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INVESTIAMO NEL VOSTRO FUTURO
   Sistemi e Materiali innovativi per la conservazione
     del patrimonio Archeologico in Siti Sommersi




                                                         LEGNO 6



                  SIMPASS
           STORIA DEI MATERIALI

            Prof.ssa Philomène Gattuso
LEGNO - Età moderna e contemporanea
Dal XIV secolo l’introduzione della sega idraulica favorì la produzione di pannelli più sottili e
leggeri, con il recupero della tecnica dell’intelaiatura, che come abbiamo visto era già stata in
uso in epoca classica.

 Il legno privilegiato era in assoluto il noce, ma anche l’ebano, se pur molto più raro, era lavorato
soprattutto nell'Europa settentrionale, da dove fino al Seicento era importato nel resto del
continente.

L'uso del legno come materiale strutturale era prassi consolidata fino alla fine dell'Ottocento .
Nel Nord America, nella seconda metà dell'Ottocento, si sviluppa l’applicazione del
sistema balloon frame costituito da una intelaiatura di tavoloni in legno di dimensioni
standardizzate unite con chiodatura.
Impiegato dai pionieri del West, il sistema ha trovato ampia diffusione negli Stati Uniti nelle
prime urbanizzazioni di Chicago e San Francisco, e ha continuato a trovare largo impiego
nell'edificato residenziale dimensionalmente minore.

L'introduzione dell'acciaio e del cemento armato ne hanno segnato il progressivo regresso alla
fine del XIX secolo, limitandone l'impiego a pochi campi come l'ingegneria naturalistica o ad
applicazioni leggere come la serra o addirittura mortificandolo come cassaforma.
Tale declino è stato molto più marcato in Italia che nelle altre nazioni europee, addirittura in
Scandinavia non è mai cessato, mentre nell'America settentrionale si è continuato ad utilizzarlo
in maniera estensiva, specialmente nell'edilizia civile.
Solo lo sviluppo della progettazione architettonica e di nuove tecniche costruttive, nonché
l'approfondimento dell'analisi strutturale e della resistenza alla combustione del legno,
unitamente all'introduzione di nuovi prodotti preservanti dal degrado e dagli insetti sociali, ha
consentito di riappropriarsi delle innumerevoli possibilità architettoniche, della straordinaria
natura estetica e della totale compatibilità con i criteri dello sviluppo sostenibile che una
struttura in legno può offrire.

La situazione, infatti, è rimasta tale fino alla seconda metà del Novecento con la diffusione del
legno lamellare.

Il lamellare trova origine nel sistema a tavoloni a coltello introdotto in Occidente da Fra
Giovanni degli Eremitani ai primi del Trecento, ripreso da P. Delorme nel Cinquecento; nel 1825
il sistema viene perfezionato del colonnello francese A. Rose Emyma anticipato dal toscano G.
Del Rosso che lo descrive in un trattato pubblicato nel 1797.

Da queste esperienze si svilupperà, in Svizzera e in Austria, agli inizi del Novecento, il moderno
legno lamellare che permette la realizzazione di elementi rettilinei unitari fino a quaranta
metri di luce ed elementi curvilinei e strutture reticolari spaziali di grande luce.
Nonostante le ampie possibilità di grande luci con il legno lamellare (sono stati superati i 70
metri di luce con cupole in lamellare) anche il legno naturale ha ritrovato nuove applicazioni
soprattutto nelle regioni in cui è rimasto vivo l'insegnamento della tradizione come in Finlandia
e in centro Europa (Baviera, Austria, Svizzera).
Analogamente in Giappone, luogo di antichissima tradizione costruttiva con il legno, diversi
architetti sono attualmente impegnati nella rielaborazione delle soluzioni costruttive con questo
materiale.
Ogni famoso architetto si è sempre cimentato nell'uso del legno strutturale, da Renzo
Piano a Frank Lloyd Wright, da Glenn Murcutt a Arne Jacobsen, da Peter Harrison a Arthur
Erickson. Da sempre, l'ingegnere ne apprezza le particolari proprietà meccaniche, come
nell'Universeum di Gert Wingårdh in Svezia.

Walter Gropius nel 1921 progetta e costruisce a Dahlam (Berlino) Casa Sommerfeld, per un
commerciante di legname che con i tronchi di una vecchia nave voleva costruirsi una casa.
La casa in legno massiccio lo interessava particolarmente in quanto considerava il sistema
blockbau essenza costruttiva di un materiale specifico, dove l'utilità costruttiva, la forma
strutturale e l'architettura coincidono in un unico edificio. Secondo un recentissimo studio, tutte
le aziende italiane del settore intervistate forniscono una stima positiva del mercato, con una
crescita del 15%, sebbene in generale le costruzioni in Italia siano in rallentamento.

Col decreto del 14 settembre 2005 prima, rivisto poi dalle Norme Tecniche per le Costruzioni del
2008, finalmente si contempla anche il legno come materiale strutturale e si dettano le modalità
di calcolo, esecuzione, collaudo, con particolare riguardo alla certificazione e controllo della
qualità. Finalmente dunque anche in Italia c'è una norma che legittima il legno ed i prodotti
derivati per l'uso costruttivo. Le norme tecniche contengono molte interessanti novità anche sul
piano scientifico, soprattutto in materia sismica e nell'impostazione semiprobabilistica della
sicurezza.
Le prestazioni delle strutture in legno in caso di sisma sono particolarmente interessanti,
legati alle caratteristiche meccaniche del materiale. Diversamente dalla strutture in laterizio
o murature, il legno ha buone capacità di resistenza non solo alla compressione ma anche
alla trazione, unito alla elasticità, che permette una buona capacità di oscillazione, e alla
leggerezza. Quest'ultima caratteristica rende gli edifici di minore massa complessiva,
proprietà che limita gli effetti delle onde sismiche.
Il legno lamellare è un materiale strutturale prodotto incollando delle tavole di legno a loro
volta già classificate per uso strutturale.
È quindi un materiale composito, costituito essenzialmente di legno naturale, di cui mantiene i
pregi (tra i principali ricordiamo l'elevato rapporto tra resistenza meccanica e peso ed il buon
comportamento in caso di incendio), ma è anche un prodotto nuovo, realizzato su scala
industriale, che attraverso un procedimento tecnologico di incollaggio a pressione riduce i difetti
propri del legno massiccio.
Le fasi della produzione consistono nella riduzione del tronco in assicelle - dette per
l'appunto lamelle - generalmente di larghezza non superiore ai 20 cm (per prevenire eccessive
deformazioni causate dal fenomeno del ritiro) e nella loro ricomposizione tramite incollaggio.
È possibile produrre elementi di forma e dimensione volute, senza i limiti derivanti dalla
dimensione dell'albero, inoltre il limite in lunghezza di una trave in legno lamellare è dato
principalmente dalla possibilità di trasporto e messa in opera della stessa.
Pur essendo realizzate con un materiale combustibile, le strutture in legno lamellare possono
avere una resistenza al fuoco pari o superiore a quella di strutture in acciaio o in calcestruzzo
armato.
Infatti, nel legno lamellare la combustione avviene lentamente grazie al buon isolamento
termico realizzato dallo strato superficiale carbonizzato. Ad un aumento molto lento della
temperatura corrisponde una variazione quasi trascurabile della resistenza meccanica delle fibre
di legno della sezione non carbonizzata e la struttura cede o crolla solo quando la parte della
sezione non ancora carbonizzata è talmente diminuita da non riuscire più ad assolvere alla sua
funzione portante. La resistenza al fuoco di un elemento strutturale in legno lamellare dipende
dalla velocità di carbonizzazione che è possibile calcolare sperimentalmente o analiticamente
per diverse specie legnose.
Infatti, nel legno lamellare la combustione avviene lentamente grazie al buon isolamento
termico realizzato dallo strato superficiale carbonizzato.
Ad un aumento molto lento della temperatura corrisponde una variazione quasi trascurabile
della resistenza meccanica delle fibre di legno della sezione non carbonizzata e la struttura cede
o crolla solo quando la parte della sezione non ancora carbonizzata è talmente diminuita da non
riuscire più ad assolvere alla sua funzione portante.
La resistenza al fuoco di un elemento strutturale in legno lamellare dipende dalla velocità di
carbonizzazione che è possibile calcolare sperimentalmente o analiticamente per diverse specie
legnose.

Le caratteristiche tecniche del prodotto finito dipendono dal materiale di base. E’ ovvio che per
ottenere risultati attendibili, occorre partire da una materia prima avente caratteristiche il più
omogenee e uniformi possibile.

Qualsiasi tipo di legname può essere potenzialmente utilizzato per tale tecnologia, anche se
scelte tecnico-economiche indirizzano, di fatto, l’industria produttrice all’uso di legnami
facilmente reperibili, incollabili e meno costosi, compatibilmente ai requisiti richiesti. In Europa
si utilizza quindi quasi esclusivamente l’abete rosso, per lavorazioni speciali talvolta il pino
silvestre, il larice e il rovere.

Le essenze legnose vengono suddivise, per il legno lamellare, in due categorie o classi, che ne
individuano la qualità e le caratteristiche fisico-meccaniche e che condizionano i valori delle
corrispondenti tensioni massime ammissibili.
Tali classi o categorie sono (secondo le DIN 1052):

I Categoria: legno scelto senza traccia di putredine o danni di insetti, inclinazione massima
della direzione delle fibre rispetto alla direzione della tavola non superiore al 10%, nodi sani,
non raggruppati, con diametro massimo pari a 30 mm, peso specifico non superiore a 500
Kg/mc (al 20% di umidità) e spessore medio annuo di crescita del tronco non superiore a 3 mm.

II Categoria: legno scelto con criteri meno rigidi, tuttavia senza traccia di putredine o danni di
insetti, ma con tolleranze maggiori di diametro dei nodi (fino a 40 mm), inclinazione di fibre
(fino al 12%), pesi specifici non inferiori a 400 Kg/mc (al 20% di umidità) e spessore medio
annuo di crescita non superiore a 4 mm
Fasi di produzione:
1. Essiccazione (tesa a ottenere quel grado di umidità del legno compatibile col tipo di colla)
2. Controllo della qualità delle tavole (controllo dell’umidità e della difettosità)
3. Giuntatura di testa (per realizzare elementi strutturali di lunghezza maggiore della singola
    tavola o asse)
4. Piallatura e calibratura delle tavole (per ottenere superfici piane in vista dell’incollaggio
    delle facce delle tavole per la successiva formazione della travi)
5. Incollaggio delle lamelle (le colle e le operazioni di incollaggio costituiscono una fra le operazioni più
    importanti e delicate dal punto di vista operativo e tecnologico. Gli incollanti devono instaurare legami
    intermolecolari fra la colla stessa e le sostanze che costituiscono il legno, cioè le fibre di cellulosa e
    lignina, in modo da garantire, nel piano di incollaggio, lo stesso legame della corrispondente essenza
    legnosa. Le resistenze fisico-meccaniche del collante devono essere almeno eguali a quelle del legno, in
    modo che i piani di incollaggio non siano piani preferenziali di rottura.)
6. Pressatura (per realizzare l’incollaggio fra le lamelle bisogna sottoporre l’elemento
   strutturale a una pressione il più possibile uniforme; tale operazione viene effettuata in
   apposite presse)
7. Piallatura delle travi (Rimosse dalla pressa le travi sono lasciate 1-2 giorni a riposo
   all’interno dello stabilimento. Quindi fatte passare dentro una pialla fissa di forte capacità in
   modo da dare all’elemento lo spessore finito e rendere uniformi e lisce le superfici laterali)
8. Finitura e impregnazione (nel reparto finitura la trave viene intestata realizzando le
   sagomature di progetto, i fori ed i tagli necessari per l’assemblaggio di elementi metallici.
   L’ultima operazione in ordine di tempo consiste nell’applicazione di prodotti impregnanti
   tramite semplice spennellatura, sostanze cioè con funzione di preservare il legno da insetti,
   funghi, umidità e con un pigmento che conferisca alle travi il colore voluto. Tale operazione
   dovrebbe rientrare in seguito tra le operazioni di manutenzione ordinaria.)
SCHEMI STATICI

TIPOLOGIE STRUTTURALI DI PREVALENTE
IMPIEGO
Ponte ciclopedonale in legno lamellare alla foce del fiume Tordino (in provincia di
Teramo)
Alvar Aalto (1928-1976)




Hugo Alvar Henrik Aalto (Kuortane, 3 febbraio 1898 – Helsinki, 11 maggio 1976) è stato un importante architetto, designer
e accademico finlandese, esponente di spicco dell'architettura organica di stampo europeo, appartenente alla cosiddetta
"seconda generazione" dei maestri del movimento moderno.
Negli anni cinquanta Aalto divenne uno dei due poli di riflessione del Movimento moderno, che si divideva in lecorbusieriani
(razionalisti) e aaltiani (organici).
L'attività di Aalto spaziava dal design di arredi e oggetti in vetro all'architettura e alla pittura.
Biblioteca Alvar Aalto a Viipuri (1927-1935)
WALTER GROPIUS
Walter Gropius nel 1921 progetta e costruisce a Dahlam (Berlino) Casa Sommerfeld, per un
commerciante di legname che con i tronchi di una vecchia nave voleva costruirsi una casa.
La casa in legno massiccio lo interessava particolarmente in quanto considerava il sistema
Blockhaus essenza costruttiva di un materiale specifico, dove l'utilità costruttiva, la forma
strutturale e l'architettura coincidono in un unico edificio.
La chiesa di Gesù Cristo Redentore, realizzata ad Alcamo (TP), con la sua complessa copertura è un esempio magistrale
dell'uso del legno lamellare strutturale, coniuga infatti funzionalità ed estetica.
La struttura della chiesa è a navata unica e si snoda su una geometria complessa con una sequenza di cupole nervate a tutto
sesto ed a sesto ribassato con travi a curvatura doppia ed archi rampanti di collegamento, che evolvono seguendo lo
sviluppo degli spazi della celebrazione liturgica, dall'ingresso con copertura a botte, all'aula con copertura a vele ed archi
ribassati, all’area presbiteriale con copertura a cupola nervata a tutto sesto.
Se una volta lo chalet rappresentava la classica casa svizzera oggi, architetti creativi, con
costruzioni in legno futuristiche, caratterizzano la nostra immagine sul mercato internazionale.

Fino a circa dieci anni or sono, l’architettura in legno svizzera era considerata tradizionale se non
addirittura nostalgica, con le accoglienti stanze in legno, le fattorie concepite in modo funzionale
e molto concreto e le caratteristiche capanne alpine.
Così come si associava la costruzione in legno alla baracca provvisoria per gli stagionali o alle
prime case prefabbricate in legno, giunte sul mercato agli inizi degli anni ’80, come peculiari di
una cultura abitativa per budget limitati ed altrettanto limitate esigenze.

Quella sviluppatasi negli anni ’90 viene invece qualificata da ben altri attributi: elegante,
moderna, individuale o semplicemente bella.
L’architettura ha scoperto un materiale da costruzione che offre innumerevoli possibilità di
adattamento.
Negli ultimi anni, anche in periodi di bassa congiuntura, l’impiego del legno nelle costruzioni è
costantemente aumentato. Dal 1991 al 1995 il volume di nuovi edifici è diminuito del 4%,
mentre il consumo di legna per le costruzioni è aumentato dell’8 %. Il legno ha conquistato fette
di mercato che appartenevano ad altri materiali come ferro, beton o laterizi raggiungendo, nella
costruzione di appartamenti, una fetta di mercato pari al 10 %; nella costruzione di abitazioni a
basso consumo energetico, che rappresentano il nostro futuro, tale quota raggiunge il 30%.
Anche nell’architettura per interni il legno rientra nel trend attuale. Il consumo di legno per
parquet è aumentato di due terzi rispetto al 1990. Sappiamo che, tecnicamente, il legno può
essere combinato con tutti gli altri materiali, che un cubo di 4 cm di lato di abete bianco è in
grado di sostenere in laboratorio 4 tonnellate, che è degradabile ma gli organismi decompositori
possono attaccarlo solo in ambienti umidi e che il legno giusto, utilizzato correttamente e
protetto dall’umidità ha una durata quasi infinita.

La più vecchia casa in legno svizzera, casa Niderhöst a Svitto, risale infatti al 1176 e circa due
anni or sono è stata accuratamente smontata e attende ora di essere rimontata in un luogo
adeguato.
Perpendicolarmente alle fibre, il legno è cento volte meno resistente alla trazione rispetto alla
direzione longitudinale, si dilata e si ritira a seconda dell’umidità ma questi problemi si possono
risolvere grazie al multistrato. I compensati ad esempio non si ritirano né dilatano e sono
uniformemente stabili e solidi.
La leggerezza unita alla solidità del legno presenta grossi vantaggi nelle costruzioni, che
necessitano di fondamenta meno imponenti di quanto non ne richiedano quelle concepite con
ferro e beton. Il consumo di carburante necessario per la produzione di legno, la lavorazione ed
il suo trasporto è nettamente inferiore rispetto a quello per beton e ferro: nel legno si nasconde
meno ‹energia grigia› rispetto agli altri due materiali.
È nelle costruzioni in legno che si cela il grosso potenziale per una migliore utilizzazione dei
nostri boschi.
L’architettura in legno si limita, nella gran parte dei casi, alla costruzione di case mono o
plurifamiliari. Un paio di esempi di costruzioni più importanti ci mostrano quello che si potrebbe
ancora fare in tale ambito. Condomini a più piani, edifici per uffici, scuole, capannoni per la
pratica dello sport, ponti, costruzioni pubbliche. L’architettura in legno può raggiungere simili
dimensioni grazie alle innovazioni della ricerca. Vale il principio secondo il quale vengono
prodotti nuovi materiali per nuove applicazioni e i processi di produzione avvengono in modo
più efficiente.
Negli stabilimenti moderni vengono prefabbricate intere componenti di case - interi locali,
pareti, soffitti - comprensivi di isolamento, condutture, finestre e porte. Sul posto detti elementi
vengono poi assemblati. Benché questo tipo di costruzione necessiti di una pianificazione molto
accurata, esso accorcia enormemente i tempi di costruzione: una casa unifamiliare viene ad
esempio montata in una giornata.
Un edificio viene costruito per più generazioni ma le esigenze, in questo lasso di tempo, possono
cambiare; rispetto ad altre costruzioni, quelle in legno si adattano a molteplici applicazioni, e si
lasciano ampliare e rinnovare più facilmente.
Fino a poco tempo fa, le prescrizioni in materia di incendi hanno reso difficile la costruzione di
edifici in legno a più piani. Era possibile la costruzione di edifici a due piani ma opere più alte
venivano eseguite solo in casi eccezionali. Grazie a nuove scoperte, all’evoluzione delle tecniche
di costruzione e ai progressi realizzati nella protezione dagli incendi, queste difficoltà sono state
superate. In seguito all’adeguamento delle prescrizioni ai nuovi standard tecnici, adesso è
possibile costruire case d’abitazione, scuole o edifici destinati ad uffici anche di sei piani,
offrendo così nuove possibilità di espansione alle costruzioni in legno.
I pompieri propendono addirittura per costruzioni in legno rispetto a quelle in metallo, in
quanto queste ultime si deformano sotto l’effetto del calore, mentre le travature in legno, anche
se incendiate mantengono la loro
stabilità ancora per parecchio tempo.
Questo deriva dal fatto che il legno, anche se molto asciutto, contiene pur sempre acqua che
deve dapprima evaporare. Durante tale processo la temperatura nel legno resta inferiore ai
100°C e solo quando questa raggiunge i 270° inizia la combustione con velocità pari ad 1mm al
minuto. Anche in un incendio con temperature fino a 1000°C, a un centimetro di profondità
dallo strato carbonizzato il legno resta intatto e portante, mentre il ferro perde questa sua
capacità già a partire da 450°C, così come il beton che a partire da 650° diminuisce di circa due
terzi la sua resistenza alla pressione.
FOSTER – CHESA FUTURA (Svizzera)

Lord Norman Foster, prestigioso architetto di origine inglese, ha creato un complesso
residenziale unico nel suo genere destinato ad acquirenti esclusivi.
Lo spettacolare edificio circolare poggia su sottili pilastri ed è rivestito esternamente con una
tamponatura in legno di larice tipico del luogo, offrendo una vista mozzafiato sulla valle e sul
lago di San Moritz.

Nel nome Chesa Futura è racchiusa l’intenzione da parte di Foster di integrare il più possibile
l’edificio nel paesaggio alpino e nella tradizione architettonica locale: chesa in romancio, la
lingua latina locale, significa casa.

L'edificio, costruito completamento su steli, sporge come una bolla con ampie finestre verso sud
e, nonostante questa forma eccentrica, si inserisce nel suo contesto naturale.
Migliaia di scandole in legno di larice rendono la facciata pressoché indistruttibile, perché la
materia prima rinnovabile è uno dei materiali più antichi e resistenti della regione.
Solamente l'intenzionale colore grigio legato agli agenti atmosferici del legno di larice è indice
del tempo che è trascorso dal momento in cui l'edificio è stato ultimato. Tutto il resto è rimasto
esattamente come il primo giorno.

Con la Chesa Futura Norman Foster ha imposto nuovi standard: un'intelligente scelta di
materiali, la precisione nella lavorazione, l'inalterabilità per lunghi decenni, l'integrazione nel
contesto esistente e un linguaggio formale che deriva coerentemente da esigenze tecniche. Tutti
requisiti che sono stati anche alla base della comunicazione integrale del progetto.
TADAO ANDO – IL MUSEO DEL LEGNO

Il Museo del legno venne eretto per celebrare la Festa Nazionale dell’albero, festa che è una
tradizione da ben 45 anni istituita dall’imperatore quasi per commemorare le distruzioni degli
alberi, durante la seconda guerra mondiale, delle foreste giapponesi.
Il museo sorge in un luogo isolato e solitario, quasi al centro della foresta di Mikata-gun, nella
prefettura di Hyogo, in un sito naturalistico a circa tre ore da Osaka.
La costruzione di questo museo è, quindi, quasi un ringraziamento per l’imponente opera di
ricostruzione delle risorse arboree, di cui il Giappone va fiero. Inoltre la sua completa
costruzione di legno è una conferma dell’adorazione dei giapponesi verso questo materiale
naturale che è stato il fondamento, nella tradizione costruttiva più antica, dell’architettura.

Tadao Ando per la progettazione del museo si rifà al Padiglione dell’esposizione di Siviglia,
utilizzando gli stessi materiali e gli stessi sistemi costruttivi. La struttura si presenta come un
tronco di cono, dal diametro di 46m, con al centro uno spazio cavo circolare largo 22m.
In fondo a questo vano cavo è situata una vasca d’acqua, sopra di cui c’ è una passerella in
cemento armato che conduce all’interno del museo. Attraversato totalmente il museo si giunge
nella foresta, verso una piattaforma d’osservazione e un piccolo padiglione cubico, distante circa
200m.
In questo laghetto al centro dell’edificio simbolicamente il cielo e l’acqua s’incontrano.
L’anello che circonda la corte centrale è una spazio espositivo, chiuso e segnato da pilastri di
legno, alti 18m, fino alla struttura complessa il tetto. Quest’ultimo presenta dei lucernai da cui la
luce filtrando crea una diffusa penombra all’interno del museo. Parte della zona espositiva ha
una mostra fissa sulla cultura del legno e della foresta.
Il visitatore vive, quindi, un’esperienza didattica ma anche partecipata, perché all’interno
osserva le esposizioni, mentre all’esterno ha la possibilità di osservare gli elementi naturali del
luogo e il paesaggio circostante, vivendo il tutto dentro la realtà dei temi trattati.
La funzione dell’edificio è quasi quella di un tempio, di un luogo di raccoglimento e
d’osservazione intensa, in cui la relazione tra edificio e paesaggio, tra ciò che è artificiale, ciò che
l’uomo costruisce e ciò che è naturale, ciò che vive da sempre nell’immaginario collettivo
dell’idea di natura, mediante la capacità compositiva d’Ando, acquisisce un valore atemporale,
che è proprio dei luoghi sacrali. Presupposto del progetto è, quindi, quello di salvaguardare la
foresta circostante, evitando di tagliare gli alberi e ponendovi al centro il “tempio-museo”.
Tadao Ando. Tempio Komyo-ji-Saijo, Ehime, Giappone
Secondo le indicazioni fornite dai religiosi era necessario creare uno spazio adatto alle riunioni
della comunità e aperto a tutti, oltre a ricostruire la sala degli ospiti e gli alloggi per i monaci.

Pur non essendoci delle condizioni specifiche da seguire nella progettazione, in riferimento a
quella che era la versione originaria del tempio, l'intento dei progettisti è stato quello di
valorizzare la tradizione costruttiva giapponese intesa come assemblaggio di tanti elementi in
legno, riproponendo il tema di una struttura unica composta da parti differenti, ognuna ricca di
tensione.

Dopo aver preso in considerazione diverse alternative si è scelto di creare l'edificio con
una struttura in legno lamellare, un materiale di grande efficacia, dotato di una composizione
stratiforme, in grado creare effetti uniformi e di essere utilizzato senza sprechi.

Si è così concepito un ampio spazio coperto da tre strati di travi incrociate, sorrette da un
sistema di sedici colonne divise in quattro gruppi.

L'ambiente più importante è uno spazio luminoso, aperto e solenne, col pavimento ricoperto da
cento stuoie, delimitato da uno schermo di vetro smerigliato e circondato da una parete esterna
costituita da pali di 15x21 cm, disposti ad intervalli regolari di 15 cm, con inserti di vetro che li
distanziano, creando un effetto di indefinita separazione tra interno ed esterno.
Attraverso la parete vetrata la luce e l'ambiente circostante penetrano all'interno e anche da
fuori si ha la percezione di quello che accade dentro l'edificio. L'effetto di leggerezza dato
dall'impiego del legno risulta accentuato dalla presenza dell'acqua tutt'intorno, che contribuisce
ad accrescere l'effetto mistico del tempio, soprattutto di notte, con la luce proveniente
dall'interno che si riflette sul lago.
Sempre nel rispetto della tradizione architettonica giapponese si è cercato di mantenere
inalterato il contesto circostante, lasciando intatti i muri di pietra e gli alberi che si trovavano nel
sito.
Pur essendo stato concesso il permesso di eliminare il padiglione d'ingresso e quello delle
campane, si è scelto di lasciarli nella collocazione originaria, in modo da non intaccare
l'originaria impostazione geometrica dei percorsi, preferendo abbandonare le geometrie pure e
creare un percorso che si snodasse tutto intorno al padiglione.

Lo stesso Tadao Ando ha avuto però modo di osservare, a progetto ultimato, che anche gli
elementi non previsti si inserivano perfettamente nel contesto, dandogli valore e creando effetti
di profondita agli spazi architettonici, e che lo sviluppo della progettazione si era snodato di
volta in volta, senza seguire una direzione aprioristica prestabilita, riscoprendo a poco a poco il
valore della memoria tradizionale e dell'essenza mistica del luogo, in un progressivo dialogo col
contesto che andava gradualmente prendendo forma nel processo di definizione
dell'architettura.
yellow treehouse restaurant
Nuova Zelanda, scenario di architetture mozzafiato e sostenibili. Questa volta l’attenzione è
tutta per questi particolarissimi ristoranticostruiti direttamente sugli alberi.
A 12 metri di altezza svettano maestosi questi “boccioli” lignei, aggrappati su sequoie secolari ed
altissime.

Architetture sostenibili, create con elementi modulari in pioppo, che ospiteranno particolari bar-
ristorantiraggiungibili con una passerella lunga 60 metri sospesa nell’aria.

La forma rimanda subito ad un bozzolo di farfalla, una stilizzazione suggestiva realizzata
dalla Pacific Environments Architects che riprende e ripercorre il sogno di tutti i bambini: avere
una propria casetta sull’albero, un posto accogliente e avvolgente dove nascondersi, ripararsi e
stare a contatto con la natura.

Le strutture hanno interni estremamente suggestivi e, grazie ad ulcune coperture termiche,
sono fruibili e godibili a qualunque condizione atmosferica; in caso di pioggia alcuni fogli di
acrilico assicurano una permanenza confortevole e all’asciutto! Durante il giorno, grazie alle
fessure longitudnali, la luce attraversa il bozzolo illuminandolo totalmente con la luce naturale,
mentre di notte l’effetto che il Treehouse regala è suggestivo e magico.

 Il ristorante dispone di ampio spazio per 18 posti a sedere e si completa con un elegante bar nel
quale potrete farvi un aperitivo prima di sedervi a tavola. L’effetto è incredibile e l’integrazione
con la natura risulta perfetta. I vari bozzoli possono essere rimossi in qualsiasi momento ed
essere reistallati su altri alberi, anche in altre parti del mondo.
Legno - 6
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Legno - 6

  • 1. INVESTIAMO NEL VOSTRO FUTURO Sistemi e Materiali innovativi per la conservazione del patrimonio Archeologico in Siti Sommersi LEGNO 6 SIMPASS STORIA DEI MATERIALI Prof.ssa Philomène Gattuso
  • 2. LEGNO - Età moderna e contemporanea Dal XIV secolo l’introduzione della sega idraulica favorì la produzione di pannelli più sottili e leggeri, con il recupero della tecnica dell’intelaiatura, che come abbiamo visto era già stata in uso in epoca classica. Il legno privilegiato era in assoluto il noce, ma anche l’ebano, se pur molto più raro, era lavorato soprattutto nell'Europa settentrionale, da dove fino al Seicento era importato nel resto del continente. L'uso del legno come materiale strutturale era prassi consolidata fino alla fine dell'Ottocento . Nel Nord America, nella seconda metà dell'Ottocento, si sviluppa l’applicazione del sistema balloon frame costituito da una intelaiatura di tavoloni in legno di dimensioni standardizzate unite con chiodatura. Impiegato dai pionieri del West, il sistema ha trovato ampia diffusione negli Stati Uniti nelle prime urbanizzazioni di Chicago e San Francisco, e ha continuato a trovare largo impiego nell'edificato residenziale dimensionalmente minore. L'introduzione dell'acciaio e del cemento armato ne hanno segnato il progressivo regresso alla fine del XIX secolo, limitandone l'impiego a pochi campi come l'ingegneria naturalistica o ad applicazioni leggere come la serra o addirittura mortificandolo come cassaforma. Tale declino è stato molto più marcato in Italia che nelle altre nazioni europee, addirittura in Scandinavia non è mai cessato, mentre nell'America settentrionale si è continuato ad utilizzarlo in maniera estensiva, specialmente nell'edilizia civile.
  • 3.
  • 4.
  • 5. Solo lo sviluppo della progettazione architettonica e di nuove tecniche costruttive, nonché l'approfondimento dell'analisi strutturale e della resistenza alla combustione del legno, unitamente all'introduzione di nuovi prodotti preservanti dal degrado e dagli insetti sociali, ha consentito di riappropriarsi delle innumerevoli possibilità architettoniche, della straordinaria natura estetica e della totale compatibilità con i criteri dello sviluppo sostenibile che una struttura in legno può offrire. La situazione, infatti, è rimasta tale fino alla seconda metà del Novecento con la diffusione del legno lamellare. Il lamellare trova origine nel sistema a tavoloni a coltello introdotto in Occidente da Fra Giovanni degli Eremitani ai primi del Trecento, ripreso da P. Delorme nel Cinquecento; nel 1825 il sistema viene perfezionato del colonnello francese A. Rose Emyma anticipato dal toscano G. Del Rosso che lo descrive in un trattato pubblicato nel 1797. Da queste esperienze si svilupperà, in Svizzera e in Austria, agli inizi del Novecento, il moderno legno lamellare che permette la realizzazione di elementi rettilinei unitari fino a quaranta metri di luce ed elementi curvilinei e strutture reticolari spaziali di grande luce. Nonostante le ampie possibilità di grande luci con il legno lamellare (sono stati superati i 70 metri di luce con cupole in lamellare) anche il legno naturale ha ritrovato nuove applicazioni soprattutto nelle regioni in cui è rimasto vivo l'insegnamento della tradizione come in Finlandia e in centro Europa (Baviera, Austria, Svizzera). Analogamente in Giappone, luogo di antichissima tradizione costruttiva con il legno, diversi architetti sono attualmente impegnati nella rielaborazione delle soluzioni costruttive con questo materiale.
  • 6. Ogni famoso architetto si è sempre cimentato nell'uso del legno strutturale, da Renzo Piano a Frank Lloyd Wright, da Glenn Murcutt a Arne Jacobsen, da Peter Harrison a Arthur Erickson. Da sempre, l'ingegnere ne apprezza le particolari proprietà meccaniche, come nell'Universeum di Gert Wingårdh in Svezia. Walter Gropius nel 1921 progetta e costruisce a Dahlam (Berlino) Casa Sommerfeld, per un commerciante di legname che con i tronchi di una vecchia nave voleva costruirsi una casa. La casa in legno massiccio lo interessava particolarmente in quanto considerava il sistema blockbau essenza costruttiva di un materiale specifico, dove l'utilità costruttiva, la forma strutturale e l'architettura coincidono in un unico edificio. Secondo un recentissimo studio, tutte le aziende italiane del settore intervistate forniscono una stima positiva del mercato, con una crescita del 15%, sebbene in generale le costruzioni in Italia siano in rallentamento. Col decreto del 14 settembre 2005 prima, rivisto poi dalle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008, finalmente si contempla anche il legno come materiale strutturale e si dettano le modalità di calcolo, esecuzione, collaudo, con particolare riguardo alla certificazione e controllo della qualità. Finalmente dunque anche in Italia c'è una norma che legittima il legno ed i prodotti derivati per l'uso costruttivo. Le norme tecniche contengono molte interessanti novità anche sul piano scientifico, soprattutto in materia sismica e nell'impostazione semiprobabilistica della sicurezza.
  • 7. Le prestazioni delle strutture in legno in caso di sisma sono particolarmente interessanti, legati alle caratteristiche meccaniche del materiale. Diversamente dalla strutture in laterizio o murature, il legno ha buone capacità di resistenza non solo alla compressione ma anche alla trazione, unito alla elasticità, che permette una buona capacità di oscillazione, e alla leggerezza. Quest'ultima caratteristica rende gli edifici di minore massa complessiva, proprietà che limita gli effetti delle onde sismiche.
  • 8. Il legno lamellare è un materiale strutturale prodotto incollando delle tavole di legno a loro volta già classificate per uso strutturale. È quindi un materiale composito, costituito essenzialmente di legno naturale, di cui mantiene i pregi (tra i principali ricordiamo l'elevato rapporto tra resistenza meccanica e peso ed il buon comportamento in caso di incendio), ma è anche un prodotto nuovo, realizzato su scala industriale, che attraverso un procedimento tecnologico di incollaggio a pressione riduce i difetti propri del legno massiccio. Le fasi della produzione consistono nella riduzione del tronco in assicelle - dette per l'appunto lamelle - generalmente di larghezza non superiore ai 20 cm (per prevenire eccessive deformazioni causate dal fenomeno del ritiro) e nella loro ricomposizione tramite incollaggio. È possibile produrre elementi di forma e dimensione volute, senza i limiti derivanti dalla dimensione dell'albero, inoltre il limite in lunghezza di una trave in legno lamellare è dato principalmente dalla possibilità di trasporto e messa in opera della stessa. Pur essendo realizzate con un materiale combustibile, le strutture in legno lamellare possono avere una resistenza al fuoco pari o superiore a quella di strutture in acciaio o in calcestruzzo armato. Infatti, nel legno lamellare la combustione avviene lentamente grazie al buon isolamento termico realizzato dallo strato superficiale carbonizzato. Ad un aumento molto lento della temperatura corrisponde una variazione quasi trascurabile della resistenza meccanica delle fibre di legno della sezione non carbonizzata e la struttura cede o crolla solo quando la parte della sezione non ancora carbonizzata è talmente diminuita da non riuscire più ad assolvere alla sua funzione portante. La resistenza al fuoco di un elemento strutturale in legno lamellare dipende dalla velocità di carbonizzazione che è possibile calcolare sperimentalmente o analiticamente per diverse specie legnose.
  • 9. Infatti, nel legno lamellare la combustione avviene lentamente grazie al buon isolamento termico realizzato dallo strato superficiale carbonizzato. Ad un aumento molto lento della temperatura corrisponde una variazione quasi trascurabile della resistenza meccanica delle fibre di legno della sezione non carbonizzata e la struttura cede o crolla solo quando la parte della sezione non ancora carbonizzata è talmente diminuita da non riuscire più ad assolvere alla sua funzione portante. La resistenza al fuoco di un elemento strutturale in legno lamellare dipende dalla velocità di carbonizzazione che è possibile calcolare sperimentalmente o analiticamente per diverse specie legnose. Le caratteristiche tecniche del prodotto finito dipendono dal materiale di base. E’ ovvio che per ottenere risultati attendibili, occorre partire da una materia prima avente caratteristiche il più omogenee e uniformi possibile. Qualsiasi tipo di legname può essere potenzialmente utilizzato per tale tecnologia, anche se scelte tecnico-economiche indirizzano, di fatto, l’industria produttrice all’uso di legnami facilmente reperibili, incollabili e meno costosi, compatibilmente ai requisiti richiesti. In Europa si utilizza quindi quasi esclusivamente l’abete rosso, per lavorazioni speciali talvolta il pino silvestre, il larice e il rovere. Le essenze legnose vengono suddivise, per il legno lamellare, in due categorie o classi, che ne individuano la qualità e le caratteristiche fisico-meccaniche e che condizionano i valori delle corrispondenti tensioni massime ammissibili.
  • 10. Tali classi o categorie sono (secondo le DIN 1052): I Categoria: legno scelto senza traccia di putredine o danni di insetti, inclinazione massima della direzione delle fibre rispetto alla direzione della tavola non superiore al 10%, nodi sani, non raggruppati, con diametro massimo pari a 30 mm, peso specifico non superiore a 500 Kg/mc (al 20% di umidità) e spessore medio annuo di crescita del tronco non superiore a 3 mm. II Categoria: legno scelto con criteri meno rigidi, tuttavia senza traccia di putredine o danni di insetti, ma con tolleranze maggiori di diametro dei nodi (fino a 40 mm), inclinazione di fibre (fino al 12%), pesi specifici non inferiori a 400 Kg/mc (al 20% di umidità) e spessore medio annuo di crescita non superiore a 4 mm
  • 11. Fasi di produzione: 1. Essiccazione (tesa a ottenere quel grado di umidità del legno compatibile col tipo di colla) 2. Controllo della qualità delle tavole (controllo dell’umidità e della difettosità) 3. Giuntatura di testa (per realizzare elementi strutturali di lunghezza maggiore della singola tavola o asse) 4. Piallatura e calibratura delle tavole (per ottenere superfici piane in vista dell’incollaggio delle facce delle tavole per la successiva formazione della travi) 5. Incollaggio delle lamelle (le colle e le operazioni di incollaggio costituiscono una fra le operazioni più importanti e delicate dal punto di vista operativo e tecnologico. Gli incollanti devono instaurare legami intermolecolari fra la colla stessa e le sostanze che costituiscono il legno, cioè le fibre di cellulosa e lignina, in modo da garantire, nel piano di incollaggio, lo stesso legame della corrispondente essenza legnosa. Le resistenze fisico-meccaniche del collante devono essere almeno eguali a quelle del legno, in modo che i piani di incollaggio non siano piani preferenziali di rottura.) 6. Pressatura (per realizzare l’incollaggio fra le lamelle bisogna sottoporre l’elemento strutturale a una pressione il più possibile uniforme; tale operazione viene effettuata in apposite presse) 7. Piallatura delle travi (Rimosse dalla pressa le travi sono lasciate 1-2 giorni a riposo all’interno dello stabilimento. Quindi fatte passare dentro una pialla fissa di forte capacità in modo da dare all’elemento lo spessore finito e rendere uniformi e lisce le superfici laterali) 8. Finitura e impregnazione (nel reparto finitura la trave viene intestata realizzando le sagomature di progetto, i fori ed i tagli necessari per l’assemblaggio di elementi metallici. L’ultima operazione in ordine di tempo consiste nell’applicazione di prodotti impregnanti tramite semplice spennellatura, sostanze cioè con funzione di preservare il legno da insetti, funghi, umidità e con un pigmento che conferisca alle travi il colore voluto. Tale operazione dovrebbe rientrare in seguito tra le operazioni di manutenzione ordinaria.)
  • 12. SCHEMI STATICI TIPOLOGIE STRUTTURALI DI PREVALENTE IMPIEGO
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  • 14. Ponte ciclopedonale in legno lamellare alla foce del fiume Tordino (in provincia di Teramo)
  • 15. Alvar Aalto (1928-1976) Hugo Alvar Henrik Aalto (Kuortane, 3 febbraio 1898 – Helsinki, 11 maggio 1976) è stato un importante architetto, designer e accademico finlandese, esponente di spicco dell'architettura organica di stampo europeo, appartenente alla cosiddetta "seconda generazione" dei maestri del movimento moderno. Negli anni cinquanta Aalto divenne uno dei due poli di riflessione del Movimento moderno, che si divideva in lecorbusieriani (razionalisti) e aaltiani (organici). L'attività di Aalto spaziava dal design di arredi e oggetti in vetro all'architettura e alla pittura.
  • 16. Biblioteca Alvar Aalto a Viipuri (1927-1935)
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  • 18. WALTER GROPIUS Walter Gropius nel 1921 progetta e costruisce a Dahlam (Berlino) Casa Sommerfeld, per un commerciante di legname che con i tronchi di una vecchia nave voleva costruirsi una casa. La casa in legno massiccio lo interessava particolarmente in quanto considerava il sistema Blockhaus essenza costruttiva di un materiale specifico, dove l'utilità costruttiva, la forma strutturale e l'architettura coincidono in un unico edificio.
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  • 20. La chiesa di Gesù Cristo Redentore, realizzata ad Alcamo (TP), con la sua complessa copertura è un esempio magistrale dell'uso del legno lamellare strutturale, coniuga infatti funzionalità ed estetica. La struttura della chiesa è a navata unica e si snoda su una geometria complessa con una sequenza di cupole nervate a tutto sesto ed a sesto ribassato con travi a curvatura doppia ed archi rampanti di collegamento, che evolvono seguendo lo sviluppo degli spazi della celebrazione liturgica, dall'ingresso con copertura a botte, all'aula con copertura a vele ed archi ribassati, all’area presbiteriale con copertura a cupola nervata a tutto sesto.
  • 21. Se una volta lo chalet rappresentava la classica casa svizzera oggi, architetti creativi, con costruzioni in legno futuristiche, caratterizzano la nostra immagine sul mercato internazionale. Fino a circa dieci anni or sono, l’architettura in legno svizzera era considerata tradizionale se non addirittura nostalgica, con le accoglienti stanze in legno, le fattorie concepite in modo funzionale e molto concreto e le caratteristiche capanne alpine. Così come si associava la costruzione in legno alla baracca provvisoria per gli stagionali o alle prime case prefabbricate in legno, giunte sul mercato agli inizi degli anni ’80, come peculiari di una cultura abitativa per budget limitati ed altrettanto limitate esigenze. Quella sviluppatasi negli anni ’90 viene invece qualificata da ben altri attributi: elegante, moderna, individuale o semplicemente bella. L’architettura ha scoperto un materiale da costruzione che offre innumerevoli possibilità di adattamento. Negli ultimi anni, anche in periodi di bassa congiuntura, l’impiego del legno nelle costruzioni è costantemente aumentato. Dal 1991 al 1995 il volume di nuovi edifici è diminuito del 4%, mentre il consumo di legna per le costruzioni è aumentato dell’8 %. Il legno ha conquistato fette di mercato che appartenevano ad altri materiali come ferro, beton o laterizi raggiungendo, nella costruzione di appartamenti, una fetta di mercato pari al 10 %; nella costruzione di abitazioni a basso consumo energetico, che rappresentano il nostro futuro, tale quota raggiunge il 30%.
  • 22. Anche nell’architettura per interni il legno rientra nel trend attuale. Il consumo di legno per parquet è aumentato di due terzi rispetto al 1990. Sappiamo che, tecnicamente, il legno può essere combinato con tutti gli altri materiali, che un cubo di 4 cm di lato di abete bianco è in grado di sostenere in laboratorio 4 tonnellate, che è degradabile ma gli organismi decompositori possono attaccarlo solo in ambienti umidi e che il legno giusto, utilizzato correttamente e protetto dall’umidità ha una durata quasi infinita. La più vecchia casa in legno svizzera, casa Niderhöst a Svitto, risale infatti al 1176 e circa due anni or sono è stata accuratamente smontata e attende ora di essere rimontata in un luogo adeguato. Perpendicolarmente alle fibre, il legno è cento volte meno resistente alla trazione rispetto alla direzione longitudinale, si dilata e si ritira a seconda dell’umidità ma questi problemi si possono risolvere grazie al multistrato. I compensati ad esempio non si ritirano né dilatano e sono uniformemente stabili e solidi. La leggerezza unita alla solidità del legno presenta grossi vantaggi nelle costruzioni, che necessitano di fondamenta meno imponenti di quanto non ne richiedano quelle concepite con ferro e beton. Il consumo di carburante necessario per la produzione di legno, la lavorazione ed il suo trasporto è nettamente inferiore rispetto a quello per beton e ferro: nel legno si nasconde meno ‹energia grigia› rispetto agli altri due materiali. È nelle costruzioni in legno che si cela il grosso potenziale per una migliore utilizzazione dei nostri boschi.
  • 23. L’architettura in legno si limita, nella gran parte dei casi, alla costruzione di case mono o plurifamiliari. Un paio di esempi di costruzioni più importanti ci mostrano quello che si potrebbe ancora fare in tale ambito. Condomini a più piani, edifici per uffici, scuole, capannoni per la pratica dello sport, ponti, costruzioni pubbliche. L’architettura in legno può raggiungere simili dimensioni grazie alle innovazioni della ricerca. Vale il principio secondo il quale vengono prodotti nuovi materiali per nuove applicazioni e i processi di produzione avvengono in modo più efficiente. Negli stabilimenti moderni vengono prefabbricate intere componenti di case - interi locali, pareti, soffitti - comprensivi di isolamento, condutture, finestre e porte. Sul posto detti elementi vengono poi assemblati. Benché questo tipo di costruzione necessiti di una pianificazione molto accurata, esso accorcia enormemente i tempi di costruzione: una casa unifamiliare viene ad esempio montata in una giornata. Un edificio viene costruito per più generazioni ma le esigenze, in questo lasso di tempo, possono cambiare; rispetto ad altre costruzioni, quelle in legno si adattano a molteplici applicazioni, e si lasciano ampliare e rinnovare più facilmente. Fino a poco tempo fa, le prescrizioni in materia di incendi hanno reso difficile la costruzione di edifici in legno a più piani. Era possibile la costruzione di edifici a due piani ma opere più alte venivano eseguite solo in casi eccezionali. Grazie a nuove scoperte, all’evoluzione delle tecniche di costruzione e ai progressi realizzati nella protezione dagli incendi, queste difficoltà sono state superate. In seguito all’adeguamento delle prescrizioni ai nuovi standard tecnici, adesso è possibile costruire case d’abitazione, scuole o edifici destinati ad uffici anche di sei piani, offrendo così nuove possibilità di espansione alle costruzioni in legno.
  • 24. I pompieri propendono addirittura per costruzioni in legno rispetto a quelle in metallo, in quanto queste ultime si deformano sotto l’effetto del calore, mentre le travature in legno, anche se incendiate mantengono la loro stabilità ancora per parecchio tempo. Questo deriva dal fatto che il legno, anche se molto asciutto, contiene pur sempre acqua che deve dapprima evaporare. Durante tale processo la temperatura nel legno resta inferiore ai 100°C e solo quando questa raggiunge i 270° inizia la combustione con velocità pari ad 1mm al minuto. Anche in un incendio con temperature fino a 1000°C, a un centimetro di profondità dallo strato carbonizzato il legno resta intatto e portante, mentre il ferro perde questa sua capacità già a partire da 450°C, così come il beton che a partire da 650° diminuisce di circa due terzi la sua resistenza alla pressione.
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  • 26. FOSTER – CHESA FUTURA (Svizzera) Lord Norman Foster, prestigioso architetto di origine inglese, ha creato un complesso residenziale unico nel suo genere destinato ad acquirenti esclusivi. Lo spettacolare edificio circolare poggia su sottili pilastri ed è rivestito esternamente con una tamponatura in legno di larice tipico del luogo, offrendo una vista mozzafiato sulla valle e sul lago di San Moritz. Nel nome Chesa Futura è racchiusa l’intenzione da parte di Foster di integrare il più possibile l’edificio nel paesaggio alpino e nella tradizione architettonica locale: chesa in romancio, la lingua latina locale, significa casa. L'edificio, costruito completamento su steli, sporge come una bolla con ampie finestre verso sud e, nonostante questa forma eccentrica, si inserisce nel suo contesto naturale. Migliaia di scandole in legno di larice rendono la facciata pressoché indistruttibile, perché la materia prima rinnovabile è uno dei materiali più antichi e resistenti della regione. Solamente l'intenzionale colore grigio legato agli agenti atmosferici del legno di larice è indice del tempo che è trascorso dal momento in cui l'edificio è stato ultimato. Tutto il resto è rimasto esattamente come il primo giorno. Con la Chesa Futura Norman Foster ha imposto nuovi standard: un'intelligente scelta di materiali, la precisione nella lavorazione, l'inalterabilità per lunghi decenni, l'integrazione nel contesto esistente e un linguaggio formale che deriva coerentemente da esigenze tecniche. Tutti requisiti che sono stati anche alla base della comunicazione integrale del progetto.
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  • 31. TADAO ANDO – IL MUSEO DEL LEGNO Il Museo del legno venne eretto per celebrare la Festa Nazionale dell’albero, festa che è una tradizione da ben 45 anni istituita dall’imperatore quasi per commemorare le distruzioni degli alberi, durante la seconda guerra mondiale, delle foreste giapponesi. Il museo sorge in un luogo isolato e solitario, quasi al centro della foresta di Mikata-gun, nella prefettura di Hyogo, in un sito naturalistico a circa tre ore da Osaka. La costruzione di questo museo è, quindi, quasi un ringraziamento per l’imponente opera di ricostruzione delle risorse arboree, di cui il Giappone va fiero. Inoltre la sua completa costruzione di legno è una conferma dell’adorazione dei giapponesi verso questo materiale naturale che è stato il fondamento, nella tradizione costruttiva più antica, dell’architettura. Tadao Ando per la progettazione del museo si rifà al Padiglione dell’esposizione di Siviglia, utilizzando gli stessi materiali e gli stessi sistemi costruttivi. La struttura si presenta come un tronco di cono, dal diametro di 46m, con al centro uno spazio cavo circolare largo 22m. In fondo a questo vano cavo è situata una vasca d’acqua, sopra di cui c’ è una passerella in cemento armato che conduce all’interno del museo. Attraversato totalmente il museo si giunge nella foresta, verso una piattaforma d’osservazione e un piccolo padiglione cubico, distante circa 200m. In questo laghetto al centro dell’edificio simbolicamente il cielo e l’acqua s’incontrano. L’anello che circonda la corte centrale è una spazio espositivo, chiuso e segnato da pilastri di legno, alti 18m, fino alla struttura complessa il tetto. Quest’ultimo presenta dei lucernai da cui la luce filtrando crea una diffusa penombra all’interno del museo. Parte della zona espositiva ha una mostra fissa sulla cultura del legno e della foresta.
  • 32. Il visitatore vive, quindi, un’esperienza didattica ma anche partecipata, perché all’interno osserva le esposizioni, mentre all’esterno ha la possibilità di osservare gli elementi naturali del luogo e il paesaggio circostante, vivendo il tutto dentro la realtà dei temi trattati. La funzione dell’edificio è quasi quella di un tempio, di un luogo di raccoglimento e d’osservazione intensa, in cui la relazione tra edificio e paesaggio, tra ciò che è artificiale, ciò che l’uomo costruisce e ciò che è naturale, ciò che vive da sempre nell’immaginario collettivo dell’idea di natura, mediante la capacità compositiva d’Ando, acquisisce un valore atemporale, che è proprio dei luoghi sacrali. Presupposto del progetto è, quindi, quello di salvaguardare la foresta circostante, evitando di tagliare gli alberi e ponendovi al centro il “tempio-museo”.
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  • 36. Tadao Ando. Tempio Komyo-ji-Saijo, Ehime, Giappone
  • 37. Secondo le indicazioni fornite dai religiosi era necessario creare uno spazio adatto alle riunioni della comunità e aperto a tutti, oltre a ricostruire la sala degli ospiti e gli alloggi per i monaci. Pur non essendoci delle condizioni specifiche da seguire nella progettazione, in riferimento a quella che era la versione originaria del tempio, l'intento dei progettisti è stato quello di valorizzare la tradizione costruttiva giapponese intesa come assemblaggio di tanti elementi in legno, riproponendo il tema di una struttura unica composta da parti differenti, ognuna ricca di tensione. Dopo aver preso in considerazione diverse alternative si è scelto di creare l'edificio con una struttura in legno lamellare, un materiale di grande efficacia, dotato di una composizione stratiforme, in grado creare effetti uniformi e di essere utilizzato senza sprechi. Si è così concepito un ampio spazio coperto da tre strati di travi incrociate, sorrette da un sistema di sedici colonne divise in quattro gruppi. L'ambiente più importante è uno spazio luminoso, aperto e solenne, col pavimento ricoperto da cento stuoie, delimitato da uno schermo di vetro smerigliato e circondato da una parete esterna costituita da pali di 15x21 cm, disposti ad intervalli regolari di 15 cm, con inserti di vetro che li distanziano, creando un effetto di indefinita separazione tra interno ed esterno.
  • 38. Attraverso la parete vetrata la luce e l'ambiente circostante penetrano all'interno e anche da fuori si ha la percezione di quello che accade dentro l'edificio. L'effetto di leggerezza dato dall'impiego del legno risulta accentuato dalla presenza dell'acqua tutt'intorno, che contribuisce ad accrescere l'effetto mistico del tempio, soprattutto di notte, con la luce proveniente dall'interno che si riflette sul lago. Sempre nel rispetto della tradizione architettonica giapponese si è cercato di mantenere inalterato il contesto circostante, lasciando intatti i muri di pietra e gli alberi che si trovavano nel sito. Pur essendo stato concesso il permesso di eliminare il padiglione d'ingresso e quello delle campane, si è scelto di lasciarli nella collocazione originaria, in modo da non intaccare l'originaria impostazione geometrica dei percorsi, preferendo abbandonare le geometrie pure e creare un percorso che si snodasse tutto intorno al padiglione. Lo stesso Tadao Ando ha avuto però modo di osservare, a progetto ultimato, che anche gli elementi non previsti si inserivano perfettamente nel contesto, dandogli valore e creando effetti di profondita agli spazi architettonici, e che lo sviluppo della progettazione si era snodato di volta in volta, senza seguire una direzione aprioristica prestabilita, riscoprendo a poco a poco il valore della memoria tradizionale e dell'essenza mistica del luogo, in un progressivo dialogo col contesto che andava gradualmente prendendo forma nel processo di definizione dell'architettura.
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  • 42. Nuova Zelanda, scenario di architetture mozzafiato e sostenibili. Questa volta l’attenzione è tutta per questi particolarissimi ristoranticostruiti direttamente sugli alberi. A 12 metri di altezza svettano maestosi questi “boccioli” lignei, aggrappati su sequoie secolari ed altissime. Architetture sostenibili, create con elementi modulari in pioppo, che ospiteranno particolari bar- ristorantiraggiungibili con una passerella lunga 60 metri sospesa nell’aria. La forma rimanda subito ad un bozzolo di farfalla, una stilizzazione suggestiva realizzata dalla Pacific Environments Architects che riprende e ripercorre il sogno di tutti i bambini: avere una propria casetta sull’albero, un posto accogliente e avvolgente dove nascondersi, ripararsi e stare a contatto con la natura. Le strutture hanno interni estremamente suggestivi e, grazie ad ulcune coperture termiche, sono fruibili e godibili a qualunque condizione atmosferica; in caso di pioggia alcuni fogli di acrilico assicurano una permanenza confortevole e all’asciutto! Durante il giorno, grazie alle fessure longitudnali, la luce attraversa il bozzolo illuminandolo totalmente con la luce naturale, mentre di notte l’effetto che il Treehouse regala è suggestivo e magico. Il ristorante dispone di ampio spazio per 18 posti a sedere e si completa con un elegante bar nel quale potrete farvi un aperitivo prima di sedervi a tavola. L’effetto è incredibile e l’integrazione con la natura risulta perfetta. I vari bozzoli possono essere rimossi in qualsiasi momento ed essere reistallati su altri alberi, anche in altre parti del mondo.