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Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
SCUOLA di SCIENZE POLITICHE
Sede di Forlì
Corso di Laurea in
Sociologia (Classe L-40)
ELABORATO FINALE
in Storia Del Pensiero Sociologico
La Chiesa e gli ebrei
CANDIDATO RELATRICE
Roberto Reggi Ch.ma Maura de Bernart
Anno Accademico 2017/2018
2
Indice
Premessa ............................................................................................................................ 3
1. Cenni storici..................................................................................................................... 4
1.1. Antigiudaismo precristiano........................................................................................ 4
1.2. Età imperiale............................................................................................................. 5
1.3. Medio evo ................................................................................................................. 5
1.4. Età moderna ............................................................................................................. 7
1.5. Età contemporanea .................................................................................................. 8
2. Documenti ecclesiastici ................................................................................................. 10
2.1. Nuovo Testamento ................................................................................................. 10
2.2. Padri della Chiesa................................................................................................... 11
2.3. Concili..................................................................................................................... 14
2.4. Papi......................................................................................................................... 22
2.5. Nazismo e shoah .................................................................................................... 25
2.6. Concilio Vaticano II ................................................................................................. 26
Conclusione....................................................................................................................... 28
Bibliografia......................................................................................................................... 30
3
PREMESSA
Nella mia precedente tesi di laurea in Antropologia (La Chiesa e gli schiavi,
EDB 2016), citando e contestualizzando i molti passi di padri, concili e papi de-
dicati al tema della schiavitù, avevo cercato di evidenziare ciò che da tempo è
palesemente e ampiamente riconosciuto (eccetto che da una certa storiografia
ideologizzata), cioè che «l’annuncio della fratellanza tra tutti gli uomini, portato
dai primi discepoli di Gesù e dai loro successori, ha scalzato a poco a poco le
basi su cui si giustificava la schiavitù, fino a farla percepire come un istituto ini-
quo e a provocarne l’estinzione» (Papa Francesco, 29 settembre 2018).
Nel dettaglio, fonti alla mano è evidente che nei secoli l’insegnamento della
Chiesa cattolica è sempre stato radicalmente antischiavista. Le singole ecce-
zioni teoriche e la diffusa prassi concreta, con le connesse implicazioni di soffe-
renza e ingiustizia, vanno ricollegate a contingenze storiche, oppure motivazioni
non riconducibili al cristianesimo, oppure (questo è valso per parte del mondo
fondamentalista protestante) a un’interpretazione letteralista di alcuni passi bi-
blici, in particolare Gen 9,27.
L’intenzione della presente tesi di laurea è cercare di applicare lo stesso
script concettuale al rapporto tra insegnamento cattolico e un’altra categoria di
persone che ha fatto parte della storia dell’occidente cristiano, cioè gli ebrei.
Una premessa motivazionale che non dovrebbe essere necessaria. La scel-
ta di questo tema è dovuta in gran parte all’interesse personale che provo per la
lingua, la cultura e la religione ebraica, e per la spontanea riprovazione che
chiunque prova verso antisemitismo e razzismo, fenomeni inconciliabili col cri-
stianesimo in particolare e con la comune coscienza civica in generale.
Negli ultimi tempi in vari ambiti (dibattito politico, informazione mediatica, e
in particolare social) sono stati spesso fatti accostamenti tra il razzismo (in par-
ticolare le leggi razziali del 1938) e le concrete scelte politiche in materia di si-
curezza e immigrazione degli ultimi due ministri dell’interno. L’accostamento mi
sembra improprio e anacronistico, e ad ogni modo la scelta di questo argomen-
to non è in alcun modo riconducibile a motivi di attualità politica.
4
1. CENNI STORICI
1.1. Antigiudaismo precristiano
Nei testi biblici sono ricordati alcuni episodi di persecuzione antigiudaica. Il
primo è l’imposizione dei lavori forzati agli ebrei in Egitto al tempo di Mosè, at-
torno al 1200 a.C., descritto dal libro dell’Esodo, che riporta anche l’ordine del
faraone di uccidere tutti i neonati maschi. La liberazione dalla schiavitù è ricor-
data nella festa di Pesah, la Pasqua ebraica.
Il secondo episodio riguarda le persecuzioni descritte dal biblico libro di E-
ster, ambientato nella Persia del V secolo a.C. ma di difficile valore storico. A
questo è collegata la festa dei Purim, le sorti.
Il terzo episodio riguarda la persecuzione degli ebrei in Palestina a partire
dal 170 a.C. da parte dei Seleucidi, sovrani siriani ellenisti, che causarono la ri-
volta dei Maccabei nel 167-152 a.C. (cf. 1-2 Mac). La consacrazione (Hanukka)
del tempio di Gerusalemme al termine della rivolta è ricordata nell’omonima fe-
sta ebraica.
I primi veri e propri pogrom («distruzione» in russo) contro ebrei sono stati
compiuti da egiziani ellenisti ad Alessandria, nel 38 d.C. (in risposta a una rivol-
ta di ebrei, con migliaia di morti)1
e nel 68 d.C. (con 50.000 morti secondo Giu-
seppe Flavio).2
Giuseppe Flavio precisa che «in Alessandria dal tempo di Ales-
sandro Magno si erano sempre verificati disordini fra gli abitanti di origine greca
e quelli di origine giudaica». In questo contesto si colloca l’accusa di Apione di
Alessandria (m. 45) secondo il quale gli ebrei sacrificavano ogni anno un gre-
co.3
A Roma nel 19 d.C. Tiberio decretò l’espulsione dall’Urbe di molti stranieri e
degli ebrei, e almeno 4.000 ebrei lasciarono la città verso la Sardegna.4
Attorno
al 50 d.C. Claudio ordinò nuovamente l’espulsione degli ebrei da Roma, che
colpì anche giudeo-cristiani.5
Nella Palestina dei primi anni dell’era cristiana, allora abitata prevalentemen-
te da ebrei, si verificarono diverse rivolte contro il dominio romano, le quali ci
sono note prevalentemente dagli scritti di Giuseppe Flavio. Vi fu una rivolta nel
6 d.C. in occasione di un censimento indetto dai romani, guidata da tale Giuda il
Galileo e prontamente repressa. Da essa ebbe origine il movimento politico-
religioso indipendentista degli Zeloti.
1
Filone di Alessandria, Flacco, 6-9.
2
Giuseppe Flavio, Guerre giudaiche 2,18,7-8.
3
Giuseppe Flavio, Contro Apione 8,95.
4
Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche 18,3,5; Svetonio, Vite dei Cesari, Tiberio 36.
5
At 18,2; Svetonio, Vite dei Cesari, Claudio 25.
5
La c.d. Prima guerra giudaica scoppiò nel 66, vide la distruzione del tempio
di Gerusalemme nel 70 e la definitiva sconfitta nel 74 con la caduta di Masada.
La seconda guerra giudaica ebbe luogo nella diaspora (Cirene, Alessandria
d’Egitto, Cipro, Mesopotamia) tra il 115-117. La Terza guerra giudaica, guidata
da Simone Bar Kokheba, ebbe luogo in Palestina tra il 132-135. Una volta se-
data l’imperatore Adriano vietò l’ingresso degli ebrei a Gerusalemme, rinominò
la città Elia Capitolina, fondò sul monte del tempio un sacrario dedicato a Giove.
1.2. Età imperiale
La sconfitta al termine delle guerre giudaiche nel 135 coincise col divieto di
soggiorno degli ebrei nei territori palestinesi, e per i secoli seguenti la storia de-
gli ebrei della diaspora (dispersione) coincise con la storia delle società occi-
dentali, nelle quali si trovavano a vivere.
Con la cristianizzazione dell’impero nel IV secolo furono emanate diverse
normative statali volte a controllare e limitare la vita degli ebrei.1
Sebbene di-
verse volte è stata ribadita la liceità della religione ebraica e punita la distruzio-
ne delle sinagoghe «in nome del cristianesimo», venne vietato loro il possesso
di schiavi cristiani, furono vietate le conversioni da cristianesimo ad ebraismo,
furono normate e limitate le funzioni religiose ebraiche. Vi furono poi provvedi-
menti che precludevano agli ebrei cariche civili, politiche e militari che li avreb-
bero visti in posizione di superiorità rispetto ai cristiani.
Sebbene nessuna norma civile o religiosa colpisse direttamente gli ebrei e le
sinagoghe, il relativamente diffuso sentimento antisemita popolare sfociò in di-
versi tumulti che portarono anche alla distruzione di sinagoghe.
1.3. Medio evo
Nei secoli medievali e dell’età moderna le autorità civili ed ecclesiastiche
non giustificarono mai violenze contro gli ebrei né vietarono la religione ebraica,
proibendo anzi conversioni forzate di massa. Tuttavia ribadirono e accentuaro-
no provvedimenti limitativi e restrittivi nei loro confronti.
A partire dal II millennio il sentimento antisemita popolare iniziò a nutrirsi di
diffuse e infondate leggende contro gli ebrei, secondo le quali in culti segreti
profanavano le ostie, stringevano patti col diavolo, usavano sangue umano,
immolavano bambini.
La diffusa leggenda di uccisioni sacrificali di bambini in occasione della Pa-
squa, della quale non c’è traccia nel I millennio, compare per la prima volta nel
1144 col caso del dodicenne Guglielmo di Norwich. Quindi seguirono altri casi
di bambini ritrovati morti per i quali furono accusati gli ebrei, in particolare Ugo
1
Codex Theodosianus, 16,8 e 16,9, che raccolgono decreti imperiali promulgati tra il 315 e il
429. Cf. anche Codex Justinianus, 1,9.
6
di Lincoln, 8 anni, morto nel 1255 e soprattutto san Simonino di Trento, un
bambino di 3 anni che venne trovato morto nel 1475. La piccola comunità e-
braica trentina fu accusata, senza prove, di averlo ucciso per un rito di sangue.
Il bambino fu immediatamente oggetto di un culto spontaneo, vasto e popolare,
tanto che ne fu ammesso il culto liturgico ufficiale nel 1588. Solo nel 1965 il suo
nome venne rimosso dal Martirologio romano.
Fondata e consistente era invece l’accusa di esercitare l’usura. La Chiesa
aveva più volte condannato il fenomeno come immorale e vietato ai cristiani di
praticare il prestito a interesse, con scarsi risultati (p.es. Concilio di Arles, 314;
Nicea, 325; Leone Magno, V sec.; Concilio di Reims, 1049; Terzo concilio Late-
ranense, 1179).1
Da questo divieto erano però esentati i non cristiani, in primis
gli ebrei, che si consideravano e furono considerati liberi di esercitare l’usura,
che spesso aveva come conseguenza la completa rovina economica delle per-
sone.
Durante le crociate i «pellegrini» verso la terra santa compirono numerose
stragi indiscriminate degli ebrei incontrati lungo il percorso. In particolare la pri-
ma crociata del 1096 vide il massacro di ebrei, stimati in 5-12.000, in numerose
località presso il Reno e il Danubio. In difesa degli ebrei papa Callisto II promul-
gò la bolla Sicut Iudaeis (1120), poi ripresa e avallata da numerosi altri pontefici
successivi.
Nel 1298 in varie località della Franconia ebbe luogo il massacro Rintfleisch
(«macellaio» in tedesco, originato dalla accusa di un macellaio agli ebrei di aver
profanato ostie), nel quale morì un numero di ebrei variamente stimato tra
4.000-20.000.
Durante l’apice della peste nera, tra il 1348-51, gli ebrei furono pressoché
ovunque additati come causa, untori, avvelenatori di pozzi, in maniera assolu-
tamente superstiziosa e infondata. Si verificarono numerose violenze e processi
ed espulsioni arbitrarie. L’apice più cruento si ebbe a Strasburgo nel febbraio
1349, dove gli ebrei che non accettarono la conversione furono arsi al rogo
(stimati in 900-2.000) o espulsi. Altri massacri collettivi si ebbero a Basilea nel
gennaio 1349 (circa 600 morti) e Erfurt nel marzo 1349 (tra 100-3.000 morti).
In particolare diversi stati decisero indiscriminate espulsioni di massa: Inghil-
terra 1290 (circa 2.000, che causò l’assenza di ebrei dall’isola per i secoli suc-
cessivi); Francia 1394 (circa 100.000); Austria 1491; Spagna 1492. Significative
eccezioni si verificarono per il regno di Polonia, che non espulse gli ebrei ma
anzi accolse molti degli espulsi degli altri stati, dando origine alla fiorente comu-
nità askenazita, con quartieri, tribunali, scuole autonome, poi distrutta dalla
shoah nazista. Anche lo stato della Chiesa non decretò espulsioni di massa, e
1
Medioevo, voce «Usura».
7
similmente gli stati italiani che erano a più stretto contatto col papato, e furono
destinazione degli espulsi dalle altre nazioni.
L’espulsione spagnola del 1492 fu particolarmente significativa e drammati-
ca per diversi motivi:1
fu quella col maggior numero di persone espulse (tra 80-
100.000 dalla Castiglia su circa 4 milioni di abitanti, tra 10-12.000 dall’Aragona
su circa 850 mila abitanti); decretò la fine della secolare e fiorente società e cul-
tura sefardita; privò la società iberica di larga parte del qualificato ceto medio-
alto (medici, artigiani, banchieri, consiglieri). Nel caso della società spagnola va
anche segnalata la situazione dei marrani, cioè gli ebrei convertiti al cristiane-
simo nei vari secoli: erano continuamente guardati con sospetto come cripto-
giudei in particolare da parte dell’Inquisizione, la quale invece non aveva autori-
tà e potere di indagine sugli ebrei veri e propri.
1.4. Età moderna
La prassi sociologica passata e presente vede la concentrazione abitativa
spontanea volontaria di gruppi etnici in determinate zone urbane, e lo stesso
avvenne nei secoli per gli ebrei nelle varie città. Nell’età moderna varie città re-
sero questa prassi coercitiva e imposero l’istituzione di porzioni urbane (ghetti)
che confinavano la residenza e il movimento degli ebrei.
Il primo ghetto formalmente istituito fu quello di Venezia (1516), che prese il
nome da una fonderia (getto, cioè colata), e fu quindi applicato alle altre città
dove venne istituito.
All’inizio dell’epoca moderna si colloca la Riforma protestante il cui padre
fondatore, Lutero, dedicò agli ebrei testo Degli ebrei e delle loro menzogne
(1543), contenente numerose, pesanti e infondate accuse.2
1
Bossong, I sefarditi, Il Mulino, Bologna 2010, tr. it. di Die Sepharden, Beck, München 2008,
pp. 51-56.
2
Commentando l’episodio evangelico di Malco (nome che deriva da «re» in ebraico), al quale
Pietro mozza un orecchio nel tentativo di difendere Gesù dall’arresto, Lutero vi vede
un’allegoria del popolo ebraico al quale è stato negato il regno terreno per la sua incapacità di
ascoltare la parola di salvezza: «Al regno è stato reciso l’orecchio». Ancora, commentando la (a
suo dire) scarsa considerazione che gli ebrei avevano di Gesù e Maria, che li portava al rifiuto
della rivelazione cristiana, Lutero parla di «menzogne», «bugie tanto empie e velenose», che
mostrerebbero come essi siano colpiti da «follia, cecità e confusione mentale». E diversamente
dagli scritti precedenti, ribadisce l’accusa che gli ebrei si fossero macchiati della colpa degli o-
micidi di bambini cristiani. In conclusione, anche se «non li si deve uccidere», il Lutero antisemi-
ta invita i governanti a perseguitare e scacciare gli ebrei. «Si brucino le loro sinagoghe», «li si
costringa a lavorare, ci si comporti con loro senza alcuna misericordia, come fece Mosè nel de-
serto quando ne uccise tremila, perché non si corrompesse l’intero popolo». Si dovevano toglie-
re agli ebrei «tutti i loro libri, i libri di preghiere, i testi talmudici, e anche l’intera Bibbia», senza
lasciare loro «neanche una pagina». Si dovevano demolire le abitazioni, e i precedenti inquilini
potevano essere sistemati «sotto una tettoia o una stalla». Si dovevano vietare i culti ebraici
«sotto pena di morte». A loro non sarebbe stato più concesso di esercitare attività e funzioni «in
qualità di signori, funzionari civili e mercanti». Si doveva togliere «tutto ciò che possiedono in
contante e in gioielli d’argento e d’oro», cioè «ciò che ci hanno estorto con l’usura». «Perciò, in
ogni caso, che vadano via!», nei territori di «i Turchi e altri pagani», dove a suo dire «queste
serpi velenose e piccoli diavoli», «figli del diavolo», non avrebbero potuto nuocere al popolo cri-
8
L’Illuminismo del ‘700, caratterizzato dall’universalismo professato sulla ba-
se della comune ragione e dalla centralità della scienza a discapito della reli-
gione, viene indicato come causa dello scemare dell’antisemitismo occidentale.
Dal punto di vista cronologico questo è evidente, ma bisogna considerare an-
che che Voltaire, uno dei principali pensatori illuministi, ha espresso numerose
affermazioni di stampo antisemita, e che proprio su presunte basi scientifiche
ha preso vita l’antisemitismo scientifico.
1.5. Età contemporanea
A partire dalla rivoluzione francese e dall’espansione dell’Europa napoleoni-
ca, nell’800 gli stati emanciparono i loro cittadini ebrei abrogando le limitazioni
precedenti, in primis le limitazioni professionali, l’obbligo di residenza nei ghetti
e le limitazioni di movimento ed espatrio.
In contemporanea, a partire da metà ‘800 si venne strutturando il c.d. anti-
semitismo scientifico (distinto ma correlato a quello popolare e teologico), che
pretendeva di basare la discriminazione degli ebrei su basi scientifiche ed an-
tropologiche. Notevoli sono alcuni «scienziati» come il francese de Gobineau
(Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane, 1853-55) e l’anglo-tedesco
Chamberlain (I fondamenti del diciannovesimo secolo, 1899). È in questo clima
che iniziò a diffondersi il termine antisemitismo, coniato da Wilhelm Marr nel
1879, e si consolidò il concetto pseudo antropologico di razza ariana. In questo
clima si contestualizza il celeberrimo caso Dreyfus (1895) e il falso Protocolli dei
Savi di Sion (1903). Il «capolavoro» di Hitler, il Mein Kampf (1925), raccolse il
peggio di tutta questa libellatica pseudoscientifica e razzista.
In Russia, in controtendenza rispetto alle liberalizzazioni dell’Europa occi-
dentale veniva crescendo l’antisemitismo popolare che portava a limitazioni re-
sidenziali e giuridiche (cf. in particolare le Leggi di maggio, 1882) e sanguinosi
pogrom spontanei. Tra fine ‘800 e inizio ‘900 circa 3 milioni di ebrei emigrarono
negli Stati Uniti dall’Europa, soprattutto dalla Russia.
Durante la guerra civile russa (1917-22) la zarista Armata bianca, che identi-
ficava impropriamente il marxismo col giudaismo, massacrò in Russia e Ucraina
100-150.000 ebrei. Gli ebrei furono poi variamente e infondatamente accusati di
essere la causa, occulta e indiretta, della sconfitta tedesca nella Prima guerra
mondiale e della crisi economica mondiale del 1929.
Nel periodo tra le due guerre il sentimento antisemita crebbe in tutta Europa,
dolorosamente sancito da provvedimenti legislativi discriminatori, tra i quali so-
prattutto le naziste Leggi di Norimberga (1935) e le fasciste Leggi razziali
(1938).
stiano (cf. la mia recensione online pubblicata sul sito uccr.it del libro dello storico luterano te-
desco Thomas Kaufmann Gli Ebrei di Lutero, Claudiana 2016).
9
Durante la Seconda guerra mondiale, la sintesi di questo antisemitismo po-
polare e pseudoscientifico contribuì alla realizzazione dello sterminio degli ebrei
che si trovavano nei territori controllati dalle truppe naziste, formalmente sancita
dalla Conferenza di Wannsee (20 gennaio 1942). Il risultato freddamente e luci-
damente raggiunto di circa 6 milioni di morti rappresenta forse il livello etica-
mente più basso raggiunto dall’umanità nella sua storia.
10
2. DOCUMENTI ECCLESIASTICI
Per sua natura l’insegnamento ecclesiastico cattolico, basato sulle tre fonti
di Scrittura (cioè la Bibbia), Tradizione (cioè gli scritti dei Padri della Chiesa) e
Magistero (cioè concili e pronunciamenti papali), non è normativo verso i non
battezzati, inclusi gli ebrei. Nei secoli vi sono stati vari pronunciamenti che nor-
mavano i rapporti tra cristiani ed ebrei soprattutto con queste finalità: limitare il
più possibile i rapporti reciproci, nel tentativo di impedire presunte corruzioni
della fede cristiana; vietare manifestazioni religiose pubbliche di ebrei; condan-
nare atti di violenza contro ebrei; condannare battesimi forzati; impedire che i
cristiani avessero in qualche modo superiori ebrei (come padroni o ufficiali pub-
blici).
Quest’ultimo punto in particolare rimase disatteso dato che spesso gli ebrei
svolgevano meritoriamente funzioni di medici e banchieri, anche per ecclesia-
stici e papi.
2.1. Nuovo Testamento
Nella predicazione di Gesù e nei testi del Nuovo Testamento non c’è alcun
passo che sancisca una qualche discriminazione generalizzata verso gli ebrei
su base etnica o religiosa. Non serve rimarcare che tutti i cristiani della prima
ora, come gli apostoli, gli evangelisti, la sacra famiglia e lo stesso Gesù, erano
ebrei.
Aldilà dello spirito di fratellanza, uguaglianza e amore che permea ogni pa-
gina del NT, il più esplicito invito a una generalizzata considerazione ugualitaria
tra ebrei e non ebrei, su base ontologica e teologica e cristologica, si trova in
numerosi passi di san Paolo: «Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né li-
bero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù»
(Gal 3,28); «Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, bar-
baro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti» (Col 3,11); «Noi tutti
siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci,
schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito» (1Cor 12,13);
«Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore
di tutti» (Rm 10,12).
In san Paolo (cf. in particolare Rm 11,25-26) si trova anche
un’interpretazione ambivalente dell’ebraismo: da un lato, addolorato prende atto
del rifiuto di conversione di molti ebrei e accetta la loro scelta; d’altro lato, predi-
ce la conversione futura al cristianesimo. Sulla base di questa visione, nei seco-
li seguenti gli ebrei furono accettati quasi con riserva dai cristiani, nella convin-
zione o speranza che prima o poi si sarebbero convertiti.
11
Nei vangeli ci sono numerose invettive di Gesù contro alcuni connazionali
ebrei, i farisei e i sacerdoti, definiti «ipocriti» (Mt 15,7 et al.), «ciechi e guide di
ciechi» (Mt 15,14), «sepolcri imbiancati» (Mt 23,27), «serpenti e razza di vipe-
re» (Mt 23,33). I vari contesti mostrano chiaramente come gli epiteti non fossero
generalizzati e riconducibili a motivi etnici o razziali, ma ricollegabili a motivi di
mancata coerenza morale e religiosa delle guide spirituali e religiose dell’epoca.
Va segnalata però la significativa eccezione di Mt 27,25, che non ha paralleli
negli altri Vangeli. Durante il processo di Gesù, di fronte al popolo e alle autorità
ebraiche Pilato si dichiara convinto dell’innocenza di Gesù. Per le loro insistenti
richieste, dopo aver compiuto il gesto poi diventato proverbiale di lavarsi le ma-
ni, acconsente alla sua morte, e secondo Matteo il popolo rispose: «Il suo san-
gue ricada su di noi e sui nostri figli».1
Una particolare osservazione può essere fatta per l’uso del termine «Giu-
dei» nel Vangelo di Giovanni. Ricorre molto spesso e in molti casi con
un’accezione negativa, indicando gli interlocutori e antagonisti di Gesù che ripe-
tutamente lo interrogano, accusano, disprezzano. Questo uso del termine, an-
tesignano del c.d. antigiudaismo teologico, ha purtroppo dato origine a una filie-
ra di scrittori ecclesiali successivi, in primis alcuni padri della Chiesa, che lo
hanno ripreso con connotazione prettamente negativa. Quello che è mancato
da parte di questi scrittori è stata l’adeguata contestualizzazione del termine
«Giudei» nella impalcatura narrativa di Gv, spesso e volentieri segnata da cate-
gorizzazioni dicotomiche: logos e mondo, luce e tenebre, vita e morte, quelli
che l’hanno accolto e quelli che non l’anno accolto.
2.2. Padri della Chiesa
Per tutto il I secolo i cristiani, in larga parte provenienti dal giudaismo (giu-
deo-cristiani), non si avvertirono estranei alla religione di origine. La preoccupa-
zione di mantenere l’unità della Chiesa, che vedeva la sempre maggiore parte-
cipazione di pagani convertiti (ellenisti), portò all’indizione del Concilio di Geru-
salemme (c.a 50) dove ai cristiani di origine pagana venivano vietate prassi già
vietate per giudei e giudeo-cristiani: «Astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal
sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime» (At 15,29).
1
A livello aneddotico, per sottolineare l’insensatezza e l’ingiustizia della secolare accusa rivolta
agli ebrei di avere ucciso Gesù. Ricordo che qualche anno fa in una trasmissione su Radio Ma-
ria sulla Pasqua precisai che i Vangeli non dicono chi ha effettivamente crocifisso Gesù. È ve-
rosimile pensare a soldati romani, e sebbene non sia chiaro quale legione fosse presente a Ge-
rusalemme nel 30 d.C. è ipotizzabile la X legione Fretense, che reclutava i soldati presso Reg-
gio Calabria. Dissi quindi che non era propriamente corretto dire che gli ebrei hanno ucciso Ge-
sù, al massimo lo si potrebbe dire, forse, dei calabresi. Terminata la catechesi, tra le telefonate
degli ascoltatori, un uomo con spiccato accento calabrese mi chiese, stizzito ma cordiale:
«Scusi ma vorrei sapere come lei fa a dire che noi calabresi abbiamo ucciso Gesù».
12
Come esempio paradigmatico di questa identificazione si può citare il caso
di Giacomo il Minore, apostolo e «fratello» (cioè cugino) di Gesù, primo vescovo
di Gerusalemme, che per la sua devozione e osservanza del culto ebraico e del
Tempio di Gerusalemme era ammirato anche dal popolo ebraico e chiamato
Giusto.1
Successivamente, anche per la distruzione del Tempio di Gerusalemme (70)
e la fine del culto ufficiale ebraico, l’identificazione tra ebraismo e cristianesimo
venne progressivamente meno fino a scomparire. La prima testimonianza di
una visione contrapposta tra ebraismo e cristianesimo si trova in Ignazio di An-
tiochia (m. c.a 107), che afferma che non si può essere cristiani e vivere come
ebrei.2
In Marcione (m. 160), autore eretico di cui non ci sono pervenuti testi ma ci-
tazioni e confutazioni indirette da parte di altri scrittori, è riscontrabile l’apice del-
lo iato tra ebraismo e cristianesimo. Constatando che il Dio dell’Antico Testa-
mento ebraico viene descritto spesso come terribile e vendicativo, mentre il Dio
del Nuovo Testamento cristiano è Padre e amore, era convinto che si trattasse
di due distinte divinità, e dunque le due religioni erano in radice diverse e in-
compatibili.
Melitone di Sardi nella sua omelia sulla Pasqua (ca. 160-170) afferma che
nel sacrificio pasquale di Gesù «Dio è stato ucciso» dalla mano degli Israeliti.3
Si tratta della prima implicita accusa di deicidio rivolta agli ebrei.
Giustino apologeta (m. 165) pubblicò diversi testi in difesa (apologia in gre-
co) della fede cristiana. Nel suo Dialogo con Trifone4
si rivolge a un ebreo cer-
cando di dimostrare la fondatezza del cristianesimo sulla base dei testi
dell’Antico Testamento, elemento comune ad entrambe le religioni. Si tratta di
una ripresa dello stile del vangelo secondo Matteo, dove sono presenti numero-
se citazioni dell’AT in occasione di episodi della vita di Gesù, considerati adem-
pimento delle profezie. Il sistematico tentativo di Giustino si ritrova in filigrana
negli scritti dei padri successivi rivolti agli ebrei (come anche a pagani ed eretici
e successivamente saraceni), dove sono presenti la preoccupazione per la di-
fesa della fede cristiana e la speranza nella conversione e salvezza degli inter-
locutori, ma nei quali si mostra sottile il confine con l’attacco alla fede ebraica e
agli ebrei.
In questa linea ambivalente si collocano i numerosi scritti «Contro i Giudei»
(Adversus Iudaeos, Kata Iudaion): Apollinare di Gerapoli (c.a 175, perduto);
Tertulliano (c.a 200, dove descrive la teoria della sostituzione del popolo ebrai-
1
Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica 2,23,3-7 (PG 20,196-197), che cita Egesippo.
2
Ignazio di Antiochia, Lettera ai magnesi 10,3 (PG 5,672).
3
Melitone di Sardi, Sulla Pasqua (Peri Pascha), n. 96. Il testo è stato riscoperto e pubblicato so-
lo nel 1936.
4
Giustino apologeta, Dialogo con Trifone (PG 6,471 ss.).
13
co da parte di quello cristiano);1
Ippolito di Roma (m. 235);2
Cipriano di Cartagi-
ne (m. 258);3
Giovanni Crisostomo (ca. 386-387);4
Massimo di Torino (m. ca.
420);5
Agostino (429-430, che conclude: queste cose «le diciamo con amore
verso di loro. […] Non insultando presuntuosamente, ma esultando con tremo-
re diciamo: venite, camminiamo nella luce del Signore»);6
Giacomo o Giacobbe
di Serugh (m. 521);7
Isidoro di Siviglia (m. 636);8
Pietro il venerabile (m. 1156).9
A questi si aggiunge il testo dell’ebreo convertito Pietro Alfonsi (c.a 1109) che
non era né vescovo né santo né padre della Chiesa.
In particolare Giovanni Crisostomo riprende il suddetto concetto di Melitone
e conia l’infelice termine «deicidio» (theoktonian)10
per indicare la morte di Gesù
da parte degli ebrei. Nell’occidente latino la prima ricorrenza si trova pochi de-
cenni dopo in Pietro Crisologo (m. 450),11
per il quale l’invidia rese i Giudei dei-
cidi (deicidas).
Ambrogio di Milano (m. 397) in diverse sue lettere mostra di considerare
l’ebraismo come una religione che non aveva più ragione di esistere dopo
l’adempimento della rivelazione da parte di Gesù. In particolare si oppose
all’imperatore che voleva ricostruire la sinagoga di Callinicum (attuale Siria) di-
strutta da un incendio.
Ad Agostino, il più influente padre della tradizione occidentale, a livello di
blogosfera e libellistica anticattolica viene spesso attribuito (talvolta citando
Confessioni 12,14) l’auspicio che Dio uccida tutti gli ebrei. Ma nelle sue opere
non si trova nessun passo simile.12
1
Tertulliano, Contro i Giudei (PL 2,595).
2
Ippolito di Roma, Contro i Giudei (PG 10,787 ss.). L’opera è probabilmente pseudoepigrafa.
3
Cipriano di Cartagine, Contro i Giudei (PL 4,919 ss.). L’opera è probabilmente pseudoepigra-
fa.
4
Giovanni Crisostomo, Contro i Giudei (PG 48,843) comprendente 8 omelie, che si affiancano
al testo Contro i Giudei e i Gentili (PG 48,813).
5
Massimo di Torino, Contro i Giudei (PL 57,793 ss.). L’opera è probabilmente pseudoepigrafa.
6
Agostino, Contro i Giudei (PL 42,51 ss.).
7
Giacomo di Serugh, Contro i Giudei, il testo siriaco è stato pubblicato per la prima volta in PO
38 nel 1976.
8
Isidoro di Siviglia, Contro i Giudei (PL 83,449 ss.), tit. completo De fide catholica ex veteri et
novo testamento contra Judaeos.
9
Pietro il venerabile, Contro i Giudei (PL 189,507 ss.).
10
Giovanni Crisostomo, Contro i Giudei 1,7 (PG 48,854).
11
Pietro Crisologo, Discorso 172 (PL 52,649).
12
Il passo indicato, che non cita gli ebrei, è il seguente: «Mirabile profondità delle tue rivelazio-
ni! Ecco, davanti a noi sta la loro superficie sorridente ai piccoli; ma ne è mirabile la profondità,
Dio mio, mirabile la profondità. Un sacro terrore ci afferra a immergere in essa lo sguardo, terro-
re per onore, e tremore per amore. Odio violentemente i suoi nemici. Oh, se tu li sterminassi
con una spada a doppio taglio, affinché non vi siano più suoi nemici! Vorrei che morissero per
sé, onde vivere per te. Ma ecco altri che, anziché censurare, esaltano il libro della Genesi e di-
cono: "Lo Spirito di Dio, che per il tramite del suo servitore Mosè, è il vero autore di questo scrit-
to, non volle che queste parole fossero intese così. Non volle che fossero intese come tu dici,
ma diversamente, come noi diciamo". A costoro e sotto il tuo giudizio, o Dio di tutti noi, rispondo
nel modo seguente» (Agostino, Confessioni 12,14).
14
2.3. Concili
Nei vari concili ci sono stati numerosi pronunciamenti relativi agli ebrei, o
meglio su come i cristiani devono apportarsi con gli ebrei. Le questioni normate
sono relativamente poche ma particolarmente ricorrenti nei secoli, segno che i
pronunciamenti ecclesiali spesso non sortivano effetti concreti e duraturi.
- Divieto ai cristiani di chiedere la benedizione degli ebrei sui propri raccol-
ti: Concilio di Elvira (Eliberitanum, c.a 306, can. 49);1
- Divieto ai cristiani di mangiare con ebrei o ricevere cibo da loro. Come
per altre norme che vietano convivenza e rapporti sociali reciproci, il passo può
trovare un appoggio in un’interpretazione letterale e fondamentalista di un pas-
so di san Paolo (1Cor 5,9-13) che, è bene precisare, è in contrasto con la prassi
e l’insegnamento di Gesù, Pietro e lo stesso Paolo (cf. Mt 9,10-13; At 10,28;
Gal 2,11-14). Così: Concilio di Elvira (Eliberitanum, c.a 306, can. 50);2
Concilio
di Laodicea (Laodicenum, 363-365, can. 38);3
Agde (Agathense, 506, can. 40);4
Macon (Matisconense, 581, can. 15);5
Costantinopoli (Constantinopolitanum,
691, can. 11);6
Meaux (Meldense, 845, can. 73);7
Metz (Metense, 888, can. 7);8
Béziers (Biterrense, 1246, can. 38);9
Albi (Albiense, 1254, can. 66);10
Vienne
(Viennense, 1267, can. 18);11
Nimes (Nemausense), 1284;12
Exeter (E-
xoniense, 1287, can. 49);13
Milano (Mediolanense, 1565, parte 3 can. 14);14
A-
vignone (Avenionense, 1594, can. 62).15
- Divieto ai cristiani di partecipare a feste ebraiche o funerali o circoncisioni
con ebrei: Concilio di Laodicea (Laodicenum, 363-365, can. 37);16
Orléans (Au-
relianense, 538, can. 13);17
Lavour (Vauriense, 1368, can. 115);18
Concilio e-
cumenico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);19
Concilio ecume-
1
Mansi 2,14 s.
2
Mansi 2,14 s.
3
Mansi 2,570 s.
4
Mansi 8,330 s.
5
Mansi 9,934 s.
6
Mansi 11,946
7
Mansi 14,836 s.
8
Mansi 18,79 s.
9
Mansi 23,701.
10
Mansi 23,850 s.
11
Mansi 23,1174 s.
12
Mansi 24,561 s.
13
Mansi 24,830.
14
Mansi 34,96 s.
15
Mansi 34,1366.
16
Mansi 2,570 s.
17
Mansi 9,15 s.
18
Mansi 26,536 s.
19
Mansi 29,98 s.
15
nico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 6);1
Avignone (Avenionen-
se, 1594, can. 62).2
- Divieto di matrimonio misto, o adulterio, o concubinato: Concilio di Elvira
(Eliberitanum, c.a 306, can. 78);3
Auvergne (Arvernense, 535, can. 6);4
Orléans
(Aurelianense, 538, can. 13);5
Toledo (Toletanum, 589, can. 14);6
Toledo
(Toletanum, 633, can. 63);7
Toledo (Toletanum, 653, can. 12);8
Toledo (To-
letanum, 681, can. 9);9
Meaux (Meldense, 845, can. 73);10
Szabolcs (Szabol-
chense, 1092, can. 10);11
Vienne (Viennense, 1267, can. 17);12
Milano (Medio-
lanense, 1565, parte 3 can. 14).13
- Permesso di partecipare alla messa dei catecumeni (cioè la prima parte
della messa con lettura e predica), in particolare in vista del battesimo: Concilio
di Cartagine (Carthaginense, 398, can. 84);14
Agde (Agathense, 506, can. 34).15
- Divieto di essere giudici, esattori delle tasse o pubblici ufficiali su cri-
stiani. Aldilà dell’intuitivo valore sociale della norma esplicitato in diversi canoni,
per cui i cristiani non devono trovarsi in posizione di inferiorità agli ebrei, un
fondamento può trovarsi in un’interpretazione letterale e fondamentalista del di-
vieto paolino di essere giudicati da non cristiani (cf. in particolare 1Cor 6,1-7).
Così: Concilio di Auvergne (Arvernense, 535, can. 9);16
Macon (Matisconense,
581, can. 13);17
Toledo (Toletanum, 589, can. 14);18
Concilio di Parigi (Parisien-
se, 615, can. 15);19
Toledo (633, can. 65);20
Toledo (653, can. 12);21
Toledo
(681, can. 9);22
Meaux (Meldense, 845, can. 73);23
Roma (Romanum, 1078,
can. 5);24
Quarto Concilio Lateranense (1215, can. 69);25
Chateau Gontier (a-
1
Mansi 29,98 s.
2
Mansi 34,1366.
3
Mansi 2,14 s.
4
Mansi 8,861 s.
5
Mansi 9,15 s.
6
Mansi 9,996.
7
Mansi 10,633 s.
8
Mansi 10,1220.
9
Mansi 11,1035 s.
10
Mansi 14,836 s.
11
Mansi 20,763 s.
12
Mansi 23,1174 s.
13
Mansi 34,96 s.
14
Mansi 3,958.
15
Mansi 8,330 s.
16
Mansi 8,861 s.
17
Mansi 9,934 s.
18
Mansi 9,996.
19
Mansi 10,542 s.
20
Mansi 10,633 s.
21
Mansi 10,1220.
22
Mansi 11,1035 s.
23
Mansi 14,836 s.
24
Mansi 20,510.
25
Mansi 22,1054 s.
16
pud castrum Gontherii, 1231, can. 31);1
Béziers (Biterrense, 1246, can. 38);2
Vienne (Viennense, 1267, can. 16);3
Nimes (Nemausense), 1284;4
Exeter (E-
xoniense, 1287, can. 49);5
Mainz (Moguntinum), 1310;6
Concilio ecumenico di
Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);7
Milano (Mediolanense, 1565,
parte 3 can. 14).8
- Divieto per ebrei di avere schiavi o servi domestici cristiani: Concilio di
Orléans (Aurelianense, 538, can. 13);9
Orléans (Aurelianense, 541, can. 30 e
31);10
Macon (Matisconense, 581, can. 16);11
Toledo (Toletanum, 589, can.
14);12
Reims (Rhemense, 625, can. 11);13
Toledo (633, can. 59.66;14
653, can.
12;15
656, can. 7;16
681, can. 9);17
Meaux (Meldense, 845, can. 73);18
Szabolcs
(Szabolchense, 1092, can. 10);19
Strigonia (Strigoniense, 1114, can. 61);20
Ter-
zo Concilio Lateranense (1179, can. 26);21
Oxford (Oxoniense, 1222, can. agg.
39);22
Narbona (Narbonense, 1227, can. 2);23
Béziers (Biterrense, 1246, can.
38);24
Vienne (Viennense, 1267, can. 16);25
Pont-Audemer (Pons-
audemarense, 1279, can. 9);26
Nimes (Nemausense), 1284;27
Exeter (Exonien-
se, 1287, can. 49);28
Mainz (Moguntinum), 1310;29
Tarragona (Tarraconense,
1329, can. 33);30
Lavour (Vauriense, 1368, can. 113);31
Concilio ecumenico di
Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);32
Milano (Mediolanense, 1565,
1
Mansi 23,239 s.
2
Mansi 23,701.
3
Mansi 23,1174 s.
4
Mansi 24,561 s.
5
Mansi 24,830.
6
Mansi 25,333 s.
7
Mansi 29,98 s.
8
Mansi 34,96 s.
9
Mansi 9,15 s.
10
Mansi 9,118.
11
Mansi 9,934 s.
12
Mansi 9,996.
13
Mansi 10,596.
14
Mansi 10,633 s.
15
Mansi 10,1220.
16
Mansi 11,37 s.
17
Mansi 11,1035 s.
18
Mansi 14,836 s.
19
Mansi 20,763 s.
20
Mansi 21,112.
21
Mansi 22,231.
22
Mansi 22,1172 s.
23
Mansi 23,21 s.
24
Mansi 23,701.
25
Mansi 23,1174 s.
26
Mansi 24,223.
27
Mansi 24,561 s.
28
Mansi 24,830.
29
Mansi 25,333 s.
30
Mansi 25,850 s.
31
Mansi 26,536 s.
32
Mansi 29,98 s.
17
parte 3 can. 14);1
Firenze (Florentinum, 1573, can. 8);2
Avignone (Avenionense,
1594, can. 62).3
- Divieto agli ebrei di uscire di casa nei giorni tra Giovedì santo e lunedì di
Pasqua: Concilio di Orléans (Aurelianense, 538, can. 30);4
Macon (Matisco-
nense, 581, can. 14);5
Meaux (Meldense, 845, can. 73);6
Quarto Concilio La-
teranense (1215, can. 68);7
Narbona (Narbonense, 1227, can. 3);8
Nimes (Ne-
mausense), 1284;9
Mainz (Moguntinum), 1310;10
Milano (Mediolanense, 1565,
parte 3 can. 14);11
Firenze (Florentinum, 1573, can. 8);12
Avignone (Avenionen-
se, 1594, can. 62).13
- Limiti o divieto di culto ebraico pubblico: Concilio di Narbona (Narbonen-
se, 589, can. 9).14
- Divieto di conversione forzata degli ebrei al cristianesimo: Toledo (Tole-
tanum, 633, can. 57;15
653, can. 12;16
681, can. 9);17
Nimes (Nemausense),
1284.18
- Divieto di accettare doni da ebrei: Toledo (Toletanum, 633, can. 58;19
653,
can. 12;20
681, can. 9);21
Meaux (Meldense, 845, can. 73).22
- Allontanamento dei figli di ebrei e cripto giudei contro la volontà dei geni-
tori e affido a famiglia cristiana in vista del battesimo: Toledo (Toletanum, 633,
can. 59.60.61;23
653, can. 12;24
681, can. 9;25
694, can. 8);26
Meaux (Meldense,
845, can. 73).27
Questa prassi altomedievale, ammessa da Duns Scoto,28
appa-
re ovviamente abominevole per la sensibilità contemporanea ed è stata più vol-
1
Mansi 34,96 s.
2
Mansi 35,732 s.
3
Mansi 34,1366.
4
Mansi 9,15 s.
5
Mansi 9,934 s.
6
Mansi 14,836 s.
7
Mansi 22,1054 s.
8
Mansi 23,21 s.
9
Mansi 24,561 s.
10
Mansi 25,333 s.
11
Mansi 34,96 s.
12
Mansi 35,732 s.
13
Mansi 34,1366.
14
Mansi 9,1016.
15
Mansi 10,633 s.
16
Mansi 10,1220.
17
Mansi 11,1035 s.
18
Mansi 24,561 s.
19
Mansi 10,633 s.
20
Mansi 10,1220.
21
Mansi 11,1035 s.
22
Mansi 14,836 s.
23
Mansi 10,633 s.
24
Mansi 10,1220.
25
Mansi 11,1035 s.
26
Mansi 12,101 s.
27
Mansi 14,836 s.
28
Scoto, Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, lib. IV, dist. 4, q.9, n. 2.
18
te condannata in seguito come contraria al diritto naturale: Tommaso d’Aquino;1
Urbano VIII (1639);2
Benedetto XIV (1747 che ammette il battesimo contro la
volontà dei genitori solo in pericolo di morte del bimbo).3
- Divieto di coabitazione tra ebrei e cristiani o ebrei battezzati: Toledo (To-
letanum, 633, can. 62;4
653, can. 12;5
681, can. 9);6
Terzo Concilio Lateranense
(1179, can. 26);7
Pont-Audemer (Pons-audemarense, 1279, can. 9);8
Nimes
(Nemausense), 1284;9
Mainz (Moguntinum), 1310;10
Tarragona (Tarraconense,
1329, can. 33);11
Lavour (Vauriense, 1368, can. 113).12
- Divieto di testimonianza legale di ebrei convertiti e poi tornati
all’ebraismo: Toledo (Toletanum, 633, can. 64;13
653, can. 12;14
681, can. 9).15
- Divieto di testimonianza o denuncia di ebrei contro cristiani: Terzo Conci-
lio Lateranense (1179, can. 26);16
Chateau Gontier (apud castrum Gontherii,
1231, can. 33).17
- Divieto di testimonianza di cristiani contro ebrei: Concilio di Albi (Albien-
se, 1254, can. 67).18
- Obbligo per gli ebrei battezzati di essere presenti in chiesa durante le
feste ebraiche e di non praticare i vecchi riti ebraici: Toledo (Toletanum, 655,
can. 17;19
681, can. 9);20
Quarto Concilio Lateranense (1215, can. 70).21
- Divieto di essere curati da ebrei: Concilio di Costantinopoli (Constantino-
politanum, 691, can. 11);22
Albi (Albiense, 1254, can. 69);23
Vienne (Viennense,
1267, can. 19);24
Nimes (Nemausense), 1284;25
Exeter (Exoniense, 1287, can.
49);26
Lavour (Vauriense, 1368, can. 114);1
Concilio ecumenico di Basilea (Ba-
1
Tommaso, Quodlibeta 2, a.7; Summa teologica IIa-IIae, q. 10, a. 12; IIIa, q. 68, a. 10.
2
Decreto del S. Uffizio, 23 luglio 1639, DS 1998.
3
Istruzione Postremo mense, 28 febbraio 1747, DS 2552 s.
4
Mansi 10,633 s.
5
Mansi 10,1220.
6
Mansi 11,1035 s.
7
Mansi 22,231.
8
Mansi 24,223.
9
Mansi 24,561 s.
10
Mansi 25,333 s.
11
Mansi 25,850 s.
12
Mansi 26,536 s.
13
Mansi 10,633 s.
14
Mansi 10,1220.
15
Mansi 11,1035 s.
16
Mansi 22,231.
17
Mansi 23,239 s.
18
Mansi 23,850 s.
19
Mansi 11,30.
20
Mansi 11,1035 s.
21
Mansi 22,1054 s.
22
Mansi 11,946
23
Mansi 23,850 s.
24
Mansi 23,1174 s.
25
Mansi 24,561 s.
26
Mansi 24,830.
19
sileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);2
Milano (Mediolanense, 1565, parte 3 can.
14);3
Avignone (Avenionense, 1594, can. 62).4
- Divieto di frequentare i bagni termali assieme ai cristiani: Concilio di Co-
stantinopoli (Constantinopolitanum, 691, can. 11);5
Vienne (Viennense, 1267,
can. 16);6
Nimes (Nemausense), 1284;7
Concilio ecumenico di Basilea (Basi-
leense, 1434, 19a sessione, tit. 5).8
- Confisca dei beni ai criptogiudei: Concilio di Toledo (Toletanum, 694, can.
8).9
- Riduzione in schiavitù dei criptogiudei: Concilio di Toledo (Toletanum,
694, can. 8).10
- Obbligo di pagare le decime alle parrocchie: Concilio di Gerona (Gerun-
dense, 1078, ca. 10);11
Quarto Concilio Lateranense (1215, can. 67);12
Oxford
(Oxoniense, 1222, can. agg. 39);13
Narbona (Narbonense, 1227, can. 4);14
Ar-
les (Arelatense, 1234, can. 16);15
Exeter (Exoniense, 1287, can. 49);16
Avigno-
ne (Avenionense, 1326, can. 57);17
Avignone (Avenionense, 1337, can. 67).18
- Obbligo di riposo domenicale: Szabolcs (Szabolchense, 1092, can. 11);19
Narbona (Narbonense, 1227, can. 3);20
Albi (Albiense, 1254, can. 68);21
Nimes
(Nemausense), 1284;22
Palencia (Palentinum, 1388, can. 6);23
Firenze (Floren-
tinum, 1573, can. 8).24
- Divieto di usura verso i cristiani: Quarto Concilio Lateranense (1215, can.
67);25
Narbona (Narbonense, 1227, can. 2);26
Béziers (Biterrense, 1246, can.
1
Mansi 26,536 s.
2
Mansi 29,98 s.
3
Mansi 34,96 s.
4
Mansi 34,1366.
5
Mansi 11,946
6
Mansi 23,1174 s.
7
Mansi 24,561 s.
8
Mansi 29,98 s.
9
Mansi 12,101 s.
10
Mansi 12,101 s.
11
Mansi 20,519.
12
Mansi 22,1054 s.
13
Mansi 22,1172 s.
14
Mansi 23,21 s.
15
Mansi 23,340.
16
Mansi 24,830.
17
Mansi 25,773.
18
Mansi 25,1104.
19
Mansi 20,763 s.
20
Mansi 23,21 s.
21
Mansi 23,850 s.
22
Mansi 24,561 s.
23
Mansi 26,743 s.
24
Mansi 35,732 s.
25
Mansi 22,1054 s.
26
Mansi 23,21 s.
20
37);1
Albi (Albiense, 1254, can. 63);2
Montpellier (Monspeliense, 1258, can. 5);3
Vienne (Viennense, 1267, can. 19);4
Milano (Mediolanense, 1565, parte 2 can.
68).5
- Imposizione agli ebrei di essere riconoscibili nell’abbigliamento, in partico-
lare con un cerchio (rota) sul petto, o col tradizionale cappello a punta, o con un
mantello con maniche, o per le donne con un particolare velo sulla testa (corna-
lia). L’origine storica sembra debba cercarsi nel Patto di Omar proprio della tra-
dizione islamica, che impone molti aspetti di sottomissione e differenziazione di
ebrei e cristiani verso islamici, tra i quali anche l’abbigliamento distintivo. Nella
prassi ebraica i distintivi degli ebrei sono stati vari, come indossare campanellini
e turbanti di colore giallo. San Luigi il 19 giugno 1269 impose per legge
l’abbigliamento distintivo. Il colore della rota o del cappello era il giallo, ma sotto
il regno di Giovanni II di Francia (1350-1364) anche rosso e bianco. Così: Quar-
to Concilio Lateranense (1215, can 68);6
Oxford (Oxoniense, 1222, can. agg.
11);7
Narbona (Narbonense, 1227, can. 3);8
Arles (Arelatense, 1234, can. 16);9
Concilio di Albi (Albiense, 1254, can. 64 e 65);10
Arles (Arelatense, 1260, can.
8);11
Vienne (Viennense, 1267, can. 15);12
Pont-Audemer (Pons-audemarense,
1279, can. 9);13
Nimes (Nemausense), 1284;14
Exeter (Exoniense, 1287, can.
49);15
Mainz (Moguntinum), 1310;16
Ravenna (Ravennatense, 1311, can. 23);17
Avignone (Avenionense, 1326, can. 57);18
Avignone (Avenionense, 1337, can.
67);19
Lavour (Vauriense, 1368, can. 112);20
Colonia (Coloniense, 1452);21
Mi-
lano (Mediolanense, 1565, parte 3 can. 14).22
1
Mansi 23,701.
2
Mansi 23,850 s.
3
Mansi 23,992.
4
Mansi 23,1174 s.
5
Mansi 34,73.
6
Mansi 22,1054 s.
7
Mansi 22,1172 s.
8
Mansi 23,21 s.
9
Mansi 23,340.
10
Mansi 23,850 s.
11
Mansi 23,1007.
12
Mansi 23,1174 s.
13
Mansi 24,223.
14
Mansi 24,561 s.
15
Mansi 24,830.
16
Mansi 25,333 s.
17
Mansi 25,462.
18
Mansi 25,773.
19
Mansi 25,1104.
20
Mansi 26,536 s.
21
Mansi 32,146.
22
Mansi 34,96 s.
21
- Divieto di costruire nuove sinagoghe: Concilio di Oxford (Oxoniense,
1222, can. agg. 39);1
Vienne (Viennense, 1267, can. 19);2
Exeter (Exoniense,
1287, can. 49).3
- Punizione per gli insulti alla religione cristiana e alla Chiesa: Quarto
Concilio Lateranense (1215, can. 68);4
Lambeth (Lambethense, 1261, can. 7).5
- Divieto di danneggiare e uccidere gli ebrei: Tours (Turonense, 1236, can.
1).6
- Divieto di commerciare con gli ebrei: Concilio di Béziers (Biterrense,
1246, can. 37);7
Albi (Albiense, 1254, can. 70);8
Nimes (Nemausense), 1284.9
- Divieto del furto di ostie consacrate: Vienne (Viennense, 1267, can. 19).10
- Divieto di discutere con cristiani di religione e di convertirli all’ebraismo:
Vienne (Viennense, 1267, can. 19);11
Mainz (Moguntinum), 1310;12
Concilio e-
cumenico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5).13
- Limitazione della residenza degli ebrei in zone circoscritte della città (ghet-
ti):14
Concilio di Palencia (Palentinum, 1388, can. 5);15
Concilio ecumenico di
Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);16
Milano (Mediolanense, 1565,
parte 3 can. 14);17
Avignone (Avenionense, 1594, can. 62).18
- Divieto di uscire di casa di sabato: Concilio di Exeter (Exoniense, 1287,
can. 49);19
Mainz (Moguntinum), 1310.20
- Espulsione di tutti gli ebrei dallo stato: Concilio di Londra (Londinense),
1291.21
1
Mansi 22,1172 s.
2
Mansi 23,1174 s.
3
Mansi 24,830.
4
Mansi 22,1054 s.
5
Mansi 23,1067 s.
6
Mansi 23,411.
7
Mansi 23,701.
8
Mansi 23,850 s.
9
Mansi 24,561 s.
10
Mansi 23,1174 s.
11
Mansi 23,1174 s.
12
Mansi 25,333 s.
13
Mansi 29,98 s.
14
Viene talvolta citato come primo pronunciamento a favore dei ghetti il Concilio di Breslavia
(Vratislaviense), 1267, Mansi 23,1167 s., ma non sembra aver trattato la questione.
15
Mansi 26,743 s.
16
Mansi 29,98 s.
17
Mansi 34,96 s.
18
Mansi 34,1366.
19
Mansi 24,830.
20
Mansi 25,333 s.
21
Mansi 27,1079 s.
22
- Obbligo di partecipare a prediche per la loro conversione: Concilio ecu-
menico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);1
Milano (Mediola-
nense, 1565, parte 3 can. 14).2
- Divieto di conseguire titoli accademici: Concilio ecumenico di Basilea
(Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5).3
- Divieto di comprare libri ed oggetti ecclesiastici: Concilio ecumenico di
Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);4
Milano (Mediolanense, 1565,
parte 3 can. 14);5
Avignone (Avenionense, 1594, can. 62).6
- Divieto di uso scritto e orale della lingua ebraica: Concilio di Milano (Me-
diolanense, 1565, parte 3 can. 14).7
2.4. Papi
Quanto al rapporto tra Papi ed ebrei, testo di riferimento e completo, che ha
pubblicato molti documenti inediti, è il lavoro di Shlomo Simonsohn,8
che rac-
coglie circa 3.250 documenti sul tema nel periodo 492-1555. Di seguito sono ri-
portati i pronunciamenti più incisi e citati dalla storiografia.
Papa Gelasio (492-496) ha imposto la liberazione di uno schiavo cristiano
che era stato forzatamente circonciso dal padrone ebreo,9
cosa che permette di
inquadrare il senso pastorale dei numerosi canoni dei concili che vietano la
schiavitù di cristiani a ebrei.
Papa Gregorio Magno ha trattato dei rapporti con ebrei in più di 30 delle sue
circa 800 lettere. Talvolta compaiono espressioni dure nei confronti
dell’ebraismo e degli ebrei (superstizione, vomito, infedeltà, nemici di Cristo), e
più volte ha condannato il possesso di schiavi cristiani da parte di padroni ebrei,
sottolineando il rischio di conversioni forzate.10
Il papa tuttavia si mostra com-
plessivamente tollerante e preoccupato di difendere di ebrei, come traspare in
particolare in due lettere, la Sicut Iudaeis (ca. 598)11
indirizzata al vescovo Vitto-
re di Palermo e la Quia Sincera (602) indirizzata al vescovo Pascasio di Napo-
1
Mansi 29,98 s.
2
Mansi 34,96 s.
3
Mansi 29,98 s.
4
Mansi 29,98 s.
5
Mansi 34,96 s.
6
Mansi 34,1366.
7
Mansi 34,96 s.
8
Shlomo Simonsohn, The Apostolic See and the Jews, 8 vv, Pontifical institute of mediaeval
studies, Toronto 1988-1994.
9
PL 59,146-147.
10
Gregorio Magno, Libro 4, lettera 21 (PL 77,690-691); Gregorio Magno, Libro 9, lettera 109
(PL 77,1038); Lettera inclusa in Ivo di Chartres, Decreti parte 3, c. 103 (PL 161,822).
11
Gregorio Magno, Libro 8, lettera 25 (PL 77,927-928) a Vittore di Palermo.
23
li.1
In esse vengono riconosciuti e sanciti numerosi diritti agli ebrei: sono vietate
uccisioni, conversioni forzate, violenze contro ebrei e loro proprietà, sinagoghe
e cimiteri. Particolarmente significativo è l’invito contenuto nella seconda lettera:
«Si deve agire affinché, provocati dalla ragione e dalla mansuetudine, [gli ebrei]
vogliano seguirci [noi cristiani], non fuggire, affinché, mostrando loro dai loro
scritti ciò che noi affermiamo, li possiamo con l’aiuto di Dio convertire».
Leone VII (936-939) rispondendo a Federico arcivescovo di Magonza che gli
chiedeva se era lecito il battesimo forzato degli ebrei, lo vietò accennando alla
possibilità di migrazione.2
Alessandro II (1061-1073) nel 1063 scrisse al visconte di Narbonne ringra-
ziandoli per avere evitato uno sterminio di ebrei. Nel 1065 scrisse al principe
Landolfo VI di Benevento3
ammonendolo affinché la conversione degli ebrei
non fosse ottenuta con la forza.
Callisto II (1119-24) promulgò la bolla Sicut Iudaeis (1123), dove riprende
parola per parola la lettera di Gregorio Magno. Nei secoli seguenti il documento
rappresentò una sorta di magna charta della tolleranza e dei diritti degli ebrei e
fu ripreso decine di volte da pontefici successivi: Alessandro III, Celestino III
(1191-1198), Innocenzo III (1199), Onorio III (1216), Gregorio IX (1235), Inno-
cenzo IV (1246), Alessandro IV (1255), Urbano IV (1262), Gregorio X (1272;
1274), Nicola III, Martino IV (1281), Onorio IV (1285-1287), Nicola IV (1288-92),
Clemente VI (1348), Urbano V (1365), Bonifacio IX (1389), Martino V (1422),
Nicola V (1447).
Innocenzo III (1198-1216) in vista della Quarta crociata (1202-1204) con la
costituzione Licet perfidia Iudaeorum (15 settembre 1199)4
fece appelli affinché
non si danneggiassero gli ebrei e le loro proprietà e non fossero forzati alla
conversione. In senso opposto, la sua bolla Etsi non displiceat (1205) indirizza-
ta al re di Francia conteneva diverse accuse agli ebrei: usura, blasfemia, arro-
ganza, uso di servi cristiani, omicidi, e il Quarto concilio lateranense (1215) da
lui presieduto impose diverse restrizioni agli ebrei.
Onorio III con la bolla In generali concilio (1218), indirizzata all’arcivescovo
di Toledo, chiedeva l’applicazione dei canoni del Concilio lateranense, in parti-
colare l’abbigliamento distintivo e il pagamento delle decime alle parrocchie.
Gregorio IX con la bolla Etsi Iudaeorum (1233) chiede ai cristiani di trattare
gli ebrei come loro vorrebbero essere trattati nelle terre di pagani. Con la bolla
1
Gregorio Magno, Libro 13, lettera 13 (PL 77,1267-68), a Pascasio di Napoli. La lettera è stata
inclusa nel Decretum Gratiani (p. I, dist. 45, c. 3), la più autorevole raccolta medievale di norme
canoniche. In epoca contemporanea è ripresa in DS 480.
2
Leone VII, Lettera 14 (PL 132,1084-85).
3
DS 698.
4
DS 772-73.
24
Si vera sunt (1239) ordinò l’esame dei testi del Talmud per verificare se conte-
nessero bestemmie contro il cristianesimo.
Il successore Innocenzo IV ordinò il rogo delle copie del Talmud a Parigi
(1244). Lo stesso papa con la bolla Lachrymabilem Iudaeorum (1247) rivolta al-
le autorità tedesche, accogliendo le richieste dei notabili ebrei chiese di far ces-
sare persecuzioni e uccisioni sulla base dell’accusa di presunti sacrifici rituali.
Clemente IV con la bolla Turbato corde (1267) rivolta agli inquisitori espres-
se preoccupazione circa le voci di ebrei che inducevano i cristiani alla conver-
sione.
Gregorio X con la bolla Sicut Iudaeis (7 ottobre 1272) difende gli ebrei
dall’accusa di sacrifici rituali.
Nicola III con la bolla Vineam soreth (1278), rivolta ai francescani di Lom-
bardia e Austria, incentiva lo sforzo evangelizzatore presso gli ebrei tramite la
formazione di predicatori.
Clemente VI con la bolla Quamvis perfidiam (6 luglio 1348) prendeva ener-
gicamente le difese degli ebrei, popolarmente accusati di essere responsabili
della peste nera, evidenziando come anche loro morivano per il contagio e che
si diffondeva anche nei territori dove non erano presenti.
L’antipapa avignonese Benedetto XIII (1394-1417) aveva promulgato la bol-
la Etsi doctoribus gentium (11 maggio 1415) che compendiava tutta la legisla-
zione antigiudaica precedente. Il Congresso ebraico di Forlì (18 maggio 1418)
inviò al legittimo papa Martino V (1417-1431) la richiesta di abrogare queste
norme, e il Papa promulgò due bolle nel 1418 e 1422 in difesa degli ebrei, invi-
tando anche i religiosi a moderare i toni nelle prediche.
Lo stesso Martino V con la bolla Sedes apostolica (3 giugno 1425)1
impone
agli ebrei di indossare un segno distintivo deciso dal vescovo locale. Inoltre im-
pone agli ebrei di non trafficare più i servi cristiani.
Callisto III con la bolla Si ad reprimendos (28 maggio 1456)2
emana una
lunga serie di direttive per separare, in Italia e negli altri territori cristiani, i cri-
stiani da ebrei e saraceni. Tra le altre cose, i non cristiani non possono coabita-
re e commerciare coi cristiani ed essere loro soci, amministratori, economi, me-
dici. È poi vietato a ebrei e saraceni avere servitori cristiani.
Sisto IV con la bolla Numquam dubitavimus (1482) rivolta a Ferdinando di
Aragona esortava gli inquisitori a contrastare pressioni da parte di ebrei verso
gli ebrei convertiti al cristianesimo per tornare alla precedente religione.
Alessandro VI (1492-1503, conosciuto come papa Borgia) permise agli ebrei
espulsi dalla Spagna di risiedere nello stato pontificio.
1
BR IV (1859), 718-9.
2
BR V (1860), 127-130.
25
Clemente VII (1523-34) si prodigò in difesa dei Marrani (ebrei convertiti) ibe-
rici dagli eccessi dell’Inquisizione.
Nel clima della Riforma, la preoccupazione della Chiesa che si diffondessero
idee eretiche portò non solo alla censura di libri di protestanti ma anche di ebrei.
Giulio III (1553) ordinò la distruzione delle copie del Talmud, e in particolare a
Roma si ebbe un rogo pubblico il 9 settembre 1553.
Particolarmente citata per la pesantezza delle misure proposte è la bolla di
Paolo IV Cum Nimis Absurdum (14 luglio 1555):1
ribadisce il divieto agli ebrei
esercitare professioni che li elevino come superiori ai cristiani, inclusa la servitù
domestica, limita l’esercizio commerciale, vieta la presenza di più sinagoghe
per città, ribadisce l’obbligo di indossare il cappello giallo, e soprattutto impone
la residenza nel ghetto.
Pio V con la bolla Hebraeorum Gens (26 febbraio 1569),2
sulla base di ac-
cuse di tipo teologico (ingratitudine a Dio e al Redentore, pratiche di magie e
sortilegi) e della ricorrente accusa di praticare l’usura impone la concentrazione
degli ebrei dello Stato pontificio nelle città di Roma e Ancona.
Gregorio XIII (1572-85) abolì questo obbligo lasciando facoltà di libera resi-
denza, ma impose (Vices eius nos, 1577; Sancta mater ecclesia, 1584) la par-
tecipazione a prediche settimanali che dovevano avere lo scopo di convertire gli
ebrei. Anche Sisto V (Christiana pietas, 1586) garantì libertà di residenza.
Clemente VIII con la bolla Caeca et obdurata (25 febbraio 1593) tornò a im-
porre la concentrazione a Roma e Ancona. La successiva bolla Quum Hebraeo-
rum malitia (28 febbraio 1593) ordinò il rogo delle copie del Talmud.
2.5. Nazismo e shoah
Sul rapporto tra Chiesa e nazismo e sulla reazione alle persecuzioni e ster-
minio degli ebrei, la letteratura è sterminata e in parte ideologicamente polariz-
zata. Come noto, una ricorrente critica rivolta a Papa Pio XI (Achille Ratti, 1929-
1939) e soprattutto Papa Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) è di non essersi
opposti con sufficiente energia allo sviluppo del nazismo e alla shoah. In parti-
colare secondo i detrattori Pio XII non avrebbe mai pubblicamente condannato
lo sterminio degli ebrei, e se lo avesse fatto, avrebbe potuto salvare vite inno-
centi. Vanno però fatte alcune considerazioni di ordine generale.
Innanzitutto vengono spesso dimenticate le due encicliche rivolte a contra-
stare l’ideologia fascista e nazista, rispettivamente la Non abbiamo bisogno (Pio
XI, 29 giugno 1931) e la Mit brennender Sorge (Con viva ansia, Pio XI, 14 mar-
zo 1937), quest’ultima letta in tutte le chiese cattoliche la domenica delle Palme.
1
BR VI (1860), 498-500.
2
BR VII (1862), 740-742.
26
Inoltre le critiche di connivenza al regime nazista non furono contemporanee
ai papi. Al contrario, durante e finita la guerra si levarono voci di apprezzamento
verso il silenzioso operato di Pio XII per la salvezza degli ebrei. Come caso pa-
radigmatico, si può citare il rabbino capo di Roma Israel Zoller che nel settem-
bre 1945, da poco finita la guerra, si convertì al cattolicesimo assumendo come
nome di battesimo Eugenio Pio, come segno di ammirazione al pontefice. Le
critiche iniziarono a circolare dopo la morte di Pio XII, divulgate anche a livello
popolare dallo spettacolo teatrale Il Vicario del drammaturgo tedesco Rolf Ho-
chhuth (1963), adattato dal film Amen (2002).
Si nota poi soprattutto una notevole mancanza in larga parte della storiogra-
fia e della divulgativa di stampo anticattolico, cioè la mancata citazione della let-
tera dei vescovi olandesi Wij beleven een tijd van grooten nood (Viviamo in un
tempo di grande sofferenza, 20 luglio 1942, letta in tutte le chiese cattoliche
domenica 26 luglio).1
Nella lettera vengono apertamente difesi gli ebrei, che già
pativano segregazioni nel territorio occupato dai nazisti e per i quali era stata
annunciata la deportazione verso Est. La lettera non sortì alcun effetto benefico:
continuarono le segregazioni e le deportazioni avvennero comunque, e in più
furono deportati anche gli ebrei che si erano convertiti al cristianesimo. Tra
questi anche Edith Stein (Teresa Benedetta della Croce), morta ad Auschwitz il
9 agosto 1942, dal 1998 venerata come santa e compatrona d’Europa.
2.6. Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II (1962-65) ha rappresentato una tappa fondamentale
nella storia della Chiesa, stabilendo diverse aperture che, nelle intenzioni dei
padri conciliari, hanno facilitato il confronto e il dialogo con diverse realtà della
società contemporanea. Riprendendo un’espressione molto cara e sentita da
Papa Francesco, il Concilio ha permesso di gettare molti ponti tra la Chiesa e le
realtà che la circondano. Per quanto riguarda il rapporto con gli ebrei ci sono
stati due passaggi molto significativi.
Il primo riguarda la Preghiera universale contenuta nella liturgia del Venerdì
Santo. Come arcinoto, in essa per secoli si è pregato «per i perfidi ebrei» (pro
perfidis Judeis) affinché Dio non li allontanasse dalla sua misericordia. L’infelice
espressione risale all’alto medioevo, poi standardizzata dal tridentino Messale
Romano del 1570. Venne modificata e l’espressione rimossa solo col nuovo
Messale del 1962. Va segnalato che alcuni apologeti hanno cercato di sminuire
il tenore della frase attribuendo al termine latino perfidia un significato neutro
1
Non sembrano esistere traduzioni ufficiali della lettera in italiano o altre lingue. Nella voce «Vi-
viamo in un tempo di grande sofferenza» dell’enciclopedia cattolica online Cathopedia, da me
redatta nel 2012, ho inserito il testo originale olandese e una mia proposta di traduzione italia-
na.
27
(giungere prima alla fede) o positivo (avere molta fede, rimanere saldi nella fe-
de). In realtà il termine, per come viene usato in diversi concili e alcuni pronun-
ciamenti pontifici, non lascia dubbi sul significato negativo (slealtà, malafede) di
chi lo usava e per chi lo recepiva.
Il secondo passaggio riguarda Nostra Aetate (28 ottobre 1965). La dichiara-
zione conciliare sulle religioni non cristiane cerca di evidenziare i punti in comu-
ne tra le varie religioni e il cristianesimo, come possibili punti di confronto.
Quanto all’ebraismo (n. 4) sottolinea la comune radice abramitica, raccomanda
«la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici
e teologici e con un fraterno dialogo», e circa l’accusa in passato ricorrente di
avere ucciso Cristo ribadisce l’ovvio: «Quanto è stato commesso durante la sua
passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora vi-
venti, né agli ebrei del nostro tempi».
28
CONCLUSIONE
In estrema sintesi, i pronunciamenti di padri, concili e papi possono essere
raggruppati, a seconda di temi e grado di antisemitismo, in tre grandi gruppi.
- Libertà e parità. Gli ebrei non devono essere uccisi, scacciati, perseguitati,
hanno diritto a possedere beni mobili e immobili, godono di libertà religiosa per-
sonale e nell’educazione dei figli, non possono essere forzati al battesimo. A
partire da Papa Gregorio Magno, in particolare dalla breve lettera Sicut Iudaeis
ripresa da una ventina di pronunciamenti papali successivi, questo è stato il
mainstream dell’insegnamento cattolico, sancito anche dall’inclusione nel De-
cretum Gratiani, cioè la raccolta normativa per il diritto canonico. I numerosi e
ricorrenti divieti all’esercizio dell’usura e gli obblighi a pagare le decime alla
Chiesa, se a prima vista potrebbero essere intesi come di stampo antisemita,
non facevano altro che uniformare la vita economica degli ebrei a quella dei cri-
stiani. Anche i ricorrenti divieti di mostrarsi in pubblico nel triduo pasquale po-
trebbero essere interpretati come antisemiti, ma a ben vedere avevano il con-
creto effetto di metterli al riparo da possibili violenze da parte di «cristiani» che,
magari spinti da predicazioni infuocate di predicatori, intendevano a modo loro
vendicare la morte di Gesù sulla pelle di persone innocenti e indifese.
- Distinzione e non superiorità ai cristiani. Sono numerosi i pronunciamenti
che limitano in diversi modi la vita sociale degli ebrei. È vietato loro il possesso
di schiavi e domestici cristiani, l’esercizio di funzioni pubbliche (giudici, esattori,
amministratori, dottori) che li pongano in posizione di superiorità sui cristiani, il
ruolo di accusa e testimonianza contro i cristiani. Sono anche vietati o limitati i
normali rapporti orizzontali tra i due gruppi: matrimonio misto, coabitazione,
commercio, dialogo su questioni religiose. Dal basso medioevo compaiono an-
che gli obblighi a portare abbigliamenti distintivi (il tradizionale cappello a punta
e/o la rota sul petto) e a vivere in zone circoscritte delle città, poi chiamati ghetti.
In questi due casi va precisato che l’abbigliamento distintivo e la residenza ag-
gregata e localizzata sono e sono state la prassi per qualunque gruppo sociale
in qualunque epoca e luogo, ma chiaramente è diverso il discorso se sono frutto
di libera scelta o di imposizione forzata. Le motivazioni espresse per questi
provvedimenti, quando presenti, rimandano a motivi di ordine pastorale, sareb-
bero cioè provvedimenti finalizzati a impedire la conversione di cristiani
all’ebraismo.
- Disprezzo e repressione. I provvedimenti propriamente repressivi e contrari
alla libertà degli ebrei sono stati sporadici e occasionali. Anche se nessun pro-
nunciamento incita direttamente alla violenza o all’uccisione di ebrei, compren-
sibilmente, data la loro illiceità morale e contrarietà ai valori evangelici e cristia-
ni, sono quelli che sono più spesso richiamati dalla letteratura storiografica e di-
29
vulgativa. In molti passi e pronunciamenti antichi erano presenti aggettivi o ter-
mini riferiti agli ebrei che non hanno nulla di cristiano: perfidia abominevole o
nefanda o esecranda, vomito, superstizione, infedeltà, nemici di Cristo, deicidi.
L’espressione «perfidi Giudei», contestualizzata nel ricordo della morte di Gesù
il venerdì santo, è purtroppo riecheggiata per secoli nelle chiese cattoliche. Nel
regno visigoto è stato decretato l’allontanamento dei figli di ebrei dai genitori per
convertirli al cristianesimo, e sporadici episodi si sono verificati anche nell’età
contemporanea. In alcuni casi è stato vietato l’uso e il possesso del Talmud e il
rogo dei libri, motivati da alcuni passi del testo riferiti a Gesù giudicati irriverenti
e contrari alla dottrina cristiana. Le espulsioni collettive da interi stati del periodo
medievale furono decise dalle autorità politiche, ma è verosimile che le chiese
locali si trovassero in accordo coi regnanti, come esplicito nel caso inglese. Si-
gnificativa è l’eccezione dello Stato Pontificio, uno dei pochi stati che non ha or-
dinato espulsioni collettive ma anzi nelle varie occasioni ha accolto gli espulsi
degli altri stati. Le bolle di Pio V (Hebraeorum Gens, 1569) e Clemente VIII
(Caeca et obdurata, 1593) che limitano forzatamente la residenza degli ebrei
nelle sole città di Roma e Ancona non hanno alcun fondamento dottrinale e
magisteriale e devono essere ricondotte alla volontà personale dei due singoli
papi re: citarle, come talvolta viene impropriamente fatto, per sostenere l’ipotesi
di un cattolicesimo sostanzialmente antisemita, è come citare il caso di un prete
che infrange la promessa celibataria per sostenere che la Chiesa non riconosce
il celibato come un valore.
Concludendo. Nei secoli gli ebrei sono stati spesso vittime di antisemitismo.
Dato che questo è attestato già nel mondo romano-ellenistico, il cristianesimo
non può essere in toto accusato di esserne la causa. È vero che la morte di
Gesù è riconducibile ai notabili ebraici del suo tempo, ma estendere
l’automaledizione di Mt 27,25 a tutti gli ebrei successivi è una generalizzazione
impropria di stampo letteralista e fondamentalista. Similmente è vero che
l’usura, spesso praticata da alcuni ebrei dato che era esplicitamente vietata ai
cristiani, è stata all’origine di rovine economiche per molti cristiani, ma attribuire
questa colpa a tutti gli ebrei in maniera collettiva e indiscriminata è un nonsenso
sociale.
Dal punto di vista della dottrina pastorale e sociale cattolica, i più chiari e lu-
cidi esempi di conformità ai valori evangelici si trovano nel più importante padre
della cristianità occidentale, sant’Agostino, che invitava a rapportarsi agli ebrei
con amore e misericordia e a testimoniare il cristianesimo esultando e non in-
sultando, e in papa san Gregorio Magno, che ha impostato una linea di convi-
venza interamente improntata alla libertà religiosa e al rispetto reciproco.
30
BIBLIOGRAFIA
* Adler, C.; Jacobs, J. (1906), voce «Badge», in JewishEncyclopedia, online.
* Berenbaum, M., voce «Anti-semitism», in Encyclopaedia Britannica, online.
* Deutsch, G. (1906), voce «Anti-semitism», in JewishEncyclopedia, online.
* Deutsch, G.; Jacobs, J. (1906), voce «Popes, the», in JewishEncyclopedia,
online.
* Gigot, F. (1910). «Judaism. Judaism and Church legislation», in The Catholic
Encyclopedia. Vol. 8. New York: Robert Appleton Company.
* Gottheil, R.; Strack, H. L.; Jacobs, J. (1906), voce «Blood accusation», in
JewishEncyclopedia, online.
* Nicholls, W. (1995). Christian Antisemitism: A History of Hate, Jason Aronson.
* S.N. (2007), voce «Antigiudaismo», in Enciclopedia del Medioevo, Milano,
Garzanti.
* S.N. (2007), voce «Antisemitismo», in Enciclopedia del Medioevo, Milano,
Garzanti.
* S.N. (2007), voce «Ebrei», in Enciclopedia del Medioevo, Milano, Garzanti.
* Thurston, H.. (1912), voce «History of Toleration», in The Catholic
Encyclopedia. Vol. 14. New York: Robert Appleton Company.
* www.jewishvirtuallibrary.org, a cura della American-Israeli Cooperative Enter-
prise (AICE).
Sigle
BR: Bullarium Romanum, raccolta non ufficiale delle bolle pontificie fino al 1730
in 24 volumi, curata Tomassetti ed edita a Torino (1857-1872), disponibile
su
icar.beniculturali.it.
DS: Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et
morum, iniziata da Denzinger nel 1854, poi proseguita da Schönmetzer,
EDB, Bologna 1995.
Mansi: Sacrorum Conciliorum Nova Amplissima Collectio, a cura di G.D. MANSI,
ampliata fino a 53 volumi, disponibili su fscire.it
PG: Patrologia Greca, a cura di J.P. MIGNE, 166 voll. (1856-1866).
PL: Patrologia Latina, a cura di J.P. MIGNE, 217 voll. (1844-1855).
S.N.: senza nome

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Chiesa e ebrei

  • 1. 1 Alma Mater Studiorum - Università di Bologna SCUOLA di SCIENZE POLITICHE Sede di Forlì Corso di Laurea in Sociologia (Classe L-40) ELABORATO FINALE in Storia Del Pensiero Sociologico La Chiesa e gli ebrei CANDIDATO RELATRICE Roberto Reggi Ch.ma Maura de Bernart Anno Accademico 2017/2018
  • 2. 2 Indice Premessa ............................................................................................................................ 3 1. Cenni storici..................................................................................................................... 4 1.1. Antigiudaismo precristiano........................................................................................ 4 1.2. Età imperiale............................................................................................................. 5 1.3. Medio evo ................................................................................................................. 5 1.4. Età moderna ............................................................................................................. 7 1.5. Età contemporanea .................................................................................................. 8 2. Documenti ecclesiastici ................................................................................................. 10 2.1. Nuovo Testamento ................................................................................................. 10 2.2. Padri della Chiesa................................................................................................... 11 2.3. Concili..................................................................................................................... 14 2.4. Papi......................................................................................................................... 22 2.5. Nazismo e shoah .................................................................................................... 25 2.6. Concilio Vaticano II ................................................................................................. 26 Conclusione....................................................................................................................... 28 Bibliografia......................................................................................................................... 30
  • 3. 3 PREMESSA Nella mia precedente tesi di laurea in Antropologia (La Chiesa e gli schiavi, EDB 2016), citando e contestualizzando i molti passi di padri, concili e papi de- dicati al tema della schiavitù, avevo cercato di evidenziare ciò che da tempo è palesemente e ampiamente riconosciuto (eccetto che da una certa storiografia ideologizzata), cioè che «l’annuncio della fratellanza tra tutti gli uomini, portato dai primi discepoli di Gesù e dai loro successori, ha scalzato a poco a poco le basi su cui si giustificava la schiavitù, fino a farla percepire come un istituto ini- quo e a provocarne l’estinzione» (Papa Francesco, 29 settembre 2018). Nel dettaglio, fonti alla mano è evidente che nei secoli l’insegnamento della Chiesa cattolica è sempre stato radicalmente antischiavista. Le singole ecce- zioni teoriche e la diffusa prassi concreta, con le connesse implicazioni di soffe- renza e ingiustizia, vanno ricollegate a contingenze storiche, oppure motivazioni non riconducibili al cristianesimo, oppure (questo è valso per parte del mondo fondamentalista protestante) a un’interpretazione letteralista di alcuni passi bi- blici, in particolare Gen 9,27. L’intenzione della presente tesi di laurea è cercare di applicare lo stesso script concettuale al rapporto tra insegnamento cattolico e un’altra categoria di persone che ha fatto parte della storia dell’occidente cristiano, cioè gli ebrei. Una premessa motivazionale che non dovrebbe essere necessaria. La scel- ta di questo tema è dovuta in gran parte all’interesse personale che provo per la lingua, la cultura e la religione ebraica, e per la spontanea riprovazione che chiunque prova verso antisemitismo e razzismo, fenomeni inconciliabili col cri- stianesimo in particolare e con la comune coscienza civica in generale. Negli ultimi tempi in vari ambiti (dibattito politico, informazione mediatica, e in particolare social) sono stati spesso fatti accostamenti tra il razzismo (in par- ticolare le leggi razziali del 1938) e le concrete scelte politiche in materia di si- curezza e immigrazione degli ultimi due ministri dell’interno. L’accostamento mi sembra improprio e anacronistico, e ad ogni modo la scelta di questo argomen- to non è in alcun modo riconducibile a motivi di attualità politica.
  • 4. 4 1. CENNI STORICI 1.1. Antigiudaismo precristiano Nei testi biblici sono ricordati alcuni episodi di persecuzione antigiudaica. Il primo è l’imposizione dei lavori forzati agli ebrei in Egitto al tempo di Mosè, at- torno al 1200 a.C., descritto dal libro dell’Esodo, che riporta anche l’ordine del faraone di uccidere tutti i neonati maschi. La liberazione dalla schiavitù è ricor- data nella festa di Pesah, la Pasqua ebraica. Il secondo episodio riguarda le persecuzioni descritte dal biblico libro di E- ster, ambientato nella Persia del V secolo a.C. ma di difficile valore storico. A questo è collegata la festa dei Purim, le sorti. Il terzo episodio riguarda la persecuzione degli ebrei in Palestina a partire dal 170 a.C. da parte dei Seleucidi, sovrani siriani ellenisti, che causarono la ri- volta dei Maccabei nel 167-152 a.C. (cf. 1-2 Mac). La consacrazione (Hanukka) del tempio di Gerusalemme al termine della rivolta è ricordata nell’omonima fe- sta ebraica. I primi veri e propri pogrom («distruzione» in russo) contro ebrei sono stati compiuti da egiziani ellenisti ad Alessandria, nel 38 d.C. (in risposta a una rivol- ta di ebrei, con migliaia di morti)1 e nel 68 d.C. (con 50.000 morti secondo Giu- seppe Flavio).2 Giuseppe Flavio precisa che «in Alessandria dal tempo di Ales- sandro Magno si erano sempre verificati disordini fra gli abitanti di origine greca e quelli di origine giudaica». In questo contesto si colloca l’accusa di Apione di Alessandria (m. 45) secondo il quale gli ebrei sacrificavano ogni anno un gre- co.3 A Roma nel 19 d.C. Tiberio decretò l’espulsione dall’Urbe di molti stranieri e degli ebrei, e almeno 4.000 ebrei lasciarono la città verso la Sardegna.4 Attorno al 50 d.C. Claudio ordinò nuovamente l’espulsione degli ebrei da Roma, che colpì anche giudeo-cristiani.5 Nella Palestina dei primi anni dell’era cristiana, allora abitata prevalentemen- te da ebrei, si verificarono diverse rivolte contro il dominio romano, le quali ci sono note prevalentemente dagli scritti di Giuseppe Flavio. Vi fu una rivolta nel 6 d.C. in occasione di un censimento indetto dai romani, guidata da tale Giuda il Galileo e prontamente repressa. Da essa ebbe origine il movimento politico- religioso indipendentista degli Zeloti. 1 Filone di Alessandria, Flacco, 6-9. 2 Giuseppe Flavio, Guerre giudaiche 2,18,7-8. 3 Giuseppe Flavio, Contro Apione 8,95. 4 Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche 18,3,5; Svetonio, Vite dei Cesari, Tiberio 36. 5 At 18,2; Svetonio, Vite dei Cesari, Claudio 25.
  • 5. 5 La c.d. Prima guerra giudaica scoppiò nel 66, vide la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 e la definitiva sconfitta nel 74 con la caduta di Masada. La seconda guerra giudaica ebbe luogo nella diaspora (Cirene, Alessandria d’Egitto, Cipro, Mesopotamia) tra il 115-117. La Terza guerra giudaica, guidata da Simone Bar Kokheba, ebbe luogo in Palestina tra il 132-135. Una volta se- data l’imperatore Adriano vietò l’ingresso degli ebrei a Gerusalemme, rinominò la città Elia Capitolina, fondò sul monte del tempio un sacrario dedicato a Giove. 1.2. Età imperiale La sconfitta al termine delle guerre giudaiche nel 135 coincise col divieto di soggiorno degli ebrei nei territori palestinesi, e per i secoli seguenti la storia de- gli ebrei della diaspora (dispersione) coincise con la storia delle società occi- dentali, nelle quali si trovavano a vivere. Con la cristianizzazione dell’impero nel IV secolo furono emanate diverse normative statali volte a controllare e limitare la vita degli ebrei.1 Sebbene di- verse volte è stata ribadita la liceità della religione ebraica e punita la distruzio- ne delle sinagoghe «in nome del cristianesimo», venne vietato loro il possesso di schiavi cristiani, furono vietate le conversioni da cristianesimo ad ebraismo, furono normate e limitate le funzioni religiose ebraiche. Vi furono poi provvedi- menti che precludevano agli ebrei cariche civili, politiche e militari che li avreb- bero visti in posizione di superiorità rispetto ai cristiani. Sebbene nessuna norma civile o religiosa colpisse direttamente gli ebrei e le sinagoghe, il relativamente diffuso sentimento antisemita popolare sfociò in di- versi tumulti che portarono anche alla distruzione di sinagoghe. 1.3. Medio evo Nei secoli medievali e dell’età moderna le autorità civili ed ecclesiastiche non giustificarono mai violenze contro gli ebrei né vietarono la religione ebraica, proibendo anzi conversioni forzate di massa. Tuttavia ribadirono e accentuaro- no provvedimenti limitativi e restrittivi nei loro confronti. A partire dal II millennio il sentimento antisemita popolare iniziò a nutrirsi di diffuse e infondate leggende contro gli ebrei, secondo le quali in culti segreti profanavano le ostie, stringevano patti col diavolo, usavano sangue umano, immolavano bambini. La diffusa leggenda di uccisioni sacrificali di bambini in occasione della Pa- squa, della quale non c’è traccia nel I millennio, compare per la prima volta nel 1144 col caso del dodicenne Guglielmo di Norwich. Quindi seguirono altri casi di bambini ritrovati morti per i quali furono accusati gli ebrei, in particolare Ugo 1 Codex Theodosianus, 16,8 e 16,9, che raccolgono decreti imperiali promulgati tra il 315 e il 429. Cf. anche Codex Justinianus, 1,9.
  • 6. 6 di Lincoln, 8 anni, morto nel 1255 e soprattutto san Simonino di Trento, un bambino di 3 anni che venne trovato morto nel 1475. La piccola comunità e- braica trentina fu accusata, senza prove, di averlo ucciso per un rito di sangue. Il bambino fu immediatamente oggetto di un culto spontaneo, vasto e popolare, tanto che ne fu ammesso il culto liturgico ufficiale nel 1588. Solo nel 1965 il suo nome venne rimosso dal Martirologio romano. Fondata e consistente era invece l’accusa di esercitare l’usura. La Chiesa aveva più volte condannato il fenomeno come immorale e vietato ai cristiani di praticare il prestito a interesse, con scarsi risultati (p.es. Concilio di Arles, 314; Nicea, 325; Leone Magno, V sec.; Concilio di Reims, 1049; Terzo concilio Late- ranense, 1179).1 Da questo divieto erano però esentati i non cristiani, in primis gli ebrei, che si consideravano e furono considerati liberi di esercitare l’usura, che spesso aveva come conseguenza la completa rovina economica delle per- sone. Durante le crociate i «pellegrini» verso la terra santa compirono numerose stragi indiscriminate degli ebrei incontrati lungo il percorso. In particolare la pri- ma crociata del 1096 vide il massacro di ebrei, stimati in 5-12.000, in numerose località presso il Reno e il Danubio. In difesa degli ebrei papa Callisto II promul- gò la bolla Sicut Iudaeis (1120), poi ripresa e avallata da numerosi altri pontefici successivi. Nel 1298 in varie località della Franconia ebbe luogo il massacro Rintfleisch («macellaio» in tedesco, originato dalla accusa di un macellaio agli ebrei di aver profanato ostie), nel quale morì un numero di ebrei variamente stimato tra 4.000-20.000. Durante l’apice della peste nera, tra il 1348-51, gli ebrei furono pressoché ovunque additati come causa, untori, avvelenatori di pozzi, in maniera assolu- tamente superstiziosa e infondata. Si verificarono numerose violenze e processi ed espulsioni arbitrarie. L’apice più cruento si ebbe a Strasburgo nel febbraio 1349, dove gli ebrei che non accettarono la conversione furono arsi al rogo (stimati in 900-2.000) o espulsi. Altri massacri collettivi si ebbero a Basilea nel gennaio 1349 (circa 600 morti) e Erfurt nel marzo 1349 (tra 100-3.000 morti). In particolare diversi stati decisero indiscriminate espulsioni di massa: Inghil- terra 1290 (circa 2.000, che causò l’assenza di ebrei dall’isola per i secoli suc- cessivi); Francia 1394 (circa 100.000); Austria 1491; Spagna 1492. Significative eccezioni si verificarono per il regno di Polonia, che non espulse gli ebrei ma anzi accolse molti degli espulsi degli altri stati, dando origine alla fiorente comu- nità askenazita, con quartieri, tribunali, scuole autonome, poi distrutta dalla shoah nazista. Anche lo stato della Chiesa non decretò espulsioni di massa, e 1 Medioevo, voce «Usura».
  • 7. 7 similmente gli stati italiani che erano a più stretto contatto col papato, e furono destinazione degli espulsi dalle altre nazioni. L’espulsione spagnola del 1492 fu particolarmente significativa e drammati- ca per diversi motivi:1 fu quella col maggior numero di persone espulse (tra 80- 100.000 dalla Castiglia su circa 4 milioni di abitanti, tra 10-12.000 dall’Aragona su circa 850 mila abitanti); decretò la fine della secolare e fiorente società e cul- tura sefardita; privò la società iberica di larga parte del qualificato ceto medio- alto (medici, artigiani, banchieri, consiglieri). Nel caso della società spagnola va anche segnalata la situazione dei marrani, cioè gli ebrei convertiti al cristiane- simo nei vari secoli: erano continuamente guardati con sospetto come cripto- giudei in particolare da parte dell’Inquisizione, la quale invece non aveva autori- tà e potere di indagine sugli ebrei veri e propri. 1.4. Età moderna La prassi sociologica passata e presente vede la concentrazione abitativa spontanea volontaria di gruppi etnici in determinate zone urbane, e lo stesso avvenne nei secoli per gli ebrei nelle varie città. Nell’età moderna varie città re- sero questa prassi coercitiva e imposero l’istituzione di porzioni urbane (ghetti) che confinavano la residenza e il movimento degli ebrei. Il primo ghetto formalmente istituito fu quello di Venezia (1516), che prese il nome da una fonderia (getto, cioè colata), e fu quindi applicato alle altre città dove venne istituito. All’inizio dell’epoca moderna si colloca la Riforma protestante il cui padre fondatore, Lutero, dedicò agli ebrei testo Degli ebrei e delle loro menzogne (1543), contenente numerose, pesanti e infondate accuse.2 1 Bossong, I sefarditi, Il Mulino, Bologna 2010, tr. it. di Die Sepharden, Beck, München 2008, pp. 51-56. 2 Commentando l’episodio evangelico di Malco (nome che deriva da «re» in ebraico), al quale Pietro mozza un orecchio nel tentativo di difendere Gesù dall’arresto, Lutero vi vede un’allegoria del popolo ebraico al quale è stato negato il regno terreno per la sua incapacità di ascoltare la parola di salvezza: «Al regno è stato reciso l’orecchio». Ancora, commentando la (a suo dire) scarsa considerazione che gli ebrei avevano di Gesù e Maria, che li portava al rifiuto della rivelazione cristiana, Lutero parla di «menzogne», «bugie tanto empie e velenose», che mostrerebbero come essi siano colpiti da «follia, cecità e confusione mentale». E diversamente dagli scritti precedenti, ribadisce l’accusa che gli ebrei si fossero macchiati della colpa degli o- micidi di bambini cristiani. In conclusione, anche se «non li si deve uccidere», il Lutero antisemi- ta invita i governanti a perseguitare e scacciare gli ebrei. «Si brucino le loro sinagoghe», «li si costringa a lavorare, ci si comporti con loro senza alcuna misericordia, come fece Mosè nel de- serto quando ne uccise tremila, perché non si corrompesse l’intero popolo». Si dovevano toglie- re agli ebrei «tutti i loro libri, i libri di preghiere, i testi talmudici, e anche l’intera Bibbia», senza lasciare loro «neanche una pagina». Si dovevano demolire le abitazioni, e i precedenti inquilini potevano essere sistemati «sotto una tettoia o una stalla». Si dovevano vietare i culti ebraici «sotto pena di morte». A loro non sarebbe stato più concesso di esercitare attività e funzioni «in qualità di signori, funzionari civili e mercanti». Si doveva togliere «tutto ciò che possiedono in contante e in gioielli d’argento e d’oro», cioè «ciò che ci hanno estorto con l’usura». «Perciò, in ogni caso, che vadano via!», nei territori di «i Turchi e altri pagani», dove a suo dire «queste serpi velenose e piccoli diavoli», «figli del diavolo», non avrebbero potuto nuocere al popolo cri-
  • 8. 8 L’Illuminismo del ‘700, caratterizzato dall’universalismo professato sulla ba- se della comune ragione e dalla centralità della scienza a discapito della reli- gione, viene indicato come causa dello scemare dell’antisemitismo occidentale. Dal punto di vista cronologico questo è evidente, ma bisogna considerare an- che che Voltaire, uno dei principali pensatori illuministi, ha espresso numerose affermazioni di stampo antisemita, e che proprio su presunte basi scientifiche ha preso vita l’antisemitismo scientifico. 1.5. Età contemporanea A partire dalla rivoluzione francese e dall’espansione dell’Europa napoleoni- ca, nell’800 gli stati emanciparono i loro cittadini ebrei abrogando le limitazioni precedenti, in primis le limitazioni professionali, l’obbligo di residenza nei ghetti e le limitazioni di movimento ed espatrio. In contemporanea, a partire da metà ‘800 si venne strutturando il c.d. anti- semitismo scientifico (distinto ma correlato a quello popolare e teologico), che pretendeva di basare la discriminazione degli ebrei su basi scientifiche ed an- tropologiche. Notevoli sono alcuni «scienziati» come il francese de Gobineau (Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane, 1853-55) e l’anglo-tedesco Chamberlain (I fondamenti del diciannovesimo secolo, 1899). È in questo clima che iniziò a diffondersi il termine antisemitismo, coniato da Wilhelm Marr nel 1879, e si consolidò il concetto pseudo antropologico di razza ariana. In questo clima si contestualizza il celeberrimo caso Dreyfus (1895) e il falso Protocolli dei Savi di Sion (1903). Il «capolavoro» di Hitler, il Mein Kampf (1925), raccolse il peggio di tutta questa libellatica pseudoscientifica e razzista. In Russia, in controtendenza rispetto alle liberalizzazioni dell’Europa occi- dentale veniva crescendo l’antisemitismo popolare che portava a limitazioni re- sidenziali e giuridiche (cf. in particolare le Leggi di maggio, 1882) e sanguinosi pogrom spontanei. Tra fine ‘800 e inizio ‘900 circa 3 milioni di ebrei emigrarono negli Stati Uniti dall’Europa, soprattutto dalla Russia. Durante la guerra civile russa (1917-22) la zarista Armata bianca, che identi- ficava impropriamente il marxismo col giudaismo, massacrò in Russia e Ucraina 100-150.000 ebrei. Gli ebrei furono poi variamente e infondatamente accusati di essere la causa, occulta e indiretta, della sconfitta tedesca nella Prima guerra mondiale e della crisi economica mondiale del 1929. Nel periodo tra le due guerre il sentimento antisemita crebbe in tutta Europa, dolorosamente sancito da provvedimenti legislativi discriminatori, tra i quali so- prattutto le naziste Leggi di Norimberga (1935) e le fasciste Leggi razziali (1938). stiano (cf. la mia recensione online pubblicata sul sito uccr.it del libro dello storico luterano te- desco Thomas Kaufmann Gli Ebrei di Lutero, Claudiana 2016).
  • 9. 9 Durante la Seconda guerra mondiale, la sintesi di questo antisemitismo po- polare e pseudoscientifico contribuì alla realizzazione dello sterminio degli ebrei che si trovavano nei territori controllati dalle truppe naziste, formalmente sancita dalla Conferenza di Wannsee (20 gennaio 1942). Il risultato freddamente e luci- damente raggiunto di circa 6 milioni di morti rappresenta forse il livello etica- mente più basso raggiunto dall’umanità nella sua storia.
  • 10. 10 2. DOCUMENTI ECCLESIASTICI Per sua natura l’insegnamento ecclesiastico cattolico, basato sulle tre fonti di Scrittura (cioè la Bibbia), Tradizione (cioè gli scritti dei Padri della Chiesa) e Magistero (cioè concili e pronunciamenti papali), non è normativo verso i non battezzati, inclusi gli ebrei. Nei secoli vi sono stati vari pronunciamenti che nor- mavano i rapporti tra cristiani ed ebrei soprattutto con queste finalità: limitare il più possibile i rapporti reciproci, nel tentativo di impedire presunte corruzioni della fede cristiana; vietare manifestazioni religiose pubbliche di ebrei; condan- nare atti di violenza contro ebrei; condannare battesimi forzati; impedire che i cristiani avessero in qualche modo superiori ebrei (come padroni o ufficiali pub- blici). Quest’ultimo punto in particolare rimase disatteso dato che spesso gli ebrei svolgevano meritoriamente funzioni di medici e banchieri, anche per ecclesia- stici e papi. 2.1. Nuovo Testamento Nella predicazione di Gesù e nei testi del Nuovo Testamento non c’è alcun passo che sancisca una qualche discriminazione generalizzata verso gli ebrei su base etnica o religiosa. Non serve rimarcare che tutti i cristiani della prima ora, come gli apostoli, gli evangelisti, la sacra famiglia e lo stesso Gesù, erano ebrei. Aldilà dello spirito di fratellanza, uguaglianza e amore che permea ogni pa- gina del NT, il più esplicito invito a una generalizzata considerazione ugualitaria tra ebrei e non ebrei, su base ontologica e teologica e cristologica, si trova in numerosi passi di san Paolo: «Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né li- bero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28); «Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, bar- baro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti» (Col 3,11); «Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito» (1Cor 12,13); «Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti» (Rm 10,12). In san Paolo (cf. in particolare Rm 11,25-26) si trova anche un’interpretazione ambivalente dell’ebraismo: da un lato, addolorato prende atto del rifiuto di conversione di molti ebrei e accetta la loro scelta; d’altro lato, predi- ce la conversione futura al cristianesimo. Sulla base di questa visione, nei seco- li seguenti gli ebrei furono accettati quasi con riserva dai cristiani, nella convin- zione o speranza che prima o poi si sarebbero convertiti.
  • 11. 11 Nei vangeli ci sono numerose invettive di Gesù contro alcuni connazionali ebrei, i farisei e i sacerdoti, definiti «ipocriti» (Mt 15,7 et al.), «ciechi e guide di ciechi» (Mt 15,14), «sepolcri imbiancati» (Mt 23,27), «serpenti e razza di vipe- re» (Mt 23,33). I vari contesti mostrano chiaramente come gli epiteti non fossero generalizzati e riconducibili a motivi etnici o razziali, ma ricollegabili a motivi di mancata coerenza morale e religiosa delle guide spirituali e religiose dell’epoca. Va segnalata però la significativa eccezione di Mt 27,25, che non ha paralleli negli altri Vangeli. Durante il processo di Gesù, di fronte al popolo e alle autorità ebraiche Pilato si dichiara convinto dell’innocenza di Gesù. Per le loro insistenti richieste, dopo aver compiuto il gesto poi diventato proverbiale di lavarsi le ma- ni, acconsente alla sua morte, e secondo Matteo il popolo rispose: «Il suo san- gue ricada su di noi e sui nostri figli».1 Una particolare osservazione può essere fatta per l’uso del termine «Giu- dei» nel Vangelo di Giovanni. Ricorre molto spesso e in molti casi con un’accezione negativa, indicando gli interlocutori e antagonisti di Gesù che ripe- tutamente lo interrogano, accusano, disprezzano. Questo uso del termine, an- tesignano del c.d. antigiudaismo teologico, ha purtroppo dato origine a una filie- ra di scrittori ecclesiali successivi, in primis alcuni padri della Chiesa, che lo hanno ripreso con connotazione prettamente negativa. Quello che è mancato da parte di questi scrittori è stata l’adeguata contestualizzazione del termine «Giudei» nella impalcatura narrativa di Gv, spesso e volentieri segnata da cate- gorizzazioni dicotomiche: logos e mondo, luce e tenebre, vita e morte, quelli che l’hanno accolto e quelli che non l’anno accolto. 2.2. Padri della Chiesa Per tutto il I secolo i cristiani, in larga parte provenienti dal giudaismo (giu- deo-cristiani), non si avvertirono estranei alla religione di origine. La preoccupa- zione di mantenere l’unità della Chiesa, che vedeva la sempre maggiore parte- cipazione di pagani convertiti (ellenisti), portò all’indizione del Concilio di Geru- salemme (c.a 50) dove ai cristiani di origine pagana venivano vietate prassi già vietate per giudei e giudeo-cristiani: «Astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime» (At 15,29). 1 A livello aneddotico, per sottolineare l’insensatezza e l’ingiustizia della secolare accusa rivolta agli ebrei di avere ucciso Gesù. Ricordo che qualche anno fa in una trasmissione su Radio Ma- ria sulla Pasqua precisai che i Vangeli non dicono chi ha effettivamente crocifisso Gesù. È ve- rosimile pensare a soldati romani, e sebbene non sia chiaro quale legione fosse presente a Ge- rusalemme nel 30 d.C. è ipotizzabile la X legione Fretense, che reclutava i soldati presso Reg- gio Calabria. Dissi quindi che non era propriamente corretto dire che gli ebrei hanno ucciso Ge- sù, al massimo lo si potrebbe dire, forse, dei calabresi. Terminata la catechesi, tra le telefonate degli ascoltatori, un uomo con spiccato accento calabrese mi chiese, stizzito ma cordiale: «Scusi ma vorrei sapere come lei fa a dire che noi calabresi abbiamo ucciso Gesù».
  • 12. 12 Come esempio paradigmatico di questa identificazione si può citare il caso di Giacomo il Minore, apostolo e «fratello» (cioè cugino) di Gesù, primo vescovo di Gerusalemme, che per la sua devozione e osservanza del culto ebraico e del Tempio di Gerusalemme era ammirato anche dal popolo ebraico e chiamato Giusto.1 Successivamente, anche per la distruzione del Tempio di Gerusalemme (70) e la fine del culto ufficiale ebraico, l’identificazione tra ebraismo e cristianesimo venne progressivamente meno fino a scomparire. La prima testimonianza di una visione contrapposta tra ebraismo e cristianesimo si trova in Ignazio di An- tiochia (m. c.a 107), che afferma che non si può essere cristiani e vivere come ebrei.2 In Marcione (m. 160), autore eretico di cui non ci sono pervenuti testi ma ci- tazioni e confutazioni indirette da parte di altri scrittori, è riscontrabile l’apice del- lo iato tra ebraismo e cristianesimo. Constatando che il Dio dell’Antico Testa- mento ebraico viene descritto spesso come terribile e vendicativo, mentre il Dio del Nuovo Testamento cristiano è Padre e amore, era convinto che si trattasse di due distinte divinità, e dunque le due religioni erano in radice diverse e in- compatibili. Melitone di Sardi nella sua omelia sulla Pasqua (ca. 160-170) afferma che nel sacrificio pasquale di Gesù «Dio è stato ucciso» dalla mano degli Israeliti.3 Si tratta della prima implicita accusa di deicidio rivolta agli ebrei. Giustino apologeta (m. 165) pubblicò diversi testi in difesa (apologia in gre- co) della fede cristiana. Nel suo Dialogo con Trifone4 si rivolge a un ebreo cer- cando di dimostrare la fondatezza del cristianesimo sulla base dei testi dell’Antico Testamento, elemento comune ad entrambe le religioni. Si tratta di una ripresa dello stile del vangelo secondo Matteo, dove sono presenti numero- se citazioni dell’AT in occasione di episodi della vita di Gesù, considerati adem- pimento delle profezie. Il sistematico tentativo di Giustino si ritrova in filigrana negli scritti dei padri successivi rivolti agli ebrei (come anche a pagani ed eretici e successivamente saraceni), dove sono presenti la preoccupazione per la di- fesa della fede cristiana e la speranza nella conversione e salvezza degli inter- locutori, ma nei quali si mostra sottile il confine con l’attacco alla fede ebraica e agli ebrei. In questa linea ambivalente si collocano i numerosi scritti «Contro i Giudei» (Adversus Iudaeos, Kata Iudaion): Apollinare di Gerapoli (c.a 175, perduto); Tertulliano (c.a 200, dove descrive la teoria della sostituzione del popolo ebrai- 1 Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica 2,23,3-7 (PG 20,196-197), che cita Egesippo. 2 Ignazio di Antiochia, Lettera ai magnesi 10,3 (PG 5,672). 3 Melitone di Sardi, Sulla Pasqua (Peri Pascha), n. 96. Il testo è stato riscoperto e pubblicato so- lo nel 1936. 4 Giustino apologeta, Dialogo con Trifone (PG 6,471 ss.).
  • 13. 13 co da parte di quello cristiano);1 Ippolito di Roma (m. 235);2 Cipriano di Cartagi- ne (m. 258);3 Giovanni Crisostomo (ca. 386-387);4 Massimo di Torino (m. ca. 420);5 Agostino (429-430, che conclude: queste cose «le diciamo con amore verso di loro. […] Non insultando presuntuosamente, ma esultando con tremo- re diciamo: venite, camminiamo nella luce del Signore»);6 Giacomo o Giacobbe di Serugh (m. 521);7 Isidoro di Siviglia (m. 636);8 Pietro il venerabile (m. 1156).9 A questi si aggiunge il testo dell’ebreo convertito Pietro Alfonsi (c.a 1109) che non era né vescovo né santo né padre della Chiesa. In particolare Giovanni Crisostomo riprende il suddetto concetto di Melitone e conia l’infelice termine «deicidio» (theoktonian)10 per indicare la morte di Gesù da parte degli ebrei. Nell’occidente latino la prima ricorrenza si trova pochi de- cenni dopo in Pietro Crisologo (m. 450),11 per il quale l’invidia rese i Giudei dei- cidi (deicidas). Ambrogio di Milano (m. 397) in diverse sue lettere mostra di considerare l’ebraismo come una religione che non aveva più ragione di esistere dopo l’adempimento della rivelazione da parte di Gesù. In particolare si oppose all’imperatore che voleva ricostruire la sinagoga di Callinicum (attuale Siria) di- strutta da un incendio. Ad Agostino, il più influente padre della tradizione occidentale, a livello di blogosfera e libellistica anticattolica viene spesso attribuito (talvolta citando Confessioni 12,14) l’auspicio che Dio uccida tutti gli ebrei. Ma nelle sue opere non si trova nessun passo simile.12 1 Tertulliano, Contro i Giudei (PL 2,595). 2 Ippolito di Roma, Contro i Giudei (PG 10,787 ss.). L’opera è probabilmente pseudoepigrafa. 3 Cipriano di Cartagine, Contro i Giudei (PL 4,919 ss.). L’opera è probabilmente pseudoepigra- fa. 4 Giovanni Crisostomo, Contro i Giudei (PG 48,843) comprendente 8 omelie, che si affiancano al testo Contro i Giudei e i Gentili (PG 48,813). 5 Massimo di Torino, Contro i Giudei (PL 57,793 ss.). L’opera è probabilmente pseudoepigrafa. 6 Agostino, Contro i Giudei (PL 42,51 ss.). 7 Giacomo di Serugh, Contro i Giudei, il testo siriaco è stato pubblicato per la prima volta in PO 38 nel 1976. 8 Isidoro di Siviglia, Contro i Giudei (PL 83,449 ss.), tit. completo De fide catholica ex veteri et novo testamento contra Judaeos. 9 Pietro il venerabile, Contro i Giudei (PL 189,507 ss.). 10 Giovanni Crisostomo, Contro i Giudei 1,7 (PG 48,854). 11 Pietro Crisologo, Discorso 172 (PL 52,649). 12 Il passo indicato, che non cita gli ebrei, è il seguente: «Mirabile profondità delle tue rivelazio- ni! Ecco, davanti a noi sta la loro superficie sorridente ai piccoli; ma ne è mirabile la profondità, Dio mio, mirabile la profondità. Un sacro terrore ci afferra a immergere in essa lo sguardo, terro- re per onore, e tremore per amore. Odio violentemente i suoi nemici. Oh, se tu li sterminassi con una spada a doppio taglio, affinché non vi siano più suoi nemici! Vorrei che morissero per sé, onde vivere per te. Ma ecco altri che, anziché censurare, esaltano il libro della Genesi e di- cono: "Lo Spirito di Dio, che per il tramite del suo servitore Mosè, è il vero autore di questo scrit- to, non volle che queste parole fossero intese così. Non volle che fossero intese come tu dici, ma diversamente, come noi diciamo". A costoro e sotto il tuo giudizio, o Dio di tutti noi, rispondo nel modo seguente» (Agostino, Confessioni 12,14).
  • 14. 14 2.3. Concili Nei vari concili ci sono stati numerosi pronunciamenti relativi agli ebrei, o meglio su come i cristiani devono apportarsi con gli ebrei. Le questioni normate sono relativamente poche ma particolarmente ricorrenti nei secoli, segno che i pronunciamenti ecclesiali spesso non sortivano effetti concreti e duraturi. - Divieto ai cristiani di chiedere la benedizione degli ebrei sui propri raccol- ti: Concilio di Elvira (Eliberitanum, c.a 306, can. 49);1 - Divieto ai cristiani di mangiare con ebrei o ricevere cibo da loro. Come per altre norme che vietano convivenza e rapporti sociali reciproci, il passo può trovare un appoggio in un’interpretazione letterale e fondamentalista di un pas- so di san Paolo (1Cor 5,9-13) che, è bene precisare, è in contrasto con la prassi e l’insegnamento di Gesù, Pietro e lo stesso Paolo (cf. Mt 9,10-13; At 10,28; Gal 2,11-14). Così: Concilio di Elvira (Eliberitanum, c.a 306, can. 50);2 Concilio di Laodicea (Laodicenum, 363-365, can. 38);3 Agde (Agathense, 506, can. 40);4 Macon (Matisconense, 581, can. 15);5 Costantinopoli (Constantinopolitanum, 691, can. 11);6 Meaux (Meldense, 845, can. 73);7 Metz (Metense, 888, can. 7);8 Béziers (Biterrense, 1246, can. 38);9 Albi (Albiense, 1254, can. 66);10 Vienne (Viennense, 1267, can. 18);11 Nimes (Nemausense), 1284;12 Exeter (E- xoniense, 1287, can. 49);13 Milano (Mediolanense, 1565, parte 3 can. 14);14 A- vignone (Avenionense, 1594, can. 62).15 - Divieto ai cristiani di partecipare a feste ebraiche o funerali o circoncisioni con ebrei: Concilio di Laodicea (Laodicenum, 363-365, can. 37);16 Orléans (Au- relianense, 538, can. 13);17 Lavour (Vauriense, 1368, can. 115);18 Concilio e- cumenico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);19 Concilio ecume- 1 Mansi 2,14 s. 2 Mansi 2,14 s. 3 Mansi 2,570 s. 4 Mansi 8,330 s. 5 Mansi 9,934 s. 6 Mansi 11,946 7 Mansi 14,836 s. 8 Mansi 18,79 s. 9 Mansi 23,701. 10 Mansi 23,850 s. 11 Mansi 23,1174 s. 12 Mansi 24,561 s. 13 Mansi 24,830. 14 Mansi 34,96 s. 15 Mansi 34,1366. 16 Mansi 2,570 s. 17 Mansi 9,15 s. 18 Mansi 26,536 s. 19 Mansi 29,98 s.
  • 15. 15 nico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 6);1 Avignone (Avenionen- se, 1594, can. 62).2 - Divieto di matrimonio misto, o adulterio, o concubinato: Concilio di Elvira (Eliberitanum, c.a 306, can. 78);3 Auvergne (Arvernense, 535, can. 6);4 Orléans (Aurelianense, 538, can. 13);5 Toledo (Toletanum, 589, can. 14);6 Toledo (Toletanum, 633, can. 63);7 Toledo (Toletanum, 653, can. 12);8 Toledo (To- letanum, 681, can. 9);9 Meaux (Meldense, 845, can. 73);10 Szabolcs (Szabol- chense, 1092, can. 10);11 Vienne (Viennense, 1267, can. 17);12 Milano (Medio- lanense, 1565, parte 3 can. 14).13 - Permesso di partecipare alla messa dei catecumeni (cioè la prima parte della messa con lettura e predica), in particolare in vista del battesimo: Concilio di Cartagine (Carthaginense, 398, can. 84);14 Agde (Agathense, 506, can. 34).15 - Divieto di essere giudici, esattori delle tasse o pubblici ufficiali su cri- stiani. Aldilà dell’intuitivo valore sociale della norma esplicitato in diversi canoni, per cui i cristiani non devono trovarsi in posizione di inferiorità agli ebrei, un fondamento può trovarsi in un’interpretazione letterale e fondamentalista del di- vieto paolino di essere giudicati da non cristiani (cf. in particolare 1Cor 6,1-7). Così: Concilio di Auvergne (Arvernense, 535, can. 9);16 Macon (Matisconense, 581, can. 13);17 Toledo (Toletanum, 589, can. 14);18 Concilio di Parigi (Parisien- se, 615, can. 15);19 Toledo (633, can. 65);20 Toledo (653, can. 12);21 Toledo (681, can. 9);22 Meaux (Meldense, 845, can. 73);23 Roma (Romanum, 1078, can. 5);24 Quarto Concilio Lateranense (1215, can. 69);25 Chateau Gontier (a- 1 Mansi 29,98 s. 2 Mansi 34,1366. 3 Mansi 2,14 s. 4 Mansi 8,861 s. 5 Mansi 9,15 s. 6 Mansi 9,996. 7 Mansi 10,633 s. 8 Mansi 10,1220. 9 Mansi 11,1035 s. 10 Mansi 14,836 s. 11 Mansi 20,763 s. 12 Mansi 23,1174 s. 13 Mansi 34,96 s. 14 Mansi 3,958. 15 Mansi 8,330 s. 16 Mansi 8,861 s. 17 Mansi 9,934 s. 18 Mansi 9,996. 19 Mansi 10,542 s. 20 Mansi 10,633 s. 21 Mansi 10,1220. 22 Mansi 11,1035 s. 23 Mansi 14,836 s. 24 Mansi 20,510. 25 Mansi 22,1054 s.
  • 16. 16 pud castrum Gontherii, 1231, can. 31);1 Béziers (Biterrense, 1246, can. 38);2 Vienne (Viennense, 1267, can. 16);3 Nimes (Nemausense), 1284;4 Exeter (E- xoniense, 1287, can. 49);5 Mainz (Moguntinum), 1310;6 Concilio ecumenico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);7 Milano (Mediolanense, 1565, parte 3 can. 14).8 - Divieto per ebrei di avere schiavi o servi domestici cristiani: Concilio di Orléans (Aurelianense, 538, can. 13);9 Orléans (Aurelianense, 541, can. 30 e 31);10 Macon (Matisconense, 581, can. 16);11 Toledo (Toletanum, 589, can. 14);12 Reims (Rhemense, 625, can. 11);13 Toledo (633, can. 59.66;14 653, can. 12;15 656, can. 7;16 681, can. 9);17 Meaux (Meldense, 845, can. 73);18 Szabolcs (Szabolchense, 1092, can. 10);19 Strigonia (Strigoniense, 1114, can. 61);20 Ter- zo Concilio Lateranense (1179, can. 26);21 Oxford (Oxoniense, 1222, can. agg. 39);22 Narbona (Narbonense, 1227, can. 2);23 Béziers (Biterrense, 1246, can. 38);24 Vienne (Viennense, 1267, can. 16);25 Pont-Audemer (Pons- audemarense, 1279, can. 9);26 Nimes (Nemausense), 1284;27 Exeter (Exonien- se, 1287, can. 49);28 Mainz (Moguntinum), 1310;29 Tarragona (Tarraconense, 1329, can. 33);30 Lavour (Vauriense, 1368, can. 113);31 Concilio ecumenico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);32 Milano (Mediolanense, 1565, 1 Mansi 23,239 s. 2 Mansi 23,701. 3 Mansi 23,1174 s. 4 Mansi 24,561 s. 5 Mansi 24,830. 6 Mansi 25,333 s. 7 Mansi 29,98 s. 8 Mansi 34,96 s. 9 Mansi 9,15 s. 10 Mansi 9,118. 11 Mansi 9,934 s. 12 Mansi 9,996. 13 Mansi 10,596. 14 Mansi 10,633 s. 15 Mansi 10,1220. 16 Mansi 11,37 s. 17 Mansi 11,1035 s. 18 Mansi 14,836 s. 19 Mansi 20,763 s. 20 Mansi 21,112. 21 Mansi 22,231. 22 Mansi 22,1172 s. 23 Mansi 23,21 s. 24 Mansi 23,701. 25 Mansi 23,1174 s. 26 Mansi 24,223. 27 Mansi 24,561 s. 28 Mansi 24,830. 29 Mansi 25,333 s. 30 Mansi 25,850 s. 31 Mansi 26,536 s. 32 Mansi 29,98 s.
  • 17. 17 parte 3 can. 14);1 Firenze (Florentinum, 1573, can. 8);2 Avignone (Avenionense, 1594, can. 62).3 - Divieto agli ebrei di uscire di casa nei giorni tra Giovedì santo e lunedì di Pasqua: Concilio di Orléans (Aurelianense, 538, can. 30);4 Macon (Matisco- nense, 581, can. 14);5 Meaux (Meldense, 845, can. 73);6 Quarto Concilio La- teranense (1215, can. 68);7 Narbona (Narbonense, 1227, can. 3);8 Nimes (Ne- mausense), 1284;9 Mainz (Moguntinum), 1310;10 Milano (Mediolanense, 1565, parte 3 can. 14);11 Firenze (Florentinum, 1573, can. 8);12 Avignone (Avenionen- se, 1594, can. 62).13 - Limiti o divieto di culto ebraico pubblico: Concilio di Narbona (Narbonen- se, 589, can. 9).14 - Divieto di conversione forzata degli ebrei al cristianesimo: Toledo (Tole- tanum, 633, can. 57;15 653, can. 12;16 681, can. 9);17 Nimes (Nemausense), 1284.18 - Divieto di accettare doni da ebrei: Toledo (Toletanum, 633, can. 58;19 653, can. 12;20 681, can. 9);21 Meaux (Meldense, 845, can. 73).22 - Allontanamento dei figli di ebrei e cripto giudei contro la volontà dei geni- tori e affido a famiglia cristiana in vista del battesimo: Toledo (Toletanum, 633, can. 59.60.61;23 653, can. 12;24 681, can. 9;25 694, can. 8);26 Meaux (Meldense, 845, can. 73).27 Questa prassi altomedievale, ammessa da Duns Scoto,28 appa- re ovviamente abominevole per la sensibilità contemporanea ed è stata più vol- 1 Mansi 34,96 s. 2 Mansi 35,732 s. 3 Mansi 34,1366. 4 Mansi 9,15 s. 5 Mansi 9,934 s. 6 Mansi 14,836 s. 7 Mansi 22,1054 s. 8 Mansi 23,21 s. 9 Mansi 24,561 s. 10 Mansi 25,333 s. 11 Mansi 34,96 s. 12 Mansi 35,732 s. 13 Mansi 34,1366. 14 Mansi 9,1016. 15 Mansi 10,633 s. 16 Mansi 10,1220. 17 Mansi 11,1035 s. 18 Mansi 24,561 s. 19 Mansi 10,633 s. 20 Mansi 10,1220. 21 Mansi 11,1035 s. 22 Mansi 14,836 s. 23 Mansi 10,633 s. 24 Mansi 10,1220. 25 Mansi 11,1035 s. 26 Mansi 12,101 s. 27 Mansi 14,836 s. 28 Scoto, Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, lib. IV, dist. 4, q.9, n. 2.
  • 18. 18 te condannata in seguito come contraria al diritto naturale: Tommaso d’Aquino;1 Urbano VIII (1639);2 Benedetto XIV (1747 che ammette il battesimo contro la volontà dei genitori solo in pericolo di morte del bimbo).3 - Divieto di coabitazione tra ebrei e cristiani o ebrei battezzati: Toledo (To- letanum, 633, can. 62;4 653, can. 12;5 681, can. 9);6 Terzo Concilio Lateranense (1179, can. 26);7 Pont-Audemer (Pons-audemarense, 1279, can. 9);8 Nimes (Nemausense), 1284;9 Mainz (Moguntinum), 1310;10 Tarragona (Tarraconense, 1329, can. 33);11 Lavour (Vauriense, 1368, can. 113).12 - Divieto di testimonianza legale di ebrei convertiti e poi tornati all’ebraismo: Toledo (Toletanum, 633, can. 64;13 653, can. 12;14 681, can. 9).15 - Divieto di testimonianza o denuncia di ebrei contro cristiani: Terzo Conci- lio Lateranense (1179, can. 26);16 Chateau Gontier (apud castrum Gontherii, 1231, can. 33).17 - Divieto di testimonianza di cristiani contro ebrei: Concilio di Albi (Albien- se, 1254, can. 67).18 - Obbligo per gli ebrei battezzati di essere presenti in chiesa durante le feste ebraiche e di non praticare i vecchi riti ebraici: Toledo (Toletanum, 655, can. 17;19 681, can. 9);20 Quarto Concilio Lateranense (1215, can. 70).21 - Divieto di essere curati da ebrei: Concilio di Costantinopoli (Constantino- politanum, 691, can. 11);22 Albi (Albiense, 1254, can. 69);23 Vienne (Viennense, 1267, can. 19);24 Nimes (Nemausense), 1284;25 Exeter (Exoniense, 1287, can. 49);26 Lavour (Vauriense, 1368, can. 114);1 Concilio ecumenico di Basilea (Ba- 1 Tommaso, Quodlibeta 2, a.7; Summa teologica IIa-IIae, q. 10, a. 12; IIIa, q. 68, a. 10. 2 Decreto del S. Uffizio, 23 luglio 1639, DS 1998. 3 Istruzione Postremo mense, 28 febbraio 1747, DS 2552 s. 4 Mansi 10,633 s. 5 Mansi 10,1220. 6 Mansi 11,1035 s. 7 Mansi 22,231. 8 Mansi 24,223. 9 Mansi 24,561 s. 10 Mansi 25,333 s. 11 Mansi 25,850 s. 12 Mansi 26,536 s. 13 Mansi 10,633 s. 14 Mansi 10,1220. 15 Mansi 11,1035 s. 16 Mansi 22,231. 17 Mansi 23,239 s. 18 Mansi 23,850 s. 19 Mansi 11,30. 20 Mansi 11,1035 s. 21 Mansi 22,1054 s. 22 Mansi 11,946 23 Mansi 23,850 s. 24 Mansi 23,1174 s. 25 Mansi 24,561 s. 26 Mansi 24,830.
  • 19. 19 sileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);2 Milano (Mediolanense, 1565, parte 3 can. 14);3 Avignone (Avenionense, 1594, can. 62).4 - Divieto di frequentare i bagni termali assieme ai cristiani: Concilio di Co- stantinopoli (Constantinopolitanum, 691, can. 11);5 Vienne (Viennense, 1267, can. 16);6 Nimes (Nemausense), 1284;7 Concilio ecumenico di Basilea (Basi- leense, 1434, 19a sessione, tit. 5).8 - Confisca dei beni ai criptogiudei: Concilio di Toledo (Toletanum, 694, can. 8).9 - Riduzione in schiavitù dei criptogiudei: Concilio di Toledo (Toletanum, 694, can. 8).10 - Obbligo di pagare le decime alle parrocchie: Concilio di Gerona (Gerun- dense, 1078, ca. 10);11 Quarto Concilio Lateranense (1215, can. 67);12 Oxford (Oxoniense, 1222, can. agg. 39);13 Narbona (Narbonense, 1227, can. 4);14 Ar- les (Arelatense, 1234, can. 16);15 Exeter (Exoniense, 1287, can. 49);16 Avigno- ne (Avenionense, 1326, can. 57);17 Avignone (Avenionense, 1337, can. 67).18 - Obbligo di riposo domenicale: Szabolcs (Szabolchense, 1092, can. 11);19 Narbona (Narbonense, 1227, can. 3);20 Albi (Albiense, 1254, can. 68);21 Nimes (Nemausense), 1284;22 Palencia (Palentinum, 1388, can. 6);23 Firenze (Floren- tinum, 1573, can. 8).24 - Divieto di usura verso i cristiani: Quarto Concilio Lateranense (1215, can. 67);25 Narbona (Narbonense, 1227, can. 2);26 Béziers (Biterrense, 1246, can. 1 Mansi 26,536 s. 2 Mansi 29,98 s. 3 Mansi 34,96 s. 4 Mansi 34,1366. 5 Mansi 11,946 6 Mansi 23,1174 s. 7 Mansi 24,561 s. 8 Mansi 29,98 s. 9 Mansi 12,101 s. 10 Mansi 12,101 s. 11 Mansi 20,519. 12 Mansi 22,1054 s. 13 Mansi 22,1172 s. 14 Mansi 23,21 s. 15 Mansi 23,340. 16 Mansi 24,830. 17 Mansi 25,773. 18 Mansi 25,1104. 19 Mansi 20,763 s. 20 Mansi 23,21 s. 21 Mansi 23,850 s. 22 Mansi 24,561 s. 23 Mansi 26,743 s. 24 Mansi 35,732 s. 25 Mansi 22,1054 s. 26 Mansi 23,21 s.
  • 20. 20 37);1 Albi (Albiense, 1254, can. 63);2 Montpellier (Monspeliense, 1258, can. 5);3 Vienne (Viennense, 1267, can. 19);4 Milano (Mediolanense, 1565, parte 2 can. 68).5 - Imposizione agli ebrei di essere riconoscibili nell’abbigliamento, in partico- lare con un cerchio (rota) sul petto, o col tradizionale cappello a punta, o con un mantello con maniche, o per le donne con un particolare velo sulla testa (corna- lia). L’origine storica sembra debba cercarsi nel Patto di Omar proprio della tra- dizione islamica, che impone molti aspetti di sottomissione e differenziazione di ebrei e cristiani verso islamici, tra i quali anche l’abbigliamento distintivo. Nella prassi ebraica i distintivi degli ebrei sono stati vari, come indossare campanellini e turbanti di colore giallo. San Luigi il 19 giugno 1269 impose per legge l’abbigliamento distintivo. Il colore della rota o del cappello era il giallo, ma sotto il regno di Giovanni II di Francia (1350-1364) anche rosso e bianco. Così: Quar- to Concilio Lateranense (1215, can 68);6 Oxford (Oxoniense, 1222, can. agg. 11);7 Narbona (Narbonense, 1227, can. 3);8 Arles (Arelatense, 1234, can. 16);9 Concilio di Albi (Albiense, 1254, can. 64 e 65);10 Arles (Arelatense, 1260, can. 8);11 Vienne (Viennense, 1267, can. 15);12 Pont-Audemer (Pons-audemarense, 1279, can. 9);13 Nimes (Nemausense), 1284;14 Exeter (Exoniense, 1287, can. 49);15 Mainz (Moguntinum), 1310;16 Ravenna (Ravennatense, 1311, can. 23);17 Avignone (Avenionense, 1326, can. 57);18 Avignone (Avenionense, 1337, can. 67);19 Lavour (Vauriense, 1368, can. 112);20 Colonia (Coloniense, 1452);21 Mi- lano (Mediolanense, 1565, parte 3 can. 14).22 1 Mansi 23,701. 2 Mansi 23,850 s. 3 Mansi 23,992. 4 Mansi 23,1174 s. 5 Mansi 34,73. 6 Mansi 22,1054 s. 7 Mansi 22,1172 s. 8 Mansi 23,21 s. 9 Mansi 23,340. 10 Mansi 23,850 s. 11 Mansi 23,1007. 12 Mansi 23,1174 s. 13 Mansi 24,223. 14 Mansi 24,561 s. 15 Mansi 24,830. 16 Mansi 25,333 s. 17 Mansi 25,462. 18 Mansi 25,773. 19 Mansi 25,1104. 20 Mansi 26,536 s. 21 Mansi 32,146. 22 Mansi 34,96 s.
  • 21. 21 - Divieto di costruire nuove sinagoghe: Concilio di Oxford (Oxoniense, 1222, can. agg. 39);1 Vienne (Viennense, 1267, can. 19);2 Exeter (Exoniense, 1287, can. 49).3 - Punizione per gli insulti alla religione cristiana e alla Chiesa: Quarto Concilio Lateranense (1215, can. 68);4 Lambeth (Lambethense, 1261, can. 7).5 - Divieto di danneggiare e uccidere gli ebrei: Tours (Turonense, 1236, can. 1).6 - Divieto di commerciare con gli ebrei: Concilio di Béziers (Biterrense, 1246, can. 37);7 Albi (Albiense, 1254, can. 70);8 Nimes (Nemausense), 1284.9 - Divieto del furto di ostie consacrate: Vienne (Viennense, 1267, can. 19).10 - Divieto di discutere con cristiani di religione e di convertirli all’ebraismo: Vienne (Viennense, 1267, can. 19);11 Mainz (Moguntinum), 1310;12 Concilio e- cumenico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5).13 - Limitazione della residenza degli ebrei in zone circoscritte della città (ghet- ti):14 Concilio di Palencia (Palentinum, 1388, can. 5);15 Concilio ecumenico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);16 Milano (Mediolanense, 1565, parte 3 can. 14);17 Avignone (Avenionense, 1594, can. 62).18 - Divieto di uscire di casa di sabato: Concilio di Exeter (Exoniense, 1287, can. 49);19 Mainz (Moguntinum), 1310.20 - Espulsione di tutti gli ebrei dallo stato: Concilio di Londra (Londinense), 1291.21 1 Mansi 22,1172 s. 2 Mansi 23,1174 s. 3 Mansi 24,830. 4 Mansi 22,1054 s. 5 Mansi 23,1067 s. 6 Mansi 23,411. 7 Mansi 23,701. 8 Mansi 23,850 s. 9 Mansi 24,561 s. 10 Mansi 23,1174 s. 11 Mansi 23,1174 s. 12 Mansi 25,333 s. 13 Mansi 29,98 s. 14 Viene talvolta citato come primo pronunciamento a favore dei ghetti il Concilio di Breslavia (Vratislaviense), 1267, Mansi 23,1167 s., ma non sembra aver trattato la questione. 15 Mansi 26,743 s. 16 Mansi 29,98 s. 17 Mansi 34,96 s. 18 Mansi 34,1366. 19 Mansi 24,830. 20 Mansi 25,333 s. 21 Mansi 27,1079 s.
  • 22. 22 - Obbligo di partecipare a prediche per la loro conversione: Concilio ecu- menico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);1 Milano (Mediola- nense, 1565, parte 3 can. 14).2 - Divieto di conseguire titoli accademici: Concilio ecumenico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5).3 - Divieto di comprare libri ed oggetti ecclesiastici: Concilio ecumenico di Basilea (Basileense, 1434, 19a sessione, tit. 5);4 Milano (Mediolanense, 1565, parte 3 can. 14);5 Avignone (Avenionense, 1594, can. 62).6 - Divieto di uso scritto e orale della lingua ebraica: Concilio di Milano (Me- diolanense, 1565, parte 3 can. 14).7 2.4. Papi Quanto al rapporto tra Papi ed ebrei, testo di riferimento e completo, che ha pubblicato molti documenti inediti, è il lavoro di Shlomo Simonsohn,8 che rac- coglie circa 3.250 documenti sul tema nel periodo 492-1555. Di seguito sono ri- portati i pronunciamenti più incisi e citati dalla storiografia. Papa Gelasio (492-496) ha imposto la liberazione di uno schiavo cristiano che era stato forzatamente circonciso dal padrone ebreo,9 cosa che permette di inquadrare il senso pastorale dei numerosi canoni dei concili che vietano la schiavitù di cristiani a ebrei. Papa Gregorio Magno ha trattato dei rapporti con ebrei in più di 30 delle sue circa 800 lettere. Talvolta compaiono espressioni dure nei confronti dell’ebraismo e degli ebrei (superstizione, vomito, infedeltà, nemici di Cristo), e più volte ha condannato il possesso di schiavi cristiani da parte di padroni ebrei, sottolineando il rischio di conversioni forzate.10 Il papa tuttavia si mostra com- plessivamente tollerante e preoccupato di difendere di ebrei, come traspare in particolare in due lettere, la Sicut Iudaeis (ca. 598)11 indirizzata al vescovo Vitto- re di Palermo e la Quia Sincera (602) indirizzata al vescovo Pascasio di Napo- 1 Mansi 29,98 s. 2 Mansi 34,96 s. 3 Mansi 29,98 s. 4 Mansi 29,98 s. 5 Mansi 34,96 s. 6 Mansi 34,1366. 7 Mansi 34,96 s. 8 Shlomo Simonsohn, The Apostolic See and the Jews, 8 vv, Pontifical institute of mediaeval studies, Toronto 1988-1994. 9 PL 59,146-147. 10 Gregorio Magno, Libro 4, lettera 21 (PL 77,690-691); Gregorio Magno, Libro 9, lettera 109 (PL 77,1038); Lettera inclusa in Ivo di Chartres, Decreti parte 3, c. 103 (PL 161,822). 11 Gregorio Magno, Libro 8, lettera 25 (PL 77,927-928) a Vittore di Palermo.
  • 23. 23 li.1 In esse vengono riconosciuti e sanciti numerosi diritti agli ebrei: sono vietate uccisioni, conversioni forzate, violenze contro ebrei e loro proprietà, sinagoghe e cimiteri. Particolarmente significativo è l’invito contenuto nella seconda lettera: «Si deve agire affinché, provocati dalla ragione e dalla mansuetudine, [gli ebrei] vogliano seguirci [noi cristiani], non fuggire, affinché, mostrando loro dai loro scritti ciò che noi affermiamo, li possiamo con l’aiuto di Dio convertire». Leone VII (936-939) rispondendo a Federico arcivescovo di Magonza che gli chiedeva se era lecito il battesimo forzato degli ebrei, lo vietò accennando alla possibilità di migrazione.2 Alessandro II (1061-1073) nel 1063 scrisse al visconte di Narbonne ringra- ziandoli per avere evitato uno sterminio di ebrei. Nel 1065 scrisse al principe Landolfo VI di Benevento3 ammonendolo affinché la conversione degli ebrei non fosse ottenuta con la forza. Callisto II (1119-24) promulgò la bolla Sicut Iudaeis (1123), dove riprende parola per parola la lettera di Gregorio Magno. Nei secoli seguenti il documento rappresentò una sorta di magna charta della tolleranza e dei diritti degli ebrei e fu ripreso decine di volte da pontefici successivi: Alessandro III, Celestino III (1191-1198), Innocenzo III (1199), Onorio III (1216), Gregorio IX (1235), Inno- cenzo IV (1246), Alessandro IV (1255), Urbano IV (1262), Gregorio X (1272; 1274), Nicola III, Martino IV (1281), Onorio IV (1285-1287), Nicola IV (1288-92), Clemente VI (1348), Urbano V (1365), Bonifacio IX (1389), Martino V (1422), Nicola V (1447). Innocenzo III (1198-1216) in vista della Quarta crociata (1202-1204) con la costituzione Licet perfidia Iudaeorum (15 settembre 1199)4 fece appelli affinché non si danneggiassero gli ebrei e le loro proprietà e non fossero forzati alla conversione. In senso opposto, la sua bolla Etsi non displiceat (1205) indirizza- ta al re di Francia conteneva diverse accuse agli ebrei: usura, blasfemia, arro- ganza, uso di servi cristiani, omicidi, e il Quarto concilio lateranense (1215) da lui presieduto impose diverse restrizioni agli ebrei. Onorio III con la bolla In generali concilio (1218), indirizzata all’arcivescovo di Toledo, chiedeva l’applicazione dei canoni del Concilio lateranense, in parti- colare l’abbigliamento distintivo e il pagamento delle decime alle parrocchie. Gregorio IX con la bolla Etsi Iudaeorum (1233) chiede ai cristiani di trattare gli ebrei come loro vorrebbero essere trattati nelle terre di pagani. Con la bolla 1 Gregorio Magno, Libro 13, lettera 13 (PL 77,1267-68), a Pascasio di Napoli. La lettera è stata inclusa nel Decretum Gratiani (p. I, dist. 45, c. 3), la più autorevole raccolta medievale di norme canoniche. In epoca contemporanea è ripresa in DS 480. 2 Leone VII, Lettera 14 (PL 132,1084-85). 3 DS 698. 4 DS 772-73.
  • 24. 24 Si vera sunt (1239) ordinò l’esame dei testi del Talmud per verificare se conte- nessero bestemmie contro il cristianesimo. Il successore Innocenzo IV ordinò il rogo delle copie del Talmud a Parigi (1244). Lo stesso papa con la bolla Lachrymabilem Iudaeorum (1247) rivolta al- le autorità tedesche, accogliendo le richieste dei notabili ebrei chiese di far ces- sare persecuzioni e uccisioni sulla base dell’accusa di presunti sacrifici rituali. Clemente IV con la bolla Turbato corde (1267) rivolta agli inquisitori espres- se preoccupazione circa le voci di ebrei che inducevano i cristiani alla conver- sione. Gregorio X con la bolla Sicut Iudaeis (7 ottobre 1272) difende gli ebrei dall’accusa di sacrifici rituali. Nicola III con la bolla Vineam soreth (1278), rivolta ai francescani di Lom- bardia e Austria, incentiva lo sforzo evangelizzatore presso gli ebrei tramite la formazione di predicatori. Clemente VI con la bolla Quamvis perfidiam (6 luglio 1348) prendeva ener- gicamente le difese degli ebrei, popolarmente accusati di essere responsabili della peste nera, evidenziando come anche loro morivano per il contagio e che si diffondeva anche nei territori dove non erano presenti. L’antipapa avignonese Benedetto XIII (1394-1417) aveva promulgato la bol- la Etsi doctoribus gentium (11 maggio 1415) che compendiava tutta la legisla- zione antigiudaica precedente. Il Congresso ebraico di Forlì (18 maggio 1418) inviò al legittimo papa Martino V (1417-1431) la richiesta di abrogare queste norme, e il Papa promulgò due bolle nel 1418 e 1422 in difesa degli ebrei, invi- tando anche i religiosi a moderare i toni nelle prediche. Lo stesso Martino V con la bolla Sedes apostolica (3 giugno 1425)1 impone agli ebrei di indossare un segno distintivo deciso dal vescovo locale. Inoltre im- pone agli ebrei di non trafficare più i servi cristiani. Callisto III con la bolla Si ad reprimendos (28 maggio 1456)2 emana una lunga serie di direttive per separare, in Italia e negli altri territori cristiani, i cri- stiani da ebrei e saraceni. Tra le altre cose, i non cristiani non possono coabita- re e commerciare coi cristiani ed essere loro soci, amministratori, economi, me- dici. È poi vietato a ebrei e saraceni avere servitori cristiani. Sisto IV con la bolla Numquam dubitavimus (1482) rivolta a Ferdinando di Aragona esortava gli inquisitori a contrastare pressioni da parte di ebrei verso gli ebrei convertiti al cristianesimo per tornare alla precedente religione. Alessandro VI (1492-1503, conosciuto come papa Borgia) permise agli ebrei espulsi dalla Spagna di risiedere nello stato pontificio. 1 BR IV (1859), 718-9. 2 BR V (1860), 127-130.
  • 25. 25 Clemente VII (1523-34) si prodigò in difesa dei Marrani (ebrei convertiti) ibe- rici dagli eccessi dell’Inquisizione. Nel clima della Riforma, la preoccupazione della Chiesa che si diffondessero idee eretiche portò non solo alla censura di libri di protestanti ma anche di ebrei. Giulio III (1553) ordinò la distruzione delle copie del Talmud, e in particolare a Roma si ebbe un rogo pubblico il 9 settembre 1553. Particolarmente citata per la pesantezza delle misure proposte è la bolla di Paolo IV Cum Nimis Absurdum (14 luglio 1555):1 ribadisce il divieto agli ebrei esercitare professioni che li elevino come superiori ai cristiani, inclusa la servitù domestica, limita l’esercizio commerciale, vieta la presenza di più sinagoghe per città, ribadisce l’obbligo di indossare il cappello giallo, e soprattutto impone la residenza nel ghetto. Pio V con la bolla Hebraeorum Gens (26 febbraio 1569),2 sulla base di ac- cuse di tipo teologico (ingratitudine a Dio e al Redentore, pratiche di magie e sortilegi) e della ricorrente accusa di praticare l’usura impone la concentrazione degli ebrei dello Stato pontificio nelle città di Roma e Ancona. Gregorio XIII (1572-85) abolì questo obbligo lasciando facoltà di libera resi- denza, ma impose (Vices eius nos, 1577; Sancta mater ecclesia, 1584) la par- tecipazione a prediche settimanali che dovevano avere lo scopo di convertire gli ebrei. Anche Sisto V (Christiana pietas, 1586) garantì libertà di residenza. Clemente VIII con la bolla Caeca et obdurata (25 febbraio 1593) tornò a im- porre la concentrazione a Roma e Ancona. La successiva bolla Quum Hebraeo- rum malitia (28 febbraio 1593) ordinò il rogo delle copie del Talmud. 2.5. Nazismo e shoah Sul rapporto tra Chiesa e nazismo e sulla reazione alle persecuzioni e ster- minio degli ebrei, la letteratura è sterminata e in parte ideologicamente polariz- zata. Come noto, una ricorrente critica rivolta a Papa Pio XI (Achille Ratti, 1929- 1939) e soprattutto Papa Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) è di non essersi opposti con sufficiente energia allo sviluppo del nazismo e alla shoah. In parti- colare secondo i detrattori Pio XII non avrebbe mai pubblicamente condannato lo sterminio degli ebrei, e se lo avesse fatto, avrebbe potuto salvare vite inno- centi. Vanno però fatte alcune considerazioni di ordine generale. Innanzitutto vengono spesso dimenticate le due encicliche rivolte a contra- stare l’ideologia fascista e nazista, rispettivamente la Non abbiamo bisogno (Pio XI, 29 giugno 1931) e la Mit brennender Sorge (Con viva ansia, Pio XI, 14 mar- zo 1937), quest’ultima letta in tutte le chiese cattoliche la domenica delle Palme. 1 BR VI (1860), 498-500. 2 BR VII (1862), 740-742.
  • 26. 26 Inoltre le critiche di connivenza al regime nazista non furono contemporanee ai papi. Al contrario, durante e finita la guerra si levarono voci di apprezzamento verso il silenzioso operato di Pio XII per la salvezza degli ebrei. Come caso pa- radigmatico, si può citare il rabbino capo di Roma Israel Zoller che nel settem- bre 1945, da poco finita la guerra, si convertì al cattolicesimo assumendo come nome di battesimo Eugenio Pio, come segno di ammirazione al pontefice. Le critiche iniziarono a circolare dopo la morte di Pio XII, divulgate anche a livello popolare dallo spettacolo teatrale Il Vicario del drammaturgo tedesco Rolf Ho- chhuth (1963), adattato dal film Amen (2002). Si nota poi soprattutto una notevole mancanza in larga parte della storiogra- fia e della divulgativa di stampo anticattolico, cioè la mancata citazione della let- tera dei vescovi olandesi Wij beleven een tijd van grooten nood (Viviamo in un tempo di grande sofferenza, 20 luglio 1942, letta in tutte le chiese cattoliche domenica 26 luglio).1 Nella lettera vengono apertamente difesi gli ebrei, che già pativano segregazioni nel territorio occupato dai nazisti e per i quali era stata annunciata la deportazione verso Est. La lettera non sortì alcun effetto benefico: continuarono le segregazioni e le deportazioni avvennero comunque, e in più furono deportati anche gli ebrei che si erano convertiti al cristianesimo. Tra questi anche Edith Stein (Teresa Benedetta della Croce), morta ad Auschwitz il 9 agosto 1942, dal 1998 venerata come santa e compatrona d’Europa. 2.6. Concilio Vaticano II Il Concilio Vaticano II (1962-65) ha rappresentato una tappa fondamentale nella storia della Chiesa, stabilendo diverse aperture che, nelle intenzioni dei padri conciliari, hanno facilitato il confronto e il dialogo con diverse realtà della società contemporanea. Riprendendo un’espressione molto cara e sentita da Papa Francesco, il Concilio ha permesso di gettare molti ponti tra la Chiesa e le realtà che la circondano. Per quanto riguarda il rapporto con gli ebrei ci sono stati due passaggi molto significativi. Il primo riguarda la Preghiera universale contenuta nella liturgia del Venerdì Santo. Come arcinoto, in essa per secoli si è pregato «per i perfidi ebrei» (pro perfidis Judeis) affinché Dio non li allontanasse dalla sua misericordia. L’infelice espressione risale all’alto medioevo, poi standardizzata dal tridentino Messale Romano del 1570. Venne modificata e l’espressione rimossa solo col nuovo Messale del 1962. Va segnalato che alcuni apologeti hanno cercato di sminuire il tenore della frase attribuendo al termine latino perfidia un significato neutro 1 Non sembrano esistere traduzioni ufficiali della lettera in italiano o altre lingue. Nella voce «Vi- viamo in un tempo di grande sofferenza» dell’enciclopedia cattolica online Cathopedia, da me redatta nel 2012, ho inserito il testo originale olandese e una mia proposta di traduzione italia- na.
  • 27. 27 (giungere prima alla fede) o positivo (avere molta fede, rimanere saldi nella fe- de). In realtà il termine, per come viene usato in diversi concili e alcuni pronun- ciamenti pontifici, non lascia dubbi sul significato negativo (slealtà, malafede) di chi lo usava e per chi lo recepiva. Il secondo passaggio riguarda Nostra Aetate (28 ottobre 1965). La dichiara- zione conciliare sulle religioni non cristiane cerca di evidenziare i punti in comu- ne tra le varie religioni e il cristianesimo, come possibili punti di confronto. Quanto all’ebraismo (n. 4) sottolinea la comune radice abramitica, raccomanda «la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo», e circa l’accusa in passato ricorrente di avere ucciso Cristo ribadisce l’ovvio: «Quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora vi- venti, né agli ebrei del nostro tempi».
  • 28. 28 CONCLUSIONE In estrema sintesi, i pronunciamenti di padri, concili e papi possono essere raggruppati, a seconda di temi e grado di antisemitismo, in tre grandi gruppi. - Libertà e parità. Gli ebrei non devono essere uccisi, scacciati, perseguitati, hanno diritto a possedere beni mobili e immobili, godono di libertà religiosa per- sonale e nell’educazione dei figli, non possono essere forzati al battesimo. A partire da Papa Gregorio Magno, in particolare dalla breve lettera Sicut Iudaeis ripresa da una ventina di pronunciamenti papali successivi, questo è stato il mainstream dell’insegnamento cattolico, sancito anche dall’inclusione nel De- cretum Gratiani, cioè la raccolta normativa per il diritto canonico. I numerosi e ricorrenti divieti all’esercizio dell’usura e gli obblighi a pagare le decime alla Chiesa, se a prima vista potrebbero essere intesi come di stampo antisemita, non facevano altro che uniformare la vita economica degli ebrei a quella dei cri- stiani. Anche i ricorrenti divieti di mostrarsi in pubblico nel triduo pasquale po- trebbero essere interpretati come antisemiti, ma a ben vedere avevano il con- creto effetto di metterli al riparo da possibili violenze da parte di «cristiani» che, magari spinti da predicazioni infuocate di predicatori, intendevano a modo loro vendicare la morte di Gesù sulla pelle di persone innocenti e indifese. - Distinzione e non superiorità ai cristiani. Sono numerosi i pronunciamenti che limitano in diversi modi la vita sociale degli ebrei. È vietato loro il possesso di schiavi e domestici cristiani, l’esercizio di funzioni pubbliche (giudici, esattori, amministratori, dottori) che li pongano in posizione di superiorità sui cristiani, il ruolo di accusa e testimonianza contro i cristiani. Sono anche vietati o limitati i normali rapporti orizzontali tra i due gruppi: matrimonio misto, coabitazione, commercio, dialogo su questioni religiose. Dal basso medioevo compaiono an- che gli obblighi a portare abbigliamenti distintivi (il tradizionale cappello a punta e/o la rota sul petto) e a vivere in zone circoscritte delle città, poi chiamati ghetti. In questi due casi va precisato che l’abbigliamento distintivo e la residenza ag- gregata e localizzata sono e sono state la prassi per qualunque gruppo sociale in qualunque epoca e luogo, ma chiaramente è diverso il discorso se sono frutto di libera scelta o di imposizione forzata. Le motivazioni espresse per questi provvedimenti, quando presenti, rimandano a motivi di ordine pastorale, sareb- bero cioè provvedimenti finalizzati a impedire la conversione di cristiani all’ebraismo. - Disprezzo e repressione. I provvedimenti propriamente repressivi e contrari alla libertà degli ebrei sono stati sporadici e occasionali. Anche se nessun pro- nunciamento incita direttamente alla violenza o all’uccisione di ebrei, compren- sibilmente, data la loro illiceità morale e contrarietà ai valori evangelici e cristia- ni, sono quelli che sono più spesso richiamati dalla letteratura storiografica e di-
  • 29. 29 vulgativa. In molti passi e pronunciamenti antichi erano presenti aggettivi o ter- mini riferiti agli ebrei che non hanno nulla di cristiano: perfidia abominevole o nefanda o esecranda, vomito, superstizione, infedeltà, nemici di Cristo, deicidi. L’espressione «perfidi Giudei», contestualizzata nel ricordo della morte di Gesù il venerdì santo, è purtroppo riecheggiata per secoli nelle chiese cattoliche. Nel regno visigoto è stato decretato l’allontanamento dei figli di ebrei dai genitori per convertirli al cristianesimo, e sporadici episodi si sono verificati anche nell’età contemporanea. In alcuni casi è stato vietato l’uso e il possesso del Talmud e il rogo dei libri, motivati da alcuni passi del testo riferiti a Gesù giudicati irriverenti e contrari alla dottrina cristiana. Le espulsioni collettive da interi stati del periodo medievale furono decise dalle autorità politiche, ma è verosimile che le chiese locali si trovassero in accordo coi regnanti, come esplicito nel caso inglese. Si- gnificativa è l’eccezione dello Stato Pontificio, uno dei pochi stati che non ha or- dinato espulsioni collettive ma anzi nelle varie occasioni ha accolto gli espulsi degli altri stati. Le bolle di Pio V (Hebraeorum Gens, 1569) e Clemente VIII (Caeca et obdurata, 1593) che limitano forzatamente la residenza degli ebrei nelle sole città di Roma e Ancona non hanno alcun fondamento dottrinale e magisteriale e devono essere ricondotte alla volontà personale dei due singoli papi re: citarle, come talvolta viene impropriamente fatto, per sostenere l’ipotesi di un cattolicesimo sostanzialmente antisemita, è come citare il caso di un prete che infrange la promessa celibataria per sostenere che la Chiesa non riconosce il celibato come un valore. Concludendo. Nei secoli gli ebrei sono stati spesso vittime di antisemitismo. Dato che questo è attestato già nel mondo romano-ellenistico, il cristianesimo non può essere in toto accusato di esserne la causa. È vero che la morte di Gesù è riconducibile ai notabili ebraici del suo tempo, ma estendere l’automaledizione di Mt 27,25 a tutti gli ebrei successivi è una generalizzazione impropria di stampo letteralista e fondamentalista. Similmente è vero che l’usura, spesso praticata da alcuni ebrei dato che era esplicitamente vietata ai cristiani, è stata all’origine di rovine economiche per molti cristiani, ma attribuire questa colpa a tutti gli ebrei in maniera collettiva e indiscriminata è un nonsenso sociale. Dal punto di vista della dottrina pastorale e sociale cattolica, i più chiari e lu- cidi esempi di conformità ai valori evangelici si trovano nel più importante padre della cristianità occidentale, sant’Agostino, che invitava a rapportarsi agli ebrei con amore e misericordia e a testimoniare il cristianesimo esultando e non in- sultando, e in papa san Gregorio Magno, che ha impostato una linea di convi- venza interamente improntata alla libertà religiosa e al rispetto reciproco.
  • 30. 30 BIBLIOGRAFIA * Adler, C.; Jacobs, J. (1906), voce «Badge», in JewishEncyclopedia, online. * Berenbaum, M., voce «Anti-semitism», in Encyclopaedia Britannica, online. * Deutsch, G. (1906), voce «Anti-semitism», in JewishEncyclopedia, online. * Deutsch, G.; Jacobs, J. (1906), voce «Popes, the», in JewishEncyclopedia, online. * Gigot, F. (1910). «Judaism. Judaism and Church legislation», in The Catholic Encyclopedia. Vol. 8. New York: Robert Appleton Company. * Gottheil, R.; Strack, H. L.; Jacobs, J. (1906), voce «Blood accusation», in JewishEncyclopedia, online. * Nicholls, W. (1995). Christian Antisemitism: A History of Hate, Jason Aronson. * S.N. (2007), voce «Antigiudaismo», in Enciclopedia del Medioevo, Milano, Garzanti. * S.N. (2007), voce «Antisemitismo», in Enciclopedia del Medioevo, Milano, Garzanti. * S.N. (2007), voce «Ebrei», in Enciclopedia del Medioevo, Milano, Garzanti. * Thurston, H.. (1912), voce «History of Toleration», in The Catholic Encyclopedia. Vol. 14. New York: Robert Appleton Company. * www.jewishvirtuallibrary.org, a cura della American-Israeli Cooperative Enter- prise (AICE). Sigle BR: Bullarium Romanum, raccolta non ufficiale delle bolle pontificie fino al 1730 in 24 volumi, curata Tomassetti ed edita a Torino (1857-1872), disponibile su icar.beniculturali.it. DS: Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, iniziata da Denzinger nel 1854, poi proseguita da Schönmetzer, EDB, Bologna 1995. Mansi: Sacrorum Conciliorum Nova Amplissima Collectio, a cura di G.D. MANSI, ampliata fino a 53 volumi, disponibili su fscire.it PG: Patrologia Greca, a cura di J.P. MIGNE, 166 voll. (1856-1866). PL: Patrologia Latina, a cura di J.P. MIGNE, 217 voll. (1844-1855). S.N.: senza nome