1. 20/04/15
1
Art.
37
D.Lgs.
81/08
e
s.m.i.
Accordo Stato-Regioni del 21/12/2011
2. 20/04/15 2
Titolo
VIII
–
AGENTI
FISICI
Capo
I
–
Disposizioni
generali
Art.180
Definizioni
e
campo
di
applicazione
1.
Ai
fini
del
presente
decreto
legisla8vo
per
agen8
fisici
si
intendono
il
rumore,
gli
ultrasuoni,
gli
infrasuoni,
le
vibrazioni
meccaniche,
i
campi
eleKromagneLci,
le
radiazioni
oMche
di
origine
arLficiale,
il
microclima
e
le
atmosfere
iperbariche
che
possono
comportare
rischi
per
la
salute
e
la
sicurezza
dei
lavoratori.
2.
Fermo
restando
quanto
previsto
dal
presente
capo,
per
le
aAvità
comportan8
esposizione
a
rumore
si
applica
il
capo
II,
per
le
vibrazioni
il
capo
III,
per
i
campi
eleEromagne8ci
il
capo
IV,
per
le
radiazioni
oAche
ar8ficiali
il
capo
V.
3.
La
protezione
dei
lavoratori
dalle
radiazioni
ionizzanL
è
disciplinata
unicamente
dal
D.Lgs.
230/95
e
s.m.
NORMATIVA
3. 20/04/15 3
1.
Nell’ambito
della
valutazione
di
cui
all’art.
28,
il
datore
di
lavoro
valuta
tuM
i
rischi
derivan8
da
esposizione
ad
agen8
fisici
in
modo
da
iden8ficare
e
adoEare
le
opportune
misure
di
prevenzione
e
protezione
con
par8colare
riferimento
alle
norme
di
buona
tecnica
ed
alle
buone
prassi.
2.
La
valutazione
dei
rischi
derivan8
da
esposizione
ad
agen8
fisici
è
programmata
ed
effeEuata,
con
cadenza
almeno
quadriennale,
da
personale
qualificato
nell’ambito
del
SPP
in
possesso
di
specifiche
conoscenze
in
materia….
3.
Il
datore
di
lavoro
nella
valutazione
dei
rischi
precisa
quali
misure
di
prevenzione
e
protezione
devono
essere
adoEate.
La
VDR
è
riportata
sul
documento
di
cui
all’art.
28,
essa
può
includere
la
gius8ficazione
dei
rischi.
VALUTAZIONE
DELL’ILLUMINAZIONE
E
DELLE
RADIAZIONI
OTTICHE
NATURALI
E
ARTIFICIALI
PRESENTI
SUL
LUOGO
DI
LAVORO
Titolo
VIII
–
AGENTI
FISICI
Capo
I
–
Disposizioni
generali
Art.180
Definizioni
e
campo
di
applicazione
NORMATIVA
4. 20/04/15 4
1.
Tenuto
conto
del
progresso
tecnico
e
della
disponibilità
di
misure
per
controllare
il
rischio
alla
fonte,
i
rischi
derivanL
dall’esposizione
agli
agenL
fisici
sono
eliminaL
alla
fonte
o
ridoM
al
minimo.
La
riduzione
dei
rischi
si
basa
sui
principi
generali
di
prevenzione
contenu8
nel
presente
decreto.
2.
In
nessun
caso
i
lavoratori
devono
essere
esposL
a
valori
superiori
ai
valori
limite
di
esposizione
defini8
nei
capi
II,
III,
IV
V.
Allorché,
nonostante
i
provvedimen8
presi
i
valori
limite
di
esposizione
risul8no
supera8,
il
datore
di
lavoro
adoKa
misure
immediate
per
ridurre
l’esposizione
al
di
soKo
dei
valori
limite
di
esposizione,
individua
le
cause
del
superamento
e
adegua
le
misure
di
prevenzione
e
protezione.
Titolo
VIII
–
AGENTI
FISICI
Capo
I
–
Disposizioni
generali
Art.182
Disposizioni
miranL
a
eliminare
o
ridurre
i
rischi
NORMATIVA
5. 20/04/15 5
Art.183
–
Lavoratori
par4colarmente
sensibili
Art.184
–
Informazione
e
formazione
dei
lavoratori
Art.185
–
Sorveglianza
sanitaria
Art.186
–
Cartella
sanitaria
e
di
rischio
CAPO I in vigore dal
01/01/2009
Titolo
VIII
–
AGENTI
FISICI
Capo
I
–
Disposizioni
generali
NORMATIVA
9. 20/04/15 9
1.SCIVOLAMENTI,
URTI
E
CADUTE
Un
grande
numero
di
infortuni,
un
po’
in
tuA
i
seEori,
dall’industria
ai
servizi,
è
generalmente
dovuto
agli
scivolamen8
e
cadute
nei
luoghi
di
lavoro.
Negli
sta8
membri
dell’Unione
Europea
sono
ques8
i
mo8vi
principali
delle
assenze
dal
lavoro
superiori
ai
tre
giorni.
Il
rischio
di
caduta
dall’alto
può
essere
causa
di
infortunio
per
tuA
quegli
operatori
che
per
svolgere
le
loro
mansioni
devono
u8lizzare
scale,
sia
fisse
che
porta8li,
per
accedere
a
soppalchi
o
ai
piani
al8
di
scaffalature
per
prendere
o
riporre
merce.
2.
RISCHI
MECCANICI
Nell’ambito
della
sicurezza
meccanica,
ciò
che
maggiormente
interessa
sono
i
rischi
che
si
corrono
u8lizzando
aErezzature
con
organi
in
movimento.
RISCHI
12. 20/04/15 12
L’illuminazione
di
un
ambiente
di
lavoro
deve
essere
tale
da
soddisfare
esigenze
umane
fondamentali
quali:
-‐ confort
visivo:
l’insieme
dell’ambiente
visivo
deve
soddisfare
necessità
di
caraEere
fisiologico
e
psicologico;
-‐ sicurezza:
le
condizioni
di
illuminazione
devono
sempre
consen8re
sicurezza
e
facilità
di
movimento
ed
un
pronto
e
sicuro
discernimento
dei
pericoli
insi8
nell’ambiente
di
lavoro.
Per
soddisfare
queste
tre
esigenze
fondamentali
è
necessario
riferirsi
a
parametri
qualita8vi
e
quan8ta8vi
defini8
per
i
sistemi
di
illuminazione
naturale
ed
ar8ficiale;
-‐ buona
visibilità:
per
svolgere
correEamente
una
determinata
aAvità,
l’oggeEo
della
visione
deve
essere
percepito
ed
inequivocabilmente
riconosciuto
con
facilità,
velocità
ed
accuratezza.
REQUISITI
ILLUMINAZIONE
13. 20/04/15 13
Ciò che definiamo radiazioni luminose o più semplicemente luce,
sono le radiazioni elettromagnetiche che l’occhio umano è in grado
di percepire e precisamente quelle che hanno una lunghezza
d’onda nel vuoto compresa tra 400 e 780 nanometri (nm).
La luce è quindi la sensazione soggettiva prodotta dall’interazione di
queste radiazioni con l’apparato visivo.
L’atto del vedere si esplica in una complessa sequenza di fenomeni
fisici, chimici e nervosi e si manifesta concretamente attraverso la
percezione delle forme, del colore, del rilievo e del movimento degli
oggetti.
IL
FENOMENO
DI
VISIONE
14. 20/04/15 14
Nell’apparato
della
visione
l’occhio
è
l’elemento
ricevitore;
in
esso
le
radiazioni
luminose
provenien8
dall’esterno
aEraversano
elemen8
trasparen8
(cornea,
umor
acqueo,
cristallino,
umor
vitreo)
che
nel
loro
insieme
cos8tuiscono
un
sistema
paragonabile
ad
un
gruppo
di
len8.
Ques8
mezzi
dioErici,
insieme
ai
muscoli
intrinseci
ed
estrinseci
dell’occhio,
regolano
l’ingresso
e
la
direzione
delle
radiazioni
sulla
re8na
e
rifrangono
la
luce
secondo
leggi
puramente
fisiche
(rifrazione
sta8ca)
e
secondo
meccanismi
fisiologici
(rifrazione
dinamica).
La
radiazioni
luminose
così
proieEate
aEraverso
gli
elemen8
interni
dell’occhio,
s8molano
le
cellule
fotosensibili
della
re8na
con
conseguente
generazione
di
impulsi
nervosi.
Ques8,
aEraverso
le
fibre
che
compongono
il
nervo
oAco,
giungono
alla
zona
della
corteccia
cerebrale
deputata
alla
trasformazione
dei
segnali
in
percezione
visiva,
vale
a
dire
in
una
cosciente
rappresentazione
luminosa
e
colorata
delle
informazioni
ricevute
dal
mondo
esterno
IL
FENOMENO
DI
VISIONE
15. 20/04/15 15
l L’occhio
non
è
un
semplice
strumento
di
registrazione
di
radiazioni:
esso
possiede
regole
e
modalità
proprie
di
ricezione
che
è
importante
conoscere
per
poter
descrivere
le
caraEeris8che
dell’illuminazione
di
un
ambiente.
Dagli
studi
effeEua8
per
definire
gli
effeA
che
la
radiazione
produce
sull’osservatore
è
stato
riscontrato
che
la
risposta
fisiopsicologica
(percezione)
è
diversa
a
seconda
della
lunghezza
d’onda
che
caraKerizza
la
radiazione.
InnanzituEo
diversa
è
la
sensazione
croma8ca:
ad
ogni
lunghezza
d’onda
ed
alle
loro
innumerevoli
combinazioni
sono
associate
percezioni
croma8che
differen8
dovute
alla
diversa
sensibilità
speErale
dei
fotoreceEori
re8nici
GRANDEZZE
FOTOMETRICHE
16. 20/04/15 16
Lunghezza d’onda (nm) Colore
< 425 Viola
425 ÷ 486 Indaco
486 ÷ 493 Blu
493 ÷ 510 Blu-verde
510 ÷ 552 Verde
552 ÷ 573 Verde-giallo
573 ÷ 587 Giallo
587 ÷ 645 Arancio
> 645 rosso
Corrispondenza
tra
gli
intervalli
di
lunghezza
d’onda
delle
radiazioni
ed
i
principali
colori
percepi8
GRANDEZZE
FOTOMETRICHE
17. 20/04/15 17
l Diversa
è
anche
l’intensità
della
risposta,
vale
a
dire
la
visibilità
delle
radiazioni:
l’occhio,
infaA,
manifesta
sensibilità
maggiori
o
minori
a
seconda
che
la
lunghezza
d’onda
della
sorgente
luminosa
si
trovi
rispeAvamente
al
centro
od
agli
estremi
della
banda
delle
radiazioni
visibili.
Naturalmente
non
tuA
gli
individui
hanno
un’iden8ca
sensibilità
e
per
questo
sono
state
condoEe
indagini
su
numerosissime
persone.
Il
risultato
sta8s8co
di
tali
indagini
ha
portato
alla
codificazione
di
un
occhio
avente
una
sensibilità
media
convenzionale
(occhio
medio
internazionale)
ed
alla
definizione
di
un
faEore
di
visibilità
rela8va
V.
GRANDEZZE
FOTOMETRICHE
18. 20/04/15 18
l AdoEando
V
=
1
per
la
lunghezza
d’onda
di
555
nm,
che
è
la
radiazione
che
produce
la
massima
sensazione
luminosa,
è
stata
costruita
la
curva
di
visibilità
rela8va,
il
cui
andamento
esprime
la
variazione
del
faEore
di
visibilità
in
funzione
della
lunghezza
d’onda
della
radiazione
ed
è
valida
per
livelli
d’illuminamento
corrisponden8
alla
visione
diurna
(visione
fotopica).
l Per
livelli
d’illuminamento
molto
bassi,
corrisponden8
alla
visione
noEurna
(visione
scotopica),
il
massimo
di
visibilità
si
registra
per
lunghezze
d’onda
intorno
ai
507
nm
GRANDEZZE
FOTOMETRICHE
20. 20/04/15 20
l VISIONE FOTOPICA: nitida percezione dei colori ed
un rapido adattamento alle variazioni d’intensità di
radiazione
l VISIONE SCOTOPICA: mancanza di discernimento
dei colori, scarsa definizione delle immagini e lentezza
di adattamento passando dalla luce alla semioscurità.
GRANDEZZE
FOTOMETRICHE
23. 20/04/15 23
ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA
ILLUMINAZIONE DI RISERVA
(Deve consentire il proseguimento delle attività
in corso senza alcun riferimento alla sicurezza
delle persone)
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
(Ha la funzione di garantire la sicurezza delle persone in caso
di emergenza in mancanza dell’illuminazione ordinaria o
naturale)
ESODO ANTIPANIC
O
AREE
CON
ATTIVITÀ
AD
ALTO
RISCHIO
ILLUMINAZIONE
26. 20/04/15 26
l La
limitazione
dell’abbagliamento
è
necessaria
per
evitare
errori,
affa8camento
e
inciden8,
vale
a
dire
per
non
pregiudicare
l’affidabilità
della
prestazione
visiva.
L’abbagliamento
debilitante
assume
generalmente
un’importanza
trascurabile,
se
la
limitazione
dell’abbagliamento
molesto
è
efficace.
ABBAGLIAMENTO
ILLUMINAZIONE
MOLESTA
27. 20/04/15 27
l Per
la
valutazione
dell’abbagliamento
molesto
direEamente
prodoEo
da
apparecchi
di
illuminazione
ar8ficiale
si
u8lizza
l’indice
unificato
di
abbagliamento
UGR
(Unified
Glare
RaLng),
come
riportato
nella
pubblicazione
CIE
117-‐1995.
Valori
limite
dell’UGR
sono
previs8
al
punto
5.3
della
UNI
12464-‐1:2004
per
ogni
specifico
8po
di
interno,
compito
o
aAvità
visiva.
ABBAGLIAMENTO
ILLUMINAZIONE
MOLESTA
28. 20/04/15 28
l I
valori
di
UGR
per
ogni
apparecchio
sono
forni8
dal
fabbricante
per
determinate
configurazioni
di
sistemi
di
illuminazione
e
geometrie
degli
ambien8,
permeEendo
al
progeAsta
di
calcolare
(usando
ad
esempio
programmi
illuminotecnici)
o
determinare
(usando
le
tabelle
complete
o
ridoEe)
i
valori
di
UGR
dello
specifico
impianto.
ABBAGLIAMENTO
ILLUMINAZIONE
MOLESTA
29. 20/04/15 29
l Nel
caso
di
impian8
di
illuminazione
non
recen8
e
dota8
di
corpi
illuminan8
sprovvis8
di
UGR
fornito
dal
costruEore,
si
può
far
riferimento
all’appendice
A
della
sos8tuita
Norma
UNI
10380:1994.
A
8tolo
indica8vo,
si
riporta
il
grado
di
abbagliamento
percepito
e
l’indice
UGR
corrispondente:
• intollerabile:
>
28;
• quasi
intollerabile:
28;
• fas8dioso:
25;
• quasi
fas8dioso:
22;
• appena
acceEabile:
19;
• acceEabile:
16;
• percepibile:
13;
• appena
percepibile:
10.
ABBAGLIAMENTO
ILLUMINAZIONE
MOLESTA
30. 20/04/15 30
l TuA
i
pos8
di
lavoro,
in
caso
di
pericolo,
devono
poter
essere
evacua8
rapidamente
ed
in
piena
sicurezza.
Un
esodo
rapido
e
sicuro
presuppone
che
siano
presen8
percorsi
senza
ostacoli
e
adegua8
alla
natura
dell’aAvità,
alle
dimensioni
dei
luoghi,
al
numero
di
persone
presen8
ed
alla
loro
conoscenza
dei
luoghi,
capacità
di
muoversi
senza
assistenza,
ecc.
e
che
tali
percorsi,
unitamente
ai
potenziali
pericoli
ed
ai
presidi
di
sicurezza
e
soccorso,
siano
sempre
riconoscibili
in
modo
certo
ed
immediato,
anche
in
mancanza
dell’illuminazione
normale,
per
evitare
pericoli
per
l’incolumità
delle
persone
.
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
31. 20/04/15 31
l Col
termine
di
illuminazione
di
sicurezza
ci
si
riferisce
ad
un
sistema
d’illuminazione
alimentato
da
una
sorgente
di
energia
indipendente
e
des8nato
ad
assicurare,
qualora
venga
a
mancare
la
fonte
d’alimentazione
ordinaria
dell’illuminazione
ar8ficiale,
un’appropriata
visibilità
nell’intero
spazio
di
mobilità
delle
persone
durante
l’evacuazione
ed
in
quei
luoghi
ove
è
necessario
portare
a
termine
operazioni
potenzialmente
pericolose
prima
di
allontanarsi.
l Secondo
le
definizioni
della
norma
UNI
EN
1838:2000,
l’illuminazione
di
sicurezza
è
un’applicazione
specifica
dell’illuminazione
d’emergenza,
termine
generico
comprensivo
di
diverse
forme
d’illuminazione
finalizzate
alla
sicurezza
delle
persone
oppure
alla
con8nuazione
dell’aAvità
per
ragioni
diverse
dalla
sicurezza
delle
persone
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
32. 20/04/15 32
ILLUMNAZIONE
DI
EMERGENZA
Illuminazione
des8nata
a
funzionare
quando
l’alimentazione
dell’illuminazione
normale
viene
a
mancare
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
Illuminazione
finalizzata
alla
sicurezza
delle
persone
ILLUMNAZIONE
DI
SICUREZZA
PER
L’ESODO
Illuminazione
des8nata
a
consen8re
alle
persone
un
esodo
sicuro
mediante
la
correEa
iden8ficazione
dei
percorsi
d’uscita
e
delle
uscite,
dei
potenziali
pericoli
lungo
i
percorsi,
dei
disposi8vi
di
sicurezza,
di
primo
soccorso
e
An8ncendio
ILLUMINAZIONE
ANTIPANICO
DI
AREE
ESTESE
Illuminazione
des8nata
ad
evitare
l’insorgere
del
panico
ed
a
consen8re
alle
persone
di
raggiungere
un
luogo
da
cui
sia
possibile
iden8ficare
una
via
di
esodo.
ILLUMNAZIONE
DI
AREE
AD
ALTO
RISCHIO
Illuminazione
des8nata
alla
sicurezza
delle
persone
coinvolte
in
lavorazioni
o
situazioni
potenzialmente
pericolose
ed
a
permeEere
l’esecuzione
di
correEe
procedure
d’arresto
dei
processi
di
lavorazione
pericolosi
anche
per
la
sicurezza
delle
altre
persone
presen8.
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
33. 20/04/15 33
ILLUMNAZIONE
DI
EMERGENZA
Illuminazione
des8nata
a
funzionare
quando
l’alimentazione
dell’illuminazione
normale
viene
a
mancare
ILLUMINAZIONE
DI
RISERVA
Illuminazione
finalizzata
alla
con8nuazione
dell’aAvità
Illuminazione
des8nata
al
proseguimento
dell’aAvità
senza
sostanziali
cambiamen8
e
perciò
tale
da
fornire
un
livello
d’illuminamento
pari
a
quello
dell’illuminazione
ordinaria.
Livelli
d’illuminazione
di
riserva
inferiori
devono
essere
u8lizza8
solo
per
chiudere
o
portare
a
termine
un’aAvità.
L’illuminazione
di
riserva
deve
essere
conforme
ai
requisi8
previs8
dalle
leggi
e
dalle
norme
per
l’illuminazione
di
sicurezza
qualora
sia
u8lizzata
anche
come
illuminazione
di
sicurezza.
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
34. 20/04/15 34
l In
assenza
dell’illuminazione
ordinaria,
la
visibilità
degli
spazi
da
percorrere
e
delle
indicazioni
segnale8che
deve
essere
comunque
tale
che
le
persone
possano
iden8ficare
in
modo
inequivocabile
il
percorso
verso
un
luogo
sicuro
e
localizzare
ed
u8lizzare
disposi8vi
di
sicurezza,
an8ncendio
e
pronto
soccorso.
Tale
illuminazione
deve
essere
prevista
in
tuA
i
luoghi
di
lavoro,
così
come
defini8
dall’an.
30
del
DLgs
626/94.
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ESODO
35. 20/04/15 35
I requisiti minimi da soddisfare per un’adeguata
illuminazione di sicurezza sono:
l a) Altezza di installazione degli apparecchi illuminanti e direzione
della luce
Un percorso per l’esodo deve avere un’altezza minima di 2 m e
perciò, per rendere ben visibile l’intero spazio di mobilità, gli
apparecchi illuminanti vanno posti a non meno ditale altezza e
preferibilmente a parete poiché, se installati a soffitto o a ridosso del
soffitto, può esserne ridotta rapidamente la visibilità dal fumo in caso
di incendio. E’ opportuno che il flusso luminoso sia diretto dall’alto
verso il piano di calpestio.
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ESODO
36. 20/04/15 36
b)
Collocazione
degli
apparecchi
illuminan4
Gli
apparecchi
d’illuminazione
di
sicurezza
vano
pos8
lungo
le
vie
d’esodo
ed
almeno
nei
seguen8
pun8:
• ad
ogni
porta
di
uscita
prevista
per
l’emergenza
e
su
ogni
uscita
di
sicurezza
indicata;
• vicino
ed
immediatamente
all’esterno
dell’uscita
che
immeEe
in
un
luogo
sicuro;
• vicino
(meno
di
2
m
in
senso
orizzontale)
alle
scale
ed
in
modo
che
ogni
rampa
sia
illuminata
direEamente;
• vicino
(meno
di
2
m
in
senso
orizzontale)
ad
ogni
cambio
di
livello
(gradini,
rampe,
ecc.),
• in
corrispondenza
di
ogni
cambio
di
direzione,
• ad
ogni
intersezione
di
corridoi,
• in
corrispondenza
dei
segnali
di
sicurezza,
• vicino
(meno
di
2
m
in
senso
orizzontale)
ad
ogni
punto
di
pronto
soccorso
(locale,
casseEa
di
pronto
soccorso,
paccheEo
di
medicazione,
punto
telefonico
di
chiamata,
ecc.)
• vicino
(meno
di
2
m
in
senso
orizzontale)
ad
ogni
disposi8vo
di
sicurezza
e
aErezzatura
an8ncendio
(pulsan8
di
allarme,
aErezzature
di
es8nzione,
punto
telefonico
di
chiamata,
ecc.).
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
–
ESODO
37. 20/04/15 37
l c)
Livello
di
illuminamento
delle
vie
d’esodo
La
norma
UNI
EN
1838:2000
definisce
valori
minimi
misura8
al
suolo
(fino
a
20
mm
dal
suolo)
e
calcola8
senza
considerare
il
contributo
luminoso
della
luce
riflessa,
per:
-‐
vie
d’esodo
di
larghezza
fino
a
2
m:
l’illuminamento
orizzontale
al
suolo
lungo
la
linea
centrale
non
deve
essere
minore
di
1
lx,
mentre
nella
fascia
centrale
di
larghezza
pari
ad
almeno
la
metà
della
via
d’esodo,
l’illuminamento
deve
essere
non
meno
del
50%
di
quello
presente
lungo
la
linea
centrale
(vedi
Figura
4.10);
-‐
vie
d’esodo
di
larghezza
superiore
a
2
m:
devono
essere
considerate
come
un
insieme
di
vie
d’esodo
di
2
m
e
per
ciascuna
di
esse
vanno
adoEa8
i
valori
minimi
sopraindica8,
oppure
essere
dotate
di
illuminazione
an8panico.
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ESODO
38. 20/04/15 38
l c)
Livello
di
illuminamento
delle
vie
d’esodo
Diverse
disposizioni
legisla8ve
e
par8colarmente
quelle
aAnen8
la
prevenzione
degli
incendi
in
luoghi
in
cui
si
svolgono
aAvità
par8colari
prescrivono
un
illuminamento
non
inferiore
a
5
lx
ad
1
m
di
altezza
dal
pavimento.
Il
livello
dell’illuminazione
di
sicurezza
deve
comunque
tener
conto
del
livello
medio
di
illuminazione
ordinaria
poiché
una
riduzione
repen8na
limita
le
condizioni
di
visibilità.
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ESODO
39. 20/04/15 39
l d)
Livello
di
illuminamento
di
disposi4vi
e
a?rezzature
di
sicurezza,
pronto
soccorso
e
an4ncendio
Nel
caso
che
aErezzature
e
disposi8vi
non
siano
pos8
lungo
le
vie
d’esodo
o
in
un’area
dotata
di
illuminazione
an8panico,
il
livello
di
illuminamento
al
suolo
deve
essere
di
almeno
5
lx
(escluso
apporto
della
luce
riflessa).
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ESODO
40. 20/04/15 40
ALTEZZA
DAL
SUOLO
DELL’APPARECCHIO
h
(m)
ILLUMINAZIONE
VIE
D’ESODO
E
ANTIPANICO
Intensità
luminosa
massima
I
max
(cd)
H < 2,5 500
2,5≤ h <3,0 900
3,O ≤ h < 3,5 1600
3,5 ≤ h <4,0 2500
4,O ≤ h < 4,5 3500
h ≥ 4,5 5000
Limi8
dell’abbagliamento
debilitante
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ESODO
41. 20/04/15 41
l g)
Resa
croma4ca
Il
messaggio
di
un
segnale
di
sicurezza
è
affidato
anche
al
significato
del
suo
colore
e
perché
tale
colore
sia
riconoscibile,
il
valore
minimo
dell’indice
di
resa
croma8ca
Ra
della
sorgente
luminosa
non
deve
essere
inferiore
a
40.
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ESODO
42. 20/04/15 42
l i) Tempo di intervento
Entro 0,5 s dal momento in cui viene meno
l’illuminazione ordinaria, l’illuminazione di sicurezza
deve fornire il 50% dell’illuminamento richiesto ed
entro 60 s l’illuminamento deve essere completo.
Tempi di intervento inferiori sono previsti da
disposizioni di legge per particolari attività (es.
strutture sanitarie pubbliche e private, attività
ricettive turistico-alberghiere, locali di intrattenimento
e pubblico spettacolo, impianti sportivi)…
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ESODO
43. 20/04/15 43
l Il
venir
meno
dell’illuminazione
ordinaria
può
generare
panico
nelle
persone
e
lo
stato
di
confusione
e
di
disorientamento
possono
essere
tali
da
determinare
comportamen8
impulsivi
od
impedire
la
capacità
di
reagire.
L’illuminazione
an8panico
è
des8nata
ad
evitare
l’insorgere
di
questo
senso
improvviso
di
paura
e
d’apprensione,
fornendo
una
visibilità
sufficiente
per
muoversi
con
sicurezza
fino
ad
individuare
e
raggiungere
una
via
d’esodo.
l L’illuminazione
an8panico
è
necessaria
nelle
aree
nelle
quali
l’iden8ficazione
di
una
via
d’esodo
non
è
immediata,
nelle
aree
con
un
elevato
numero
di
persone,
nelle
aree
di
superficie
maggiore
di
60
m2
(pr
EN
50172).
I
requisi8
minimi
da
soddisfare
per
un’adeguata
l’illuminazione
an8panico
sono:
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ANTIPANICO
44. 20/04/15 44
I requisiti minimi da soddisfare per un’adeguata
illuminazione antipanico sono:
l a) Altezza di installazione degli apparecchi
illuminanti e direzione della luce
Gli apparecchi devono essere installati ad un’altezza
non inferiore a 2 m dal suolo ed il flusso luminoso è
opportuno sia diretto dall’alto verso il pavimento.
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ANTIPANICO
45. 20/04/15 45
l b)
Livello
di
illuminamento
L’illuminamento
orizzontale
al
suolo
non
deve
essere
minore
di
0,5
lx
(escluso
apporto
della
luce
riflessa)
sull’intera
area,
ad
esclusione
di
una
fascia
perimetrale
di
0,5
m
di
larghezza.
Il
livello
dell’illuminazione
an8panico
deve
comunque
tener
conto
del
livello
medio
di
illuminazione
ordinaria
poiché
una
riduzione
repen8na
limita
le
condizioni
di
visibilità.
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ANTIPANICO
46. 20/04/15 46
l c) Uniformità dell’illuminamento, abbagliamento,
resa del colore, autonomia di funzionamento,
tempo di intervento
Si veda illuminazione di sicurezza per l’esodo
ILLUMINAZIONE
DI
SICUREZZA
-‐
ANTIPANICO
47. 20/04/15 47
l Nei
luoghi
di
lavoro
in
cui
si
svolgono
aAvità
o
avvengono
processi
potenzialmente
pericolosi,
la
mancanza
dell’illuminazione
ordinaria
determina
condizioni
par8colari
di
rischio
sia
per
i
lavoratori
direEamente
incarica8
della
conduzione
o
della
sorveglianza
ditali
aAvità
o
processi,
sia
per
gli
altri
occupan8
degli
ambien8
di
lavoro.
L’illuminazione
di
sicurezza
ha
quindi
lo
scopo
di
garan8re
la
visibilità
necessaria
per
compiere
le
correEe
procedure
d’arresto
delle
operazioni
e
la
messa
in
sicurezza
di
macchine
o
impian8.
ILLUMINAZIONE
–
AREE
AD
ALTO
RISCHIO
48. 20/04/15 48
l L’individuazione
dei
luoghi
in
cui
è
necessaria
questa
par8colare
illuminazione
deve
essere
conseguente
alla
valutazione
dei
rischi
che,
ricordiamo,
deve
essere
riferita
non
solo
alle
normali
condizioni
di
lavoro,
ma
anche
alle
situazioni
anomale
prevedibili,
quale
è
quella
della
mancanza
dell’illuminazione
ordinaria.
ILLUMINAZIONE
–
AREE
AD
ALTO
RISCHIO
49. 20/04/15 49
l A
8tolo
esemplifica8vo,
sono
da
considerarsi
ad
alto
rischio
gli
impian8
di
processo
nell’industria
chimica,
le
centrali
eleEriche,
le
lavorazioni
con
presenza
di
prodoA
pericolosi
(esplosivi,
infiammabili,
tossici,
nocivi,
radioaAvi,
infeEan8,
ecc.)
o
che
si
avvalgono
nel
processo
produAvo
di
fon8
di
calore
(es.
fonderie,
traEamen8
termici,
cucine,
panifici)
oppure
che
richiedono
l’impiego
di
mezzi
di
sollevamento
e
trasporto
di
carichi
o,
in
generale,
di
macchine
la
cui
conduzione
non
può
essere
sospesa
in
modo
imprevedibile
ed
immediato
senza
rischio
per
la
sicurezza
dei
lavoratori.
ILLUMINAZIONE
–
AREE
AD
ALTO
RISCHIO
50. 20/04/15 50
ILLUMINAZIONE
–
AREE
AD
ALTO
RISCHIO
I
requisi8
minimi
da
soddisfare
per
un’adeguata
illuminazione
delle
aree
ad
alto
rischio:
l a)
Livello
di
illuminamento
L’illuminamento
mantenuto
sul
piano
di
riferimento
non
deve
essere
inferiore
al
10%
dell’illuminamento
previsto
per
l’aAvità
e
comunque
non
minore
di
15
lx
(escluso
apporto
della
luce
riflessa);
la
sorgente
di
luce
di
sicurezza
deve
essere
tale
da
non
causare
effeA
di
distorsione
della
visione
di
oggeA
in
movimento,
facendoli
apparire
fermi
o
con
moto
diminuito
o
inver8to
oppure
a
scaA
51. 20/04/15 51
l b)
Uniformità
dell’illuminamento
Nelle
zone
ad
alto
rischio
il
rapporto
tra
illuminamento
massimo
e
minimo
non
deve
essere
superiore
di
10:1
l c)
Abbagliamento
Per
contenere
l’abbagliamento
debilitante,
l’intensità
luminosa
non
deve
essere
inferiore
ai
valori
riporta8
nella
seguente
tabella.
ILLUMINAZIONE
–
AREE
AD
ALTO
RISCHIO
52. 20/04/15 52
ALTEZZA
DALSUOLO
DELL’APPARECCHIO
h
(m)
ILLUMINAZIONE
AREE
AD
ALTO
RISCHIO
Intensità
luminosa
massima
I
max
(cd)
H < 2,5 1000
2,5≤ h <3,0 1800
3,0 ≤ h < 3,5 3200
3,5 ≤ h <4,0 5000
4,0 ≤ h < 4,5 7000
h ≥ 4,5 10000
ILLUMINAZIONE
–
AREE
AD
ALTO
RISCHIO
53. 20/04/15 53
l d)
Resa
croma4ca
Si
veda
illuminazione
di
sicurezza
per
l’esodo.
l e)
Autonomia
di
funzionamento
Il
tempo
di
funzionamento
dell’illuminazione
deve
essere
almeno
pari
al
tempo
necessario
per
l’arresto
e
la
messa
in
sicurezza
di
tuEe
le
fon8
di
potenziale
pericolo.
ILLUMINAZIONE
–
AREE
AD
ALTO
RISCHIO