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Viviamo tempi complessi. Ogni giorno ci viene raccontato come l’ultimo
disponibile. Cercheremo di capire come è potuto accadere, come i popoli, la
pubblica opinione, abbiano in larga parte potuto adeguarsi e rassegnarsi anche a
ciò che è inaccettabile per la dignità, la vita di ogni individuo e per una civile
comune convivenza. In verità niente si esaurisce, tutto si rinnova. Decifrare la
realtà e provare a pensare un altro domani. Educazione, formazione, cultura.
Informazione: nel nostro piccolo ci proveremo.

Su Metìs, ecco il quinto articolo della serie. Buona lettura.

LA GUERRA CONTRO I POPOLI D’EUROPA

Finanza libera, Moneta e Debito: così combattono il ceto medio.
Come difendersi, uscire dalla crisi? Si può.

Intervista al Dott. Filippo Abbate, consulente finanziario

di Jacopo Brogi

La teoria secondo cui credito e finanza possano crescere all’infinito rispetto
all’economia reale sperimentata grazie a decenni di deregulation, innovazione
finanziaria e tecnologica, libera circolazione dei capitali, ha creato un mostro che
ha scatenato la grande Crisi, spinta propulsiva di un cambio epocale.
“Il mercato mondiale non può più essere conquistato attraverso il commercio e gli
investimenti, ma solo con mezzi politici” affermava il giurista e studioso Franz
Neumann descrivendo l’economia monopolistica totalitaria di un passato regime.
Peter Oppenheimer strategist di Goldman Sachs per le piazze finanziarie europee
è stato chiaro: “La pressione dei mercati provocherà un cortocircuito che
costringerà l’Europa a prendere decisioni forti” (Corr. Sera, 16.07.12).
Ce lo chiedono i mercati, neodivinità contemporanee, giudici universali della
nostra vita.

Il luogo naturale di scambio fra controparti, domanda e offerta, fonte millenaria di
ricchezza, sviluppo materiale ed umano si è trasformato in un sistema
autoreferenziale capace di fabbricare esclusivamente profitto, denaro su denaro.
Si è materializzata quella che lo studioso canadese John K.Galbraith ha definito
“economia della truffa”.

In questa guerra economica combattuta con strumenti finanziari, la mancanza di
regole è l’arma letale di banche d’investimento transnazionali e corporation.

La finanza affoga l’economia reale. I popoli, gli Stati sembrano aver alzato
bandiera bianca; chi vive del proprio lavoro, sia esso dipendente o medio

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imprenditore risulta ormai asservito ad un sistema controllato da un’ unica legge:
il profitto ad ogni costo del Capitale globale.

Eppure la Grande depressione degli anni trenta era stata una lezione magistrale.

Efficaci anticorpi legislativi nacquero per porre dei limiti alle attività finanziarie e
alla trasparenza delle informazioni ad esse correlate.
La legge bancaria del 1933, Glass – Steagall Act, separò le banche commerciali
dalle banche d’investimento così da tenere a riparo l’economia reale da possibili
nuovi crack.

Non dimentichiamo il 1971, ossia l’anno dell'abolizione - amministrazione Nixon
- del sistema di cambi fissi stabilito nel 1944 dalla Conferenza di Bretton Woods
che prevedeva la convertibilità del dollaro in oro. Iniziò una nuova epoca, la
nostra: nasceva il sistema monetario moderno. L’Era della moneta legale
(denominata “fiat”, non agganciata ad alcun valore reale), tale perché riconosciuta
dallo Stato; emissione di moneta nelle quantità desiderate e non più in base alle
riserve auree disponibili.

Dopo anni di relativa stabilità economica, arrivarono gli anni ottanta e con essi le
“nuove libertà”. Con le trickle down economics di Ronald Reagan – favorire i
ricchi, il mercato, cosicché qualche “goccia” arrivi anche ai poveri – iniziò l’opera
di deregolamentazione culminata nel 1999 sotto amministrazione Clinton con
l’abrogazione del Glass – Steagall Act e la limitazione dei controlli sulle banche
d’investimento (Gramm – Leach Bliley Act).
Immediate le fusioni fra Banche d’affari e banche commerciali: nacque il gigante
Citigroup (1999). Ecco che l’economia reale tornava in pericolo, la finanza era
uscita dalla gabbia.
Allo stesso tempo, iniziava a farsi abituale (già nel 1998, erano il 25%) la
concessione di credito subprime (mutui facili per famiglie a basso reddito).

Successivamente venne esclusa qualsivoglia regolamentazione (Commodity
Futures Modernization Act) dei derivati (dispositivi di mercato nati con funzione
assicurativa nell’Olanda nel diciannovesimo secolo a tutela del valore delle
merci, riconvertiti oggi in spietati costruzioni logaritmiche di profitto) esentandoli
pure dalla legge antiscommesse.
Creazioni finanziarie mai viste prima iniziarono a diffondersi e moltiplicarsi,
contaminando il sistema: cartolarizzazione dei mutui subprime (viene creato un
artifizio finanziario emettendo sul mercato obbligazioni garantite da beni reali – le
abitazioni su cui viene acceso il mutuo – vendute poi agli investitori su diversi
livelli: ciò distribuisce il rischio finale dell’operazione di mutuo ai sottoscrittori
dell’obbligazione), cds (credit default swaps – contratto di assicurazione su cui
l’acquirente paga un premio una tantum al venditore, ricevendo un rimborso in


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caso di fallimento del titolo), cdo (obbligazioni collaterali di debito – Sono
obbligazioni strutturate contenenti qualsiasi tipo di debito, subprime inclusi.
In caso di mancato rimborso… addio alle risorse investite dall’istituto di credito
per l’accensione del mutuo nonché a quelle dell’investitore.
E’ sostanzialmente un trasferimento di rischio nei confronti dell’emittente da parte
di terzi).

La maggior parte di questi strumenti scorrazzano a tutt'oggi nei mercati OTC
(Over The Counter), mercati non regolamentati.

Con l’arrivo alla Casa Bianca di G.W. Bush, ecco il “piano casa” (2002).
American Dream per tutti, una casa a ciascun americano: concessione di subprime
senza controllo anche alle classi medio basse, che difficilmente avrebbero potuto
accedervi ai normali tassi di mercato.

Nel 2004 la Sec (Commissione per i titoli e gli scambi) aumentò il limite di
indebitamento per le banche d’affari - che ottennero così maggiori prestiti - e
ridusse i controlli sulle società finanziarie.

Fra il 2005 e il 2008 le principali banche d’investimento iniziarono a scommettere
con i cds contro gli stessi titoli che vendevano come sicuri. No problem…
garantivano le agenzie di rating (le più influenti: Standard & Poor's, Moody's e
Fitch, tutte rigorosamente made in Usa - ndr) !!!.

Ecco che partorita dalle principali banche d’affari, un’enorme “bolla” speculativa
legata al mercato immobiliare, si andava ingigantendo da ben sette anni. Tic tac,
tic tac…. una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.

Il numero delle abitazioni di proprietà era ai massimi, ma i tassi di risparmio ai
minimi, la richiesta di prestiti per comprare abitazioni praticamente assente.
Una quantità enorme di mutui subprime non venivano più rimborsati dalle
famiglie.

Tic tac, tic tac…. settembre 2008 …tic tac, tic tac…. crollo della banca
d’investimento Lehman Brothers.
Iniziò l’effetto domino, nel tempio mondiale del capitalismo arrivarono miliardi su
miliardi di denaro pubblico (ad oggi, 11400 miliardi di dollari, dati Ocse, ndr) a
salvare il sistema creditizio.

Socializzazione delle perdite, privatizzazione dei profitti per l’èlite. Ad ogni costo.

“Il Capitale finanziario non vuole libertà, ma egemonia” sosteneva l’economista
austriaco Rudolf Hilferding.


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Dalla finanza alla realtà: l’economia, Il lavoro. Sabbie immobili per chissà quanti
anni ancora, dagli Usa all’intero Occidente.

Il pensiero unico, la rivoluzione culturale del “Sogno Americano” su scala globale,
le palesi e quanto mai diaboliche contiguità con il potere mediatico. Gli spettri del
terrore serviti dalle oligarchie politiche sembrano invincibili. Stati che salvano
banche, banche che si comprano gli Stati. Il vecchio continente, da sessant’anni in
Pace dopo secoli di guerre fratricide, è la cavia contemporanea del laboratorio
neoliberista. L’eccezione da normalizzare.
La finanza senza controllo approfitta dell’assenza di sovranità monetaria, fa leva
sul Debito per sottomettere le nazioni ed i popoli ormai in balia di poteri
sovranazionali.

Il Dott. Filippo Abbate, consulente finanziario di un importante istituto di credito
di livello continentale ci aiuterà a comprendere strumenti, tecniche e strategie che
non hanno nulla di fantascientifico, tutt’altro: azioni classiste scientemente
pianificate, effetti patologici di umanissima avidità che ormai quotidianamente
stravolgono la nostra vita.

o Una recente ricerca internazionale stima che il valore degli strumenti
  finanziari fluttuanti per il globo superi l’intero Pil mondiale di almeno 15
  volte. Può essere la prossima “bolla”?

“ Soltanto i padroni dei “mercati”, ossia le grandi istituzioni finanziarie
internazionali, le agenzie di rating, i fondi pensione, le corporation hanno la
capacità di muovere con pochi click enormi quantità di denaro virtuale.
Il sistema è una potente macchina che rimodula continuamente se stessa ed è
congegnata su artifizi contabili, strumenti finanziari ed invenzioni matematiche
sempre più sofisticate: è una delle più grandi commedie mai apparse prima sulla
scena, dove le star svolgono anche il ruolo dei principali antagonisti nonché dei
fedeli sparring partner.
Se vi fosse l’esplosione della“bolla finanziaria”essa sarebbe quindi determinata
dai nuovi “proprietari universali”, gli stessi padroni di questo enorme casinò
azionario che avrebbero così deciso di farla deflagrare. Una giostra magica,
inesauribile fonte di immensi profitti, influenza politica ed enorme potere.
Che rinuncino a tutto ciò? E’ alquanto irrealistico.

Altra cosa sono gli effetti devastanti della “finanza libera” sull’economia reale.
E’ la corda che tiene appeso l’impiccato.”




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o Il crollo del 2007/2008 è stato innescato da un uso irresponsabile del
        debito privato. E’ il debito pubblico il “male assoluto”?


“ Se davvero esiste un “male assoluto”, esso è riconducibile al modello economico
neoliberista: la liberazione dell’economia dallo Stato. Le attività economiche, lo
sviluppo, la crescita, devono dipendere essenzialmente dall’attività privata in quanto
il mercato è l’unico regolatore preposto: la privatizzazione dei servizi pubblici, la
liberalizzazione di ogni settore non strategico, la fine di ogni dazio ed avamposto
doganale. Il potere pubblico è messo in un angolo, relegato al ruolo di Stato –
Famiglia: le proprie finanze devono essere sostenute reperendo risorse in denaro già
presenti nella società attraverso l’imposizione fiscale su famiglie ed imprese.
Il buon padre di famiglia – Stato virtuoso e responsabile, deve mantenere i conti
in ordine: le uscite non devono superare le entrate. (dalla teoria alla pratica:
“pareggio di bilancio” appena inserito nella nostra Costituzione, ndr).
Nell’eventualità in cui queste non risultassero sufficienti per lo svolgimento delle
attività correnti, il buon padre di famiglia – Stato dovrà chiedere denaro in prestito
alle banche o ai risparmiatori, con l’emissione dei titoli di Stato, ovvero
impegnandosi a rimborsare capitale più interessi. Se le entrate non aumentassero a
sufficienza con le imposte, si determinerebbe un deficit nel bilancio “familiare”.
Questa condizione protrattasi nel tempo, tuttora in corso nel nostro Paese, ha come
conseguenza l’incremento costante del debito pubblico verso cittadini ed investitori
privati. Lo stesso debito pubblico che a parole si afferma di voler abbattere, causa di
enormi sacrifici.

Un’azienda privata per nascere, crescere e svilupparsi deve rispettare una semplice
regola: i ricavi devono essere superiori ai costi.
I costi sono determinati dalla spesa per pagare i fattori di produzione, tra cui salari e
stipendi. I ricavi sono generati dalla potenziale capacità di acquisto dei consumatori.
Ma quest’ultima è limitata alla totalità dei redditi percepiti dai consumatori stessi,
non altro che una parte dei costi aziendali sostenuti per la produzione di quei beni e
servizi.
Ovvero, le persone potranno acquistare solo per un importo corrispondente ai salari
che mensilmente ricevono, che è solo una percentuale dei costi necessari alle aziende
per operare. Il modello economico neoliberista, che delega ai privati il ruolo
principale della crescita economica non può funzionare,
a causa di questo sbilanciamento tra i costi di produzione e reddito disponibile per i
consumi.
“La ripresa e' compito delle aziende non del governo”
 Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali (Ag. Asca 24.09.12).

L’applicazione integrale di queste teorie ha altissime probabilità di causare un blocco
dell’economia e non certamente un suo sviluppo duraturo e strutturale, come è stato
invece recentemente dichiarato.

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L’ideologia non ammette deroghe. Le politiche di austerità adottate dal governo
“tecnico” stanno distruggendo l’economia italiana.

Fallimenti, cassa integrazione e licenziamenti, disoccupazione galoppante e mutui da
pagare. Sessantenni “esodati” (senza lavoro, né pensione - ndr) , giovani senza
futuro. Il Paese sobriamente ringrazia il Presidente del Consiglio: “Le nostre
decisioni hanno contribuito ad aggravare la recessione” Mario Monti (già
International Advisor di Goldman Sachs, 2005, ndr), Il Tempo 11.09.2012.

Quelle piccole e medie imprese ancora in salute, storicamente l’ossatura economica
del Paese (60% del reddito nazionale dichiarato), navigano a vista nella tempesta
globale.
Devono difendersi e reinventarsi con il coraggio e l’ingegno di sempre per
sopravvivere alla selezione darwiniana imposta dalla libera circolazione delle merci e
dei capitali, dolosamente accelerata da provvedimenti economici depressivi, uniti alla
grave contrattura del credito.

Non sarà facile salvarsi dall’estinzione: fameliche multinazionali, banche e grande
distribuzione sono gli spietati avvoltoi che attendono impazienti nuove fette di
mercato. Il vero obiettivo è l’intera torta.

Il buon padre di famiglia – Stato taglia sanità, sicurezza, giustizia, assistenza sociale,
istruzione, ricerca e sviluppo.

Cittadini ed aziende al collasso non possono più garantire lo stesso livello di entrate
fiscali, anche a fronte di un massiccio aumento di imposizione fiscale.
Il governo non potrà che attivare processi di privatizzazione, a tutto vantaggio dei
grandi gruppi economici e finanziari.

La crisi serve a creare le condizioni ideali per far accettare ai cittadini le riforme
strutturali che lo Stato è costretto a varare. Riduzione dei diritti e dei salari, aumento
della disoccupazione, svendita di beni e servizi pubblici essenziali: asili nido, scuole
e università, ospedali, strade, sistemi di comunicazione, funzioni di corrispondenza,
ferrovie, acqua, sistemi fognari. Monumenti, isole, riserve e parchi naturali, spiagge.

Tutto questo è chiaramente finalizzato alla svendita a buon mercato della nostra
Italia: migliaia di anni di Storia liquidati al peggior offerente.

Il principio di uguaglianza sostanziale, art. 3 della nostra Costituzione: “È compito
dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di
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fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana.” - non viene esplicitamente negato dal pensiero neoliberista, ma il
ruolo dello Stato, di fatto viene ridotto al minimo e vengono trasferite in un contesto
privato determinate funzioni che strutturalmente non possono essere più garantite.

Lo Stato non può abdicare al proprio ruolo di “coordinatore sociale”.
Solo così può perseguire il suo obiettivo primario: rispettare il principio di
uguaglianza dei cittadini. Creando per tutti le medesime possibilità di ingresso nella
società, ossia tenere in vita la Democrazia.
Possiamo concludere che il debito pubblico è lo strumento attraverso il quale si sta
combattendo una guerra contro i popoli del sud Europa, al fine di espropriare le
collettività delle proprie risorse, dei beni e delle ricchezze presenti in questi Paesi.”


      o Euro, la mancanza di sovranità monetaria sembra una questione
        cruciale.

“ La moneta europea, valuta comune di economie differenziate ha creato un deficit
permanente di competitività tra paesi del nord e paesi del sud.
La crisi ha fatto emergere tutte le criticità strutturali dell’unione monetaria.

Nella dottrina neoliberista, lo Stato come una qualsiasi famiglia, non può stampare
denaro in proprio. Lo Stato sovrano ha invece questa facoltà.

L’Euro è il primo esperimento al mondo di separazione della moneta dallo Stato.

Infatti gli Stati della zona Euro non hanno sovranità monetaria e quindi alcun
potere di emissione. Possono solo utilizzare la valuta comunitaria presa in prestito dai
mercati di capitali privati. Così nasce il ricatto del debito pubblico.
Esso è congegnato grazie all’avvenuta deregolamentazione dei mercati finanziari e
all’introduzione di regole che impediscono agli Stati di gestire e controllare la propria
politica monetaria: i trattati di Maastricht e Lisbona obbligano gli Stati a finanziarsi
sui mercati ad interessi stabiliti dai mercati stessi.
Il protocollo sullo statuto della Bce (art.21.1) nega il finanziamento agli Stati, ma
concede liquidità direttamente alle banche perlopiù a tassi irrisori (tra il 2011 ed il
2012, in due tranche, sono stati erogati alle banche private continentali circa 1000
miliardi di Euro). Le banche hanno in parte trattenuto per sé, la liquidità ottenuta
(anche lasciata in deposito presso la stessa Bce), ma soprattutto hanno utilizzato
queste risorse per acquistare sul mercato i titoli pubblici dei paesi europei più deboli,
su cui grava uno spread più elevato, che li fa risultare più redditizi.
Incredibile! Gli istituti di credito hanno ottenuto prestiti Bce all’1% per poi
ricomprare debito pubblico al 4-5-6%. L’economia reale intanto è da mesi in credit
crunch (stretta creditizia, ndr): del denaro prestato agli istituti di credito dalla banca

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centrale non è arrivato pressoché nulla ad imprese e famiglie (se potessero accedere
ad un prestito, dovrebbero accettare un tasso d’ interesse da usura legalizzata, ad oggi
7-8, anche 9%). Inoltre, questa azione speculativa condotta da gruppi finanziari sui
titoli di Stato, finisce per accrescere il debito.

Qualcuno ha mai sentito parlare di “insostenibilità” o di speculazione in atto sul
debito giapponese, inglese o americano? Sono Stati a moneta sovrana, stampano
moneta e pagano i propri debiti.

Recuperare la sovranità monetaria è quindi fondamentale, se non vogliamo
abbandonarci a questa irreversibile parabola discendente.”



      o Cos’è lo spread e chi lo determina?


“ Quando parliamo di spread ci riferiamo al differenziale tra i rendimenti dei btp
(titoli italiani) e i rendimenti dei bund (titoli tedeschi), che sono valutati essere i più
affidabili e sicuri.
Quanto più è elevato lo spread, tanto più uno Stato è ritenuto incapace di rimborsare
il proprio debito, tanto più alti sono gli interessi che il “Mercato” chiede allo Stato
stesso sulle future ed inevitabili richieste di finanziamento.

E’ il mercato che decide tutto questo, sulla base delle stime delle agenzie di rating,
le stesse che hanno valutato AAA+ Leman Brothers alla soglia del fallimento, le
medesime imprese che hanno giudicato “molto affidabili” i tristemente noti mutui
subprime. Quelle società di consulenza che hanno poi considerato il debito italiano
non più così sicuro.
Alcune agenzie di rating quindi condizionano il tasso di interesse dei titoli di Stato, in
funzione della volontà speculativa di coloro che poi ne sono i proprietari, i grandi
gruppi finanziari internazionali.
Lo spread non dipende quindi da chi governa, ma dagli operatori del mercato che
prendono a bersaglio i paesi più deboli della zona Euro, che non potendo creare la
propria moneta, hanno effettivo bisogno di reperire il denaro tramite l’emissione di
titoli su cui pagano un interesse variabile stabilito dagli acquirenti stessi.
Il debito italiano è per il 55% detenuto da residenti, per il 45% detenuto da non
residenti: se il nostro Stato avesse sovranità monetaria ciò sarebbe pressoché
irrilevante, ma nella situazione in cui siamo è una questione determinante.

Le istituzioni finanziarie private autorizzate dal Ministero dell’Economia ad
acquistare i nostri titoli sul mercato primario sono ormai note: Banca Barclays, Banca
Imi, Banca Unicredit, JP Morgan, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Citigroup, Bnp


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Paribas, Merryl Lynch, Morgan Stanley (fonte Dipartimento del Tesoro, per l’elenco
completo: http://www.dt.tesoro.it/ - ndr). Sono loro che stabiliscono lo spread.
Gli italiani ormai conoscono benissimo gli effetti sulla vita reale di questo numeretto
che danza follemente sull’altalena del luna park finanziario.

Strutturata così l’unione monetaria europea, il debito pubblico risulta
assolutamente impagabile, se non attraverso un’azione di impoverimento delle
imprese e famiglie italiane; è un’arma di ricatto utilizzata contro i popoli del
vecchio continente a fini politici ed economici a vantaggio di pochissime persone.
Questo debito non è illegittimo, in quanto determinato da leggi vigenti, ma
quantomeno immorale.

“E’ impossibile pagare un debito e al tempo stesso dare al popolo una corretta
amministrazione e condizioni eque per garantire uno sviluppo morale, sociale ed
economico” dichiarava nel 1936 il dittatore greco Metaxas che si rifiutò di restituire
un prestito alla Sociètè Commerciale de Belgique.

La sentenza della Corte Internazionale, emanazione della Società delle Nazioni,
(1938) diede ragione alla Grecia, le cui rimostranze si contrapponevano a quelle della
banca belga, sostenuta nella causa dal proprio governo.

Si stabilì che se il rimborso del debito mette in pericolo la vita economica ed
amministrativa del Paese, il governo è obbligato ad interrompere o ridurre il
pagamento dello stesso.

Nessuno sembra curarsi di questo importantissimo precedente, intanto la situazione
sta molto peggiorando.”

                                      che
      o Molti osservatori sostengono che i paesi deboli usciranno da questa
        crisi “con più Europa”. Qual’ è la sua opinione in merito?

“ Il “Sogno Europeo” immaginato nel secondo dopoguerra, ossia una Comunità
pienamente integrata nelle rispettive diversità dove sviluppo sostenibile, progresso
sociale, responsabilità collettiva, Stato sociale avrebbero dovuto costituire il futuro
collante dei popoli, sembra ad oggi – purtroppo – una straordinaria visione onirica
di ordine politico filosofico. Niente più.
La realtà ci parla di un enorme “mercato libero” che ha praticamente neutralizzato i
parlamenti nazionali, guidato da tecnici e burocrati che non rispondono hai cittadini,
ma ad altri poteri.

L’Europa non è una zona valutaria ottimale, in quanto in tutti questi anni non sono
state varate politiche che andassero a sanare deficit strutturali di sussidiarietà.
Azioni che provvedessero a riequilibrare le disparità tra le diverse economie dei paesi
convolti: ad oggi, rimangono disattesi alcuni dei presupposti fondamentali che

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avrebbero consentito un’armonizzazione dell’area Euro, tale da rendere adeguata la
scelta di dar vita ad una divisa comune: mobilità del mercato del lavoro, flessibilità
salariale, flessibilità dei prezzi, convergenza dei tassi di inflazione, integrazione
fiscale e sistema di trasferimenti di capitali pubblici dai paesi in surplus ai paesi in
deficit, adeguamento delle tutele e dei sistemi di welfare, possibilità di svalutazione
esterna. Senza considerare l’ostacolo rappresentato dalle elevate differenze culturali,
linguistiche, scolastiche.


Il principio di sussidiarietà tanto enunciato nel Trattato di Maastrich è rimasto
soltanto un nobile preambolo. Sud e Nord. Debolezze e fragilità, utilitarismo e
solidità.

Chi oggi chiede “più Europa”, non lo fa certo per dare corpo ed anima alla spinta
ideale di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Willy Brandt…

I popoli dei Piigs – (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) circa 130 milioni di
persone – devono al più presto fare pressione sui propri governi perché ritrovino la
sovranità monetaria.”


      o La Bce si è recentemente dichiarata disponibile all’acquisto illimitato
        dei titoli pubblici dei paesi europei in difficoltà sul mercato secondario
        (e non all’emissione), nel caso in cui alcuni Stati ne facessero formale
        richiesta. Ciò avverrà a “rigorose condizionalità”.
        Con i vincoli esistenti è possibile fermare la speculazione?


“Se la Bce avesse la facoltà di acquistare i nostri Btp all’emissione – sul mercato
primario – togliendoli dal mercato, ridurrebbe non solo il rischio connesso
all’investimento, ma anche gli effetti speculativi susseguenti: nessun speculatore
sarebbe disposto a scommettere contro il potere illimitato della stampante.

Naturalmente come già sottolineato, lo statuto della Banca Centrale Europea lo vieta,
perché ciò significherebbe finanziare direttamente gli Stati (come abbiamo visto, la
Bce può erogare risorse gli Stati, ma indirettamente attraverso le banche private con
tutto ciò che ne consegue, ndr). Può acquistare entrando dal retro, sul mercato
secondario pagando dazio all’intermediario. Nomura, Ubs, Royal Bank of Scotland
acquistano entrando dalla porta principale.
E’ chiaro che con le attuali restrizioni, fermare la speculazione è pressoché
impossibile.

Certo, la recente decisione del Presidente Mario Draghi (già vicepresidente e membro
del management Committee Worldwide di Goldman Sachs, 2002-2005, ndr) avrà

                                                                                          10
senz’altro l’effetto di calmierare il mercato, ma è una scelta che potrebbe comportare
anche seri rischi per i paesi interessati.
Le “rigorose condizionalità” imposte agli Stati che dovessero richiedere aiuto,
saranno certamente di politica economica. L’enorme influenza che la banca centrale
potrebbe poi esercitare nei confronti di quel paese, di cui nell’emergenza avesse
acquistato gran parte del debito pubblico, sarebbe molto pericolosa per il popolo di
quella nazione.
Il dramma della Grecia, prima cavia del laboratorio europeo, imposto dalle politiche
della troika (Ue, Bce, FMI) è sotto gli occhi di tutti.”


      o L’ Euro è la nostra moneta o la moneta della Banca Centrale Europea?

“ La Bce ha il potere esclusivo di emissione della moneta, il compito di adottare
politiche per la stabilità dei prezzi nella zona Euro e di salvaguardarne il sistema
bancario.
Essa è indipendente da ogni indirizzo politico ed è compartecipata quota parte dalle
banche centrali dei singoli paesi europei, alcune non facenti parte dell’unione
monetaria (tra cui Inghilterra, Svezia, Danimarca). La Banca d’Italia
(a sua volta per il 95% di proprietà di banche private – su cui paradossalmente
dovrebbe svolgere attività di controllo – e per il 5% in quota Inps) ne ha il 12,50%.

C’è una grande controversia a livello continentale, non sufficientemente conosciuta:
avere potere di emissione significa forse avere la proprietà della moneta?

A diverse interrogazioni parlamentari in merito, è stata data più di una risposta
evasiva, che non chiarisce la questione di fondo sollevata.

Per quanto riguarda il nostro Paese, è indubbio che l’applicazione delle teorie
neoliberiste genitrici della moneta unica arrivino da tempi lontani: nel 1979 l’Italia
entrò nello SME (Sistema Monetario Europeo). La fluttuazione della valute coinvolte
perse piena libertà, limitata al 2,25% anche se la Lira beneficiava di condizioni
particolari (6%).
Nel 1981 si consumò il divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro (Governo
Spadolini) guidato da Beniamino Andreatta che svincolava la banca centrale
(Governatore Carlo Azeglio Ciampi) dall’obbligo di acquistare i titoli di debito
pubblico che il Tesoro non riusciva a collocare sul mercato.
Ecco come lo Stato perse il controllo dei tassi d’interesse, che da quel preciso
momento saranno affidati al mercato privato dei capitali.

Nel 1990, Ciampi decise di restringere la banda di oscillazione della Lira rispetto alle
altre monete europee dentro un corridoio più stretto del ±2,25%, iniziando una
politica monetaria di contrazione della liquidità che favorì un ulteriore
innalzamento dell’interesse sui titoli e del debito pubblico.
                                                                                     11
Nel 1992, l’Italia aderì al Trattato di Maastricht e la Banca d’Italia fu costretta a
congelare il conto di deposito detenuto dallo Stato (anno 1993), senza più poter
concedere anticipazioni o scoperti di conto al Tesoro.

E’ la fine della sovranità monetaria.

Non dimentichiamo che con il DM n.561 del 13.10.1995 (Governo Dini – altro
esecutivo “tecnico”) si poneva il Segreto di Stato sulle direttive che disciplinavano
gli aspetti monetari e finanziari (comprese le norme istitutive della banca centrale)
dell’Unione Europea. Tali capitoli furono poi desecretati quando la struttura della
valuta comunitaria era già definita. L’Euro entrò in vigore il 1 Gennaio 1999, ed in
circolazione nel 2002.

Come ha sentenziato lo studioso Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia 2008,
“Adottando l’Euro l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del terzo mondo che
deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica” ”.


   o Quali regole o norme a livello globale potrebbero essere efficaci per far
     tornare
     tornare finanza e credito strumenti accessori dell’economia reale?

“ Il libero mercato è uno strumento di crescita e progresso. Conosciamo bene
l’obiettivo principe che spinge gli individui ad operarvi: il profitto.
Servono regole che garantiscano agli operatori libertà d’azione ma che allo stesso
tempo tutelino il tessuto produttivo e sociale di una nazione.

 Risulta preminente quindi, individuare norme (stavolta a livello globale) che tornino
a separare nettamente le banche d’affari dagli istituti di credito commerciali.

Aumentare i controlli della vigilanza, obbligare alla trasparenza quegli operatori che
lavorano sui mercati regolamentari, contenere all’interno di mercati ormai
equilibratamente normati l’uso di strumenti derivati.
In definitiva, introdurre regole che non riducano l’operatività ma che limitino di fatto
gli effetti distorsivi, causati dall’attuale deregolamentazione, sull’economia reale e
sulla vita delle persone.”




                                            Mes,                     imposte
   o Pareggio di bilancio, Fiscal compact, Mes, politiche depressive imposte
     da burocrati non eletti. Che fine ha fatto lo Stato?


“ Lo Stato si e’ trasformato in una colonia: Fiscal compact, Mes, pareggio di bilancio
(http://www.metissiena.org/index.php?option=com_content&view=article&id=106:le
                                                                                      12
uropa-in-trappola-il-futuro-e-gia-iniziato&catid=17&Itemid=106 , ndr) non sono
altro che strumenti di conquista utilizzati in questa guera finanziaria.

Bisognerebbe riformare l’architettura europea per cambiare le sue istituzioni
politiche, bisognerebbe riformare l’Euro

Nel 2003, i popoli di Francia e Olanda bocciarono con il referendum il testo della
Carta Costituzionale europea calato dai palazzi di Bruxelles: prontamente fu
sostituito dal Trattato di Lisbona che in quanto “Trattato”, non aveva nessun
obbligo di essere sottoposto ad alcun referendum popolare per la sua entrata in vigore
(anno 2009).
Un super Stato a cui abbiamo già ceduto sovranità politica, più forte delle nostre
Costituzioni nazionali, governato da persone non elette direttamente da nessun
cittadino: Consiglio Europeo, Commissione Europea e Consiglio dei Ministri Ue…

A voi hanno forse chiesto almeno un parere?

Gli interessi sovranazionali sono enormi: i grandi gruppi finanziari e multinazionali,
le oligarchie continentali, la Germania, non accetteranno mai una Unione Europea
ricostruita dal basso, a moneta sovrana.

Ciò che viviamo adesso è la diretta conseguenza di aver aderito a questa Unione
Europea così concepita. Non è in discussione la bontà degli alti ideali europei, già
ampiamente traditi, ma la democrazia, il progresso sociale, il benessere diffuso,
faticosamente conquistati dopo secoli di lotte intestine, conflitti mondiali, lotte sociali
ed impegno civile. L’Europa dei popoli si può costruire anche con paesi sovrani.”

      o Proviamo a simulare questo scenario: l’Italia ha deciso la propria uscita
        dall’unione monetaria per il 1 Gennaio 2013. Cosa accadrà?

   “ Sgombriamo il campo da luoghi comuni e scenari apocalittici: il ritorno alla Lira
   del 1 Gennaio 2013, non sarà la nostra fine, ma una fase nuova tutta da vivere.

   Lo Stato italiano ha comunicato che in un tempo tecnico brevissimo inizierà ad
   imporre e riscuotere le tasse esclusivamente nella nuova valuta; la Banca d’Italia,
   su input del Ministero del Tesoro emetterà la nuova moneta. Lo Stato pagherà in
   Lire dipendenti, fornitori, aziende.


   Nessun assalto alle banche, nè code disperate agli sportelli: lo Stato ha comunicato
   che non convertirà i depositi bancari nella nuova moneta (ciò porterebbe al
   crollo immediato sistema bancario nazionale): li manterrà in Euro, lasciando libera
   scelta al singolo cittadino di decidere quando e se convertire il proprio conto
   corrente.

                                                                                        13
Se oggi ho la facoltà di aprire un conto in franchi svizzeri, perché domani non
   potrei mantenerne uno in Euro?

   Molto probabilmente il deprezzamento della nuova valuta (le stime dell’Istituto
   finanziario Nomura ipotizzano, nello scenario peggiore, un deprezzamento del
   30%) potrebbe rendere costoso importare energia dall’estero, ma con la
   riconquistata sovranità monetaria, lo Stato potrebbe facilmente compensare il peso
   di questo effetto collaterale con interventi di detassazione.
   Si consideri che la componente fiscale sul prezzo della benzina è quasi del 60%, e
   che l’incidenza della “spesa energetica” per l’Italia è inferiore al 4% del Pil
   (Ag.Adn Kronos 18.6.2012).
   L’eventuale svalutazione avrebbe l’effetto benefico di riattivare le esportazioni
   dall’Italia verso l’estero e di conseguenza, dare finalmente grande impulso
   all’economia interna.
   I cittadini allo stesso tempo, al fine di ottemperare al dovere fiscale e soddisfare le
   proprie esigenze quotidiane, venderanno Euro e acquisteranno Lire; gli
   importatori esteri cercherebbero di commutare spontaneamente in valuta italiana
   enormi volumi di Euro, imprimendo una forte spinta all’apprezzamento della
   nuova divisa nazionale: tutto ciò supporterebbe in maniera determinante il
   rapporto di cambio.

   Il rapporto di cambio Euro/Lira dipenderà dalla quantità di domanda che otterrà la
   nuova moneta.”

      o La continua emissione di valuta creerà un incremento dell’inflazione e
        quindi un aumento dei prezzi?

“L’inflazione potrà essere un pericolo solo quando saremo prossimi alla piena
occupazione.
Non sembra proprio la nostra attuale condizione, tutt’altro. Far ripartire l’economia
reale è l’obiettivo primario: la produzione di beni e servizi derivante dalla ripresa
dell’occupazione riassorbirà, il surplus monetario immesso in circolazione per creare
queste opportunità di lavoro. Abbandonando teorie e pratiche suicide, avendo
ritrovato sovranità monetaria, il debito da “male assoluto” tornerà ad essere
“ricchezza pubblica” di tutti i cittadini: scuole, strade, ospedali, trasporti, Stato
sociale.

Adesso, vorrei rivolgere al lettore questa domanda:

Preferiresti vivere in un Paese che ha un’ inflazione al 20%, in cui riesci a risparmiare
quasi il 25% del tuo reddito, o in un Paese che ha un’ inflazione media del 2%, ma
dove economicamente non arrivi a fine mese? ”



                                                                                       14
o In Italia, “debito pubblico” è spesso sinonimo di sprechi, inefficienza
        ecc.. . Siamo uno dei paesi più corrotti al mondo, non sarà un rischio
        aprire continuamente il portafoglio pubblico?

      “ La corruzione, gli sprechi, l’inefficienza non dipendono certo dallo
      “strumento debito pubblico”. Una società in declino se vuole cambiare passo,
      deve rivedere complessivamente i propri comportamenti che poi hanno in larga
      misura contribuito ad aggravare la nostra condizione.

      Mancanza di etica, mancanza di cultura. A tutti i livelli. Ogni cittadino deve
      prendere coscienza e responsabilizzarsi a partecipare, a controllare chi è
      delegato a rappresentarlo nella gestione della cosa pubblica, delle finanze
      pubbliche.

      Demandare esclusivamente ad altri la propria vita, è da considerarsi il petulante
      leit motiv di un’epoca ormai superata dagli eventi. Questo, se vogliamo
      davvero vivere con dignità in una società migliore.”


                                                    pregresso
      o Che fine farà il famigerato Debito pubblico pregresso in valuta Euro?
“ Lo Stato italiano ha attualmente giurisdizione nazionale sui propri titoli pubblici,
quindi avrà la facoltà di convertirli nella propria valuta sovrana: il debito verrà
ripagato semplicemente stampando moneta.
La Grecia è stata da poco costretta dalla troika ad emettere una parte di titoli sotto
giurisdizione anglosassone. Ciò significa che ove tornasse alla Dracma, dovrebbe
rimborsare i creditori in Euro.
Anche per questo, richiedere oggi l’acquisto di propri titoli sul mercato secondario
alla Bce (o tramite il Mes), è un salto nel buio: se tra gli obblighi da onorare fosse
inserita la particolare clausola riferita al rimborso - a determinate condizioni in
termini di giurisdizione extranazionale - il futuro debito sarebbe molto più oneroso da
fronteggiare. Un ulteriore ricatto per accerchiare lo Stato nella gabbia dell’ attuale
Eurozona.”


      o Uscire dalla moneta unica europea comporterà il fallimento dello
        Stato?


“ Assolutamente no. Uno Stato in possesso della propria sovranità monetaria, non
può tecnicamente fallire, in quanto il potere di emettere moneta gli permette di
onorare sempre i suoi debiti interni ed esteri; può autofinanzianziarsi, in pratica è

                                                                                         15
come se si indebitasse con sé stesso. Può stabilire il tasso di interesse a qualsiasi
livello, avrà la possibilità di attivare politiche monetarie per la piena occupazione.
Lo Stato si troverà nuovamente in una condizione di forza. Stampando moneta, non
saremo sottoposti ad alcun ricatto.

Il ricatto lo subisce chi adotta l’Euro. Lo Stato sovrano emette titoli per avere il
controllo della politica monetaria; l’Italia e gli altri paesi che oggi sono sotto
attacco speculativo li emettono per il proprio precario sostentamento, obbligati a
politiche di austerità.

Uscire dall’Euro non significa abbandonare l’Europa:       Inghilterra, Svezia,
Danimarca sono parte integrante dell’Unione Europea, eppure hanno una propria
moneta sovrana.

Citando Alan Greenspan, economista statunitense, ex Governatore della Federal
Reserve, non certo un complottista bolscevico: “Se uno Stato ha moneta propria, un
governo non potrà mai fare bancarotta coi debiti emessi. Gli Stati Uniti possono
pagare ogni debito perché possono sempre stampare moneta per farlo” (intervista
alla tv americana Nbc, 2011, ndr).”

      o Ritorno dal Futuro, 2012. Come si conciliano politiche espansive,
        Ritorno
        crescita, piena occupazione... con la necessità di cambiare il nostro
        modello di sviluppo divenuto globale, insostenibile non solo
        economicamente, essendo il pianeta Terra un sistema finito di  di
        risorse?

“ Il pensiero neoliberista tramite i media, vende come progresso ciò che nei fatti è
arretramento civile, culturale e sociale di milioni e milioni di persone.

Colossi che sono emersi sollevandosi da economie feudali, nuovi mercati che stanno
cambiando il volto di intere aree geografiche. L’Occidente non è più il motore del
pianeta.
Eppure mai come oggi, schiavi antichi e moderni convivono sotto lo stesso tetto: il
fine ultimo di questa globalizzazione è il profitto dell’ èlite a danno dei popoli
lasciati nella povertà, nel bisogno, nella precarietà, nell’impossibilità di riscatto.
Invece che inoltrarci a pieno nel terzo millennio, sembriamo precipitare indietro di
almeno due secoli.
La crescita economica a cui si accompagna l’evoluzione materiale ed immateriale
dell’essere umano, è incompatibile con l’attuale modello di sviluppo.

Politiche espansive, l’obiettivo della piena occupazione sono invece conciliabili con
un modello che deve valorizzare anche alcune risorse per loro natura illimitate.
Alziamo gli occhi al cielo e torniamo giù. Sole, vento, onde marine, campi magnetici,
viscere terrestri.

                                                                                   16
Già adesso, l’uomo detiene i saperi e le tecnologie per mettere in disparte i pozzi
petroliferi, le miniere di carbone, le centrali a fissione nucleare; è tempo di
mantenere, riutilizzare, riciclare, educare le persone ad una austerità positiva:
consumare responsabilmente in relazione alle proprie effettive possibilità.
Occorrono inderogabili politiche pubbliche di spesa: istruzione, ricerca e sviluppo,
salute, beni comuni. Seri interventi che ci proiettino nel futuro.

Politiche che salvaguardino il territorio, le sue ricchezze, che riportino il cibo a
chilometri zero, che trasformino le abitazioni in autonome fonti di energia.

Il consumo compulsivo di massa che ha portato a saturazione gran parte dei nostri
mercati, è la stessa ossessione che poi ha permesso ad alcuni di gonfiare “bolle”
speculative, pianificando ciò che stiamo vivendo.

Consumo sfrenato e debito privato, ci hanno permesso di vivere al di sopra delle
nostre reali capacità per tanti anni. Non certo le risorse pubbliche, che se utilizzate
con criterio e consapevolezza, sono fonte di benessere diffuso e progresso sociale
dell’intera collettività.

Il nostro Stato – famiglia cosa potrà davvero offrire alla società?

La mondializzazione non ha esteso la ricchezza, l’ha concentrata.

Riflettere quindi, su quale sia il parametro di riferimento dell’ autentica prosperità dei
popoli è più che mai urgente: forse il Pil, lo spread? Magari presto, saremo costretti
ad inventarcene uno…

Il profitto è felicità, oppure avidità e frustrazione?

Il benessere è qualcosa di molto più semplice, un’esperienza collettiva.

Un popolo più maturo, con idee nuove, saprà anche esprimere una classe dirigente
più responsabile.”


      o Media, come raccontano questa crisi alla pubblica opinione ?

“ Il pensiero unico neoliberista, sostenuto dai grandi potentati economici, è stato
almeno da quattro decenni sapientemente introdotto in ogni dispensa universitaria
quindi in ogni ministero, in ogni banca centrale. Il contagio ha ovviamente
influenzato operatori economici di qualsiasi livello. I mezzi di comunicazione di
massa hanno avuto un ruolo determinante nel diffondere tra i popoli un certo stile di


                                                                                       17
vita, dei precisi modelli da emulare che hanno educato intere generazioni, elevando la
semplice teoria ad egemonia culturale.

Un cannoneggiamento continuo da ogni latitudine: “Stato – famiglia, debito pubblico,
politiche di austerità necessarie per ridurre il debito, pareggio di bilancio, riforma del
mercato del lavoro, flessibilità e competitività”… ci stanno raccontando delle
favole!!

Tornando alla realtà, è in atto la strategia finora vincente della cosiddetta “shock
economy”: viene provocata una crisi, si attaccano i titoli di Stato dei paesi del sud
Europa (estate 2011, Goldman Sachs scommette sul crollo dell’Italia, vende circa 30
miliardi di btp e acquista cds ), viene convinta gran parte della pubblica opinione che
non abbiamo più risorse disponibili: esiste un’ alta probabilità di fallimento.
Vero e proprio terrorismo mediatico: l’altalena dello spread in apertura di tutti i
telegiornali nazionali.

La tensione, l’ansia collettiva crescono... la paura del Domani.

Il baratro imminente viene agitato quando è necessario prendere delle decisioni
immediate ed urgenti, provvedimenti da far entrare in vigore molto rapidamente.
Vengono sostituiti governi democraticamente eletti: la pubblica opinione viene
persuasa che il debito pubblico sia il “male assoluto” e la causa per cui il Pil italiano
non cresce da più di dieci anni.
I diritti dei lavoratori sono un ostacolo per la crescita economica, al via la libertà di
licenziare!
Per sopravvivere alla globalizzazione sono necessari rigore, austerità, tagli.
E’ indispensabile e “innovatore” rinunciare a conquiste sociali e civili… tutto ciò per
essere “più competitivi”.

Obbligate riforme strutturali di “macelleria sociale” stravolgono improvvisamente la
quotidianità di milioni di persone, vendendo la certezza che così facendo tutto troverà
presto soluzione. Anche per questo è opportuno alienare il patrimonio dello Stato!

La realizzazione del folle disegno neoliberista va avanti: un mondo governato da un
èlite di ricchissimi manager. Il nostro futuro è in balia del mercato, già intento a
privatizzarci la vita.

Aver consentito ai grandi gruppi capitalistici e finanziari di autoregolarsi è stata la
causa primaria delle crisi. Un enorme vuoto politico colmato da un’ideologia che
arricchisce pochissimi a danno di molti. Una modernissima e spietata lotta di classe:
così combattono contro il ceto medio basso, gli comprano il futuro.




                                                                                       18
I politici nazionali ed europei dovrebbero, a mio avviso, rispondere a questa semplice
e forse ingenua domanda: perché hanno consentito che ciò accadesse e permettono a
tutt’oggi che i popoli europei vengano deliberatamente impoveriti?
Siamo in possesso di tutti gli strumenti per evitare questa deriva, sarebbe sufficiente
vi fosse buon senso e volontà di cambiare.

Evidentemente la politica serve da troppo tempo, altre logiche ed altri interessi.”


      O E’ normale sentirsi disarmati in questa guerra asimmetrica.
        Cosa può fare ognuno di noi di fronte a queste enormità?

“ Ogni cittadino ha il diritto - dovere di conoscere, di informarsi individualmente
sulla realtà che vive ogni giorno. Non possiamo rassegnarci all’inevitabile: esiste già
una via alternativa a ciò che ci viene imposto dall’alto e che ci sta rovinando
l’esistenza.

E’ urgente armarsi pacificamente per combattere questa guerra. I nostri mezzi:
cultura, conoscenza e divulgazione.

Il primo passo è partecipare numerosi al Summit MMT (Teoria Monetaria Moderna)
a Rimini il 20 e 21 ottobre prossimi, durante il quale il Prof. James Galbraith (Univ.
del Texas, USA), la Prof.ssa Stephanie Kelton (Univ. Missouri Kansas City), il Dott.
Warren Mosler ( Levy Inst. New York, USA), il Dott. Marshall Auerback (INET
New York, USA), il Prof. Alain Parguez (Univ. di Besançon, Francia) ed il
giornalista Paolo Barnard, ci aiuteranno a capire come l’Italia può tornare sovrana,
prospera e democratica per il 99% di noi, salvando aziende e occupazione.
(http://democraziammt.info/site/presentazione/?url=http://www.democraziammt.info/
site/).”




                                                                                      19

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Metìs la guerra contro i popoli d europa. int.f.abbate

  • 1. Viviamo tempi complessi. Ogni giorno ci viene raccontato come l’ultimo disponibile. Cercheremo di capire come è potuto accadere, come i popoli, la pubblica opinione, abbiano in larga parte potuto adeguarsi e rassegnarsi anche a ciò che è inaccettabile per la dignità, la vita di ogni individuo e per una civile comune convivenza. In verità niente si esaurisce, tutto si rinnova. Decifrare la realtà e provare a pensare un altro domani. Educazione, formazione, cultura. Informazione: nel nostro piccolo ci proveremo. Su Metìs, ecco il quinto articolo della serie. Buona lettura. LA GUERRA CONTRO I POPOLI D’EUROPA Finanza libera, Moneta e Debito: così combattono il ceto medio. Come difendersi, uscire dalla crisi? Si può. Intervista al Dott. Filippo Abbate, consulente finanziario di Jacopo Brogi La teoria secondo cui credito e finanza possano crescere all’infinito rispetto all’economia reale sperimentata grazie a decenni di deregulation, innovazione finanziaria e tecnologica, libera circolazione dei capitali, ha creato un mostro che ha scatenato la grande Crisi, spinta propulsiva di un cambio epocale. “Il mercato mondiale non può più essere conquistato attraverso il commercio e gli investimenti, ma solo con mezzi politici” affermava il giurista e studioso Franz Neumann descrivendo l’economia monopolistica totalitaria di un passato regime. Peter Oppenheimer strategist di Goldman Sachs per le piazze finanziarie europee è stato chiaro: “La pressione dei mercati provocherà un cortocircuito che costringerà l’Europa a prendere decisioni forti” (Corr. Sera, 16.07.12). Ce lo chiedono i mercati, neodivinità contemporanee, giudici universali della nostra vita. Il luogo naturale di scambio fra controparti, domanda e offerta, fonte millenaria di ricchezza, sviluppo materiale ed umano si è trasformato in un sistema autoreferenziale capace di fabbricare esclusivamente profitto, denaro su denaro. Si è materializzata quella che lo studioso canadese John K.Galbraith ha definito “economia della truffa”. In questa guerra economica combattuta con strumenti finanziari, la mancanza di regole è l’arma letale di banche d’investimento transnazionali e corporation. La finanza affoga l’economia reale. I popoli, gli Stati sembrano aver alzato bandiera bianca; chi vive del proprio lavoro, sia esso dipendente o medio 1
  • 2. imprenditore risulta ormai asservito ad un sistema controllato da un’ unica legge: il profitto ad ogni costo del Capitale globale. Eppure la Grande depressione degli anni trenta era stata una lezione magistrale. Efficaci anticorpi legislativi nacquero per porre dei limiti alle attività finanziarie e alla trasparenza delle informazioni ad esse correlate. La legge bancaria del 1933, Glass – Steagall Act, separò le banche commerciali dalle banche d’investimento così da tenere a riparo l’economia reale da possibili nuovi crack. Non dimentichiamo il 1971, ossia l’anno dell'abolizione - amministrazione Nixon - del sistema di cambi fissi stabilito nel 1944 dalla Conferenza di Bretton Woods che prevedeva la convertibilità del dollaro in oro. Iniziò una nuova epoca, la nostra: nasceva il sistema monetario moderno. L’Era della moneta legale (denominata “fiat”, non agganciata ad alcun valore reale), tale perché riconosciuta dallo Stato; emissione di moneta nelle quantità desiderate e non più in base alle riserve auree disponibili. Dopo anni di relativa stabilità economica, arrivarono gli anni ottanta e con essi le “nuove libertà”. Con le trickle down economics di Ronald Reagan – favorire i ricchi, il mercato, cosicché qualche “goccia” arrivi anche ai poveri – iniziò l’opera di deregolamentazione culminata nel 1999 sotto amministrazione Clinton con l’abrogazione del Glass – Steagall Act e la limitazione dei controlli sulle banche d’investimento (Gramm – Leach Bliley Act). Immediate le fusioni fra Banche d’affari e banche commerciali: nacque il gigante Citigroup (1999). Ecco che l’economia reale tornava in pericolo, la finanza era uscita dalla gabbia. Allo stesso tempo, iniziava a farsi abituale (già nel 1998, erano il 25%) la concessione di credito subprime (mutui facili per famiglie a basso reddito). Successivamente venne esclusa qualsivoglia regolamentazione (Commodity Futures Modernization Act) dei derivati (dispositivi di mercato nati con funzione assicurativa nell’Olanda nel diciannovesimo secolo a tutela del valore delle merci, riconvertiti oggi in spietati costruzioni logaritmiche di profitto) esentandoli pure dalla legge antiscommesse. Creazioni finanziarie mai viste prima iniziarono a diffondersi e moltiplicarsi, contaminando il sistema: cartolarizzazione dei mutui subprime (viene creato un artifizio finanziario emettendo sul mercato obbligazioni garantite da beni reali – le abitazioni su cui viene acceso il mutuo – vendute poi agli investitori su diversi livelli: ciò distribuisce il rischio finale dell’operazione di mutuo ai sottoscrittori dell’obbligazione), cds (credit default swaps – contratto di assicurazione su cui l’acquirente paga un premio una tantum al venditore, ricevendo un rimborso in 2
  • 3. caso di fallimento del titolo), cdo (obbligazioni collaterali di debito – Sono obbligazioni strutturate contenenti qualsiasi tipo di debito, subprime inclusi. In caso di mancato rimborso… addio alle risorse investite dall’istituto di credito per l’accensione del mutuo nonché a quelle dell’investitore. E’ sostanzialmente un trasferimento di rischio nei confronti dell’emittente da parte di terzi). La maggior parte di questi strumenti scorrazzano a tutt'oggi nei mercati OTC (Over The Counter), mercati non regolamentati. Con l’arrivo alla Casa Bianca di G.W. Bush, ecco il “piano casa” (2002). American Dream per tutti, una casa a ciascun americano: concessione di subprime senza controllo anche alle classi medio basse, che difficilmente avrebbero potuto accedervi ai normali tassi di mercato. Nel 2004 la Sec (Commissione per i titoli e gli scambi) aumentò il limite di indebitamento per le banche d’affari - che ottennero così maggiori prestiti - e ridusse i controlli sulle società finanziarie. Fra il 2005 e il 2008 le principali banche d’investimento iniziarono a scommettere con i cds contro gli stessi titoli che vendevano come sicuri. No problem… garantivano le agenzie di rating (le più influenti: Standard & Poor's, Moody's e Fitch, tutte rigorosamente made in Usa - ndr) !!!. Ecco che partorita dalle principali banche d’affari, un’enorme “bolla” speculativa legata al mercato immobiliare, si andava ingigantendo da ben sette anni. Tic tac, tic tac…. una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Il numero delle abitazioni di proprietà era ai massimi, ma i tassi di risparmio ai minimi, la richiesta di prestiti per comprare abitazioni praticamente assente. Una quantità enorme di mutui subprime non venivano più rimborsati dalle famiglie. Tic tac, tic tac…. settembre 2008 …tic tac, tic tac…. crollo della banca d’investimento Lehman Brothers. Iniziò l’effetto domino, nel tempio mondiale del capitalismo arrivarono miliardi su miliardi di denaro pubblico (ad oggi, 11400 miliardi di dollari, dati Ocse, ndr) a salvare il sistema creditizio. Socializzazione delle perdite, privatizzazione dei profitti per l’èlite. Ad ogni costo. “Il Capitale finanziario non vuole libertà, ma egemonia” sosteneva l’economista austriaco Rudolf Hilferding. 3
  • 4. Dalla finanza alla realtà: l’economia, Il lavoro. Sabbie immobili per chissà quanti anni ancora, dagli Usa all’intero Occidente. Il pensiero unico, la rivoluzione culturale del “Sogno Americano” su scala globale, le palesi e quanto mai diaboliche contiguità con il potere mediatico. Gli spettri del terrore serviti dalle oligarchie politiche sembrano invincibili. Stati che salvano banche, banche che si comprano gli Stati. Il vecchio continente, da sessant’anni in Pace dopo secoli di guerre fratricide, è la cavia contemporanea del laboratorio neoliberista. L’eccezione da normalizzare. La finanza senza controllo approfitta dell’assenza di sovranità monetaria, fa leva sul Debito per sottomettere le nazioni ed i popoli ormai in balia di poteri sovranazionali. Il Dott. Filippo Abbate, consulente finanziario di un importante istituto di credito di livello continentale ci aiuterà a comprendere strumenti, tecniche e strategie che non hanno nulla di fantascientifico, tutt’altro: azioni classiste scientemente pianificate, effetti patologici di umanissima avidità che ormai quotidianamente stravolgono la nostra vita. o Una recente ricerca internazionale stima che il valore degli strumenti finanziari fluttuanti per il globo superi l’intero Pil mondiale di almeno 15 volte. Può essere la prossima “bolla”? “ Soltanto i padroni dei “mercati”, ossia le grandi istituzioni finanziarie internazionali, le agenzie di rating, i fondi pensione, le corporation hanno la capacità di muovere con pochi click enormi quantità di denaro virtuale. Il sistema è una potente macchina che rimodula continuamente se stessa ed è congegnata su artifizi contabili, strumenti finanziari ed invenzioni matematiche sempre più sofisticate: è una delle più grandi commedie mai apparse prima sulla scena, dove le star svolgono anche il ruolo dei principali antagonisti nonché dei fedeli sparring partner. Se vi fosse l’esplosione della“bolla finanziaria”essa sarebbe quindi determinata dai nuovi “proprietari universali”, gli stessi padroni di questo enorme casinò azionario che avrebbero così deciso di farla deflagrare. Una giostra magica, inesauribile fonte di immensi profitti, influenza politica ed enorme potere. Che rinuncino a tutto ciò? E’ alquanto irrealistico. Altra cosa sono gli effetti devastanti della “finanza libera” sull’economia reale. E’ la corda che tiene appeso l’impiccato.” 4
  • 5. o Il crollo del 2007/2008 è stato innescato da un uso irresponsabile del debito privato. E’ il debito pubblico il “male assoluto”? “ Se davvero esiste un “male assoluto”, esso è riconducibile al modello economico neoliberista: la liberazione dell’economia dallo Stato. Le attività economiche, lo sviluppo, la crescita, devono dipendere essenzialmente dall’attività privata in quanto il mercato è l’unico regolatore preposto: la privatizzazione dei servizi pubblici, la liberalizzazione di ogni settore non strategico, la fine di ogni dazio ed avamposto doganale. Il potere pubblico è messo in un angolo, relegato al ruolo di Stato – Famiglia: le proprie finanze devono essere sostenute reperendo risorse in denaro già presenti nella società attraverso l’imposizione fiscale su famiglie ed imprese. Il buon padre di famiglia – Stato virtuoso e responsabile, deve mantenere i conti in ordine: le uscite non devono superare le entrate. (dalla teoria alla pratica: “pareggio di bilancio” appena inserito nella nostra Costituzione, ndr). Nell’eventualità in cui queste non risultassero sufficienti per lo svolgimento delle attività correnti, il buon padre di famiglia – Stato dovrà chiedere denaro in prestito alle banche o ai risparmiatori, con l’emissione dei titoli di Stato, ovvero impegnandosi a rimborsare capitale più interessi. Se le entrate non aumentassero a sufficienza con le imposte, si determinerebbe un deficit nel bilancio “familiare”. Questa condizione protrattasi nel tempo, tuttora in corso nel nostro Paese, ha come conseguenza l’incremento costante del debito pubblico verso cittadini ed investitori privati. Lo stesso debito pubblico che a parole si afferma di voler abbattere, causa di enormi sacrifici. Un’azienda privata per nascere, crescere e svilupparsi deve rispettare una semplice regola: i ricavi devono essere superiori ai costi. I costi sono determinati dalla spesa per pagare i fattori di produzione, tra cui salari e stipendi. I ricavi sono generati dalla potenziale capacità di acquisto dei consumatori. Ma quest’ultima è limitata alla totalità dei redditi percepiti dai consumatori stessi, non altro che una parte dei costi aziendali sostenuti per la produzione di quei beni e servizi. Ovvero, le persone potranno acquistare solo per un importo corrispondente ai salari che mensilmente ricevono, che è solo una percentuale dei costi necessari alle aziende per operare. Il modello economico neoliberista, che delega ai privati il ruolo principale della crescita economica non può funzionare, a causa di questo sbilanciamento tra i costi di produzione e reddito disponibile per i consumi. “La ripresa e' compito delle aziende non del governo” Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali (Ag. Asca 24.09.12). L’applicazione integrale di queste teorie ha altissime probabilità di causare un blocco dell’economia e non certamente un suo sviluppo duraturo e strutturale, come è stato invece recentemente dichiarato. 5
  • 6. L’ideologia non ammette deroghe. Le politiche di austerità adottate dal governo “tecnico” stanno distruggendo l’economia italiana. Fallimenti, cassa integrazione e licenziamenti, disoccupazione galoppante e mutui da pagare. Sessantenni “esodati” (senza lavoro, né pensione - ndr) , giovani senza futuro. Il Paese sobriamente ringrazia il Presidente del Consiglio: “Le nostre decisioni hanno contribuito ad aggravare la recessione” Mario Monti (già International Advisor di Goldman Sachs, 2005, ndr), Il Tempo 11.09.2012. Quelle piccole e medie imprese ancora in salute, storicamente l’ossatura economica del Paese (60% del reddito nazionale dichiarato), navigano a vista nella tempesta globale. Devono difendersi e reinventarsi con il coraggio e l’ingegno di sempre per sopravvivere alla selezione darwiniana imposta dalla libera circolazione delle merci e dei capitali, dolosamente accelerata da provvedimenti economici depressivi, uniti alla grave contrattura del credito. Non sarà facile salvarsi dall’estinzione: fameliche multinazionali, banche e grande distribuzione sono gli spietati avvoltoi che attendono impazienti nuove fette di mercato. Il vero obiettivo è l’intera torta. Il buon padre di famiglia – Stato taglia sanità, sicurezza, giustizia, assistenza sociale, istruzione, ricerca e sviluppo. Cittadini ed aziende al collasso non possono più garantire lo stesso livello di entrate fiscali, anche a fronte di un massiccio aumento di imposizione fiscale. Il governo non potrà che attivare processi di privatizzazione, a tutto vantaggio dei grandi gruppi economici e finanziari. La crisi serve a creare le condizioni ideali per far accettare ai cittadini le riforme strutturali che lo Stato è costretto a varare. Riduzione dei diritti e dei salari, aumento della disoccupazione, svendita di beni e servizi pubblici essenziali: asili nido, scuole e università, ospedali, strade, sistemi di comunicazione, funzioni di corrispondenza, ferrovie, acqua, sistemi fognari. Monumenti, isole, riserve e parchi naturali, spiagge. Tutto questo è chiaramente finalizzato alla svendita a buon mercato della nostra Italia: migliaia di anni di Storia liquidati al peggior offerente. Il principio di uguaglianza sostanziale, art. 3 della nostra Costituzione: “È compito dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di 6
  • 7. fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.” - non viene esplicitamente negato dal pensiero neoliberista, ma il ruolo dello Stato, di fatto viene ridotto al minimo e vengono trasferite in un contesto privato determinate funzioni che strutturalmente non possono essere più garantite. Lo Stato non può abdicare al proprio ruolo di “coordinatore sociale”. Solo così può perseguire il suo obiettivo primario: rispettare il principio di uguaglianza dei cittadini. Creando per tutti le medesime possibilità di ingresso nella società, ossia tenere in vita la Democrazia. Possiamo concludere che il debito pubblico è lo strumento attraverso il quale si sta combattendo una guerra contro i popoli del sud Europa, al fine di espropriare le collettività delle proprie risorse, dei beni e delle ricchezze presenti in questi Paesi.” o Euro, la mancanza di sovranità monetaria sembra una questione cruciale. “ La moneta europea, valuta comune di economie differenziate ha creato un deficit permanente di competitività tra paesi del nord e paesi del sud. La crisi ha fatto emergere tutte le criticità strutturali dell’unione monetaria. Nella dottrina neoliberista, lo Stato come una qualsiasi famiglia, non può stampare denaro in proprio. Lo Stato sovrano ha invece questa facoltà. L’Euro è il primo esperimento al mondo di separazione della moneta dallo Stato. Infatti gli Stati della zona Euro non hanno sovranità monetaria e quindi alcun potere di emissione. Possono solo utilizzare la valuta comunitaria presa in prestito dai mercati di capitali privati. Così nasce il ricatto del debito pubblico. Esso è congegnato grazie all’avvenuta deregolamentazione dei mercati finanziari e all’introduzione di regole che impediscono agli Stati di gestire e controllare la propria politica monetaria: i trattati di Maastricht e Lisbona obbligano gli Stati a finanziarsi sui mercati ad interessi stabiliti dai mercati stessi. Il protocollo sullo statuto della Bce (art.21.1) nega il finanziamento agli Stati, ma concede liquidità direttamente alle banche perlopiù a tassi irrisori (tra il 2011 ed il 2012, in due tranche, sono stati erogati alle banche private continentali circa 1000 miliardi di Euro). Le banche hanno in parte trattenuto per sé, la liquidità ottenuta (anche lasciata in deposito presso la stessa Bce), ma soprattutto hanno utilizzato queste risorse per acquistare sul mercato i titoli pubblici dei paesi europei più deboli, su cui grava uno spread più elevato, che li fa risultare più redditizi. Incredibile! Gli istituti di credito hanno ottenuto prestiti Bce all’1% per poi ricomprare debito pubblico al 4-5-6%. L’economia reale intanto è da mesi in credit crunch (stretta creditizia, ndr): del denaro prestato agli istituti di credito dalla banca 7
  • 8. centrale non è arrivato pressoché nulla ad imprese e famiglie (se potessero accedere ad un prestito, dovrebbero accettare un tasso d’ interesse da usura legalizzata, ad oggi 7-8, anche 9%). Inoltre, questa azione speculativa condotta da gruppi finanziari sui titoli di Stato, finisce per accrescere il debito. Qualcuno ha mai sentito parlare di “insostenibilità” o di speculazione in atto sul debito giapponese, inglese o americano? Sono Stati a moneta sovrana, stampano moneta e pagano i propri debiti. Recuperare la sovranità monetaria è quindi fondamentale, se non vogliamo abbandonarci a questa irreversibile parabola discendente.” o Cos’è lo spread e chi lo determina? “ Quando parliamo di spread ci riferiamo al differenziale tra i rendimenti dei btp (titoli italiani) e i rendimenti dei bund (titoli tedeschi), che sono valutati essere i più affidabili e sicuri. Quanto più è elevato lo spread, tanto più uno Stato è ritenuto incapace di rimborsare il proprio debito, tanto più alti sono gli interessi che il “Mercato” chiede allo Stato stesso sulle future ed inevitabili richieste di finanziamento. E’ il mercato che decide tutto questo, sulla base delle stime delle agenzie di rating, le stesse che hanno valutato AAA+ Leman Brothers alla soglia del fallimento, le medesime imprese che hanno giudicato “molto affidabili” i tristemente noti mutui subprime. Quelle società di consulenza che hanno poi considerato il debito italiano non più così sicuro. Alcune agenzie di rating quindi condizionano il tasso di interesse dei titoli di Stato, in funzione della volontà speculativa di coloro che poi ne sono i proprietari, i grandi gruppi finanziari internazionali. Lo spread non dipende quindi da chi governa, ma dagli operatori del mercato che prendono a bersaglio i paesi più deboli della zona Euro, che non potendo creare la propria moneta, hanno effettivo bisogno di reperire il denaro tramite l’emissione di titoli su cui pagano un interesse variabile stabilito dagli acquirenti stessi. Il debito italiano è per il 55% detenuto da residenti, per il 45% detenuto da non residenti: se il nostro Stato avesse sovranità monetaria ciò sarebbe pressoché irrilevante, ma nella situazione in cui siamo è una questione determinante. Le istituzioni finanziarie private autorizzate dal Ministero dell’Economia ad acquistare i nostri titoli sul mercato primario sono ormai note: Banca Barclays, Banca Imi, Banca Unicredit, JP Morgan, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Citigroup, Bnp 8
  • 9. Paribas, Merryl Lynch, Morgan Stanley (fonte Dipartimento del Tesoro, per l’elenco completo: http://www.dt.tesoro.it/ - ndr). Sono loro che stabiliscono lo spread. Gli italiani ormai conoscono benissimo gli effetti sulla vita reale di questo numeretto che danza follemente sull’altalena del luna park finanziario. Strutturata così l’unione monetaria europea, il debito pubblico risulta assolutamente impagabile, se non attraverso un’azione di impoverimento delle imprese e famiglie italiane; è un’arma di ricatto utilizzata contro i popoli del vecchio continente a fini politici ed economici a vantaggio di pochissime persone. Questo debito non è illegittimo, in quanto determinato da leggi vigenti, ma quantomeno immorale. “E’ impossibile pagare un debito e al tempo stesso dare al popolo una corretta amministrazione e condizioni eque per garantire uno sviluppo morale, sociale ed economico” dichiarava nel 1936 il dittatore greco Metaxas che si rifiutò di restituire un prestito alla Sociètè Commerciale de Belgique. La sentenza della Corte Internazionale, emanazione della Società delle Nazioni, (1938) diede ragione alla Grecia, le cui rimostranze si contrapponevano a quelle della banca belga, sostenuta nella causa dal proprio governo. Si stabilì che se il rimborso del debito mette in pericolo la vita economica ed amministrativa del Paese, il governo è obbligato ad interrompere o ridurre il pagamento dello stesso. Nessuno sembra curarsi di questo importantissimo precedente, intanto la situazione sta molto peggiorando.” che o Molti osservatori sostengono che i paesi deboli usciranno da questa crisi “con più Europa”. Qual’ è la sua opinione in merito? “ Il “Sogno Europeo” immaginato nel secondo dopoguerra, ossia una Comunità pienamente integrata nelle rispettive diversità dove sviluppo sostenibile, progresso sociale, responsabilità collettiva, Stato sociale avrebbero dovuto costituire il futuro collante dei popoli, sembra ad oggi – purtroppo – una straordinaria visione onirica di ordine politico filosofico. Niente più. La realtà ci parla di un enorme “mercato libero” che ha praticamente neutralizzato i parlamenti nazionali, guidato da tecnici e burocrati che non rispondono hai cittadini, ma ad altri poteri. L’Europa non è una zona valutaria ottimale, in quanto in tutti questi anni non sono state varate politiche che andassero a sanare deficit strutturali di sussidiarietà. Azioni che provvedessero a riequilibrare le disparità tra le diverse economie dei paesi convolti: ad oggi, rimangono disattesi alcuni dei presupposti fondamentali che 9
  • 10. avrebbero consentito un’armonizzazione dell’area Euro, tale da rendere adeguata la scelta di dar vita ad una divisa comune: mobilità del mercato del lavoro, flessibilità salariale, flessibilità dei prezzi, convergenza dei tassi di inflazione, integrazione fiscale e sistema di trasferimenti di capitali pubblici dai paesi in surplus ai paesi in deficit, adeguamento delle tutele e dei sistemi di welfare, possibilità di svalutazione esterna. Senza considerare l’ostacolo rappresentato dalle elevate differenze culturali, linguistiche, scolastiche. Il principio di sussidiarietà tanto enunciato nel Trattato di Maastrich è rimasto soltanto un nobile preambolo. Sud e Nord. Debolezze e fragilità, utilitarismo e solidità. Chi oggi chiede “più Europa”, non lo fa certo per dare corpo ed anima alla spinta ideale di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Willy Brandt… I popoli dei Piigs – (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) circa 130 milioni di persone – devono al più presto fare pressione sui propri governi perché ritrovino la sovranità monetaria.” o La Bce si è recentemente dichiarata disponibile all’acquisto illimitato dei titoli pubblici dei paesi europei in difficoltà sul mercato secondario (e non all’emissione), nel caso in cui alcuni Stati ne facessero formale richiesta. Ciò avverrà a “rigorose condizionalità”. Con i vincoli esistenti è possibile fermare la speculazione? “Se la Bce avesse la facoltà di acquistare i nostri Btp all’emissione – sul mercato primario – togliendoli dal mercato, ridurrebbe non solo il rischio connesso all’investimento, ma anche gli effetti speculativi susseguenti: nessun speculatore sarebbe disposto a scommettere contro il potere illimitato della stampante. Naturalmente come già sottolineato, lo statuto della Banca Centrale Europea lo vieta, perché ciò significherebbe finanziare direttamente gli Stati (come abbiamo visto, la Bce può erogare risorse gli Stati, ma indirettamente attraverso le banche private con tutto ciò che ne consegue, ndr). Può acquistare entrando dal retro, sul mercato secondario pagando dazio all’intermediario. Nomura, Ubs, Royal Bank of Scotland acquistano entrando dalla porta principale. E’ chiaro che con le attuali restrizioni, fermare la speculazione è pressoché impossibile. Certo, la recente decisione del Presidente Mario Draghi (già vicepresidente e membro del management Committee Worldwide di Goldman Sachs, 2002-2005, ndr) avrà 10
  • 11. senz’altro l’effetto di calmierare il mercato, ma è una scelta che potrebbe comportare anche seri rischi per i paesi interessati. Le “rigorose condizionalità” imposte agli Stati che dovessero richiedere aiuto, saranno certamente di politica economica. L’enorme influenza che la banca centrale potrebbe poi esercitare nei confronti di quel paese, di cui nell’emergenza avesse acquistato gran parte del debito pubblico, sarebbe molto pericolosa per il popolo di quella nazione. Il dramma della Grecia, prima cavia del laboratorio europeo, imposto dalle politiche della troika (Ue, Bce, FMI) è sotto gli occhi di tutti.” o L’ Euro è la nostra moneta o la moneta della Banca Centrale Europea? “ La Bce ha il potere esclusivo di emissione della moneta, il compito di adottare politiche per la stabilità dei prezzi nella zona Euro e di salvaguardarne il sistema bancario. Essa è indipendente da ogni indirizzo politico ed è compartecipata quota parte dalle banche centrali dei singoli paesi europei, alcune non facenti parte dell’unione monetaria (tra cui Inghilterra, Svezia, Danimarca). La Banca d’Italia (a sua volta per il 95% di proprietà di banche private – su cui paradossalmente dovrebbe svolgere attività di controllo – e per il 5% in quota Inps) ne ha il 12,50%. C’è una grande controversia a livello continentale, non sufficientemente conosciuta: avere potere di emissione significa forse avere la proprietà della moneta? A diverse interrogazioni parlamentari in merito, è stata data più di una risposta evasiva, che non chiarisce la questione di fondo sollevata. Per quanto riguarda il nostro Paese, è indubbio che l’applicazione delle teorie neoliberiste genitrici della moneta unica arrivino da tempi lontani: nel 1979 l’Italia entrò nello SME (Sistema Monetario Europeo). La fluttuazione della valute coinvolte perse piena libertà, limitata al 2,25% anche se la Lira beneficiava di condizioni particolari (6%). Nel 1981 si consumò il divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro (Governo Spadolini) guidato da Beniamino Andreatta che svincolava la banca centrale (Governatore Carlo Azeglio Ciampi) dall’obbligo di acquistare i titoli di debito pubblico che il Tesoro non riusciva a collocare sul mercato. Ecco come lo Stato perse il controllo dei tassi d’interesse, che da quel preciso momento saranno affidati al mercato privato dei capitali. Nel 1990, Ciampi decise di restringere la banda di oscillazione della Lira rispetto alle altre monete europee dentro un corridoio più stretto del ±2,25%, iniziando una politica monetaria di contrazione della liquidità che favorì un ulteriore innalzamento dell’interesse sui titoli e del debito pubblico. 11
  • 12. Nel 1992, l’Italia aderì al Trattato di Maastricht e la Banca d’Italia fu costretta a congelare il conto di deposito detenuto dallo Stato (anno 1993), senza più poter concedere anticipazioni o scoperti di conto al Tesoro. E’ la fine della sovranità monetaria. Non dimentichiamo che con il DM n.561 del 13.10.1995 (Governo Dini – altro esecutivo “tecnico”) si poneva il Segreto di Stato sulle direttive che disciplinavano gli aspetti monetari e finanziari (comprese le norme istitutive della banca centrale) dell’Unione Europea. Tali capitoli furono poi desecretati quando la struttura della valuta comunitaria era già definita. L’Euro entrò in vigore il 1 Gennaio 1999, ed in circolazione nel 2002. Come ha sentenziato lo studioso Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia 2008, “Adottando l’Euro l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del terzo mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica” ”. o Quali regole o norme a livello globale potrebbero essere efficaci per far tornare tornare finanza e credito strumenti accessori dell’economia reale? “ Il libero mercato è uno strumento di crescita e progresso. Conosciamo bene l’obiettivo principe che spinge gli individui ad operarvi: il profitto. Servono regole che garantiscano agli operatori libertà d’azione ma che allo stesso tempo tutelino il tessuto produttivo e sociale di una nazione. Risulta preminente quindi, individuare norme (stavolta a livello globale) che tornino a separare nettamente le banche d’affari dagli istituti di credito commerciali. Aumentare i controlli della vigilanza, obbligare alla trasparenza quegli operatori che lavorano sui mercati regolamentari, contenere all’interno di mercati ormai equilibratamente normati l’uso di strumenti derivati. In definitiva, introdurre regole che non riducano l’operatività ma che limitino di fatto gli effetti distorsivi, causati dall’attuale deregolamentazione, sull’economia reale e sulla vita delle persone.” Mes, imposte o Pareggio di bilancio, Fiscal compact, Mes, politiche depressive imposte da burocrati non eletti. Che fine ha fatto lo Stato? “ Lo Stato si e’ trasformato in una colonia: Fiscal compact, Mes, pareggio di bilancio (http://www.metissiena.org/index.php?option=com_content&view=article&id=106:le 12
  • 13. uropa-in-trappola-il-futuro-e-gia-iniziato&catid=17&Itemid=106 , ndr) non sono altro che strumenti di conquista utilizzati in questa guera finanziaria. Bisognerebbe riformare l’architettura europea per cambiare le sue istituzioni politiche, bisognerebbe riformare l’Euro Nel 2003, i popoli di Francia e Olanda bocciarono con il referendum il testo della Carta Costituzionale europea calato dai palazzi di Bruxelles: prontamente fu sostituito dal Trattato di Lisbona che in quanto “Trattato”, non aveva nessun obbligo di essere sottoposto ad alcun referendum popolare per la sua entrata in vigore (anno 2009). Un super Stato a cui abbiamo già ceduto sovranità politica, più forte delle nostre Costituzioni nazionali, governato da persone non elette direttamente da nessun cittadino: Consiglio Europeo, Commissione Europea e Consiglio dei Ministri Ue… A voi hanno forse chiesto almeno un parere? Gli interessi sovranazionali sono enormi: i grandi gruppi finanziari e multinazionali, le oligarchie continentali, la Germania, non accetteranno mai una Unione Europea ricostruita dal basso, a moneta sovrana. Ciò che viviamo adesso è la diretta conseguenza di aver aderito a questa Unione Europea così concepita. Non è in discussione la bontà degli alti ideali europei, già ampiamente traditi, ma la democrazia, il progresso sociale, il benessere diffuso, faticosamente conquistati dopo secoli di lotte intestine, conflitti mondiali, lotte sociali ed impegno civile. L’Europa dei popoli si può costruire anche con paesi sovrani.” o Proviamo a simulare questo scenario: l’Italia ha deciso la propria uscita dall’unione monetaria per il 1 Gennaio 2013. Cosa accadrà? “ Sgombriamo il campo da luoghi comuni e scenari apocalittici: il ritorno alla Lira del 1 Gennaio 2013, non sarà la nostra fine, ma una fase nuova tutta da vivere. Lo Stato italiano ha comunicato che in un tempo tecnico brevissimo inizierà ad imporre e riscuotere le tasse esclusivamente nella nuova valuta; la Banca d’Italia, su input del Ministero del Tesoro emetterà la nuova moneta. Lo Stato pagherà in Lire dipendenti, fornitori, aziende. Nessun assalto alle banche, nè code disperate agli sportelli: lo Stato ha comunicato che non convertirà i depositi bancari nella nuova moneta (ciò porterebbe al crollo immediato sistema bancario nazionale): li manterrà in Euro, lasciando libera scelta al singolo cittadino di decidere quando e se convertire il proprio conto corrente. 13
  • 14. Se oggi ho la facoltà di aprire un conto in franchi svizzeri, perché domani non potrei mantenerne uno in Euro? Molto probabilmente il deprezzamento della nuova valuta (le stime dell’Istituto finanziario Nomura ipotizzano, nello scenario peggiore, un deprezzamento del 30%) potrebbe rendere costoso importare energia dall’estero, ma con la riconquistata sovranità monetaria, lo Stato potrebbe facilmente compensare il peso di questo effetto collaterale con interventi di detassazione. Si consideri che la componente fiscale sul prezzo della benzina è quasi del 60%, e che l’incidenza della “spesa energetica” per l’Italia è inferiore al 4% del Pil (Ag.Adn Kronos 18.6.2012). L’eventuale svalutazione avrebbe l’effetto benefico di riattivare le esportazioni dall’Italia verso l’estero e di conseguenza, dare finalmente grande impulso all’economia interna. I cittadini allo stesso tempo, al fine di ottemperare al dovere fiscale e soddisfare le proprie esigenze quotidiane, venderanno Euro e acquisteranno Lire; gli importatori esteri cercherebbero di commutare spontaneamente in valuta italiana enormi volumi di Euro, imprimendo una forte spinta all’apprezzamento della nuova divisa nazionale: tutto ciò supporterebbe in maniera determinante il rapporto di cambio. Il rapporto di cambio Euro/Lira dipenderà dalla quantità di domanda che otterrà la nuova moneta.” o La continua emissione di valuta creerà un incremento dell’inflazione e quindi un aumento dei prezzi? “L’inflazione potrà essere un pericolo solo quando saremo prossimi alla piena occupazione. Non sembra proprio la nostra attuale condizione, tutt’altro. Far ripartire l’economia reale è l’obiettivo primario: la produzione di beni e servizi derivante dalla ripresa dell’occupazione riassorbirà, il surplus monetario immesso in circolazione per creare queste opportunità di lavoro. Abbandonando teorie e pratiche suicide, avendo ritrovato sovranità monetaria, il debito da “male assoluto” tornerà ad essere “ricchezza pubblica” di tutti i cittadini: scuole, strade, ospedali, trasporti, Stato sociale. Adesso, vorrei rivolgere al lettore questa domanda: Preferiresti vivere in un Paese che ha un’ inflazione al 20%, in cui riesci a risparmiare quasi il 25% del tuo reddito, o in un Paese che ha un’ inflazione media del 2%, ma dove economicamente non arrivi a fine mese? ” 14
  • 15. o In Italia, “debito pubblico” è spesso sinonimo di sprechi, inefficienza ecc.. . Siamo uno dei paesi più corrotti al mondo, non sarà un rischio aprire continuamente il portafoglio pubblico? “ La corruzione, gli sprechi, l’inefficienza non dipendono certo dallo “strumento debito pubblico”. Una società in declino se vuole cambiare passo, deve rivedere complessivamente i propri comportamenti che poi hanno in larga misura contribuito ad aggravare la nostra condizione. Mancanza di etica, mancanza di cultura. A tutti i livelli. Ogni cittadino deve prendere coscienza e responsabilizzarsi a partecipare, a controllare chi è delegato a rappresentarlo nella gestione della cosa pubblica, delle finanze pubbliche. Demandare esclusivamente ad altri la propria vita, è da considerarsi il petulante leit motiv di un’epoca ormai superata dagli eventi. Questo, se vogliamo davvero vivere con dignità in una società migliore.” pregresso o Che fine farà il famigerato Debito pubblico pregresso in valuta Euro? “ Lo Stato italiano ha attualmente giurisdizione nazionale sui propri titoli pubblici, quindi avrà la facoltà di convertirli nella propria valuta sovrana: il debito verrà ripagato semplicemente stampando moneta. La Grecia è stata da poco costretta dalla troika ad emettere una parte di titoli sotto giurisdizione anglosassone. Ciò significa che ove tornasse alla Dracma, dovrebbe rimborsare i creditori in Euro. Anche per questo, richiedere oggi l’acquisto di propri titoli sul mercato secondario alla Bce (o tramite il Mes), è un salto nel buio: se tra gli obblighi da onorare fosse inserita la particolare clausola riferita al rimborso - a determinate condizioni in termini di giurisdizione extranazionale - il futuro debito sarebbe molto più oneroso da fronteggiare. Un ulteriore ricatto per accerchiare lo Stato nella gabbia dell’ attuale Eurozona.” o Uscire dalla moneta unica europea comporterà il fallimento dello Stato? “ Assolutamente no. Uno Stato in possesso della propria sovranità monetaria, non può tecnicamente fallire, in quanto il potere di emettere moneta gli permette di onorare sempre i suoi debiti interni ed esteri; può autofinanzianziarsi, in pratica è 15
  • 16. come se si indebitasse con sé stesso. Può stabilire il tasso di interesse a qualsiasi livello, avrà la possibilità di attivare politiche monetarie per la piena occupazione. Lo Stato si troverà nuovamente in una condizione di forza. Stampando moneta, non saremo sottoposti ad alcun ricatto. Il ricatto lo subisce chi adotta l’Euro. Lo Stato sovrano emette titoli per avere il controllo della politica monetaria; l’Italia e gli altri paesi che oggi sono sotto attacco speculativo li emettono per il proprio precario sostentamento, obbligati a politiche di austerità. Uscire dall’Euro non significa abbandonare l’Europa: Inghilterra, Svezia, Danimarca sono parte integrante dell’Unione Europea, eppure hanno una propria moneta sovrana. Citando Alan Greenspan, economista statunitense, ex Governatore della Federal Reserve, non certo un complottista bolscevico: “Se uno Stato ha moneta propria, un governo non potrà mai fare bancarotta coi debiti emessi. Gli Stati Uniti possono pagare ogni debito perché possono sempre stampare moneta per farlo” (intervista alla tv americana Nbc, 2011, ndr).” o Ritorno dal Futuro, 2012. Come si conciliano politiche espansive, Ritorno crescita, piena occupazione... con la necessità di cambiare il nostro modello di sviluppo divenuto globale, insostenibile non solo economicamente, essendo il pianeta Terra un sistema finito di di risorse? “ Il pensiero neoliberista tramite i media, vende come progresso ciò che nei fatti è arretramento civile, culturale e sociale di milioni e milioni di persone. Colossi che sono emersi sollevandosi da economie feudali, nuovi mercati che stanno cambiando il volto di intere aree geografiche. L’Occidente non è più il motore del pianeta. Eppure mai come oggi, schiavi antichi e moderni convivono sotto lo stesso tetto: il fine ultimo di questa globalizzazione è il profitto dell’ èlite a danno dei popoli lasciati nella povertà, nel bisogno, nella precarietà, nell’impossibilità di riscatto. Invece che inoltrarci a pieno nel terzo millennio, sembriamo precipitare indietro di almeno due secoli. La crescita economica a cui si accompagna l’evoluzione materiale ed immateriale dell’essere umano, è incompatibile con l’attuale modello di sviluppo. Politiche espansive, l’obiettivo della piena occupazione sono invece conciliabili con un modello che deve valorizzare anche alcune risorse per loro natura illimitate. Alziamo gli occhi al cielo e torniamo giù. Sole, vento, onde marine, campi magnetici, viscere terrestri. 16
  • 17. Già adesso, l’uomo detiene i saperi e le tecnologie per mettere in disparte i pozzi petroliferi, le miniere di carbone, le centrali a fissione nucleare; è tempo di mantenere, riutilizzare, riciclare, educare le persone ad una austerità positiva: consumare responsabilmente in relazione alle proprie effettive possibilità. Occorrono inderogabili politiche pubbliche di spesa: istruzione, ricerca e sviluppo, salute, beni comuni. Seri interventi che ci proiettino nel futuro. Politiche che salvaguardino il territorio, le sue ricchezze, che riportino il cibo a chilometri zero, che trasformino le abitazioni in autonome fonti di energia. Il consumo compulsivo di massa che ha portato a saturazione gran parte dei nostri mercati, è la stessa ossessione che poi ha permesso ad alcuni di gonfiare “bolle” speculative, pianificando ciò che stiamo vivendo. Consumo sfrenato e debito privato, ci hanno permesso di vivere al di sopra delle nostre reali capacità per tanti anni. Non certo le risorse pubbliche, che se utilizzate con criterio e consapevolezza, sono fonte di benessere diffuso e progresso sociale dell’intera collettività. Il nostro Stato – famiglia cosa potrà davvero offrire alla società? La mondializzazione non ha esteso la ricchezza, l’ha concentrata. Riflettere quindi, su quale sia il parametro di riferimento dell’ autentica prosperità dei popoli è più che mai urgente: forse il Pil, lo spread? Magari presto, saremo costretti ad inventarcene uno… Il profitto è felicità, oppure avidità e frustrazione? Il benessere è qualcosa di molto più semplice, un’esperienza collettiva. Un popolo più maturo, con idee nuove, saprà anche esprimere una classe dirigente più responsabile.” o Media, come raccontano questa crisi alla pubblica opinione ? “ Il pensiero unico neoliberista, sostenuto dai grandi potentati economici, è stato almeno da quattro decenni sapientemente introdotto in ogni dispensa universitaria quindi in ogni ministero, in ogni banca centrale. Il contagio ha ovviamente influenzato operatori economici di qualsiasi livello. I mezzi di comunicazione di massa hanno avuto un ruolo determinante nel diffondere tra i popoli un certo stile di 17
  • 18. vita, dei precisi modelli da emulare che hanno educato intere generazioni, elevando la semplice teoria ad egemonia culturale. Un cannoneggiamento continuo da ogni latitudine: “Stato – famiglia, debito pubblico, politiche di austerità necessarie per ridurre il debito, pareggio di bilancio, riforma del mercato del lavoro, flessibilità e competitività”… ci stanno raccontando delle favole!! Tornando alla realtà, è in atto la strategia finora vincente della cosiddetta “shock economy”: viene provocata una crisi, si attaccano i titoli di Stato dei paesi del sud Europa (estate 2011, Goldman Sachs scommette sul crollo dell’Italia, vende circa 30 miliardi di btp e acquista cds ), viene convinta gran parte della pubblica opinione che non abbiamo più risorse disponibili: esiste un’ alta probabilità di fallimento. Vero e proprio terrorismo mediatico: l’altalena dello spread in apertura di tutti i telegiornali nazionali. La tensione, l’ansia collettiva crescono... la paura del Domani. Il baratro imminente viene agitato quando è necessario prendere delle decisioni immediate ed urgenti, provvedimenti da far entrare in vigore molto rapidamente. Vengono sostituiti governi democraticamente eletti: la pubblica opinione viene persuasa che il debito pubblico sia il “male assoluto” e la causa per cui il Pil italiano non cresce da più di dieci anni. I diritti dei lavoratori sono un ostacolo per la crescita economica, al via la libertà di licenziare! Per sopravvivere alla globalizzazione sono necessari rigore, austerità, tagli. E’ indispensabile e “innovatore” rinunciare a conquiste sociali e civili… tutto ciò per essere “più competitivi”. Obbligate riforme strutturali di “macelleria sociale” stravolgono improvvisamente la quotidianità di milioni di persone, vendendo la certezza che così facendo tutto troverà presto soluzione. Anche per questo è opportuno alienare il patrimonio dello Stato! La realizzazione del folle disegno neoliberista va avanti: un mondo governato da un èlite di ricchissimi manager. Il nostro futuro è in balia del mercato, già intento a privatizzarci la vita. Aver consentito ai grandi gruppi capitalistici e finanziari di autoregolarsi è stata la causa primaria delle crisi. Un enorme vuoto politico colmato da un’ideologia che arricchisce pochissimi a danno di molti. Una modernissima e spietata lotta di classe: così combattono contro il ceto medio basso, gli comprano il futuro. 18
  • 19. I politici nazionali ed europei dovrebbero, a mio avviso, rispondere a questa semplice e forse ingenua domanda: perché hanno consentito che ciò accadesse e permettono a tutt’oggi che i popoli europei vengano deliberatamente impoveriti? Siamo in possesso di tutti gli strumenti per evitare questa deriva, sarebbe sufficiente vi fosse buon senso e volontà di cambiare. Evidentemente la politica serve da troppo tempo, altre logiche ed altri interessi.” O E’ normale sentirsi disarmati in questa guerra asimmetrica. Cosa può fare ognuno di noi di fronte a queste enormità? “ Ogni cittadino ha il diritto - dovere di conoscere, di informarsi individualmente sulla realtà che vive ogni giorno. Non possiamo rassegnarci all’inevitabile: esiste già una via alternativa a ciò che ci viene imposto dall’alto e che ci sta rovinando l’esistenza. E’ urgente armarsi pacificamente per combattere questa guerra. I nostri mezzi: cultura, conoscenza e divulgazione. Il primo passo è partecipare numerosi al Summit MMT (Teoria Monetaria Moderna) a Rimini il 20 e 21 ottobre prossimi, durante il quale il Prof. James Galbraith (Univ. del Texas, USA), la Prof.ssa Stephanie Kelton (Univ. Missouri Kansas City), il Dott. Warren Mosler ( Levy Inst. New York, USA), il Dott. Marshall Auerback (INET New York, USA), il Prof. Alain Parguez (Univ. di Besançon, Francia) ed il giornalista Paolo Barnard, ci aiuteranno a capire come l’Italia può tornare sovrana, prospera e democratica per il 99% di noi, salvando aziende e occupazione. (http://democraziammt.info/site/presentazione/?url=http://www.democraziammt.info/ site/).” 19