SlideShare une entreprise Scribd logo
1  sur  7
Télécharger pour lire hors ligne
Sentenza 228/2014 
Giudizio 
Presidente CASSESE - Redattore CORAGGIO 
Camera di Consiglio del 11/06/2014 Decisione del 24/09/2014 
Deposito del 06/10/2014 Pubblicazione in G. U. 
Norme impugnate: 
Art. 32, c. 1°, n. 2, secondo periodo, del decreto del Presidente della Repubblica 29/09/1973, n. 600, come modificato dall'art. 1, c. 402°, lett. a), n. 1, della legge 30/12/2004 ,n. 311. 
Massime: 
Atti decisi: 
ord. 238/2013 
SENTENZA N. 228 
ANNO 2014 
REPUBBLICA ITALIANA 
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO 
LA CORTE COSTITUZIONALE 
composta dai signori: Presidente: Sabino CASSESE; Giudici : Giuseppe TESAURO, Paolo NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI, Aldo CAROSI, Marta CARTABIA, Sergio MATTARELLA, Giancarlo CORAGGIO, Giuliano AMATO, 
ha pronunciato la seguente 
SENTENZA 
nel giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo periodo, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 (Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi), come modificato dall’art. 1, comma 402, lettera a), numero 1), della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2005), promosso dalla Commissione tributaria regionale per il Lazio nel procedimento vertente tra D.R. ed altra, in proprio e nella qualità di associati dello “Studio legale Delfino” e l’Agenzia delle entrate, Direzione provinciale di Viterbo, con ordinanza del 10 giugno 2013, iscritta al n. 238 del registro ordinanze 2013 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 45, prima serie speciale, dell’anno 2013. 
Visto l’atto di intervento del Presidente del Consiglio dei ministri;
udito nella camera di consiglio dell’11 giugno 2014 il Giudice relatore Giancarlo Coraggio. 
Ritenuto in fatto 
1.– Con ordinanza del 10 giugno 2013 la Commissione tributaria regionale per il Lazio ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo periodo, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 (Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi), come modificato dall’art. 1, comma 402, lettera a), numero 1), della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2005). 
Oggetto del giudizio sono tre avvisi di accertamento emessi in relazione all’anno d’imposta 2004, in relazione ai quali vi è l’accertamento del maggiore imponibile ai fini IRPEF e IRAP basato sulla disposizione di cui all’art. 32, comma 1, numero 2), del d.P.R. n. 600 del 1973, nel testo risultante dopo le modificazioni introdotte dall’art. 1 della legge n. 311 del 2004. 
La disposizione censurata così recita: «I dati ed elementi attinenti ai rapporti ed alle operazioni acquisiti e rilevati rispettivamente a norma del numero 7) e dell’articolo 33, secondo e terzo comma, o acquisiti ai sensi dell’articolo 18, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, sono posti a base delle rettifiche e degli accertamenti previsti dagli artt. 38, 39, 40 e 41 se il contribuente non dimostra che ne ha tenuto conto per la determinazione del reddito soggetto ad imposta o che non hanno rilevanza allo stesso fine; alle stesse condizioni sono altresì posti come ricavi o compensi a base delle stesse rettifiche ed accertamenti, se il contribuente non ne indica il soggetto beneficiario e sempreché non risultino dalle scritture contabili, i prelevamenti o gli importi riscossi nell’ambito dei predetti rapporti od operazioni». 
2.– Le censure del giudice rimettente investono la seconda parte della norma. 
Rileva il giudice a quo che l’art. 1 della legge n. 311 del 2004, inserendo nel corpo di tale parte della disposizione le parole «o compensi», ha esteso ai lavoratori autonomi l’ambito operativo della presunzione in base alla quale le somme prelevate dal conto corrente (così come quelle su questo versate) costituiscono compensi assoggettabili a tassazione, se non sono annotate nelle scritture contabili e se non sono indicati i soggetti beneficiari dei pagamenti. 
La disposizione censurata, se applicata agli anni d’imposta in corso o anteriori alla novella legislativa, comporterebbe per i contribuenti professionisti un onere probatorio imprevedibile e impossibile da assolvere, in contrasto con l’art. 24 della Costituzione e con il principio di tutela dell’affidamento richiamato dall’art. 3, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212 (Disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente). 
Essa violerebbe, altresì, l’art. 3 Cost., alla luce di entrambe le letture di cui la norma è passibile: la prova contraria che incombe sul contribuente o richiederebbe necessariamente anche la giustificazione causale dei prelevamenti, così imponendo «un adempimento aggiuntivo rispetto a quello rappresentabile sulla base di una lettura piana del testo normativa»; oppure dovrebbe ritenersi soddisfatta «con la mera indicazione del beneficiario, divenendo, però, tanto irrazionale quanto inutile sul piano dell’accertamento dei maggiori redditi». 
La disposizione, se applicata a prelevamenti anteriori alla data di entrata in vigore della legge n. 311
del 2004, lederebbe, inoltre, l’art. 111 Cost., in quanto con la legge del 2004 sarebbero stati introdotti effetti «a sorpresa» a vantaggio dell’Agenzia delle entrate e a danno dei contribuenti, con violazione del principio di parità delle parti. 
Infine, la presunzione in base alla quale le somme prelevate dal conto corrente costituiscono compensi assoggettabili a tassazione violerebbe il principio di capacità contributiva di cui all’art. 53 Cost., oltre che l’art. 3 Cost., e ciò in quanto per il reddito da lavoro autonomo non varrebbero le correlazioni logicopresuntive tra costi e ricavi tipiche del reddito d’impresa e il prelevamento sarebbe un «fatto oggettivamente estraneo all’attività di produzione del reddito professionale». 
3.– Si è costituito in giudizio il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, instando per la declaratoria di manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale. 
La disposizione impugnata, in primo luogo, non lederebbe il principio di capacità contributiva di cui all’art. 53 Cost. 
L’art. 1 della legge n. 311 del 2004, con riferimento all’art. 32, comma 1, numero 2), del d.P.R. n. 600 del 1973, si sarebbe, infatti, limitato a chiarire un dato già insito nella precedente formulazione della norma, espressamente sancendo che la presunzione di imponibilità delle operazioni di addebito/prelevamenti si applica anche ai lavoratori autonomi. D’altro canto, tale presunzione sarebbe ispirata dalla volontà del legislatore di valorizzare l’analisi, da parte dell’ufficio accertatore, della maggiore capacità di spesa, comunque manifestata e non giustificata dal lavoratore autonomo, e di correlare tale maggiore capacità con le ulteriori operazioni attive anch’esse effettuate presuntivamente “in nero”, nell’ambito della specifica attività esercitata. 
Contrariamente a quanto ritenuto dal giudice rimettente, inoltre, il fondamento economico-contabile sotteso al meccanismo presuntivo, che si basa per le imprese prevalentemente sull’acquisto e vendita di beni, sarebbe configurabile anche per i lavoratori autonomi. Infatti, anche per esercitare attività professionali sarebbe necessario l’acquisto di beni o comunque di servizi per rendere prestazioni, anche di natura complessa. 
Sussisterebbero, quindi, entrambi i presupposti di legittimità costituzionale delle presunzioni in materia fiscale, e cioè che l’indice noto da cui si desume il fatto ignoto sia «concretamente rivelatore di ricchezza» (sentenza n. 283 del 1987) e che il «nesso inferenziale risponda a regole di comune esperienza» (sentenza n. 109 del 1967). 
Secondo la difesa dello Stato, peraltro, la norma potrebbe – e dovrebbe – essere interpretata nel senso che soltanto movimentazioni di un certo importo possono assumere valenza presuntiva, come confermato dalla prassi applicativa dell’Amministrazione finanziaria e, in particolare, dalla circolare 19 ottobre 2006, n. 32/E dell’Agenzia delle entrate, Direzione centrale accertamento. Del resto, la presunzione de qua avrebbe una ragionevole funzione deterrente mirando a indurre i professionisti, al pari degli imprenditori, a prestare particolare attenzione a una coerente rispondenza tra movimenti bancari, compresi i prelievi in conto corrente, e registrazioni contabili. 
Non sussisterebbe, inoltre, il denunciato contrasto con l’art. 24 Cost. e con il principio di tutela dell’affidamento. E ciò in considerazione del «diritto vivente» consolidato in anni successivi all’entrata in vigore della disposizione de qua, secondo cui la tesi contraria all’applicabilità della presunzione de qua ai redditi da lavoro autonomo prima della modifica introdotta dalla legge n. 311 del 2004 – pur essendo in astratto sostenibile, facendo leva sul termine «ricavi» – avrebbe dato
adito a forti sospetti di incostituzionalità. 
Proprio alla luce di tale consolidata giurisprudenza sarebbe, infine, da escludere la denunciata violazione dell’art. 111 Cost., tenuto conto dell’applicabilità della presunzione in esame ai percettori di reddito da lavoro autonomo già in epoca anteriore alla modifica di cui alla legge n. 311 del 2004. Non sarebbe quindi ravvisabile un «ribaltamento dell’onere della prova, avvenuto con legge successiva […] idoneo a provocare degli effetti “a sorpresa”», come erroneamente paventato dal giudice a quo. 
4.– In data 21 maggio 2014 il Presidente del Consiglio dei ministri ha depositato memoria, sostanzialmente ribadendo le proprie argomentazioni ed insistendo sulla giustificazione della presunzione in esame, la quale mirerebbe a reprimere l’evasione tanto del professionista che acquista beni o servizi in nero e quanto del fornitore del professionista stesso. 
Considerato in diritto 
1.– Con ordinanza del 10 giugno 2013 la Commissione tributaria regionale per il Lazio ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo periodo, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 (Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi), come modificato dall’art. 1, comma 402, lettera a), numero 1), della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2005). 
La norma dispone che i dati ed elementi trasmessi su richiesta (ex art. 32, comma 1, numero 7, del d.P.R. n. 600 del 1973), rilevati direttamente (ex art. 33, commi 1 e 2, del d.P.R. n. 600 del 1973) ovvero nei controlli relativi alle imposte sulla produzione o consumo [ex art. 18, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 (Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative)] sono posti a base delle rettifiche e degli accertamenti previsti dagli artt. 38, 39, 40 e 41 del medesimo d.P.R. n. 600 del 1973, salvo che il contribuente dimostri che ne ha tenuto conto nella determinazione dei redditi o che essi non hanno rilevanza a tal fine. Prevede, poi, che i prelevamenti o gli importi riscossi nell’ambito delle predette operazioni sono posti come ricavi o compensi a base delle rettifiche e degli accertamenti (e sono quindi assoggettabili a tassazione), se il contribuente non ne indica i soggetti beneficiari e sempreché non risultino dalle scritture contabili. 
La presunzione disciplinata da tale ultima parte della norma nella sua originaria formulazione (limitata ai «ricavi») interessava unicamente gli imprenditori, l’art. 1 della legge n. 311 del 2004 (inserendo anche i «compensi») ne ha poi esteso l’ambito operativo ai lavoratori autonomi. 
1.1.– La questione sollevata si articola in due gruppi di censure: uno – comprensivo della seconda (artt. 3 e 24 della Costituzione) e della quarta censura (artt. 3 e 53 Cost.) – avente ad oggetto l’estensione della inversione della prova e della presunzione de qua ai compensi dei lavoratori autonomi; l’altro – comprensivo della prima (art. 24 Cost.) e della terza censura (art. 111 Cost.) – avente ad oggetto l’applicazione retroattiva della norma agli anni di imposta precedenti all’entrata in vigore della legge n. 311 del 2004. 
Con riferimento al primo gruppo di censure, il giudice rimettente argomenta la violazione del principio di capacità contributiva di cui all’art. 53 Cost., oltre che dell’art. 3 Cost., rilevando che per
il reddito da lavoro autonomo non varrebbero le correlazioni logicopresuntive tra costi e ricavi tipiche del reddito d’impresa e il prelevamento sarebbe un «fatto oggettivamente estraneo all’attività di produzione del reddito professionale», idoneo a costituire un «mero indice generale di spesa». Inoltre, la norma censurata sarebbe «irrazionale» qualunque sia la lettura ad essa data tra quelle possibili: o la prova contraria che incombe al contribuente potrebbe ritenersi soddisfatta «con la mera indicazione del beneficiario, divenendo, però, tanto irrazionale quanto inutile sul piano dell’accertamento dei maggiori redditi» oppure – seguendo quanto sostenuto dall’Amministrazione finanziaria – richiederebbe necessariamente anche la giustificazione causale dei prelevamenti, così imponendo «un adempimento aggiuntivo rispetto a quello rappresentabile sulla base di una lettura piana del testo normativo». 
Con riferimento al secondo gruppo di censure, il giudice rimettente sostiene che la disposizione impugnata, se applicata agli anni d’imposta in corso o anteriori alla novella legislativa, comporterebbe per i contribuenti professionisti un onere probatorio imprevedibile e impossibile da assolvere, in contrasto con l’art. 24 Cost. e con il principio di tutela dell’affidamento, richiamato anche nell’art 3, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212 (Disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente), nonché con l’art. 111 Cost. per violazione del principio di parità delle parti. 
1.2.– A parere del Presidente del Consiglio dei ministri sussisterebbero entrambi i presupposti di legittimità costituzionale delle presunzioni in materia fiscale richiesti dalla giurisprudenza di questa Corte, e cioè che l’indice noto da cui si desume il fatto ignoto sia «concretamente rivelatore di ricchezza» (sentenza n. 283 del 1987) e che il nesso inferenziale risponda a regole di comune esperienza (sentenza n. 109 del 1967). Del resto, il fondamento economico-contabile sotteso al meccanismo presuntivo sarebbe configurabile anche per i lavoratori autonomi, posto che anche per esercitare attività professionali sarebbe necessario l’acquisto di beni o di servizi, al fine di rendere prestazioni, anche di natura complessa. 
Non sussisterebbe, poi, il denunciato contrasto con l’art. 24 Cost. e con il principio di tutela dell’affidamento o con l’art. 111 Cost., in considerazione del «diritto vivente» consolidato in anni successivi all’entrata in vigore della disposizione de qua, secondo cui l’applicabilità della presunzione in esame ai percettori di reddito da lavoro autonomo derivava, già anteriormente alla modifica di cui alla legge n. 311 del 2004, da un’interpretazione conforme a Costituzione della disposizione censurata. 
2.– In via preliminare, va rilevata la inammissibilità della seconda censura, sollevata con riferimento agli artt. 3 e 24 Cost., alla luce del carattere alternativo e ancipite della sua formulazione. 
Il giudice rimettente ha infatti sostenuto la natura irrazionale della norma e la sua portata lesiva del diritto di difesa basandosi sulla doppia e alternativa interpretazione che della disposizione può essere data, senza sciogliere tale alternativa e senza porre le due interpretazioni in rapporto di subordinazione logica. L’omissione conferisce carattere ancipite alla prospettazione della censura, oltre a rendere perplessa la motivazione sulla rilevanza, così determinando l’inammissibilità della questione sollevata, sulla base della costante giurisprudenza di questa Corte (ex multis, sentenze n. 280 del 2011 e n. 355 del 2010). 
3.– Nel merito la questione è fondata in riferimento alle censure di cui agli artt. 3 e 53 Cost., con conseguente assorbimento di quelle relative agli artt. 24 e 111 Cost. 
4.– Anche se le figure dell’imprenditore e del lavoratore autonomo sono per molti versi affini nel diritto interno come nel diritto comunitario, esistono specificità di quest’ultima categoria che
inducono a ritenere arbitraria l’omogeneità di trattamento prevista dalla disposizione censurata, alla cui stregua anche per essa il prelevamento dal conto bancario corrisponderebbe ad un costo a sua volta produttivo di un ricavo. 
Secondo tale doppia correlazione, in assenza di giustificazione deve ritenersi che la somma prelevata sia stata utilizzata per l’acquisizione, non contabilizzata o non fatturata, di fattori produttivi e che tali fattori abbiano prodotto beni o servizi venduti a loro volta senza essere contabilizzati o fatturati. 
Il fondamento economico-contabile di tale meccanismo è stato ritenuto da questa Corte (sentenza n. 225 del 2005) congruente con il fisiologico andamento dell’attività imprenditoriale, il quale è caratterizzato dalla necessità di continui investimenti in beni e servizi in vista di futuri ricavi. 
L’attività svolta dai lavoratori autonomi, al contrario, si caratterizza per la preminenza dell’apporto del lavoro proprio e la marginalità dell’apparato organizzativo. Tale marginalità assume poi differenti gradazioni a seconda della tipologia di lavoratori autonomi, sino a divenire quasi assenza nei casi in cui è più accentuata la natura intellettuale dell’attività svolta, come per le professioni liberali. 
4.1.– Si aggiunga che la non ragionevolezza della presunzione è avvalorata dal fatto che gli eventuali prelevamenti (che peraltro dovrebbero essere anomali rispetto al tenore di vita secondo gli indirizzi dell’Agenzia delle entrate) vengono ad inserirsi in un sistema di contabilità semplificata di cui generalmente e legittimamente si avvale la categoria; assetto contabile da cui deriva la fisiologica promiscuità delle entrate e delle spese professionali e personali. 
4.2.– Peraltro, l’esigenza di combattere un’evasione fiscale ritenuta rilevante nel settore trova una risposta nella recente produzione normativa sulla tracciabilità dei movimenti finanziari. Si pensi, da ultimo, al decreto del Ministro dello sviluppo economico 24 gennaio 2014 (Definizioni e ambito di applicazione dei pagamenti mediante carte di debito), che ha dato attuazione all’art. 15, comma 4, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 (Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, della legge 17 dicembre 2012, n. 221, alla cui stregua dal 1° gennaio 2014 vi è l’obbligo – sia pure sprovvisto di sanzioni – di accettare pagamenti, di importo superiore a trenta euro, effettuati con carte di debito in favore di imprese e professionisti per l’acquisto di prodotti o per la prestazione di servizi. 
La tracciabilità del danaro, oltre ad essere uno strumento di lotta al riciclaggio di capitali di provenienza illecita, persegue il dichiarato fine di contrastare l’evasione o l’elusione fiscale attraverso la limitazione dei pagamenti effettuati in contanti che si possono prestare ad operazioni “in nero”. 
5.– Pertanto nel caso di specie la presunzione è lesiva del principio di ragionevolezza nonché della capacità contributiva, essendo arbitrario ipotizzare che i prelievi ingiustificati da conti correnti bancari effettuati da un lavoratore autonomo siano destinati ad un investimento nell’ambito della propria attività professionale e che questo a sua volta sia produttivo di un reddito. 
per questi motivi
LA CORTE COSTITUZIONALE 
dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo periodo, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 (Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi), come modificato dall’art. 1, comma 402, lettera a), numero 1), della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2005), limitatamente alle parole «o compensi». 
Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 24 settembre 2014. 
F.to: 
Sabino CASSESE, Presidente 
Giancarlo CORAGGIO, Redattore 
Gabriella Paola MELATTI, Cancelliere 
Depositata in Cancelleria il 6 ottobre 2014. 
Il Direttore della Cancelleria 
F.to: Gabriella Paola MELATTI

Contenu connexe

Tendances

Lezione n. 04 (2 ore) - Appalti e contratti: approfondimenti su specifiche e ...
Lezione n. 04 (2 ore) - Appalti e contratti: approfondimenti su specifiche e ...Lezione n. 04 (2 ore) - Appalti e contratti: approfondimenti su specifiche e ...
Lezione n. 04 (2 ore) - Appalti e contratti: approfondimenti su specifiche e ...Simone Chiarelli
 
Modello deroga contante aggiornato
Modello deroga contante aggiornatoModello deroga contante aggiornato
Modello deroga contante aggiornatoAntonio Palmieri
 
Info7 responsablità appaltatore e committente
Info7 responsablità appaltatore e committenteInfo7 responsablità appaltatore e committente
Info7 responsablità appaltatore e committenteclaudio frilli
 
Registro ecced risol 2013
Registro ecced  risol 2013Registro ecced  risol 2013
Registro ecced risol 2013Marco Krogh
 
Scomputo ritenute dei minimi 2012
Scomputo ritenute dei minimi 2012Scomputo ritenute dei minimi 2012
Scomputo ritenute dei minimi 2012Antonio Palmieri
 
Imposta di bollo sulla fattura elettronica
Imposta di bollo sulla fattura elettronicaImposta di bollo sulla fattura elettronica
Imposta di bollo sulla fattura elettronicaAntonio Palmieri
 
Corso di preparazione ai concorsi - Lezione 07 di 13
Corso di preparazione ai concorsi - Lezione 07 di 13Corso di preparazione ai concorsi - Lezione 07 di 13
Corso di preparazione ai concorsi - Lezione 07 di 13Simone Chiarelli
 
Circolare cedolare secca 2012
Circolare cedolare secca 2012Circolare cedolare secca 2012
Circolare cedolare secca 2012Antonio Palmieri
 
Pagamento prima rata IMU 2013. Circolare
Pagamento prima rata IMU 2013. CircolarePagamento prima rata IMU 2013. Circolare
Pagamento prima rata IMU 2013. CircolareAntonio Palmieri
 
Interessi di mora nelle transazioni commerciali decreto 231 2002
Interessi di mora nelle transazioni commerciali decreto 231 2002Interessi di mora nelle transazioni commerciali decreto 231 2002
Interessi di mora nelle transazioni commerciali decreto 231 2002Antonio Palmieri
 
Ddl class action amministrativa
Ddl class action amministrativaDdl class action amministrativa
Ddl class action amministrativaSerafino La Corte
 
Imu 2013 risoluzione_5_pubblicazione_delibere_e_altro_sito
Imu 2013 risoluzione_5_pubblicazione_delibere_e_altro_sitoImu 2013 risoluzione_5_pubblicazione_delibere_e_altro_sito
Imu 2013 risoluzione_5_pubblicazione_delibere_e_altro_sitoAntonio Palmieri
 
La nuova disciplina degli interpelli
La nuova disciplina degli interpelliLa nuova disciplina degli interpelli
La nuova disciplina degli interpelliPaolo Soro
 
DPCM 23 maggio 2017, n. 87
DPCM 23 maggio 2017, n. 87DPCM 23 maggio 2017, n. 87
DPCM 23 maggio 2017, n. 87Andrea Sorba
 
Lezione n. 08 (2 ore) - Simulazione di prova scritta con domande a risposta a...
Lezione n. 08 (2 ore) - Simulazione di prova scritta con domande a risposta a...Lezione n. 08 (2 ore) - Simulazione di prova scritta con domande a risposta a...
Lezione n. 08 (2 ore) - Simulazione di prova scritta con domande a risposta a...Simone Chiarelli
 

Tendances (20)

Lezione n. 04 (2 ore) - Appalti e contratti: approfondimenti su specifiche e ...
Lezione n. 04 (2 ore) - Appalti e contratti: approfondimenti su specifiche e ...Lezione n. 04 (2 ore) - Appalti e contratti: approfondimenti su specifiche e ...
Lezione n. 04 (2 ore) - Appalti e contratti: approfondimenti su specifiche e ...
 
OUA CHIEDE AL MINISTERO DI GIUSTIZIA DI PRECISARE IL REDDITO DEL GRATUITO PAT...
OUA CHIEDE AL MINISTERO DI GIUSTIZIA DI PRECISARE IL REDDITO DEL GRATUITO PAT...OUA CHIEDE AL MINISTERO DI GIUSTIZIA DI PRECISARE IL REDDITO DEL GRATUITO PAT...
OUA CHIEDE AL MINISTERO DI GIUSTIZIA DI PRECISARE IL REDDITO DEL GRATUITO PAT...
 
Modello deroga contante aggiornato
Modello deroga contante aggiornatoModello deroga contante aggiornato
Modello deroga contante aggiornato
 
Info7 responsablità appaltatore e committente
Info7 responsablità appaltatore e committenteInfo7 responsablità appaltatore e committente
Info7 responsablità appaltatore e committente
 
Registro ecced risol 2013
Registro ecced  risol 2013Registro ecced  risol 2013
Registro ecced risol 2013
 
Scomputo ritenute dei minimi 2012
Scomputo ritenute dei minimi 2012Scomputo ritenute dei minimi 2012
Scomputo ritenute dei minimi 2012
 
Imposta di bollo sulla fattura elettronica
Imposta di bollo sulla fattura elettronicaImposta di bollo sulla fattura elettronica
Imposta di bollo sulla fattura elettronica
 
Corso di preparazione ai concorsi - Lezione 07 di 13
Corso di preparazione ai concorsi - Lezione 07 di 13Corso di preparazione ai concorsi - Lezione 07 di 13
Corso di preparazione ai concorsi - Lezione 07 di 13
 
Corte di cassazione, sentenza 17 agosto 2016, n. 34935.
Corte di cassazione, sentenza 17 agosto 2016, n. 34935.Corte di cassazione, sentenza 17 agosto 2016, n. 34935.
Corte di cassazione, sentenza 17 agosto 2016, n. 34935.
 
Definizione reddito per gratuito patrocinio - RISOLUZIONE N. 15/E. Roma, 21 g...
Definizione reddito per gratuito patrocinio - RISOLUZIONE N. 15/E. Roma, 21 g...Definizione reddito per gratuito patrocinio - RISOLUZIONE N. 15/E. Roma, 21 g...
Definizione reddito per gratuito patrocinio - RISOLUZIONE N. 15/E. Roma, 21 g...
 
Circolare cedolare secca 2012
Circolare cedolare secca 2012Circolare cedolare secca 2012
Circolare cedolare secca 2012
 
Pagamento prima rata IMU 2013. Circolare
Pagamento prima rata IMU 2013. CircolarePagamento prima rata IMU 2013. Circolare
Pagamento prima rata IMU 2013. Circolare
 
Documento finale Focus OUA sul patrocinio a spese Stato
Documento finale Focus OUA sul patrocinio a spese StatoDocumento finale Focus OUA sul patrocinio a spese Stato
Documento finale Focus OUA sul patrocinio a spese Stato
 
Interessi di mora nelle transazioni commerciali decreto 231 2002
Interessi di mora nelle transazioni commerciali decreto 231 2002Interessi di mora nelle transazioni commerciali decreto 231 2002
Interessi di mora nelle transazioni commerciali decreto 231 2002
 
Ddl class action amministrativa
Ddl class action amministrativaDdl class action amministrativa
Ddl class action amministrativa
 
Imu 2013 risoluzione_5_pubblicazione_delibere_e_altro_sito
Imu 2013 risoluzione_5_pubblicazione_delibere_e_altro_sitoImu 2013 risoluzione_5_pubblicazione_delibere_e_altro_sito
Imu 2013 risoluzione_5_pubblicazione_delibere_e_altro_sito
 
La riforma della disciplina degli interpelli - d.lgs. 156/2015
La riforma della disciplina degli interpelli - d.lgs. 156/2015La riforma della disciplina degli interpelli - d.lgs. 156/2015
La riforma della disciplina degli interpelli - d.lgs. 156/2015
 
La nuova disciplina degli interpelli
La nuova disciplina degli interpelliLa nuova disciplina degli interpelli
La nuova disciplina degli interpelli
 
DPCM 23 maggio 2017, n. 87
DPCM 23 maggio 2017, n. 87DPCM 23 maggio 2017, n. 87
DPCM 23 maggio 2017, n. 87
 
Lezione n. 08 (2 ore) - Simulazione di prova scritta con domande a risposta a...
Lezione n. 08 (2 ore) - Simulazione di prova scritta con domande a risposta a...Lezione n. 08 (2 ore) - Simulazione di prova scritta con domande a risposta a...
Lezione n. 08 (2 ore) - Simulazione di prova scritta con domande a risposta a...
 

Similaire à Sentenza consulta 228 2014

Risposta mozione fumarola 1
Risposta mozione fumarola 1Risposta mozione fumarola 1
Risposta mozione fumarola 1Valleditria News
 
La revisione del sistema sanzionatorio penale tributario
La revisione del sistema sanzionatorio penale tributarioLa revisione del sistema sanzionatorio penale tributario
La revisione del sistema sanzionatorio penale tributarioPaolo Soro
 
Parere Corte dei Conti Lombardia 57/2008
Parere Corte dei Conti Lombardia 57/2008Parere Corte dei Conti Lombardia 57/2008
Parere Corte dei Conti Lombardia 57/2008Fabrizio Callarà
 
Interrogazione a risposta scritta 4 00512
Interrogazione a risposta scritta 4 00512Interrogazione a risposta scritta 4 00512
Interrogazione a risposta scritta 4 00512Fabio Bolo
 
Circolare chiarimenti responsabilità solidale
Circolare chiarimenti responsabilità solidaleCircolare chiarimenti responsabilità solidale
Circolare chiarimenti responsabilità solidaleAntonio Palmieri
 
Decreto abuso del diritto.ashx
Decreto abuso del diritto.ashxDecreto abuso del diritto.ashx
Decreto abuso del diritto.ashxPaolo Soro
 
Il contraddittorio nella liquidazione e nei controlli formali: dai principi d...
Il contraddittorio nella liquidazione e nei controlli formali: dai principi d...Il contraddittorio nella liquidazione e nei controlli formali: dai principi d...
Il contraddittorio nella liquidazione e nei controlli formali: dai principi d...Fabio Ghiselli
 
Falsi dirigenti Sentenza Corte Costituzionale n. 37 anno 2015
Falsi dirigenti Sentenza Corte Costituzionale n. 37 anno 2015Falsi dirigenti Sentenza Corte Costituzionale n. 37 anno 2015
Falsi dirigenti Sentenza Corte Costituzionale n. 37 anno 2015elvira carpentieri
 
Newsletter sportiva luglio agosto 2017
Newsletter sportiva luglio agosto 2017Newsletter sportiva luglio agosto 2017
Newsletter sportiva luglio agosto 2017Beatrice Masserini
 
Cedolare secca: chiarimenti operativi
Cedolare secca: chiarimenti operativiCedolare secca: chiarimenti operativi
Cedolare secca: chiarimenti operativiAntonio Palmieri
 
Segnalazione al governo 04 02-2015
Segnalazione al governo 04 02-2015Segnalazione al governo 04 02-2015
Segnalazione al governo 04 02-2015Fabio Bolo
 
Bozza del decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2019
Bozza del decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2019 Bozza del decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2019
Bozza del decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2019 Marco Ferrari
 
Jobs act, decreto legge 20 marzo 2014 n 34
Jobs act, decreto legge 20 marzo 2014 n 34Jobs act, decreto legge 20 marzo 2014 n 34
Jobs act, decreto legge 20 marzo 2014 n 34Paolo Pascucci
 
Decreto lavoro 20 marzo
Decreto lavoro 20 marzoDecreto lavoro 20 marzo
Decreto lavoro 20 marzoLavoce.info
 
20140320 dl 34
20140320 dl 3420140320 dl 34
20140320 dl 34Fabio Bolo
 
Circolare inps durc online
Circolare inps durc onlineCircolare inps durc online
Circolare inps durc onlineAntonio Palmieri
 

Similaire à Sentenza consulta 228 2014 (20)

Risposta mozione fumarola 1
Risposta mozione fumarola 1Risposta mozione fumarola 1
Risposta mozione fumarola 1
 
La revisione del sistema sanzionatorio penale tributario
La revisione del sistema sanzionatorio penale tributarioLa revisione del sistema sanzionatorio penale tributario
La revisione del sistema sanzionatorio penale tributario
 
Parere Corte dei Conti Lombardia 57/2008
Parere Corte dei Conti Lombardia 57/2008Parere Corte dei Conti Lombardia 57/2008
Parere Corte dei Conti Lombardia 57/2008
 
Interrogazione a risposta scritta 4 00512
Interrogazione a risposta scritta 4 00512Interrogazione a risposta scritta 4 00512
Interrogazione a risposta scritta 4 00512
 
Circolare chiarimenti responsabilità solidale
Circolare chiarimenti responsabilità solidaleCircolare chiarimenti responsabilità solidale
Circolare chiarimenti responsabilità solidale
 
Decreto abuso del diritto.ashx
Decreto abuso del diritto.ashxDecreto abuso del diritto.ashx
Decreto abuso del diritto.ashx
 
Il contraddittorio nella liquidazione e nei controlli formali: dai principi d...
Il contraddittorio nella liquidazione e nei controlli formali: dai principi d...Il contraddittorio nella liquidazione e nei controlli formali: dai principi d...
Il contraddittorio nella liquidazione e nei controlli formali: dai principi d...
 
Adozione del Regolamento sul procedimento sanzionatorio
Adozione del Regolamento sul procedimento sanzionatorio Adozione del Regolamento sul procedimento sanzionatorio
Adozione del Regolamento sul procedimento sanzionatorio
 
Falsi dirigenti Sentenza Corte Costituzionale n. 37 anno 2015
Falsi dirigenti Sentenza Corte Costituzionale n. 37 anno 2015Falsi dirigenti Sentenza Corte Costituzionale n. 37 anno 2015
Falsi dirigenti Sentenza Corte Costituzionale n. 37 anno 2015
 
Newsletter sportiva luglio agosto 2017
Newsletter sportiva luglio agosto 2017Newsletter sportiva luglio agosto 2017
Newsletter sportiva luglio agosto 2017
 
Cedolare secca: chiarimenti operativi
Cedolare secca: chiarimenti operativiCedolare secca: chiarimenti operativi
Cedolare secca: chiarimenti operativi
 
La riforma del contenzioso tributario - d.lgs.156/2015
La riforma del contenzioso tributario - d.lgs.156/2015La riforma del contenzioso tributario - d.lgs.156/2015
La riforma del contenzioso tributario - d.lgs.156/2015
 
Segnalazione al governo 04 02-2015
Segnalazione al governo 04 02-2015Segnalazione al governo 04 02-2015
Segnalazione al governo 04 02-2015
 
Circolare aumnento iva 21
Circolare aumnento iva 21Circolare aumnento iva 21
Circolare aumnento iva 21
 
Circolare aumnento iva 21
Circolare aumnento iva 21Circolare aumnento iva 21
Circolare aumnento iva 21
 
Bozza del decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2019
Bozza del decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2019 Bozza del decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2019
Bozza del decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2019
 
Jobs act, decreto legge 20 marzo 2014 n 34
Jobs act, decreto legge 20 marzo 2014 n 34Jobs act, decreto legge 20 marzo 2014 n 34
Jobs act, decreto legge 20 marzo 2014 n 34
 
Decreto lavoro 20 marzo
Decreto lavoro 20 marzoDecreto lavoro 20 marzo
Decreto lavoro 20 marzo
 
20140320 dl 34
20140320 dl 3420140320 dl 34
20140320 dl 34
 
Circolare inps durc online
Circolare inps durc onlineCircolare inps durc online
Circolare inps durc online
 

Plus de Paolo Soro

Circolari e risoluzioni amministrative
Circolari e risoluzioni amministrativeCircolari e risoluzioni amministrative
Circolari e risoluzioni amministrativePaolo Soro
 
Escapologia fiscale
Escapologia fiscaleEscapologia fiscale
Escapologia fiscalePaolo Soro
 
Lavoratori migranti
Lavoratori migrantiLavoratori migranti
Lavoratori migrantiPaolo Soro
 
Aspetti critici del patent box
Aspetti critici del patent boxAspetti critici del patent box
Aspetti critici del patent boxPaolo Soro
 
Il flexible benefit
Il flexible benefitIl flexible benefit
Il flexible benefitPaolo Soro
 
Lavoro dipendente svolto allestero da cittadini italiani
Lavoro dipendente svolto allestero da cittadini italianiLavoro dipendente svolto allestero da cittadini italiani
Lavoro dipendente svolto allestero da cittadini italianiPaolo Soro
 
Università di cagliari
Università di cagliariUniversità di cagliari
Università di cagliariPaolo Soro
 
Stabile organizzazione occulta
Stabile organizzazione occultaStabile organizzazione occulta
Stabile organizzazione occultaPaolo Soro
 
Voluntary disclosure bis
Voluntary disclosure bisVoluntary disclosure bis
Voluntary disclosure bisPaolo Soro
 
L'unione fa la forza
L'unione fa la forzaL'unione fa la forza
L'unione fa la forzaPaolo Soro
 
Framework fiscali internazionali
Framework fiscali internazionaliFramework fiscali internazionali
Framework fiscali internazionaliPaolo Soro
 
Pianificazione fiscale internazionale
Pianificazione fiscale internazionalePianificazione fiscale internazionale
Pianificazione fiscale internazionalePaolo Soro
 
Pianificazione fiscale etica
Pianificazione fiscale eticaPianificazione fiscale etica
Pianificazione fiscale eticaPaolo Soro
 
Il distacco in italia di dipendenti stranieri
Il distacco in italia di dipendenti stranieriIl distacco in italia di dipendenti stranieri
Il distacco in italia di dipendenti stranieriPaolo Soro
 
Elusione fiscale mondiale
Elusione fiscale mondialeElusione fiscale mondiale
Elusione fiscale mondialePaolo Soro
 

Plus de Paolo Soro (20)

Circolari e risoluzioni amministrative
Circolari e risoluzioni amministrativeCircolari e risoluzioni amministrative
Circolari e risoluzioni amministrative
 
Escapologia fiscale
Escapologia fiscaleEscapologia fiscale
Escapologia fiscale
 
Lavoratori migranti
Lavoratori migrantiLavoratori migranti
Lavoratori migranti
 
America first
America firstAmerica first
America first
 
Aspetti critici del patent box
Aspetti critici del patent boxAspetti critici del patent box
Aspetti critici del patent box
 
Il flexible benefit
Il flexible benefitIl flexible benefit
Il flexible benefit
 
Lavoro dipendente svolto allestero da cittadini italiani
Lavoro dipendente svolto allestero da cittadini italianiLavoro dipendente svolto allestero da cittadini italiani
Lavoro dipendente svolto allestero da cittadini italiani
 
Università di cagliari
Università di cagliariUniversità di cagliari
Università di cagliari
 
Iva a dubai
Iva a dubaiIva a dubai
Iva a dubai
 
Alitalia
AlitaliaAlitalia
Alitalia
 
Stabile organizzazione occulta
Stabile organizzazione occultaStabile organizzazione occulta
Stabile organizzazione occulta
 
Ttip e tpp
Ttip e tppTtip e tpp
Ttip e tpp
 
Voluntary disclosure bis
Voluntary disclosure bisVoluntary disclosure bis
Voluntary disclosure bis
 
L'unione fa la forza
L'unione fa la forzaL'unione fa la forza
L'unione fa la forza
 
Framework fiscali internazionali
Framework fiscali internazionaliFramework fiscali internazionali
Framework fiscali internazionali
 
Pianificazione fiscale internazionale
Pianificazione fiscale internazionalePianificazione fiscale internazionale
Pianificazione fiscale internazionale
 
Pianificazione fiscale etica
Pianificazione fiscale eticaPianificazione fiscale etica
Pianificazione fiscale etica
 
Il gruppo iva
Il gruppo ivaIl gruppo iva
Il gruppo iva
 
Il distacco in italia di dipendenti stranieri
Il distacco in italia di dipendenti stranieriIl distacco in italia di dipendenti stranieri
Il distacco in italia di dipendenti stranieri
 
Elusione fiscale mondiale
Elusione fiscale mondialeElusione fiscale mondiale
Elusione fiscale mondiale
 

Sentenza consulta 228 2014

  • 1. Sentenza 228/2014 Giudizio Presidente CASSESE - Redattore CORAGGIO Camera di Consiglio del 11/06/2014 Decisione del 24/09/2014 Deposito del 06/10/2014 Pubblicazione in G. U. Norme impugnate: Art. 32, c. 1°, n. 2, secondo periodo, del decreto del Presidente della Repubblica 29/09/1973, n. 600, come modificato dall'art. 1, c. 402°, lett. a), n. 1, della legge 30/12/2004 ,n. 311. Massime: Atti decisi: ord. 238/2013 SENTENZA N. 228 ANNO 2014 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori: Presidente: Sabino CASSESE; Giudici : Giuseppe TESAURO, Paolo NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI, Aldo CAROSI, Marta CARTABIA, Sergio MATTARELLA, Giancarlo CORAGGIO, Giuliano AMATO, ha pronunciato la seguente SENTENZA nel giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo periodo, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 (Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi), come modificato dall’art. 1, comma 402, lettera a), numero 1), della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2005), promosso dalla Commissione tributaria regionale per il Lazio nel procedimento vertente tra D.R. ed altra, in proprio e nella qualità di associati dello “Studio legale Delfino” e l’Agenzia delle entrate, Direzione provinciale di Viterbo, con ordinanza del 10 giugno 2013, iscritta al n. 238 del registro ordinanze 2013 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 45, prima serie speciale, dell’anno 2013. Visto l’atto di intervento del Presidente del Consiglio dei ministri;
  • 2. udito nella camera di consiglio dell’11 giugno 2014 il Giudice relatore Giancarlo Coraggio. Ritenuto in fatto 1.– Con ordinanza del 10 giugno 2013 la Commissione tributaria regionale per il Lazio ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo periodo, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 (Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi), come modificato dall’art. 1, comma 402, lettera a), numero 1), della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2005). Oggetto del giudizio sono tre avvisi di accertamento emessi in relazione all’anno d’imposta 2004, in relazione ai quali vi è l’accertamento del maggiore imponibile ai fini IRPEF e IRAP basato sulla disposizione di cui all’art. 32, comma 1, numero 2), del d.P.R. n. 600 del 1973, nel testo risultante dopo le modificazioni introdotte dall’art. 1 della legge n. 311 del 2004. La disposizione censurata così recita: «I dati ed elementi attinenti ai rapporti ed alle operazioni acquisiti e rilevati rispettivamente a norma del numero 7) e dell’articolo 33, secondo e terzo comma, o acquisiti ai sensi dell’articolo 18, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, sono posti a base delle rettifiche e degli accertamenti previsti dagli artt. 38, 39, 40 e 41 se il contribuente non dimostra che ne ha tenuto conto per la determinazione del reddito soggetto ad imposta o che non hanno rilevanza allo stesso fine; alle stesse condizioni sono altresì posti come ricavi o compensi a base delle stesse rettifiche ed accertamenti, se il contribuente non ne indica il soggetto beneficiario e sempreché non risultino dalle scritture contabili, i prelevamenti o gli importi riscossi nell’ambito dei predetti rapporti od operazioni». 2.– Le censure del giudice rimettente investono la seconda parte della norma. Rileva il giudice a quo che l’art. 1 della legge n. 311 del 2004, inserendo nel corpo di tale parte della disposizione le parole «o compensi», ha esteso ai lavoratori autonomi l’ambito operativo della presunzione in base alla quale le somme prelevate dal conto corrente (così come quelle su questo versate) costituiscono compensi assoggettabili a tassazione, se non sono annotate nelle scritture contabili e se non sono indicati i soggetti beneficiari dei pagamenti. La disposizione censurata, se applicata agli anni d’imposta in corso o anteriori alla novella legislativa, comporterebbe per i contribuenti professionisti un onere probatorio imprevedibile e impossibile da assolvere, in contrasto con l’art. 24 della Costituzione e con il principio di tutela dell’affidamento richiamato dall’art. 3, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212 (Disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente). Essa violerebbe, altresì, l’art. 3 Cost., alla luce di entrambe le letture di cui la norma è passibile: la prova contraria che incombe sul contribuente o richiederebbe necessariamente anche la giustificazione causale dei prelevamenti, così imponendo «un adempimento aggiuntivo rispetto a quello rappresentabile sulla base di una lettura piana del testo normativa»; oppure dovrebbe ritenersi soddisfatta «con la mera indicazione del beneficiario, divenendo, però, tanto irrazionale quanto inutile sul piano dell’accertamento dei maggiori redditi». La disposizione, se applicata a prelevamenti anteriori alla data di entrata in vigore della legge n. 311
  • 3. del 2004, lederebbe, inoltre, l’art. 111 Cost., in quanto con la legge del 2004 sarebbero stati introdotti effetti «a sorpresa» a vantaggio dell’Agenzia delle entrate e a danno dei contribuenti, con violazione del principio di parità delle parti. Infine, la presunzione in base alla quale le somme prelevate dal conto corrente costituiscono compensi assoggettabili a tassazione violerebbe il principio di capacità contributiva di cui all’art. 53 Cost., oltre che l’art. 3 Cost., e ciò in quanto per il reddito da lavoro autonomo non varrebbero le correlazioni logicopresuntive tra costi e ricavi tipiche del reddito d’impresa e il prelevamento sarebbe un «fatto oggettivamente estraneo all’attività di produzione del reddito professionale». 3.– Si è costituito in giudizio il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, instando per la declaratoria di manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale. La disposizione impugnata, in primo luogo, non lederebbe il principio di capacità contributiva di cui all’art. 53 Cost. L’art. 1 della legge n. 311 del 2004, con riferimento all’art. 32, comma 1, numero 2), del d.P.R. n. 600 del 1973, si sarebbe, infatti, limitato a chiarire un dato già insito nella precedente formulazione della norma, espressamente sancendo che la presunzione di imponibilità delle operazioni di addebito/prelevamenti si applica anche ai lavoratori autonomi. D’altro canto, tale presunzione sarebbe ispirata dalla volontà del legislatore di valorizzare l’analisi, da parte dell’ufficio accertatore, della maggiore capacità di spesa, comunque manifestata e non giustificata dal lavoratore autonomo, e di correlare tale maggiore capacità con le ulteriori operazioni attive anch’esse effettuate presuntivamente “in nero”, nell’ambito della specifica attività esercitata. Contrariamente a quanto ritenuto dal giudice rimettente, inoltre, il fondamento economico-contabile sotteso al meccanismo presuntivo, che si basa per le imprese prevalentemente sull’acquisto e vendita di beni, sarebbe configurabile anche per i lavoratori autonomi. Infatti, anche per esercitare attività professionali sarebbe necessario l’acquisto di beni o comunque di servizi per rendere prestazioni, anche di natura complessa. Sussisterebbero, quindi, entrambi i presupposti di legittimità costituzionale delle presunzioni in materia fiscale, e cioè che l’indice noto da cui si desume il fatto ignoto sia «concretamente rivelatore di ricchezza» (sentenza n. 283 del 1987) e che il «nesso inferenziale risponda a regole di comune esperienza» (sentenza n. 109 del 1967). Secondo la difesa dello Stato, peraltro, la norma potrebbe – e dovrebbe – essere interpretata nel senso che soltanto movimentazioni di un certo importo possono assumere valenza presuntiva, come confermato dalla prassi applicativa dell’Amministrazione finanziaria e, in particolare, dalla circolare 19 ottobre 2006, n. 32/E dell’Agenzia delle entrate, Direzione centrale accertamento. Del resto, la presunzione de qua avrebbe una ragionevole funzione deterrente mirando a indurre i professionisti, al pari degli imprenditori, a prestare particolare attenzione a una coerente rispondenza tra movimenti bancari, compresi i prelievi in conto corrente, e registrazioni contabili. Non sussisterebbe, inoltre, il denunciato contrasto con l’art. 24 Cost. e con il principio di tutela dell’affidamento. E ciò in considerazione del «diritto vivente» consolidato in anni successivi all’entrata in vigore della disposizione de qua, secondo cui la tesi contraria all’applicabilità della presunzione de qua ai redditi da lavoro autonomo prima della modifica introdotta dalla legge n. 311 del 2004 – pur essendo in astratto sostenibile, facendo leva sul termine «ricavi» – avrebbe dato
  • 4. adito a forti sospetti di incostituzionalità. Proprio alla luce di tale consolidata giurisprudenza sarebbe, infine, da escludere la denunciata violazione dell’art. 111 Cost., tenuto conto dell’applicabilità della presunzione in esame ai percettori di reddito da lavoro autonomo già in epoca anteriore alla modifica di cui alla legge n. 311 del 2004. Non sarebbe quindi ravvisabile un «ribaltamento dell’onere della prova, avvenuto con legge successiva […] idoneo a provocare degli effetti “a sorpresa”», come erroneamente paventato dal giudice a quo. 4.– In data 21 maggio 2014 il Presidente del Consiglio dei ministri ha depositato memoria, sostanzialmente ribadendo le proprie argomentazioni ed insistendo sulla giustificazione della presunzione in esame, la quale mirerebbe a reprimere l’evasione tanto del professionista che acquista beni o servizi in nero e quanto del fornitore del professionista stesso. Considerato in diritto 1.– Con ordinanza del 10 giugno 2013 la Commissione tributaria regionale per il Lazio ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo periodo, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 (Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi), come modificato dall’art. 1, comma 402, lettera a), numero 1), della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2005). La norma dispone che i dati ed elementi trasmessi su richiesta (ex art. 32, comma 1, numero 7, del d.P.R. n. 600 del 1973), rilevati direttamente (ex art. 33, commi 1 e 2, del d.P.R. n. 600 del 1973) ovvero nei controlli relativi alle imposte sulla produzione o consumo [ex art. 18, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 (Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative)] sono posti a base delle rettifiche e degli accertamenti previsti dagli artt. 38, 39, 40 e 41 del medesimo d.P.R. n. 600 del 1973, salvo che il contribuente dimostri che ne ha tenuto conto nella determinazione dei redditi o che essi non hanno rilevanza a tal fine. Prevede, poi, che i prelevamenti o gli importi riscossi nell’ambito delle predette operazioni sono posti come ricavi o compensi a base delle rettifiche e degli accertamenti (e sono quindi assoggettabili a tassazione), se il contribuente non ne indica i soggetti beneficiari e sempreché non risultino dalle scritture contabili. La presunzione disciplinata da tale ultima parte della norma nella sua originaria formulazione (limitata ai «ricavi») interessava unicamente gli imprenditori, l’art. 1 della legge n. 311 del 2004 (inserendo anche i «compensi») ne ha poi esteso l’ambito operativo ai lavoratori autonomi. 1.1.– La questione sollevata si articola in due gruppi di censure: uno – comprensivo della seconda (artt. 3 e 24 della Costituzione) e della quarta censura (artt. 3 e 53 Cost.) – avente ad oggetto l’estensione della inversione della prova e della presunzione de qua ai compensi dei lavoratori autonomi; l’altro – comprensivo della prima (art. 24 Cost.) e della terza censura (art. 111 Cost.) – avente ad oggetto l’applicazione retroattiva della norma agli anni di imposta precedenti all’entrata in vigore della legge n. 311 del 2004. Con riferimento al primo gruppo di censure, il giudice rimettente argomenta la violazione del principio di capacità contributiva di cui all’art. 53 Cost., oltre che dell’art. 3 Cost., rilevando che per
  • 5. il reddito da lavoro autonomo non varrebbero le correlazioni logicopresuntive tra costi e ricavi tipiche del reddito d’impresa e il prelevamento sarebbe un «fatto oggettivamente estraneo all’attività di produzione del reddito professionale», idoneo a costituire un «mero indice generale di spesa». Inoltre, la norma censurata sarebbe «irrazionale» qualunque sia la lettura ad essa data tra quelle possibili: o la prova contraria che incombe al contribuente potrebbe ritenersi soddisfatta «con la mera indicazione del beneficiario, divenendo, però, tanto irrazionale quanto inutile sul piano dell’accertamento dei maggiori redditi» oppure – seguendo quanto sostenuto dall’Amministrazione finanziaria – richiederebbe necessariamente anche la giustificazione causale dei prelevamenti, così imponendo «un adempimento aggiuntivo rispetto a quello rappresentabile sulla base di una lettura piana del testo normativo». Con riferimento al secondo gruppo di censure, il giudice rimettente sostiene che la disposizione impugnata, se applicata agli anni d’imposta in corso o anteriori alla novella legislativa, comporterebbe per i contribuenti professionisti un onere probatorio imprevedibile e impossibile da assolvere, in contrasto con l’art. 24 Cost. e con il principio di tutela dell’affidamento, richiamato anche nell’art 3, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212 (Disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente), nonché con l’art. 111 Cost. per violazione del principio di parità delle parti. 1.2.– A parere del Presidente del Consiglio dei ministri sussisterebbero entrambi i presupposti di legittimità costituzionale delle presunzioni in materia fiscale richiesti dalla giurisprudenza di questa Corte, e cioè che l’indice noto da cui si desume il fatto ignoto sia «concretamente rivelatore di ricchezza» (sentenza n. 283 del 1987) e che il nesso inferenziale risponda a regole di comune esperienza (sentenza n. 109 del 1967). Del resto, il fondamento economico-contabile sotteso al meccanismo presuntivo sarebbe configurabile anche per i lavoratori autonomi, posto che anche per esercitare attività professionali sarebbe necessario l’acquisto di beni o di servizi, al fine di rendere prestazioni, anche di natura complessa. Non sussisterebbe, poi, il denunciato contrasto con l’art. 24 Cost. e con il principio di tutela dell’affidamento o con l’art. 111 Cost., in considerazione del «diritto vivente» consolidato in anni successivi all’entrata in vigore della disposizione de qua, secondo cui l’applicabilità della presunzione in esame ai percettori di reddito da lavoro autonomo derivava, già anteriormente alla modifica di cui alla legge n. 311 del 2004, da un’interpretazione conforme a Costituzione della disposizione censurata. 2.– In via preliminare, va rilevata la inammissibilità della seconda censura, sollevata con riferimento agli artt. 3 e 24 Cost., alla luce del carattere alternativo e ancipite della sua formulazione. Il giudice rimettente ha infatti sostenuto la natura irrazionale della norma e la sua portata lesiva del diritto di difesa basandosi sulla doppia e alternativa interpretazione che della disposizione può essere data, senza sciogliere tale alternativa e senza porre le due interpretazioni in rapporto di subordinazione logica. L’omissione conferisce carattere ancipite alla prospettazione della censura, oltre a rendere perplessa la motivazione sulla rilevanza, così determinando l’inammissibilità della questione sollevata, sulla base della costante giurisprudenza di questa Corte (ex multis, sentenze n. 280 del 2011 e n. 355 del 2010). 3.– Nel merito la questione è fondata in riferimento alle censure di cui agli artt. 3 e 53 Cost., con conseguente assorbimento di quelle relative agli artt. 24 e 111 Cost. 4.– Anche se le figure dell’imprenditore e del lavoratore autonomo sono per molti versi affini nel diritto interno come nel diritto comunitario, esistono specificità di quest’ultima categoria che
  • 6. inducono a ritenere arbitraria l’omogeneità di trattamento prevista dalla disposizione censurata, alla cui stregua anche per essa il prelevamento dal conto bancario corrisponderebbe ad un costo a sua volta produttivo di un ricavo. Secondo tale doppia correlazione, in assenza di giustificazione deve ritenersi che la somma prelevata sia stata utilizzata per l’acquisizione, non contabilizzata o non fatturata, di fattori produttivi e che tali fattori abbiano prodotto beni o servizi venduti a loro volta senza essere contabilizzati o fatturati. Il fondamento economico-contabile di tale meccanismo è stato ritenuto da questa Corte (sentenza n. 225 del 2005) congruente con il fisiologico andamento dell’attività imprenditoriale, il quale è caratterizzato dalla necessità di continui investimenti in beni e servizi in vista di futuri ricavi. L’attività svolta dai lavoratori autonomi, al contrario, si caratterizza per la preminenza dell’apporto del lavoro proprio e la marginalità dell’apparato organizzativo. Tale marginalità assume poi differenti gradazioni a seconda della tipologia di lavoratori autonomi, sino a divenire quasi assenza nei casi in cui è più accentuata la natura intellettuale dell’attività svolta, come per le professioni liberali. 4.1.– Si aggiunga che la non ragionevolezza della presunzione è avvalorata dal fatto che gli eventuali prelevamenti (che peraltro dovrebbero essere anomali rispetto al tenore di vita secondo gli indirizzi dell’Agenzia delle entrate) vengono ad inserirsi in un sistema di contabilità semplificata di cui generalmente e legittimamente si avvale la categoria; assetto contabile da cui deriva la fisiologica promiscuità delle entrate e delle spese professionali e personali. 4.2.– Peraltro, l’esigenza di combattere un’evasione fiscale ritenuta rilevante nel settore trova una risposta nella recente produzione normativa sulla tracciabilità dei movimenti finanziari. Si pensi, da ultimo, al decreto del Ministro dello sviluppo economico 24 gennaio 2014 (Definizioni e ambito di applicazione dei pagamenti mediante carte di debito), che ha dato attuazione all’art. 15, comma 4, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 (Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, della legge 17 dicembre 2012, n. 221, alla cui stregua dal 1° gennaio 2014 vi è l’obbligo – sia pure sprovvisto di sanzioni – di accettare pagamenti, di importo superiore a trenta euro, effettuati con carte di debito in favore di imprese e professionisti per l’acquisto di prodotti o per la prestazione di servizi. La tracciabilità del danaro, oltre ad essere uno strumento di lotta al riciclaggio di capitali di provenienza illecita, persegue il dichiarato fine di contrastare l’evasione o l’elusione fiscale attraverso la limitazione dei pagamenti effettuati in contanti che si possono prestare ad operazioni “in nero”. 5.– Pertanto nel caso di specie la presunzione è lesiva del principio di ragionevolezza nonché della capacità contributiva, essendo arbitrario ipotizzare che i prelievi ingiustificati da conti correnti bancari effettuati da un lavoratore autonomo siano destinati ad un investimento nell’ambito della propria attività professionale e che questo a sua volta sia produttivo di un reddito. per questi motivi
  • 7. LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo periodo, del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600 (Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi), come modificato dall’art. 1, comma 402, lettera a), numero 1), della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2005), limitatamente alle parole «o compensi». Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 24 settembre 2014. F.to: Sabino CASSESE, Presidente Giancarlo CORAGGIO, Redattore Gabriella Paola MELATTI, Cancelliere Depositata in Cancelleria il 6 ottobre 2014. Il Direttore della Cancelleria F.to: Gabriella Paola MELATTI