoghi che hanno maggiori
probabilità di avere problemi sostanziali in
futuro.
Il Debito pubblico mondiale
La situazione economica oggi
Fonte:
https://howmuch.net/articles/state-of-the-worlds-government-debt
La spirale del debito ipotecario americano
accelera ai massimi storici
Dagli anni '40, i prezzi delle case sono saliti a
nuovi livelli. Secondo l'Ufficio censimento degli
Stati Uniti, il valore della casa mediana negli
Stati Uniti era di $ 30.600 nel 1940 (corretto per
l'inflazione). Nel 2017, quel numero era di $
193.500. Non sorprende che, con l'aumentare
dei prezzi delle abitazioni, aumenti anche la
quantità di debito ipotecario che un acquirente
di case deve assumere per potersi permettere
una casa. La nostra nuova visualizzazione
esamina da vicino come il debito ipotecario
negli Stati Uniti è cambiato nel tempo.
L’indebitamento privato
negli USA
La situazione economica oggi
Fonte:
https://howmuch.net/articles/mortgage-debt-outstanding-by-year
Le politiche monetarie ultra espansive hanno
fatto “esplodere” i bilanci delle banche centrali:
il totale degli assets di FED, BCE, Banca del
Giappone e Banca del popolo Cinese non
raggiungeva i 4mila miliardi di dollari nel 2004
e, dopo aver sfiorato quota 9mila in seguito alla
Grande recessione, ha iniziato una lunga corsa
e si è portato, tra timori di nuove recessioni e
rischi di deflazione, fin oltre i 20mila miliardi. A
oggi, soltanto la FEDERAL RESERVE ha
annunciato un piano di riduzione molto
graduale degli attivi, ma questo processo non
avrà un grande impatto sulla liquidità globale:
anche se il ritmo è destinato a rallentare, la Bce
e la Banca del Giappone continueranno ad
acquisire titoli ancora per diversi mesi.
Le politiche monetarie delle Banche Centrali
La situazione economica oggi
Fonte:
https://www.infodata.ilsole24ore.com/2018/01/26/bilanci-delle-banche-centrale-un-fiume-liquidita/
Conti correnti, la «tassa occulta» da 10 miliardi sui risparmi degli italiani
I risparmiatori italiani continuano a navigare in un mare di liquidità. Gli ultimi dati di Bankitalia evidenziano a fine 2018 uno
stock di quasi 1.400 miliardi di euro tra conti correnti, depositi e biglietti. Dal 2008, data simbolo della grande crisi, la massa
di liquidità è aumentata di circa 300 miliardi. Il trend è stato in costante crescita anche negli ultimi anni nonostante il clima
sui mercati finanziari sia stato sicuramente più accomodante (escluso gli ultimi mesi dello scorso anno). Per esempio
relativamente ai conti bancari e postali solo nel 2018 il flusso di incremento dello stock è stato di ben 20 miliardi dopo i 25
miliardi circa dell’anno precedente.
Liquidità sui conti correnti
La situazione economica oggi
Rendimenti a zero
Il fattore distintivo dell’ultimo decennio è stato il massiccio intervento delle banche centrali con i tassi spinti a zero. 
Questo ha determinato rendimenti nulli anche per i conti correnti. Oggi nell’area euro il tasso di riferimento Bce resta
ancorato a zero e per strappare qualche decimale occorre vincolare i propri soldi su un conto deposito. L’assenza di
alternative remunerative a rischio zero spinge i risparmiatori a tenere i soldi sul conto anche se la gestione costa
secondo l’ultima indagine di Banca d’Italia (in media 79 euro annui quelli tradizionali e 15 euro per quelli online).
GLI INDICATORI
(Fonte: elaborazione su dati
Banca d'Italia e Istat)
GLI INDICATORI
(Fonte: elaborazione su dati
Banca d'Italia e Istat)
Andamento delle liquidità delle famiglie
La situazione economica oggi
La massiccia esposizione alla liquidità espone a rischi
palesi (le regole sul bail in per chi ha oltre 100mila euro
oppure una tassazione patrimoniale)  e rischi occulti
come l’inflazione. Il risparmiatore medio snobba
l’impatto del rialzo dei prezzi anche perché  negli ultimi
anni l’aumento del costo della vita è decisamente più
contenuto rispetto a 20 o 30 anni fa.
Ma l’inflazione continua a lavorare in silenzio e nel 2018
è stata in media poco sopra l’1%, inferiore alla media
dell’area euro.
Questo non impedisce che, in assenza di rendimenti,
l’inflazione di fatto abbia «bruciato» almeno 10 miliardi
di euro (visto che alcuni depositi sono remunerati).
Un costo implicito che impone comunque di valutare
strategie alternative, almeno per una parte della liquidità
non necessaria, ponderando i rischi. L’obiettivo è quello
di puntare su asset «sicuri» a bassa volatilità che
possano evitare perdite durante la vita dell’investimento,
per poter essere ritirate in qualsiasi momento.
Il peso dell’inflazione
La situazione economica oggi
«Ad esempio – continua Serio – oggi i fondi di liquidità tradizionali non
rendono nulla perché hanno strategie poco diversificate e concentrate
su aree specifiche. Invece, ci sono fondi, ancora poco diffusi in Italia,
che vanno a ottimizzare la gestione della liquidità a livello globale, in
base alle differenti curve dei rendimenti, e i ritorni sono positivi. Oggi
sono appannaggio soprattutto del private banking, ma potrebbero
essere impiegati anche per il retail».
Andamento
dell’inflazione
media in Italia
dal 2005 al 2018
La situazione economica oggi
Dati in % (Fonte: ufficio studi Sole 24 Ore)
Non bisogna dimenticare inoltre anche il basso
livello di educazione finanziaria, dove il nostro
Paese è presente in fondo alle classifiche
internazionali. Questo non agevola a trovare
soluzioni alternative come i piani di accumulo
su asset class con un profilo di rischio/
rendimento più elevato. Spesso è difficile
spingere verso altre soluzioni persone che
sono tradizionalmente legate alla liquidità e
percepiscono le asset class di investimento
solo come rischio.
«Un altro fatto che spinge gli italiani a essere
molto liquidi – conclude Serio – è la scarsa
copertura assicurativa. Siamo un popolo che,
se escludiamo la copertura obbligatoria per
l’auto, ricorre poco frequentemente ad altre
coperture (dal Vita, al rischio invalidità e altro).
Educazione e previdenza
La situazione economica oggi
Si tengono i soldi sul conto per far fronte alle emergenze
ma non è una soluzione efficiente». In Italia si spendono
100 miliardi per il gioco d’azzardo mentre alle polizze
contro i rischi gravi vanno solo 4,8 miliardi
Da un'istantanea dell'economia
americana, si può notare come le cose
che sono diventate più convenienti negli
ultimi 20 anni siano i beni di consumo.
E poi ci sono cose che sono esplose nel
prezzo relativo, specialmente rispetto ai
guadagni orari medi. L'assistenza
sanitaria ora costa oltre il 225% in più e
ottenere un'istruzione superiore non è
molto indietro al 183%.
Le variazioni di prezzo
negli ultimi 20 anni
La situazione economica oggi
Fonte:
https://howmuch.net/articles/price-changes-in-usa-in-past-20-years
Un’analisi critica sui
principali aspetti
macroeconomici
•  Perché un paese ha minore disoccupazione di un altro?
•  Perché le performance di crescita sono così diverse tra paesi?
•  Che cosa causa le recessioni?
Il governo può fare qualcosa?
È buona cosa che lo faccia?
Temi importanti di Macroeconomia
Macroeconomia
•  Che cos’è il deficit pubblico?
Che effetti ha sull’economia?
•  Che cos’è la bilancia commerciale di un paese?
Quali sono le conseguenze di un deficit prolungato?
•  Perché molti paesi sono poveri?
Quali sono le politiche migliori per toglierli dalla trappola della povertà?
I temi importanti non mancano…
Macroeconomia
L’andamento del PIL pro capite negli USA
Macroeconomia
•  Un approccio statistico suggerirebbe di entrare nei dettagli tecnici relativi agli indicatori
macroeconomici principali.
•  Un buon economista però seguirebbe un approccio diverso:
è necessario capire i concetti fondamentali nella materia sottostante, cioè la macroeconomia,
per capire tali indicatori e saperli “maneggiare”.
•  E il funzionamento dell’economia –a livello micro e macro- è descritto da modelli stilizzati, di
carattere matematico-teorico, ma che devono essere “verificati” dal punto di vista empirico.
Macroeconomia e indicatori macroeconomici
Macroeconomia
…sono versioni semplificate di una realtà molto più complessa
•  Prescindono dai dettagli “irrilevanti”
•  Si focalizzano sui nessi causali tra variabili economiche “rilevanti”
•  Forniscono le basi per la politica economica
•  Necessitano di verifiche empiriche
I modelli economici
Macroeconomia
•  I concetti base:
–  PIL
–  Inflazione
–  Disoccupazione
•  Il PIL nel lungo periodo e la crescita economica
•  Le fluttuazioni economiche nel breve periodo
•  Indicatori leading e lagging del ciclo economico
•  Indicatori economici e scelte di portafoglio
I principali indicatori economici
Macroeconomia
Due definizioni:
§  Spesa totale per acquistare beni e servizi finali prodotti all’interno
di un dato paese
§  Reddito totale guadagnato dai fattori di produzione collocati
all’interno di un dato paese
Prodotto Interno Lordo (PIL)
Macroeconomia
Perché spesa = Reddito
Macroeconomia
In tutti gli scambi, la spesa del compratore
è il reddito del venditore.
Dunque, la somma di tutte le spese
risulta pari alla somma di tutti I redditi.
•  PIL = valore di tutti i beni finali prodotti = somma dei valori aggiunti
durante tutte le fasi della produzione
•  Il valore dei beni finali include già il valore dei beni intermedi,
e dunque includere questi ultimi nel calcolo del PIL porterebbe a contarli due volte...
Beni finali, valore aggiunto e PIL
Macroeconomia
•  CONSUMO
•  INVESTIMENTO
•  SPESA PUBBLICA
•  ESPORTAZIONI NETTE
Le componenti di spesa del PIL
Macroeconomia
●  Beni durevoli,
durano a lungo, ad es. auto, elettrodomestici
●  Beni non durevoli,
durano poco, ad es.: cibo, vestiti
●  Servizi
●  lavoro fatto a vantaggio dei consumatori,
ad es. pulitura a secco, viaggi aerei.
definizione:
il valore di tutti i beni e servizi
acquistati dalle famiglie.
Esso include:
Consumo (C)
Macroeconomia
(formazione lorda di capitale)
definizione 1: spesa per il fattore di produzione chiamato “capitale”.
definizione 2: spesa per beni che saranno utili in futuro.
include:
•  investimento fisso lordo
•  investimento fisso delle imprese
spesa per impianti e macchinari utilizzati dalle imprese per produrre beni e servizi
•  investimento fisso residenziale
investimento in abitazioni da parte delle famiglie
•  investimento in scorte
la variazione nelle scorte di tu<e le imprese
Investimento (I)
Macroeconomia
•  Il capitale è uno dei fattori di produzione.
In ciascun istante, l’economia è dotata di un certo stock di capitale.
•  L’investimento costituisce la spesa in nuovo capitale.
Investimento contro Capitale
Macroeconomia
•  G include tutte le spese per consumi finali delle pubbliche amministrazioni
(beni e servizi)
•  G include anche la spesa per investimenti delle pubbliche amministrazioni.
•  G non include i trasferimenti (ad esempio i sussidi di disoccupazione e le pensioni),
perché non costituiscono una spesa per beni e servizi.
La spesa pubblica (G)
Macroeconomia
Esportazioni nette (NX = EX - IM)
Definizione: il valore totale delle esportazioni (EX) meno il valore totale delle importazioni (IM)
10
0
1946 1952 1958 1964 1970 1976 1982 1988 1994 2000
-10
-20
-30
-40
miliardi
dipound
E s p o r t a z i o n i n e t t e n e l R e g n o U n i t o d a l 1 9 4 6
Macroeconomia
dove	
Y	=	PIL	=	valore	totale	del	prodo0o	(reddito)	
C	+	I	+	G	+	NX	=	spesa	aggregata	
Un’identità contabile importante
Macroeconomia
Y 	= 	C	+	I	+	G	+	NX
Abbiamo visto che il PIL misura le seguenti “cose”:
•  Reddito totale
•  Prodotto totale
•  Spesa totale
•  La somma dei valori aggiunti durante tutte le fasi della catena produttiva
PIL: un concetto importante e versatile
Macroeconomia
•  il PIL misura il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti.
•  il PIL nominale misura questi valori usando i prezzi attuali, correnti.
•  il PIL reale misura questi valori utilizzando i prezzi di un anno base.
Nella formulazione più semplice quest’anno base è il medesimo per tutti gli anni presi
in considerazione.
PIL reale vs. PIL nominale
Macroeconomia
Cambiamenti nel PIL nominale possono essere dovuti a:
•  cambiamenti nei prezzi
•  cambiamenti nelle quantità di output prodotto
I cambiamenti nel PIL reale sono unicamente dovuti a cambiamenti nelle quantità,
in quanto il PIL reale è costruito con i prezzi vigenti durante l’anno base, cioè fissi.
Il PIL reale non si fa influenzare dall’inflazione
Macroeconomia
TRUCCO UTILE #1 Per ogni variabile X e Y,
la variazione percentuale di (X × Y)
≈ variazione percentuale di X
+ variazione percentuale di Y
Esempio:
se il tuo salario orario aumenta del 5% e tu lavori il 7% di ore in più, allora il tuo salario totale
aumenta del 12%.
Lavorare con le variazioni percentuali
Macroeconomia
Esempio:
•  se il PIL reale della Cina cresce del 10% annuo, esso raddoppierà in 7 anni (70/10).
•  se il PIL reale dell’Italia cresce dell’1% annuo, esso raddoppierà in 70 anni (70/1).
TRUCCO UTILE #2 (regola del “settanta”)
Per calcolare quanti anni impiega a raddoppiare una grandezza
che cresce dell’x per cento annuo:
anni necessari per raddoppiare 70/x
Avere un’idea dei tassi di crescita	
Macroeconomia
•  L’andamento del benessere medio dei cittadini di un paese è ben misurato dalla
crescita del PIL reale pro capite.
•  Nel medio-lungo periodo non conta per definizione la crescita del PIL reale pro
capite durante un singolo anno, ma la crescita media del PIL reale pro capite
durante il periodo stesso.
•  La crescita economica è influenzata in maniera rilevante dall’accumulazione di
capitale fisico, capitale umano e dal miglioramento tecnologico.
•  Attenzione: anche la qualità delle istituzioni complessive (sia politiche che
“sociali”) sembra avere un effetto importante sulla crescita economica.
Che cos’è la crescita economica?
Macroeconomia
•  Dobbiamo studiare il funzionamento del mercato dei fattori produttivi (capitale e lavoro) e il
livello di equilibrio delle loro remunerazioni.
•  Attenzione che conta il salario reale (W/P) perché ci interessa il potere reale d’acquisto.
Idem per il capitale.
•  Due teorie possibili su ciò che determina le remunerazioni (e in particolare il salario):
–  Conta il potere contrattuale delle parti
–  Conta quanto i fattori produttivi siano…produttivi: il salario reale cresce al crescere della
produttività dei lavoratori
E come funziona la distribuzione del reddito?
Macroeconomia
•  I prezzi dei fattori produttivi sono determinati dalla domanda e dall’offerta sui rispettivi mercati.
•  Memento: l’offerta aggregata di ciascun fattore è fissa.
•  E che dire della domanda?
Come si determinano i prezzi dei fattori produttivi?
Macroeconomia
•  Ipotizziamo che i mercati siano perfettamente concorrenziali:
ogni impresa prende il salario W, il prezzo del capitale R e il prezzo del bene prodotto P
come dati.
•  Idea base:
un’impresa impiega un lavoratore in più se il suo costo aggiuntivo non è superiore al beneficio
aggiuntivo.
costo = il salario reale pagato
beneficio = il prodotto marginale del lavoro
La domanda di lavoro
Macroeconomia
•  Quanto più viene utilizzato un fattore produttivo, tanto più il suo prodotto marginale scende
(tenendo costante tutto il resto).
•  Intuizione:
Aumentare L tenendo K fisso
⇒  Meno macchine per lavoratore
⇒  Minore produttività
Rendimenti marginali decrescenti
Macroeconomia
Ogni impresa impiega lavoro
fino al punto in cui MPL = W/ P
Unità di output
MPL, domanda
di lavoro
Unità di lavoro L
Salario reale
Quantità di lavoro
domandata
MPL e la domanda di lavoro
Macroeconomia
•  Non è questione di compressione di salari reali (determinati dalla produttività del lavoro e/o dalla
contrattazione).
•  Ci sono costi dell’inflazione attesa: suolo delle scarpe, costo dei menu, distorsione nei prezzi
relativi, trattamento fiscale iniquo, incomodi generalizzati nelle transazioni (all’ennesima potenza
in caso di iperinflazione)
•  Costo dell’inflazione inattesa: redistribuzione arbitraria del potere d’acquisto, ad esempio tra creditori
e debitori
•  Un beneficio dell’inflazione: effetto sui salari reali qualora i salari nominali siano inflessibili
verso il basso.
Perché l’inflazione è un male
Macroeconomia
Perché guardare al lungo
periodo è meglio che
concentrarsi sul breve?
•  Differenze tra il breve e il lungo periodo
•  Il ruolo della domanda aggregata
•  L’offerta aggregata: diversa nel breve e nel lungo periodo
•  Il modello di domanda e offerta aggregata permette di analizzare gli effetti di breve e lungo
termine di “shock” economici.
L’economia nel breve periodo
Macroeconomia
•  Lungo termine:
Prezzi flessibili, che rispondono a variazioni nella domanda o nell’offerta
•  Breve termine:
molti prezzi sono “vischiosi”, se non fissi, a qualche livello predeterminato
L’economia si comporta molto diversamente quando i prezzi sono fissi.
Diversi orizzonti temporali
Macroeconomia
•  La produzione è determinata dal lato dell’offerta.
•  Variazioni nella domanda di beni e servizi (C, I, G )hanno effetti sui prezzi, non sulle quantità.
•  L’ipotesi cruciale è quella della flessibilità completa dei prezzi, che vale nel lungo periodo.
Nella Teoria Macroeconomica Classica
Macroeconomia
…la produzione e l’occupazione dipendono anche dalla domanda per beni e servizi, la quale è
influenzata da
•  politica fiscale (G e T )
•  politica monetaria (M)
•  Altri fattori, come variazioni esogene in C oppure I.
Invece, quando i prezzi sono fissi…
Macroeconomia
•  Il modello usato dalla maggior parte degli economisti e dei policymaker per ragionare
sulle fluttuazioni economiche e sulle politiche per stabilizzare l’economia.
•  Mostra il modo in cui si determinano il livello dei prezzi e la produzione aggregata.
•  Mostra le differenze tra breve e lungo termine.
Il modello di domanda e offerta aggregata
Macroeconomia
•  La curva di domanda aggregata mostra la relazione esistente tra il livello dei prezzi e la quantità
domandata di beni.
•  Versione semplificata del modello AD/AS:
ci basiamo su una versione modificata della teoria quantitativa della moneta.
La domanda aggregata
Macroeconomia
•  Ricordiamoci l’equazione quantitativa
M V = P Y
La funzione di domanda di moneta implica che: (M/P )d = kY
Tra l’altro: è vero che V = 1/k = velocità.
•  Per valori dati di M eV, deriviamo una relazione inversa tra P e Y
L’equazione quantitativa come Domanda Aggregata
Macroeconomia
Un aumento nel livello dei
prezzi causa una caduta nei
saldi monetari reali (M/P ), la
quale a sua volta causa una
diminuzione nella domanda
di beni e servizi.
P
AD
Y
La curva AD e la sua pendenza negativa
Macroeconomia
Un aumento
nell’offerta di moneta
sposta la curva AD
verso destra.
Y
P
AD1
AD2
Spostiamo la curva AD
Macroeconomia
Memento: nel lungo periodo la produzione è determinata dall’offerta di fattori
produttivi e dalla tecnologia:
è il livello della produzione (del reddito) di piena occupazione o “naturale”:
il livello al quale le risorse dell’economia sono completamente impiegate.
Il reddito nel lungo periodo non dipende dal livello dei prezzi, dunque la curva di offerta
di lungo periodo (LRAS) è verticale.
L’offerta aggregata nel lungo periodo
Macroeconomia
La curva LRAS è verticale
in corrispondenza del reddito
di pieno impiego.
Y
P LRAS
Y
La curva di offerta aggregata nel lungo periodo
Macroeconomia
Un aumento di M
sposta la curva AD
verso destra.
Y
P
AD1
AD2
LRAS
Y
P1
P2
Nel lungo termine ciò fa
aumentare il livello dei
prezzi…
…ma lasciata
inalterata la
produzione.
Effetto di lungo termine di un aumento di M
Macroeconomia
•  Nel mondo reale molti prezzi sono vischiosi.
•  Per semplicità ipotizziamo che tutti i prezzi siano fissati nel breve termine a un certo livello
predeterminato…
•  …e che le imprese siano disposte a vendere tutto ciò che i loro clienti sono disposti ad
acquistare a quel prezzo.
•  Dunque la curva di offerta di breve periodo (SRAS) è orizzontale
L’offerta aggregata nel breve termine
Macroeconomia
La curva SRAS è
orizzontale:
Il livello dei prezzi è
predeterminato, e le
imprese vendono tutto ciò
che i loro clienti vogliono
comprare a quel prezzo
Y
P
P
SRAS
La curva di offerta aggregata nel breve periodo
Macroeconomia
…un aumento
nella domanda
aggregata…
Y
P
AD1
Nel breve termine quando
i prezzi sono fissi…
…causa un
aumento
nell’output.
P
SRAS
AD2
Y2Y1
Effetti di breve termine di un aumento di M
Macroeconomia
Con il tempo i prezzi gradualmente si aggiustano. In che direzione?
Nel breve termine, se Allora gradualmente il
livello dei
prezzi
aumenta
scende
rimane costante
L’economia si sposta verso il suo equilibrio di lungo periodo esattamente
a motivo di questo aggiustamento dei prezzi.
Dal breve a lungo periodo
Macroeconomia
Gli effetti di breve e lungo periodo di δM > 0
A	=	equilibrio	iniziale	
Y
P
AD1
LRAS
Y
SRAS
AD2
P2
P
Y2
A
B
C
B = nuovo equilibrio di
breve termine dopo
l’aumento di M
C = equilibrio di lungo
termine
Macroeconomia
Gli Shock economici
delle politiche delle
banche centrali:
quali conseguenze?
•  Shock: variazioni esogene nella domanda o nell’offerta aggregata
•  Gli shock spostano temporaneamente l’economia lontana
dall’equilibrio di pieno impiego.
•  Esempio di shock di domanda: una diminuzione esogena nella velocità
•  Se l’offerta di moneta si mantiene costante, allora una diminuzione di V implica
che le persone utilizzeranno il loro denaro in un un numero minore di transazioni:
meno domanda per beni e servizi.
Gli shock economici
Shock economici
LRAS
AD2
P
SRAS
Lo shock sposta la curva AD
verso sinistra: nel breve
periodo output e occupazione
scendono.
Y
P
AD1
Y
P2
Y2
AB
C
Col tempo i prezzi scendono e
l’economia si muove lungo la
curva di domanda fino
all’equilibrio di pieno impiego
di lungo termine.
Gli effetti di uno schock negativo di domanda
Shock economici
Uno shock d’offerta modifica i costi di produzione, e dunque influenza i prezzi fissati dalle
imprese (anche chiamati shock di prezzo)
Esempi di shock d’offerta avversi :
•  Cattivo tempo riduce le rese dei terreni, aumentando il prezzo del cibo.
•  Aumenta il grado di sindacalizzazione dei lavoratori, che ottengono aumenti salariali
(Shock d’offerta favorevoli riducono costi e prezzi)
Gli shock d’offerta
Shock economici
•  Definizione:
azioni di politica economica finalizzate a ridurre la severità delle fluttuazioni di breve termine.
•  Sia la politica fiscale che quella monetaria possono essere utilizzate a tal fine.
•  Ad esempio:
gestire uno shock dal lato dell’offerta.
La politica di stabilizzazione
Shock economici
1P SRAS1
Y
P
AD1
B
2P SRAS2
A
Y2
LRAS
Y
Lo shock negativo
d’offerta sposta
l’economia nel punto B.
Stabilizzare il reddito con la politica monetaria
Shock economici
1P
Y
P
AD1
B
2P SRAS2
A
C
Y2
LRAS
Y
AD2
Ma la banca centrale agisce
in maniera accomodante
aumentando l’offerta di
moneta.
Risultati:
P è più elevato in maniera
permanente ma Y rimane al
livello di pieno impiego.
Shock economici
Stabilizzare il reddito con la politica monetaria
•  Se il PIL reale (totale o pro capite) crescesse sempre allo stesso tasso medio, sarebbe
del tutto superfluo cercare di prevedere una grandezza costante.
•  Al contrario, esistono le fluttuazioni economiche, e non hanno carattere di regolarità.
•  La fondamentale distinzione è tra predizione e causazione.
•  Attenzione: una variabile che è molto utile per predire l’andamento dell’economia
potrebbe non avere alcun rapporto causale con il PIL.
Shock economici
Indicatori leading e lagging del ciclo
•  Gli indicatori leading sono utili a predire l’andamento dell’economia esattamente in quanto
precedono temporalmente le fluttuazioni nel tasso di crescita del PIL.
•  Al contrario gli indicatori lagging si muovono dopo il PIL, e dunque non sono utili per fare
predizioni.
•  Si tratta dunque di identificare variabili predittive che anticipino il prima possibile
l’andamento del PIL con il minore errore medio di predizione (aneddoto interessante: le
variabili leading di Greenspan)
•  Non necessariamente le migliori variabili leading restano le stesse su orizzonti
temporali molto lunghi.
Shock economici
Indicatori leading e lagging (cont.)
•  Si tratta di identificare variabili che catturano l’intenzione di accelerare o rallentare le attività
economiche di produzione, investimento e consumo.
•  Ad esempio: spese telefoniche, spese per pedaggi autostradali, l’indice PMI (Purchasing
Managers Index) relativo ai responsabili degli acquisti all’interno delle imprese
•  Altre variabili non sono economiche per se stesse, ma misurano l’ottimismo o il pessimismo di
cittadini e imprese: indici di fiducia di cittadini e imprese.
•  Tema importante per il futuro: le search e gli acquisti su internet potranno essere la base per
migliori indicatori leading?
Shock economici
Alcuni indicatori leading
•  Per definizione gli indicatori lagging sono “armi spuntate” rispetto al compito di predire
l’andamento dell’economia.
•  Tuttavia, ciò non significa che alcune variabili lagging siano irrilevanti dal punto di vista
economico. Anzi!
•  L’esempio più eclatante è quello del tasso di disoccupazione e delle sue
variazioni nel tempo: è forse la principale variabile lagging.
•  Attenzione però all’interdipendenza tra le variabili (macro)economiche: come reagiscono
le autorità di politica economica a una variabile lagging come la disoccupazione?
Possiamo trarne indicazioni “leading”?
Shock economici
Che dire degli indicatori lagging?
•  Il messaggio principale: quanto più le scelte di portafoglio possono basarsi su analisi dei
fondamentali, tanto più le variabili macroeconomiche sono in grado di aiutare tali scelte.
•  Dunque probabilmente la distinzione cruciale è tra breve e medio/lungo termine, in quanto i
fondamentali contano largamente di più in questo secondo caso.
•  Nel breve termine indicatori collegati alle fluttuazioni dei mercati finanziari rilevanti
potrebbero essere più utili (analisi tecnica?)
•  Esempio estremo: se c’è ipercomprato sul mercato azionario di un paese emergente sulla
base di indicatori macroeconomici molto buoni, è subottimale acquistare “in ritardo” su quel
mercato sulla base della sola valutazione basata sui fondamentali macroeconomici.
•  Se è anche vero che gli indicatori macroeconomici –e in particolare quelli di crescita- sono più
rilevanti per gli investimenti azionari, ciò non toglie che vi sia un ruolo anche nel caso degli
investimenti obbligazionari (inflazione + crescita per i titoli corporate)
Shock economici
Indicatori macroeconomici e scelte di portafoglio
•  Non è chiaro quale sia il “modello giusto” dell’economia, ma la comprensione del
funzionamento dei meccanismi macroeconomici permette di interpretare meglio gli
andamenti degli indicatori macroeconomici (“perché sta succedendo quel che sta
succedendo?”)
•  Importante il ruolo della cosiddetta political economy, cioè lo studio delle interazioni tra
variabili politiche e variabili macroeconomiche.
•  [esperimenti vs. studi correlazionali] il vero salto di qualità nell’utilizzo dell’economia nelle
scelte di portafoglio consiste nell’apprendere o capire l’econometria (analisi statistica
multivariata).
Shock economici
Alcuni pensieri aggiuntivi su indicatori e scelte di portafoglio
I cambiamenti
demografici:
azioni politiche e opportunità di investimento
●  Nel lungo termine la prosperità di un paese dipende dalla crescita media del PIL reale.
●  Stiamo parlando del valore dei beni e servizi finali, stando attenti a non farsi ingannare
dall’inflazione: se l’anno prossimo produciamo gli stessi beni e servizi di quest’anno ma tutti
i prezzi raddoppiano, il PIL nominale raddoppia, ma il PIL reale –quello che ci interessa -
non cambia.
●  Stiamo parlando di PIL totale o di PIL pro capite?
Dipende dall’obiettivo della nostra analisi: potenza di un’economia o benessere medio?
●  Nel medio lungo termine la crescita del PIL reale pro capite coincide con la crescita della
produttività.
●  Dall’altro, nel medio lungo termine la crescita del PIL reale totale dipende dalla crescita
della produttività E dalla crescita della popolazione: ecco che entra in gioco la
DEMOGRAFIA.
Cambiamenti demografici
La prosperità media e totale
●  Se vogliamo cercare di capire come sarà il futuro, dobbiamo ricordarci che gli andamenti della
popolazione (e della sua composizione) così come studiati dalla demografia sono molto più
prevedibili degli andamenti economici: c’è un’inerzia dovuta all’andamento lento dei fenomeni
demografici.
●  In assenza di immigrazione ed emigrazione, la popolazione rimane costante se le coppie hanno
in media due figli.
●  Uno dei fenomeni più importanti è la cosiddetta transizione demografica.
●  Grazie alle innovazioni tecnologiche (in particolare nella sanità) si passa da un regime di
mortalità alta e natalità alta a un regime intermedio di natalità alta e mortalità bassa: le persone
vivono più a lungo, e continuano a fare molti figli.
●  Nel regime demografico successivo la natalità comincia scendere velocemente (meno figli con
reddito medio più alto?), talora troppo velocemente: chi produce il reddito per tutta la
popolazione, in particolare quella anziana?
Cambiamenti demografici
Demografia, economia e tecnologia
Cambiamenti demografici
La transizione demografica
●  Un modo efficace per mostrare gli effetti della transizione demografica consiste nel mostrare la
piramide demografica, cioè un grafico in cui si mostra il numero (o la percentuale) di persone
appartenenti alle diverse classi di età, separatamente per maschi e femmine.
●  Uno dei fenomeni più importanti è la cosiddetta transizione demografica.
●  Grazie alle innovazioni tecnologiche (in particolare nella sanità) si passa da un regime di
mortalità alta e natalità alta a un regime intermedio di natalità alta e mortalità bassa: le persone
vivono più a lungo, e continuano a fare molti figli.
●  Nel regime demografico successivo la natalità comincia scendere velocemente (meno figli con
reddito medio più alto?), talora troppo velocemente: chi produce il reddito per tutta la
popolazione, in particolare quella anziana?
Cambiamenti demografici
La piramide demografica nel tempo
Cambiamenti demografici
La piramide
demografica
negli USA
nel 2016
Cambiamenti demografici
La piramide
demografica
negli USA
nel 2050
Cambiamenti demografici
La piramide
demografica
in Italia
nel 2010
Cambiamenti demografici
La piramide
demografica
in Italia
nel 2050
Cambiamenti demografici
La piramide
demografica
in Cina
nel 2018
Cambiamenti demografici
La piramide
demografica
in Cina
nel 2050
●  La sfida/opportunità data dall’aumento della
speranza di vita ha una rilevanza particolare
per il cosiddetto welfare state (assicurazione
sociale rispetto a vecchiaia, malattia, disabilità
e disoccupazione).
●  Secondo alcuni il welfare state è la più grande
invenzione sociale del ‘900.
●  In particolare, i cambiamenti demografici
pongono problemi di sostenibilità finanziaria e
di equità (tra generazioni) per la spesa
previdenziale e per quella sanitaria.
●  Che fare?
Cambiamenti demografici
Quali azioni
di politica economica
devono essere attuate?
●  Salvo rarissime eccezioni (il Cile in particolare) il sistema pensionistico è A RIPARTIZIONE
(«senza tesoretto»): le pensioni dei pensionati attuali sono finanziate dai contributi
previdenziali pagati dai lavoratori, e dalla fiscalità generale se i primi sono insufficienti.
●  Se (i) le persone vivono più a lungo, (ii) si ritiene ingiusto abbassare le pensioni e (iii) si ritiene
dannoso per la crescita economica alzare i contributi previdenziali, la soluzione corretta per
gestire lo squilibrio demografico è chiara: aumentare l’età pensionabile.
●  In Italia questa scelta (Amato, Dini, Maroni, Fornero) è stata affiancata dal passaggio – forse
troppo graduale- a un metodo di calcolo contributivo delle pensioni, invece del metodo
retributivo: si collega in maniera esplicita l’ammontare delle pensioni con l’ammontare dei
contributi pagati durante la vita lavorativa (non accumulati, ma usati per finanziare le pensioni
dei pensionati di allora)
Cambiamenti demografici
La sfida per il welfare state: le pensioni
●  Quale spazio può avere il sistema pensionistico a capitalizzazione?
●  Idea: i contributi previdenziali obbligatoriamente pagati vanno ad acquistare asset finanziari o
reali: il montante così accumulato viene trasformato in una rendita vitalizia.
●  Non nascondiamoci dietro a un dito: la transizione integrale a un sistema a capitalizzazione è
pressoché impossibile, in quanto la generazione dei lavoratori colpita da quella transizione
dovrebbe pagare le pensioni dei pensionati attuali e contemporaneamente accumulare la
propria pensione tramite l’accantonamento di contributi ulteriori.
●  Solo un paese con debito pubblico non elevato potrebbe fare qualcosa: l’onere pensionistico
per l’ultima generazione «a ripartizione» verrebbe spalmato sulle generazioni future tramite un
incremento una tantum del debito pubblico stesso.
Cambiamenti demografici
E il sistema pensionistico a capitalizzazione?
●  Soluzioni intermedie potrebbero essere sensate.
●  [soluzione pubblica] Si può decidere che una (piccola) percentuale dei contributi previdenziali
vada a finanziare un piccolo sistema a capitalizzazione, lasciando alla fiscalità generale il compito
di coprire il conseguente buco nell’ente di previdenza (l’INPS nel caso italiano).
●  [soluzione privata] In Italia (ma non solo) lo stato incentiva l’utilizzo di fondi pensioni fornendo
sgravi fiscali, nel nostro caso sotto forma di una deduzione dal reddito complessivo a fini IRPEF
fino a un massimo di 5164 euro annui: perché non alzare tale soglia?
●  Ricordiamoci che acquistando quote del capitale (obbligazionario o –meglio- azionario) i cittadini
diventano partecipi con i loro risparmi della crescita economica dei paesi in cui investono.
Cambiamenti demografici
Potenziare le componenti a capitalizzazione
I Millennials
target più interessato dall’attuale
contesto macroeconomico
Il valore del tempo nella
vita e negli investimenti:
una lezione da Warren
Buffet e Bill Gates
In che modo è possibile trasformare una
decisione in una scelta consapevole e un uomo
troppo impegnato in un uomo in grado di gestire
le sue giornate e la sua agenda? Attraverso il
controllo del tempo.
Millennials
Segue ->
Ormai da alcuni anni ho preso l’abitudine di segnare gli appuntamenti sull’agenda digitale del mio smartphone. Per
questo ho avuto un moto di stupore guardando il video che gira su internet, intitolato “Busy is the new stupid”, in
cui Warren Buffet e Bill Gates sono intervistati assieme e l’intervistatore prende in mano l’agenda cartacea di
Warren Buffet. Una piccola agenda da taschino nera, del tutto anonima.
Nel video, Buffet e Gates dimostrano la loro lunga amicizia e confidenza: Bill Gates parla di sé come di un uomo
sempre molto organizzato in ogni momento della giornata e poi indica Buffet che, al contrario, è così “careful about
his time”, cioè è così attento al suo tempo che riesce ad avere giorni vuoti di impegni sull’agenda (“he has days
that there’s nothing on”). E Bill Gates riflette con intelligenza che questo è il modo autentico per stabilire che “you
control your time”, cioè che ciascuno di noi è in grado di controllare il proprio tempo. Un’osservazione sul tempo
che, quanto vale nella vita di tutti i giorni, vale anche nell’ambito della gestione degli investimenti.
Nel momento in cui decidiamo di effettuare un investimento, infatti, non solo decidiamo di disporre delle nostre
risorse, ma anche del tempo che sarà necessario perché quelle risorse diano il necessario risultato (o rendimento).
Come nella vita, così negli investimenti è tutta una questione di tempo e di quanto siamo in grado di averne il
controllo. Perché, e concludo citando Warren Buffet, un uomo (come lui, per esempio) può essere in grado di
comprare qualsiasi cosa, ma non può comprare il tempo.
Millennials
Segue ->
Un all-in potenzialmente devastante. I millennial stanno puntando tutti i loro risparmi sulla liquidità, mettendo da
parte soldi per le necessità future. Dunque prendendo la strada con i rendimenti più bassi e più soggetta
all’erosione del patrimonio dall’inflazione. A rivelarlo è un nuovo report pubblicato da Bankrate.com, in cui si
sottolinea come si tratti di una scelta finanziaria che tre ingredienti della vita moderna potrebbero rendere letale:
aspettativa di vita superiore, costi sanitari in aumento e incertezza sul welfare.
In particolare, il 30% dei partecipanti di età compresa tra 18 e 37 anni pensa che gli investimenti liquidi siano il
posto migliore in cui tenere il denaro che non prevedono di usare per almeno dieci anni, mentre per le persone di
38 anni e oltre la percentuale scende al 21%. Molte persone in tutte le fasce d’età (il 32%) pensano che il mercato
azionario sia il posto migliore in cui investire contro il 23% dei millennial. Solo il 2% dei partecipanti opterebbe per
i bitcoin o altre criptovalute.
Poi, incide anche l’educazione finanziaria. Sempre dal report, emerge che circa un terzo degli intervistati non
sappia quali siano i tassi di interesse percepiti dal conto di risparmio. Facendo un’analisi rapida applicata all’Italia
si capisce come puntare sulla liquidità non sia sufficiente. Nel Bel Paese i tassi di interesse per i conti deposito
sono mediamente allo 0,5%. Mentre la media dell’inflazione negli ultimi dieci anni è dell’1,2%. Questo significa
poter stimare a priori un rapporto in perdita. Tutta colpa del fascino della liquidità.
Millennials
Le generazioni di oggi dimostrano di essere sempre più attente e previdenti: i Millennials, nello specifico, appaiono molto più interessati alle
polizze assicurative rispetto a chi li ha preceduti
Secondo la ricerca condotta da Friendz, circa 1 Millennial su 6 ha scelto di coprire i propri beni con la stipula di una o più polizze assicurative. Il
tutto con un grado di soddisfazione positivo che ha riguardato il 56% del campione analizzato dalle ricerche; solo il 3% si è detto deluso dai servizi
assicurativi scelti. Tale successo è dovuto anche alla maggiore e migliore presenza delle società assicurative sul web, che consentono ad
esempio di richiedere un preventivo per l’assicurazione direttamente online, semplificando e velocizzando così le procedure necessarie per la
stipula della polizza.
Tra i principali motivi di soddisfazione troviamo la chiarezza in termini espositivi dei prodotti assicurativi e il servizio di customer care, ritenuto
decisivo dal 24% del target. Quali sono le polizze preferite dai più giovani? Da quanto emerso, sono le RC moto e auto, insieme a quelle per la
vita, la casa, la salute, i viaggi e i beni materiali.
Molti gruppi assicurativi hanno quindi scelto di andare incontro alle richieste di un target nuovo come quello dei Millennials. I Millennials si
aspettano infatti dalle compagnie assicurative un certo grado di modernità: un elemento decisivo in termini di apprezzamento è la multicanalità,
indispensabile per andare incontro alle ultime generazioni, nate e cresciute in un contesto digitale.
Di conseguenza è stata osservata una evoluzione notevole del business in questo settore, grazie anche all’accoglienza delle logiche dell’Insurtech
(“Insurance Tecnology”) che, secondo le previsioni degli esperti, rappresenterà un fattore chiave per il successo del 75% delle compagnie. Le
società assicurative stanno quindi sfruttando appieno le soluzioni offerte dall’Industria 4.0, caratterizzata dalle ultime innovazioni digitali come l’IoT
e la blockchain applicata al settore Insurance.
Millennials, in Italia il 15% ha almeno una polizza
Millennials
"A fine 2017 in Italia solo il 19% degli under 34 aveva optato per la previdenza complementare, oltre un terzo in meno rispetto
alle fasce più anziane". Lo afferma Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione in occasione dell'assemblea annuale a
Roma. Eppure i risultati per il settore son stati molto positivi. Trenta fondi, tre milioni di lavoratori iscritti (155.000 nuove
adesioni nel corso dell’anno, 5,5%), 51 miliardi di euro di patrimonio. E rendimenti nel lungo periodo superiori alla
rivalutazione del Tfr: 3,1% contro 2,1%.
Dunque i Millennial non sembrano troppo interessati alla pensione integrativa. "In particolare, a causa della precarietà del
lavoro e della mancanza di retribuzioni congrue - aggiunge Maggi - i giovani restano al palo". Forse, aggiungiamo noi, la colpa
è un po' anche del presentismo, uno dei più forti bias comportamentali che porta a procrastinare nel tempo le decisioni chiave
sui propri risparmi. Ve ne avevamo anche parlato ampiamente tempo fa, approfondendo una ricerca di IWBank.
Un'altra criticità emersa nell'incontro è l'assenza nella manovra di «interventi strutturali a favore della previdenza integrativa,
nonostante le richieste delle associazioni di rappresentanza, delle parti sociali e della stessa Autorità di Vigilanza».
Probabilmente servirebbe un cambio di rotta anche dal punto di vista culturale: oggi la pensione è spesso usata dalla politica
come strumento per produrre consenso. Pochi entrano nel merito spiegando vantaggi e svantaggi delle varie forme. Mentre
tra i Millennial, la domanda più gettonata, è se mai la percepiranno.
E i Millennial in Italia?
Solo il 19% sceglie la pensione integrativa
Millennials
Contrariamente a quanto si può dire o pensare, sono i giovani quelli più interessati a ricevere consulenza in materia di
investimenti. Il 40% tra gli under 30, tale valore scende al 30% tra chi ha dai 30 ai 49 anni, e si abbassa ulteriormente al 23% dai
50 ai 64 anni, fino ad arrivare 21% tra gli over 65. A riferirlo è la ricerca di Bnp Paribas (Expectations and needs of retail
customers in their banking relationship) svolta su 37mila clienti retail da 10 Paesi diversi (quasi tutti in Europa, tra cui l’Italia).
Dunque i giovani sono sedotti e richiedono il digitale, ma evidentemente non basta. Vogliono anche ricevere consigli da persone
in carne e ossa. E questo non vale solo per loro. La ricerca infatti ha dimostrato come in ben otto Paesi su dieci la gestione della
relazione sia il primo fattore di soddisfazione per i clienti di una banca. Entrando nel dettaglio, la gente dagli istituti si aspetta
principalmente una gestione efficace del suo patrimonio (18%), in secondo luogo c’è l’esigenza di ottenere consigli utili per
vivere una vecchiaia e una pensione serena (15%), al terzo posto la necessità di implementare una pianificazione finanziaria
tale da poter sopperire a dei possibili imprevisti (incidenti, perdita di entrate, ecc.).
Insomma, i clienti vogliono sentirsi supportati dalla propria banca. In tal senso gioca un ruolo fondamentale la capacità di gestire
la relazione e instaurare un rapporto di fiducia con il risparmiatore. Senza tralasciare però la digitalizzazione: in Bnp, il 62% dei
clienti sono digitali. Processo che non porterà alla sparizione del fattore umano. Tutt’altro. Le banche viaggiano verso un
modello phygital (physical + digital). L’unico in grado di soddisfare i clienti attuali e futuri.
Voglia di consulenza: la chiede il 40% degli under 30
Una ricerca di Bnl-Bnp Paribas svela il dato sorprendente sulla clientela retail
Millennials
La Silver economy:
le nuove esigenze
da considerare nella
pianificazione finanziaria
●  A parte gli interventi sull’età pensionabile, bisogna tenere presente i rischi/opportunità connessi alla
maggior spesa sanitaria per una popolazione in cui la percentuale di anziani tende a crescere
inerzialmente.
●  I risparmi ottenuti con riforme pensionistiche prudenti dovranno essere utilizzati in parte per finanziare
una spesa sanitaria crescente rispetto al PIL, nella misura in cui la percentuale di anziani cresce nel
tempo.
●  Il maggior rischio dal punto di vista sanitario connesso all’invecchiamento della popolazione: la
demenza senile (sindrome di Alzheimer), la quale colpisce all’incirca il 7% della popolazione sopra i 65
anni. Si prevede che i costi mondiali per gestire la demenza senile raddoppieranno a 2 trilioni di dollari
(tremila miliardi) nel 2030.
●  Quanta consapevolezza c’è di questi temi nei diversi paesi? Uno strumento come Google Trends ci
permette di confrontare le scelte di ricerca dei diversi termini in un dato paese nel tempo. Interessante
ad esempio il confronto tra Italia e Gran Bretagna…
Le politiche in ambito sanitario
Silver Economy
Silver Economy
Silver Economy
●  Le economie diventano più prospere grazie all’aumento di produttività (PIL pro capite) e più
grandi grazie alla combinazione dell’aumento di produttività e della crescita della popolazione
(PIL totale).
●  «A chi vendiamo tutta questa produzione?» Il sistema economico deve produrre ciò che è
desiderato dai suoi cittadini, ma la composizione di ciò che è desiderato cambia nel tempo.
Certamente cambia nel medio-lungo termine.
●  Idea cruciale di CIRCUITO DEL REDDITO: le imprese vendono prodotti e servizi «di
successo» (per cui la disponibilità a pagare è superiore al prezzo) e in questo modo forniscono
reddito a lavoratori, azionisti, obbligazionisti, i quali lo utilizzando per comprare beni e servizi «di
successo».
●  Lo studio degli andamenti demografici permette di ottenere predizioni più lungimiranti e accurate
su quali saranno i prodotti e servizi di successo nei diversi paesi.
Le opportunità di investimento
Silver Economy
●  In paesi in cui la crescita della popolazione è ben bilanciata (ad esempio negli USA)
l’ampliamento della platea degli anziani si accompagna a generazioni più giovani
comparabilmente ampie: strategia di investimento long (la silver economy non schiaccia la
domanda di beni e servizi delle altre generazioni).
●  Attenzione a paesi già sviluppati in cui i bassi tassi di fertilità portano a una piramide
demografica invertita (generazioni di giovani «troppe piccole»): a parte i problemi connessi al
sistema previdenziale, potrebbe essere sensata una strategia di investimento long/short: in
carenza di export sufficiente, i settori che producono beni e servizi per i giovani soffrono
rispetto ai settori della silver economy.
●  Ma la divisione percentuale della popolazione nei diversi gruppi di età non deve far dimenticare
il fattore di scala dato dalla crescita della popolazione per paesi che già sono molto popolosi
ora: in particolare Cina e India.
●  In generale, va tenuto presente che «i nuovi anziani» dovrebbero conservare gli skill (ad
esempio rispetto all’utilizzo di computer e smart phone) che hanno appreso da giovani.
Paesi ben bilanciati vs paesi di vecchi
Silver Economy
●  Dato che i futuri anziani hanno convissuto con le nuove tecnologie durante i decenni precedenti,
le esigenze della terza età potranno essere gestite diversamente, con scelte di consumo non
riducibili a quelle attuali.
Alcuni esempi.
○  Connessioni digitali con amici, parenti, pubblica amministrazione
○  Edilizia «friendly», basata sull’internet delle cose
○  Turismo specializzato
○  Sanità: malattie croniche, residenze protette
●  Ecco alcuni dati relativi ai paesi Europei e alla Cina
Silver Economy
La spesa per diversi gruppi di età
nell’Unione Europea
(fonte: Stefanik et al. 2013)
Silver Economy
La spesa per diversi gruppi di età in Cina
(fonte: Mao e Xu 2012)
Silver Economy
Previdenza,
tra riforma e consulenza
La popolazione
in Italia per età
nel 2065
Previdenza
Quando si parla di longevity economy, ci si riferisce anche e soprattutto alla previdenza. Il 2018
è stato un anno di grande cambiamento in Italia per il sistema pensioni. Dalla Fornero si è
passati a quota 100, sulla spinta riformista della Lega di Salvini, ma tanti quesiti sono rimasti
irrisolti nel “terzo settore”. Dunque la sanità integrativa, l’assistenza, e tutto ciò che attiene alla
sfera del welfare complementare. Temi molto sentiti per i risparmiatori e di grande rilevanza per
i consulenti, che devono essere aggiornati sulle novità introdotte anche dall’Europa per
consigliare al meglio i propri clienti sulle scelte da compiere al riguardo.
L’anno 2018 verrà ricordato solo in parte per gli interventi in materia di previdenza (nella sua
accezione più generale, di attenzione alla pianificazione dei propri risparmi per rispondere a
rischi e bisogni, non necessariamente in ambito pensionistico): pensioni, sanità e assistenza.
Previdenza, tra riforme e consulenza
Previdenza
Segue ..
Segue ->
Dopo le importanti novelle di fine 2017, contenute nella legge di bilancio per il 2018, e destinate
a meglio saldare l’impianto di recente nascita (ma di grande sviluppo) del welfare aziendale
oltre che a incentivare il ricorso a piani o assicurazioni su non autosufficienza e malattia grave
per i lavoratori dipendenti (con una totale defiscalizzazione, senza limiti, ai fini IRPEF, di quanto
versato dal datore a titolo di contributo o premio per tali strumenti), tutta l’attenzione sembra
essersi spostata verso gli interventi destinati a rendere più flessibile la c.d. revisione “Fornero” e
a consentire un’uscita più coerente con le aspettative del mercato del lavoro per coloro che
abbiano carriere di lungo corso (leggasi, quota 100).
Un tentativo in tal senso era già stato svolto dal precedente esecutivo, attraverso il c.d. APE (in
dettaglio, quello social), ma ancora c’era e c’è da fare e da farsi.
Previdenza
Segue ->
Il cambio di governo, e il passaggio al modello del “cambiamento”, ha portato così alla
regolamentazione della quota 100, con il nome della misura che fa riferimento alla possibile
combinazione tra età e contributi in misura 62–38, senza penalizzazioni nell’accesso al
trattamento.
Per il resto, il quasi totale silenzio. L’incompiuta riforma del “terzo settore” giace in letargo in
attesa degli ultimi passi di completamento e, allo stato, non risulta applicabile in concreto. Il
mondo del no profit e dell’associazionismo – qui di interesse per le prestazioni sanitarie
integrative e di assistenza – vive in un limbo tra vecchio e nuovo regime, senza troppe
speranze di vedere concluso l’esercizio (o, viceversa, per gli avversatori della riforma, nella
speranza di non conoscerne mai la luce).
Previdenza
Segue ->
Previdenza
La sanità integrativa resta ancora priva di una regolamentazione, rimanendo regolata da
disposizioni più a matrice fiscale che di natura civilistico/commerciale, con tutte le criticità –
anche di potenziale futura tutela degli iscritti – che l’assenza di regole può produrre.
Si immagini, tra le tante, che ancora non sussistono paletti minimi in termini di solvibilità dei
singoli fondi sanitari integrativi, con rischi di default tutt’altro che improbabili per alcune delle
realtà esistenti, soprattutto quelle di nuova generazione, cresciute forse troppo velocemente e
senza (probabilmente) troppo considerare i rischi sottesi a tale attività.
Di converso, in assenza di regole, alcune di queste realtà finiscono per essere molto spesso
dei meri “passacarte” verso compagnie di assicurazione, al solo fine di sfruttare le leve fiscali
legate al no profit e alla sanità integrativa (che per definizione dovrebbe svolgersi senza scopo
di lucro); leve altrimenti assenti in caso di collocamento diretto di garanzie assicurative private.
Segue ->
Solo l’impulso europeo sembra dare qualche scossone allo stato di torpore della materia. Dai primi di
gennaio 2019 è entrata in vigore la normativa di recepimento della direttiva IORP II in materia di
regolamentazione e governance dei fondi di previdenza a matrice “aziendale”; con obbligo, tra l’altro,
di dotarsi di una serie di funzioni “fondamentali”, quali quelle di audit, di risk management e attuariale
(ove si raccolgano o gestiscano rischi biometrici).
La stessa RITA, in materia di previdenza complementare, tanto caldeggiata da uno dei due scriventi
e redattori di questa nota, considerata fulgente esempio della necessaria diversificazione in termini di
strumenti e opzioni tra primo e secondo pilastro (pena il copia carbone dei difetti, in termini di rigidità
di accesso alle prestazioni della pensione pubblica), non sembra registrare numeri importanti, pur nel
notevole beneficio fiscale riconnesso al suo utilizzo (soprattutto per gli iscritti di lungo corso ante
2007), nel suo effetto utile per coloro che (la maggior parte) vogliano rimanere sotto soglia per
ottenere la prestazione in capitale e non in rendita (nemmeno in parte) e per il più importante e
trascurato degli effetti, quello di garantirsi – ove di interesse – un diritto a lasciare il mondo del lavoro
con anticipo e con un sostegno economico per arrivare all’età di pensione (indipendentemente dalle
logiche dei riscatti, per cui tra l’altro – per la maggior parte dei casi – è richiesta una laurea e un
percorso di studi da valorizzare ai fini dei requisiti previdenziali).
Previdenza
Segue ->
L’aggiornamento del professionista della consulenza della materia sembra, quindi, presto fatto.
Si tratterà, allora, di continuare nell’attività di promozione delle adesioni e del ricorso agli strumenti di
welfare complementare, utilizzando anche leve improprie.
La prima è certamente la fiscalità (si pensi al classico esempio del risultato ottenibile, senza far nulla,
attraverso una contribuzione negli ultimi 5 anni di lavoro, attraverso il solo conseguente switch nella
soglia delle risorse deducibili tra aliquota IRPEF e trattenuta “secca” alla fonte del 15%), ma non si
dimentichi l’utilizzo dello strumento a fini di pianificazione successoria (apparentemente più blindato
rispetto alle soluzioni consorelle assicurative; potendosi anche qui utilizzare il “beneficio” come
strumento per superare situazioni di debito che travolgerebbero il passaggio in linea successoria degli
importi presenti nel fondo o per destinare parte delle prestazioni a soggetti diversi dagli eredi legittimi)
oppure – il più controverso tema – del versamento del TFR a fondo pensione per evitare azioni sullo
stesso in caso di vicende divorzili.
Nobile o meno nobile che sia il ragionamento, il fine pare giustificare i mezzi e, se per stimolare il
ricorso al secondo pilastro è necessario qualche colpo “gobbo”, forse tutto questo non va poi così
biasimato.
Previdenza
Come cambia la previdenza a livello globale
Viaggio alla scoperta dei vari sistemi pensionistici in vigore a livello internazionale:
un excursus interessante e affascinante sul mondo della previdenza Europa, America, Asia, Africa e
Oceania: il percorso descritto qui non trascura nessun angolo del globo. Perché oltre quota 100, c’è un
modo ricco e variegato da scoprire.
Risulta molto interessante capire come ogni nazione, in base anche alle proprie finanze, abbia regolato
il suo sistema pensionistico.
Riga dopo riga, sono tanti gli spunti utili che vengono fuori e che potrebbero fare al caso della
situazione in Italia. Perché con i cambiamenti demografici in atto, la riduzione della forza lavoro e il
contemporaneo aumento dell’età media, il sistema previdenziale del Bel Paese rischia il crac. E il
problema della sostenibilità, prima o poi dovrà essere risolto.
Previdenza
Segue ->
Previdenza
Legge Fornero, quota 100, APE, RITA, riforma Dini, contributivo o retributivo e chi più ne ha
più ne metta: con tutta la buona volontà l’argomento pensioni, da oltre un ventennio, popola i
sogni, o forse è un incubo, di milioni di lavoratori che sono frastornati anche per i continui
cambiamenti che la materia pensionistica subisce.
È doveroso ricordare che l’invecchiamento della popolazione è indubbiamente un fenomeno
comune alla gran parte dei paesi UE e non solo, tant’è che negli ultimi anni i sistemi
pensionistici europei si sono attrezzati per cercare di contenerne le conseguenze innalzando
le età di pensionamento.
Ma se con i 67 anni di età richiesti l’Italia si conferma ai primi posti della classifica europea per
severità dei requisiti, analizzando i dati sull’area OCSE scopriamo che la situazione cambia.
Segue ->
Tra il 2012 ed il 2017 le lavoratrici italiane sono andate in pensione ad un’età media effettiva di 61
anni contro una media OCSE di 63 anni e 6 mesi, posizionandosi alle spalle di Paesi come il Regno
Unito (63,9), la Germania (63,4) e la Spagna (61,6).
Il dato è confermato anche tra gli uomini, con un’età pensionabile media effettiva di 62 anni e 4
mesi, a fronte di una media OCSE pari a 65 anni e 3 mesi.
In questo panorama abbiamo ritenuto opportuno fare un giro d’orizzonte al di là dei confini europei.
In Italia, tanto per smentire un luogo comune, l’età effettiva a cui si va in pensione è più bassa
dell’età nominale consentita.
Sulla carta l’età pensionabile si aggira mediamente intorno ai 64 anni: in alcuni paesi come
Giappone, Messico, Corea del Sud, Islanda e Cile molti lavoratori continuano a lavorare per diversi
anni alzando l’età effettiva in cui vanno in pensione, che per i maschi supera i 70 anni (in Islanda
69,7). Solo in Corea del Sud le donne lavorano dopo i 70 anni, anche se mediamente lavorano
all’incirca come gli uomini.
Previdenza
Segue ->
Gli uomini, in particolare, lavorano in media fino a 65 anni in Australia, 66 in Svizzera 69 in
Israele 69. In Corea del Sud un uomo lavora mediamente 72 anni.
Per quanto riguarda le donne i valori sono simili, anche se leggermente più bassi: oltre alla
Corea del Sud, le donne lavorano fino a 67-68 anni in Giappone, Messico, Israele e Turchia. In
Italia le donne smettono mediamente prima di lavorare nonostante sulla carta l’età
pensionabile sia più alta.
L’Italia non è il solo paese in cui la soglia per la pensione è solo nominale: in Slovacchia gli
uomini dovrebbero andare in pensione a 66 anni ma ci vanno in media a 60, in Polonia la
soglia per le donne è 67 anni ma si va in pensione a 60.
Previdenza
Segue ->
Ci sono anche paesi in cui le donne lavorano mediamente più a lungo degli uomini come
Spagna, Francia ed Estonia.
Il Paese che vedrà la maggiore crescita del peso delle pensioni sul proprio bilancio è il Kuwait,
uno dei pochi esempi di Paese contemporaneamente ad alta crescita demografica ed alto
reddito: i kuwaitiani prevedono che, grazie al benessere presente, raggiungeranno un sistema
di assistenza sociale simile a quello occidentale.
A ruota vedremo il Kyrgyzstan, che progetta di spendere il 5,4% in più, e l’Azerbaigian con un
+5,1%.
Anche il Brasile spenderà un 5,1% in più: con Lula e Roussef sono state varate politiche sociali
simili a quelle europee degli ‘60-’70 e nei prossimi decenni sperimenterà il peso di questo sul
pil man mano che l’invecchiamento della popolazione diverrà simile a quello dei paesi europei.
Previdenza
Segue ->
Previdenza
Per variazioni della spesa per le pensioni nel mondo troviamo poi l’Uzbekistan, la cui spesa
salirà del 4%, la Bielorussia e la Thailandia e la Moldova con un +3,7%. con un +3,8%.
Anche Algeria e Iran, paesi in crescita a livello di reddito, vedranno una spesa per le pensioni
in crescita e l’adeguamento alle politiche europee e occidentali in tema di pensioni.
In questo contesto è da rimarcare il caso del Portogallo che, grazie ad un accordo bilaterale
con l’Italia del 2009, “attira” pensionati italiani attratti dalla possibilità di non pagare imposte
sulla propria pensione.
Segue ->
R U S S I A
Anche in Russia, dove la pensione media ammonta a 14.400 rubli, circa 190 euro, lo zar
Putin ha deciso fosse giunta l’ora di risistemare l’assetto previdenziale.
La riforma approvata dalla Duma in terza lettura il 27 settembre dello scorso anno mette
mano ad un sistema previdenziale creato da Stalin nel 1932: tra il 2019 ed il 2028 l’età
pensionabile salirà gradualmente da 55 a 60 anni per le donne e da 60 a 65 per gli uomini.
Tema estremamente delicato in un paese che ha un’aspettativa di vita di soli 66 anni per gli
uomini e di 77 per le donne: non a caso è stata chiamata “legge sul cambiamento delle
pensioni” e non riforma ed è stata proposta il 14 giugno, giorno di inizio dei mondiali.
Previdenza
Segue ->
S T A T I U N I T I
Prima di illustrare il sistema pensionistico degli States è opprtuna una rivisitazione delle
differenze tra il sistema a ripartizione e quello a capitalizzazione, non senza aver prima
ricordato che negli Stati Uniti, dato 2017, l’aspettativa di vita è i 76 anni per gli uomini e di 78
anni per le donne.
Quello della ripartizione si basa su una regola semplice: chi lavora paga la prestazione di chi
ha smesso di lavorare ed è in pensione: questo sistema si basa essenzialmente sull’equilibrio
tra il numero di persone che lavorano e quelle che sono in pensione ed è utilizzato dalla
maggior parte dei paesi europei tra cui l’Italia.
Si intuisce, pertanto, come il calo degli occupati, cioè di coloro che “producono” contributi,
abbia effetti devastanti sul sistema pensionistico e che la ripresa economica, con
conseguente aumento degli occupati, produrrebbe come effetto collaterale una boccata
d’ossigeno per il sistema pensionistico italiano.
Previdenza
Segue ->
Nel sistema pensionistico a capitalizzazione, invece, ogni lavoratore mette via una parte dello
stipendio per la propria pensione futura ed in base a quanto accantonato ed al tasso d’interesse
avrà la sua pensione.
Negli Stati Uniti vige un sistema pensionistico misto, la Social Security, che fornisce un piano
base con il sistema della ripartizione, quello della capitalizzazione viene utilizzato per i fondi
pensione privati: solitamente i lavoratori integrano il piano base della Social Security con i fondi
pensione privati.
Ad introdurlo è stato Franklin Beniamino Roosvelt nel 1953, copre quasi il 96% della
popolazione ed è chiamato OASI “Old Age Survivor Insurance”.
Funziona tramite una tassa, la tax FICA (Federal IncomeContribution Tax Act) che equivale alla
nostra previdenza sociale: viene calcolata sul reddito dei lavoratori dipendenti e dei datori di
lavoro e viene prelevata direttamente dallo stipendio del lavoratore, come in Italia.
Previdenza
Segue ->
C I L E
A molti potrà sembrare strano ma uno dei sistemi pensionistici migliori al mondo è quello cileno.
In Cile l’aspettativa di vita, dato 2016, è di 75,7 anni per gli uomini e di 81,9 anni per le donne.
La riforma delle pensioni in Cile, paese più ricco del Sud America ed uno tra i più alti al mondo per sviluppo
umano (HDI), fu messa in atto durante l’inizio degli anni 80 da JosèPinera, giovane e brillante economista
di Harvard, specializzato a Chicago, dove all’epoca si respirava aria di libertà economica grazie al
presidente Reagan ed al contributo del futuro premio nobel, Milton Friedman.
Ogni lavoratore viene dotato di un libretto pensionistico, ora virtuale, in cui è possibile verificare in qualsiasi
momento la propria situazione contributiva: quanto stanno rendendo, quanto ha versato in totale il
lavoratore, quando conviene andare in pensione. Lo Stato, però, non è scomparso del tutto, ma si è
ritagliato due ruoli. Il primo è quello di garante e controllore degli investimenti privati, in gran parte confluiti
su investimenti in azioni e bond a basso rischio, il secondo quello di continuare ad offrire il servizio di
custodia dei contributi a chi preferisse affidare i propri risparmi e contributi ad un ente pubblico. La quasi
totalità dei cileni ha scelto il sistema privato, trasparente e ben disciplinato: i lavoratori possono spostare i
propri contributi tra diversi fondi, “costringendo” questi ultimi ad offrire le migliori condizioni possibili di
investimento. Al netto del tasso di inflazione si stima che in media il conto di ogni lavoratore abbia fruttato
oltre il 12%, permettendo ai pensionati di giungere a ricevere quasi l’80% del reddito medio degli ultimi 10
anni di lavoro.
Previdenza
Segue ->
A F R I C A
Con una aspettativa di vita tra le più basse del mondo, intorno ai 50 anni, i paesi Africani hanno
sottovalutato il problema pensionistico.
Fortunatamente, con una vita media che lentamente inizia ad aumentare, il problema pensionistico
inizia a far capolino anche nel continente Africano, che vorrebbe adeguarsi agli standard pensionistici
occidentali (pensione di base statale, pensione obbligatoria legata al lavoro e pensione volontaria per
integrare le prestazioni) ma soffre per la mancanza di occupazione dei suoi abitanti.
Per fare un raffronto l’Italia, paese tra i più anziani al mondo, contribuisce alle pensioni con il 15% del
suo PIL, gli stati Uniti il 7%, dato influenzato dalla preferenza degli americani per la contribuzione
volontaria e dalla mentalità spiccatamente liberista.
L’Europa, mediamente, oscilla intorno all’11%.
Previdenza
C I N A
La Cina sta affrontando una crisi demografica fortissima, che risulta addirittura più decisa di quella del
Giappone e che impone dei radicali cambiamenti alle politiche di controllo demografiche sin qui attuate
stante il calo fortissimo della popolazione in età fertile.
L’aspettativa di vita in Cina, dato aggiornato al 2017, è di 75 anni per gli uomini e di 78 anni per le donne
G I A P P O N E
Anche nel civilissimo Giappone il problema pensionistico non è di facile soluzione: paese noto per la
dedizione al lavoro dei suoi cittadini ma con la più alta percentuale al mondo di over 65 con il 25% seguita
da Germania ed Italia con il 21%: come se non bastasse il paese registra uno tra i minori tassi di fertilità al
mondo con 1,5 figli per donna di poco superiore all’Italia con 1,4.
Per semplificare è uno dei paesi al mondo con la maggiore longevità dei suoi cittadini che fanno pochi figli
e sono mediamente molto anziani: una miscela esplosiva per la previdenza.
Sulla carta il sistema previdenziale pubblico nipponico è strutturato per garantire la sostenibilità per i
prossimi 100 anni e le risorse di cui dovrebbe usufruire per effetto della contribuzione minima richiesta a
quanti decidano di aderire ammonterebbero a 2,06 miliardi di miliardi di yen in un secolo.
Previdenza
Segue ->
I N D I A
Il sistema di previdenza sociale in India è disciplinato da un cospicuo numero di leggi che regolano
una serie di norme e programmi: nonostante ciò copre soltanto una piccola parte della popolazione.
Il sistema di previdenza sociale in India comprende un pagamento di premi assicurativi nei fondi
governativi (come in Cina) ma anche obblighi forfettari per il datore di lavoro.
Sebbene gran parte della popolazione indiana, facente parte del “settore non organizzato” non ha la
possibilità di essere inserita in un programma previdenziale, i cittadini indiani appartenenti al “settore
organizzato” (che include quelli impiegati da investitori stranieri) ed i loro datori di lavoro sono coperti
dai fondi già menzionati.
I N G H I L T E R R A
Ed in tema di Brexit, non conoscendo al momento le eventuali ricadute che potrebbe avere sul
sistema pensionistico, non può mancare uno sguardo in terra di Albione.
Dal 2016 è stata introdotta in Inghilterra la “New State pension”: per aver diritto alla full state pension il
lavoratore dovrà aver accumulato almeno 35 anni di contributi qualificati.
Previdenza
L’importanza di gestire la propria
economia personale in base
al Life Planning
«Il	denaro	tocca		
o	influenza	ogni	
immaginabile	aspe6o	
della	vita»	
da «Lightning the torch»
George Kinder & Susan Galvan
esempi:
aiutare i figli a costruirsi una famiglia
intraprendere un lavoro all’estero
Metodologia del Life Planning
Life Planning
●  La gestione del denaro deve mirare, principalmente al rendimento?
●  o all'efficienza rispetto alle proprie necessità ?
●  la massimizzazione del rendimento potrebbe non essere necessaria o adatta
Life Planning
Che	cosa	ne	farò	del	denaro	nel	futuro	
se	il	rendimento	sarà	del	2%,	oppure	del	
5	%	o	dell’8%	oppure	se	ne	perderò	una	
parte?	
	
Life Planning
età patrimonio
disponibile
rendimento
ipotesi 4%
utilizzo annuo
100.000 più 3%
inflazione
ipotizzata
patrimonio
residuo
42 2000000 80000 100000 1980000
43 1980000 79200 103000 1956200
44 1956200 78248 106090 1928358
45 1928358 77134 109273 1896220
46 1896220 75849 112551 1859518
47 1859518 74381 115927 1817971
48 1817971 72719 119405 1771284
49 1771284 70851,4 122987 1719148
50 1719148 68765,9 126677 1661237
51 1661237 66449,5 130477 1597210
52 1597210 63888,4 134392 1526706
53 1526706 61068,3 138423 1449351
54 1449351 57974,0 142576 1364749
55 1364749 54590,0 146853 1272486
56 1272486 50899,4 151259 1172126
57 1172126 46885,0 155797 1063214
58 1063214 42528,6 160471 945272
59 945272 37810,9 165285 817798
60 817798 32711,9 170243 680267
61 680267 27210,7 175351 532127
62 532127 21285,1 180611 372801
63 372801 14912,0 186029 201684
64 201684 8067,35 191610 18140,8
65 18140,8 725,631 197359
-178492
66 -178492 -7139,69 203279 -388911
67 -388911 -15556,5 209378 -613846
68 -613846 -24553,8 215659 -854059
69 -854059 -34162,3 222129 -1110350
70 -1110350 -44414,0 228793 -1383557
Se	non	si	pianificano	le	entrate	e	le	
uscite	 economiche	 e	 finanziarie	
durante	il	corso	della	propria	vita,	il	
rischio	di	ritrovarsi		«in	rosso»		nei	
momenE	clou	è	molto	elevato.	
Cosa può succedere
senza una mappa …
Life Planning
Cose strane …..ma vere
Spesso la gente non sa perché risparmia
e, frequentemente, dice che lo fa
“perché non si sa mai”
o per abitudine/educazione
➢  Spesso manca la consapevolezza di quelli
che sono i veri obiettivi/motivi
➢  In realtà, la gente risparmia e/o si indebita
perché ha degli OBIETTIVI oppure perché
ha delle PAURE
Life Planning
•  concreto
•  misurabile
•  raggiungibile
•  stimolante
Tutte le condizioni devono essere soddisfatte
L’obiettivo deve essere:
Life Planning
•  Sposarsi, vivere in coppia
•  Vivere da single
•  Comprare casa
•  Integrare la pensione
•  Futuro dei Figli
•  Donare (…lasciare)
•  Iniziare una attività
•  Cessare di lavorare
•  Viaggiare
•  Studiare
Esempi di obiettivi
Life Planning
EMOZIONE
COSA?
QUANDO?
RAZIONALIZZAZIONE
COME ?
PERCHE?
A QUALI CONDIZIONI?
Decisioni prese in base emotiva su dati razionali
Life Planning
1,2,3…
cosa è importante davvero?
e invece, a cosa puoi rinunciare?
Le priorità
Life Planning
Life Planning
Che cosa
potrebbe
metterti in
difficoltà
davvero???
Life Planning
•  Divorzio
•  Perdita di una Persona cara
•  Perdita del lavoro
•  Perdita della casa
•  Invalidità e malattia
•  Fallimento
•  Pesante indebitamento
•  Condanna
Ci possono essere anche crisi della vita …
Life Planning
O	PRELIEVO	MEDIO	ANNUO	
DAI	RISPARMI???	
TOTALE	RICAVI	-	TOTALE	COSTI	
X	ANNO	
Capacità media annua di risparmio
Life Planning
capitale iniziale 50000€ investito per 30 anni
caso 1 50% azioni/50%
obbligazioni tasso
fisso
70% azioni/30%
obbligazioni tasso
fisso
100% azioni prelievo annuo
50000€
probabilità di finire con >0€ 0 2,8 10,7
probabilità di finire con >5000000€ 0 0,2 5,99
Minimo di anni per esaurire il
portafoglio
7,8 7,4 6,8
valore capitale medio al termine 0,00 € 0,00 € 0,00 €
caso 2 prelievo annuo
35000€
probabilità di finire con >0€ 20,2 31,3 44,8
probabilità di finire con >5000000€ 5,1 15,1 28,6
Minimo di anni per esaurire il
portafoglio
11,2 10,8 9,6
valore capitale medio al termine 0,00 € 0,00 € 0,00 €
caso 3 prelievo annuo
25000€
probabilità di finire con >0€ 65,7 73,0 74,9
probabilità di finire con >5000000€ 27,0 40,1 51,8
Minimo di anni per esaurire il
portafoglio
15,6 15,1 13,4
valore capitale medio al termine 164.488,00 € 328.983,00 € 569.763,00 €
Life Planning
obiettivo 1
obiettivo 2
obiettivo 3
……
puoi rinunciare agli obiettivi non prioritari?
QUALE OBIETTIVO NON RAGGIUNTO TI
METTEREBBE IN SERIA DIFFICOLTA’?
Definire le priorità
Life Planning
Life Planning
Il Goal Based Investment,
l’approccio corretto agli investimenti:
I	Goal	Based	Investment	sono	un	approccio	relaEvamente	nuovo	alla	gesEone	patrimoniale	
che	enfaEzza	gli	invesEmenE	con	l'obieLvo	di	raggiungere	specifici	obieLvi	di	vita.		
	
I	 Goal	 Based	 Investment	 coinvolgono	 un	 gestore	 patrimoniale	 o	 i	 clienE	 dell'impresa	 di	
invesEmento	che	misurano	i	loro	progressi	verso	specifici	obieLvi	di	vita,	come	il	risparmio	
per	l'istruzione	dei	bambini	o	la	costruzione	di	un	gruzzolo	di	pensionamento,	piu0osto	che	
concentrarsi	sulla	generazione	del	rendimento	più	elevato	possibile	del	portafoglio	o	ba0ere	il	
mercato.	
	
I	 Goal	 Based	 Investment	 differiscono	 dagli	 invesEmenE	 tradizionali,	 in	 quanto	 il	 criterio	 di	
successo	 è	 la	 capacità	 dell'invesEtore	 di	 raggiungere	 i	 propri	 obieLvi	 di	 vita	 personale,	
piu0osto	 che	 il	 rendimento	 degli	 invesEmenE	 rispe0o	 alla	 media	 del	 mercato	 in	 un	
determinato	periodo.	
Goal Based Investment
Segue ->
L’approccio	Goal	Based	Investment	propone	un	conce0o	di	successo	legato	alle	esigenze	e	
agli	obieLvi	dei	clienE.	Se	gli	obieLvi	principali	di	un	cliente	sono	risparmiare	per	la	pensione	
imminente	 e	 finanziare	 l'educazione	 universitaria	 dei	 giovani	 nipoE,	 una	 strategia	 di	
invesEmento	sarebbe	più	conservaEva	per	il	primo	e	relaEvamente	aggressiva	per	il	secondo.	
	
Ad	esempio,	l'asset	allocaEon	per	le	aLvità	pensionisEche	potrebbe	essere	il	10%	di	azioni	e	il	
90%	di	reddito	fisso,	mentre	l'asset	allocaEon	per	il	fondo	di	istruzione	può	essere	il	50%	di	
azioni	e	il	50%	di	reddito	fisso.	I	bisogni	e	gli	obieLvi	individuali,	piu0osto	che	la	tolleranza	al	
rischio,	sono	ciò	che	guida	le	decisioni	di	invesEmento	prese	nel	quadro	degli	obieLvi.	
Goal Based Investment
Segue ->
Il tempo di realizzazione dell’obiettivo è chiaramente un altro fattore dirimente, e strettamente
legato al livello di rischio che si è disposti a correre.
E non si tratta qui di osservare quanto già noto, e cioè che maggiore è il tempo a disposizione,
maggiore è il rischio che si può affrontare (la time diversification su cui, tuttavia, ci sarebbe a
nostro avviso molto, e meglio, da discutere); ma di considerare se la scadenza prescelta in
fase di implementazione del progetto sia tassativa o meno, ricollegandosi quindi al precedente
passaggio inerente al livello di probabilità di successo/fallimento accettabile.
Goal Based Investment
Segue ->
Emerge chiaramente che il Goal-based investing non solo deve essere implementato in maniera
oculata, considerando e calibrando attentamente le variabili di cui si è discusso, ma anche che
esso richiede un intenso lavoro di manutenzione costante e rapida nel corso del tempo.
Il consulente finanziario deve infatti analizzare differenti aspetti prima di scegliere come far
investire il cliente, ed essere pronto ad intervenire se le azioni intraprese non avvicinano al
raggiungimento dell’obiettivo.
Si noti, peraltro, che nella logica del Goal-based investing il concetto di rischio deve essere
ripensato; è ovvio, infatti, che si dovrà pur ragionare sull’impatto della volatilità degli investimenti
intrapresi, ma il vero rischio diventa in questo caso il non raggiungimento dell’obiettivo, e non
l’oscillazione dei rendimenti in sé.
Goal Based Investment
Segue ->
I vantaggi del Goal Based Investment includono:
Il maggiore impegno dei clienti nei confronti dei loro obiettivi di vita consente loro di osservare
e partecipare a progressi tangibili
Una riduzione delle decisioni impulsive e una reazione eccessiva, basate sulle fluttuazioni del
mercato
Gli investimenti basati sugli obiettivi sono cresciuti in popolarità negli anni successivi alla
Grande recessione del 2008-2009 quando gli investitori hanno capito fino a che punto
l'inseguimento di rendimenti elevati potrebbe avere un impatto negativo sull'accumulo di
ricchezza a lungo termine.
Goal Based Investment
I prodotti di riferimento: cosa sono i target funds
I Target Funds si rivolgono a chi vuole far fruttare i propri risparmi per poter conseguire un determinato obiettivo - come
l’acquisto di una casa, l’istruzione superiore dei figli, risparmi supplementari per affrontare l’età pensionistica - entro una
data prestabilita.
I Target Funds operano secondo una strategia di allocazione degli asset che si basa su una data futura prestabilita,
adeguando il modello di allocazione man mano che il fondo si avvicina alla scadenza. L’anno target è identificato nel
nome del fondo. Quindi, ad esempio, se si vuole raggiungere il proprio obiettivo di investimento nel 2040, si sceglie il
Target Fund corrispondente. Diversificazione I Target Funds offrono ai risparmiatori un’esposizione diversificata a livello
globale su una gamma di asset estremamente ampia che comprende azioni, obbligazioni corporate, titoli di stato, settori
e mercati diversi.
I Target Funds sfruttano al massimo le opportunità di crescita dei mercati durante la fase iniziale dell’investimento,
diminuendo il rischio man mano che ci si avvicina alla scadenza, per tutelare capitale ed eventuali rendimenti maturati.
I Target Funds beneficiano dell’esperienza professionale dei gestori attivi, che consente loro di prendere le decisioni più
appropriate, modificando il portafoglio al fine di ottimizzarlo in ogni contesto di mercato.
Goal Based Investment
Il vantaggio del Goal Based Investment nella consulenza finanziaria
Quella del Goal Investing è un’impostazione efficace. Infatti, come insegna la finanza
comportamentale, aiuta i risparmiatori a pianificare l’investimento, mantenendosi focalizzati su di
esso facendo leva proprio su una delle principali distorsioni (o bias) comportamentali: di solito le
persone tendono a guardare al loro patrimonio segmentandolo sulla base di obiettivi, i cosiddetti
“conti mentali” (o mental accounts).
Quindi, un punto di debolezza, un bias psicologico ben noto agli esperti di finanza
comportamentale e di psicologia, si trasforma in un punto di forza. Infatti, l’attenzione del
risparmiatore si sposta da parametri freddi e spesso astratti, come la tolleranza al rischio e
l’orizzonte temporale, a bisogni tangibili della vita di tutti noi. Lasciando gli (indispensabili) aspetti
tecnici ai tecnici. Del resto, noi Sapiens siamo creature emotive ed empatiche e le cose concrete
ci motivano molto più dei numeri astratti. Per inciso: con l’investimento ad obiettivi, l’orizzonte
temporale dell’investimento è automaticamente corretto…
Goal Based Investment
Il	vantaggio	del	Goal	Based	Investment	nella	consulenza	finanziaria	ConS	mentali	ed	efficienza	del	portafoglio	
Qualcuno	 potrebbe	 obie0are	 che	 l’eventuale	 segmentazione	 del	 patrimonio	 in	 vari	 portafogli	 basaE	 su	 “conE	
mentali”	potrebbe	rendere	inefficiente	l’invesEmento.	Ma	non	è	così:	il	padre	della	moderna	teoria	di	portafoglio	
Harry	 Markowitz,	 premiato	 con	 il	 Nobel	 per	 l’Economia,	 ha	 dimostrato	 in	 un	 celebre	 arEcolo	 che	 efficienza	 di	
portafoglio	e	“conE	mentali”	vanno	perfe0amente	d’accordo	(cliccate	quiper	approfondire).	
Logica	di	accumulo	vs	logica	di	decumulo	
Guardando	all’invesEmento	per	obieLvi	da	un’altra	angolazione,	possiamo	dividerli	in	due	macro	categorie:	
-	quelli	ad	accumulo	del	capitale	–	ad	esempio	gli	invesEmenE	volE	a	cosEtuire	un	capitale	per	i	propri	figli	o	per	gli	
anni	della	pensione	–	generalmente	legaE	alla	prima	fase	della	vita	di	una	persona;	
-	quelli	a	decumulo	–	pensaE	ad	esempio	per	o0enere	un	reddito	integraEvo	da	un	capitale	precedentemente	
accumulato	–	spesso	associaE	alla	seconda	fase	della	vita.	Proprio	gli	invesEmenE	volE	a	fornire	un	reddito	
integraEvo,	chiamaE	anche	invesEmenE	Income,	sono	parEcolarmente	importanE,	dato	che	si	tra0a	di	soluzioni	
finanziarie	finalizzate	a	mantenere	il	proprio	life-style	in	un’età	in	cui	le	capacità	reddituali	generalmente	si	riducono.	
In	epoca	di	bassi	tassi	d’interesse,	focalizzare	l’a0enzione	su	questo	obieLvo	specifico	a0raverso	il	Goal	Inves2ng	
rende	più	semplice	trovare	una	soluzione	finanziaria	adeguata	a	questo	Epo	di	bisogno.	
Goal Based Investment
Il	vantaggio	del	Goal	Based	Investment	nella	consulenza	finanziaria		
Il	ruolo	dell’emoSvità	
Specie	per	il	primo	Epo	di	invesEmenE	ad	obieLvo,	quelli	ad	accumulo,	lo	scopo	concreto	è	
spesso	vesEto	di	emoEvità;	pensate	al	risparmio	per	i	figli,	per	realizzare	il	viaggio	dei	propri	
sogni,	per	comprare	la	prima	casa.	
Questo	aspe0o	emoEvo	dà	forza	all’invesEmento	e	rende	assai	più	semplice	a0enersi	al	piano	
finanziario,	 ad	 esempio	 contribuendo	 regolarmente	 all’invesEmento	 tramite	 un	 Piano	 di	
Accumulo	 del	 Capitale,	 o	 PAC.	 Il	 PAC	 è	 in	 sé	 un	 potente	 alleato:	 consente	 di	 invesEre	
regolarmente,	senza	pensare	al	momento	“giusto”	per	farlo,	si	va	avanE	e	basta	come	uno	
schiacciasassi.	
Ciò	rende	enormemente	più	probabile	raggiungere	l’obieLvo	prefissato.	E	questo	è	ciò	che	
conta	di	più.	
	
	
Goal Based Investment
Centralità del ruolo
del consulente finanziario:
come creare valore
Il ruolo del nudging
nel mondo
delle assicurazioni
Valore del consulente
Processo di consulenza
e valore per il cliente
Valore del consulente
Consulente
Cliente Portafoglio
Consulente
Cliente Portafoglio
Intelligenza
emotiva
Rischio =
Asimmetria guadagni e perdite
Rischio = Varianza
Rischio nella relazione cliente-portafoglio
Valore del consulente
ElemenS	su	cui	si	fonda	la	Finanza	Comportamentale:	
	
1)EsperimenE	naturali	(storia	dell’economia)	
2)EsperimenE	su	singoli	e	su	gruppi	
3)Simulazioni	
	
Finanza comportamentale
1) All’inizio degli anni ’80 Reagan ridusse le tasse del 23% in due anni.
L’attesa era un aumento dei consumi.
L’aumento dei consumi non si verificò.
Perché?
Esperimenti naturali
(storia dell’economia)
Finanza comportamentale
Simulazioni
Costruzione di scenari ipotetici per osservare gli effetti derivanti dalla modificazione di un
qualche fattore.
Esempio: costruzione di un certo numero di portafogli per vedere quali faranno meglio del
benchmark.
Finanza comportamentale
Ruolo	dell’operatore	finanziario	
	
	
Il	consulente	finanziario	può	aiutare	il	cliente	a:	
	
●  orientarsi	nell’ambito	di	un	flusso	di	informazioni	
		
●  Interpretare	corre0amente	le	informazioni	a	prescindere	dalle	modalità	di	presentazione	
	
●  aLrare	l’a0enzione	su	elemenE	che,	pur	essendo	molto	rilevanE,	sfuggono	tu0avia	alla	
percezione	dell’invesEtore.	
	
Finanza comportamentale
Meccanismi	emozionali	
	
La	valutazione	del	denaro	in	rapporto	al	tempo	V	
	
Tre	assegni:																																																													Tre	buoni	per	un	pranzo:	
100	€																																																																									In	pizzeria	
1000	€																																																																							In	ristorante	cinese	
10000	€																																																																					Al	ristorante	di	lusso	
	
Finanza comportamentale
Rapporto	di	consulenza	e	di	delega	tra	consulente	e	cliente	
	
	Dato	che	fa	sembrare	a	posteriori	più	prevedibile	ed	anEcipabile	quello	che	è	successo	in	
precedenza,	 si	 ingenerano	 facilmente	 sfiducia	 e	 disaffezione	 nei	 confronE	 di	 chi	 non	 è	
stato	capace	di	fare	queste	presunte	facili	previsioni.	
Si	tra0a	di	una	quesEone	delicata	quando	un	risparmiatore	affida	i	propri	risparmi	ad	un	
consulente	o	ad	una	organizzazione	
Può	diventare	una	quesEone	più	che	delicata	in	funzione	delle	modalità	con	cui	è	avvenuta	
la	delega	e	la	successiva	decisione	
	
	
Finanza comportamentale
Avete	giocato	al	lo5o	gli	stessi	numeri	ogni	se8mana	per	un	mese.	Non	sorprendentemente,	
non	avete	vinto.	
Un	amico	vi	suggerisce	una	diversa	serie	di	numeri.	
Cambiate	i	numeri?	
																								 	Clarke,	Krase	e	Statman	(1994)	
	
	
A	seconda	della	risposta	si	innescano	due	diversi	Spi	di	rimpianto	
	
Finanza comportamentale
Meccanismi	cogniSvi
Le	scelte	di	invesEmento	avvengono	in	condizioni	di	incertezza	e,	quindi,	di	rischio.	
Ognuno	cerca,	ovviamente,	di	far	si	che	il	rischio	sia	calcolato	in	modo	da	poterlo	fronteggiare.	
Le	previsioni	si	basano	su	due	Epi	di	conoscenze:		
1.  Quello che avverrà nel mondo economico
2.  I modi con cui gli altri investitori reagiranno
Finanza comportamentale
Meccanismi	cogniSvi
Il frame
L’espressione	delle	preferenze	è	sensibile:	
	
●  al	modo	con	cui	il	dilemma	decisionale	viene	descri0o	
	
●  al	frame	(incorniciamento)	ado0ato	per	interpretare	le	alternaEve	di	scelta.	
	
Finanza comportamentale
Le prospettive attraverso le quali noi guardiamo il mondo limitano le opzioni della decisione che
possiamo vedere e influenzano come noi possiamo effettivamente comunicare e “passare” quelle
opzioni ad altri.
I frames sono strutture mentali che semplificano e guidano la nostra comprensione di una realtà
complessa e ci costringono a vedere il mondo da una particolare e limitata prospettiva
Finanza comportamentale
Il frame
La forza del frame
Finanza comportamentale
Una storia tra il francescano e il gesuita …
I due religiosi sono entrambi forti fumatori e un pò preoccupati per la loro
umana debolezza specialmente quando fumano mentre pregano.
Il francescano si rivolge al suo superiore chiedendo:
“Padre è permesso fumare mentre si prega?” La risposta è no!
Il gesuita si rivolge al suo superiore chiedendo:
“Padre, quando nei momenti di debolezza fumo è permesso
dire una preghiera?” La risposta è no!
Incorniciare l’informazione
Finanza comportamentale
Scegliere tra due programmi per fronteggiare una situazione di sofferenza
particolarmente grave per la quale si prevede la perdita di 600 contratti.
Situazione	1	
		
•  programma	A:	verranno	recuperaE	200	contraL	
•  programma	B:	ci	sono	1/3	di	probabilità	di	recuperare	600	contraL	e	2/3		di	probabilità	che	
nessun	contra0o	verrà	recuperato	
	
Quale	programma	scegliete?	
	
Finanza comportamentale
Situazione	2	
	
•  programma	C:	verranno	perduE	400	contraL	
•  programma	D:	ci	sono	1/3	di	probabilità	che	nessun	contra0o	andrà	perduto	e	2/3	
di	probabilità	che	tuL	e	600	contraL	andranno	perduE	
Quale	programma	scegliete?	
	
Finanza comportamentale
Nei	due	casi	le	alternaEve	sono	incorniciate	in	modi	differenE	poiché	cambia	il	punto		
di	riferimento:	
1)	nel	primo	caso	il	punto	di	riferimento	è	la	perdita	di	600	contraL	se	non	si	fa	nulla	
	
2)	nel	secondo	caso	il	punto	di	riferimento	è	la	situazione	a0uale	in	cui	nessun		
				contra0o	è	perduto	
	
	
Finanza comportamentale
Quindi:	
	
nel	primo	caso	viene	preferita	l’opzione	certa	dato	che	rispe0o	al	punto	di	riferimento	è	quella	
che	offre	l’esito	migliore	
	
nel	 secondo	 caso	 l’opzione	 rischiosa	 è	 quella	 	 che	 apparentemente	 consente	 di	 evitare	 le	
perdite.	
	
Finanza comportamentale
Avete	ricevuto	100	azioni	di	una	società	del	comparto	energeEco	due	anni	fa,	quando	il	valore	
del	Etolo	era	20	€.	Sfortunatamente	il	Etolo	è	sceso	nei	due	anni	a	10	€.	
	
La	società	sta	effe0uando	perforazioni	in	un’area	che	può	riservare	grossi	risultaE	in	termini	di	
produzione	di	petrolio,	ma	anche	rivelarsi	un	flop.	
	
Le	analisi	geologiche	fanno	ritenere	che	se	ci	sarà	un	risultato	posiEvo	nelle	prospezioni	ci	si	può	
aspe0are	un	ritorno	del	Etolo	ai	valori	di	due	anni	fa,	cioè	20	€.	Se,	invece,	il	pozzo	risulterà	
secco	il	valore	dell’azione	potrà	cadere	a	0	€.	
	
Vendereste	ora	l’azione	a	10	€?	
	
Finanza comportamentale
Il	frame	degli	esiS	
	
Qual	è	il	punto	di	riferimento?	
	
1.Quanto	si	può	guadagnare	se	il	Etolo	sale	oltre	0	€	
2.Quanto	si	può	perdere	se	il	Etolo	scende	ancora	oltre	i	20	€	
	
Quindi:	
	
●  Se	viene	ado0ato	come	punto	di	riferimento	0	€	la	decisione	sarà	avversa	al	rischio	e	il	
Etolo	sarà	venduto	perché	consente	di	“guadagnare”.	
	
●  Se	viene	ado0ato	come	punto	di	riferimento	20	€	la	decisione	sarà	propensa	al	rischio	e	il	
Etolo	non	sarà	venduto	sperando	di	evitare	la	perdita.	
Finanza comportamentale
Decisioni	e	ConS	mentali	
	
ConS	mentali	
sono	cornici	in	cui	gli	individui	stru0urano	i	“conE	mentali”	dei	vantaggi	e	degli	svantaggi	delle	
opzioni	(Thaler,	1985).	
Sono	uElizzaE	dagli	individui	per	gesEre	la	complessità	delle	scelte	economiche.	
	
I	conS	mentali	possono	essere	un	fa0ore	posiEvo	di	autocontrollo	e	favoriscono	il	controllo	
delle	spese.	
	
Finanza comportamentale
Esempio	di	Richard	Thaler:	
	
Alcuni	di	noi	potrebbero	non	acce0are	di	comprare	in	pasEcceria	un	dessert	per	5	€.	
Potremmo	decidere	più	facilmente	di	aggiungere	questo	costo	al	conto	del	ristorante	che	già	
ha	raggiunto	la	cifra	di	30	€!	
	
●  il	dessert	e	i	benefit	associaE	vengono	segregaE	
●  la	perdita	di	5	€	è	integrata	nel	conto	totale	del	ristorante	
	
Finanza comportamentale
Status	quo	bias	e	Regret	
	
Tra	i	fa0ori	legaE	alla	sfera	emoEva	più	comunemente	rilevaE,	anche	in	ambito	sperimentale	è	
la	 sensazione	 del	 rimpianto	 (regret)	 che,	 anEcipata	 dal	 sogge0o	 al	 momento	 di	 fare	 una	
scelta,	può	condurre	all’immobilismo.	
	
Finanza comportamentale
Senno	di	poi	
	
Pensate	ad	una	decisione	recente	della	BCE,	forse	a0esa,	che	ha	innescato	una	turbolenza	nel	
mercato	italiano.	
Provate	a	pensare	quale	poteva	essere	la	vostra	sEma	della	probabilità	un	giorno	prima	che	la	
BCE	avrebbe	ado0ato	della	decisione.	
	
Finanza comportamentale
Status	quo	bias	e	Regret	
	
Un’analisi	delle	scelte	degli	automobilisE	nel	New	Jersey	e	in	Pennsylvania	ha	mostrato	che	la	
soluzione	di	partenza	ha	un	effe0o	notevole	sulle	scelte	relaEve	all’assicurazione	auto.	
	
Entrambi	gli	StaE	avevano	introdo0o	un	nuovo	Epo	di	assicurazione	auto:		
polizza	ridoaa	che	però	limitava	il	diriao	di	citare	in	giudizio	in	caso	di	danni	subiS.	
	
•Il	20%	degli	automobilisE	del	New	Jersey	ha	deciso	di	so0oscrivere	l’assicurazione	completa	
(per	loro	il	default	era	quella	base).	
	
•Il	75%	degli	automobilisE	della	Pennsylvania	ha	deciso	tenere	l’assicurazione	standard	con	la	
polizza	più	alta.	
	
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Il valore della pianificazione negli investimenti

  • 2. Indice dei contenuti: 1. L’Economia mondiale oggi, un’analisi critica sui principali aspetti macroeconomici: - perché guardare al lungo periodo è meglio che concentrarsi sul breve - gli shock economici intrapresi dalle Banche Centrali, quali conseguenze? - analisi di contesto macroeconomico, cambiamenti demografici e opportunità di investimento 2. Le nuove esigenze da considerare nella pianificazione finanziaria: - i Millennials, target più interessato dall’attuale contesto macroeconomico - la Silver economy 3. Previdenza, tra riforma e consulenza: - l’importanza di gestire la propria economia personale in base al Life Planning - il Goal Based Investment, l'approccio corretto agli investimenti 4. Centralità del ruolo del consulente finanziario: come creare valore - accenni di finanza comportamentale, come gestire il cliente ed evitare i tipici bias comportamentali
  • 4. La situazione economica oggi Fonte: https://howmuch.net/articles/timeline-economic-history Storicamente, una varietà di cambiamenti nella politica internazionale, nella tecnologia e nella politica monetaria hanno influenzato la traiettoria dell'economia mondiale. La storia dell’economia mondiale
  • 5. L'economia di $86 trilioni di dollari visualizzata in un grafico Il PIL mondiale è ancora cresciuto del 6,9% nel 2018, passando da $ 80,2 trilioni nel 2017 a $ 85,8 trilioni. Quasi la metà di questa crescita proviene dalle due maggiori economie del mondo: gli Stati Uniti, a $ 20,5 trilioni (+ 5,4% dal 2017), e la Cina, a $ 13,6 trilioni (+ 10%). Tuttavia, cresce la paura di una recessione globale, in gran parte legata alla crescente tensione economica tra le due principali economie. La situazione economica oggi Fonte: https://howmuch.net/articles/the-world-economy-2018
  • 6. L'economia cinese è cresciuta in modo significativamente più veloce di ogni misura nel nostro campo visivo. È cresciuta di 14,12 volte in termini di dimensioni dal 1989. L'area dell'euro e altri paesi ad alto reddito, compresi gli Stati Uniti, sono cresciuti molto più lentamente della Cina. L'economia degli Stati Uniti è solo 2,09 volte più grande di quanto non fosse nel 1989. Indipendentemente dal clima economico, i livelli del debito degli Stati Uniti c o n t i n u a n o a c r e s c e r e , q u a s i quadruplicando in dollari adeguati all'inflazione negli ultimi 30 anni. La situazione economica oggi Fonte: https://howmuch.net/articles/chinas-economic-growth-perspective
  • 7. O t t o s o c i e t à h a n n o r a g g i u n t o u n a capitalizzazione di mercato di oltre $ 1 trilione in dollari di oggi. Sei delle 20 maggiori aziende di tutti i tempi sono state fondate da paesi diversi dagli Stati Uniti. Le tre più grandi compagnie facevano parte del settore navale durante la prima età coloniale. Le successive tre sono legate al petrolio. L'industria tecnologica completa il resto delle dieci maggiori aziende di tutti i tempi. La maggior parte di queste società sono ancora in attività nel 2019. Le grandi aziende nel mondo La situazione economica oggi Fonte: https://howmuch.net/articles/the-worlds-biggest-companies-in-history
  • 8. Nel 2018 l'industria rappresentava il 25% del PIL mondiale, in calo rispetto al 27% nel 2010. Dal 2014, l'occupazione mondiale nel settore industriale è scesa dal 23,22% al 22,95%. L ' i n d u s t r i a r a p p r e s e n t a u n a percentuale maggiore del PIL nei paesi in via di sviluppo rispetto ai paesi sviluppati. L‘importanza dell’industria sul PIL mondiale La situazione economica oggi Fonte: https://howmuch.net/articles/role-industry-around-the-world
  • 9. Le più grandi aree metropolitane nel mondo: 2025 e 2050 (fonte: Hoornweg e Pope 2014) La situazione economica oggi
  • 10. Il rapporto debito / PIL consente di confrontare i livelli relativi del debito in molti paesi diversi. Gli Stati Uniti sono in grado di sostenere un debito molto più grande in termini complessivi rispetto ai paesi più piccoli come il Belgio, poiché le economie hanno dimensioni molto diverse. L’Italia è fra i 5 Paesi al mondo con i problemi di debito più significativi ovvero uno di quei luoghi che hanno maggiori probabilità di avere problemi sostanziali in futuro. Il Debito pubblico mondiale La situazione economica oggi Fonte: https://howmuch.net/articles/state-of-the-worlds-government-debt
  • 11. La spirale del debito ipotecario americano accelera ai massimi storici Dagli anni '40, i prezzi delle case sono saliti a nuovi livelli. Secondo l'Ufficio censimento degli Stati Uniti, il valore della casa mediana negli Stati Uniti era di $ 30.600 nel 1940 (corretto per l'inflazione). Nel 2017, quel numero era di $ 193.500. Non sorprende che, con l'aumentare dei prezzi delle abitazioni, aumenti anche la quantità di debito ipotecario che un acquirente di case deve assumere per potersi permettere una casa. La nostra nuova visualizzazione esamina da vicino come il debito ipotecario negli Stati Uniti è cambiato nel tempo. L’indebitamento privato negli USA La situazione economica oggi Fonte: https://howmuch.net/articles/mortgage-debt-outstanding-by-year
  • 12. Le politiche monetarie ultra espansive hanno fatto “esplodere” i bilanci delle banche centrali: il totale degli assets di FED, BCE, Banca del Giappone e Banca del popolo Cinese non raggiungeva i 4mila miliardi di dollari nel 2004 e, dopo aver sfiorato quota 9mila in seguito alla Grande recessione, ha iniziato una lunga corsa e si è portato, tra timori di nuove recessioni e rischi di deflazione, fin oltre i 20mila miliardi. A oggi, soltanto la FEDERAL RESERVE ha annunciato un piano di riduzione molto graduale degli attivi, ma questo processo non avrà un grande impatto sulla liquidità globale: anche se il ritmo è destinato a rallentare, la Bce e la Banca del Giappone continueranno ad acquisire titoli ancora per diversi mesi. Le politiche monetarie delle Banche Centrali La situazione economica oggi Fonte: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2018/01/26/bilanci-delle-banche-centrale-un-fiume-liquidita/
  • 13. Conti correnti, la «tassa occulta» da 10 miliardi sui risparmi degli italiani I risparmiatori italiani continuano a navigare in un mare di liquidità. Gli ultimi dati di Bankitalia evidenziano a fine 2018 uno stock di quasi 1.400 miliardi di euro tra conti correnti, depositi e biglietti. Dal 2008, data simbolo della grande crisi, la massa di liquidità è aumentata di circa 300 miliardi. Il trend è stato in costante crescita anche negli ultimi anni nonostante il clima sui mercati finanziari sia stato sicuramente più accomodante (escluso gli ultimi mesi dello scorso anno). Per esempio relativamente ai conti bancari e postali solo nel 2018 il flusso di incremento dello stock è stato di ben 20 miliardi dopo i 25 miliardi circa dell’anno precedente. Liquidità sui conti correnti La situazione economica oggi Rendimenti a zero Il fattore distintivo dell’ultimo decennio è stato il massiccio intervento delle banche centrali con i tassi spinti a zero.  Questo ha determinato rendimenti nulli anche per i conti correnti. Oggi nell’area euro il tasso di riferimento Bce resta ancorato a zero e per strappare qualche decimale occorre vincolare i propri soldi su un conto deposito. L’assenza di alternative remunerative a rischio zero spinge i risparmiatori a tenere i soldi sul conto anche se la gestione costa secondo l’ultima indagine di Banca d’Italia (in media 79 euro annui quelli tradizionali e 15 euro per quelli online).
  • 14. GLI INDICATORI (Fonte: elaborazione su dati Banca d'Italia e Istat) GLI INDICATORI (Fonte: elaborazione su dati Banca d'Italia e Istat) Andamento delle liquidità delle famiglie La situazione economica oggi
  • 15. La massiccia esposizione alla liquidità espone a rischi palesi (le regole sul bail in per chi ha oltre 100mila euro oppure una tassazione patrimoniale)  e rischi occulti come l’inflazione. Il risparmiatore medio snobba l’impatto del rialzo dei prezzi anche perché  negli ultimi anni l’aumento del costo della vita è decisamente più contenuto rispetto a 20 o 30 anni fa. Ma l’inflazione continua a lavorare in silenzio e nel 2018 è stata in media poco sopra l’1%, inferiore alla media dell’area euro. Questo non impedisce che, in assenza di rendimenti, l’inflazione di fatto abbia «bruciato» almeno 10 miliardi di euro (visto che alcuni depositi sono remunerati). Un costo implicito che impone comunque di valutare strategie alternative, almeno per una parte della liquidità non necessaria, ponderando i rischi. L’obiettivo è quello di puntare su asset «sicuri» a bassa volatilità che possano evitare perdite durante la vita dell’investimento, per poter essere ritirate in qualsiasi momento. Il peso dell’inflazione La situazione economica oggi «Ad esempio – continua Serio – oggi i fondi di liquidità tradizionali non rendono nulla perché hanno strategie poco diversificate e concentrate su aree specifiche. Invece, ci sono fondi, ancora poco diffusi in Italia, che vanno a ottimizzare la gestione della liquidità a livello globale, in base alle differenti curve dei rendimenti, e i ritorni sono positivi. Oggi sono appannaggio soprattutto del private banking, ma potrebbero essere impiegati anche per il retail».
  • 16. Andamento dell’inflazione media in Italia dal 2005 al 2018 La situazione economica oggi Dati in % (Fonte: ufficio studi Sole 24 Ore)
  • 17. Non bisogna dimenticare inoltre anche il basso livello di educazione finanziaria, dove il nostro Paese è presente in fondo alle classifiche internazionali. Questo non agevola a trovare soluzioni alternative come i piani di accumulo su asset class con un profilo di rischio/ rendimento più elevato. Spesso è difficile spingere verso altre soluzioni persone che sono tradizionalmente legate alla liquidità e percepiscono le asset class di investimento solo come rischio. «Un altro fatto che spinge gli italiani a essere molto liquidi – conclude Serio – è la scarsa copertura assicurativa. Siamo un popolo che, se escludiamo la copertura obbligatoria per l’auto, ricorre poco frequentemente ad altre coperture (dal Vita, al rischio invalidità e altro). Educazione e previdenza La situazione economica oggi Si tengono i soldi sul conto per far fronte alle emergenze ma non è una soluzione efficiente». In Italia si spendono 100 miliardi per il gioco d’azzardo mentre alle polizze contro i rischi gravi vanno solo 4,8 miliardi
  • 18. Da un'istantanea dell'economia americana, si può notare come le cose che sono diventate più convenienti negli ultimi 20 anni siano i beni di consumo. E poi ci sono cose che sono esplose nel prezzo relativo, specialmente rispetto ai guadagni orari medi. L'assistenza sanitaria ora costa oltre il 225% in più e ottenere un'istruzione superiore non è molto indietro al 183%. Le variazioni di prezzo negli ultimi 20 anni La situazione economica oggi Fonte: https://howmuch.net/articles/price-changes-in-usa-in-past-20-years
  • 19. Un’analisi critica sui principali aspetti macroeconomici
  • 20. •  Perché un paese ha minore disoccupazione di un altro? •  Perché le performance di crescita sono così diverse tra paesi? •  Che cosa causa le recessioni? Il governo può fare qualcosa? È buona cosa che lo faccia? Temi importanti di Macroeconomia Macroeconomia
  • 21. •  Che cos’è il deficit pubblico? Che effetti ha sull’economia? •  Che cos’è la bilancia commerciale di un paese? Quali sono le conseguenze di un deficit prolungato? •  Perché molti paesi sono poveri? Quali sono le politiche migliori per toglierli dalla trappola della povertà? I temi importanti non mancano… Macroeconomia
  • 22. L’andamento del PIL pro capite negli USA Macroeconomia
  • 23. •  Un approccio statistico suggerirebbe di entrare nei dettagli tecnici relativi agli indicatori macroeconomici principali. •  Un buon economista però seguirebbe un approccio diverso: è necessario capire i concetti fondamentali nella materia sottostante, cioè la macroeconomia, per capire tali indicatori e saperli “maneggiare”. •  E il funzionamento dell’economia –a livello micro e macro- è descritto da modelli stilizzati, di carattere matematico-teorico, ma che devono essere “verificati” dal punto di vista empirico. Macroeconomia e indicatori macroeconomici Macroeconomia
  • 24. …sono versioni semplificate di una realtà molto più complessa •  Prescindono dai dettagli “irrilevanti” •  Si focalizzano sui nessi causali tra variabili economiche “rilevanti” •  Forniscono le basi per la politica economica •  Necessitano di verifiche empiriche I modelli economici Macroeconomia
  • 25. •  I concetti base: –  PIL –  Inflazione –  Disoccupazione •  Il PIL nel lungo periodo e la crescita economica •  Le fluttuazioni economiche nel breve periodo •  Indicatori leading e lagging del ciclo economico •  Indicatori economici e scelte di portafoglio I principali indicatori economici Macroeconomia
  • 26. Due definizioni: §  Spesa totale per acquistare beni e servizi finali prodotti all’interno di un dato paese §  Reddito totale guadagnato dai fattori di produzione collocati all’interno di un dato paese Prodotto Interno Lordo (PIL) Macroeconomia
  • 27. Perché spesa = Reddito Macroeconomia In tutti gli scambi, la spesa del compratore è il reddito del venditore. Dunque, la somma di tutte le spese risulta pari alla somma di tutti I redditi.
  • 28. •  PIL = valore di tutti i beni finali prodotti = somma dei valori aggiunti durante tutte le fasi della produzione •  Il valore dei beni finali include già il valore dei beni intermedi, e dunque includere questi ultimi nel calcolo del PIL porterebbe a contarli due volte... Beni finali, valore aggiunto e PIL Macroeconomia
  • 29. •  CONSUMO •  INVESTIMENTO •  SPESA PUBBLICA •  ESPORTAZIONI NETTE Le componenti di spesa del PIL Macroeconomia
  • 30. ●  Beni durevoli, durano a lungo, ad es. auto, elettrodomestici ●  Beni non durevoli, durano poco, ad es.: cibo, vestiti ●  Servizi ●  lavoro fatto a vantaggio dei consumatori, ad es. pulitura a secco, viaggi aerei. definizione: il valore di tutti i beni e servizi acquistati dalle famiglie. Esso include: Consumo (C) Macroeconomia
  • 31. (formazione lorda di capitale) definizione 1: spesa per il fattore di produzione chiamato “capitale”. definizione 2: spesa per beni che saranno utili in futuro. include: •  investimento fisso lordo •  investimento fisso delle imprese spesa per impianti e macchinari utilizzati dalle imprese per produrre beni e servizi •  investimento fisso residenziale investimento in abitazioni da parte delle famiglie •  investimento in scorte la variazione nelle scorte di tu<e le imprese Investimento (I) Macroeconomia
  • 32. •  Il capitale è uno dei fattori di produzione. In ciascun istante, l’economia è dotata di un certo stock di capitale. •  L’investimento costituisce la spesa in nuovo capitale. Investimento contro Capitale Macroeconomia
  • 33. •  G include tutte le spese per consumi finali delle pubbliche amministrazioni (beni e servizi) •  G include anche la spesa per investimenti delle pubbliche amministrazioni. •  G non include i trasferimenti (ad esempio i sussidi di disoccupazione e le pensioni), perché non costituiscono una spesa per beni e servizi. La spesa pubblica (G) Macroeconomia
  • 34. Esportazioni nette (NX = EX - IM) Definizione: il valore totale delle esportazioni (EX) meno il valore totale delle importazioni (IM) 10 0 1946 1952 1958 1964 1970 1976 1982 1988 1994 2000 -10 -20 -30 -40 miliardi dipound E s p o r t a z i o n i n e t t e n e l R e g n o U n i t o d a l 1 9 4 6 Macroeconomia
  • 36. Abbiamo visto che il PIL misura le seguenti “cose”: •  Reddito totale •  Prodotto totale •  Spesa totale •  La somma dei valori aggiunti durante tutte le fasi della catena produttiva PIL: un concetto importante e versatile Macroeconomia
  • 37. •  il PIL misura il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti. •  il PIL nominale misura questi valori usando i prezzi attuali, correnti. •  il PIL reale misura questi valori utilizzando i prezzi di un anno base. Nella formulazione più semplice quest’anno base è il medesimo per tutti gli anni presi in considerazione. PIL reale vs. PIL nominale Macroeconomia
  • 38. Cambiamenti nel PIL nominale possono essere dovuti a: •  cambiamenti nei prezzi •  cambiamenti nelle quantità di output prodotto I cambiamenti nel PIL reale sono unicamente dovuti a cambiamenti nelle quantità, in quanto il PIL reale è costruito con i prezzi vigenti durante l’anno base, cioè fissi. Il PIL reale non si fa influenzare dall’inflazione Macroeconomia
  • 39. TRUCCO UTILE #1 Per ogni variabile X e Y, la variazione percentuale di (X × Y) ≈ variazione percentuale di X + variazione percentuale di Y Esempio: se il tuo salario orario aumenta del 5% e tu lavori il 7% di ore in più, allora il tuo salario totale aumenta del 12%. Lavorare con le variazioni percentuali Macroeconomia
  • 40. Esempio: •  se il PIL reale della Cina cresce del 10% annuo, esso raddoppierà in 7 anni (70/10). •  se il PIL reale dell’Italia cresce dell’1% annuo, esso raddoppierà in 70 anni (70/1). TRUCCO UTILE #2 (regola del “settanta”) Per calcolare quanti anni impiega a raddoppiare una grandezza che cresce dell’x per cento annuo: anni necessari per raddoppiare 70/x Avere un’idea dei tassi di crescita Macroeconomia
  • 41. •  L’andamento del benessere medio dei cittadini di un paese è ben misurato dalla crescita del PIL reale pro capite. •  Nel medio-lungo periodo non conta per definizione la crescita del PIL reale pro capite durante un singolo anno, ma la crescita media del PIL reale pro capite durante il periodo stesso. •  La crescita economica è influenzata in maniera rilevante dall’accumulazione di capitale fisico, capitale umano e dal miglioramento tecnologico. •  Attenzione: anche la qualità delle istituzioni complessive (sia politiche che “sociali”) sembra avere un effetto importante sulla crescita economica. Che cos’è la crescita economica? Macroeconomia
  • 42. •  Dobbiamo studiare il funzionamento del mercato dei fattori produttivi (capitale e lavoro) e il livello di equilibrio delle loro remunerazioni. •  Attenzione che conta il salario reale (W/P) perché ci interessa il potere reale d’acquisto. Idem per il capitale. •  Due teorie possibili su ciò che determina le remunerazioni (e in particolare il salario): –  Conta il potere contrattuale delle parti –  Conta quanto i fattori produttivi siano…produttivi: il salario reale cresce al crescere della produttività dei lavoratori E come funziona la distribuzione del reddito? Macroeconomia
  • 43. •  I prezzi dei fattori produttivi sono determinati dalla domanda e dall’offerta sui rispettivi mercati. •  Memento: l’offerta aggregata di ciascun fattore è fissa. •  E che dire della domanda? Come si determinano i prezzi dei fattori produttivi? Macroeconomia
  • 44. •  Ipotizziamo che i mercati siano perfettamente concorrenziali: ogni impresa prende il salario W, il prezzo del capitale R e il prezzo del bene prodotto P come dati. •  Idea base: un’impresa impiega un lavoratore in più se il suo costo aggiuntivo non è superiore al beneficio aggiuntivo. costo = il salario reale pagato beneficio = il prodotto marginale del lavoro La domanda di lavoro Macroeconomia
  • 45. •  Quanto più viene utilizzato un fattore produttivo, tanto più il suo prodotto marginale scende (tenendo costante tutto il resto). •  Intuizione: Aumentare L tenendo K fisso ⇒  Meno macchine per lavoratore ⇒  Minore produttività Rendimenti marginali decrescenti Macroeconomia
  • 46. Ogni impresa impiega lavoro fino al punto in cui MPL = W/ P Unità di output MPL, domanda di lavoro Unità di lavoro L Salario reale Quantità di lavoro domandata MPL e la domanda di lavoro Macroeconomia
  • 47. •  Non è questione di compressione di salari reali (determinati dalla produttività del lavoro e/o dalla contrattazione). •  Ci sono costi dell’inflazione attesa: suolo delle scarpe, costo dei menu, distorsione nei prezzi relativi, trattamento fiscale iniquo, incomodi generalizzati nelle transazioni (all’ennesima potenza in caso di iperinflazione) •  Costo dell’inflazione inattesa: redistribuzione arbitraria del potere d’acquisto, ad esempio tra creditori e debitori •  Un beneficio dell’inflazione: effetto sui salari reali qualora i salari nominali siano inflessibili verso il basso. Perché l’inflazione è un male Macroeconomia
  • 48. Perché guardare al lungo periodo è meglio che concentrarsi sul breve?
  • 49. •  Differenze tra il breve e il lungo periodo •  Il ruolo della domanda aggregata •  L’offerta aggregata: diversa nel breve e nel lungo periodo •  Il modello di domanda e offerta aggregata permette di analizzare gli effetti di breve e lungo termine di “shock” economici. L’economia nel breve periodo Macroeconomia
  • 50. •  Lungo termine: Prezzi flessibili, che rispondono a variazioni nella domanda o nell’offerta •  Breve termine: molti prezzi sono “vischiosi”, se non fissi, a qualche livello predeterminato L’economia si comporta molto diversamente quando i prezzi sono fissi. Diversi orizzonti temporali Macroeconomia
  • 51. •  La produzione è determinata dal lato dell’offerta. •  Variazioni nella domanda di beni e servizi (C, I, G )hanno effetti sui prezzi, non sulle quantità. •  L’ipotesi cruciale è quella della flessibilità completa dei prezzi, che vale nel lungo periodo. Nella Teoria Macroeconomica Classica Macroeconomia
  • 52. …la produzione e l’occupazione dipendono anche dalla domanda per beni e servizi, la quale è influenzata da •  politica fiscale (G e T ) •  politica monetaria (M) •  Altri fattori, come variazioni esogene in C oppure I. Invece, quando i prezzi sono fissi… Macroeconomia
  • 53. •  Il modello usato dalla maggior parte degli economisti e dei policymaker per ragionare sulle fluttuazioni economiche e sulle politiche per stabilizzare l’economia. •  Mostra il modo in cui si determinano il livello dei prezzi e la produzione aggregata. •  Mostra le differenze tra breve e lungo termine. Il modello di domanda e offerta aggregata Macroeconomia
  • 54. •  La curva di domanda aggregata mostra la relazione esistente tra il livello dei prezzi e la quantità domandata di beni. •  Versione semplificata del modello AD/AS: ci basiamo su una versione modificata della teoria quantitativa della moneta. La domanda aggregata Macroeconomia
  • 55. •  Ricordiamoci l’equazione quantitativa M V = P Y La funzione di domanda di moneta implica che: (M/P )d = kY Tra l’altro: è vero che V = 1/k = velocità. •  Per valori dati di M eV, deriviamo una relazione inversa tra P e Y L’equazione quantitativa come Domanda Aggregata Macroeconomia
  • 56. Un aumento nel livello dei prezzi causa una caduta nei saldi monetari reali (M/P ), la quale a sua volta causa una diminuzione nella domanda di beni e servizi. P AD Y La curva AD e la sua pendenza negativa Macroeconomia
  • 57. Un aumento nell’offerta di moneta sposta la curva AD verso destra. Y P AD1 AD2 Spostiamo la curva AD Macroeconomia
  • 58. Memento: nel lungo periodo la produzione è determinata dall’offerta di fattori produttivi e dalla tecnologia: è il livello della produzione (del reddito) di piena occupazione o “naturale”: il livello al quale le risorse dell’economia sono completamente impiegate. Il reddito nel lungo periodo non dipende dal livello dei prezzi, dunque la curva di offerta di lungo periodo (LRAS) è verticale. L’offerta aggregata nel lungo periodo Macroeconomia
  • 59. La curva LRAS è verticale in corrispondenza del reddito di pieno impiego. Y P LRAS Y La curva di offerta aggregata nel lungo periodo Macroeconomia
  • 60. Un aumento di M sposta la curva AD verso destra. Y P AD1 AD2 LRAS Y P1 P2 Nel lungo termine ciò fa aumentare il livello dei prezzi… …ma lasciata inalterata la produzione. Effetto di lungo termine di un aumento di M Macroeconomia
  • 61. •  Nel mondo reale molti prezzi sono vischiosi. •  Per semplicità ipotizziamo che tutti i prezzi siano fissati nel breve termine a un certo livello predeterminato… •  …e che le imprese siano disposte a vendere tutto ciò che i loro clienti sono disposti ad acquistare a quel prezzo. •  Dunque la curva di offerta di breve periodo (SRAS) è orizzontale L’offerta aggregata nel breve termine Macroeconomia
  • 62. La curva SRAS è orizzontale: Il livello dei prezzi è predeterminato, e le imprese vendono tutto ciò che i loro clienti vogliono comprare a quel prezzo Y P P SRAS La curva di offerta aggregata nel breve periodo Macroeconomia
  • 63. …un aumento nella domanda aggregata… Y P AD1 Nel breve termine quando i prezzi sono fissi… …causa un aumento nell’output. P SRAS AD2 Y2Y1 Effetti di breve termine di un aumento di M Macroeconomia
  • 64. Con il tempo i prezzi gradualmente si aggiustano. In che direzione? Nel breve termine, se Allora gradualmente il livello dei prezzi aumenta scende rimane costante L’economia si sposta verso il suo equilibrio di lungo periodo esattamente a motivo di questo aggiustamento dei prezzi. Dal breve a lungo periodo Macroeconomia
  • 65. Gli effetti di breve e lungo periodo di δM > 0 A = equilibrio iniziale Y P AD1 LRAS Y SRAS AD2 P2 P Y2 A B C B = nuovo equilibrio di breve termine dopo l’aumento di M C = equilibrio di lungo termine Macroeconomia
  • 66. Gli Shock economici delle politiche delle banche centrali: quali conseguenze?
  • 67. •  Shock: variazioni esogene nella domanda o nell’offerta aggregata •  Gli shock spostano temporaneamente l’economia lontana dall’equilibrio di pieno impiego. •  Esempio di shock di domanda: una diminuzione esogena nella velocità •  Se l’offerta di moneta si mantiene costante, allora una diminuzione di V implica che le persone utilizzeranno il loro denaro in un un numero minore di transazioni: meno domanda per beni e servizi. Gli shock economici Shock economici
  • 68. LRAS AD2 P SRAS Lo shock sposta la curva AD verso sinistra: nel breve periodo output e occupazione scendono. Y P AD1 Y P2 Y2 AB C Col tempo i prezzi scendono e l’economia si muove lungo la curva di domanda fino all’equilibrio di pieno impiego di lungo termine. Gli effetti di uno schock negativo di domanda Shock economici
  • 69. Uno shock d’offerta modifica i costi di produzione, e dunque influenza i prezzi fissati dalle imprese (anche chiamati shock di prezzo) Esempi di shock d’offerta avversi : •  Cattivo tempo riduce le rese dei terreni, aumentando il prezzo del cibo. •  Aumenta il grado di sindacalizzazione dei lavoratori, che ottengono aumenti salariali (Shock d’offerta favorevoli riducono costi e prezzi) Gli shock d’offerta Shock economici
  • 70. •  Definizione: azioni di politica economica finalizzate a ridurre la severità delle fluttuazioni di breve termine. •  Sia la politica fiscale che quella monetaria possono essere utilizzate a tal fine. •  Ad esempio: gestire uno shock dal lato dell’offerta. La politica di stabilizzazione Shock economici
  • 71. 1P SRAS1 Y P AD1 B 2P SRAS2 A Y2 LRAS Y Lo shock negativo d’offerta sposta l’economia nel punto B. Stabilizzare il reddito con la politica monetaria Shock economici
  • 72. 1P Y P AD1 B 2P SRAS2 A C Y2 LRAS Y AD2 Ma la banca centrale agisce in maniera accomodante aumentando l’offerta di moneta. Risultati: P è più elevato in maniera permanente ma Y rimane al livello di pieno impiego. Shock economici Stabilizzare il reddito con la politica monetaria
  • 73. •  Se il PIL reale (totale o pro capite) crescesse sempre allo stesso tasso medio, sarebbe del tutto superfluo cercare di prevedere una grandezza costante. •  Al contrario, esistono le fluttuazioni economiche, e non hanno carattere di regolarità. •  La fondamentale distinzione è tra predizione e causazione. •  Attenzione: una variabile che è molto utile per predire l’andamento dell’economia potrebbe non avere alcun rapporto causale con il PIL. Shock economici Indicatori leading e lagging del ciclo
  • 74. •  Gli indicatori leading sono utili a predire l’andamento dell’economia esattamente in quanto precedono temporalmente le fluttuazioni nel tasso di crescita del PIL. •  Al contrario gli indicatori lagging si muovono dopo il PIL, e dunque non sono utili per fare predizioni. •  Si tratta dunque di identificare variabili predittive che anticipino il prima possibile l’andamento del PIL con il minore errore medio di predizione (aneddoto interessante: le variabili leading di Greenspan) •  Non necessariamente le migliori variabili leading restano le stesse su orizzonti temporali molto lunghi. Shock economici Indicatori leading e lagging (cont.)
  • 75. •  Si tratta di identificare variabili che catturano l’intenzione di accelerare o rallentare le attività economiche di produzione, investimento e consumo. •  Ad esempio: spese telefoniche, spese per pedaggi autostradali, l’indice PMI (Purchasing Managers Index) relativo ai responsabili degli acquisti all’interno delle imprese •  Altre variabili non sono economiche per se stesse, ma misurano l’ottimismo o il pessimismo di cittadini e imprese: indici di fiducia di cittadini e imprese. •  Tema importante per il futuro: le search e gli acquisti su internet potranno essere la base per migliori indicatori leading? Shock economici Alcuni indicatori leading
  • 76. •  Per definizione gli indicatori lagging sono “armi spuntate” rispetto al compito di predire l’andamento dell’economia. •  Tuttavia, ciò non significa che alcune variabili lagging siano irrilevanti dal punto di vista economico. Anzi! •  L’esempio più eclatante è quello del tasso di disoccupazione e delle sue variazioni nel tempo: è forse la principale variabile lagging. •  Attenzione però all’interdipendenza tra le variabili (macro)economiche: come reagiscono le autorità di politica economica a una variabile lagging come la disoccupazione? Possiamo trarne indicazioni “leading”? Shock economici Che dire degli indicatori lagging?
  • 77. •  Il messaggio principale: quanto più le scelte di portafoglio possono basarsi su analisi dei fondamentali, tanto più le variabili macroeconomiche sono in grado di aiutare tali scelte. •  Dunque probabilmente la distinzione cruciale è tra breve e medio/lungo termine, in quanto i fondamentali contano largamente di più in questo secondo caso. •  Nel breve termine indicatori collegati alle fluttuazioni dei mercati finanziari rilevanti potrebbero essere più utili (analisi tecnica?) •  Esempio estremo: se c’è ipercomprato sul mercato azionario di un paese emergente sulla base di indicatori macroeconomici molto buoni, è subottimale acquistare “in ritardo” su quel mercato sulla base della sola valutazione basata sui fondamentali macroeconomici. •  Se è anche vero che gli indicatori macroeconomici –e in particolare quelli di crescita- sono più rilevanti per gli investimenti azionari, ciò non toglie che vi sia un ruolo anche nel caso degli investimenti obbligazionari (inflazione + crescita per i titoli corporate) Shock economici Indicatori macroeconomici e scelte di portafoglio
  • 78. •  Non è chiaro quale sia il “modello giusto” dell’economia, ma la comprensione del funzionamento dei meccanismi macroeconomici permette di interpretare meglio gli andamenti degli indicatori macroeconomici (“perché sta succedendo quel che sta succedendo?”) •  Importante il ruolo della cosiddetta political economy, cioè lo studio delle interazioni tra variabili politiche e variabili macroeconomiche. •  [esperimenti vs. studi correlazionali] il vero salto di qualità nell’utilizzo dell’economia nelle scelte di portafoglio consiste nell’apprendere o capire l’econometria (analisi statistica multivariata). Shock economici Alcuni pensieri aggiuntivi su indicatori e scelte di portafoglio
  • 79. I cambiamenti demografici: azioni politiche e opportunità di investimento
  • 80. ●  Nel lungo termine la prosperità di un paese dipende dalla crescita media del PIL reale. ●  Stiamo parlando del valore dei beni e servizi finali, stando attenti a non farsi ingannare dall’inflazione: se l’anno prossimo produciamo gli stessi beni e servizi di quest’anno ma tutti i prezzi raddoppiano, il PIL nominale raddoppia, ma il PIL reale –quello che ci interessa - non cambia. ●  Stiamo parlando di PIL totale o di PIL pro capite? Dipende dall’obiettivo della nostra analisi: potenza di un’economia o benessere medio? ●  Nel medio lungo termine la crescita del PIL reale pro capite coincide con la crescita della produttività. ●  Dall’altro, nel medio lungo termine la crescita del PIL reale totale dipende dalla crescita della produttività E dalla crescita della popolazione: ecco che entra in gioco la DEMOGRAFIA. Cambiamenti demografici La prosperità media e totale
  • 81. ●  Se vogliamo cercare di capire come sarà il futuro, dobbiamo ricordarci che gli andamenti della popolazione (e della sua composizione) così come studiati dalla demografia sono molto più prevedibili degli andamenti economici: c’è un’inerzia dovuta all’andamento lento dei fenomeni demografici. ●  In assenza di immigrazione ed emigrazione, la popolazione rimane costante se le coppie hanno in media due figli. ●  Uno dei fenomeni più importanti è la cosiddetta transizione demografica. ●  Grazie alle innovazioni tecnologiche (in particolare nella sanità) si passa da un regime di mortalità alta e natalità alta a un regime intermedio di natalità alta e mortalità bassa: le persone vivono più a lungo, e continuano a fare molti figli. ●  Nel regime demografico successivo la natalità comincia scendere velocemente (meno figli con reddito medio più alto?), talora troppo velocemente: chi produce il reddito per tutta la popolazione, in particolare quella anziana? Cambiamenti demografici Demografia, economia e tecnologia
  • 83. ●  Un modo efficace per mostrare gli effetti della transizione demografica consiste nel mostrare la piramide demografica, cioè un grafico in cui si mostra il numero (o la percentuale) di persone appartenenti alle diverse classi di età, separatamente per maschi e femmine. ●  Uno dei fenomeni più importanti è la cosiddetta transizione demografica. ●  Grazie alle innovazioni tecnologiche (in particolare nella sanità) si passa da un regime di mortalità alta e natalità alta a un regime intermedio di natalità alta e mortalità bassa: le persone vivono più a lungo, e continuano a fare molti figli. ●  Nel regime demografico successivo la natalità comincia scendere velocemente (meno figli con reddito medio più alto?), talora troppo velocemente: chi produce il reddito per tutta la popolazione, in particolare quella anziana? Cambiamenti demografici La piramide demografica nel tempo
  • 90. ●  La sfida/opportunità data dall’aumento della speranza di vita ha una rilevanza particolare per il cosiddetto welfare state (assicurazione sociale rispetto a vecchiaia, malattia, disabilità e disoccupazione). ●  Secondo alcuni il welfare state è la più grande invenzione sociale del ‘900. ●  In particolare, i cambiamenti demografici pongono problemi di sostenibilità finanziaria e di equità (tra generazioni) per la spesa previdenziale e per quella sanitaria. ●  Che fare? Cambiamenti demografici Quali azioni di politica economica devono essere attuate?
  • 91. ●  Salvo rarissime eccezioni (il Cile in particolare) il sistema pensionistico è A RIPARTIZIONE («senza tesoretto»): le pensioni dei pensionati attuali sono finanziate dai contributi previdenziali pagati dai lavoratori, e dalla fiscalità generale se i primi sono insufficienti. ●  Se (i) le persone vivono più a lungo, (ii) si ritiene ingiusto abbassare le pensioni e (iii) si ritiene dannoso per la crescita economica alzare i contributi previdenziali, la soluzione corretta per gestire lo squilibrio demografico è chiara: aumentare l’età pensionabile. ●  In Italia questa scelta (Amato, Dini, Maroni, Fornero) è stata affiancata dal passaggio – forse troppo graduale- a un metodo di calcolo contributivo delle pensioni, invece del metodo retributivo: si collega in maniera esplicita l’ammontare delle pensioni con l’ammontare dei contributi pagati durante la vita lavorativa (non accumulati, ma usati per finanziare le pensioni dei pensionati di allora) Cambiamenti demografici La sfida per il welfare state: le pensioni
  • 92. ●  Quale spazio può avere il sistema pensionistico a capitalizzazione? ●  Idea: i contributi previdenziali obbligatoriamente pagati vanno ad acquistare asset finanziari o reali: il montante così accumulato viene trasformato in una rendita vitalizia. ●  Non nascondiamoci dietro a un dito: la transizione integrale a un sistema a capitalizzazione è pressoché impossibile, in quanto la generazione dei lavoratori colpita da quella transizione dovrebbe pagare le pensioni dei pensionati attuali e contemporaneamente accumulare la propria pensione tramite l’accantonamento di contributi ulteriori. ●  Solo un paese con debito pubblico non elevato potrebbe fare qualcosa: l’onere pensionistico per l’ultima generazione «a ripartizione» verrebbe spalmato sulle generazioni future tramite un incremento una tantum del debito pubblico stesso. Cambiamenti demografici E il sistema pensionistico a capitalizzazione?
  • 93. ●  Soluzioni intermedie potrebbero essere sensate. ●  [soluzione pubblica] Si può decidere che una (piccola) percentuale dei contributi previdenziali vada a finanziare un piccolo sistema a capitalizzazione, lasciando alla fiscalità generale il compito di coprire il conseguente buco nell’ente di previdenza (l’INPS nel caso italiano). ●  [soluzione privata] In Italia (ma non solo) lo stato incentiva l’utilizzo di fondi pensioni fornendo sgravi fiscali, nel nostro caso sotto forma di una deduzione dal reddito complessivo a fini IRPEF fino a un massimo di 5164 euro annui: perché non alzare tale soglia? ●  Ricordiamoci che acquistando quote del capitale (obbligazionario o –meglio- azionario) i cittadini diventano partecipi con i loro risparmi della crescita economica dei paesi in cui investono. Cambiamenti demografici Potenziare le componenti a capitalizzazione
  • 94. I Millennials target più interessato dall’attuale contesto macroeconomico
  • 95. Il valore del tempo nella vita e negli investimenti: una lezione da Warren Buffet e Bill Gates In che modo è possibile trasformare una decisione in una scelta consapevole e un uomo troppo impegnato in un uomo in grado di gestire le sue giornate e la sua agenda? Attraverso il controllo del tempo. Millennials Segue ->
  • 96. Ormai da alcuni anni ho preso l’abitudine di segnare gli appuntamenti sull’agenda digitale del mio smartphone. Per questo ho avuto un moto di stupore guardando il video che gira su internet, intitolato “Busy is the new stupid”, in cui Warren Buffet e Bill Gates sono intervistati assieme e l’intervistatore prende in mano l’agenda cartacea di Warren Buffet. Una piccola agenda da taschino nera, del tutto anonima. Nel video, Buffet e Gates dimostrano la loro lunga amicizia e confidenza: Bill Gates parla di sé come di un uomo sempre molto organizzato in ogni momento della giornata e poi indica Buffet che, al contrario, è così “careful about his time”, cioè è così attento al suo tempo che riesce ad avere giorni vuoti di impegni sull’agenda (“he has days that there’s nothing on”). E Bill Gates riflette con intelligenza che questo è il modo autentico per stabilire che “you control your time”, cioè che ciascuno di noi è in grado di controllare il proprio tempo. Un’osservazione sul tempo che, quanto vale nella vita di tutti i giorni, vale anche nell’ambito della gestione degli investimenti. Nel momento in cui decidiamo di effettuare un investimento, infatti, non solo decidiamo di disporre delle nostre risorse, ma anche del tempo che sarà necessario perché quelle risorse diano il necessario risultato (o rendimento). Come nella vita, così negli investimenti è tutta una questione di tempo e di quanto siamo in grado di averne il controllo. Perché, e concludo citando Warren Buffet, un uomo (come lui, per esempio) può essere in grado di comprare qualsiasi cosa, ma non può comprare il tempo. Millennials Segue ->
  • 97. Un all-in potenzialmente devastante. I millennial stanno puntando tutti i loro risparmi sulla liquidità, mettendo da parte soldi per le necessità future. Dunque prendendo la strada con i rendimenti più bassi e più soggetta all’erosione del patrimonio dall’inflazione. A rivelarlo è un nuovo report pubblicato da Bankrate.com, in cui si sottolinea come si tratti di una scelta finanziaria che tre ingredienti della vita moderna potrebbero rendere letale: aspettativa di vita superiore, costi sanitari in aumento e incertezza sul welfare. In particolare, il 30% dei partecipanti di età compresa tra 18 e 37 anni pensa che gli investimenti liquidi siano il posto migliore in cui tenere il denaro che non prevedono di usare per almeno dieci anni, mentre per le persone di 38 anni e oltre la percentuale scende al 21%. Molte persone in tutte le fasce d’età (il 32%) pensano che il mercato azionario sia il posto migliore in cui investire contro il 23% dei millennial. Solo il 2% dei partecipanti opterebbe per i bitcoin o altre criptovalute. Poi, incide anche l’educazione finanziaria. Sempre dal report, emerge che circa un terzo degli intervistati non sappia quali siano i tassi di interesse percepiti dal conto di risparmio. Facendo un’analisi rapida applicata all’Italia si capisce come puntare sulla liquidità non sia sufficiente. Nel Bel Paese i tassi di interesse per i conti deposito sono mediamente allo 0,5%. Mentre la media dell’inflazione negli ultimi dieci anni è dell’1,2%. Questo significa poter stimare a priori un rapporto in perdita. Tutta colpa del fascino della liquidità. Millennials
  • 98. Le generazioni di oggi dimostrano di essere sempre più attente e previdenti: i Millennials, nello specifico, appaiono molto più interessati alle polizze assicurative rispetto a chi li ha preceduti Secondo la ricerca condotta da Friendz, circa 1 Millennial su 6 ha scelto di coprire i propri beni con la stipula di una o più polizze assicurative. Il tutto con un grado di soddisfazione positivo che ha riguardato il 56% del campione analizzato dalle ricerche; solo il 3% si è detto deluso dai servizi assicurativi scelti. Tale successo è dovuto anche alla maggiore e migliore presenza delle società assicurative sul web, che consentono ad esempio di richiedere un preventivo per l’assicurazione direttamente online, semplificando e velocizzando così le procedure necessarie per la stipula della polizza. Tra i principali motivi di soddisfazione troviamo la chiarezza in termini espositivi dei prodotti assicurativi e il servizio di customer care, ritenuto decisivo dal 24% del target. Quali sono le polizze preferite dai più giovani? Da quanto emerso, sono le RC moto e auto, insieme a quelle per la vita, la casa, la salute, i viaggi e i beni materiali. Molti gruppi assicurativi hanno quindi scelto di andare incontro alle richieste di un target nuovo come quello dei Millennials. I Millennials si aspettano infatti dalle compagnie assicurative un certo grado di modernità: un elemento decisivo in termini di apprezzamento è la multicanalità, indispensabile per andare incontro alle ultime generazioni, nate e cresciute in un contesto digitale. Di conseguenza è stata osservata una evoluzione notevole del business in questo settore, grazie anche all’accoglienza delle logiche dell’Insurtech (“Insurance Tecnology”) che, secondo le previsioni degli esperti, rappresenterà un fattore chiave per il successo del 75% delle compagnie. Le società assicurative stanno quindi sfruttando appieno le soluzioni offerte dall’Industria 4.0, caratterizzata dalle ultime innovazioni digitali come l’IoT e la blockchain applicata al settore Insurance. Millennials, in Italia il 15% ha almeno una polizza Millennials
  • 99. "A fine 2017 in Italia solo il 19% degli under 34 aveva optato per la previdenza complementare, oltre un terzo in meno rispetto alle fasce più anziane". Lo afferma Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione in occasione dell'assemblea annuale a Roma. Eppure i risultati per il settore son stati molto positivi. Trenta fondi, tre milioni di lavoratori iscritti (155.000 nuove adesioni nel corso dell’anno, 5,5%), 51 miliardi di euro di patrimonio. E rendimenti nel lungo periodo superiori alla rivalutazione del Tfr: 3,1% contro 2,1%. Dunque i Millennial non sembrano troppo interessati alla pensione integrativa. "In particolare, a causa della precarietà del lavoro e della mancanza di retribuzioni congrue - aggiunge Maggi - i giovani restano al palo". Forse, aggiungiamo noi, la colpa è un po' anche del presentismo, uno dei più forti bias comportamentali che porta a procrastinare nel tempo le decisioni chiave sui propri risparmi. Ve ne avevamo anche parlato ampiamente tempo fa, approfondendo una ricerca di IWBank. Un'altra criticità emersa nell'incontro è l'assenza nella manovra di «interventi strutturali a favore della previdenza integrativa, nonostante le richieste delle associazioni di rappresentanza, delle parti sociali e della stessa Autorità di Vigilanza». Probabilmente servirebbe un cambio di rotta anche dal punto di vista culturale: oggi la pensione è spesso usata dalla politica come strumento per produrre consenso. Pochi entrano nel merito spiegando vantaggi e svantaggi delle varie forme. Mentre tra i Millennial, la domanda più gettonata, è se mai la percepiranno. E i Millennial in Italia? Solo il 19% sceglie la pensione integrativa Millennials
  • 100. Contrariamente a quanto si può dire o pensare, sono i giovani quelli più interessati a ricevere consulenza in materia di investimenti. Il 40% tra gli under 30, tale valore scende al 30% tra chi ha dai 30 ai 49 anni, e si abbassa ulteriormente al 23% dai 50 ai 64 anni, fino ad arrivare 21% tra gli over 65. A riferirlo è la ricerca di Bnp Paribas (Expectations and needs of retail customers in their banking relationship) svolta su 37mila clienti retail da 10 Paesi diversi (quasi tutti in Europa, tra cui l’Italia). Dunque i giovani sono sedotti e richiedono il digitale, ma evidentemente non basta. Vogliono anche ricevere consigli da persone in carne e ossa. E questo non vale solo per loro. La ricerca infatti ha dimostrato come in ben otto Paesi su dieci la gestione della relazione sia il primo fattore di soddisfazione per i clienti di una banca. Entrando nel dettaglio, la gente dagli istituti si aspetta principalmente una gestione efficace del suo patrimonio (18%), in secondo luogo c’è l’esigenza di ottenere consigli utili per vivere una vecchiaia e una pensione serena (15%), al terzo posto la necessità di implementare una pianificazione finanziaria tale da poter sopperire a dei possibili imprevisti (incidenti, perdita di entrate, ecc.). Insomma, i clienti vogliono sentirsi supportati dalla propria banca. In tal senso gioca un ruolo fondamentale la capacità di gestire la relazione e instaurare un rapporto di fiducia con il risparmiatore. Senza tralasciare però la digitalizzazione: in Bnp, il 62% dei clienti sono digitali. Processo che non porterà alla sparizione del fattore umano. Tutt’altro. Le banche viaggiano verso un modello phygital (physical + digital). L’unico in grado di soddisfare i clienti attuali e futuri. Voglia di consulenza: la chiede il 40% degli under 30 Una ricerca di Bnl-Bnp Paribas svela il dato sorprendente sulla clientela retail Millennials
  • 101. La Silver economy: le nuove esigenze da considerare nella pianificazione finanziaria
  • 102. ●  A parte gli interventi sull’età pensionabile, bisogna tenere presente i rischi/opportunità connessi alla maggior spesa sanitaria per una popolazione in cui la percentuale di anziani tende a crescere inerzialmente. ●  I risparmi ottenuti con riforme pensionistiche prudenti dovranno essere utilizzati in parte per finanziare una spesa sanitaria crescente rispetto al PIL, nella misura in cui la percentuale di anziani cresce nel tempo. ●  Il maggior rischio dal punto di vista sanitario connesso all’invecchiamento della popolazione: la demenza senile (sindrome di Alzheimer), la quale colpisce all’incirca il 7% della popolazione sopra i 65 anni. Si prevede che i costi mondiali per gestire la demenza senile raddoppieranno a 2 trilioni di dollari (tremila miliardi) nel 2030. ●  Quanta consapevolezza c’è di questi temi nei diversi paesi? Uno strumento come Google Trends ci permette di confrontare le scelte di ricerca dei diversi termini in un dato paese nel tempo. Interessante ad esempio il confronto tra Italia e Gran Bretagna… Le politiche in ambito sanitario Silver Economy
  • 105. ●  Le economie diventano più prospere grazie all’aumento di produttività (PIL pro capite) e più grandi grazie alla combinazione dell’aumento di produttività e della crescita della popolazione (PIL totale). ●  «A chi vendiamo tutta questa produzione?» Il sistema economico deve produrre ciò che è desiderato dai suoi cittadini, ma la composizione di ciò che è desiderato cambia nel tempo. Certamente cambia nel medio-lungo termine. ●  Idea cruciale di CIRCUITO DEL REDDITO: le imprese vendono prodotti e servizi «di successo» (per cui la disponibilità a pagare è superiore al prezzo) e in questo modo forniscono reddito a lavoratori, azionisti, obbligazionisti, i quali lo utilizzando per comprare beni e servizi «di successo». ●  Lo studio degli andamenti demografici permette di ottenere predizioni più lungimiranti e accurate su quali saranno i prodotti e servizi di successo nei diversi paesi. Le opportunità di investimento Silver Economy
  • 106. ●  In paesi in cui la crescita della popolazione è ben bilanciata (ad esempio negli USA) l’ampliamento della platea degli anziani si accompagna a generazioni più giovani comparabilmente ampie: strategia di investimento long (la silver economy non schiaccia la domanda di beni e servizi delle altre generazioni). ●  Attenzione a paesi già sviluppati in cui i bassi tassi di fertilità portano a una piramide demografica invertita (generazioni di giovani «troppe piccole»): a parte i problemi connessi al sistema previdenziale, potrebbe essere sensata una strategia di investimento long/short: in carenza di export sufficiente, i settori che producono beni e servizi per i giovani soffrono rispetto ai settori della silver economy. ●  Ma la divisione percentuale della popolazione nei diversi gruppi di età non deve far dimenticare il fattore di scala dato dalla crescita della popolazione per paesi che già sono molto popolosi ora: in particolare Cina e India. ●  In generale, va tenuto presente che «i nuovi anziani» dovrebbero conservare gli skill (ad esempio rispetto all’utilizzo di computer e smart phone) che hanno appreso da giovani. Paesi ben bilanciati vs paesi di vecchi Silver Economy
  • 107. ●  Dato che i futuri anziani hanno convissuto con le nuove tecnologie durante i decenni precedenti, le esigenze della terza età potranno essere gestite diversamente, con scelte di consumo non riducibili a quelle attuali. Alcuni esempi. ○  Connessioni digitali con amici, parenti, pubblica amministrazione ○  Edilizia «friendly», basata sull’internet delle cose ○  Turismo specializzato ○  Sanità: malattie croniche, residenze protette ●  Ecco alcuni dati relativi ai paesi Europei e alla Cina Silver Economy
  • 108. La spesa per diversi gruppi di età nell’Unione Europea (fonte: Stefanik et al. 2013) Silver Economy
  • 109. La spesa per diversi gruppi di età in Cina (fonte: Mao e Xu 2012) Silver Economy
  • 111. La popolazione in Italia per età nel 2065 Previdenza
  • 112. Quando si parla di longevity economy, ci si riferisce anche e soprattutto alla previdenza. Il 2018 è stato un anno di grande cambiamento in Italia per il sistema pensioni. Dalla Fornero si è passati a quota 100, sulla spinta riformista della Lega di Salvini, ma tanti quesiti sono rimasti irrisolti nel “terzo settore”. Dunque la sanità integrativa, l’assistenza, e tutto ciò che attiene alla sfera del welfare complementare. Temi molto sentiti per i risparmiatori e di grande rilevanza per i consulenti, che devono essere aggiornati sulle novità introdotte anche dall’Europa per consigliare al meglio i propri clienti sulle scelte da compiere al riguardo. L’anno 2018 verrà ricordato solo in parte per gli interventi in materia di previdenza (nella sua accezione più generale, di attenzione alla pianificazione dei propri risparmi per rispondere a rischi e bisogni, non necessariamente in ambito pensionistico): pensioni, sanità e assistenza. Previdenza, tra riforme e consulenza Previdenza Segue .. Segue ->
  • 113. Dopo le importanti novelle di fine 2017, contenute nella legge di bilancio per il 2018, e destinate a meglio saldare l’impianto di recente nascita (ma di grande sviluppo) del welfare aziendale oltre che a incentivare il ricorso a piani o assicurazioni su non autosufficienza e malattia grave per i lavoratori dipendenti (con una totale defiscalizzazione, senza limiti, ai fini IRPEF, di quanto versato dal datore a titolo di contributo o premio per tali strumenti), tutta l’attenzione sembra essersi spostata verso gli interventi destinati a rendere più flessibile la c.d. revisione “Fornero” e a consentire un’uscita più coerente con le aspettative del mercato del lavoro per coloro che abbiano carriere di lungo corso (leggasi, quota 100). Un tentativo in tal senso era già stato svolto dal precedente esecutivo, attraverso il c.d. APE (in dettaglio, quello social), ma ancora c’era e c’è da fare e da farsi. Previdenza Segue ->
  • 114. Il cambio di governo, e il passaggio al modello del “cambiamento”, ha portato così alla regolamentazione della quota 100, con il nome della misura che fa riferimento alla possibile combinazione tra età e contributi in misura 62–38, senza penalizzazioni nell’accesso al trattamento. Per il resto, il quasi totale silenzio. L’incompiuta riforma del “terzo settore” giace in letargo in attesa degli ultimi passi di completamento e, allo stato, non risulta applicabile in concreto. Il mondo del no profit e dell’associazionismo – qui di interesse per le prestazioni sanitarie integrative e di assistenza – vive in un limbo tra vecchio e nuovo regime, senza troppe speranze di vedere concluso l’esercizio (o, viceversa, per gli avversatori della riforma, nella speranza di non conoscerne mai la luce). Previdenza Segue ->
  • 115. Previdenza La sanità integrativa resta ancora priva di una regolamentazione, rimanendo regolata da disposizioni più a matrice fiscale che di natura civilistico/commerciale, con tutte le criticità – anche di potenziale futura tutela degli iscritti – che l’assenza di regole può produrre. Si immagini, tra le tante, che ancora non sussistono paletti minimi in termini di solvibilità dei singoli fondi sanitari integrativi, con rischi di default tutt’altro che improbabili per alcune delle realtà esistenti, soprattutto quelle di nuova generazione, cresciute forse troppo velocemente e senza (probabilmente) troppo considerare i rischi sottesi a tale attività. Di converso, in assenza di regole, alcune di queste realtà finiscono per essere molto spesso dei meri “passacarte” verso compagnie di assicurazione, al solo fine di sfruttare le leve fiscali legate al no profit e alla sanità integrativa (che per definizione dovrebbe svolgersi senza scopo di lucro); leve altrimenti assenti in caso di collocamento diretto di garanzie assicurative private. Segue ->
  • 116. Solo l’impulso europeo sembra dare qualche scossone allo stato di torpore della materia. Dai primi di gennaio 2019 è entrata in vigore la normativa di recepimento della direttiva IORP II in materia di regolamentazione e governance dei fondi di previdenza a matrice “aziendale”; con obbligo, tra l’altro, di dotarsi di una serie di funzioni “fondamentali”, quali quelle di audit, di risk management e attuariale (ove si raccolgano o gestiscano rischi biometrici). La stessa RITA, in materia di previdenza complementare, tanto caldeggiata da uno dei due scriventi e redattori di questa nota, considerata fulgente esempio della necessaria diversificazione in termini di strumenti e opzioni tra primo e secondo pilastro (pena il copia carbone dei difetti, in termini di rigidità di accesso alle prestazioni della pensione pubblica), non sembra registrare numeri importanti, pur nel notevole beneficio fiscale riconnesso al suo utilizzo (soprattutto per gli iscritti di lungo corso ante 2007), nel suo effetto utile per coloro che (la maggior parte) vogliano rimanere sotto soglia per ottenere la prestazione in capitale e non in rendita (nemmeno in parte) e per il più importante e trascurato degli effetti, quello di garantirsi – ove di interesse – un diritto a lasciare il mondo del lavoro con anticipo e con un sostegno economico per arrivare all’età di pensione (indipendentemente dalle logiche dei riscatti, per cui tra l’altro – per la maggior parte dei casi – è richiesta una laurea e un percorso di studi da valorizzare ai fini dei requisiti previdenziali). Previdenza Segue ->
  • 117. L’aggiornamento del professionista della consulenza della materia sembra, quindi, presto fatto. Si tratterà, allora, di continuare nell’attività di promozione delle adesioni e del ricorso agli strumenti di welfare complementare, utilizzando anche leve improprie. La prima è certamente la fiscalità (si pensi al classico esempio del risultato ottenibile, senza far nulla, attraverso una contribuzione negli ultimi 5 anni di lavoro, attraverso il solo conseguente switch nella soglia delle risorse deducibili tra aliquota IRPEF e trattenuta “secca” alla fonte del 15%), ma non si dimentichi l’utilizzo dello strumento a fini di pianificazione successoria (apparentemente più blindato rispetto alle soluzioni consorelle assicurative; potendosi anche qui utilizzare il “beneficio” come strumento per superare situazioni di debito che travolgerebbero il passaggio in linea successoria degli importi presenti nel fondo o per destinare parte delle prestazioni a soggetti diversi dagli eredi legittimi) oppure – il più controverso tema – del versamento del TFR a fondo pensione per evitare azioni sullo stesso in caso di vicende divorzili. Nobile o meno nobile che sia il ragionamento, il fine pare giustificare i mezzi e, se per stimolare il ricorso al secondo pilastro è necessario qualche colpo “gobbo”, forse tutto questo non va poi così biasimato. Previdenza
  • 118. Come cambia la previdenza a livello globale Viaggio alla scoperta dei vari sistemi pensionistici in vigore a livello internazionale: un excursus interessante e affascinante sul mondo della previdenza Europa, America, Asia, Africa e Oceania: il percorso descritto qui non trascura nessun angolo del globo. Perché oltre quota 100, c’è un modo ricco e variegato da scoprire. Risulta molto interessante capire come ogni nazione, in base anche alle proprie finanze, abbia regolato il suo sistema pensionistico. Riga dopo riga, sono tanti gli spunti utili che vengono fuori e che potrebbero fare al caso della situazione in Italia. Perché con i cambiamenti demografici in atto, la riduzione della forza lavoro e il contemporaneo aumento dell’età media, il sistema previdenziale del Bel Paese rischia il crac. E il problema della sostenibilità, prima o poi dovrà essere risolto. Previdenza Segue ->
  • 119. Previdenza Legge Fornero, quota 100, APE, RITA, riforma Dini, contributivo o retributivo e chi più ne ha più ne metta: con tutta la buona volontà l’argomento pensioni, da oltre un ventennio, popola i sogni, o forse è un incubo, di milioni di lavoratori che sono frastornati anche per i continui cambiamenti che la materia pensionistica subisce. È doveroso ricordare che l’invecchiamento della popolazione è indubbiamente un fenomeno comune alla gran parte dei paesi UE e non solo, tant’è che negli ultimi anni i sistemi pensionistici europei si sono attrezzati per cercare di contenerne le conseguenze innalzando le età di pensionamento. Ma se con i 67 anni di età richiesti l’Italia si conferma ai primi posti della classifica europea per severità dei requisiti, analizzando i dati sull’area OCSE scopriamo che la situazione cambia. Segue ->
  • 120. Tra il 2012 ed il 2017 le lavoratrici italiane sono andate in pensione ad un’età media effettiva di 61 anni contro una media OCSE di 63 anni e 6 mesi, posizionandosi alle spalle di Paesi come il Regno Unito (63,9), la Germania (63,4) e la Spagna (61,6). Il dato è confermato anche tra gli uomini, con un’età pensionabile media effettiva di 62 anni e 4 mesi, a fronte di una media OCSE pari a 65 anni e 3 mesi. In questo panorama abbiamo ritenuto opportuno fare un giro d’orizzonte al di là dei confini europei. In Italia, tanto per smentire un luogo comune, l’età effettiva a cui si va in pensione è più bassa dell’età nominale consentita. Sulla carta l’età pensionabile si aggira mediamente intorno ai 64 anni: in alcuni paesi come Giappone, Messico, Corea del Sud, Islanda e Cile molti lavoratori continuano a lavorare per diversi anni alzando l’età effettiva in cui vanno in pensione, che per i maschi supera i 70 anni (in Islanda 69,7). Solo in Corea del Sud le donne lavorano dopo i 70 anni, anche se mediamente lavorano all’incirca come gli uomini. Previdenza Segue ->
  • 121. Gli uomini, in particolare, lavorano in media fino a 65 anni in Australia, 66 in Svizzera 69 in Israele 69. In Corea del Sud un uomo lavora mediamente 72 anni. Per quanto riguarda le donne i valori sono simili, anche se leggermente più bassi: oltre alla Corea del Sud, le donne lavorano fino a 67-68 anni in Giappone, Messico, Israele e Turchia. In Italia le donne smettono mediamente prima di lavorare nonostante sulla carta l’età pensionabile sia più alta. L’Italia non è il solo paese in cui la soglia per la pensione è solo nominale: in Slovacchia gli uomini dovrebbero andare in pensione a 66 anni ma ci vanno in media a 60, in Polonia la soglia per le donne è 67 anni ma si va in pensione a 60. Previdenza Segue ->
  • 122. Ci sono anche paesi in cui le donne lavorano mediamente più a lungo degli uomini come Spagna, Francia ed Estonia. Il Paese che vedrà la maggiore crescita del peso delle pensioni sul proprio bilancio è il Kuwait, uno dei pochi esempi di Paese contemporaneamente ad alta crescita demografica ed alto reddito: i kuwaitiani prevedono che, grazie al benessere presente, raggiungeranno un sistema di assistenza sociale simile a quello occidentale. A ruota vedremo il Kyrgyzstan, che progetta di spendere il 5,4% in più, e l’Azerbaigian con un +5,1%. Anche il Brasile spenderà un 5,1% in più: con Lula e Roussef sono state varate politiche sociali simili a quelle europee degli ‘60-’70 e nei prossimi decenni sperimenterà il peso di questo sul pil man mano che l’invecchiamento della popolazione diverrà simile a quello dei paesi europei. Previdenza Segue ->
  • 123. Previdenza Per variazioni della spesa per le pensioni nel mondo troviamo poi l’Uzbekistan, la cui spesa salirà del 4%, la Bielorussia e la Thailandia e la Moldova con un +3,7%. con un +3,8%. Anche Algeria e Iran, paesi in crescita a livello di reddito, vedranno una spesa per le pensioni in crescita e l’adeguamento alle politiche europee e occidentali in tema di pensioni. In questo contesto è da rimarcare il caso del Portogallo che, grazie ad un accordo bilaterale con l’Italia del 2009, “attira” pensionati italiani attratti dalla possibilità di non pagare imposte sulla propria pensione. Segue ->
  • 124. R U S S I A Anche in Russia, dove la pensione media ammonta a 14.400 rubli, circa 190 euro, lo zar Putin ha deciso fosse giunta l’ora di risistemare l’assetto previdenziale. La riforma approvata dalla Duma in terza lettura il 27 settembre dello scorso anno mette mano ad un sistema previdenziale creato da Stalin nel 1932: tra il 2019 ed il 2028 l’età pensionabile salirà gradualmente da 55 a 60 anni per le donne e da 60 a 65 per gli uomini. Tema estremamente delicato in un paese che ha un’aspettativa di vita di soli 66 anni per gli uomini e di 77 per le donne: non a caso è stata chiamata “legge sul cambiamento delle pensioni” e non riforma ed è stata proposta il 14 giugno, giorno di inizio dei mondiali. Previdenza Segue ->
  • 125. S T A T I U N I T I Prima di illustrare il sistema pensionistico degli States è opprtuna una rivisitazione delle differenze tra il sistema a ripartizione e quello a capitalizzazione, non senza aver prima ricordato che negli Stati Uniti, dato 2017, l’aspettativa di vita è i 76 anni per gli uomini e di 78 anni per le donne. Quello della ripartizione si basa su una regola semplice: chi lavora paga la prestazione di chi ha smesso di lavorare ed è in pensione: questo sistema si basa essenzialmente sull’equilibrio tra il numero di persone che lavorano e quelle che sono in pensione ed è utilizzato dalla maggior parte dei paesi europei tra cui l’Italia. Si intuisce, pertanto, come il calo degli occupati, cioè di coloro che “producono” contributi, abbia effetti devastanti sul sistema pensionistico e che la ripresa economica, con conseguente aumento degli occupati, produrrebbe come effetto collaterale una boccata d’ossigeno per il sistema pensionistico italiano. Previdenza Segue ->
  • 126. Nel sistema pensionistico a capitalizzazione, invece, ogni lavoratore mette via una parte dello stipendio per la propria pensione futura ed in base a quanto accantonato ed al tasso d’interesse avrà la sua pensione. Negli Stati Uniti vige un sistema pensionistico misto, la Social Security, che fornisce un piano base con il sistema della ripartizione, quello della capitalizzazione viene utilizzato per i fondi pensione privati: solitamente i lavoratori integrano il piano base della Social Security con i fondi pensione privati. Ad introdurlo è stato Franklin Beniamino Roosvelt nel 1953, copre quasi il 96% della popolazione ed è chiamato OASI “Old Age Survivor Insurance”. Funziona tramite una tassa, la tax FICA (Federal IncomeContribution Tax Act) che equivale alla nostra previdenza sociale: viene calcolata sul reddito dei lavoratori dipendenti e dei datori di lavoro e viene prelevata direttamente dallo stipendio del lavoratore, come in Italia. Previdenza Segue ->
  • 127. C I L E A molti potrà sembrare strano ma uno dei sistemi pensionistici migliori al mondo è quello cileno. In Cile l’aspettativa di vita, dato 2016, è di 75,7 anni per gli uomini e di 81,9 anni per le donne. La riforma delle pensioni in Cile, paese più ricco del Sud America ed uno tra i più alti al mondo per sviluppo umano (HDI), fu messa in atto durante l’inizio degli anni 80 da JosèPinera, giovane e brillante economista di Harvard, specializzato a Chicago, dove all’epoca si respirava aria di libertà economica grazie al presidente Reagan ed al contributo del futuro premio nobel, Milton Friedman. Ogni lavoratore viene dotato di un libretto pensionistico, ora virtuale, in cui è possibile verificare in qualsiasi momento la propria situazione contributiva: quanto stanno rendendo, quanto ha versato in totale il lavoratore, quando conviene andare in pensione. Lo Stato, però, non è scomparso del tutto, ma si è ritagliato due ruoli. Il primo è quello di garante e controllore degli investimenti privati, in gran parte confluiti su investimenti in azioni e bond a basso rischio, il secondo quello di continuare ad offrire il servizio di custodia dei contributi a chi preferisse affidare i propri risparmi e contributi ad un ente pubblico. La quasi totalità dei cileni ha scelto il sistema privato, trasparente e ben disciplinato: i lavoratori possono spostare i propri contributi tra diversi fondi, “costringendo” questi ultimi ad offrire le migliori condizioni possibili di investimento. Al netto del tasso di inflazione si stima che in media il conto di ogni lavoratore abbia fruttato oltre il 12%, permettendo ai pensionati di giungere a ricevere quasi l’80% del reddito medio degli ultimi 10 anni di lavoro. Previdenza Segue ->
  • 128. A F R I C A Con una aspettativa di vita tra le più basse del mondo, intorno ai 50 anni, i paesi Africani hanno sottovalutato il problema pensionistico. Fortunatamente, con una vita media che lentamente inizia ad aumentare, il problema pensionistico inizia a far capolino anche nel continente Africano, che vorrebbe adeguarsi agli standard pensionistici occidentali (pensione di base statale, pensione obbligatoria legata al lavoro e pensione volontaria per integrare le prestazioni) ma soffre per la mancanza di occupazione dei suoi abitanti. Per fare un raffronto l’Italia, paese tra i più anziani al mondo, contribuisce alle pensioni con il 15% del suo PIL, gli stati Uniti il 7%, dato influenzato dalla preferenza degli americani per la contribuzione volontaria e dalla mentalità spiccatamente liberista. L’Europa, mediamente, oscilla intorno all’11%. Previdenza
  • 129. C I N A La Cina sta affrontando una crisi demografica fortissima, che risulta addirittura più decisa di quella del Giappone e che impone dei radicali cambiamenti alle politiche di controllo demografiche sin qui attuate stante il calo fortissimo della popolazione in età fertile. L’aspettativa di vita in Cina, dato aggiornato al 2017, è di 75 anni per gli uomini e di 78 anni per le donne G I A P P O N E Anche nel civilissimo Giappone il problema pensionistico non è di facile soluzione: paese noto per la dedizione al lavoro dei suoi cittadini ma con la più alta percentuale al mondo di over 65 con il 25% seguita da Germania ed Italia con il 21%: come se non bastasse il paese registra uno tra i minori tassi di fertilità al mondo con 1,5 figli per donna di poco superiore all’Italia con 1,4. Per semplificare è uno dei paesi al mondo con la maggiore longevità dei suoi cittadini che fanno pochi figli e sono mediamente molto anziani: una miscela esplosiva per la previdenza. Sulla carta il sistema previdenziale pubblico nipponico è strutturato per garantire la sostenibilità per i prossimi 100 anni e le risorse di cui dovrebbe usufruire per effetto della contribuzione minima richiesta a quanti decidano di aderire ammonterebbero a 2,06 miliardi di miliardi di yen in un secolo. Previdenza Segue ->
  • 130. I N D I A Il sistema di previdenza sociale in India è disciplinato da un cospicuo numero di leggi che regolano una serie di norme e programmi: nonostante ciò copre soltanto una piccola parte della popolazione. Il sistema di previdenza sociale in India comprende un pagamento di premi assicurativi nei fondi governativi (come in Cina) ma anche obblighi forfettari per il datore di lavoro. Sebbene gran parte della popolazione indiana, facente parte del “settore non organizzato” non ha la possibilità di essere inserita in un programma previdenziale, i cittadini indiani appartenenti al “settore organizzato” (che include quelli impiegati da investitori stranieri) ed i loro datori di lavoro sono coperti dai fondi già menzionati. I N G H I L T E R R A Ed in tema di Brexit, non conoscendo al momento le eventuali ricadute che potrebbe avere sul sistema pensionistico, non può mancare uno sguardo in terra di Albione. Dal 2016 è stata introdotta in Inghilterra la “New State pension”: per aver diritto alla full state pension il lavoratore dovrà aver accumulato almeno 35 anni di contributi qualificati. Previdenza
  • 131. L’importanza di gestire la propria economia personale in base al Life Planning
  • 132. «Il denaro tocca o influenza ogni immaginabile aspe6o della vita» da «Lightning the torch» George Kinder & Susan Galvan esempi: aiutare i figli a costruirsi una famiglia intraprendere un lavoro all’estero Metodologia del Life Planning Life Planning
  • 133. ●  La gestione del denaro deve mirare, principalmente al rendimento? ●  o all'efficienza rispetto alle proprie necessità ? ●  la massimizzazione del rendimento potrebbe non essere necessaria o adatta Life Planning
  • 135. età patrimonio disponibile rendimento ipotesi 4% utilizzo annuo 100.000 più 3% inflazione ipotizzata patrimonio residuo 42 2000000 80000 100000 1980000 43 1980000 79200 103000 1956200 44 1956200 78248 106090 1928358 45 1928358 77134 109273 1896220 46 1896220 75849 112551 1859518 47 1859518 74381 115927 1817971 48 1817971 72719 119405 1771284 49 1771284 70851,4 122987 1719148 50 1719148 68765,9 126677 1661237 51 1661237 66449,5 130477 1597210 52 1597210 63888,4 134392 1526706 53 1526706 61068,3 138423 1449351 54 1449351 57974,0 142576 1364749 55 1364749 54590,0 146853 1272486 56 1272486 50899,4 151259 1172126 57 1172126 46885,0 155797 1063214 58 1063214 42528,6 160471 945272 59 945272 37810,9 165285 817798 60 817798 32711,9 170243 680267 61 680267 27210,7 175351 532127 62 532127 21285,1 180611 372801 63 372801 14912,0 186029 201684 64 201684 8067,35 191610 18140,8 65 18140,8 725,631 197359 -178492 66 -178492 -7139,69 203279 -388911 67 -388911 -15556,5 209378 -613846 68 -613846 -24553,8 215659 -854059 69 -854059 -34162,3 222129 -1110350 70 -1110350 -44414,0 228793 -1383557 Se non si pianificano le entrate e le uscite economiche e finanziarie durante il corso della propria vita, il rischio di ritrovarsi «in rosso» nei momenE clou è molto elevato. Cosa può succedere senza una mappa … Life Planning
  • 136. Cose strane …..ma vere Spesso la gente non sa perché risparmia e, frequentemente, dice che lo fa “perché non si sa mai” o per abitudine/educazione ➢  Spesso manca la consapevolezza di quelli che sono i veri obiettivi/motivi ➢  In realtà, la gente risparmia e/o si indebita perché ha degli OBIETTIVI oppure perché ha delle PAURE Life Planning
  • 137. •  concreto •  misurabile •  raggiungibile •  stimolante Tutte le condizioni devono essere soddisfatte L’obiettivo deve essere: Life Planning
  • 138. •  Sposarsi, vivere in coppia •  Vivere da single •  Comprare casa •  Integrare la pensione •  Futuro dei Figli •  Donare (…lasciare) •  Iniziare una attività •  Cessare di lavorare •  Viaggiare •  Studiare Esempi di obiettivi Life Planning
  • 139. EMOZIONE COSA? QUANDO? RAZIONALIZZAZIONE COME ? PERCHE? A QUALI CONDIZIONI? Decisioni prese in base emotiva su dati razionali Life Planning
  • 140. 1,2,3… cosa è importante davvero? e invece, a cosa puoi rinunciare? Le priorità Life Planning
  • 143. •  Divorzio •  Perdita di una Persona cara •  Perdita del lavoro •  Perdita della casa •  Invalidità e malattia •  Fallimento •  Pesante indebitamento •  Condanna Ci possono essere anche crisi della vita … Life Planning
  • 145. capitale iniziale 50000€ investito per 30 anni caso 1 50% azioni/50% obbligazioni tasso fisso 70% azioni/30% obbligazioni tasso fisso 100% azioni prelievo annuo 50000€ probabilità di finire con >0€ 0 2,8 10,7 probabilità di finire con >5000000€ 0 0,2 5,99 Minimo di anni per esaurire il portafoglio 7,8 7,4 6,8 valore capitale medio al termine 0,00 € 0,00 € 0,00 € caso 2 prelievo annuo 35000€ probabilità di finire con >0€ 20,2 31,3 44,8 probabilità di finire con >5000000€ 5,1 15,1 28,6 Minimo di anni per esaurire il portafoglio 11,2 10,8 9,6 valore capitale medio al termine 0,00 € 0,00 € 0,00 € caso 3 prelievo annuo 25000€ probabilità di finire con >0€ 65,7 73,0 74,9 probabilità di finire con >5000000€ 27,0 40,1 51,8 Minimo di anni per esaurire il portafoglio 15,6 15,1 13,4 valore capitale medio al termine 164.488,00 € 328.983,00 € 569.763,00 € Life Planning
  • 146. obiettivo 1 obiettivo 2 obiettivo 3 …… puoi rinunciare agli obiettivi non prioritari? QUALE OBIETTIVO NON RAGGIUNTO TI METTEREBBE IN SERIA DIFFICOLTA’? Definire le priorità Life Planning
  • 148. Il Goal Based Investment, l’approccio corretto agli investimenti:
  • 149. I Goal Based Investment sono un approccio relaEvamente nuovo alla gesEone patrimoniale che enfaEzza gli invesEmenE con l'obieLvo di raggiungere specifici obieLvi di vita. I Goal Based Investment coinvolgono un gestore patrimoniale o i clienE dell'impresa di invesEmento che misurano i loro progressi verso specifici obieLvi di vita, come il risparmio per l'istruzione dei bambini o la costruzione di un gruzzolo di pensionamento, piu0osto che concentrarsi sulla generazione del rendimento più elevato possibile del portafoglio o ba0ere il mercato. I Goal Based Investment differiscono dagli invesEmenE tradizionali, in quanto il criterio di successo è la capacità dell'invesEtore di raggiungere i propri obieLvi di vita personale, piu0osto che il rendimento degli invesEmenE rispe0o alla media del mercato in un determinato periodo. Goal Based Investment Segue ->
  • 150. L’approccio Goal Based Investment propone un conce0o di successo legato alle esigenze e agli obieLvi dei clienE. Se gli obieLvi principali di un cliente sono risparmiare per la pensione imminente e finanziare l'educazione universitaria dei giovani nipoE, una strategia di invesEmento sarebbe più conservaEva per il primo e relaEvamente aggressiva per il secondo. Ad esempio, l'asset allocaEon per le aLvità pensionisEche potrebbe essere il 10% di azioni e il 90% di reddito fisso, mentre l'asset allocaEon per il fondo di istruzione può essere il 50% di azioni e il 50% di reddito fisso. I bisogni e gli obieLvi individuali, piu0osto che la tolleranza al rischio, sono ciò che guida le decisioni di invesEmento prese nel quadro degli obieLvi. Goal Based Investment Segue ->
  • 151. Il tempo di realizzazione dell’obiettivo è chiaramente un altro fattore dirimente, e strettamente legato al livello di rischio che si è disposti a correre. E non si tratta qui di osservare quanto già noto, e cioè che maggiore è il tempo a disposizione, maggiore è il rischio che si può affrontare (la time diversification su cui, tuttavia, ci sarebbe a nostro avviso molto, e meglio, da discutere); ma di considerare se la scadenza prescelta in fase di implementazione del progetto sia tassativa o meno, ricollegandosi quindi al precedente passaggio inerente al livello di probabilità di successo/fallimento accettabile. Goal Based Investment Segue ->
  • 152. Emerge chiaramente che il Goal-based investing non solo deve essere implementato in maniera oculata, considerando e calibrando attentamente le variabili di cui si è discusso, ma anche che esso richiede un intenso lavoro di manutenzione costante e rapida nel corso del tempo. Il consulente finanziario deve infatti analizzare differenti aspetti prima di scegliere come far investire il cliente, ed essere pronto ad intervenire se le azioni intraprese non avvicinano al raggiungimento dell’obiettivo. Si noti, peraltro, che nella logica del Goal-based investing il concetto di rischio deve essere ripensato; è ovvio, infatti, che si dovrà pur ragionare sull’impatto della volatilità degli investimenti intrapresi, ma il vero rischio diventa in questo caso il non raggiungimento dell’obiettivo, e non l’oscillazione dei rendimenti in sé. Goal Based Investment Segue ->
  • 153. I vantaggi del Goal Based Investment includono: Il maggiore impegno dei clienti nei confronti dei loro obiettivi di vita consente loro di osservare e partecipare a progressi tangibili Una riduzione delle decisioni impulsive e una reazione eccessiva, basate sulle fluttuazioni del mercato Gli investimenti basati sugli obiettivi sono cresciuti in popolarità negli anni successivi alla Grande recessione del 2008-2009 quando gli investitori hanno capito fino a che punto l'inseguimento di rendimenti elevati potrebbe avere un impatto negativo sull'accumulo di ricchezza a lungo termine. Goal Based Investment
  • 154. I prodotti di riferimento: cosa sono i target funds I Target Funds si rivolgono a chi vuole far fruttare i propri risparmi per poter conseguire un determinato obiettivo - come l’acquisto di una casa, l’istruzione superiore dei figli, risparmi supplementari per affrontare l’età pensionistica - entro una data prestabilita. I Target Funds operano secondo una strategia di allocazione degli asset che si basa su una data futura prestabilita, adeguando il modello di allocazione man mano che il fondo si avvicina alla scadenza. L’anno target è identificato nel nome del fondo. Quindi, ad esempio, se si vuole raggiungere il proprio obiettivo di investimento nel 2040, si sceglie il Target Fund corrispondente. Diversificazione I Target Funds offrono ai risparmiatori un’esposizione diversificata a livello globale su una gamma di asset estremamente ampia che comprende azioni, obbligazioni corporate, titoli di stato, settori e mercati diversi. I Target Funds sfruttano al massimo le opportunità di crescita dei mercati durante la fase iniziale dell’investimento, diminuendo il rischio man mano che ci si avvicina alla scadenza, per tutelare capitale ed eventuali rendimenti maturati. I Target Funds beneficiano dell’esperienza professionale dei gestori attivi, che consente loro di prendere le decisioni più appropriate, modificando il portafoglio al fine di ottimizzarlo in ogni contesto di mercato. Goal Based Investment
  • 155. Il vantaggio del Goal Based Investment nella consulenza finanziaria Quella del Goal Investing è un’impostazione efficace. Infatti, come insegna la finanza comportamentale, aiuta i risparmiatori a pianificare l’investimento, mantenendosi focalizzati su di esso facendo leva proprio su una delle principali distorsioni (o bias) comportamentali: di solito le persone tendono a guardare al loro patrimonio segmentandolo sulla base di obiettivi, i cosiddetti “conti mentali” (o mental accounts). Quindi, un punto di debolezza, un bias psicologico ben noto agli esperti di finanza comportamentale e di psicologia, si trasforma in un punto di forza. Infatti, l’attenzione del risparmiatore si sposta da parametri freddi e spesso astratti, come la tolleranza al rischio e l’orizzonte temporale, a bisogni tangibili della vita di tutti noi. Lasciando gli (indispensabili) aspetti tecnici ai tecnici. Del resto, noi Sapiens siamo creature emotive ed empatiche e le cose concrete ci motivano molto più dei numeri astratti. Per inciso: con l’investimento ad obiettivi, l’orizzonte temporale dell’investimento è automaticamente corretto… Goal Based Investment
  • 156. Il vantaggio del Goal Based Investment nella consulenza finanziaria ConS mentali ed efficienza del portafoglio Qualcuno potrebbe obie0are che l’eventuale segmentazione del patrimonio in vari portafogli basaE su “conE mentali” potrebbe rendere inefficiente l’invesEmento. Ma non è così: il padre della moderna teoria di portafoglio Harry Markowitz, premiato con il Nobel per l’Economia, ha dimostrato in un celebre arEcolo che efficienza di portafoglio e “conE mentali” vanno perfe0amente d’accordo (cliccate quiper approfondire). Logica di accumulo vs logica di decumulo Guardando all’invesEmento per obieLvi da un’altra angolazione, possiamo dividerli in due macro categorie: - quelli ad accumulo del capitale – ad esempio gli invesEmenE volE a cosEtuire un capitale per i propri figli o per gli anni della pensione – generalmente legaE alla prima fase della vita di una persona; - quelli a decumulo – pensaE ad esempio per o0enere un reddito integraEvo da un capitale precedentemente accumulato – spesso associaE alla seconda fase della vita. Proprio gli invesEmenE volE a fornire un reddito integraEvo, chiamaE anche invesEmenE Income, sono parEcolarmente importanE, dato che si tra0a di soluzioni finanziarie finalizzate a mantenere il proprio life-style in un’età in cui le capacità reddituali generalmente si riducono. In epoca di bassi tassi d’interesse, focalizzare l’a0enzione su questo obieLvo specifico a0raverso il Goal Inves2ng rende più semplice trovare una soluzione finanziaria adeguata a questo Epo di bisogno. Goal Based Investment
  • 157. Il vantaggio del Goal Based Investment nella consulenza finanziaria Il ruolo dell’emoSvità Specie per il primo Epo di invesEmenE ad obieLvo, quelli ad accumulo, lo scopo concreto è spesso vesEto di emoEvità; pensate al risparmio per i figli, per realizzare il viaggio dei propri sogni, per comprare la prima casa. Questo aspe0o emoEvo dà forza all’invesEmento e rende assai più semplice a0enersi al piano finanziario, ad esempio contribuendo regolarmente all’invesEmento tramite un Piano di Accumulo del Capitale, o PAC. Il PAC è in sé un potente alleato: consente di invesEre regolarmente, senza pensare al momento “giusto” per farlo, si va avanE e basta come uno schiacciasassi. Ciò rende enormemente più probabile raggiungere l’obieLvo prefissato. E questo è ciò che conta di più. Goal Based Investment
  • 158. Centralità del ruolo del consulente finanziario: come creare valore
  • 159. Il ruolo del nudging nel mondo delle assicurazioni Valore del consulente
  • 160. Processo di consulenza e valore per il cliente Valore del consulente Consulente Cliente Portafoglio
  • 161. Consulente Cliente Portafoglio Intelligenza emotiva Rischio = Asimmetria guadagni e perdite Rischio = Varianza Rischio nella relazione cliente-portafoglio Valore del consulente
  • 163. 1) All’inizio degli anni ’80 Reagan ridusse le tasse del 23% in due anni. L’attesa era un aumento dei consumi. L’aumento dei consumi non si verificò. Perché? Esperimenti naturali (storia dell’economia) Finanza comportamentale
  • 164. Simulazioni Costruzione di scenari ipotetici per osservare gli effetti derivanti dalla modificazione di un qualche fattore. Esempio: costruzione di un certo numero di portafogli per vedere quali faranno meglio del benchmark. Finanza comportamentale
  • 167. Rapporto di consulenza e di delega tra consulente e cliente Dato che fa sembrare a posteriori più prevedibile ed anEcipabile quello che è successo in precedenza, si ingenerano facilmente sfiducia e disaffezione nei confronE di chi non è stato capace di fare queste presunte facili previsioni. Si tra0a di una quesEone delicata quando un risparmiatore affida i propri risparmi ad un consulente o ad una organizzazione Può diventare una quesEone più che delicata in funzione delle modalità con cui è avvenuta la delega e la successiva decisione Finanza comportamentale
  • 170. Il frame L’espressione delle preferenze è sensibile: ●  al modo con cui il dilemma decisionale viene descri0o ●  al frame (incorniciamento) ado0ato per interpretare le alternaEve di scelta. Finanza comportamentale
  • 171. Le prospettive attraverso le quali noi guardiamo il mondo limitano le opzioni della decisione che possiamo vedere e influenzano come noi possiamo effettivamente comunicare e “passare” quelle opzioni ad altri. I frames sono strutture mentali che semplificano e guidano la nostra comprensione di una realtà complessa e ci costringono a vedere il mondo da una particolare e limitata prospettiva Finanza comportamentale Il frame
  • 172. La forza del frame Finanza comportamentale Una storia tra il francescano e il gesuita … I due religiosi sono entrambi forti fumatori e un pò preoccupati per la loro umana debolezza specialmente quando fumano mentre pregano. Il francescano si rivolge al suo superiore chiedendo: “Padre è permesso fumare mentre si prega?” La risposta è no! Il gesuita si rivolge al suo superiore chiedendo: “Padre, quando nei momenti di debolezza fumo è permesso dire una preghiera?” La risposta è no!
  • 173. Incorniciare l’informazione Finanza comportamentale Scegliere tra due programmi per fronteggiare una situazione di sofferenza particolarmente grave per la quale si prevede la perdita di 600 contratti.
  • 177. Quindi: nel primo caso viene preferita l’opzione certa dato che rispe0o al punto di riferimento è quella che offre l’esito migliore nel secondo caso l’opzione rischiosa è quella che apparentemente consente di evitare le perdite. Finanza comportamentale
  • 182. Status quo bias e Regret Tra i fa0ori legaE alla sfera emoEva più comunemente rilevaE, anche in ambito sperimentale è la sensazione del rimpianto (regret) che, anEcipata dal sogge0o al momento di fare una scelta, può condurre all’immobilismo. Finanza comportamentale