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Quattro mostre dopo la lunga attesa - Il Giornale dell'Arte n.376, Giugno 2017 pg.22 Centro Botin
- 1. 22 IL GIORNALE DELL’ARTE Numero 376, giugno 2017
A cura di Alessandro Martini
È a Ginevra il miglior museo europeo dell’anno
Ginevra (Svizzera). L’edizione 2017 dello European Museum of the Year Award (Emya) ha coinciso con il quarantesimo anniversario del premio
organizzato dallo European Museum Forum (Emf) e dal Council of Europe Museum Prize, il più antico e importante premio in Europa dedicato
all’eccellenza museale e ai processi innnovativi che producono benefici per la società. Assegnato il 6 maggio a Zagabria, il premio 2017 va al
Meg, il Musée d’ethnographie di Ginevra, ampliato tra qualche polemica. Ogni premiato riceve in consegna, per un anno, l’opera «The Egg» di
Henry Moore. Nel 2016 era andata al Polin, il Museo della storia degli ebrei polacchi di Varsavia. Nessun museo italiano è mai stato premiato.
Un premio collaterale è andato alla città danese di Aarhus per Den Gamle By (museo della Città vecchia), museo non profit fondato nel 1909,
con la sua esperienza innovativa sulla «vita quotidiana nella Danimarca del Welfare», con un focus su tre date significative (1885, 1927
e 1974) raccontate grazie ai contenuti condivisi dai cittadini residenti.
Il Giornale dei
MUSEI
©Riproduzioneriservata
©Riproduzioneriservata
Santander
Quattro mostre dopo la lunga attesa
Il Centro Botín apre in giugno con le rassegne dedicate a Goya,
Carsten Höller, Julie Mehretu e i capolavori della sua collezione
Santander (Spagna). Con tre anni di ritar-
do sulla data prevista per la sua inau-
gurazione, il 23 giugno apre al pubbli-
co il Centro Botín, il primo progetto
spagnolo dell’architetto (e senatore a
vita) Renzo Piano. Con un costo di cir-
ca 80 milioni di euro e una superficie
edificata di oltre 10mila metri quadra-
ti, l’edificio si affaccia sul golfo, dove
una volta approdava il ferry per Por-
tsmouth, in Gran Bretagna, come un
ufo appena atterrato nella costa canta-
brica. Il suo rivestimento, composto di
270mila piastrelle rotonde di ceramica,
riflette il mare e il cielo, conferendo un
aspetto cangiante ai due volumi inter-
connessi della costruzione, circondata
dagli storici Jardines de Pereda.
La Fundación Botín, presente nel mon-
do dell’arte contemporanea spagnola
dai primi anni Ottanta, inaugurerà la
nuova sede con quattro mostre, che
mirano ad attirare diversi tipi di pub-
blico. La più attesa è «Y» di Carsten
Höller (1961) che Vicente Todolí (di-
rettore, tra l’altro, della Tate Modern
di Londra dal 2003 al 2010) porta per la
prima volta in Spagna con varie opere
nuove, oltre alle storiche presentate
di recente anche all’Hangar Bicocca a
Milano, come l’installazione che dà il
titolo alla mostra o «Elevator bed», che
permetterà ad alcuni fortunati di dor-
mire nella sala d’esposizione in un letto
che può sollevarsi per più di 3 metri.
Höller è anche intervenuto nei giardi-
ni, manipolando la programmazione
dei lampioni del parco in modo che
emettano tre minuti di luce lampeg-
giante ogni ora. Nei giardini ha lavorato
anche Cristina Iglesias (1956), vedova
del compianto Juan Muñoz, scompar-
so nel 2001, che con acqua, pietra e
acciaio ha creato quattro pozzi e uno
stagno che evocano un misterioso giar-
dino subacqueo. L’artista sta anche pre-
parando una mostra che si presenterà
la prossima stagione. Il programma
inaugurale continua con «Palinsesto»,
la più grande antologica mai realizzata
dell’artista etiope (cittadina statuniten-
se) Julie Mehretu (1970), con più di 30
dipinti e 40 disegni che ripercorrono la
sua evoluzione, dalla sperimentazione
delle diverse tecniche nei pri-mi anni
fino ai grandi formati di oggi.L’obietti-
vo del Centro Botín è di ritagliarsi uno
spazio tra i principali centri del circuito
internazionale dell’arte e di diventare il
motore del definitivo decollo turisti-
co della zona (Bilbao è a poco più di 100
chilometri, a est verso la Francia; San
Sebastián a 150). Così per gli amanti dei
«classici», Benjamin Weil, direttore
artistico del Centro Botín, ha preparato
«Leggerezza e audacia», una mostra di
disegni di Goya, curata da José Manuel
Matilla e Manuela Mena, due degli spe-
cialisti più stimati del Museo del Prado,
che presterà un gran numero di opere.
Le due istituzioni presenteranno anche
il primo dei cinque volumi del Catalogo
ragionato dei disegni di Goya.
Uno spazio permanente sarà dedicato
all’importante collezione, che verrà
esposta in rassegne a tema a partire da
una selezione delle opere acquistate
dalla Fundación Botín negli ultimi
dieci anni. Grazie alle grandi vetrate,
l’edificio offre diversi scorci e prospetti-
ve, che si sommano al panorama a 360º
che si ammira dalla terrazza sul tetto e
alla vista sul golfo della «taverna mari-
nara», diretta dallo chef Jesús Sánchez
(due stelle Michelin). q Roberta Bosco
Il Centro Botín progettato sul golfo da Renzo Piano, che ha puntato «su luce e leggerezza»
Treviso
Manifesti molto persuasivi
Si inaugura il museo statale
dedicato alla Collezione Salce: in nuce,
il Museo Nazionale della Pubblicità e del manifesto
Treviso. Il 26 maggio si è infine inaugu-
rato, dopo un paio di mesi di incertezze
e di attese sulla data (cfr. lo scorso nu-
mero, p. 28), il Museo Statale Collezione
Salce. Il Ministero per i Beni culturali
ha infatti scelto di recuperare come
spazi espositivi la medievale Chiesa di
Santa Margherita e l’edificio annesso
alla Chiesa di San Gaetano, destinandoli
all’importante raccolta di manifesti ap-
partenuta a Nando Salce e alla moglie
Regina Gregory, lasciata in eredità allo
Stato nel 1962. L’investimento di oltre
6 milioni di euro, interamente stanzia-
ti dal Mibact, valorizza non solo la più
importante raccolta italiana di ma-
nifesti, ma anche una delle più insigni
a livello europeo, tanto da contendere il
primato, con i suoi 24.580 documen-
ti, all’ex Musée de la Publicité di Parigi
(oggi parte del Museé des Arts décorat-
ifs). Entro il 2018 nell’ex Chiesa di Santa
Margherita troveranno spazio gli archivi
e i laboratori scientifici (destinati agli
studiosi e al personale specializzato) ne-
cessari a garantire ai delicati documenti
cartacei condizioni idonee di conserva-
zione e manutenzione.
L’ambito attualmente offerto alla frui-
zione pubblica è lo spazio per mostre
temporanee ricavato nell’edificio an-
nesso alla Chiesa di San Gaetano, tutto-
ra consacrata, che appartenne ai cava-
primo anno la trilogia espositiva «Illu-
stri persuasioni. Capolavori pubblicita-
ri dalla Collezione Salce».
Fino al 2 luglio, «La Belle Epoque» trat-
teggia un momento storico cruciale per
la modernità che coincise con il massi-
mo splendore del cartellonismo, affian-
cando ad autori italiani come Marcello
Dudovich o Leonetto Cappiello artisti in-
ternazionali, tra cui Alfons Mucha, Jules
Chéret e Koloman Moser. Curata dalla
stessa Mazza, la mostra è stata allestita
dal fiorentino Gruppofallani, leader nel-
la produzione di sistemi espositivi mu-
seali, su progetto di Ku-studio che si è
occupato anche della grafica. Seguiran-
no gli appuntamenti «Tra le due guer-
re» (14 luglio-15 ottobre) e «Dal secondo
dopoguerra al 1962» (27 ottobre-21
gennaio 2018). q Elena Franzoia
Da sinistra, una serie di
manifesti dalla collezione
a firma di Jules Chéret,
Leopoldo Metlicovtz,
Aleardo Terzi, Osvaldo
Ballerio, Leonetto
Cappiello, due opere
di Marcello Dudovich
e, qui a sinistra, di
Giovanni Maria Mataloni.
Sotto, un’immagine
dell’allestimento
della mostra in corso
su «La Belle Epoque».
lieri Templari e torna ora nuovamente
visitabile. Articolato su quattro piani,
lo spazio espositivo ospiterà mostre
della durata massima di 4 mesi pre-
vista dai protocolli di conservazione,
mentre l’intera collezione è consulta-
bile online nel sito www.collezione-
salce.beniculturali.it. Una collezione
nata nel 1895, quando il giovanissimo
Nando Salce acquistò per una lira il
manifesto «Incandescenza a Gas Auer»
disegnato da Giovanni Maria Mataloni.
Nacque così un passione che il colle-
zionista trevigiano condivise non solo
con la moglie, ma anche con i massimi
esperti del settore, tra cui editori e ti-
pografi specializzati (Ricordi a Milano,
Alessandro Marzi e Salomone a Roma,
Chappuis a Bologna, Cassan a Tolosa,
Hirth Verlag e Bruckmann a Monaco di
Baviera), ditte e aziende committenti,
cartellonisti e gallerie specializzate,
come la Sagot di Parigi con cui Sal-
ce instaurò costanti scambi. Aspetto
qualificante del nuovo museo appare
l’obiettivo non solo di conservare e va-
lorizzare un patrimonio raro e prezio-
sissimo, ma anche di implementarlo
con nuove acquisizioni, allo scopo di
configurarlo in futuro come museo na-
zionale italiano della pubblicità e del
manifesto pubblicitario. Il progetto del
direttrice Marta Mazza prevede per il