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Raimondo VillanoRaimondo Villano
Segretario Rotary ClubSegretario Rotary Club
Pompei Oplonti Vesuvio EstPompei Oplonti Vesuvio Est
Conferenza
17 luglio 1991
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava:
origine, sviluppo,
implicazioni internazionali
_________________
Annotazione:
Conferenza tenuta al Rotary Club il 17 luglio 1991 alla presenza del Presidente dei
Comitati Interpaese dei Distretti italiani del Rotary International Generale di Divisione
Dott. Ruggero De Zuani.
_________________
Abstract da:
Raimondo Villano, “Dieci anni” (patrocinio Rotary Club Pompei Oplonti Vesuvio Est,
A.C.M., pp. 51-58; Pompei, Torre del Greco, giugno 1998).
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Gentili signore, graditi ospiti, cari amici rotariani,
non riuscirò ad essere brevissimo, pur nella convinzione, che ha ispirato la mia
sintesi, della vostra ampia e profonda conoscenza della problematica che mi
accingo a sviluppare. Confido, pertanto, nella vostra benevolenza e sin d'ora ve
ne sono grato.
Dopo mezzo secolo e dopo la caduta del Muro di Berlino, incredibilmente
l'Europa si è trovata ad affrontare il primo conflitto armato a ridosso del suo
territorio.
Per quanto grande possa essere l'odio tra serbi, croati e sloveni, tutti noi
speravamo in una soluzione politica del conflitto. Improvvisamente, invece,
l'Europa ha scoperto con sgomento che oltre 70 anni di unione non sono bastati
a fare dei popoli jugoslavi una nazione e che la forza delle etnie, divise per
tanti motivi, può essere dirompente.
Certamente la situazione jugoslava deve essere vista nella luce del suo
passato storico ma, soprattutto, va vista alla luce del crollo di quel regime
comunista e di quella egemonia serba che furono più che mai uniti contro
l'aggressione di un comunismo esterno e che ora vanno paradossalmente in
frantumi sotto i colpi militari di quel che resta del loro comunismo interno.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
La Repubblica socialista federativa di Jugoslavia nacque nel 1945
quando i partigiani comunisti dell' esercito di liberazione guidato da
Tito, vinta la guerra contro l'Asse, presero il potere.
Tito ereditò uno stato plurinazionale, sorto nel 1918 col beneplacito
delle potenze vincitrici del primo conflitto mondiale, come "regno dei
serbi, croati e sloveni". Era una monarchia autoritaria: su Slovenia e
Croazia, ricche, tranquille, cattoliche ex province asburgiche, dominava
la Serbia, povera e ortodossa, già ottomana, ma indipendente già dal
secondo scorso.
Tito riuscì subito a presentarsi come garante dell'unità jugoslava e,
poco dopo, dell'autonomia dall'Urss che all'impostazione politica ed
economica data al paese rispose accusandolo di nazionalismo e di
deviazionismo.
Ma la scomunica sovietica dal Kominform non indebolì Tito che da
allora poté contare sugli aiuti economici dell'Occidente.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Assertore del non intervento sovietico nei paesi comunisti (come
dimostrò nella crisi cecoslovacca del '68), 1ito continuò a rappresentare
nell'Est europeo una posizione di critica e di indipendenza ideologica.
Inoltre, ai colpi durissimi di Stalin i comunisti jugoslavi decisero di
difendersi rispondendo allo stalinismo con lo stalinismo per due motivi:
primo, perché la tradizione e la mentalità kominterniste portavano Tito
a vedere nel pungo di ferro l'arma più adatta alla sicurezza interna di un
regime che comunque era e voleva restare comunista; secondo, perché
Tito riteneva che l'unico modo di dimostrare ai comunisti di tutto il
mondo che Stalin aveva torto era quello di accentuare, anziché
smantellare, le strutture e le apparenze comuniste dello Stato jugoslavo.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Nel '45 Tito fondò, dunque, uno stato leninista federale che
ambiva ad esse- re una efficace rifondazione della Jugoslavia: il partito
ebbe nella Costituzione il ruolo sostanziale di raccordo tra i vari poteri
(il ruolo guida leninista corretto) e l'economia fu inizialmente in regime
fortemente centralizzato ed in seguito gradualmente conobbe il
decentramento dei poteri e l'autogestione dei lavoratori.
In effetti la Jugoslavia ha sperimentato una forma nuova di
organizzazione economica, diversa dal capitalismo occidentale e dal
capitalismo di Stato dei paesi comunisti, che nelle intenzioni del
governo doveva costituire un esempio di socialismo dal volto umano,
guidato dai lavoratori rappresentanti nelle fabbriche da un consiglio di
gestione da essi eletto, cercando di conciliare le esigenze dell' economia
produttivistica e capitalistica con le istanze sociali proprie dell'ideologia
comunista.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Ma in realtà, alla fine, ha prevalso la tendenza capitalistica anche
se non vi sono proprietari ma tecnici ai vertici aziendali. Ciò ha
ulteriormente accentuato gli squilibri, di cui il Paese ha sempre sofferto,
dovuti alle diverse condizioni di sviluppo del Nord e del Sud.
Gli aiuti del governo, inoltre, che un tempo sosteneva le aziende più
povere per una politica volta a rivitalizzare le economie delle
repubbliche meno sviluppate, ma dagli effetti economici disastrosi, sono
cessati e gli stessi piani quinquennali, operanti quali fattori guida della
vita economica, sono stati tesi ad adeguarsi alla realtà economica più
che a determinarla risultando, così, uno strumento in mano alle banche.
Inoltre, nonostante ci furono molte invenzioni teoriche, come ad
esempio l'autogestione (sistema grazie al quale gli operai finirono
praticamente per aumentarsi da soli il salario senza alcun riguardo per il
mercato) ed il "mercato comune" jugoslavo, che non è mai entrato in
funzione, risultarono inevitabili numerose difficoltà economiche.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Colpita da una vertiginosa inflazione, da un gravissimo deficit
nella bilancia dei pagamenti e da una svalutazione della divisa
monetaria, la Jugoslavia si è trovata sempre più a dover affrontare i
venti dell'economia mondiale con in aggiunta la contrapposizione
interna delle repubbliche ricche e delle repubbliche povere.
Ed il futuro, col dopo-Tito, è divenuto ancor più tinto di grigio. Col
carisma di Tito presidente a vita, l'ideologia nazionalcomunista fu usata
per manipolare e celare le rivalità tra le nazioni della federazione mentre
il complesso sistema istituzionale evitava le concentrazioni alternative.
La Costituzione entrata in vigore nel 1974 sembrò voler affrontare
globalmente i problemi della graduale liberalizzazione economica, del
decentramento territoriale e della maggiore autonomia delle repubbliche
sottolineando e ribadendo il ruolo guida della Lega dei Comunisti.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Era quest'ultima una somma dei 6 Partiti Comunisti repubblicani
più 2 delle province autonome della Serbia, alla quale fu assegnato il
compito di portare a realizzazione il nuovo sistema (in cui l'autogestione
ha un ruolo fondamentale) e di salvaguardare contemporaneamente
l'ortodossia (sia pure con il rischio che, investita del compito di
preparare e guidare il dopo-Tito, non sarebbe riuscita ad evitare
tentazioni di centralismo burocaratico).
La Costituzione del '74 stabilì, inoltre, che l'Assemblea Federale
nominava un presidente e su sua indicazione eleggeva il governo.
Tito era un presidente con ampi poteri tra cui quello di capo
supremo delle forze armate. In più era leader indiscusso della Lega e,
soprattutto, era il popolare quanto temuto dittatore che in nome della
difesa del socialismo schiacciò i fermenti autonomistici e riformatori in
Croazia e in Slovenia nonostante la Costituzione garantisse il diritto alla
secessione. Morto Tito l'equilibrio saltò. Apparve in Jugoslavia
nuovamente in modo palese il singolare coacervo geopolitico, geoetnico
e geoideologico che lo aveva caratterizzato dal 1918 ai giorni nostri.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Geopoliticamente traeva origine dalla dissoluzione dei due grandi
imperi, quello ottomano e quello asburgico.
Geoetnicamente, confessionalmente, economicamente e
culturalmente era ed è una vera e propria costellazione.
La Serbia è costituita dal 66% di serbi, dal 14% di ungheresi; con
una eco- nomia prevalentemente agricola e con materie prime ed
energia.
La Croazia è formata da oltre il 75% di croati, dall' Il % di serbi; è
in mag- gioranza cattolica, anticomunita e anti-serba; importante per
industrie, cantieri navali, turismo.
La Slovenia è prevalentemente cattolica e costituita dal 90% di
sloveni, dal 3% circa di croati e dal 2% di serbi; è la più industrializzata
e ricca e contribuisce per circa il 20% al P.N.L. e per il 25% alle
esportazioni jugoslave; presenta, inoltre, un tenore di vita molto più
elevato della media nazionale e il tasso di disoccupazione è pari all'l %
contro il 15% della media nazionale.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
La Bosnia-Erzegovina è costituita dal 40% di bosniaci
musulmani, dal 32% di serbi, dal 18% di croati, ed è ricchissima di
risorse minerali.
Il Montenegro è la più piccola repubblica formata dal 70% di
montenegrini, dal 14% di musulmani slavi, dal 7% di albanesi.
Geoideologicamente, riproducendo quasi gli stessi contrasti che sul
terreno etnico, il piccolo impero di 1ito aveva rappresentato il crocevia,
il punto di incontro e di scontro tra stalinismo orientale e socialismo
occidentale tra dittatura di piano e democrazia di autogestione, tra
centralismo burocratico e federalismo pluralistico. Invano venne
escogitata la presidenza collettiva a rotazione annuale tra le sei
repubbliche.
Dalla culla serba ideocratica ortodossa del titoismo partono sempre
più insistenti segnali di insofferenza etnica e normalizzazione
veterocomunista dal cui filone viene fuori l'ostinato nazional-comunista
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Milosevic, attuale presidente serbo accanito antagonista della
maggioranza albanese in Kosovo e deciso ricompattatore del Paese in
preda alle correnti centrifughe montanti.
Le tensioni preesistenti, inoltre, sono state sempre più aggravate da
una profonda crisi economica che ai giorni nostri conosce un debito
estero di oltre 20 MLD $, un'inflazione annua di circa il 200% e una
disoccupazione elevatissima: uno stato di cose che il governo ha tentato
via via di affrontare con una politica di austerità centrata su un
contenimento degli aumenti salariali ed un notevole aumento dei prezzi
dei beni e servizi primari.
All'interno di questa cornice vi sono forti squilibri di ricchezza per
abitante tra le repubbliche ed in particolare Croazia e Slovenia, più
ricche ed evolute, sempre meno sopportano il controllo di Belgrado che,
a sua volta, usando le vecchie leggi titoiste sottrae miliardi di dollari
alle casse federali cui tutti contribuiscono.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Politicamente in Jugoslavia il dopo-Tito conosce il revisionismo, poi il
riformismo, poi la socialdemocrazia e, mentre le rivoluzioni
democratiche dell'Est Europeo nel 1989 e la perestroika la investono,
sia pure in ritardo, la Lega dei Comunisti si dissolve.
Le elezioni libere repubblica per repubblica portano all'alleanza tra
democristiani e riformatori in Slovenia, al centrodestra in Croazia.
Da allora, la presidenza collettiva è divenuta sempre più priva di
poteri mentre il riformatore capo del governo Markovic tenta invano di
conciliare riforme democratiche e compromessi.
Altre fonti di conflitto sono state la scelta per la presidenza federale,
al posto del comunista croato Suvar, del croato Mesic, democratico e
indipendente che la Serbia ha rifiutato fino a pochi giorni fa, e la
proposta dello scorso anno di sloveni e croati di creare una struttura
confederale elastica cui sempre la Serbia si è opposta in nome dello
stesso centralismo che oggi difende con le armi.
Crescono intanto le tensioni etniche e proseguono le spinte
secessionistiche di Croazia e Slovenia.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
La Croazia il 22 dicembre scorso è divenuta ufficialmente uno stato sovrano in
seno alla Jugoslavia dopo l'adozione di una nuova costituzione che rompe col
comunismo ed il monopartitismo.
Il 22 febbraio il parlamento ha adottato un "risoluzione di dissociazione"
dalla federazione jugoslava, proposta dalla confinante Slovenia, che propone
alle 6 repubbliche jugoslave di dissociarsi in diversi stati indipendenti per poi
definire una cornice di attività comune.
In Slovenia il 26 dicembre scorso il parlamento, in seguito a referendum
popolare, ha proclamato lo Stato indipendente. Il 21 febbraio ha adottato una
risoluzione sulla "dissociazione graduale e negoziata" della Jugoslavia in due o
più stati sovrani.
Negli ultimi mesi giocano un ruolo fondamentale le tensioni etniche, le re-
pubbliche secessioniste, l'esercito ed il potere politico federale.
Le tensioni etniche diventano altissime. I serbi della Croazia e della
Bosnia-Erzegovina insistono nel chiedere l'annessione alla Serbia. Per la
Bosnia-Erzegovina si profila l'ipotesi di dividerla in 3 parti: il trasferimento a
Serbia e Croazia delle regioni bosniache abitate dai rispettivi gruppi etnici
lasciando allaregione centrale musulmana la struttura statale.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
La Croazia il 22 dicembre scorso è divenuta ufficialmente uno stato sovrano in
seno alla Jugoslavia dopo l'adozione di una nuova costituzione che rompe col
comunismo ed il monopartitismo.
Il 22 febbraio il parlamento ha adottato un "risoluzione di dissociazione"
dalla federazione jugoslava, proposta dalla confinante Slovenia, che propone
alle 6 repubbliche jugoslave di dissociarsi in diversi stati indipendenti per poi
definire una cornice di attività comune.
In Slovenia il 26 dicembre scorso il parlamento, in seguito a referendum
popolare, ha proclamato lo Stato indipendente. Il 21 febbraio ha adottato una
risoluzione sulla "dissociazione graduale e negoziata" della Jugoslavia in due o
più stati sovrani.
Negli ultimi mesi giocano un ruolo fondamentale le tensioni etniche, le re-
pubbliche secessioniste, l'esercito ed il potere politico federale.
Le tensioni etniche diventano altissime. I serbi della Croazia e della
Bosnia-Erzegovina insistono nel chiedere l'annessione alla Serbia. Per la
Bosnia-Erzegovina si profila l'ipotesi di dividerla in 3 parti: il trasferimento a
Serbia e Croazia delle regioni bosniache abitate dai rispettivi gruppi etnici
lasciando allaregione centrale musulmana la struttura statale.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
L'esercito federale, in cui si sono evitate le unità su base nazionalistica
ma in cui la percentuale serba è superiore alle altre etnie secondo una
rigorosa lottizzazione etnica, sembra andare per proprio conto
assumendo poteri sempre maggiori e prendendo decisioni autonome
riguardo al conflitto etnico pur essendo tenuto, almeno sulla carta, a
seguire le direttive della presidenza federale.
L'interrogativo ricorrente nei momenti cruciali è se le forze armate
stiano effettivamente da "cuscinetto" tra le varie etnie o se stiano
schierando i loro mezzi lungo le linee che al momento della secessione
possono divenire i nuovi confini forzosi.
Infatti, di frequente si è assistito, a seguito della rottura di fragili
compromessi o per aumento della tensione, all'intervento dell'esercito
federale come "male nunore", che conquista nuovi spazi guadagnandosi
anche i galloni di paciere mentre non pochi ritengono che sia proprio
l'esercito a proteggere e ad armare le bande terroristiche e i serbi in
Croazia e Slovenia: prima sobillatore, poi mediatore, con inevitabile
crollo di credibilità.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
A livello politico i nodi principali dell'emergenza sono il controllo
dell'esercito, la mediazione ed il controllo delle spinte secessioniste e
delle tensioni etniche e la risoluzione dei problen1i istituzionali. Un
drammatico braccio di ferro sul ruolo da attribuire all'esercito federale
per porre un freno al degenerare degli eventi si sviluppa nel massimo
organo politico del Paese, l'ufficio di presidenza collegiale: Serbia e
Montenegro sono per il conferimento di poteri speciali all'esercito
mentre Croazia e Slovenia sono contrarie, e i generali non ottengono
maggiori poteri.
Per il controllo etnico e secessionista la presidenza federale riesce,
dopo mesi di incomunicabilità e paralisi, a raggiungere un accordo che
riconosce alla Croazia i suoi diritti sovrani ma vieta movimenti di
gruppi armati, chiede l'immediato disarmo delle milizie civili e riserva il
diritto di movimento e intervento alle sole forze armate e polizia
federale.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Ma la Slovenia diffida e, inoltre, l'applicazione del piano di pace
non si avvia anche perché non è chiaro come debba attuarsi il disarmo.
In una ulteriore cruciale riunione dei presidenti delle repubbliche si
accetta, poi, per la risoluzione del problema delle secessioni, come
piattaforma di discussione per l'immediato futuro, una soluzione che
prevede di trasformare la Jugoslavia in un'associazione di repubbliche-
stato sovrane.
Tale proposta tiene conto delle contrastanti posizioni della Serbia,
che chiede una confederazione con governo centrale forte, e della
Croazia e Slovenia che rivendicano autonomie ed una confederazione.
Secondo tale proposta la Jugoslavia dovrebbe rimanere un'entità
internazionale ma sotto forma di unione di repubbliche sovrane con
esercito, diplomazia e appartenenza all'ONU per singola repubblica.
Proposta accolta con interesse anche dalla CEE.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
      Ma,  a  causa  della  mancata  elezione  alla  presidenza  federale  del 
rappresentante della Croazia secondo il normale turno di rotazione, la 
Jugoslavia sprofonda nel pieno di una crisi istituzionale che rende più 
caotica  la  situazione:  la  costituzione,  infatti,  non  prevede  il  caso  del 
mancato  voto  a  favore  di  un  candidato.  Il  croato  Mesic,  il  cui 
programma  è  quello  di  guidare  il  passaggio  democratico  della 
Jugoslavia da federazione di 6 repubbliche e 2 province autonome ad 
una confederazione di stati sovrani, non è riuscito ad ottenere il miinimo 
di  5  voti  necessari  boicottato  da  Serbi  a,  Vojvodina,  Kosovo, 
Montenegro  anche  in  2^  votazione,  pur  minacciando  la  secessione  di 
Zagabria dalla federazione. 
       Dunque, senza presidente, senza comandante supremo delle forze 
armate, la Jugoslavia sembra in balia di una classe politica paralizzata 
dalle scissioni interne. 
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
      A  livello  internazionale PENTAGONALE  (Austria, 
Cecoslovacchia,  Italia,  Jugoslavia  e  Ungheria)  CEE,  USA,  NATO, 
UEO,  ONU  prendono  atto  della  gravità  della  situazione: 
sostanzialmente  esprimono  appoggio  alla  integrità  jugoslava  basato 
sulle riforme, sullo sviluppo democratico, sulla piena applicazione dei 
di- ritti umani auspicando una soluzione pacifica della crisi.
      Si afferma, inoltre, che il popolo jugoslavo è il solo ad avere diritto 
di  decidere  il  proprio  futuro  in  conformità  ai  principi  di  rispetto  del 
diritto di riconoscimento delle realtà nazionali e regionali e di tutla delle 
minoranze nel rispetto della Carta di Parigi.
      I Dodici della CEE, desiderosi di salvaguardare l'integrità jugoslava, 
si esprimono contro il riconoscimento unilaterale di Croazia e Slovenia 
ma non si tratta di un rifiuto definitivo potendosi prendere atto di passi 
negoziati verso l'indipendenza. Decidono, inoltre, di offrire a Belgrado 
l'assistenza  per  la  stesura  di  una  costituzione  democratica  e  per  la 
ristrutturazione dell'economia nazionale.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
      La comunità internazionale, dunque, è ispirata a sostenere il paese 
sempre  che  sia  mantenuto  democraticamente  e  sia  unificato  mediante 
pacifico  dialogo  e  via  negoziale,  purché  non  si  giunga,  dunque,  a 
quell'intervento militare che determina l'incompatibilità della sovranità 
delle due repubbliche con un quadro unitario ridotto ad uno strumento 
di repressione e di confisca delle libertà democratiche.
      Intanto, Serbia e Croazia si autoproclamano Stati. 
      Belgrado chiede l'intervento dell'esercito che si muove e con un 
golpe  infiamma  una  giornata  di  guerra,  poi  segue  una  tregua  armata 
instabile favorita dalla CEE che riesce a far eleggere Mesic. 
              Ma,  successivamente,  i  generali  serbi  passano  all'offensiva 
accusando  di  tradimento  il  potere  politico  e  respingono  la  tregua 
convinti di assolvere ad un preciso ruolo politico in difesa della legalità 
costituzionale,  mentre  di  fatto  con  perseveranza  agiscono  lungo  la 
direttrice di un golpismo.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
      La comunità internazionale, dunque, è ispirata a sostenere il paese 
sempre  che  sia  mantenuto  democraticamente  e  sia  unificato  mediante 
pacifico  dialogo  e  via  negoziale,  purché  non  si  giunga,  dunque,  a 
quell'intervento militare che determina l'incompatibilità della sovranità 
delle due repubbliche con un quadro unitario ridotto ad uno strumento 
di repressione e di confisca delle libertà democratiche.
      Intanto, Serbia e Croazia si autoproclamano Stati. 
      Belgrado chiede l'intervento dell'esercito che si muove e con un 
golpe  infiamma  una  giornata  di  guerra,  poi  segue  una  tregua  armata 
instabile favorita dalla CEE che riesce a far eleggere Mesic. 
              Ma,  successivamente,  i  generali  serbi  passano  all'offensiva 
accusando  di  tradimento  il  potere  politico  e  respingono  la  tregua 
convinti di assolvere ad un preciso ruolo politico in difesa della legalità 
costituzionale,  mentre  di  fatto  con  perseveranza  agiscono  lungo  la 
direttrice di un golpismo.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
      Le diplomazie occidentali ricercano febbrilmente una soluzione che 
possa essere accettata da tutti, temendo che una guerra intestina possa 
compromettere i progressi della CSCE degli ultimi anni ed inneschi altri 
conflitti  etnici,  soprattutto  nei  paesi  dell'Est  europeo  già  percorsi  da 
fremiti autonomistici (Rep. balti- che, Cecoslovacchia).
      Cambia  decisamente  anche  la  posizione  degli  USA  che  si  schiera 
con  le  repubbliche  secessioniste  invocando  il  rispetto,  da  parte  di 
Belgrado, del principio di autodeterminazione dei popoli, un cessate il 
fuoco  garantito  da  osservatori  internazinali  e  invitando  Mesic  ad 
assicurare il controllo dei civili sui militari. 
       Non si escludono, infatti, possibilità di altri golpi militari: il nodo 
politico appare sempre più, dunque, nell'incapacità dell'apparato politico 
di piegare gli alti comandi militari alla ragion di Stato. 
       La diplomazia internazionale si rende conto che, se perdurasse tale 
situazione, difficilmente le proprie ritorsioni e gli embarghi potrebbero 
scalfire a breve termine l'autonomia ed il potere dei militari.ù
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
      Le diplomazie occidentali ricercano febbrilmente una soluzione che 
possa essere accettata da tutti, temendo che una guerra intestina possa 
compromettere i progressi della CSCE degli ultimi anni ed inneschi altri 
conflitti  etnici,  soprattutto  nei  paesi  dell'Est  europeo  già  percorsi  da 
fremiti autonomistici (Rep. balti- che, Cecoslovacchia).
      Cambia  decisamente  anche  la  posizione  degli  USA  che  si  schiera 
con  le  repubbliche  secessioniste  invocando  il  rispetto,  da  parte  di 
Belgrado, del principio di autodeterminazione dei popoli, un cessate il 
fuoco  garantito  da  osservatori  internazinali  e  invitando  Mesic  ad 
assicurare il controllo dei civili sui militari. 
       Non si escludono, infatti, possibilità di altri golpi militari: il nodo 
politico appare sempre più, dunque, nell'incapacità dell'apparato politico 
di piegare gli alti comandi militari alla ragion di Stato. 
       La diplomazia internazionale si rende conto che, se perdurasse tale 
situazione, difficilmente le proprie ritorsioni e gli embarghi potrebbero 
scalfire a breve termine l'autonomia ed il potere dei militari.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
            Il CSCE per il "meccanismo politico di emergenza" delega alla 
CEE  il  compito  di  organizzare  una  missione  di  osservatori  per 
contribuire a stabilizzare la situazione e sorvegliare il ritorno delle forze 
armate  nelle  caserme  e  propone,  ancora,  di  facilitare  la  ripresa  del 
dialogo. È, dunque, al servizio degli jugoslavi senza imporre nulla. 
 La  CEE blocca,  invece,  l'assistenza  economica  alla  Jugoslavia,  attua 
l'embargo  per  la  fomitura  di  armi,  la  sospensione  di  1300  MLD  di 
finanziamento,  invia  ancora  una  volta  la  troika  in  Jugoslavia  per  una 
intesa tra sloveni, croati e federali che si ottiene, a Brioni, ma solo sulla 
parola  e  con  enunci  azioni  di  principio  mentre  si  rimanda  a  nuovi 
negoziati entro il lo agosto la soluzione di tutte le problematiche urgenti 
del Paese.
      Ma la CEE, per continuare a svolgere opera effettiva di mediazione, 
deve restare legata alla credibilità che riuscirà ad avere presso tutte le 
parti in conflitto, credibilità che cadrebbe se vi fosse uno schieramento 
netto con l'uno o l'altra parte. 
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
             Per l'Europa, insomma, il diritto di autodeterminazione non è in 
discussione ma occorre trattare su forme e tempi di realizzazione.
      Dunque,  anche  la  crisi  jugoslava  drammaticamente  contribuisce  a 
rafforzare  la  convinzione  che  nell'era  contemporanea  il  mondo  deve 
porre  sempre  maggiore  attenzione  alla  crisi  dell'Est  europeo  e,  in 
generale, allo spettro del nazionalismo.Nel dopo guerra fredda, la crisi 
dell'Est  non  è  derivata  da un  confronto militare  ma  dal  fatto  che una 
sorta  di  modello  di  ispirazione  occidentale  è  apparso  a  quei  popoli 
preferibile al modello comunista. La competizione tra i due modelli può 
anche  non  essere  considerata  conclusa  ma  l'Occidente,  dati  i  risultati 
ottenuti per questa via, ha tutto l'interesse a che essa continui a svolgersi 
nelle stesse forme di un confronto pacifico. 
              Si  comprende,  perciò,  l'estremo  interesse  che  gli  USA  hanno 
mostrato  anche  nella  penisola  balcanica  per  una  stabilità  che,  a 
differenza  di  qualche  decennio  fa,  non  significa  immobilità  ma 
affermazione opportunamente lenta del modello occidentale. 
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
       Una affermazione troppo rapida potrebbe suscitare reazioni violente 
e  finire  col  mettere  in  pericolo  il  processo  di  distensione  avviato  da 
Gorbaciov, che nell'Est sta assumendo la forma di una via pacifica al 
capitalismo.
      Lo sfaldarsi del cemento ideologico ha, però, messo in moto forze 
che appaiono sempre più difficili da controllare.
Di  fronte  a  queste  prospettive  e,  in  particolare,  per  le  gravi  vicende 
jugoslave, si è sviluppata sempre più una sorta di cortina diplomatica 
compatta  intesa  non  solo  a  prevenire  il  propagarsi  dell'incendio  nei 
propri confini ma anche nei confini di coloro che fino ad ieri erano i 
nostri nemici.
      Inoltre,  in  seguito  alla  constatazione  di  una  situazione  orientale 
europea comunque anche instabile o potenzialmente tale regionalmente 
per fermenti o squilibri molto precari, come anche nel Nord Africa, in 
riferimento alla non infrequente opinione della improcrastinabilità dello 
smantellamento di  istituzioni  come la  NATO,  ritenute  superate  dagli
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
eventi, è opportuno avviare profonde riflessioni sulla necessità di
conservare il sistema di difesa atlantica individuando bene le nuove
minacce per l'Europa, i nuovi territori da difendere, gli stati che devono
comporlo ed i popoli dell'area da tutelare: ma sempre conservando il
legame con gli USA soprattutto in nome dei comuni valori di
democrazia e di libertà coltivati e difesi in questo dopoguerra.
Inoltre, la dissoluzione del Patto di Varsavia crea un vuoto di
sicurezza che è particolarmente sentito dagli stessi paesi dell'Europa
centrale che vorrebbero proprio dalla NATO una copertura con la
corresponsabilità dell'URSS che parteciperebbe alla instaurazione di un
sistema di sicurezza collettivo in tale area. Ciò almeno fino a quando i
paesi europei attuali o di una più grande Europa comunitaria, oltre a far
convergere interessi politici ed economici, non affidino anche la propria
sicurezza integrale, che non può essere sempre delegata ad altre
istituzioni, alla Comunità.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Infine, in un'Europa dove non si aggira più lo spettro del
comunismo si aggira al suo posto lo spettro del nazionalismo che
minaccia di incarnarsi, infiltrato come virus.
Lo sgomento è grande sia tra chi credeva di aver liquidato per
sempre i problemi nazionali grazie alla panacea rivoluzionaria,
sottomettendo il concetto di nazione al concetto di classe, sia tra chi, in
nome del moderno sviluppo socioeconomico, credeva di aver
esorcizzato ogni spettro sottomettendo il concetto di nazionalità al
concetto razionalità.
Contrariamente a ciò che afferma sul proprio conto, il nazionalismo
non equivale alla preoccupazione per le sorti della nazione ma è un ben
determinato progetto di forma della comunità nazionale e si ispira ad
un'idea ben precisa dei rapporti tra le nazioni: rapporti improntati ad una
lotta per l'esistenza e lo spazio vitale. Il caso jugoslavo è esemplare.
In Europa la maggior parte dei movimenti si presentano come forme
di reazione all'accentramento statale ed alla burocratizzazione.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
E si insinua, a questo punto, l'interrogativo formidabile se vada
spappolandosi o quanto meno fortemente ridimensionandosi nella realtà
l'ideale di un'Europa unita sognata da figure come Adenauer, De
Gasperi, Schuman e Spinelli.
Ed ancora, persistendo lo spirito di Helsinki di intesa internazionale
imperniata sull'intangibilità delle frontiere, emerge un altro complesso
interrogativo: se il concetto di sovranità che impone il non intervento
negli affari interni di uno Stato debba conciliarsi in modo nuovo con il
diritto dei popoli all'autodeterminazione.
Difendere l'esistente potrebbe sovente non risolvere ma aggravare le
situazioni anche perché, diversamente dal nazionalismo di un tempo che
tendeva ad unire, quello odierno tende a dividere.
La propria identità, dunque, lega l'esclusione dell'altro.
Ed è un fatto, invero, molto pericoloso che per affermare la propria
identità ci si chiuda verso gli altri.
Ma questo, comunque, non può e vivamente ci auguriamo non possa
mai giustificare in alcun modo la violenza e la sopraffazione.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Profilo sintetico
Nato nel 1960, vive tra Napoli e Roma. Membro di: Accademia Storia Arte Sanitaria-Ente Morale
nazionale e Centro Studi e Ricerche postuniversitari (da 2006, decreto Ministro B.A.C.), Centro Studi
Melitensi di Ordine di Malta da 2002 (Presid. Acc. Lincei Fonseca), Effettivo Institute Preservation
Medical Traditions-Smithsonian Institution (Washington, da 2011); International Society History
Pharmacy (Berna, da 2001), Accademia Italiana Storia Farmacia da 2001, Società Napoletana di Storia
Patria da 2008 (Presid. Acc. Lincei Galasso), Gruppo internaz. di Studio ISHP su Storia Farmacopee
(Vienna, da 2012). Principali ruoli: Consigliere Diplomatico Dpt Aerec di Ente Naz.le Valorizzazione
Industria, Commercio e Artigianato ENVA (Roma, da 2011), Ordinario già Pontificia Accademia Tiberina
da 2008; Cavaliere Grazia Magistrale S.M. Ordine di Malta (Napoli, da 2002); CdA Fondazione de
Beaumont Bonelli Onlus per le ricerche sul cancro con il Prefetto di Napoli (da 2011), membro Accademia
Europea Relazioni Economiche e Culturali (Camera Deputati, Roma da 2004) e Presidente Distretto
Campania; membro ad honorem Nobile Collegio Chimico Farmaceutico (fondato nel 1429) a Roma da
2006. Fondatore e Presidente a vita della Fondazione sociosanitaria ed umanitaria Chiron (da 1985) e
Webmaster (da 2011), Amm.re Unico Chiron Editore (da 2007), General Manager Villano Team,
conglomerata di 12 attività nazionali ed internazionali operative dal 1978 nel business, no profit,
consulting & service (da 2013); Membro Ruggero II University (Florida, da 2013); Cooperatore Suore
Madre Teresa Calcutta (da 2002). Chairman in decine di congressi nazionali e internazionali
professionali, storici e rotariani, ha tenuto oltre cento conferenze nazionali e internazionali professionali,
storiche e rotariane. È stato: membro (2001-11) Comitato Scientifico sicurezza sanitaria International
Business Development (azienda responsabile sicurezza per Procura Generale Repubblica a Napoli);
effettivo di: British Society History Pharmacy, Società Svizzera Storia Farmacia, Società Tedesca Storia
Farmacia, American Institute History Pharmacy (2005-07); membro Rotary Club Pompei Oplonti Vesuvio
Est (1990-2007) e Presidente 2000-01, ha ruoli distrettuali, nazionali e internazionali per 17 anni; autore di
molte azioni internazionali tra cui: Club Contatto con Cartagine per valorizzare aree archeologiche;
Componente Comitato Organizzatore Premio Internazionale Colonie Magna Grecia (1999/00); Segretario
International Committee on Biothecnologies Wabt dell’Unesco (Parigi da 2008); membro World Academy
of Biomedical Technology dell’UNESCO a Parigi da 2007.
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Nel Distretto 2100-Italia è: Componente Comitato Coordinamento Club Area Sud Golfo Napoli (1993-
95) e collabora al Forum su istituzione Tribunale a Torre Ann.ta; membro Comm.ni: Etica professionale
(2002-04), Azione Pubblico Interesse Mondiale 2001-03; Delegato dei Governatori per l’Archivio (dal
1994 al 2003); Informatica (vari anni). Padrino: nel Rotary dei Soci Onorari: SE Mons. Francesco Saverio
Toppi, Arcivescovo Prelato di Pompei (1993); SE Antonio Greco, Presidente Tribunale di Torre
Annunziata (2000); Dr. Dino De Laurentiis, Produttore cinematografico presidente DDL Co. di
Hollywood e Premio Oscar alla Carriera (2001); in Asas: dell’Accademico Onorario Prof. Giulio Tarro,
Membro Commissione Naz.le Bioetica (2011); in Aerec: del Premio alla Carriera all’On.le Gianni Rivera,
Campione mondiale di calcio e dirigente FIGC (2012). Professione: Trader dal 1976, Socio di farmacia
1978-85, Assistente di ruolo Fac. F.cia Na (1985-90, Cattedra Prof. Lembo-Ist. Sup. Sanità), Socio 1978-
85, Contitolare 1986-96 e Titolare di Farmacia 1997-2010. Presidente 1986/90 Giovani Farmacisti Napoli;
Consigliere prov.le Sindacato ASiFaNT Napoli 1986/88; Rappresentante reg.le supplente e Rappr.
nazionale in Patto Federativo; Componente Assemblea Naz.le e Comitato Naz.le Coordinamento
Associazioni Italiane Giovani Farmacisti; cofondatore Federazione Nazionale Giovani Farmacisti
FENAGIFAR (1989); Delegato Comit. Naz.le all’Assemblea Naz.le Farmindustria (1988); nominato a
componente Segreteria V Congresso Naz.le Federfarma, oltre 1300 partecipanti (1988); Socio Federfarma
1997-2010. Studi: classici; Laurea e abil. in Farmacia (Napoli, 1985); corsi di: Piante officinali, Tecniche
cosmetiche, Sicurezza aziendale, Haccp, Storia, Dottrina sociale della Chiesa, Teologia. Lauree h.c.:
Scienze Umane e Sociali (2009); Storia e Filosofia (2010); Scienze della Comunicazione (2013). Master
h.c.: Science of Medical Ethics (2010). Principali premi: Aesculapius con Alto Patronato Presidenza
Consiglio Ministri (Roma, 1987); Diploma d’Onore da Presidente Rotary International “per Servizi
eccezionali a titolo individuale nelle 5 Vie di Azione” (Evanston, 2001: solo 100/anno/1,5 mln soci);
Attestato Merito Task Force Rotary Int. “Riduzione Crimine-Prevenzione Violenza” per Italia, Albania,
ex-Jugoslavia e S. Marino (Zurigo, 2001); LXVIII Premio ricerca scientifica “Piccinini” per libro “Arte e
Storia Farmacia” (Roma, 2006); Premio internazionale Sapienza e Etica Professionale da Univ. Sapienza
e Consorzio 320 Istituti Univ. Internazionali Sapientia Mundi; ); LXV Premio nazionale Fondazione
Stramezzi per libro “Meridiani di etica sanitaria” (Roma, 2007); Premio “Operosità Aristocrazia nel
Lavoro” da Unione Legion d’Oro di Comitato Italiano ONG all’ONU e all’Organisation Internationale
Protection Civile di Ginevra (2010);
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Premio “Capitolino d’Oro per attività umanitaria”, conferito anche a Presid. Pontificio Consiglio Cultura
Card. Poupard e a Premio Nobel Walesa (2010); Premio internazionale “Veritas in Charitate” da Card.
Martins “per instancabile impegno a costruire società fondata su tutela legalità e giustizia in pieno
rispetto costituzione italiana e secondo valori evangelici di pace e solidarietà verso più deboli e
emarginati” (2011); Benemerenza e Medaglia da Acc. Bonifaciana (Patrocini: Vaticano, Parlamento UE,
Senato, Camera Deputati, Presidenza Consiglio Ministri, Nato) “per impegno e fattivo contributo culturale
e sociale” (2011); Benemerenza “per meriti scientifici e culturali” da già Pontificia Accademia Tiberina di
Cultura universitaria e Studi Superiori (2012); LXXIV Premio nazionale Cesare Serono per saggistica e
letteratura storica (2012). Attività e ricerca: culturale, associativa, pubblicistica, saggistico-ermeneutica,
professionale, sociale, storica, scientifica. Rilevante è l’impegno costante per circa 40 anni in Italia e
all’estero in volontariato e opere umanitarie espletato con riconosciuta capacità in ong, istituzioni e
rappresentanze internazionali con notevoli risultati. Autore di oltre 550 pubblicazioni in gran parte con
firma unica, index e if su riviste nazionali e internazionali: sanitarie, professionali, scientifiche, sociali,
culturali, rotariane e storiche. Collaboratore di prestigiose Riviste e linee editoriali nazionali, tra cui:
“Atti e Memorie” Nobile Collegio Chim. F.co da 2009; “Atti e Memorie” Aisf da 2005; “Il Farmacista”
Tecniche Nuove da 2011; “Punto Effe” da 2005. Ha diretto: “Bollettino Agifar” (1986-89), “Bollettino
Rotary Club” (1990-94); ha collaborato con Rivista Ufficiale nazionale “Rotary” (1999-02). Autore di
oltre 40 libri socio-culturali, scientifici, professionali e storici (pubblicati con editori prestigiosi come
Zanichelli, Selecta, Led International; con patrocini di rilievo da: Ministero Beni e Attività Culturali,
Wabt-Unesco, Rotary International, già Pontificia Accademia Tiberina; Acc. Storia Arte Sanitaria; Acc.
Europea Relazioni Economiche e Culturali, Nobile Collegio Chimico Farmaceutico, Acc. Italiana Storia
Farmacia, Norman Academy, Ruggero II University, J. Monnet Université Europenne, Università
telematica Pegaso), tra cui: Verso la società globale dell’informazione, 1996; Il Rotary per l’Uomo, 2001;
Gestione della sicurezza in Farmacia presentaz. Dr. Renzulli, già Consulente Sicurezza all’ONU, 2004);
Arte e storia della Farmacia presentaz. Prof. Ledermann, Presid. International Society History Pharmacy,
2006; Meridiani farmaceutici tra etica laica e morale cattolica presentaz. Prof. Tarro, Comm. Naz.le
Bioetica, 2008; Thesaurus Pharmacologicus presentaz. Presid. Farmacisti Italiani Dr. Mandelli (2009);
Raimondo VillanoRaimondo Villano
La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)
Il tempo scolpito nel silenzio dell’eternità. Riflessioni sull’indagine diacronica per la memoria dell’homo
faber, Presentaz. eminente storico Fra’ F. von Lobstein e critico Prof. Carosella, 2010; “Attività speziali e
farmaceutiche nel Regno di Napoli, presentaz.: Presid. Accad. It. Storia Farmacia Dr. Corvi, 2010; Logos e
teofania nel tempo digitale, presentaz. Mons. Trafny, Presid. Dpt Scienza e Fede-Pontificio Consiglio
Cultura, 2012; Aspetti religiosi e dimensione ecclesiale del SMOM, 2013. Autore di circa 30 opere
multimediali tra cui: Cenni di arte e storia della farmacia, 2002; Influenza A/H1N1, patrocinio Unesco
(2009). Sue opere sono in biblioteche nazionali (tra cui: Quirinale, Senato, Accademia Nazionale Scienze,
Accademia Lincei; Ministeri: Giustizia, Lavoro, Salute, Beni culturali, Politiche sociali) e di oltre 40 Paesi
(tra cui: National Library of Medicine del National Institute of Health di Stati Uniti, Bibliothèque
nationale de France, Lybrary of Congress UK), di Istituzioni pontificie e vaticane e vari Istituti Italiani di
Cultura all’estero, sono di referenza in molte università italiane e straniere, in musei di storia della
farmacia e citati in tesi di laurea; il libro Sicurezza in Farmacia debutta in Fiera del Libro di Francoforte
2004. Cataloghi: biografia in International Catalogue 2000 Outstanding Intellectuals of 21st Century
2010-13 di International Biographical Centre-Cambridge; Catalogo Opac Sbn con oltre 120 libri e
monografie e con Scheda di Autorità di Ministero BAC. Vari libri hanno avuto apprezzamenti da
autorità, tra cui il Capo dello Stato e il Santo Padre.

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Raimondo Villano - Conferenza: "La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali" (1991)

  • 1. Raimondo VillanoRaimondo Villano Segretario Rotary ClubSegretario Rotary Club Pompei Oplonti Vesuvio EstPompei Oplonti Vesuvio Est Conferenza 17 luglio 1991
  • 2. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali _________________ Annotazione: Conferenza tenuta al Rotary Club il 17 luglio 1991 alla presenza del Presidente dei Comitati Interpaese dei Distretti italiani del Rotary International Generale di Divisione Dott. Ruggero De Zuani. _________________ Abstract da: Raimondo Villano, “Dieci anni” (patrocinio Rotary Club Pompei Oplonti Vesuvio Est, A.C.M., pp. 51-58; Pompei, Torre del Greco, giugno 1998).
  • 3. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Gentili signore, graditi ospiti, cari amici rotariani, non riuscirò ad essere brevissimo, pur nella convinzione, che ha ispirato la mia sintesi, della vostra ampia e profonda conoscenza della problematica che mi accingo a sviluppare. Confido, pertanto, nella vostra benevolenza e sin d'ora ve ne sono grato. Dopo mezzo secolo e dopo la caduta del Muro di Berlino, incredibilmente l'Europa si è trovata ad affrontare il primo conflitto armato a ridosso del suo territorio. Per quanto grande possa essere l'odio tra serbi, croati e sloveni, tutti noi speravamo in una soluzione politica del conflitto. Improvvisamente, invece, l'Europa ha scoperto con sgomento che oltre 70 anni di unione non sono bastati a fare dei popoli jugoslavi una nazione e che la forza delle etnie, divise per tanti motivi, può essere dirompente. Certamente la situazione jugoslava deve essere vista nella luce del suo passato storico ma, soprattutto, va vista alla luce del crollo di quel regime comunista e di quella egemonia serba che furono più che mai uniti contro l'aggressione di un comunismo esterno e che ora vanno paradossalmente in frantumi sotto i colpi militari di quel che resta del loro comunismo interno.
  • 4. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) La Repubblica socialista federativa di Jugoslavia nacque nel 1945 quando i partigiani comunisti dell' esercito di liberazione guidato da Tito, vinta la guerra contro l'Asse, presero il potere. Tito ereditò uno stato plurinazionale, sorto nel 1918 col beneplacito delle potenze vincitrici del primo conflitto mondiale, come "regno dei serbi, croati e sloveni". Era una monarchia autoritaria: su Slovenia e Croazia, ricche, tranquille, cattoliche ex province asburgiche, dominava la Serbia, povera e ortodossa, già ottomana, ma indipendente già dal secondo scorso. Tito riuscì subito a presentarsi come garante dell'unità jugoslava e, poco dopo, dell'autonomia dall'Urss che all'impostazione politica ed economica data al paese rispose accusandolo di nazionalismo e di deviazionismo. Ma la scomunica sovietica dal Kominform non indebolì Tito che da allora poté contare sugli aiuti economici dell'Occidente.
  • 5. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Assertore del non intervento sovietico nei paesi comunisti (come dimostrò nella crisi cecoslovacca del '68), 1ito continuò a rappresentare nell'Est europeo una posizione di critica e di indipendenza ideologica. Inoltre, ai colpi durissimi di Stalin i comunisti jugoslavi decisero di difendersi rispondendo allo stalinismo con lo stalinismo per due motivi: primo, perché la tradizione e la mentalità kominterniste portavano Tito a vedere nel pungo di ferro l'arma più adatta alla sicurezza interna di un regime che comunque era e voleva restare comunista; secondo, perché Tito riteneva che l'unico modo di dimostrare ai comunisti di tutto il mondo che Stalin aveva torto era quello di accentuare, anziché smantellare, le strutture e le apparenze comuniste dello Stato jugoslavo.
  • 6. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Nel '45 Tito fondò, dunque, uno stato leninista federale che ambiva ad esse- re una efficace rifondazione della Jugoslavia: il partito ebbe nella Costituzione il ruolo sostanziale di raccordo tra i vari poteri (il ruolo guida leninista corretto) e l'economia fu inizialmente in regime fortemente centralizzato ed in seguito gradualmente conobbe il decentramento dei poteri e l'autogestione dei lavoratori. In effetti la Jugoslavia ha sperimentato una forma nuova di organizzazione economica, diversa dal capitalismo occidentale e dal capitalismo di Stato dei paesi comunisti, che nelle intenzioni del governo doveva costituire un esempio di socialismo dal volto umano, guidato dai lavoratori rappresentanti nelle fabbriche da un consiglio di gestione da essi eletto, cercando di conciliare le esigenze dell' economia produttivistica e capitalistica con le istanze sociali proprie dell'ideologia comunista.
  • 7. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Ma in realtà, alla fine, ha prevalso la tendenza capitalistica anche se non vi sono proprietari ma tecnici ai vertici aziendali. Ciò ha ulteriormente accentuato gli squilibri, di cui il Paese ha sempre sofferto, dovuti alle diverse condizioni di sviluppo del Nord e del Sud. Gli aiuti del governo, inoltre, che un tempo sosteneva le aziende più povere per una politica volta a rivitalizzare le economie delle repubbliche meno sviluppate, ma dagli effetti economici disastrosi, sono cessati e gli stessi piani quinquennali, operanti quali fattori guida della vita economica, sono stati tesi ad adeguarsi alla realtà economica più che a determinarla risultando, così, uno strumento in mano alle banche. Inoltre, nonostante ci furono molte invenzioni teoriche, come ad esempio l'autogestione (sistema grazie al quale gli operai finirono praticamente per aumentarsi da soli il salario senza alcun riguardo per il mercato) ed il "mercato comune" jugoslavo, che non è mai entrato in funzione, risultarono inevitabili numerose difficoltà economiche.
  • 8. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Colpita da una vertiginosa inflazione, da un gravissimo deficit nella bilancia dei pagamenti e da una svalutazione della divisa monetaria, la Jugoslavia si è trovata sempre più a dover affrontare i venti dell'economia mondiale con in aggiunta la contrapposizione interna delle repubbliche ricche e delle repubbliche povere. Ed il futuro, col dopo-Tito, è divenuto ancor più tinto di grigio. Col carisma di Tito presidente a vita, l'ideologia nazionalcomunista fu usata per manipolare e celare le rivalità tra le nazioni della federazione mentre il complesso sistema istituzionale evitava le concentrazioni alternative. La Costituzione entrata in vigore nel 1974 sembrò voler affrontare globalmente i problemi della graduale liberalizzazione economica, del decentramento territoriale e della maggiore autonomia delle repubbliche sottolineando e ribadendo il ruolo guida della Lega dei Comunisti.
  • 9. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Era quest'ultima una somma dei 6 Partiti Comunisti repubblicani più 2 delle province autonome della Serbia, alla quale fu assegnato il compito di portare a realizzazione il nuovo sistema (in cui l'autogestione ha un ruolo fondamentale) e di salvaguardare contemporaneamente l'ortodossia (sia pure con il rischio che, investita del compito di preparare e guidare il dopo-Tito, non sarebbe riuscita ad evitare tentazioni di centralismo burocaratico). La Costituzione del '74 stabilì, inoltre, che l'Assemblea Federale nominava un presidente e su sua indicazione eleggeva il governo. Tito era un presidente con ampi poteri tra cui quello di capo supremo delle forze armate. In più era leader indiscusso della Lega e, soprattutto, era il popolare quanto temuto dittatore che in nome della difesa del socialismo schiacciò i fermenti autonomistici e riformatori in Croazia e in Slovenia nonostante la Costituzione garantisse il diritto alla secessione. Morto Tito l'equilibrio saltò. Apparve in Jugoslavia nuovamente in modo palese il singolare coacervo geopolitico, geoetnico e geoideologico che lo aveva caratterizzato dal 1918 ai giorni nostri.
  • 10. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Geopoliticamente traeva origine dalla dissoluzione dei due grandi imperi, quello ottomano e quello asburgico. Geoetnicamente, confessionalmente, economicamente e culturalmente era ed è una vera e propria costellazione. La Serbia è costituita dal 66% di serbi, dal 14% di ungheresi; con una eco- nomia prevalentemente agricola e con materie prime ed energia. La Croazia è formata da oltre il 75% di croati, dall' Il % di serbi; è in mag- gioranza cattolica, anticomunita e anti-serba; importante per industrie, cantieri navali, turismo. La Slovenia è prevalentemente cattolica e costituita dal 90% di sloveni, dal 3% circa di croati e dal 2% di serbi; è la più industrializzata e ricca e contribuisce per circa il 20% al P.N.L. e per il 25% alle esportazioni jugoslave; presenta, inoltre, un tenore di vita molto più elevato della media nazionale e il tasso di disoccupazione è pari all'l % contro il 15% della media nazionale.
  • 11. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) La Bosnia-Erzegovina è costituita dal 40% di bosniaci musulmani, dal 32% di serbi, dal 18% di croati, ed è ricchissima di risorse minerali. Il Montenegro è la più piccola repubblica formata dal 70% di montenegrini, dal 14% di musulmani slavi, dal 7% di albanesi. Geoideologicamente, riproducendo quasi gli stessi contrasti che sul terreno etnico, il piccolo impero di 1ito aveva rappresentato il crocevia, il punto di incontro e di scontro tra stalinismo orientale e socialismo occidentale tra dittatura di piano e democrazia di autogestione, tra centralismo burocratico e federalismo pluralistico. Invano venne escogitata la presidenza collettiva a rotazione annuale tra le sei repubbliche. Dalla culla serba ideocratica ortodossa del titoismo partono sempre più insistenti segnali di insofferenza etnica e normalizzazione veterocomunista dal cui filone viene fuori l'ostinato nazional-comunista
  • 12. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Milosevic, attuale presidente serbo accanito antagonista della maggioranza albanese in Kosovo e deciso ricompattatore del Paese in preda alle correnti centrifughe montanti. Le tensioni preesistenti, inoltre, sono state sempre più aggravate da una profonda crisi economica che ai giorni nostri conosce un debito estero di oltre 20 MLD $, un'inflazione annua di circa il 200% e una disoccupazione elevatissima: uno stato di cose che il governo ha tentato via via di affrontare con una politica di austerità centrata su un contenimento degli aumenti salariali ed un notevole aumento dei prezzi dei beni e servizi primari. All'interno di questa cornice vi sono forti squilibri di ricchezza per abitante tra le repubbliche ed in particolare Croazia e Slovenia, più ricche ed evolute, sempre meno sopportano il controllo di Belgrado che, a sua volta, usando le vecchie leggi titoiste sottrae miliardi di dollari alle casse federali cui tutti contribuiscono.
  • 13. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Politicamente in Jugoslavia il dopo-Tito conosce il revisionismo, poi il riformismo, poi la socialdemocrazia e, mentre le rivoluzioni democratiche dell'Est Europeo nel 1989 e la perestroika la investono, sia pure in ritardo, la Lega dei Comunisti si dissolve. Le elezioni libere repubblica per repubblica portano all'alleanza tra democristiani e riformatori in Slovenia, al centrodestra in Croazia. Da allora, la presidenza collettiva è divenuta sempre più priva di poteri mentre il riformatore capo del governo Markovic tenta invano di conciliare riforme democratiche e compromessi. Altre fonti di conflitto sono state la scelta per la presidenza federale, al posto del comunista croato Suvar, del croato Mesic, democratico e indipendente che la Serbia ha rifiutato fino a pochi giorni fa, e la proposta dello scorso anno di sloveni e croati di creare una struttura confederale elastica cui sempre la Serbia si è opposta in nome dello stesso centralismo che oggi difende con le armi. Crescono intanto le tensioni etniche e proseguono le spinte secessionistiche di Croazia e Slovenia.
  • 14. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) La Croazia il 22 dicembre scorso è divenuta ufficialmente uno stato sovrano in seno alla Jugoslavia dopo l'adozione di una nuova costituzione che rompe col comunismo ed il monopartitismo. Il 22 febbraio il parlamento ha adottato un "risoluzione di dissociazione" dalla federazione jugoslava, proposta dalla confinante Slovenia, che propone alle 6 repubbliche jugoslave di dissociarsi in diversi stati indipendenti per poi definire una cornice di attività comune. In Slovenia il 26 dicembre scorso il parlamento, in seguito a referendum popolare, ha proclamato lo Stato indipendente. Il 21 febbraio ha adottato una risoluzione sulla "dissociazione graduale e negoziata" della Jugoslavia in due o più stati sovrani. Negli ultimi mesi giocano un ruolo fondamentale le tensioni etniche, le re- pubbliche secessioniste, l'esercito ed il potere politico federale. Le tensioni etniche diventano altissime. I serbi della Croazia e della Bosnia-Erzegovina insistono nel chiedere l'annessione alla Serbia. Per la Bosnia-Erzegovina si profila l'ipotesi di dividerla in 3 parti: il trasferimento a Serbia e Croazia delle regioni bosniache abitate dai rispettivi gruppi etnici lasciando allaregione centrale musulmana la struttura statale.
  • 15. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) La Croazia il 22 dicembre scorso è divenuta ufficialmente uno stato sovrano in seno alla Jugoslavia dopo l'adozione di una nuova costituzione che rompe col comunismo ed il monopartitismo. Il 22 febbraio il parlamento ha adottato un "risoluzione di dissociazione" dalla federazione jugoslava, proposta dalla confinante Slovenia, che propone alle 6 repubbliche jugoslave di dissociarsi in diversi stati indipendenti per poi definire una cornice di attività comune. In Slovenia il 26 dicembre scorso il parlamento, in seguito a referendum popolare, ha proclamato lo Stato indipendente. Il 21 febbraio ha adottato una risoluzione sulla "dissociazione graduale e negoziata" della Jugoslavia in due o più stati sovrani. Negli ultimi mesi giocano un ruolo fondamentale le tensioni etniche, le re- pubbliche secessioniste, l'esercito ed il potere politico federale. Le tensioni etniche diventano altissime. I serbi della Croazia e della Bosnia-Erzegovina insistono nel chiedere l'annessione alla Serbia. Per la Bosnia-Erzegovina si profila l'ipotesi di dividerla in 3 parti: il trasferimento a Serbia e Croazia delle regioni bosniache abitate dai rispettivi gruppi etnici lasciando allaregione centrale musulmana la struttura statale.
  • 16. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) L'esercito federale, in cui si sono evitate le unità su base nazionalistica ma in cui la percentuale serba è superiore alle altre etnie secondo una rigorosa lottizzazione etnica, sembra andare per proprio conto assumendo poteri sempre maggiori e prendendo decisioni autonome riguardo al conflitto etnico pur essendo tenuto, almeno sulla carta, a seguire le direttive della presidenza federale. L'interrogativo ricorrente nei momenti cruciali è se le forze armate stiano effettivamente da "cuscinetto" tra le varie etnie o se stiano schierando i loro mezzi lungo le linee che al momento della secessione possono divenire i nuovi confini forzosi. Infatti, di frequente si è assistito, a seguito della rottura di fragili compromessi o per aumento della tensione, all'intervento dell'esercito federale come "male nunore", che conquista nuovi spazi guadagnandosi anche i galloni di paciere mentre non pochi ritengono che sia proprio l'esercito a proteggere e ad armare le bande terroristiche e i serbi in Croazia e Slovenia: prima sobillatore, poi mediatore, con inevitabile crollo di credibilità.
  • 17. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) A livello politico i nodi principali dell'emergenza sono il controllo dell'esercito, la mediazione ed il controllo delle spinte secessioniste e delle tensioni etniche e la risoluzione dei problen1i istituzionali. Un drammatico braccio di ferro sul ruolo da attribuire all'esercito federale per porre un freno al degenerare degli eventi si sviluppa nel massimo organo politico del Paese, l'ufficio di presidenza collegiale: Serbia e Montenegro sono per il conferimento di poteri speciali all'esercito mentre Croazia e Slovenia sono contrarie, e i generali non ottengono maggiori poteri. Per il controllo etnico e secessionista la presidenza federale riesce, dopo mesi di incomunicabilità e paralisi, a raggiungere un accordo che riconosce alla Croazia i suoi diritti sovrani ma vieta movimenti di gruppi armati, chiede l'immediato disarmo delle milizie civili e riserva il diritto di movimento e intervento alle sole forze armate e polizia federale.
  • 18. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Ma la Slovenia diffida e, inoltre, l'applicazione del piano di pace non si avvia anche perché non è chiaro come debba attuarsi il disarmo. In una ulteriore cruciale riunione dei presidenti delle repubbliche si accetta, poi, per la risoluzione del problema delle secessioni, come piattaforma di discussione per l'immediato futuro, una soluzione che prevede di trasformare la Jugoslavia in un'associazione di repubbliche- stato sovrane. Tale proposta tiene conto delle contrastanti posizioni della Serbia, che chiede una confederazione con governo centrale forte, e della Croazia e Slovenia che rivendicano autonomie ed una confederazione. Secondo tale proposta la Jugoslavia dovrebbe rimanere un'entità internazionale ma sotto forma di unione di repubbliche sovrane con esercito, diplomazia e appartenenza all'ONU per singola repubblica. Proposta accolta con interesse anche dalla CEE.
  • 19. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)       Ma,  a  causa  della  mancata  elezione  alla  presidenza  federale  del  rappresentante della Croazia secondo il normale turno di rotazione, la  Jugoslavia sprofonda nel pieno di una crisi istituzionale che rende più  caotica  la  situazione:  la  costituzione,  infatti,  non  prevede  il  caso  del  mancato  voto  a  favore  di  un  candidato.  Il  croato  Mesic,  il  cui  programma  è  quello  di  guidare  il  passaggio  democratico  della  Jugoslavia da federazione di 6 repubbliche e 2 province autonome ad  una confederazione di stati sovrani, non è riuscito ad ottenere il miinimo  di  5  voti  necessari  boicottato  da  Serbi  a,  Vojvodina,  Kosovo,  Montenegro  anche  in  2^  votazione,  pur  minacciando  la  secessione  di  Zagabria dalla federazione.         Dunque, senza presidente, senza comandante supremo delle forze  armate, la Jugoslavia sembra in balia di una classe politica paralizzata  dalle scissioni interne. 
  • 20. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)       A  livello  internazionale PENTAGONALE  (Austria,  Cecoslovacchia,  Italia,  Jugoslavia  e  Ungheria)  CEE,  USA,  NATO,  UEO,  ONU  prendono  atto  della  gravità  della  situazione:  sostanzialmente  esprimono  appoggio  alla  integrità  jugoslava  basato  sulle riforme, sullo sviluppo democratico, sulla piena applicazione dei  di- ritti umani auspicando una soluzione pacifica della crisi.       Si afferma, inoltre, che il popolo jugoslavo è il solo ad avere diritto  di  decidere  il  proprio  futuro  in  conformità  ai  principi  di  rispetto  del  diritto di riconoscimento delle realtà nazionali e regionali e di tutla delle  minoranze nel rispetto della Carta di Parigi.       I Dodici della CEE, desiderosi di salvaguardare l'integrità jugoslava,  si esprimono contro il riconoscimento unilaterale di Croazia e Slovenia  ma non si tratta di un rifiuto definitivo potendosi prendere atto di passi  negoziati verso l'indipendenza. Decidono, inoltre, di offrire a Belgrado  l'assistenza  per  la  stesura  di  una  costituzione  democratica  e  per  la  ristrutturazione dell'economia nazionale.
  • 21. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)       La comunità internazionale, dunque, è ispirata a sostenere il paese  sempre  che  sia  mantenuto  democraticamente  e  sia  unificato  mediante  pacifico  dialogo  e  via  negoziale,  purché  non  si  giunga,  dunque,  a  quell'intervento militare che determina l'incompatibilità della sovranità  delle due repubbliche con un quadro unitario ridotto ad uno strumento  di repressione e di confisca delle libertà democratiche.       Intanto, Serbia e Croazia si autoproclamano Stati.        Belgrado chiede l'intervento dell'esercito che si muove e con un  golpe  infiamma  una  giornata  di  guerra,  poi  segue  una  tregua  armata  instabile favorita dalla CEE che riesce a far eleggere Mesic.                Ma,  successivamente,  i  generali  serbi  passano  all'offensiva  accusando  di  tradimento  il  potere  politico  e  respingono  la  tregua  convinti di assolvere ad un preciso ruolo politico in difesa della legalità  costituzionale,  mentre  di  fatto  con  perseveranza  agiscono  lungo  la  direttrice di un golpismo.
  • 22. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)       La comunità internazionale, dunque, è ispirata a sostenere il paese  sempre  che  sia  mantenuto  democraticamente  e  sia  unificato  mediante  pacifico  dialogo  e  via  negoziale,  purché  non  si  giunga,  dunque,  a  quell'intervento militare che determina l'incompatibilità della sovranità  delle due repubbliche con un quadro unitario ridotto ad uno strumento  di repressione e di confisca delle libertà democratiche.       Intanto, Serbia e Croazia si autoproclamano Stati.        Belgrado chiede l'intervento dell'esercito che si muove e con un  golpe  infiamma  una  giornata  di  guerra,  poi  segue  una  tregua  armata  instabile favorita dalla CEE che riesce a far eleggere Mesic.                Ma,  successivamente,  i  generali  serbi  passano  all'offensiva  accusando  di  tradimento  il  potere  politico  e  respingono  la  tregua  convinti di assolvere ad un preciso ruolo politico in difesa della legalità  costituzionale,  mentre  di  fatto  con  perseveranza  agiscono  lungo  la  direttrice di un golpismo.
  • 23. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)       Le diplomazie occidentali ricercano febbrilmente una soluzione che  possa essere accettata da tutti, temendo che una guerra intestina possa  compromettere i progressi della CSCE degli ultimi anni ed inneschi altri  conflitti  etnici,  soprattutto  nei  paesi  dell'Est  europeo  già  percorsi  da  fremiti autonomistici (Rep. balti- che, Cecoslovacchia).       Cambia  decisamente  anche  la  posizione  degli  USA  che  si  schiera  con  le  repubbliche  secessioniste  invocando  il  rispetto,  da  parte  di  Belgrado, del principio di autodeterminazione dei popoli, un cessate il  fuoco  garantito  da  osservatori  internazinali  e  invitando  Mesic  ad  assicurare il controllo dei civili sui militari.         Non si escludono, infatti, possibilità di altri golpi militari: il nodo  politico appare sempre più, dunque, nell'incapacità dell'apparato politico  di piegare gli alti comandi militari alla ragion di Stato.         La diplomazia internazionale si rende conto che, se perdurasse tale  situazione, difficilmente le proprie ritorsioni e gli embarghi potrebbero  scalfire a breve termine l'autonomia ed il potere dei militari.ù
  • 24. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)       Le diplomazie occidentali ricercano febbrilmente una soluzione che  possa essere accettata da tutti, temendo che una guerra intestina possa  compromettere i progressi della CSCE degli ultimi anni ed inneschi altri  conflitti  etnici,  soprattutto  nei  paesi  dell'Est  europeo  già  percorsi  da  fremiti autonomistici (Rep. balti- che, Cecoslovacchia).       Cambia  decisamente  anche  la  posizione  degli  USA  che  si  schiera  con  le  repubbliche  secessioniste  invocando  il  rispetto,  da  parte  di  Belgrado, del principio di autodeterminazione dei popoli, un cessate il  fuoco  garantito  da  osservatori  internazinali  e  invitando  Mesic  ad  assicurare il controllo dei civili sui militari.         Non si escludono, infatti, possibilità di altri golpi militari: il nodo  politico appare sempre più, dunque, nell'incapacità dell'apparato politico  di piegare gli alti comandi militari alla ragion di Stato.         La diplomazia internazionale si rende conto che, se perdurasse tale  situazione, difficilmente le proprie ritorsioni e gli embarghi potrebbero  scalfire a breve termine l'autonomia ed il potere dei militari.
  • 25. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)             Il CSCE per il "meccanismo politico di emergenza" delega alla  CEE  il  compito  di  organizzare  una  missione  di  osservatori  per  contribuire a stabilizzare la situazione e sorvegliare il ritorno delle forze  armate  nelle  caserme  e  propone,  ancora,  di  facilitare  la  ripresa  del  dialogo. È, dunque, al servizio degli jugoslavi senza imporre nulla.   La  CEE blocca,  invece,  l'assistenza  economica  alla  Jugoslavia,  attua  l'embargo  per  la  fomitura  di  armi,  la  sospensione  di  1300  MLD  di  finanziamento,  invia  ancora  una  volta  la  troika  in  Jugoslavia  per  una  intesa tra sloveni, croati e federali che si ottiene, a Brioni, ma solo sulla  parola  e  con  enunci  azioni  di  principio  mentre  si  rimanda  a  nuovi  negoziati entro il lo agosto la soluzione di tutte le problematiche urgenti  del Paese.       Ma la CEE, per continuare a svolgere opera effettiva di mediazione,  deve restare legata alla credibilità che riuscirà ad avere presso tutte le  parti in conflitto, credibilità che cadrebbe se vi fosse uno schieramento  netto con l'uno o l'altra parte. 
  • 26. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)              Per l'Europa, insomma, il diritto di autodeterminazione non è in  discussione ma occorre trattare su forme e tempi di realizzazione.       Dunque,  anche  la  crisi  jugoslava  drammaticamente  contribuisce  a  rafforzare  la  convinzione  che  nell'era  contemporanea  il  mondo  deve  porre  sempre  maggiore  attenzione  alla  crisi  dell'Est  europeo  e,  in  generale, allo spettro del nazionalismo.Nel dopo guerra fredda, la crisi  dell'Est  non  è  derivata  da un  confronto militare  ma  dal  fatto  che una  sorta  di  modello  di  ispirazione  occidentale  è  apparso  a  quei  popoli  preferibile al modello comunista. La competizione tra i due modelli può  anche  non  essere  considerata  conclusa  ma  l'Occidente,  dati  i  risultati  ottenuti per questa via, ha tutto l'interesse a che essa continui a svolgersi  nelle stesse forme di un confronto pacifico.                Si  comprende,  perciò,  l'estremo  interesse  che  gli  USA  hanno  mostrato  anche  nella  penisola  balcanica  per  una  stabilità  che,  a  differenza  di  qualche  decennio  fa,  non  significa  immobilità  ma  affermazione opportunamente lenta del modello occidentale. 
  • 27. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991)        Una affermazione troppo rapida potrebbe suscitare reazioni violente  e  finire  col  mettere  in  pericolo  il  processo  di  distensione  avviato  da  Gorbaciov, che nell'Est sta assumendo la forma di una via pacifica al  capitalismo.       Lo sfaldarsi del cemento ideologico ha, però, messo in moto forze  che appaiono sempre più difficili da controllare. Di  fronte  a  queste  prospettive  e,  in  particolare,  per  le  gravi  vicende  jugoslave, si è sviluppata sempre più una sorta di cortina diplomatica  compatta  intesa  non  solo  a  prevenire  il  propagarsi  dell'incendio  nei  propri confini ma anche nei confini di coloro che fino ad ieri erano i  nostri nemici.       Inoltre,  in  seguito  alla  constatazione  di  una  situazione  orientale  europea comunque anche instabile o potenzialmente tale regionalmente  per fermenti o squilibri molto precari, come anche nel Nord Africa, in  riferimento alla non infrequente opinione della improcrastinabilità dello  smantellamento di  istituzioni  come la  NATO,  ritenute  superate  dagli
  • 28. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) eventi, è opportuno avviare profonde riflessioni sulla necessità di conservare il sistema di difesa atlantica individuando bene le nuove minacce per l'Europa, i nuovi territori da difendere, gli stati che devono comporlo ed i popoli dell'area da tutelare: ma sempre conservando il legame con gli USA soprattutto in nome dei comuni valori di democrazia e di libertà coltivati e difesi in questo dopoguerra. Inoltre, la dissoluzione del Patto di Varsavia crea un vuoto di sicurezza che è particolarmente sentito dagli stessi paesi dell'Europa centrale che vorrebbero proprio dalla NATO una copertura con la corresponsabilità dell'URSS che parteciperebbe alla instaurazione di un sistema di sicurezza collettivo in tale area. Ciò almeno fino a quando i paesi europei attuali o di una più grande Europa comunitaria, oltre a far convergere interessi politici ed economici, non affidino anche la propria sicurezza integrale, che non può essere sempre delegata ad altre istituzioni, alla Comunità.
  • 29. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Infine, in un'Europa dove non si aggira più lo spettro del comunismo si aggira al suo posto lo spettro del nazionalismo che minaccia di incarnarsi, infiltrato come virus. Lo sgomento è grande sia tra chi credeva di aver liquidato per sempre i problemi nazionali grazie alla panacea rivoluzionaria, sottomettendo il concetto di nazione al concetto di classe, sia tra chi, in nome del moderno sviluppo socioeconomico, credeva di aver esorcizzato ogni spettro sottomettendo il concetto di nazionalità al concetto razionalità. Contrariamente a ciò che afferma sul proprio conto, il nazionalismo non equivale alla preoccupazione per le sorti della nazione ma è un ben determinato progetto di forma della comunità nazionale e si ispira ad un'idea ben precisa dei rapporti tra le nazioni: rapporti improntati ad una lotta per l'esistenza e lo spazio vitale. Il caso jugoslavo è esemplare. In Europa la maggior parte dei movimenti si presentano come forme di reazione all'accentramento statale ed alla burocratizzazione.
  • 30. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) E si insinua, a questo punto, l'interrogativo formidabile se vada spappolandosi o quanto meno fortemente ridimensionandosi nella realtà l'ideale di un'Europa unita sognata da figure come Adenauer, De Gasperi, Schuman e Spinelli. Ed ancora, persistendo lo spirito di Helsinki di intesa internazionale imperniata sull'intangibilità delle frontiere, emerge un altro complesso interrogativo: se il concetto di sovranità che impone il non intervento negli affari interni di uno Stato debba conciliarsi in modo nuovo con il diritto dei popoli all'autodeterminazione. Difendere l'esistente potrebbe sovente non risolvere ma aggravare le situazioni anche perché, diversamente dal nazionalismo di un tempo che tendeva ad unire, quello odierno tende a dividere. La propria identità, dunque, lega l'esclusione dell'altro. Ed è un fatto, invero, molto pericoloso che per affermare la propria identità ci si chiuda verso gli altri. Ma questo, comunque, non può e vivamente ci auguriamo non possa mai giustificare in alcun modo la violenza e la sopraffazione.
  • 31. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Profilo sintetico Nato nel 1960, vive tra Napoli e Roma. Membro di: Accademia Storia Arte Sanitaria-Ente Morale nazionale e Centro Studi e Ricerche postuniversitari (da 2006, decreto Ministro B.A.C.), Centro Studi Melitensi di Ordine di Malta da 2002 (Presid. Acc. Lincei Fonseca), Effettivo Institute Preservation Medical Traditions-Smithsonian Institution (Washington, da 2011); International Society History Pharmacy (Berna, da 2001), Accademia Italiana Storia Farmacia da 2001, Società Napoletana di Storia Patria da 2008 (Presid. Acc. Lincei Galasso), Gruppo internaz. di Studio ISHP su Storia Farmacopee (Vienna, da 2012). Principali ruoli: Consigliere Diplomatico Dpt Aerec di Ente Naz.le Valorizzazione Industria, Commercio e Artigianato ENVA (Roma, da 2011), Ordinario già Pontificia Accademia Tiberina da 2008; Cavaliere Grazia Magistrale S.M. Ordine di Malta (Napoli, da 2002); CdA Fondazione de Beaumont Bonelli Onlus per le ricerche sul cancro con il Prefetto di Napoli (da 2011), membro Accademia Europea Relazioni Economiche e Culturali (Camera Deputati, Roma da 2004) e Presidente Distretto Campania; membro ad honorem Nobile Collegio Chimico Farmaceutico (fondato nel 1429) a Roma da 2006. Fondatore e Presidente a vita della Fondazione sociosanitaria ed umanitaria Chiron (da 1985) e Webmaster (da 2011), Amm.re Unico Chiron Editore (da 2007), General Manager Villano Team, conglomerata di 12 attività nazionali ed internazionali operative dal 1978 nel business, no profit, consulting & service (da 2013); Membro Ruggero II University (Florida, da 2013); Cooperatore Suore Madre Teresa Calcutta (da 2002). Chairman in decine di congressi nazionali e internazionali professionali, storici e rotariani, ha tenuto oltre cento conferenze nazionali e internazionali professionali, storiche e rotariane. È stato: membro (2001-11) Comitato Scientifico sicurezza sanitaria International Business Development (azienda responsabile sicurezza per Procura Generale Repubblica a Napoli); effettivo di: British Society History Pharmacy, Società Svizzera Storia Farmacia, Società Tedesca Storia Farmacia, American Institute History Pharmacy (2005-07); membro Rotary Club Pompei Oplonti Vesuvio Est (1990-2007) e Presidente 2000-01, ha ruoli distrettuali, nazionali e internazionali per 17 anni; autore di molte azioni internazionali tra cui: Club Contatto con Cartagine per valorizzare aree archeologiche; Componente Comitato Organizzatore Premio Internazionale Colonie Magna Grecia (1999/00); Segretario International Committee on Biothecnologies Wabt dell’Unesco (Parigi da 2008); membro World Academy of Biomedical Technology dell’UNESCO a Parigi da 2007.
  • 32. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Nel Distretto 2100-Italia è: Componente Comitato Coordinamento Club Area Sud Golfo Napoli (1993- 95) e collabora al Forum su istituzione Tribunale a Torre Ann.ta; membro Comm.ni: Etica professionale (2002-04), Azione Pubblico Interesse Mondiale 2001-03; Delegato dei Governatori per l’Archivio (dal 1994 al 2003); Informatica (vari anni). Padrino: nel Rotary dei Soci Onorari: SE Mons. Francesco Saverio Toppi, Arcivescovo Prelato di Pompei (1993); SE Antonio Greco, Presidente Tribunale di Torre Annunziata (2000); Dr. Dino De Laurentiis, Produttore cinematografico presidente DDL Co. di Hollywood e Premio Oscar alla Carriera (2001); in Asas: dell’Accademico Onorario Prof. Giulio Tarro, Membro Commissione Naz.le Bioetica (2011); in Aerec: del Premio alla Carriera all’On.le Gianni Rivera, Campione mondiale di calcio e dirigente FIGC (2012). Professione: Trader dal 1976, Socio di farmacia 1978-85, Assistente di ruolo Fac. F.cia Na (1985-90, Cattedra Prof. Lembo-Ist. Sup. Sanità), Socio 1978- 85, Contitolare 1986-96 e Titolare di Farmacia 1997-2010. Presidente 1986/90 Giovani Farmacisti Napoli; Consigliere prov.le Sindacato ASiFaNT Napoli 1986/88; Rappresentante reg.le supplente e Rappr. nazionale in Patto Federativo; Componente Assemblea Naz.le e Comitato Naz.le Coordinamento Associazioni Italiane Giovani Farmacisti; cofondatore Federazione Nazionale Giovani Farmacisti FENAGIFAR (1989); Delegato Comit. Naz.le all’Assemblea Naz.le Farmindustria (1988); nominato a componente Segreteria V Congresso Naz.le Federfarma, oltre 1300 partecipanti (1988); Socio Federfarma 1997-2010. Studi: classici; Laurea e abil. in Farmacia (Napoli, 1985); corsi di: Piante officinali, Tecniche cosmetiche, Sicurezza aziendale, Haccp, Storia, Dottrina sociale della Chiesa, Teologia. Lauree h.c.: Scienze Umane e Sociali (2009); Storia e Filosofia (2010); Scienze della Comunicazione (2013). Master h.c.: Science of Medical Ethics (2010). Principali premi: Aesculapius con Alto Patronato Presidenza Consiglio Ministri (Roma, 1987); Diploma d’Onore da Presidente Rotary International “per Servizi eccezionali a titolo individuale nelle 5 Vie di Azione” (Evanston, 2001: solo 100/anno/1,5 mln soci); Attestato Merito Task Force Rotary Int. “Riduzione Crimine-Prevenzione Violenza” per Italia, Albania, ex-Jugoslavia e S. Marino (Zurigo, 2001); LXVIII Premio ricerca scientifica “Piccinini” per libro “Arte e Storia Farmacia” (Roma, 2006); Premio internazionale Sapienza e Etica Professionale da Univ. Sapienza e Consorzio 320 Istituti Univ. Internazionali Sapientia Mundi; ); LXV Premio nazionale Fondazione Stramezzi per libro “Meridiani di etica sanitaria” (Roma, 2007); Premio “Operosità Aristocrazia nel Lavoro” da Unione Legion d’Oro di Comitato Italiano ONG all’ONU e all’Organisation Internationale Protection Civile di Ginevra (2010);
  • 33. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Premio “Capitolino d’Oro per attività umanitaria”, conferito anche a Presid. Pontificio Consiglio Cultura Card. Poupard e a Premio Nobel Walesa (2010); Premio internazionale “Veritas in Charitate” da Card. Martins “per instancabile impegno a costruire società fondata su tutela legalità e giustizia in pieno rispetto costituzione italiana e secondo valori evangelici di pace e solidarietà verso più deboli e emarginati” (2011); Benemerenza e Medaglia da Acc. Bonifaciana (Patrocini: Vaticano, Parlamento UE, Senato, Camera Deputati, Presidenza Consiglio Ministri, Nato) “per impegno e fattivo contributo culturale e sociale” (2011); Benemerenza “per meriti scientifici e culturali” da già Pontificia Accademia Tiberina di Cultura universitaria e Studi Superiori (2012); LXXIV Premio nazionale Cesare Serono per saggistica e letteratura storica (2012). Attività e ricerca: culturale, associativa, pubblicistica, saggistico-ermeneutica, professionale, sociale, storica, scientifica. Rilevante è l’impegno costante per circa 40 anni in Italia e all’estero in volontariato e opere umanitarie espletato con riconosciuta capacità in ong, istituzioni e rappresentanze internazionali con notevoli risultati. Autore di oltre 550 pubblicazioni in gran parte con firma unica, index e if su riviste nazionali e internazionali: sanitarie, professionali, scientifiche, sociali, culturali, rotariane e storiche. Collaboratore di prestigiose Riviste e linee editoriali nazionali, tra cui: “Atti e Memorie” Nobile Collegio Chim. F.co da 2009; “Atti e Memorie” Aisf da 2005; “Il Farmacista” Tecniche Nuove da 2011; “Punto Effe” da 2005. Ha diretto: “Bollettino Agifar” (1986-89), “Bollettino Rotary Club” (1990-94); ha collaborato con Rivista Ufficiale nazionale “Rotary” (1999-02). Autore di oltre 40 libri socio-culturali, scientifici, professionali e storici (pubblicati con editori prestigiosi come Zanichelli, Selecta, Led International; con patrocini di rilievo da: Ministero Beni e Attività Culturali, Wabt-Unesco, Rotary International, già Pontificia Accademia Tiberina; Acc. Storia Arte Sanitaria; Acc. Europea Relazioni Economiche e Culturali, Nobile Collegio Chimico Farmaceutico, Acc. Italiana Storia Farmacia, Norman Academy, Ruggero II University, J. Monnet Université Europenne, Università telematica Pegaso), tra cui: Verso la società globale dell’informazione, 1996; Il Rotary per l’Uomo, 2001; Gestione della sicurezza in Farmacia presentaz. Dr. Renzulli, già Consulente Sicurezza all’ONU, 2004); Arte e storia della Farmacia presentaz. Prof. Ledermann, Presid. International Society History Pharmacy, 2006; Meridiani farmaceutici tra etica laica e morale cattolica presentaz. Prof. Tarro, Comm. Naz.le Bioetica, 2008; Thesaurus Pharmacologicus presentaz. Presid. Farmacisti Italiani Dr. Mandelli (2009);
  • 34. Raimondo VillanoRaimondo Villano La crisi jugoslava: origine, sviluppo, implicazioni internazionali (conferenza del 17 luglio 1991) Il tempo scolpito nel silenzio dell’eternità. Riflessioni sull’indagine diacronica per la memoria dell’homo faber, Presentaz. eminente storico Fra’ F. von Lobstein e critico Prof. Carosella, 2010; “Attività speziali e farmaceutiche nel Regno di Napoli, presentaz.: Presid. Accad. It. Storia Farmacia Dr. Corvi, 2010; Logos e teofania nel tempo digitale, presentaz. Mons. Trafny, Presid. Dpt Scienza e Fede-Pontificio Consiglio Cultura, 2012; Aspetti religiosi e dimensione ecclesiale del SMOM, 2013. Autore di circa 30 opere multimediali tra cui: Cenni di arte e storia della farmacia, 2002; Influenza A/H1N1, patrocinio Unesco (2009). Sue opere sono in biblioteche nazionali (tra cui: Quirinale, Senato, Accademia Nazionale Scienze, Accademia Lincei; Ministeri: Giustizia, Lavoro, Salute, Beni culturali, Politiche sociali) e di oltre 40 Paesi (tra cui: National Library of Medicine del National Institute of Health di Stati Uniti, Bibliothèque nationale de France, Lybrary of Congress UK), di Istituzioni pontificie e vaticane e vari Istituti Italiani di Cultura all’estero, sono di referenza in molte università italiane e straniere, in musei di storia della farmacia e citati in tesi di laurea; il libro Sicurezza in Farmacia debutta in Fiera del Libro di Francoforte 2004. Cataloghi: biografia in International Catalogue 2000 Outstanding Intellectuals of 21st Century 2010-13 di International Biographical Centre-Cambridge; Catalogo Opac Sbn con oltre 120 libri e monografie e con Scheda di Autorità di Ministero BAC. Vari libri hanno avuto apprezzamenti da autorità, tra cui il Capo dello Stato e il Santo Padre.