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Il Project Management: innovazione gestionale in Sanità - Sergio Canzanella
1. Il Project Management: innovazione gestionale in Sanità
Dr. Sergio CANZANELLA Direttore Generale
Associazione House Hospital onlus
Roma, 26 ottobre 2018
1
2. • Orientamento al risultato/obiettivo
• Sviluppo delle capacità
manageriali
• Gestione e valorizzazione dei
collaboratori
• Orientamento alla delega
• Comunicazione interna efficace
• Lavoro integrato e “orizzontale”
• Innovazione & valori
• Creazione di sinergie/integrazione
• Creazione di valore e competitività
• Leadership
• Competenze trasversali
• Capacità di lavorare in team
• Problem solving
• Decision making
• Gestione del tempo
• Creatività/Ideazione
• Capacità previsionale
• Pianificazione e controllo
• Miglioramento continuo
PROJECT MANAGEMENT
E’ un modello di gestione manageriale
orientato a gestire il cambiamento in
situazioni organizzative complesse.
E’ un processo metodologico in grado di
diffondere in modo efficace e trasversale
alla organizzazione le competenze
tecniche.
Nuova cultura del lavoro:
valori ed obiettivi
Competenze da rinforzare:
persone e professionalità
Nuovi modelli di lavoro,
processi e metodi innovativi
4. 4
Attività chiave:
•Analizzare quali attività di tipo organizzativo sono
appropriate ed efficaci
•Analizzare quali attività sono efficienti ed in che
misura lo sono
•Analizzare quali attività sono prioritarie per il
miglioramento di un processo
•Verificare se vi sono evidenze che gli esiti siano
migliorati
PERFORMANCE
5. Attuare i
miglioramenti
Identificare i
processi e i loro
relativi indicatori
per il monitoraggio
Identificare
i clienti ed
i loro bisogni
Stabilire i valori,
la mission, la
vision,
gli scopi e gli
obiettivi
Monitorare e
identificare
opportunità di
miglioramento
Analizzare i
risultati
5
PIANO DI QUALITA’
6. Le azioni di miglioramento della Qualità:
il CICLO DI DEMING
Trovare
le cause
Generare
soluzioni
PLAN
DO
CHECK
ACT
Stabilire un
metodo
Descrivere
il problema
Sviluppare un piano di azione
(chi, cosa, quando, dove, come)
Misurare,
analizzare e
verificare
Implementare
7. Fase di
progettazione del
miglioramento
della qualità
Costituzione di un
gruppo di lavoro
Definire
l’opportunità
di miglioramento
Analizzare
Selezionare e
attuare
le soluzioni
Valutare i risultati
Standardizzare
Pianificare per il
futuro
PROJECT MANAGEMENT
9. Equità
Appropriatezza
Dignità
Legge n. 38 del 15 marzo 2010
Diritto del cittadino ad accedere gratuitamente
alle cure palliative ed alla terapia del dolore (LEA)
Istituzione delle Reti di Cure Palliative e Terapia del Dolore
Obbligo di riportare la rilevazione del dolore
all’interno della cartella clinica - Formazione specifica (Master, ECM)
Semplificazione delle procedure di accesso ai medicinali impiegati
nella terapia del dolore - Ruolo del MMG e del Volontariato
Comunicazione sociale
11. Valuti quanto è intenso il dolore che sente in questo momento
Metta una crocetta su un numero compreso tra 0 (nessun dolore) e 10 (massimo
dolore)
6 - 7
Da quando tempo dura il dolore che sente?
❑ Da circa 1 settimana 20%
❑ Da circa 1 o 2 mesi 40%
❑ Da circa 3 o 6 mesi 35%
❑ Da circa più di 6 mesi fino a un anno 5%
12. Ha parlato del dolore con il Suo medico di famiglia?
No 36% Sì 64%
Se sì, le ha prescritto farmaci o trattamenti?
No 36% Sì 64%
Il Suo medico di famiglia le ha prescritto una visita specialistica ad un
Centro di Terapia del dolore?
No 24% Sì 76%
Sa che dal 2010 in Italia esiste una legge per garantire l'accesso alla terapia
del dolore ed alle cure palliative?
No 72% Sì 28%
Sa che questa legge obbliga le strutture sanitarie a misurare il dolore ed
annotarlo in cartella clinica insieme alla terapia prescritta ed ai risultati
ottenuti con quella terapia?
No, non lo so 75% Sì, lo so 25%
13. Come considera i farmaci oppiacei (derivati dalla morfina)?
❑ Non conosco tali farmaci 35%
❑ Sono utili solo per i pazienti in fin di vita 45%
❑ Sono utili per curare il molti tipi di dolore acuto o cronico 20%
Ha avuto necessità di accedere ad un centro o ambulatorio di terapia del
dolore?
❑ No 42%
❑ Sì, come paziente 36%
❑ Sì, come familiare del paziente 22%
Se ha risposto sì alla domanda precedente, è soddisfatto dell’assistenza
ricevuta?
❑ Per nulla soddisfatto 16%
❑ Poco soddisfatto 25%
❑ Abbastanza soddisfatto 31%
❑ Molto soddisfatto 28%
14. Sulla base della sua esperienza, consiglierebbe questo ambulatorio?
No 32% Sì 52% Non saprei 16%
Ha avuto necessità di accedere ai servizi della rete di Cure Palliative?
No 19% Sì, come paziente 48% Sì, come familiare del paziente 33%
È soddisfatto dell’assistenza domiciliare ricevuta?
Per nulla soddisfatto 18%
Poco soddisfatto 22%
Abbastanza soddisfatto 34%
Molto soddisfatto 26%
È soddisfatto dell’assistenza residenziale (hospice) ricevuta?
Per nulla soddisfatto 2%
Poco soddisfatto 8%
Abbastanza soddisfatto 64%
Molto soddisfatto 26%
17. E’ un concetto di centralità della persona sui suoi bisogni
assistenziali e sociali per una presa in carico globale da parte
dell’équipe multiprofessionale.
Oggi, al paziente non basta l’eccellenza del singolo specialista, ma
quel che conta è il tasso complessivo di interazione di più soggetti
sulla malattia, nella quale, i diversi operatori mettono in campo le
proprie individualità e specificità, dando vita a quell’intreccio di
“pluricompetenze” che è la base del lavoro di équipe.
18. LA SFIDA DELLA SANITA’ NEI TEMPI DI RISORSE RIDOTTE
MENO SPESE PIU’ SERVIZI
SIGNIFICA
LA RAZIONALIZAZIONE, L’INTEGRAZIONE ED IL
TRASFERIMENTO DELLE RISORSE
INCREMENTARE e
QUALIFICARE L’OFFERTA
OCCORRE CAMBIARE
Il modo di erogare le cure
INNOVANDO
i processi di assistenza
ATTRAVERSO
19. Il No profit in Italia coinvolge 9,5 milioni di cittadini, 75.000
organizzazioni, 960.000 occupati e 500.000 volontari a
tempo pieno, con una tipologia di servizi che spaziano dalle
cure riabilitative all’assistenza domiciliare, dal sostegno ai
minori all’istruzione scolastica.
Per ora, nel nostro Paese, il “terzo settore” costituisce il
3,5% dell’occupazione nazionale.
Di questi, i lavoratori dipendenti regolarmente stipendiati
equivalgono all’1,8% dei lavoratori nazionali, e producono
ricchezza per quasi
80 mld €, pari al 3% del PIL
22. A CHI SI RIVOLGONO LE CURE PALLIATIVE
A malati in fase terminale di malattia, affetti da patologie evolutive ed irreversibili, definiti
dai seguenti criteri contemporaneamente presenti:
Criterio terapeutico: malati affetti da una malattia evolutiva irreversibile nel loro
ultimo periodo di vita, quando le cure dirette contro la patologia di base non sono più
efficaci.
Criterio sintomatico: presenza di sintomi invalidanti che comportano una riduzione
della qualità della vita dei malati e dei familiari.
Criterio evolutivo: rapida evoluzione della malattia con imminenza della morte. Si
rivolgono perciò a pazienti oncologici e non, nonché, in parte, a pazienti in cura attiva,
come simultaneous care
23. Indice di Karnofsky
100 %
Nessun disturbo,
nessun segno di malattia.
90 %
Possibili le normali attività, Sintomatologia molto
sfumata.
80 % Normali attività possibili con difficoltà. Sintomi evidenti.
70 % Cura di se stessi. Normali attività e lavoro non possibili.
60 %
Necessario qualche aiuto, indipendente nei bisogni
personali.
50 %
Aiuto spesso necessario, richiede frequenti cure
mediche.
40 % Disabile. Necessario un aiuto qualificato.
30 %
Severamente disabile. Ospedalizzazione necessaria ma
senza rischio di morte.
20 %
Estremamente malato. Richieste misure intensive di
supporto alla vita.
10 %
Moribondo. Processi di malattia fatali rapidamente
progressivi.
0 % Morte.
26. DATI ISTAT 2015
In Italia, ogni anno circa 270mila/300mila cittadini sono colpiti da cancro.
Si rileva che il tasso di mortalità per neoplasie in Campania è di 26,7 decessi ogni 10.000
abitanti contro un valore nazionale pari a 25,6; si stima, inoltre, che il numero complessivo di
pazienti non oncologici che necessitano di interventi di cure palliative corrisponde al numero
di pazienti deceduti per tumore/anno.
Per quanto attiene al paziente in età pediatrica, gli studi evidenziano:
• una mortalità pari a 0,8 - 1/10.000 minori che necessitano di cure palliative pediatriche con
età 0 - 17 anni/anno/regione
• una stima della prevalenza di minori con necessità di cure palliative
pediatriche pari a 10 volte la mortalità e, pertanto, corrispondente a 10/10.000 minori 0 - 17
anni.
27. EPIDEMIOLOGIA
In Regione Campania, l’incidenza dei tumori è di 735 casi per 100mila abitanti/anno (415
maschi/320 femmine) ed il tasso standardizzato di mortalità per tumore è pari a 368 per
100mila abitanti/anno; nè deriva che ogni anno il numero dei malati terminali dovrebbe
essere di circa 19.427, dal momento che il 90% dei malati deceduti per tumore 21.311
attraversano una fase terminale di malattia caratterizzata da un andamento progressivo
irreversibile. Ad essi vanno aggiunti coloro che, pur affetti da patologia neoplastica non sono
ancora in fase d’inguaribilità, e quelli affetti da forme inguaribili di patologie non oncologiche,
come quelle neurologiche, polmonari, infettive e metaboliche (9.713).
La prevalenza di bambini con patologie oncologiche in Regione Campania è compresa tra 160
e 180 nuovi casi/anno e che la sopravvivenza/guarigione media è pari al 50%, il fabbisogno
di assistenza è stimabile in 70 bambini/anno.
28. 28
PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA
✓ I familiari e gli amici dei pazienti hanno libero
accesso e senza limiti di orario in Hospice
✓ Obiettivo prioritario: controllo dei sintomi
✓ Consolidata esperienza del terzo settore nel campo
delle Cure Palliative
✓ Garanzia di continuità del servizio
✓ Attenzione rivolta alla persona
✓ Tutela della privacy
✓ Risparmio per il SSR
✓ Scarsa conoscenza della realtà del Piano Territoriale di
Zona da parte della Comunità Locale
✓ Mentalità attualmente ancora discriminante nei
confronti dei malati terminali
✓ Presenza del dolore “burocratico” che impedisce al
malato terminale una piena fruizione dei Servizi presenti
sul territorio
✓ Scarso coinvolgimento del MMG
✓ Scarsa conoscenza dell’Hospice
OPPORTUNITA’ RISCHI
✓ Assistenza qualificata per i malati terminali
✓ Ruolo incisivo del care-giver
✓ Valorizzazione delle “famiglie risorse” presenti nel
territorio
✓ Assenza nel territorio di uno sviluppo delle cure
palliative
✓ Diffidenza rispetto al coinvolgimento nell’iniziativa da
parte della Comunità Locale, a causa della scarsa
informazione
29. REGIONE LOMBARDIA
9 mln abitanti - 72 Hospice
Tipologia: oncologici, AIDS, nefropatici,
cardiopatici, neurodegenerativi,
etc … etc ….
76 Centri di Terapia del Dolore
REGIONE CAMPANIA
6 mln abitanti - 9 Hospice
Tipologia: oncologici
31 Centri di Terapia del Dolore
30. PROBLEMI DEL MALATO ONCOLOGICO
- sono soggetti ad un’alternanza di condizioni di salute tra fasi di benessere e
ricadute, il che compromette la loro capacità di svolgere una vita normale
- la comunicazione medico-paziente spesso risulta insoddisfacente e priva di
calore
- il conflitto di interessi tra il diritto del malato alla cura e l’obbligo del medico
ad operare nell’ambito delle risorse disponibili, solleva un problema etico che
richiede soluzioni che vanno discusse in ambito specialistico ed istituzionale
- la riabilitazione studiata appositamente per i pazienti oncologici
31. PROBLEMI DEL MALATO ONCOLOGICO
- le Cure palliative e terapia del dolore
- i malati considerano l’informazione la prima e più importante medicina. Chiedono ai medici
di essere messi al corrente sulle caratteristiche del loro tumore e vogliono essere coinvolti
nelle decisioni terapeutiche
- i diritti del malato non si esauriscono col diritto alla cura. Il malato oncologico, che guarisca
dal cancro o che ne sopravviva e ci conviva, non può essere lasciato a margine della società. Il
che vuol dire: se è adulto e attivo non può essere espulso dal proprio lavoro
- la famiglia oncologica. Genitori, figli, fratelli, sorelle, parenti, mogli e mariti o compagni di
vita del malato di cancro vivono e soffrono la malattia indirettamente ma comunque in
maniera profonda
42. Le famiglie, i volontari e i professionisti che negli Hospice operano sanno bene
che essi non sono affatto luoghi di morte, piuttosto sono contesti in cui le
persone possono sentirsi ed essere considerate vive nonostante la malattia
inguaribile.
Al contrario rischia di morire prima del tempo chi, affetto da una malattia in
fase terminale, viene dimenticato in un reparto di ospedale o dimesso senza
un programma di cure palliative.
Così come rischia di morire il malato che soffre inutilmente per un dolore o
per altri sintomi che potrebbero essere alleviati da terapie oggi troppo poco
utilizzate.
43. Le cure palliative non sono la scienza medica della morte.
Sono esattamente il contrario. Sono la disciplina che
garantisce anche a chi non vivrà a lungo, per il tempo che
resta a disposizione, tutta l’attenzione e la dignità che
merita. È invece vivo chi si sente valorizzato per la propria
capacità di scelta e di autodeterminazione nell’orientare il
percorso di cura in base alle personali aspettative e
desideri.
44. Per questo è più vivo chi, alle proprie domande sullo
stato di salute, riceve informazioni chiare. È vivo chi
vive relazioni significative con la propria famiglia,
nonostante la sofferenza che caratterizza la
malattia inguaribile. È vivo chi trova confronto sugli
interrogativi di ordine spirituale che spesso
coinvolgono chi è vicino al termine della vita.
46. Nei nuovi L.E.A., all’art. 38 comma 2 del D.P.C.M. del 12 gennaio 2017 pubblicato in S.O.G.U. n.15/17, è
previsto che nell'ambito delle attività di ricovero ordinario vengono garantite tutte le
prestazioni cliniche, mediche e chirurgiche, ostetriche, farmaceutiche, strumentali e tecnologiche
necessarie ai fini dell'inquadramento diagnostico, della terapia, inclusa la terapia del dolore e le cure
palliative, o di specifici controlli clinici e strumentali.
La Terapia del Dolore e le Cure Palliative non sono quindi rivolte solo a favore di persone
affette da patologie ad andamento cronico ed evolutivo per le quali non esistono terapie o, se
esistono, sono inadeguate o inefficaci ai fini della stabilizzazione della malattia o di un
prolungamento significativo della vita (cfr. L.E.A. artt. 22, 23 e 31), ma anche ai malati
in ricovero ordinario.
47. Il Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro del Ministero della
Salute anni 2011/2013 - 2014/2016 recepito dalla Regione Campania nel mese scorso auspicava che un
livello base di competenza in cure palliative divenisse patrimonio culturale di tutti i medici che prendono in
cura il malato oncologico, laddove un livello superiore dovrebbe esser di pertinenza di coloro che
svolgono la propria attività nelle U.O. di cure palliative, hospice ed assistenza domiciliare.
Secondo il modello simultaneous care, infatti, l’integrazione tra terapie oncologiche e cure
palliative deve avvenire precocemente nel percorso di cura in ogni fase di malattia. Anche per
questo il documento riteneva necessario fosse presente una unità di cure palliative
nell’ambito del dipartimento ospedaliero e che in ogni U.O. di Oncologia ci fossero uno o più
medici dedicati alla gestione clinica di tali situazioni.
Grazie a diversi studi scientifici è ormai certo che le simultaneous care consentono di ottenere una
migliore qualità della vita, un miglior controllo dei sintomi, una riduzione della depressione e dell’ansia, un
minore stress emotivo dei caregiver.
48. Ma i vantaggi si riverberano anche, e soprattutto, sulla qualità della vita del malato,
consentendo un maggior rispetto delle sue volontà, un minor utilizzo di chemioterapici negli
ultimi due mesi di vita, associato ad un più frequente e prolungato uso dell’assistenza
palliativa e, last but not least, una sopravvivenza maggiore di tre mesi rispetto ai malati
gestiti con il trattamento oncologico standard.
Per questi motivi bisogna istituire una task force “Cure palliative in oncologia”, ritenendo
che la mission dell’oncologia medica debba ispirarsi alla cultura del non abbandono e
garantire ad ogni malato di cancro l’attenzione alla qualità della vita, la continuità
terapeutico-assistenziale in tutte le fasi di malattia, ponendo il malato e non il tumore al
centro dell’attenzione e delle cure. Tra gli obiettivi di questa task force c’è anche quello di diffondere
tale modello di presa in carico globale del malato tanto che oggi sono ben 26 i centri italiani
certificati. L’Italia è quindi al primo posto in Europa come numero di centri certificati, seguita dalla
Germania che ne ha 20. E’ importante, inoltre, che terapie di supporto, cure palliative e cure di
fine vita rappresentino un continuum lungo tutto il percorso di malattia del paziente
oncologico.
49. - istituire la Rete Locale di Cure Palliative e Medicina del Dolore
- le cure palliative domiciliari di IV Livello sono di competenza degli Hospice e
non dell'ADI
- riconoscimento del Core Curriculum per le Core Competencies
dell‘Infermiere e dell’OSS in Cure Palliative
- utilizzo dei posti letto delle RSA per i malati algici e cronici che necessitano
di Cure Palliative
- rilevamento del dolore nella cartella clinica
50. - Applicazione della Legge Nazionale approvata sulla istituzione della figura
del Care Giver
- lotta al dolore burocratico
- attivazione Banca del Tempo
- ridurre i ricoveri inappropriati al pronto soccorso dei malati terminali
(Indice di Karnosky da 50 a 10 ultimi 6/3 mesi di vita) utilizzando la rete
integrata Hospice/domicilio.
Un ricovero presso gli Ospedali varia dagli 800 (medicina) ai 3.000 €
(rianimazione) al giorno con costi che oscillano dai 100 (domiciliare) ai 250 €
(Hospice)
51. Perché il ricovero in Hospice?
Attenzione rivolta alla cura
della persona
Elevato comfort
I familiari e gli amici hanno libero
accesso nella struttura
Tutela della privacy
Rapporto paritetico tra i membri
dell’equipe
Il controllo dei sintomi è obiettivo
primario
Risparmio per il S.S.N.
52. IL MODELLO DI RIFERIMENTO
Sistema
Ospedale
Sistema
Domiciliare
Day
Hospital
Utente
Anziani
Sistema
AmbulatorialeMed.Base
Serv/Supp.
Sociale
Strutt/Riab.Convalescenti
Oncologia
Dimissioni
Protette
Special.
Ospedalieri
Casa
di Riposo
R.S.A.
Specialisti
Consultori
Medicina di Base
Specialistica convenzionata
Filtro pa. In-Domic/Osped-
Diagnostica e poliamb. Territoriale
Diagnostica Ricovero
Supporto specialistico
Protocolli di cura
Follow-up
Corsia preferenziale in-out
Hospice
L/D
riabilitativa
A.I.D.S.
POLO INNOVATIVO DI
CURE SANITARIE
Integrazione delle comunicazioni
Integrazione delle Risorse
Organizzazione Cure ed Ass,za Domiciliare
Organizzazione della rete di supporti informali
(famiglia, vicinato, privato sociale, volontariato, ecc.)
SistemaTerritorialeSistemaOspedaliero-Istituzionale
SistemaOspedaliero-IstituzionaleSistemaTerritoriale
53. Erogazione dei servizi
RISORSE DA ATTIVARE
Medico Domiciliare
Infermieri Professionali
Terapisti della Riabilitazione
Medici Specialisti
Operatori Socio – assistenziali
Presidi e Materiali
AMBITO
ISITITUZIONALE
AMBITO
DOMICILIARE
CENTRALE OPERATIVA
24 H
TELEMEDICINA
SUPERVISIONE CLINICA
PAZIENTE
Trasporto
Reparti
dimissioni
OSPEDALE
Guarigione
Riabilitazione
Intensiva
Altre destinazioni
Candidati dimissioni protette
PIANO OPERATIVO
UNITA’ DI CURE DOMICILIARI
Medico Domiciliare Medico di Reparto
Antenna Ospedaliera
Trasporto
IL MODELLO DI
RIFERIMENTO
54. LEGGE BALDUZZI
Gli sprechi generati dalla Medicina difensiva
In Italia, 13 mld € all’anno, pari a circa il 12% della
spesa sanitaria totale (pubblica e privata) è dovuta
alla medicina difensiva.
Ricette farmaceutiche: incide tra il 10% ed il 17%
della quantità/costo totale(tra 122,5 e 199,8 mln €).
Visite specialistiche: incide tra il 19 e il 29% sul totale
del settore (tra i 116 ed i 176 mln di €).
Accertamenti diagnostici: va dal minimo del 20% al
massimo del 30% (tra i 351 ed i 530 mln di €).
Ricoveri: la percentuale dei ricoveri difensivi va dal 9
al 15% di tutti i ricoveri (tra i 543 e gli 893 mln €).
55. SPRECHI ED INEFFICIENZE
104 condizioni di spreco individuate da cittadini, associazioni ed operatori sanitari
fra aprile 2014 ed aprile 2015 e che a giugno 2015 risultavano ancora irrisolte.
Al 1 posto degli sprechi con il 9% dei casi si fa riferimento ad una cattiva gestione
del personale sanitario perché sovradimensionato o sottodimensionato; seguono,
con l`8,5%, la cattiva allocazione delle risorse economiche, l'organizzazione dei
servizi, il mancato utilizzo di beni e servizi; l`8% la mancata programmazione; al
7% il non utilizzo di attrezzatture costose; per il 6,5% l`uso improprio delle risorse;
per il 6% strutture non utilizzate o sottoutilizzate.
Raggruppando per macroaree si tratta di sprechi riferibili per il 46% al mancato o
scarso utilizzo di dotazioni strumentali e strutture sanitarie, per il 37% ad
inefficiente erogazione di servizi e prestazioni, per il 17% a cattiva gestione delle
risorse umane.
Ben 8 ecografi acquistati per un ospedale in cui i medici in grado di utilizzarli sono
solo 3.
Ambulanze dotate di innovativi dispositivi di telemedicina ma mal funzionanti.
Reparti nuovi e mai aperti o sottoutilizzati per mancanza di personale.
Dalla Sicilia alla Campania, dalla Lombardia al Piemonte, sono oltre 100 i casi
eclatanti di sprechi in sanità rilevati dal Rapporto e per cui in 1 caso su 2, per
eliminarli dovrebbe intervenire la ASL, in 1 caso su 3 la Regione, in 1 su 10 il
Ministero della Salute.
56. COSTI
400 Posti letto Rianimazione (3.000 €)/Terapia Intensiva (1.500 €)/Medicina (800 €) x tariffa giornaliera media 1.200 € x 365
giorni degenza= 175.200.000 €
400 Posti letto Hospice x tariffa giornaliera 252 € x 365 giorni degenza= 36.792.000 €
Risparmio ogni anno: 138.508.000 €
Cure Palliative Domiciliari € 71,53 (alta intensità) ed € 61,90 (media intensità) x 365 giorni x 400 pazienti= 10.443.380 € (alta
intensità) - 9.037.400 € (media intensità)
Risparmio ogni anno: 164.756.620 € (alta intensità) - 166.162.600 € (media intensità)
57.
58. LA POLITICA DEL FARE
DEVE PRENDERE
IL SOPRAVVENTO
SUL DIRE
E SULL’APPARIRE