1. Integrazione e sicurezza urbana L’integrazione dei cittadini stranieri e la loro percezione della sicurezza in provincia di Pisa Ricerca coordinata dal Dipartimento di Statistica e Matematica Applicata all’Economia dell’Università di Pisa (DSMAE) con la collaborazione di Simurg Ricerche e ASSE
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4. La presenza straniera nella provincia di Pisa 1 3 1 3 2 2 Tre modelli migratori Ricerca n° 1: DSMAE
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8. Integrazione e sicurezza urbana La prospettiva degli operatori e degli stakeholders territoriali Ricerca n° 2
18. Centri urbani esaminati CASCINA AREA PISANA CASTELFRANCO DI SOTTO VAL D’ARNO INFERIORE PISA PONTEDERA VAL D’ERA SANTA CROCE SULL’ARNO VAL D’ARNO INFERIORE VOLTERRA VAL DI CECINA Ricerca n° 3: ASSE
21. Distribuzione e caratteri pop. immigrata E’ evidente la presenza di concentrazioni elevate nel quartiere della stazione erroneamente chiamato ‘quartiere Africa’, in quanto multietnico. Alte zone con presenza di immigrati (80-90% della popolazione) sono i Villaggi e l’area di Via Roma, dotata inoltre di basso livello di integrazione ad evidenziare una possibile area di degrado. Ricerca n° 3: ASSE Pontedera
22. Analisi di correlazione locale Nella figura sono individuate le zone nelle quali la densità di immigrati è inversamente proporzionata al numero di laureati e direttamente proporzionale alla densità di cittadini a bassa scolarità e di popolazione anziana. Sono queste zone ad alto probabilità di possibili problemi fra popolazione immigrata e cittadini italiani. Fra le zone evidenziate ci sono il quartiere S.Martino, la zona orientale di via Corridoni e la zona occidentale di via Battisti Ricerca n° 3 - ASSE Ricerca n° 3: ASSE Pisa
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24. Quanto si sentono integrati i cittadini stranieri in provincia di Pisa? Ricerca n° 4: Osservatorio
25. Che cosa significa integrazione per gli immigrati? Ricerca n° 4: Osservatorio
A tal proposito è utile soffermarsi sull’indice relativo di dissomiglianza tra la struttura per cittadinanza del campione intervistato e quella dell’universo rappresentato dalla popolazione straniera iscritta in anagrafe. Tale indice raggiunge quasi il 40%. Nel dettaglio, albanesi e romeni sono stati sottorappresentati (dal 45% nell’universo al 30% nel campione), mentre la comunità marocchina e quella senegalese sono state sovra rappresentate (dal 20% della popolazione al 40% del campione). Infine, alcune collettività residuali secondo le fonti ufficiali sono sovra enumerate nel campione, come nel caso dei georgiani. Anche se il confronto è puramente indicativo, in quanto il campione rilevato e l’universo degli iscritti in anagrafe hanno ad oggetto popolazioni in parte differenti, è d’obbligo tenerlo presente nel momento in cui si vanno a costruire e interpretare gli indici di integrazione.
L’indagine è rimasta attiva per circa un mese e mezzo (da metà Gennaio alla fine di Febbraio 2011) e, in questo arco di tempo, in 528 (circa il 33,7% del totale) hanno risposto al questionario. Come si può notare, la quota più consistente del campione è costituita da professionisti (avvocati, architetti, geometri, etc) che complessivamente rappresenta quasi il 30% delle risposte, seguiti da operatori del Terzo Settore (associazioni di volontariato e cooperative sociali), da Amministratori (sindaci e assessori) e funzionari degli Enti Locali e da operatori sociali (assistenti sociali e responsabili di settore). E’ interessante evidenziare che le categorie che hanno dato avuto tassi di risposta più elevati non sono quelle che sono normalmente quelle più interessate dalle tematiche relative all’immigrazione (servizi sociali), ma i dirigenti scolastici (tasso di risposta del 34%), la Polizia Municipale (36%) e i tecnici del settore urbanistica (38%). Riguardo il settore di attività, i rispondenti sono per lo più operatori del settore sociali (44,1%). Il 18,5% opera, invece, nel campo della “giustizia” ed il 14,6% in quello del “lavoro ed economia”. I restanti settori (politica, urbanistica, istruzione, sicurezza e mass-media) rappresentano circa il 23%.
L’indagine è rimasta attiva per circa un mese e mezzo (da metà Gennaio alla fine di Febbraio 2011) e, in questo arco di tempo, in 528 (circa il 33,7% del totale) hanno risposto al questionario. Come si può notare, la quota più consistente del campione è costituita da professionisti (avvocati, architetti, geometri, etc) che complessivamente rappresentano quasi il 30% delle risposte, seguiti da operatori del Terzo Settore (associazioni di volontariato e cooperative sociali), da Amministratori (sindaci e assessori) e funzionari degli Enti Locali e da operatori sociali (assistenti sociali e responsabili di settore). E’ interessante evidenziare che le categorie che hanno dato avuto tassi di risposta più elevati non sono quelle che sono normalmente quelle più interessate dalle tematiche relative all’immigrazione (servizi sociali), ma i dirigenti scolastici (tasso di risposta del 34%), la Polizia Municipale (36%) e i tecnici del settore urbanistica (38%). Riguardo il settore di attività, i rispondenti sono per lo più operatori del settore sociali (44,1%). Il 18,5% opera, invece, nel campo della “giustizia” ed il 14,6% in quello del “lavoro ed economia”. I restanti settori (politica, urbanistica, istruzione, sicurezza e mass-media) rappresentano circa il 23%. Riguardo alla zona di riferimento il numero più elevato di risposte proviene dall’Area Pisana (187 risposte), seguta dalla Valdera (116). Bisogna notare che 126 risposte fanno riferimento a persone per le quali non era possibile attribuire a priori una zona di attività. Il tasso di risposta più elevato tuttavia riguarda l’Alta Val di Cecina, che ha avuto il 43,4% di tasso di risposta.
Questi sono i pregiudizi/luoghi comuni che gli intervistati ritengono più diffusi nella società: al primo posto il legame tra immigrazione e criminalità, seguito dalla convinzione che vengano favoriti nell’assegnazione delle case popolari, dall’idea che lavorino prevalentemente in nero, che non paghino le tasse e portino via il lavoro agli italiani. E’ bene ricordare e sottolineare che si tratta di pregiudizi, cioè sono smentiti dai dati e dalle ricerche esistenti. Alla luce di ciò, sorprende constatare che anche i testimoni intervistati condividano, seppur in misura minore di quanto siano diffuse nella società, alcune di queste stesse idee.
La slide mette in evidenza che: più della metà degli intervistati (e anche degli operatori sociali) ritiene che in maggioranza gli stranieri lavorino in nero (è vero piuttosto il contrario – vedi ricerca sul mercato del lavoro di Lucca) Il 38% che non vogliono integrarsi (e lo pensa anche un operatore sociale su 3!); Il 37% che non paghino le tasse (30% tra gli operatori sociali); Il 35% che fanno aumentre la criminalità; Il 25% che in maggioranza sono clandestini. Si tratta di dati sorprendenti proprio perché le risposte arrivano da persone che hanno un’esperienza diretta del fenomeno migratorio. Sorprende soprattutto la quota di operatori sociali convinta di queste idee infondate. E’ mia convinzione che questi pregiudizi possano tradursi in discriminazioni nell’erogazione dei servizi pubblici.
L’espansione della criminalità viene messa direttamente in relazione con l’immigrazione anche dagli stakeholders intervistati. Benché, come abbiamo visto prima l’opinione che gli stranieri influiscano sulla crescita della criminalità sia condivisa da circa 1/3 degli intervistati, alla domanda diretta più del 70% ritiene che l’immigrazione abbia influito sulla crescita di furti, spaccio, aggressioni e prostituzione. Al contrario, su altri reati come il vandalismo, gli omicidi e le truffe, i rispondenti pensano che l’influenza dei cittadini immigrati sia trascurabile.
L’opinione pubblica tende spesso ad associare l’immigrazione alla criminalità. Spesso la popolazione tende a riversare sui cittadini stranieri le proprie paure vedendo in queste persone la causa di tutti i mali. Purtroppo l’approccio allarmistico dei media non fa altro che aumentare fobie e forme di pregiudizio che spesso non trovano riscontro nei fatti, anzi, spesso sono in contraddizione con la realtà. Uno degli aspetti su cui le opinioni più frequentemente sono slegate dai dati di fatto è quello che riguarda l’andamento dei tassi di criminalità. La percezione dell’opinione pubblica sull’andamento dei principali fenomeni criminali è influenzata dai mass media e da eventi che tendono a generare allarmi non sempre fondati. L’immigrazione e la presenza di stranieri sul territorio è sicuramente uno dei fattori che più influenzano la percezione di insicurezza e l’idea che la criminalità stia crescendo a dismisura. Anche persone addette ai lavori e mediamente meglio informate come gli stakeholders che abbiamo intervistato, alla domanda specifica che abbiamo rivolto loro nel questionario, hanno manifestato la stessa tendenza che sembra caratterizzare l’opinione pubblica: la grande maggioranza ritiene infatti che tutte le tipologie di reato, tranne gli omicidi, siano negli ultimi anni in crescita.
La grande maggioranza delle segnalazioni, tuttavia, riguardano la sola area Pisana, per la quale, il 70% degli intervistati segnala una o più zone di degrado. Per lo più queste zone si concentrano nel comune di Pisa dove, secondo gli stakeholders, la stazione ferroviaria rappresenta il luogo maggiormente degradato. Altre zone segnalate a Pisa sono: piazza delle Vettovaglie, il ponte delle Bocchette ed in generale il centro storico. A Pontedera è segnalata la zona della Stazione ferroviaria, la zona Oltrera e quella del Villaggio scolastico. Nel Valdarno la zona più segnalata è quella dell’ex-conceria Gozzini, che versa in stato di abbandono. La figura seguente sintetizza le parole più frequenti nelle segnalazioni dei testimoni privilegiati.
c) Sentirsi sicuri Il camminare da soli per strada di giorno nella zona di residenza, non sembra generare insicurezza: il 50,7% degli intervistati dichiara di sentirsi molto sicuro e il 38,8% abbastanza sicuro, a fronte di un 8,6% poco sicuro e ad uno 0,5% per niente sicuro. Ma nel buio della notte, così come per i cittadini toscani, la percezione di sicurezza tende rapidamente ad attenuarsi: soltanto il 25% si sente molto sicuro ed aumenta in modo sensibile la percentuale dei poco sicuri (23%) e di coloro che non escono mai da soli (4%).
Per quanto riguarda la percezione della criminalità il 60% dei rispondenti sostiene di vivere in una città a basso rischio di criminalità (poco o per niente), percentuale che sale ad oltre il 69% in riferimento al quartiere o zona di residenza della famiglia.
Le misure ritenute utili al contrasto della criminalità : il 18% circa auspica il potenziamento delle Polizie locali, il14% un miglioramento della qualità delle città (strade, illuminazione, arredo urbano ecc.) il 12% l'attivazione di politiche di prevenzione della criminalità ed il 10% una maggiore certezza delle pene. Poco utile è ritenuto invece promuovere ed autorizzare la presenza nella aree delle ronde (5% circa ) per di più armate (1%).
d) I quartieri di residenza Per quanto riguarda la vita nei quartieri di residenza, i principali problemi anche per gli stranieri sono la difficoltà di parcheggio , il traffico e le cattive condizioni delle strade e dei marciapiedi che rappresentano gli aspetti di maggior criticità in riferimento al livello di vivibilità delle città.
e) E infine…il futuro Le paure per il futuro . Al primo posto, tra le paure per il futuro ci sono la perdita del lavoro, la preoccupazione per il futuro dei propri figli, seguite dalla paura di perdere la casa, dalla paura di subire discriminazioni e infine dalla paura di essere espulso dall’Italia. CONCLUSIONI Dall’indagine non sembrano dunque emergere particolari problematicità né relativamente alla capacità di inserimento degli stranieri né relativamente alla loro percezione di sicurezza. E’ stato comunque importante fare questa indagine per cercare di spezzare il binomio immigrazione/sicurezza e per porre invece la questione della sicurezza al centro delle politiche di coesione sociale del territorio.