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Produzione, mercato e distribuzione.pdf

  1. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Produzione, mercato e distribuzione Focus 2 Istituto Tecnico Grafico Olga Fiorini Organizzazione e gestione dei processi produttivi Classe 5°A - Prof.ssa R. Trifilio
  2. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE BENI LIBERI ED ECONOMICI In economia, è definito bene qualsiasi oggetto utile a soddisfare una domanda, ovvero un bisogno. Per poter essere scambiato, un bene deve essere reperibile e disponibile in quantità limitata. I beni si distinguono in due grandi classi: - i beni liberi sono illimitati, si trovano in natura e non hanno bisogno di essere prodotti o reperiti dall’uomo (per esempio l’aria o la luce del sole). In quanto illimitati, questi beni non hanno valore economico e non sono pertanto vendibili. - i beni economici presentano il requisito della scarsità, cioè possono essere limitati rispetto al bisogno dei consumatori e hanno, quindi, un valore e un prezzo di scambio.
  3. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE CLASSIFICAZIONE DEI BENI ECONOMICI I beni si distinguono in due grandi classi: - i beni liberi sono illimitati, si trovano in natura e non hanno bisogno di essere prodotti o reperiti dall’uomo (per esempio l’aria o la luce del sole). In quanto illimitati, questi beni non hanno valore economico e non sono pertanto vendibili. - i beni economici presentano il requisito della scarsità, cioè possono essere limitati rispetto al bisogno dei consumatori e hanno, quindi, un valore e un prezzo di scambio. I beni economici possono essere classificati in diverse categorie. In base alla loro modalità d’uso, si distinguono beni complementari e beni succedanei (o surrogati).
  4. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE BENI SUPPLEMENTARI E SURROGATI I beni complementari hanno tra loro rapporti di reciprocità e per soddisfare il consumatore devono essere usati unitamente ad altri beni. Per esempio, il carburante con l’automobile, l’elettricità con gli elettrodomestici, ecc. I beni succedanei (o surrogati) hanno tra loro un rapporto di concorrenza e possono quindi essere richiesti in alternativa ad altri beni. Un esempio è quello del burro e della margarina: in genere chi consuma il burro non utilizza la margarina, ma se aumenta il prezzo del burro, i consumatori possono decidere di acquistare margarina. Quindi, si può verificare un aumento del consumo della margarina e una diminuzione del consumo del burro.
  5. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE In base alla loro funzione distinguiamo i beni durevoli dai beni non durevoli e i beni di consumo dai beni strumentali.
  6. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE BENI DUREVOLI E NON DUREVOLI I beni non durevoli si esauriscono in un solo utilizzo (come gli alimenti) e devono quindi essere ricomprati molte volte. i beni durevoli possono essere usati e riusati a lungo (come elettrodomestici mobili, automobili) e sono acquistati con meno frequenza.
  7. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE BENI DUREVOLI E NON DUREVOLI I beni di consumo (diretti) sono rivolti a soddisfare direttamente la domanda (per esempio, il pane). I beni strumentali (indiretti) consentono di produrre i beni richiesti dal mercato. Tra i beni strumentali rientrano sia le materie prime (la farina per produrre il pane), sia le attrezzatture e i macchinari (per esempio, il forno in cui cuocere il pane).
  8. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE I SERVIZI La definizione di bene non si limita ai beni materiali, ma include anche i servizi, cioè prestazioni di lavoro (“beni immateriali”) che permettono il maggior benessere sociale. Molto importanti sono i servizi pubblici (giustizia, sistema sanitario, servizio scolastico, ecc.), particolari servizi da enti pubblici per soddisfare i bisogni collettivi. Il servizio può anche accompagnarsi a un bene: è il caso della consegna a domicilio di un prodotto acquistato o dell’attività di servizio clienti (customer care).
  9. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE IL PROCESSO PRODUTTIVO Tutte le aziende, sia quelle che producono beni sia quelle che forniscono servizi, devono organizzare il proprio sistema produttivo. Il sistema produttivo consiste nei processi di progettazione, conduzione e controllo di un sistema che trasforma risorse umane, finanziarie e materiali (input) in un certo prodotto o servizio (output), capace di soddisfare i bisogni dei clienti.
  10. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE IL PROCESSO PRODUTTIVO La produzione crea così beni e servizi che possono essere diretti agli utilizzatori finali (consumatori) o ad altre imprese che li trasformano includendoli in un ulteriore processo produttivo. L’utilizzo diretto di beni e servizi è definito consumo. - I sistemi produttivi sono molto diversi tra loro, - sono tutti organizzati in modo da produrre nel modo più efficiente i beni e i servizi che costituiscono il loro output.
  11. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE IL PROCESSO PRODUTTIVO NELL’ABBIGLIAMENTO Il processo produttivo dell’abbigliamento comprende: - il disegno dei bozzetti delle collezioni, - la realizzazione delle schede tecniche, - i cartamodelli e capi campione, - la loro approvazione, - la produzione (taglio tessuti, confezioni) - imbusto, imballaggio e distribuzione.
  12. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE IL PROCESSO PRODUTTIVO NELLA RISTORAZIONE Il processo produttivo di un ristorante prevede: - la ricezione delle merci, - lo stoccaggio delle merci, - il lavaggio dei cibi, - il taglio dei cibi, - la preparazione dei piatti, - il servizio in sala.
  13. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE ANALISI DELLE ESIGENZE PRODUTTIVE 1.Quale prodotto offrire? (bene o servizio, restyling o nuovo) 2.In quale quantità? (previsioni di vendita) 3.Quali attività produttive? (fabbisogno di attrezzature e di forza lavoro, in relazione al volume di produzione stabilito) 4.Quanto spazio necessario? (merci, uffici, magazzino, persone) 5.Quale layout più adatto? La disposizione degli spazi di lavoro è connessa al tipo d’attività produttiva (merci più o meno ingombranti, presenza o meno di personale di vendita, ecc.)
  14. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE SETTORI DI PRODUZIONE I processi produttivi sono diversificati tra loro in base a Settore di riferimento Tipologia di attività imprenditoriale.
  15. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE SETTORI DI PRODUZIONE Si possono distinguere quattro macrosettori. 1) settore primario: aziende attive in ambito agricolo, nella zootecnica e nella pesca. 2) settore secondario: industrie di ogni tipologia (manifatturiera, chimica, agroalimentare, energia, ecc.), l’edilizia e l’artigianato. 3) settore terziario: attività economiche relative al commercio, al trasporto e ai servizi. 4) settore quaternario (o terziario avanzato): comprende imprese di servizi specializzati nelle nuove tecnologie dell’informazione (elettronica, telematica, informatica, ecc.).
  16. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE MICROAMBIENTE E MACRO AMBIENTE L’impresa non è un’entità isolata, è strettamente connessa con il territorio che la circonda. 1) microambiente: di questo ambiente fanno parte manager, dipendenti, soci, investitori e tutti i soggetti che possono esercitare la propria influenza nei confronti dell’impresa e dei suoi progetti, come clienti, fornitori, intermediari e concorrenti. Tutti questi soggetti sono definiti stakeholder. 2) macroambiente: insieme dei fattori socioculturali, economici, politico-legislativi, sanitari, amministrativi, tecnologici, demografici e ambientali in grado di influire sul microambiente e, quindi, sullo sviluppo delle imprese, sulle loro strategie e su tutti gli aspetti produttivi e commerciali. Tali fattori possono offrire opportunità o vincoli, non sono controllabili dall’impresa.
  17. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE
  18. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE IL MERCATO Nelle economie moderne, l’imprenditore è libero di scegliere cosa, come, quanto e quando produrre. L’unica forza in grado di orientarne le scelte produttive è rappresentata dal mercato. Nel mercato si incontrano gli imprenditori, che offrono i loro prodotti e li immettono sul mercato e i consumatori che richiedono al mercato i beni o i servizi necessari a soddisfare i loro bisogni. L’incontro tra l’offerta di beni e la loro domanda permette di trovare il prezzo d’equilibrio (ossia il valore monetario di un prodotto al quale entrambi i soggetti sono disposti a operare lo scambio).
  19. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE LA DOMANDA e i consumatori
  20. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE La domanda è la quantità di beni e servizi che i consumatori hanno intenzione di acquistare a un determinato prezzo (valore monetario). Tra il prezzo di un bene e la quantità che i consumatori richiedono si instaura una RELAZIONE INVERSA, per la quale: se il prezzo scende, la quantità richiesta aumenta; se il prezzo sale, la quantità richiesta diminuisce. Quindi un prezzo inferiore invoglia il consumatore all’acquisto, mentre un prezzo maggiore ne frena le intenzioni. LA DOMANDA E I CONSUMATORI
  21. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE LA DOMANDA E I CONSUMATORI
  22. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE LA DOMANDA E I CONSUMATORI Cosa cerca il consumatore sul web
  23. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Maggiore o minore peso di internet rispetto agli altri canali di comunicazione
  24. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE
  25. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE RIASSUNTO TIPOLOGIE DI DOMANDA La domanda riguarda le scelte dei consumatori. Secondo il comportamento dei consumatori nei confronti di un bene o servizio, si distinguono diverse tipologie di domanda. Domanda negativa. Quando il prodotto proposto dall’azienda non è accolto dal mercato. Domanda latente. Quando esiste da parte dei consumatori il bisogno di un bene o di un servizio che nessuna impresa produce e offre. Domanda vacillante. Quando la domanda è in diminuzione ben oltre il livello atteso e mostra una tendenza negativa anche per il futuro. Domanda irregolare. Quando la richiesta di un determinato bene non è costante durante l’anno ma mostra significative variazioni (è il caso di beni a consumo stagionale, come il panettone o la colomba pasquale). Domanda satura. Quando il prodotto sul mercato copre completamente le richieste. Questa situazione può diventare critica per l’impresa, perché può condurre all’immobilismo e alla mancata spinta verso l’innovazione. Domanda sovrabbondante. Quando la richiesta è superiore alle produzioni dell’azienda, rendendo impossibile soddisfare l’intera domanda di quel bene o servizio. Domanda nociva. Quando si registra una richiesta eccessiva di prodotti contrari all’etica o che possono causare problematiche sanitarie o ambientali (è il caso dell’aumento del gioco d’azzardo o del fumo in giovane età).
  26. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE L’OFFERTA e i produttori
  27. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE L’offerta riguarda le scelte dei produttori. L’offerta è la quantità di beni e servizi che le imprese sono disposte a produrre e vendere sul mercato a un determinato prezzo. Tra il prezzo di un bene e la quantità che le imprese offrono sul mercato si instaura una RELAZIONE DIRETTA, per la quale: se il prezzo scende, la quantità offerta diminuisce; se il prezzo sale, la quantità offerta aumenta. In pratica cosa significa? Significa che un prezzo superiore invoglia l’imprenditore a produrre e a offrire una quantità maggiore di beni o servizi sul mercato, così da ottenere ricavi superiori, mentre un prezzo inferiore spinge l’imprenditore a offrirne una quantità minore. L’OFFERTA
  28. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE SONO DINAMICHE CHE INCIDONO SU PRODUZIONE, SCAMBIO E CONSUMO. REGIMI DI MERCATO QUANTITA’ QUALITA’ PREZZO MERCI RAPPORTO TRA DOMANDA E OFFERTA
  29. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE All’interno di uno Stato, possono convivere beni e servizi sottoposti a differenti regimi di mercato. Fattori come il numero delle aziende, la varietà dei prodotti offerti e la capacità delle imprese di determinare o meno i prezzi, danno luogo ai seguenti regimi di mercato: REGIMI DI MERCATO 1. libera concorrenza; 2. monopolio; 3. l’oligopolio.
  30. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Il regime di mercato preferibile per i consumatori è la libera concorrenza. Le imprese, circondate da concorrenti, devono battagliare tra loro per conquistarsi i clienti, arrivando a offrire beni e servizi di qualità sempre maggiore a prezzi sempre minori. 1. LIBERA CONCORRENZA
  31. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE All’interno della libera concorrenza esistono 2 categorie ben distinte e con caratteristiche diverse: - Concorrenza perfetta - Concorrenza imperfetta TIPOLOGIE DI LIBERA CONCORRENZA
  32. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE La concorrenza perfetta rappresenta un regime di mercato più teorico che reale, poiché è molto difficile una sua piena realizzazione. È caratterizzata da: - pluralità di produttori e consumatori; - offerta omogenea di beni e servizi identici nelle caratteristiche, che consente ai consumatori di acquistare gli stessi prodotti da un produttore o da un altro; - trasparenza nel mercato, che permette agli acquirenti di conoscere le caratteristiche del prodotto e il prezzo praticato da qualsiasi venditore; - assenza di interventi dello Stato sul mercato; - unicità del prezzo del bene o servizio, uguale per tutti i produttori (le imprese avendo dimensioni e costi di produzione analoghi non riescono a condizionare il prezzo). In regime di concorrenza perfetta, il prezzo di un prodotto è determinato esclusivamente dall’equilibrio tra domanda e offerta. 1A. CONCORRENZA PERFETTA
  33. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE La concorrenza imperfetta è il regime di mercato più facilmente realizzabile nella realtà. È caratterizzata da: - elevato numero di produttori, un’offerta di beni e servizi differenziata ed eterogenea; - diversi prezzi applicati al bene o servizio dalle varie imprese produttrici; le varie imprese possono, inoltre, applicare metodi di pagamento differenti, attuare offerte speciali o più ampie tecniche di fidelizzazione; differenziazione dei prodotti (ad es. miglioramento del packaging o un’intensa campagna pubblicitaria che miri a far percepire prodotti molto simili come profondamente diversi tra loro); - mancanza di trasparenza, generata dal non conoscere con chiarezza le differenze esistenti tra i diversi prodotti sul mercato, che spinge a operare le scelte di consumo in base a preferenze e condizionamenti (per esempio, scegliendo la marca più nota); - accesso flessibile ai mercati, regolato da normative riguardanti concessioni, licenze, ecc 1B. CONCORRENZA IMPERFETTA
  34. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Ogni impresa si comporta in modo simile a un monopolista in quanto deve soddisfare una domanda di mercato dedicata. Per tali ragioni la concorrenza imperfetta è detta anche concorrenza monopolistica. 1B. CONCORRENZA IMPERFETTA
  35. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Il monopolio è un regime di mercato non concorrenziale, nel quale c’è solo un produttore in grado di rispondere alla domanda di numerosi consumatori. L’impresa monopolista, detenendo la totalità di quel mercato, può imporre il prezzo, la quantità e la qualità della produzione. Il monopolio si può realizzare e mantenere se: il bene o servizio offerto non sia sostituibile; il mercato di riferimento non sia accessibile ad altre imprese. 2. MONOPOLIO
  36. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Distinguiamo 3 tipi di monopoli: - monopoli naturali, - monopoli di fatto - monopoli per legge. I monopoli naturali sono determinati da fattori naturali. È una situazione che si realizza quando una sola impresa può disporre di una materia prima o di un prodotto che si trova solo in determinati luoghi (per esempio, sorgenti di acqua con proprietà terapeutiche). I monopoli di fatto sono il risultato di un precedente regime di libera concorrenza, nel quale una sola impresa è riuscita a conquistare l’intero mercato. Spesso accade in concomitanza con importanti innovazioni tec-nologiche. I monopoli per legge sono istituiti dallo Stato che attribuisce a se stesso o a un’impresa pubblica il diritto esclusivo di vendere un determinato bene o servizio. È il caso, per esempio, di valori bollati, tabacchi e lotterie. 2. CLASSIFICAZIONE DEI MONOPOLI
  37. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Oligopolio avviene quando solo poche grandi aziende producono un determinato bene o servizio e si caratterizza per: § numero limitato di produttori, ognuno dei quali detiene una fetta di mercato; § difficoltà di accesso al mercato per le nuove imprese, sia per gli alti investimenti necessari, sia per le misure anticoncorrenziali in atto; § coalizione tra le imprese per impedire una libera concorrenza. Le imprese oligopoliste non possono determinare da sole il prezzo, la quantità e la qualità del bene o servizio offerto. Questo non avviene perché le diverse imprese preferiscono accordarsi tra loro generando coalizioni che mettono fine a ogni azione concorrenziale. 2. OLIGOPOLIO
  38. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Le coalizioni tra imprese oligopoliste sono distinte in trust e cartelli. Nel caso dei trust, ci si trova di fronte ad accordi di tipo monopolistico, attraverso i quali le imprese agiscono collettivamente, concentrando in un’unica direzione strategica la produzione soggetta a oligopolio. Nel caso dei cartelli, le aziende, agendo in modo autonomo, siglano accordi per disciplinare la concorrenza applicando prezzi fissi ai beni e servizi o attraverso la spartizione delle zone di mercato. TRUST E CARTELLI
  39. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE REGIMI DI MERCATO
  40. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE FORMA DI MERCATO NUMERO DI IMPRESE BARRIERE ALL’ENTRATA NATURA DEL PRODOTTO ESEMPI Concorrenza Perfetta Concorrenza Imperfetta (o monopolista) Monopolio Oligopolio Infinito Molte Una Poche Assenti Assenti Significative o forti Significative Omogenea (beni indifferenziati) Beni differenziati Unico Beni differenziati o omogenei Cavoli, carote Idraulici, ristoranti Fornitori locali di public utilities (tabacchi, ecc) Cemento, automobili, apparecchiature elettriche
  41. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE REGIMI DI MERCATO QUANTITA’ IMPRESE CONSUMATORE PRODOTTI INFORMAZIONE BARRIERE
  42. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE La libera concorrenza è un regime di mercato che genera risvolti positivi sull’intera collettività: incoraggia le imprese all’efficienza, all’innovazione e al progresso tecnologico, inoltre consente ai consumatori di ottenere prodotti di migliore qualità a prezzi più contenuti. L’economia di mercato a volte in determinati settori permette la creazione di monopoli e oligopoli che vanificano i vantaggi apportati dalla concorrenza. L’autorità pubblica non può impedirne la creazione ma deve vietare le intese anticoncorrenziali tra imprese (trust e cartelli) e gli abusi di posizione dominante da parte di monopolisti e oligopolisti, per evitare il verificarsi di speculazioni a danno della collettività. La legge italiana ha istituito un’apposita autorità (con legge n. 287/1990): l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, meglio nota come Antitrust. L’autorità italiana ha potere limitato alle imprese di carattere nazionale. Per le multinazionali queste funzioni di controllo sono esercitate dalla Commissione europea. Regolare la concorrenza: l’Antitrust
  43. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE L’impresa, per mettere il prodotto a disposizione dei clienti, deve costituire una rete di distribuzione e di vendita in grado di colmare la distanza tra produttore e consumatore. Tra produzione e consumo, avvengono alcuni passaggi del prodotto. Ciascun passaggio è definito come uno stadio della distribuzione commerciale. Ad ogni stadio corrisponde un intermediario commerciale il cui compito è rendere il prodotto disponibile alla vendita. LA DISTRIBUZIONE
  44. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE 1) grossisti: fanno da intermediari tra produttore (da cui acquistano grandi quantità) e venditori al dettaglio (a cui rivendono piccole quantità). GLI INTERMEDIARI COMMERCIALI 2) dettaglianti: acquistano dai produttori o dai grossisti e vendono al consumatore finale. 3) agenti e i rappresentanti: non possiedono il prodotto che trattano ma gestiscono la vendita tra il produttore e il consumatore.
  45. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE A seconda del numero di passaggi che il prodotto compie per raggiungere il consumatore, si possono avere tre canali distributivi: I CANALI DISTRIBUTIVI 1) Diretto 2) Indiretto corto 3) Indiretto lungo
  46. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE I CANALI DISTRIBUTIVI
  47. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE IL CANALE DIRETTO Il canale diretto (o direct selling) è un canale a zero stadi: il prodotto arriva al consumatore direttamente dal produttore senza intermediari. Abbiamo un unico passaggio di proprietà e assenza di ricarichi intermedi sul prezzo di vendita. Le forme di canale diretto più utilizzate: - Vendita con negozi di proprietà (punti vendita monomarca). - Vendita attraverso agenti dipendenti. - Vendita attraverso l’e-commerce.
  48. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE PUNTI VENDITA MONOMARCA Flagship store (300-400 m2) e dal design originale. In genere collocati in centri storici creati per attirare la clientela. Self standing store, negozi più piccoli (50-200 m2) e collocati in grandi centri commerciali o aeroporti. La loro gestione può essere affidata anche in franchising. Shop-in-shop (corner), sono spazi espositivi più piccoli (30-100 m2) Trovano collocazione all’interno di punti vendita più grandi, appartenenti a catene della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) o della Grande Distribuzione Specializzata (GDS). Punti vendita monomarca: sono caratterizzati dallo stesso marchio e dalla stessa immagine architettonica. In base alla superficie di vendita a disposizione, possono essere di varie tipologie.
  49. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE CANALE INDIRETTO CORTO - Negozi indipendenti e tradizionali (di piccole dimensioni e spesso a conduzione familiare) - negozi di società a catena (uniti per avere un maggior potere di acquisto nei confronti dei produttori) - supermercati o ipermercati (GDO) Il canale indiretto corto è un canale a uno stadio. Il produttore si avvale di un intermediario (il dettagliante) per far arrivare il prodotto al consumatore. Abbiamo diverse forme commerciali:
  50. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE FRANCHISING: soluzione ibrida E’ una forma commerciale che prevede una collaborazione fra un’impresa (franchisor) e uno o più imprenditori affiliati (franchisee), nella quale l’impresa concede agli imprenditori affiliati di sfruttare il proprio marchio e altri segni distintivi come insegne, arredamento e pubblicità. Il franchisor è un produttore o un distributore di prodotti o servizi che concede al franchisee il diritto di commercializzazione dei suoi prodotti, fornendo formazione, consulenza e assistenza tecnica sui metodi di lavoro. Il franchisee, dal canto suo, paga al franchisor una quota iniziale per entrare nel network (entrance fee) e un corrispettivo mensile (royalty) e si impegna a rispettare determinati standard e modelli di gestione, produzione e utilizzo del marchio. Il risultato è un gruppo di imprese caratterizzate da forte omogeneità. Si tratta di una soluzione molto utile per espandere la propria rete con negozi monomarca, senza però dover gestire direttamente tutti i punti vendita. È una soluzione ibrida, intermedia tra il canale diretto e il canale indiretto corto.
  51. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE CANALE INDIRETTO LUNGO Il canale indiretto lungo è un canale a due o più stadi. Il prodotto arriva al consumatore attraverso più intermediari, generalmente grossista e dettagliante. L’elevato numero di passaggi comporta rilevanti aumenti sul prezzo finale dei prodotti. Nel canale lungo la figura centrale è quella del grossista, l’intermediario che tiene i rapporti tra produttore e dettagliante. Dopo aver acquistato la merce, si preoccupa del trasporto e della sua conservazione. Inoltre, individua i dettaglianti che sono interessati ad acquistarla. Si distinguono due tipi di grossista: il grossista a servizio completo e il grossista a servizio limitato.
  52. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE GROSSISTA A SERVIZIO COMPLETO Assicura tutti i servizi della vendita all’ingrosso: - acquisto della merce dall’azienda e stoccaggio in magazzino; - negoziazione con fornitori e dettaglianti; - evasione degli ordini; - consegna della merce. Il grossista paga in anticipo i produttori e accetta dai dettagliati anche pagamenti dilazionati.
  53. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE GROSSISTA A SERVIZIO LIMITATO Svolge un limitato numero di funzioni e servizi. È possibile distinguerne diversi tipi. - Cash and Carry o libero servizio all’ingrosso. Si tratta di magazzini aperti solo ai possessori di partita IVA (dettaglianti, artigiani, liberi professionisti), il cui assortimento è caratterizzato da un numero limitato di linee di prodotti a rapida vendibilità (alimentari, giocattoli, abbigliamento). La vendita è a libero servizio, cioè i clienti possono recarsi direttamente presso il grossista e provvedono poi al ritiro e al trasporto della merce. - Truck jobber o ingrosso con consegna al punto vendita. Si tratta di una forma di distribuzione all’ingrosso tipica delle merci deperibili, come latte, pane, carni, pasticceria, ecc. Il truck jobber ha come obiettivo la rapi- da consegna presso dettaglianti, supermercati e ristoranti. Per svolgere ottimamente questa azione deve disporre di un adeguato parco mezzi. - Drop shipper o distributore di ordini. Il grossista si limita a raccogliere gli ordini provenienti dai clienti e a smistarli ai produttori, al fine di consentire la consegna della merce presso i depositi degli acquirenti nel minor tempo possibile e secondo le specifiche richieste. Nel percorso dall’ordine alla consegna, il drop shipper assume la proprietà della merce e i connessi rischi. - Rack jobber o ingrosso senza deposito. Il grossista offre ai dettaglianti prodotti non food (libri, riviste, giocattoli, ecc.) in conto deposito, sopportando il rischio dell’eventuale deperimento e provvedendo al contestuale ritiro della merce.
  54. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE CONCEPT STORE, FACTORY OUTLET E TEMPORARY STORE I concept store sono punti vendita in cui l’attenzione non è posta tanto sul prodotto quanto sul cliente. Sono negozi che si sviluppano attorno a una precisa idea (concept), la filosofia che distingue e rende l’azienda riconoscibile. Ne deriva un ambiente studiato in ogni dettaglio (arredamento, design, luci, musica, profumi, ecc.) per incuriosire il cliente, coinvolgerlo e offrirgli una memorabile esperienza di acquisto I factory outlet sono negozi, gestiti in genere da brand di fascia alta, che vendono prodotti a prezzi più accessibili, per smaltire le rimanenze di magazzino, senza sminuire il valore del marchio. In genere sono centri di grandi dimensioni (> 10.000 m2), che raggruppano anche centinaia di diversi negozi (outlet village), localizzati in aree extraurbane strategiche, ben servite e con facilità di parcheggio. Molti marchi di abbigliamento ne fanno ricorso. I temporary store sono negozi temporanei, che restano aperti per breve tempo (da pochi giorni ad alcuni mesi). In genere sono di piccole dimensioni e vengono collocati in centri storici o località turistiche di particolare interesse. Sono utilizzati per lanciare un nuovo prodotto o farsi notare da un target specifico. Sono infatti caratterizzati da un design originale, che mira a colpire e incuriosire i passanti, e dalla proposta di prodotti esclusivi, come edizioni limitate o personalizzate non disponibili in altri store.
  55. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE IN-SIGHT. MIAMI. Concept Store.
  56. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE IN-SIGHT. MIAMI. Concept Store.
  57. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Vicolungo Factory Outlet
  58. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE MacArthur Glen Factory Outlet (Serravalle)
  59. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Armani Factory Outlet
  60. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Fila Factory Outlet
  61. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Levi’s Factory Outlet
  62. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Adidas Temporary Store
  63. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Adidas Temporary Store
  64. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Temporary Store
  65. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE Temporary Store
  66. TECNICHE di MARKETING e DISTRIBUZIONE SINTESI I beni e i servizi sono i mezzi che permettono di soddisfare i bisogni. Per poter avere un valore economico, il bene deve essere reperibile e disponibile in quantità limitata. I beni economici possono essere classificati per modalità d’uso (complementari, succedanei) e per funzione (durevoli, non durevoli, di consumo, strumentali). La produzione consiste nel processo di trasformazione di risorse umane, finanziarie e materiali (input) in beni di utilità maggiore (output). I sistemi produttivi variano in relazione alla tipologia di impresa e al settore di riferimento (agricoltura, industria, commercio e servizi, servizi ad alta tecnologia). Le scelte produttive degli imprenditori sono orientate dal mercato, dove l’offerta di beni si incontra con la domanda da parte dei consumatori, determinando il prezzo di vendita. Le dinamiche di mercato danno origine a diversi regimi: la libera concorrenza (vantaggi per i consumatori in termini di prezzi e qualità), il monopolio (una sola impresa in grado di determinare il prezzo dei beni) e l’oligopolio (poche imprese coalizzate per impedire la concorrenza). Per mettere in contatto prodotti e consumatori, è necessario costruire un’efficiente rete di distribuzione. Si distinguono diversi canali distributivi: il canale diretto (zero stadi), attraverso negozi monomarca, e- commerce o agenti dipendenti; il canale indiretto corto (uno stadio), attraverso dettaglianti come GDO e negozi in franchising; il canale indiretto lungo (più stadi), attraverso il ruolo attivo dei grossisti.
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