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die zukunft des bauens
STAR-ARCHITEKTEN
SEHEN GRÜN
TÜV Italia
JOURNAL
#06 #22 CISCO
#11 BARILLA
#15 TECHNOGYM
#19 BYTEST
#30 COMUNE
DI MILANO #11
IN QUESTO NUMERO:
INNOVAZIONE
l’era digitale trasforma il quotidiano
TÜV Italia Journal 3
EDITORE E PROPRIETARIO: TÜV Italia Srl
Via G. Carducci, 125 pal. 23 - 20099 Sesto San Giovanni (MI)
DIRETTORE RESPONSABILE: Emilia Pistone - TÜV Italia Srl
REDAZIONE E IMPAGINAZIONE: TÜV Italia Srl
Via G. Carducci, 125 pal. 23 - 20099 Sesto San Giovanni (MI)
Supervisione generale: Paolo Barbieri.
Copie, inclusi gli estratti, solo su concessione dell’editore.
NEWS
2 TÜV Italia Journal
Editoriale
IMMAGINI: iStockphoto (4, 22, 25, 26, 28, 29), Shutterstock (14, 34, 37), Getty
Images (34) - Copertina: Shutterstock
TIPOGRAFIA: Gam Edit Srl - Via Aldo Moro, 8 - 24035 Curno (BG)
La parola a
TÜV SÜD
#26 TÜV SÜD a Singapore:
un hub digitale per la “nazione smart”
#38 La tecnologia è alla moda
in questo numero affrontiamo un tema di
grande attualità: l’innovazione digitale, ormai
una condizione da cui non si può prescindere,
essendo le moderne tecnologie quotidianità
di tutti. Abbiamo usato un percorso graduale,
presentando esperienze di scala crescente,
partendo da un prodotto familiare come la
pasta, passando ad altri più sofisticati come
le attrezzature sportive, per terminare con un
importante ente locale: il Comune di Milano.
Il “fil rouge” che unisce l’esperienza di
pasta e sugo tracciabili di Barilla a quella
di Technogym, quella di Bytest in PoEMA a
Milano smart city è sempre l’innovazione
digitale: che apre sempre nuovi scenari al
business, all’economia, alla società e alla
politica, come analizza nei suoi interventi
Cisco, che ci accompagna nel “viaggio” nella
digitalizzazione.
Difficile “restringere” l’innovazione digitale
in una definizione. Sta cambiando il
funzionamento delle società umane con una
velocità che in passato richiedeva secoli.
Ma è anche, più semplicemente, uno
strumento a disposizione di persone, aziende e
istituzioni per comprendere meglio ecosistemi
complessi, dare ulteriore valore aggiunto ai
prodotti, migliorare le relazioni tra imprese e
consumatori, tra amministrazioni e cittadini.
Come è messa l’Italia rispetto al contesto
europeo? Non in ottima posizione, dicono i
dati, ma gli stessi mostrano la voglia di
recuperare, la spinta delle istituzioni nello
stimolare le aziende italiane ad adeguarsi
ai nuovi modelli produttivi che aumentano
la competitività sui mercati e la ricchezza
prodotta. L’innovazione, concordano tutti i
nostri intervistati, attrae le risorse migliori,
crea le condizioni – in questa fase – per lo
sviluppo di nuovi servizi e della cosiddetta
economia della condivisione e della
collaborazione.
In un contesto così articolato ed in così rapida
evoluzione il gruppo TÜV SÜD a Singapore ha
creato un Centro di Eccellenza dove tecnici
trasversali alle varie divisioni dell’ente sono
impegnati, con il supporto di partner locali,
nella messa a punto di nuovi servizi in linea
con i nuovi modelli digitali di business.
Uno degli aspetti più delicati della rivoluzione
incruenta che chiamiamo digitalizzazione è
la disponibilità di un gran numero di dati e la
necessità di una loro corretta gestione per
evitare rischi di utilizzi fraudolenti.
La consapevolezza di questa necessità sta
crescendo e produce una maggiore cultura
della sicurezza a tutto vantaggio di reti più
sicure, obiettivo indispensabile anche alla
luce dell’incremento del numero di attacchi
informatici. E su questo terreno anche TÜV
Italia è impegnata nello sviluppo di nuovi
servizi, in particolare per la cyber security.
Buona lettura!
Oliver Jacob
Amministratore Delegato TÜV Italia
#36
#36
#37
#37
#37
#37
L’innovazione
attrae le risorse migliori
#04 Italia verso Europa; a che punto è
la digitalizzazione dell‘economia
#06 Cisco: il momento giusto
per cambiare tutto
#11 Barilla: la pasta al sugo
si racconta col QR code
#15 Technogym: ecosistema digitale
per gestire lo stile di vita
#19 Bytest: Hi-Tech a raggi X
#22 Cisco: gli Italiani sono nel futuro,
l‘Italia deve accelerare
#30 Comune di Milano:
sono smart, risolvo problemi:
Milano open Innovation
La prima volta dei laboratori pH
a Marca
TÜV SÜD per GEOX
Il catalogo Akademie si rinnova
TÜV Italia accreditato da Accredia
per l’ISO 13485:2016
TÜV Italia per la cyber security
Si riaccende la passione all’annuale
Auditor Meeting della divisione
Management Service
TÜV Italia Journal #11
FOCUS
Caro lettore,
CISCO BARILLA TECHNOGYM
BYTEST CISCO COMUNE DI MILANO
ITALIA
vs
EUROPA
S
e l’Unione Europea si sta
adattando ai cambiamenti
tecnologici che ci stanno
portando alla quarta
rivoluzione industriale, a nuove modalità
di consumo e fruizione di beni e servizi,
alla nascita di nuove competenze
necessarie per i lavori del nuovo
millennio, l’Italia a che punto si trova in
questa corsa alla digitalizzazione
dell’economia?
Guardando l’indice Desi 2017 – un indi-
catore messo a punto dalla Commissione
europea per misurare l’evoluzione digitale
dell’economia e della società grazie a
cinque parametri (servizi delle ammini-
strazioni pubbliche, connettività, compe-
tenze del capitale umano, uso di internet,
integrazione tecnologica) – il nostro Paese
non ne esce bene: occupa il 25° posto su
28. La buona notizia è che sta progreden-
do più velocemente rispetto alla media
UE. Quindi, proseguendo di questo passo
potrà scalare delle posizioni il prossimo
anno, anche se sarà difficile agganciare i
partner più virtuosi come la Germania, in
undicesima posizione, o puntare al podio
occupato attualmente dalla Svezia, terza,
dalla Finlandia, seconda, e dalla Danimar-
ca che sta sul gradino più alto.
A dispetto degli stereotipi, il divario più
marcato che ci separa dal resto d’Europa
non riguarda la pubblica amministrazio-
ne. Al contrario, il livello di digitalizza-
zione della PA – con i conseguenti benefici
per l’economia in termini di abbattimen-
to di tempi e costi della burocrazia – è
vicino alla media UE, anche se il trend è in
peggioramento.
Le maggiori criticità si registrano, invece,
nella diffusione delle reti e delle connessio-
ni a banda larga e ultralarga, nelle carenti
competenze digitali della popolazione e
nella bassa diffusione dell’uso di internet.
Continuando a scorrere i dati dell’indice
Desi, si vede che sulla connettività il gap
con gli altri Stati europei si va riducendo
ma rimane elevato: la banda larga su rete
fissa è utilizzata nel 55% delle abitazioni
a fronte del 74% della media europea, e
appena il 12% degli abbonamenti all’in-
ternet prevede la connessione supervelo-
ce (30Mb/s o superiore), contro il 37% di
media Ue.
Il compito di ridurre queste distanze è
affidato al piano per la banda ultralarga.
Lanciato dal governo nel 2015, il program-
ma prevede di raggiungere il 100% della
popolazione con connessioni a 30Mb/s e
l’85%a100Mb/sentroil2020.Nelprogram-
ma operativo approvato dal Comitato
Interministeriale per la Programmazione
Economica (CIPE), inoltre, è previsto che
investimenti pubblici sostituiscano quelli
privati nelle aree a fallimento di mercato,
quelle in cui investire non è remunerati-
vo a causa del basso numero di potenziali
utenti. A rallentare la diffusione di abbo-
namenti all’alta velocità sul web, tuttavia,
non è solo il problema infrastrutturale.
Anche il livello di conoscenze e compe-
tenze digitali è uno scoglio: appena il
44% degli italiani, contro il 56% degli
europei, risulta in possesso delle capacità
basilari per muoversi online. Un dato che
rappresenta una zavorra per lo sviluppo
di business rivolti a consumatori e utenti
digitali, che richiedono anche alla forza
lavoro competenze specializzate.
Le cose non migliorano se si prende in
A che punto è la
digitalizzazione
dell’economia?
4 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
considerazione la propensione all’uso di
internet per eseguire transazioni, interagi-
re con gli altri o leggere notizie. L’indicato-
re che misura questi aspetti è impietoso nel
collocare l’Italia in fondo alla classifica. Se
in Europa il 59% delle persone tra i 16 e i 74
anni ha svolto online almeno un’operazio-
ne bancaria negli ultimi tre mesi, in Italia
la percentuale è del 42%. Un po’ più bassa,
il 41%, la quota di italiani ad aver fatto
almeno un acquisto su internet nell’ultimo
anno, quando nell’UE a 28 paesi la media
è del 66%. Ancora, appena il 15% di nostri
connazionali accede a video on demand,
contro il 21% della media UE. Perfino l’uso
dei social network è meno diffuso in Italia
(60% della popolazione tra i 16 e i 74 anni)
che nel resto d’Europa (63%).
L’ascolto di musica online è l’unica pratica
in cui gli italiani (79%) superano gli altri
europei (78%). Infine, sebbene sia l’indica-
tore in cui il nostro Paese ha fatto registra-
re il miglior risultato con un 19°posto su
28, anche l’integrazione della tecnologia
nel business è un aspetto problematico. Le
nostre imprese – lo studio considera solo
quelle non operanti in ambito finanziario
e con più di 9 dipendenti – sono in linea
con le loro concorrenti europee per quanto
riguarda la condivisione di informazioni
online, che riguarda il 36% di esse. Addi-
rittura le superano per uso di sistemi RFID,
come le etichette digitali antitaccheggio.
Sono indietro, però, quanto a presenza sui
social media, usati dal 16% delle imprese
italiane contro il 20% di quelle europee.
Un divario che diventa più ampio se si
considerano le aziende che vendono online
i loro prodotti o servizi: sono il 7% in Italia,
mentre la media europea è del 17%.
I dati fotografano dunque un’Italia che
arranca in fondo al gruppo dei paesi
europei. Per fortuna, però, non si tratta
di una situazione congelata. Lo stesso
rapporto Desi 2017 riconosce al Belpaese
un’evoluzione rapida in materia di
connettività, e l’attivismo delle istituzio-
ni, Governo e Parlamento in particolare,
sembra confermare una volontà di rimet-
tersi al passo o addirittura provare ad
anticipare alcuni partner europei. Il 21
settembre scorso, ad esempio, l’esecutivo
ha presentato il Piano nazionale per l’In-
dustria 4.0, per la realizzazione del quale,
con la Legge di bilancio varata a dicembre,
si prevede un impegno pubblico di circa 13
miliardi di euro entro il 2020.
Sulla digitalizzazione industriale la
Commissione Europea ha già presentato
alcune proposte nel 2016, che per essere
approvate, però, dovranno passare per il
trilogo con il Consiglio e il Parlamento
europei, un processo che dura in media
un paio d’anni. Il governo Renzi ha quindi
provato a giocare d’anticipo – pur essendo
indietro nei confronti di altri paesi come la
Germania, che ha presentato il suo piano
nel 2012 – raccogliendo uno stimolo prove-
niente dalla commissione Attività Produt-
tive di Montecitorio, la quale ha condotto
un’indagine conoscitiva e prodotto una
relazione sul tema.
L’esecutivo Gentiloni, vista la conferma
di Carlo Calenda allo Sviluppo economi-
co, conferma l’impegno. L’intenzione è
di stimolare l’adeguamento delle imprese
italiane ai nuovi modelli produttivi, basati
sull’interconnessione di macchinari intel-
ligenti, in grado cioè di produrre e condi-
videre enormi quantità dati, da elaborare
anche in remoto grazie al cloud compu-
ting, per ottimizzare non solo il processo
di produzione, con lo scambio di dati
interno all’azienda, ma anche il rapporto
con i clienti e lo sviluppo del prodotto. In
quest’ultimo caso risultano determinanti i
dati generati dalla clientela o dal prodotto
stesso. Come anticipato, la risorse pubbli-
che previste da Calenda ammontano a 13
miliardi di euro in incentivi per l’Industria
4.0 nel prossimo triennio. L’attesa dichiara-
ta dal ministro è di riuscire a mobilitare 10
miliardi di investimenti privati nel settore
solo nel 2017. Un notevole incremento,
se si considera che, secondo uno studio
dell’Osservatorio Smart Manufacturing
della School of Management del Politecni-
co di Milano, la cifra investita nel 2015 è di
1,2 miliardi e rappresenta circa il 10% del
totale degli investimenti industriali.
Un altro terreno su cui le istituzioni
stanno provando a giocare d’anticipo è la
sharing economy, tradotta in italiano con
“economia collaborativa” o “economia
della condivisione”. Su questo la Commis-
sione UE ha presentato, il 2 giugno scorso,
le sue linee guida ma non vere e proprie
proposte normative. Un’agenda nei
confronti della quale, per altro, il Parla-
mento Europeo deve ancora approvare la
sua relazione. Si tratta di regolamentare
le nuove modalità di offerta e fruizione
di beni e servizi che si stanno sviluppan-
do grazie all’uso di internet e delle nuove
tecnologie. Dai viaggi in macchina con
perfetti sconosciuti che contribuiscono
alle spese, alle piattaforme per la condi-
visione di babysitter, biciclette o perfino
macchinari da lavoro, si sta costruendo
un modello di economia che promette di
rivoluzionare le abitudini di consumo e,
di conseguenza, anche gli stili di vita delle
persone. Su questo, per una volta, l’Italia
prova ad anticipare i tempi con un disegno
di legge già presentato alla Camera, dove
però non si è ancora concluso l’esame
da parte delle commissioni Trasporti e
Attività Produttive.
TÜV Italia Journal 5
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
Dalla tracciabilità totale dei cibi
alla “manutenzione preventiva”
che cambia il volto dell’Industria 4.0.
L’innovazione digitale vista da
Michele Festuccia,
Responsabile dei progetti
per il settore agroalimentare
del piano di investimenti
Digitaliani di Cisco Italia
Il momento giustoper cambiare tutto
6 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
L
a rivoluzione digitale è già presente nei
prodotti della nostra vita di tutti i giorni.
In che modo? E su quale strada si evolverà?
L’apripista in questo nostro percorso di
approfondimento su come le moderne tecnologie, in
particolare la digitalizzazione, già appartengano alla
nostra quotidianità è l’Ing. Michele Festuccia, System
Engineer Leader di Cisco Italia e responsabile delle
attività rivolte al settore agroalimentare nel piano
di investimento Digitaliani, che l’azienda ha avviato
nel gennaio 2016. Perché è proprio da lì, dal cibo, che
vogliamo partire: dai prodotti primari e da un bisogno
elementare, che attraverso l’innovazione digitale
possono essere meglio compresi dai consumatori e
valorizzati dall’industria della trasformazione.
«Dato il peso strategico dell’agroalimentare
nell’economia del nostro Paese, Cisco è impegnata
da tempo, in partnership con Penelope, azienda di
Napoli, competence centre sui processi di filiera,
nel progetto Safety For Food», spiega Festuccia, che
sinteticamente lo definisce come «un viaggio verso
il futuro del settore agroalimentare e dell’industria
di trasformazione che passa attraverso l’adozione
del digitale. Tra le applicazioni realizzate si inserisce
quanto presentato da Barilla in occasione di Expo,
come edizione speciale di pasta nel formato farfalle e
di sugo al basilico.»
Nell’illustrare l’iniziativa, Festuccia sottolinea che
l’obiettivo dell’Azienda «era quello di trasferire al
consumatore le informazioni sul prodotto attraverso
uno schema narrativo che si sviluppa dal campo
alla tavola.» Con questo progetto Barilla ha voluto
mostrare come sono fatti i prodotti, puntando su una
nuova forma di comunicazione, su un’informazione di
TÜV Italia Journal 7
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
prodotto profonda, oggettiva e puntuale,
accessibile al cliente utilizzando uno
smartphone e un QR code posto sulla
confezione. Parlando delle farfalle, si
è partiti dalla raccolta del grano da
parte di piccoli produttori emiliani
che trasferiscono la materia prima
ad una cooperativa, che ne verifica la
conformità al disciplinare Barilla, prima
del conferimento alla Stessa. «Non un
susseguirsi scoordinato di passaggi e
momenti» – sottolinea Festuccia – «ma
una “best/good practice” oggettiva.
Questo approccio ha suscitato interesse,
in particolare negli USA, attenti a questa
nuova forma di comunicazione.
Ne ha parlato la CNN, e i retailer
Americani hanno espresso l’interesse
a condividere le informazioni in loro
possesso relative al “viaggio” dal sito di
stoccaggio al punto vendita.»
Dopo lo “scouting”, obiettivo
tracciabilità totale
Al nostro interlocutore abbiamo
chiesto di illustrarci anche le difficoltà
incontrate nello sviluppo del progetto.
«Safety For Food – spiega – vuole essere
una evoluzione dell’agroalimentare
attraverso l’adozione del digitale, e
quanto realizzato con Barilla rientra
completamente nelle finalità del progetto.
Per la sua realizzazione è stato adeguato
l’impianto di produzione di due linee
di prodotti (farfalle e sugo al basilico) e
riprogrammati i piani di lavoro.
Questo ha avuto una serie di conseguenze,
ma è stata un’occasione di scouting.
Sulla base dell’esperienza Expo stiamo
ragionando sulla fattibilità di una
piattaforma integrata e unificata per la
tracciabilità di tutti i prodotti Barilla.
Poichè questo approccio cambia il
modo in cui Barilla analizza i dati di
tracciabilità è necessario un momento
di valutazione. Si sta ragionando su ciò
che è disponibile e attendiamo che cresca
la consapevolezza e la convinzione su
quale famiglia di prodotti concentrarsi
per raccontare la loro storia, e quindi
estenderlo a tutte le linee di produzione.»
L’Ing. Festuccia prevede che «questo
nuovo approccio alla tracciabilità, alla
storia dei prodotti, arriverà fino alle
“casse” dei punti vendita, che potranno
avere informazioni sui processi, in un
percorso a ritroso che copre dallo stock
del prodotto disponibile alla logistica,
dalla programmazione della produzione
all’acquisto delle materie prime, fino al
campo agricolo.»
I prodotti “non food”
La tracciabilità per i prodotti “non food”?
«Non solo è possibile, è già così» risponde
convinto il dirigente di Cisco. E prosegue:
«Il processo che abbiamo visto applicato
ai due prodotti Barilla è possibile su
altri. Cisco in Italia ha deciso di puntare
sull’agroalimentare, un comparto che
connota fortemente il nostro Paese,
ma in altre Nazioni, pensiamo alla
MICHELE FESTUCCIA
Michele Festuccia è System Engineer
Leader di Cisco Italia. In questo ruolo
guida il team di supporto alle vendite
dedicato allo sviluppo di tecnologie e
soluzioni da proporre ai partner ed ai
mercati cui l’azienda si rivolge.
Da gennaio 2016 è anche responsabile dei
progetti rivolti al settore agroalimentare
nel quadro del piano di investimenti
Digitaliani avviato da Cisco per
accelerare la digitalizzazione dell’Italia.
In precedenza è stato Responsabile del
team Solution Led di Cisco Italia, gruppo
che si occupa di innovazione tecnologica
e di soluzioni specifiche per mercati
verticali, ed ha guidato lo sviluppo
del ramo d’azienda relativo alle Smart
Grid, denominato Connected Energy,
collaborando con grandi player del
settore energetico italiano.
Laureato in Ingegneria Elettronica, opera
nel settore delle telecomunicazioni da
oltre 15 anni, con ruoli di crescente
responsabilità.
Alcune delle immagini
pubblicate sull’account
Instagram di CISCO con
l’hashtag #digitaliani
8 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
Germania, il percorso che ho descritto
è egualmente valido per il comparto del
manifatturiero. Anche in questo contesto
sono replicabili i principi di governance
dei dati, tracciabilità e comunicazione
verso terzi: i principi dell’Industria 4.0.
È possibile quindi cambiare e replicare.
Quali le differenze tra agroalimentare e
industria? Nel primo parliamo di filiere
con uno sviluppo sequenziale: prima
il campo, quindi il punto di raccolta e
così di seguito mentre nell’industria il
modello di relazione è differente. Molto
spesso si parla di indotto invece che di
filiera: è come se ci fosse un soggetto,
denominato “Pivot”, che fa da crocevia
di tante filiere, creando una costellazione
piuttosto che una catena. Un modello di
sistema diverso ma anch’esso esigente
in termini di governance, tracciabilità,
comunicazione.»
Oltre l’automazione, Industria 4.0
Anche in questo caso l’Ing. Festuccia
non ha dubbi: «Stiamo assistendo ad una
vera e propria rivoluzione che ha come
slogan “Industria 4.0”, cioè l’introduzione
del digitale per comprendere meglio
un ecosistema complesso. Si pensava di
aver raggiunto già un buon livello con
l’automazione, che ha reso più efficiente
il processo di trasformazione, ma non
è intervenuta sull’efficientamento del
prima e del dopo: un esempio pertinente
può essere il tema della manutenzione
predittiva.»
A questo punto Festuccia si addentra in
un percorso affascinante, seguiamolo:
«Riuscire a prevenire momenti di
guasto permette l’efficientamento
dell’after market, del dopo quindi; e
contemporaneamente l’efficientamento
dei rapporti con i fornitori (quindi del
prima) che, oltre a trasferire la materia
prima, trasferiscono anche la conoscenza
della stessa: un elemento importante che
arricchisce di informazioni il sistema che
gestirà l’aftermarket. La condivisione dei
dati è dunque un pilastro dell’Industria
4.0. Alla logistica delle “cose” si affianca
la logistica dei dati; alle infrastrutture di
comunicazione si aggrega “Internet”.
La tecnologia di Internet è lo strumento che
permette di trasferire i dati, di condividerli,
e di integrarli in ecosistemi complessi:
aggrega efficacemente informazioni
provenienti da domini diversi, offrendo
un modello di comunicazione sicuro che
rimuove le barriere tecnologiche ad oggi
presenti nei punti di interscambio fra i vari
sistemi della filiera.»
I rischi della gestione dati
e la sicurezza informatica
«I rischi ci sono! Ecco perché – spiega
il nostro interlocutore – la sicurezza
informatica è un elemento imprescindibile
e si deve applicare a tutti i livelli, contesti
e situazioni che prevedano generazione,
trasferimento, analisi e condivisione
di dati. Così come è avvenuto
nell’evoluzione del concetto di proprietà
intellettuale e della sua difesa, occorre
difendere dati ed asset aziendali, non solo
attraverso la sicurezza fisica, ma anche
attraverso la sicurezza informatica.
La sicurezza informatica è una necessità
ma non dobbiamo spaventare: sarebbe
una condizione che porterebbe quasi
alla rinuncia del digitale, una situazione
che renderebbe, questo sì, l’azienda
più insicura. La sicurezza informatica
è un “layer”, un elemento che si può
incrementare con le tecnologie specifiche e
le soluzioni validate, un blocco funzionale
necessario, integrato nel Sistema Industria
Digitale. La presenza di questo blocco
funzionale restituisce consapevolezza
e coscienza del valore del Digitale
allontanando incertezze e timori.»
Stiamo assistendo
ad una vera e
propria rivoluzione
che ha come slogan
“Industria 4.0”,
cioè l’introduzione
del digitale per
comprendere
meglio un
ecosistema
complesso.
“
TÜV Italia Journal 9
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
Cisco ed Expo, evento anche digitale
In occasione dell’evento internazionale
che nel 2015 si è svolto a Milano, tutta
la struttura italiana della società è stata
coinvolta, anche come partner tecnologico
della manifestazione, veicolando il suo
approccio: quello di un ambiente di
impresa intelligente basato sulla tecnologia
di internet. Da questo punto di vista, per
Cisco, quindi, «È possibile definire Expo
come un evento anche digitale. Abbiamo
voluto» – dice Festuccia a questo proposito
– «invitare i clienti a guardare oltre gli
stand, cercando di far comprendere loro
come per far funzionare tutta quella
macchina abbiamo sfruttato l’evoluzione
della tecnologia, quello per cui abbiamo
lavorato in questi anni.»
Strategia tailor-made per le aziende
italiane
«Vedo due elementi, per quanto riguarda
lo sviluppo digitale delle imprese italiane.
Uno di questi è l’opportunità: molti
dicono che siamo in ritardo, io credo
piuttosto» – spiega ancora l’Ing. Festuccia
– «che si stia analizzando quello che
hanno fatto altre realtà che sono partite
in anticipo, magari accorgendosi che
erano troppo in anticipo rispetto ai tempi.
Comprendiamo che questa rivoluzione
digitale è fattibile nei modi corretti e al
momento giusto. Chi è entrato prima è
stato un pioniere e può aver commesso
degli errori. Oggi da quegli errori si può
imparare per non ripeterli. Dalla mia
esperienza vedo che sta maturando la
consapevolezza che è il momento
giusto per prendere certe decisioni.
Ma oltre ai propositi occorre una strategia
del digitale (secondo elemento) che sia
calata, personalizzata sul piano industriale
delle aziende del nostro Paese, che
individui gli obiettivi di ciascuna senza
replicare azioni messe a punto altrove, in
realtà molto diverse da quella Italiana.»
Questo perché «il contesto sociale e
culturale sono elementi che connotano un
ecosistema, che ha necessità di formule e
strategie proprie nell’adozione del digitale
per raggiungere risultati che non siano
il minimo, ma il massimo consentito
da quello che è la potenza inespressa
di questo ecosistema. In Italia ci sono
delle eccellenze sviluppatesi in contesti
territoriali ben precisi, penso ad esempio
al polo industriale di Treviso e/o Trieste,
sulla base dei quali è difficile applicare la
medesima formula del digitale utilizzata
altrove, per esempio in Silicon Valley o
Detroit, negli Stati Uniti. Occorre quindi
studiarne le caratteristiche e progettare in
modo specifico l’evoluzione, facendo leva
sulla capacità funzionali ereditabili dalle
tecnologie del digitale.»
L’Ing. Festuccia termina la sua lunga
riflessione con un invito pragmatico e
concreto: «Non siamo in ritardo, questo
è il momento giusto, focalizziamoci su
contestualizzare bene cosa c’è e quanto
occorre fare nell’ottica del digitale.»
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
10 TÜV Italia Journal
Barilla
la pasta al sugo si racconta
col QR code
Il progetto presentato all’Expo dimostra come una piattaforma
tecnologica possa aggiungere nuovi valori e informazioni ai prodotti.
Lo presenta ai nostri lettori l’Ing. Andrea Belli,
Quality & Food Safety Global Governance Manager di Barilla.
TÜV Italia Journal 11
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
A
lzi la mano chi conosce
una gamma di prodotti
più intimamente connessi
contemporaneamente con le
nostre tradizioni e i nostri stili di vita, con
i nostri piaceri e la nostra salute di quanto
non lo sia il cibo.
E, tra i cibi, la pasta al sugo, quintessenza
dell’italianità e simbolo della nostra vita
quotidiana perfino più della pizza e forse
anche del caffè espresso. Da decenni
ormai, con la crescita di una cultura
dell’alimentazione sana e del consumo
consapevole, cresce l’esigenza di sapere
cosa mettiamo a tavola, qual è la qualità
del nostro cibo: ecco perché, parlando di
innovazione in questo campo, presentiamo
il progetto di Barilla per Expo 2015.
Barilla per Expo
In occasione di Expo, infatti, Barilla ha presentato al
Future Food District un’edizione limitata di farfalle
e sugo al basilico che, attraverso un QR code posto
sulle confezioni, utilizzando un normale smartphone,
dava accesso ad un sito che ricostruiva il percorso di
pasta e sugo dal campo alla tavola, un esempio di come
nuove piattaforme tecnologiche possano aggiungere
nuovi valori e informazioni ai prodotti. «Questa special
edition presentata in Expo – ci spiega il responsabile
tecnico del progetto, l’Ing. Andrea Belli, Quality & Food
Safety Global Governance Manager di Barilla – è stata
per l’azienda un test, un progetto pilota (realizzato in
partnership con Cisco) di rintracciabilità e trasparenza
completa di tutta la filiera, attraverso la presenza
sulle confezioni di un QR, con l’obiettivo di fornire
al consumatore informazioni complete, distintive ed
uniche sul prodotto in tutti i suoi passaggi, dal campo
alla tavola. Tutti i dati, sia quelli riferiti alla pasta che
quelli riferiti al sugo erano strettamente collegati a
quello specifico lotto di produzione.
Questa unicità ha riguardato tutti i dati relativi ai
processi coinvolti, partendo dal campo, con il nome
dei fornitori, le caratteristiche di quel lotto di materie
prime, all’approvvigionamento, alla produzione fino alla
logistica e alla distribuzione di quel lotto».
Trasparenza delle informazioni per stakeholder
e consumatori
«Naturalmente tutti i dati erano già presenti e
disponibili nei nostri processi: abbiamo voluto estrarne
alcuni, quelli che abbiamo ritenuto di maggior interesse
e di impatto per i consumatori, rendendoli disponibili
per una loro maggiore consapevolezza». Questa di Belli
è una sottolineatura importante, un po’ l’essenza del
progetto che, oltre ai prodotti, ha visto stakeholder e
consumatori destinatari, e al contempo protagonisti,
di questa esperienza. Tra le informazioni, in questo
progetto pilota Barilla ha voluto aggiungerne altre
interessanti per il consumatore: come l’LCA (Life Cycle
Assessment), la valutazione dell’intero ciclo di vita del
prodotto e delle sue interazioni con l’ambiente».
Le prime reazioni
Un progetto innovativo che ha raccolto l’interesse, come
ovvio, dei consumatori, ma anche da parte di università
e centri di ricerca.
I consumatori hanno avuto reazioni positive, hanno
dimostrato interesse, con qualche diversità a seconda
della loro collocazione geografica. A questo proposito
l’Ing. Belli fornisce feedback che invitano alla
riflessione: «Possiamo dire che i consumatori italiani
12 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
ed europei hanno manifestato molta curiosità al
prodotto mentre negli USA, oltre alla curiosità, abbiamo
raccolto un forte interesse, e questo anche da parte del
mondo scientifico. Difficile dare delle motivazioni su
queste differenze, probabilmente vanno ricercate in
una maggiore propensione da parte degli americani
all’utilizzo delle nuove tecnologie, una consapevolezza
più spinta da parte del consumatore e di un forte
consumer understanding».
Partecipazione e nuove opportunità
Le confezioni di farfalle e sugo al basilico tracciati di
Barilla sono state vendute senza alcun sovraprezzo
nel punto vendita Coop Future for Food presente in
Expo ed in altri negozi della catena durante i sei mesi
di manifestazione. «La partecipazione al progetto –
sottolinea Belli – è stata per Barilla un’opportunità per
testare questa piattaforma, un investimento interno
per approfondire e comprendere le potenzialità e le
opportunità che può fornire al miglioramento dei nostri
processi interni e alla trasparenza e visibilità dei nostri
prodotti sul mercato.
Il ritorno sull’investimento è stato proprio questo:
approfondire e conoscere meglio l’infrastruttura tecnica
con nessun impatto sul costo dei prodotti e quindi sui
consumatori».
Innovazione per guardare al futuro
In sostanza, il progetto è stato per Barilla
un’opportunità per guardare al futuro, e quando
chiediamo se Barilla ha in cantiere altre iniziative
di questo tipo l’Ing. Belli non si sbilancia, ma
approfondisce altri obiettivi aziendali legati a questo
progetto: «Come ho già detto, attraverso l’edizione
limitata di questa produzione abbiamo voluto testare
l’applicazione tecnologica Safety For Food ed investire
in esperienza e knowledge per comprendere meglio
le potenzialità e le possibilità offerte da questa
piattaforma per lo sviluppo dei processi interni e
di informazione sull’esterno. Stiamo investigando
l’impatto che questo approccio potrebbe avere
sul nostro portafoglio prodotti, considerando le
centinaia di materie prime utilizzate e di prodotti
presenti sul mercato, una complessità notevole che
stiamo misurando nelle varie fasi e angolature:
approvvigionamento, supply chain, operation, qualità,
IT, una valutazione complessa per arrivare ad una
misurazione dei costi/benefici.
Siamo attenti a questa evoluzione tecnologica e
all’impatto che essa avrebbe se decidessimo di
allargarla ad altre categorie di prodotto, cosa che
richiederebbe investimenti economici importanti oltre
che in risorse umane».
TÜV Italia Journal 13
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
Non si tratta della prima volta per Barilla:
in altro modo, attraverso la piattaforma
www.guardatustesso.it, realizzata
dall’azienda con il supporto di Google e
National Geographic sulla produzione
dei sughi, e ancora attiva, innovazione,
tracciabilità dei prodotti, arricchimento delle
informazioni vengono messe a disposizione
del mercato, sono li, in rete, a dimostrare
la volontà da parte dell’azienda di dare
trasparenza ai processi produttivi.
Il cambiamento avviene per fasi
Belli sottolinea i motivi di tanta attenzione
all’innovazione: «Siamo attenti, consapevoli
e convinti che questo approccio sia un valore
aggiunto e chiave strategica per il futuro.
Fornire strumenti per una visibilità completa
sulla trasformazione e la produzione verso i
processi interni, stakeholder e consumatori
produce vantaggi a 360° e permette di fare
delle valutazioni su un’eventuale estensione
di questo approccio ad altre categorie di
prodotti e di mercati. Un progetto di tale
portata però non può essere implementato
nella sua interezza immediatamente, ha
necessità di essere affrontato per fasi,
considerando la nostra complessità.
Al termine dell’incontro con l’Ing. Belli
abbiamo voluto verificare con lui se
intravede elementi frenanti verso questa
direttrice innovativa. Il nostro interlocutore,
guardando all’interno di Barilla, è convinto
che «se in azienda è presente una linea
strategica sul medio/lungo periodo, in
cui il management crede e dove indirizza
investimenti e risorse, che richiama
elementi di valore aggiunto nei confronti
del consumatore, allora non ci sono vincoli
o elementi frenanti, ma solo la necessità di
conoscere e gestire le nostre complessità
con cui dobbiamo confrontarci nel valutare
l’estensione di questo approccio, che ha una
serie di impatti, ma che non possono essere
considerati come vincoli.»
ANDREA BELLI
Quality & Food Safety
Global Governance
Manager di Barilla
14 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
P
artendo dal vecchio principio “mens sana in corpore sano”,
Technogym ha elaborato un nuovo concetto di wellness:
ce ne illustra i principi?
Nei primi anni ‘90, quando nel mondo imperversava la cultura del
bodybuilding e del fitness fatta di muscoli e apparenza, in Technogym
abbiamo lanciato il wellness.
Una visione allora rivoluzionaria, uno stile di vita italiano ispirato al
“mens sana in corpore sano” dell’antica Roma. Il wellness è equilibrio fra
corpo, mente e spirito e si raggiunge attraverso un regolare esercizio fisico,
una sana alimentazione ed un approccio mentale positivo. Il wellness ci
permette di star bene con noi stessi e con gli altri, di avere più energia e
creatività sul lavoro e soprattutto di vivere meglio e più a lungo.
Inoltre, oggi il wellness è anche una grande opportunità sociale perché star
bene conviene a tutti: ai Governi per ridurre la spesa sanitaria, alle Imprese
per aumentare la produttività, ma soprattutto alle persone per vivere meglio.
Technogym
ecosistema digitale
per gestire lo stile di vita Nerio Alessandri,
leggendario patron
dell’azienda, spiega
come per Technogym
l’innovazione tecnologica
sia strumentale per un’esperienza
di wellness personalizzata.
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
TÜV Italia Journal 15
Combinando il concetto di fitness con quello olistico
di wellness, la produzione Technogym ha raggiunto
una sintesi tra abilità manifatturiere, attenzione
al design, qualità e innovazione: un esempio di
eccellenza italiana nel mondo. Cosa vuol dire per
Technogym essere eccellenti?
Per noi essere eccellenti significa innovare
costantemente per creare una customer experience
unica, che dia un contributo al miglioramento della
qualità di vita delle persone. Il vero Made in Italy,
infatti, è rappresentato dalla qualità di vita italiana.
Oltre alla produzione di attrezzature per il wellness
Technogym fornisce anche servizi, dispositivi e
soluzioni a supporto che utilizzano tecnologie e
piattaforme digitali. Ne è un esempio il programma
“Wellness On the Go”, che permette agli utilizzatori
delle vostre attrezzature di accedere ai propri
programmi di allenamento, dati e contenuti da
tutti gli attrezzi Technogym ovunque nel mondo
utilizzando smartphone, tablet, smart TV etc.
Come le nuove tecnologie hanno cambiato il modo
di utilizzare le vostre attrezzature?
Tecnologia ed innovazione fanno da sempre parte
del DNA di Technogym. Il brand nasce dalla
combinazione di tecnologia e design – TECHNO –
con lo sport – GYM. Come obiettivo abbiamo quello
di promuovere lo stile di vita wellness.
Le persone stanno realizzando sempre più quanto il
wellness sia sinonimo di salute, in questo scenario
la tecnologia ha un ruolo estremamente rilevante
perché ci permette di offrire non solo un prodotto
ma una soluzione completa e personalizzata per
migliorare il proprio stile di vita.
Oggi il digitale è componente fondamentale della
nostra offerta, completamente “Internet of things”.
Technogym è l’unica azienda al mondo in grado di
offrire un vero e proprio ecosistema per il lifestyle
management che comprende la gamma di attrezzi
per l’esercizio fisico più ampia al mondo, una
piattaforma cloud, apps, contenuti e programmi
di allenamento per offrire a tutti una esperienza
wellness personalizzata in ogni luogo della vita ed
in ogni momento, a casa, in viaggio, all’aperto, in
palestra, dal medico e così via.
Durante le recenti Olimpiadi di Rio atleti e non
hanno potuto misurare il loro esercizio fisico
sia sui prodotti Technogym, sia utilizzando l’app
scaricabile gratuitamente dalla piattaforma digitale
Mywellness cloud. Quali sono le caratteristiche di
questo sistema e quali i suoi plus?
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
16 TÜV Italia Journal
A Rio, Technogym ha allestito 15 centri di
preparazione atletica, il principale (di oltre 2.000 mq)
all’interno del Villaggio Olimpico di Barra da Tijuca
e altri 14 centri all’interno degli impianti dedicati
alle competizioni, appositamente progettati per le
esigenze delle specifiche discipline. Nel complesso
Technogym ha fornito circa 1.200 attrezzi, a
disposizione dei circa 10.500 atleti di tutto il mondo.
Gli atleti di Rio 2016 hanno avuto a disposizione una
selezione dei migliori e più innovativi prodotti per la
preparazione atletica integrati al sistema Mywellness
cloud, la piattaforma digitale Technogym per la
gestione dell’allenamento, in grado di offrire agli
atleti la possibilità di connettersi via web al proprio
programma di allenamento personale e di accedere
ai dati di allenamento sia sugli attrezzi sia sui propri
dispostivi mobile.
Technogym ha attivato con TÜV Italia una
partnership che prevede l’esecuzione di test
sulle sue attrezzature per garantire la loro
sicurezza e, attraverso i servizi del Global Market
Access dell’ente, il rilascio delle certificazioni
internazionali per mercati come quello americano,
brasiliano, russo. Due eccellenze che si incontrano
con quali risultati per Technogym?
Il prodotto è al centro della nostra offerta ed è
l’elemento distintivo che rende il nostro brand
riconoscibile in tutto il mondo. La qualità del
prodotto e l’innovazione sono la nostra priorità
assoluta sia in fase di progettazione, sia in fase di
produzione e assemblaggio. La partnership con
TÜV Italia, ente di certificazione riconosciuto per la
propria competenza e rigore, si inserisce in questo
contesto, permettendoci di attestare la qualità del
nostro prodotto a livello globale.
Wellness e sport: da una parte il lavoro per
diffondere il wellness come stile di vita, dall’altra
i valori dello sport con un impegno che vi ha
portato ad essere fornitore ufficiale di sei edizioni
dei giochi olimpici, compreso Rio 2016. La vostra
produzione destinata agli allenamenti dei campioni
sportivi differisce da quella che possiamo trovare
nelle nostre palestre?
L’associazione con il mondo dello sport è molto
importante perché lavorare vicino ai migliori atleti
nel mondo ci offre la straordinaria opportunità di
avere feedback di grande valore sui nostri prodotti
che ci aiutano a innovare costantemente e proporre
ai nostri clienti soluzioni sempre migliori.
Per esempio le Olimpiadi sono un’incredibile
NERIO ALESSANDRI
Cesenate, studia disegno industriale e nel 1983, a 22 anni,
fonda Technogym iniziando a progettare e realizzare le prime
attrezzature per la palestra nel garage di casa.
È degli anni novanta la sua innovativa definizione del concetto di
Wellness che decreta il successo di Technogym e che lo porta,
nel 2001, ad essere insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro,
allora il più giovane Cavaliere nella storia della Repubblica.
Mentre l’azienda cresce e si afferma sui mercati internazionali,
colleziona una serie di premi per la sua attività imprenditoriale:
nel 2003 riceve il premio “Imprenditore dell’Anno”, e nello
stesso anno rappresenta l’Italia al World Entrepreneur of the
Year. Sempre nel 2003 costituisce la Wellness Foundation,
organizzazione no profit per il sostegno della ricerca scientifica,
l’educazione alla salute e la promozione dello stile di vita
Wellness. La Fondazione, che opera con progetti specifici a
livello nazionale ed internazionale nell’ambito della sanità,
dell’istruzione e della ricerca, crea in Romagna la Wellness
Valley, primo distretto al mondo del benessere che mette a
sistema il capitale intellettuale, culturale e sociale del territorio.
Nel 2005 riceve dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di
Bologna la Laurea ad Honorem in Ingegneria Biomedica.
Imprenditore e filantropo, dal 2014 è anche divulgatore con la
pubblicazione del libro “Nati per muoverci”.
TÜV Italia Journal 17
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
opportunità per il nostro team di
confrontarsi con i migliori atleti con
culture e percezioni diverse, e provenienti
da un’ampia gamma di discipline sportive.
Le soluzioni che progettiamo per gli atleti,
raccolte in oltre 30 anni di esperienza
nel settore, sono le stesse che le persone
possono trovare nelle migliori palestre
e centri di allenamento, hotel, navi da
crociera e progetti residenziali, centri di
riabilitazione e ospedali, gym aziendali,
ma che possono anche acquistare per
allenarsi in casa.
Technogym è stata Official Wellness
Partner di Expo 2015. Qual è il rapporto
fra cibo e wellness e qual è stato il
messaggio che avete voluto diffondere
attraverso la grande esposizione
universale?
Siamo orgogliosi di aver contribuito con
le nostre tecnologie, i nostri contenuti
scientifici al progetto Expo 2015, una
occasione unica per promuovere il sistema
Made in Italy nel mondo. Il tema di Expo
“Feeding the planet, Energy for life” è
collegato al concetto di salute perché
esiste una fortissima correlazione fra
esercizio fisico ed alimentazione.
A livello globale assistiamo ad un
grande paradosso, da un lato quasi 2
miliardi di persone sono obese o in
sovrappeso, dall’altro 800 milioni di
persone sono malnutrite. L’obiettivo
della nostra campagna sociale “Let’s
Move and Donate Food” è stato quello
di incidere concretamente su entrambi i
problemi, promuovendo al tempo stesso
l’attività fisica e lotta alla malnutrizione.
In 6 mesi quasi 50.000 persone hanno
contribuito alla campagna scaricando la
Technogym APP aiutandoci a raggiungere
lo straordinario risultato di 650.000 pasti
donati grazie alla collaborazione tra
Technogym e il World Food Programme.
La sede Technogym di Cesena (FC)
18 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
Bytest: Hi-Tech
a
raggi X
Il ruolo di Bytest nella rete
di impresa PoEMA per la produzione
di motori aeronautici: un modello
innovativo di business,
servizi tecnici all’avanguardia.
Gennaro Oliva,
Amministratore Delegato di Bytest
e artefice di questo progetto
insieme al suo team, li illustra
entrambi, orgoglioso di un lavoro
di gruppo riuscito.
Q
uando nel 2012 Bytest è stata
acquisita da TÜV Italia era già
un importante player sul mercato
italiano nelle Prove non Distruttive
e di laboratorio ed oggi è anche centro di
eccellenza per questo tipo di prove per tutto
il gruppo TÜV SÜD. Ci presenta gli ambiti
di attività, gli obiettivi dei vostri interventi
e i principali settori industriali a cui sono
indirizzati?
La forza di Bytest, considerato leader indiscusso
per il mercato italiano nel settore di riferimento,
sta nella capacità di operare nei numerosi mercati
di interesse, alla profonda competenza tecnica
nei diversi Metodi NDT, nel laboratorio prove
distruttive a cui si aggiunge l’elevato know how
nella progettazione e produzione di impianti per
il controllo. Bytest offre i propri servizi:
-- direttamente sui cantieri, attraverso il proprio
dipartimento “On Field “ per i settori Oil &
Gas, Energy, Navale, Società di Ingegneria,
Piping, etc.;
-- controllando in casa (presso proprie sedi e
presso clienti in caso di Embedded Unit) i
campioni inviati dalle aziende clienti dei settori
Automotive, O&G, Aerospace, Ferroviario,
etc., sia con Prove Non Distruttive, sia con
Prove Distruttive;
-- effettuando sessioni di formazione per i vari
Livelli di CND e gestendo le varie qualifiche di
saldatura;
-- proponendo impianti di controllo personalizzati
in funzione delle necessità dei clienti.
TÜV Italia Journal 19
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
Nelle foto a destra: panoramica
cabina e scanner; statore.
Questa vasta offerta ci ha permesso di implementare un’elevata
competenza tecnica specifica, riconosciuta dal mercato e dal
Gruppo TÜV SÜD, che ha deciso di avere Bytest come Competence
Center per il settore Aerospace.
Professionalità, expertise, capacità progettuale del personale
con gli accreditamenti necessari per svolgere le attività e un
gruppo di riferimento di grande credibilità: oltre a queste, quali
ritiene siano le altre caratteristiche di Bytest che hanno spinto
EMA (Europea Microfusioni Aerospaziali spa) a sceglierla come
partner nella rete di impresa PoEMA (Polo Europeo Microfusioni
Aerospaziali)?
Benché sia parte di un grosso gruppo quale è TÜV SÜD, Bytest ha
mantenuto la capacità e la velocità decisionale, caratteristiche che
contraddistinguono il settore NDT.
L’attività relativa ai Controlli Non Distruttivi, essendo la parte
terminale dei processi produttivi speciali, ha spesso la necessità
di tempi di intervento molto rapidi rispetto alla richiesta, poiché
blocca la spedizione dei prodotti e quindi la fatturazione tra le
parti. La tempestività decisionale può essere perciò la discriminate
tra acquisire o meno un contratto.
Nel caso specifico di EMA, occorreva stabilire il tipo di
investimento, l’ammontare dello stesso, oltre alle competenze
tecniche e gli accreditamenti necessari per il tipo di attività da
svolgere. Ed il tutto doveva essere deciso ed effettuato in tempi
brevissimi. Questo ha sposato in toto le richieste e le necessità di
EMA e della Rete PoEMA di imprese che è stata implementata.
A tutto questo si è aggiunta la forza finanziaria che il nostro gruppo
ha messo immediatamente a disposizione.
Ci descrive le attività svolte dai tecnici Bytest in PoEMA?
EMA, detenuta al 100% da Rolls-Royce plc, produce nel suo
stabilimento di Morra de Sanctis (Avellino) pale rotoriche e
statoriche per motori aerei oltre a pale per motori ad energia in
leghe speciali.
EMA ha acquisito contratti che raddoppieranno, entro il 2018, gli
attuali volumi, portando la produzione a circa 500.000 pale/anno.
Poiché le normative di riferimento, Aerospace e non, impongono
che deve essere testato il 100% dei prodotti, EMA ha deciso di
dare in outsourcing a Bytest il 100% delle prove che devono
essere effettuate, così da focalizzarsi sul suo core business
che è la produzione. Per poter controllare 500.000 pale/
anno con il metodo radiografico è necessario un sistema
automatico di controllo che permette circa 18 esposizioni
l’ora, lavorando 24/24, una metodologia implementata da
Bytest in tempi brevissimi e altamente performante.
La radiografia digitale è l’evoluzione più recente dei
controlli radiografici utilizzati per la valutazione della
struttura dei materiali. In che cosa consiste e quali
sono i suoi aspetti innovativi rispetto alla radiografia
tradizionale?
Il modello di Rete di Impresa
PoEMA è sicuramente
vincente e permette al produttore
di focalizzarsi sul proprio core
business, dando totalmente in
outsourcing i processi speciali.
“
20 TÜV Italia Journal
Area preparazione attrezzature di processo
Panoramica postazioni scanner
Area WAX
La tecnologia digitale è, come per le
radiografie in ambito medico, la naturale
evoluzione. Questo permette di:
-- ridurre i tempi di esecuzione;
-- evitare problematiche di stoccaggio
delle pellicole radiografiche, sia prima
dell’esposizione che dopo;
-- evitare l’uso di chimici vari per lo
sviluppo delle pellicole, oltre all’uso/
costo delle sviluppatrici;
-- inviare i file delle esposizioni/
immagini, inviando un vero e
proprio protocollo di comunicazione
“DICONDE” (standard as unique
imaging modalities) con tutte le sue
informazioni a corredo.
Ovviamente, così come per il settore
medico, ci sono tutt’ora delle resistenze
culturali e di competenza, tuttavia Bytest
assieme ad EMA è un precursore, oltre che
promotore di questa tecnologia.
Per svolgere in PoEMA i test radiografici
Bytest utilizza in loco 5 cabine
radiografiche, ha una disponibilità
di 10 scanner, uno sforzo realizzativo
non trascurabile in termini di facilities
tecniche. Con queste capacità quante
prove vengono realizzate mediamente
in un mese e su quali componenti della
produzione di Europea Microfusioni
Aerospaziali S.p.A?
Come ho detto precedentemente,
abbiamo dovuto strutturare l’attività in
modo da poter sviluppare fino a 500.000
esposizioni l’anno il che significa, con 5
cabine, 100.000 esposizioni annue per
cabina, pari a circa 16/18 esposizioni l’ora
a seconda della dimensione della pala.
Oltre alle prove per Europea Microfusioni
Aerospaziali S.p.A, in PoEMA Bytest
esegue radiografie digitali per altri
clienti e se sì in quali settori industriali
essi operano?
Ovviamente Bytest, oltre alle macchine
a tecnologia digitale utilizzate in EMA,
sviluppa test con questa metodologia
anche per vari altri clienti, sia nel settore
Aerospace, sia nel settore Energia.
Nel vostro lavoro non si può prescindere
dalla disponibilità di infrastrutture di
prova ma anche di personale esperto e
con le qualifiche necessarie per farle
funzionare, ma soprattutto in grado di
comprendere e commentare i risultati
delle prove. Per questo avete attinto
a personale Bytest o a questo avete
affiancato tecnici locali?
I tecnici di Bytest hanno elevata
competenza, sia per effettuare le
esposizioni delle pale rotoriche/statoriche,
sia per l’analisi dei dati delle esposizioni.
Oltre ad operare sulle macchine svolgono
anche attività formativa al personale neo
assunto, affinacandolo per lunghi periodi
di training.
PoEMA è un modello innovativo e di
successo di fare impresa in un settore
industriale all’avanguardia in un’area
del paese non particolarmente vocata
all’industria. Ritiene che questa
esperienza possa replicarsi in altri
contesti, e se sì quali ritiene siano le
condizioni necessarie affinchè questo
modello funzioni?
Il modello di Rete di Impresa PoEMA,
fortemente voluto da EMA è sicuramente
vincente e permette al produttore di
focalizzarsi sul proprio core business,
dando totalmente in outsourcing i
processi speciali.
Bytest ha sviluppato modelli simili anche
con altri partner attivi in altri settori
industriali con l’intervento di quello che
noi chiamiamo “Embedded Unit”.
TÜV Italia Journal 21
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
Gennaro Oliva
Classe 1964, conseguita la laurea in Informatica inizia la sua
carriera professionale in Magneti Marelli nel 1989 come Sales
Engineer dove rimane qualche anno per passare poi in alcune
multinazionali anglosassoni del settore IT, ricoprendo nel
tempo posizioni apicali di sempre maggiore responsabilità.
Nella prima metà degli anni 2000 entra nel settore del
Conformity Assessment, prima come General Manager di
Intertek Italia, diventando poi Regional Manager Western Europe per Intertek Commercial
& Electric. Prima di entrare in TÜV Italia nel 2010 fa un’esperienza in Eurofins (Ente
Notificato specializzato nel Food e Pharma) come Country Manager Italia.
Al suo ingresso in TÜV Italia nel 2010 gli viene affidata la responsabilità della divisione
Industrie Service, oltre a quella di Merger and Acquisition, e a seguito dell’acquisizione di
Bytest nel 2012 viene nominato Amministratore Delegato della società, ruolo che ricopre
ancora oggi. Si deve a lui, tra l’altro, il contratto con EMA e la conseguente partecipazione
di Bytest alla rete di impresa PoEMA.
Italia e la digitalizzazione
Promuovere l’innovazione, diffondere
competenze digitali, proteggere i marchi italiani
sul mercato internazionale, accompagnare nella trasformazione
digitale i settori economici chiave e il settore pubblico:
sono questi i pilastri sui quali si fonda la partnership fra
l’Amministrazione Centrale e Cisco, interlocutore del
Governo attraverso il suo piano di investimento Digitaliani,
che intende accelerare la digitalizzazione del paese.
L’obiettivo condiviso è allineare il nostro ai livelli dei paesi
europei più avanzati. Come spiega l’Ing. Fabio Florio,
responsabile per l’azienda dello sviluppo di questo
programma nel nostro paese, «il piano di investimento
Digitaliani è parte di una iniziativa che Cisco definisce
“Country Digitization Acceleration”, un programma
internazionale che l’azienda propone a pochi paesi,
a quelli dove ritiene esista un terreno fertile ed una forte
determinazione nel concretizzare in tempi ragionevolmente
veloci questo programma di digitalizzazione».
I capisaldi del piano di investimenti Digitaliani
Il primo obiettivo del piano, dice Florio, «è promuovere
una cultura dell’innovazione, impegnandosi in diverse aree
iniziando dall’Education, per dare un’accelerazione
Digitaliani, la partnership
tra il Governo e Cisco
per accompagnare
nella trasformazione i settori
economici chiave e la P.A.
Fabio Florio,
Business Development
Manager Smart City
e CDA Leader di Cisco
Italia, spazia a 360°
su tanti aspetti di questa
sfida di cui tutti noi siamo
protagonisti.
Gli Italiani
sono nel futuro
l’Italia deve accelerare
22 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
alle conoscenze digitali. Per questo
l’azienda ha firmato un accordo con il
MIUR, il Ministero dell’Università e della
Ricerca per arrivare, dagli attuali circa
20.000 studenti che hanno conseguito una
certificazione frequentando i corsi che
Cisco propone nelle scuole attraverso il
programma Cisco Networking Academy, a
100.000. Formazione e conoscenza digitale
destinata non solo ai tecnici ma anche a chi
fa impresa e cerca soluzioni per portare il
digitale nelle proprie aziende».
In questo articolato programma di Cisco
anche le Startup hanno un loro spazio.
A questo proposito Florio continua:
«Abbiamo fatto degli investimenti,
per esempio in Invitalia Venture, ma non
vogliamo solo dare ossigeno economico
alle Startup. Vogliamo creare anche
un collante, un ecosistema di cui facciano
parte anche Università, incubatori, aziende
che abbiamo chiamato Business Exchange,
un’area di innovazione diffusa su tutto
il paese per far sì che un’idea di una startup
non finisca lì, o non venga semplicemente
acquisita da qualcuno, ma possa entrare
sul mercato collaborando con le aziende,
le università, l’ecosistema di cui accennavo
prima». L’altro importante caposaldo del
programma sono le Infrastrutture
strategiche. «Non solo banda ultralarga»
continua Florio, «ma cercare di far sì che
tutte le infrastrutture, dell’energia,
dell’acqua, del gas, dei trasporti e della
sicurezza, possano evolvere più in fretta
possibile».
Eccellenze: Cisco ha individuato due
aree per il nostro paese, il manifatturiero
e l’agrifood.
Dice Florio: «L’Italia è il 2° paese
manifatturiero in Europa e con buone
prospettive per evolversi verso l’Industria 4.0,
mentre per l’agrifood sono disponibili
soluzioni per tracciare tutta la filiera,
con il non trascurabile obiettivo di
proteggere i nostri marchi dalla
contraffazione, azione che crea valore,
non solo economico, per i brand italiani
sui mercati mondiali. Cisco vuole aiutare
le aziende di entrambi i settori a conoscere
e sperimentare nuove soluzioni digitali
e a diffonderle al loro interno.
Nell’agrifood l’esperienza di Cisco inizia
anni fa con la catena vitivinicola, un settore
dove l’Italia ha molto da raccontare e
prodotti da proteggere, prodotti sicuri
e di qualità elevata».
Resistenze al cambiamento
Come sempre accade, e questo vale anche
per il digitale, la trasformazione comporta
anche delle resistenze, degli elementi
frenanti, che non possono essere trascurati.
Florio individua al primo posto «la resistenza
al cambiamento nelle soluzioni e nei
processi della PA da parte di un sistema che
è naturalmente complesso e molto
articolato», ma questo vale anche per gli
imprenditori, «che spesso si chiedono per
quale motivo devono cambiare una
macchina che funziona, anche se poi si
rendono conto che serve a migliorare la
loro competitività e quella del Paese.
Per contro, è proprio la diffusione della
conoscenza l’elemento accelerante, insieme
ai concreti e tangibili vantaggi risultanti da
questa trasformazione.»
Noi e gli altri
Nel nostro paese ci sono tutte le condizioni
per fare bene. Florio ne è convinto, così
come ne è convinta Cisco visto l’accordo
per un investimento di 100 milioni di dollari
sottoscritto con il nostro governo dalla
società nel gennaio 2016.
Afferma Florio: «L’Italia ha eccellenze
riconosciute: grandi marchi, grande
imprenditorialità, grande creatività,
caratteristiche che rendono lo sforzo
organizzativo per la digitalizzazione
meno impegnativo per ottimizzarle,
rendendole così ancora più eccellenti.»
Smart city
Un altro degli aspetti più attuali della
digitalizzazione che abbiamo affrontato
nell’incontro con l’Ing. Florio è quello
delle Smart City. Il nostro interlocutore
ritiene che il termine sia «riduttivo, oltre
ad essere stato un po’ abusato e non
adeguatamente spiegato. Meglio parlare
di “servizi digitali ai cittadini” realizzati
attraverso progetti che hanno come
obiettivo creare o migliorare i servizi,
riducendo i costi per le aziende che li
erogano, avendo come protagonisti la
PA ed i cittadini e la qualità delle loro
relazioni.»
Alcune delle immagini
pubblicate sull’account
Instagram di CISCO
con l’hashtag #digitaliani.
TÜV Italia Journal 23
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
Secondo Florio «questa equazione non è
semplice, per avere successo deve essere
supportata da una forte partnership
pubblico/privato, considerando gli
investimenti necessari ed una tempistica di
realizzazione dei progetti da collocarsi tra
il medio/lungo termine. Questo perché,
spesso, i servizi non nascono ex novo,
frequentemente si sviluppano partendo
dai preesistenti, ed altrettanto spesso
le leggi esistenti non aiutano.
Ad esempio, è stato pubblicato il nuovo
codice degli appalti, ma non i decreti
attuativi. In questo ambito», spiega Florio,
«i vari amministratori locali, i sindaci, sono
coloro che devono dare la spinta a fare le
cose, a farle bene e velocemente, rimanendo
meno bloccati rispetto alle difficoltà e con
un commitment forte: governare e
decidere.»
Gli ambiti di intervento
Ad oggi, gli ambiti di intervento più
frequenti scelti dalle Amministrazioni
sono stati la mobilità, l’ambiente, la
partecipazione dei cittadini; quali
potrebbero essere quelli futuri?
A questa domanda, Florio dà una risposta
articolata: «Difficile rispondere, per dare
delle priorità ritengo che gli amministratori
debbano considerare due aspetti: le voci
di spesa e l’insoddisfazione dei cittadini.
Quindi posso immaginare ambiti
quali i parcheggi, i rifiuti ed altri aspetti
ambientali, senza dimenticarne uno
basilare: i beneficiari di questi interventi
sono i cittadini, che devono essere coinvolti
per ottenere il loro feedback, la loro voce.
In sintesi: la PA deve guardare alle spese
e decidere di introdurre soluzioni
innovative per quelle più onerose,
modulandole e coinvolgendo le persone.»
Smart city, smart citizen, big data
Secondo Florio «I cittadini del nostro paese
sono molto più smart di quanto possiamo
immaginare. Gli smartphone oggi utilizzati
per telefonare, giocare, informarsi
potranno essere utilizzati per servizi utili.
Per questo gli sforzi dovranno concentrarsi
nel comprendere le complessità,
semplificandole affinchè i cittadini possano
partecipare.»
Un ambito nuovo che Florio intravede sono
le iniziative di innovazione sociale della
città. «Trasparenza e condivisione sono
strumenti che fanno sentire il cittadino
baricentrico nell’interesse delle
amministrazioni, condividendo servizi
e opinioni anche attraverso i social.
Grande quantità di informazioni, i big data
appunto, sono strumenti che le PPAA
hanno a disposizione per prendere
decisioni di cui però devono garantire
i cittadini circa la correttezza della
gestione, identificandone gli aspetti più
rilevanti per loro e le imprese.»
A proposito di Cyber security
Con lo sviluppo delle digitalizzazione
cresce anche la necessità della cyber
security. Guardando all’esperienza di
Cisco, secondo Florio «sta crescendo
la consapevolezza del suo impatto e
dei rischi che ne conseguono», e a fronte
di questo aggiunge: «sta maturando
un’education ed una coscienza specifica,
una cultura della sicurezza che aiuterà
a proteggere e a rendere le reti sempre più
sicure.» A questo punto Florio racconta
un’esperienza diretta di Cisco vissuta
in occasione di Expo, di cui è stata partner
tecnologico per la connettività.
«Nei sei mesi dell’evento i nostri sistemi
hanno subito circa 500.000 attacchi
informatici, nessuno dei quali andato a
buon fine, grazie all’architettura tecnica
24 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
utilizzata e agli strumenti adottati per
respingerli. Ma questa dimensione degli
attacchi ci fa capire che se non ci si attrezza
a difendersi essi possono colpire chiunque,
può succedere quello che è successo in
Ucraina con la smart grid: hanno subito
un attacco informatico, la rete non era
sufficientemente protetta, per tre ore
il Paese ha subito un blackout di energia.»
Essere smart crea ricchezza?
«Abbiamo detto – sottolinea Florio –
che le applicazioni delle nuove tecnologie
tendono a migliorare la qualità della vita
nelle città, che in futuro saranno sempre
più popolate. Poniamoci questa domanda:
dove vanno a vivere i giovani ed i talenti?
Dove stanno meglio, dove la qualità
della vita è migliore. Essi rappresentano
un mondo con una visione molto più ampia
rispetto a quella del passato e le città
saranno complementari a questa loro
visione. E questo vale anche per le aziende,
che si sviluppano dove trovano maggiori
opportunità ed un sistema che le supporta
nella loro crescita».
Fabio Florio
Manager of Business Development di Cisco Italia, dal gennaio 2016 ha assunto il ruolo di CDA
Leader dell’azienda. In questo ruolo ha la leadership dell’iniziativa strategica Country Digitization
Acceleration di Cisco in Italia, coordinando tutte le attività legate al piano di investimenti per
accelerare la digitalizzazione dell’Italia che l’azienda ha annunciato il 19 gennaio 2016, e guida il
team dedicato a sviluppare le diverse linee di azione previste.
In precedenza Florio, che dal 2009 gestisce anche la strategia Cisco per le Smart City in Italia, è
stato Expo 2015 Leader: in questa posizione ha coordinato tutte le attività di Cisco in quanto Official
IP Network & Solutions Partner di Expo Milano 2015.
Florio ha fatto il suo ingresso in Cisco nel 1996 come System Engineer e nel corso degli anni ha
ricoperto ruoli di crescente responsabilità che gli hanno permesso di acquisire un’esperienza
manageriale di alto livello. Dal 1999 al 2004 è stato System Engineer Manager del team dedicato al
mercato Enterprise e poi del gruppo Advanced Technologies; in seguito ha assunto la posizione di
Advanced Services Manager per i Servizi Professionali. Dal 2005 al 2008 è stato System Engineer
Manager del team “Technology and Consulting” e nel 2009 ha assunto la guida dell’organizzazione
System Engineering, il team di sales support che si dedica allo sviluppo delle attività sul canale e sui
settori indirizzati da Cisco, focalizzandosi sia sulle singole tecnologie, sia sulle soluzioni destinate ai
mercati verticali.
Laureato in Scienze dell’Informazione all’Università di Milano, Fabio Florio ha 50 anni. Prima di
entrare in Cisco aveva avuto precedenti esperienze professionali in NCR e AT&T GIS Italy.
TÜV Italia Journal 25
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
I
nternet of Things, big data,
intelligenza artificiale, robot, sono
tutti elementi chiave per lo sviluppo
di soluzioni digitali nei settori
dell’Industria 4.0, delle costruzioni, o
delle smart grid, per citare solo alcuni
ambiti. Questo sviluppo è partito da
laboratori di ricerca e sviluppo e un
ristretto cerchio di specialisti, ma oggi
la digitalizzazione è onnipresente nella
nostra vita. Che sia un bus intelligente
o un’applicazione per un servizio smart
di taxi che rende più efficiente il servizio
di trasporto in città, o piuttosto un
sistema di monitoraggio remoto per la
rilevazione di eventuali anomalie nel
funzionamento di una turbina a gas o
di una pompa idrica, o invece un robot
integrato in un impianto di produzione
automatizzato, dati che indirizzano
verso soluzioni smart: oggi tutto ciò è
fruibile dall’industria, dalle istituzioni e
dai consumatori. E siamo solo all’inizio
dell’era digitale.
Malgrado le difficoltà nella penetrazione
delle tecnologie digitali sul mercato,
stiamo osservando un fortissimo interesse
verso l’Internet of Things (IoT), in linea
con quanto affermato da Gartner [1],
e non ci sono dubbi che nei prossimi
decenni [2] la digitalizzazione avrà
un impatto sulla politica, la società,
l’economia, sul business in generale.
Per questa trasformazione digitale,
le aziende già presenti sul mercato si
troveranno a dover affrontare nuove sfide
per i loro modelli di business, ma nello
stesso tempo potranno trarre vantaggio
dalle opportunità offerte. Con alle
spalle una storia di 150 anni, di questa
trasformazione TÜV SÜD è in grado di
coglierne l’opportunità, puntando sui
servizi esistenti e sviluppandone altri,
in linea con i nuovi modelli digitali di
business. Non si tratta di mettere da
parte gli attuali servizi ma di pensarne
di nuovi in ambito digitale, valorizzando
l’esperienza maturata dall’ente nei tanti
settori in cui opera. Oltre allo sviluppo di
nuovi servizi digitali all’interno delle sue
TÜV SÜD
a Singapore
Un hub digitale per la “nazione smart”
Andreas Hauser,
Direttore dei servizi
Water & Digital
di TÜV SÜD, presenta
il Centro di Eccellenza
in Asia dove si sviluppano
nuovi servizi e nuovi modelli
di business.
26 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
divisioni, TÜV SÜD ha istituito centri di
eccellenza per i servizi digitali per favorire
lo sviluppo, l’avvio e l’adozione di questi
nuovi servizi.
Oltre alla sede di Monaco di Baviera, il
primo centro di eccellenza (CoE) per i
servizi digitali fuori dai confini tedeschi è
quello di Singapore, creato con l’obiettivo
di avviare progetti pilota e di punta in
ambito digitale insieme a clienti e partner.
Perché la scelta di Singapore?
Singapore - prima nazione smart
al mondo
Singapore è una piccola isola con una
superficie paragonabile a quella di
Amburgo, ma con una popolazione
di 5,5 milioni di abitanti, quindi con
un’altissima densità abitativa. Singapore
è una città-stato circondata dal mare,
con limitate possibilità di crescita in
termini di superficie e quindi di abitanti,
malgrado le bonifiche. Cresciuta in modo
impressionante negli ultimi 50 anni
dopo l’indipendenza dalla Malesia, oggi
continua a svilupparsi ma ad un ritmo
più contenuto.
In diretta concorrenza con altre economie
globali, Singapore ha beneficiato più di altri
del grande sviluppo della globalizzazione e
dell’urbanizzazione, condizioni che hanno
permesso a questa città stato di essere
all’avanguardia nella competizione globale
rispetto ad altri paesi dallo sviluppo
economico più contenuto e più legati ai
loro mercati interni. Approfittando dello
sviluppo della digitalizzazione, nel 2014
Singapore ha annunciato il piano per
diventare la prima nazione [3] smart al
mondo, sfruttando al meglio la tecnologia
con l’obiettivo di migliorare la vita dei
cittadini, creare maggiori opportunità e
costruire una comunità più coesa.
I dati svolgeranno un ruolo chiave,
e una piattaforma digitale nazionale
consentirà ai cittadini di Singapore di
essere sempre e ovunque connessi alla loro
città. Un connettività diffusa oltre ad una
infrastruttura e un’architettura tecnica
comune consentirà a cittadini, imprese
ed enti pubblici di sfruttare la tecnologia
per migliorare la vita di una nazione
[4] davvero smart. Il ruolo guida è della
tecnologia, ma tutta l’iniziativa è centrata a
vantaggio dei cittadini.
Primo rispetto ad altri paesi, Singapore
adotterà soluzioni digitali a livello
nazionale su scala più ampia e con una
concentrazione maggiore. TÜV SÜD
trarrà vantaggio da questa condizione che
consentirà all’ente di sviluppare, non solo
attività di supporto e sviluppo, ma anche
di sperimentare e validare nuovi servizi
digitali che potranno essere riproposti in
altri mercati.
Il centro di eccellenza di Singapore
Mentre Singapore è impegnata a diventare
una nazione smart, il centro di eccellenza
di TÜV SÜD ha affiancato le diverse parti
interessate in questo “ecosistema digitale”,
facilitandone l’accesso a diverse strutture
governative, istituti di ricerca, quattro
università e alle oltre 190.000 aziende
presenti in città, tra multinazionali e
piccole e medie imprese [5].
A questi fattori se ne aggiunge un altro
particolarmente importante: la posizione
geografica di Singapore, al centro dei
dinamici mercati asiatici. Un’ampia verifica
sulle opportunità offerte da Singapore, che
ha visto coinvolte le strutture interne del
gruppo TÜV SÜD come il Consiglio di
Amministrazione, la parte operation, le
varie legal entity presenti nel mondo, oltre
a partner esterni, ha preceduto l’inizio,
nel gennaio 2016, delle attività del Centro
di Eccellenza di Singapore che è stato
inaugurato nel mese di marzo.
Il Centro di Eccellenza di Singapore
parte integrante dell’ente
Voluto direttamente dal Presidente del
Consiglio di Amministrazione di TÜV
SÜD Prof. Dr. Stepken, una delle questioni
che hanno dovuto affrontare gli organi
che dirigono il Centro di Eccellenza è
stato il coinvolgimento e l’inserimento al
suo interno di unità operative, un tema
ancora aperto a causa della sua struttura
organizzativa, di cui fanno parte sia esperti
della holding del gruppo TÜV SÜD che
delle divisioni dell’ente, che consente di
predisporre e portare avanti
in collaborazione progetti pilota.
Gli obiettivi del Centro di Eccellenza
di Singapore
Obiettivo principale del Centro di
Eccellenza è sviluppare nuovi servizi di
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
TÜV Italia Journal 27
digitalizzazione nell’ambito di progetti
da realizzare insieme a clienti ed altri
partner che possono essere proposti
anche su altri mercati.
Il Centro deve essere considerato come
un incubatore di nuovi servizi e nuovi
modelli di business, una struttura che
può assumersi rischi più elevati rispetto
a quelli che potrebbe assumersi l’ente.
La rapida adozione da parte di Singapore
di tecnologie digitali ha permesso a
TÜV SÜD di essere all’avanguardia
rispetto ai concorrenti, e di proporre
servizi digitalizzati anche ad altri
mercati, dopo aver dimostrato la validità
delle nuove soluzioni.
Lo sviluppo del Centro di Eccellenza di
Singapore andrà avanti fino a fine 2018,
con un importante sostegno da parte del
governo di Singapore.
L’allargamento dei contatti e
l’attendibilità dei progetti pilota
permetteranno la messa a punto di
servizi sostenibili e replicabili, oltre
all’aumento del personale tecnico attivo
all’interno del Centro di Eccellenza.
Anche se i servizi di digitalizzazione
sono proposti da TÜV SÜD in tutto il
mondo, il focus prevalente è sui mercati
dell’area Asia-Pacifico. In particolare,
la presenza consolidata dell’ente sul
mercato cinese, molto interessato a
servizi digitali, consentirà di ampliare
i contatti con Hong Kong e a rafforzare
quelli con Corea del Sud e Giappone,
paesi che usano tecnologie affini.
Il focus ed i progetti
Singapore è un paese piccolo e di relativa
rilevanza rapportato al mercato globale.
Tuttavia le condizioni che offre in
termini di test, infrastrutture, e rapidità
nell’adottare le più moderne tecnologie
digitali, rendono il paese molto
attrattivo per la piattaforma tecnologica
di cui dispone, così da considerarlo
quasi un laboratorio vivente. Il Centro
di Eccellenza, quindi, mappa gli ambiti
più interessanti avendo Singapore come
priorità, in accordo con le valutazioni
strategiche delle divisioni di TÜV SÜD.
Molte sono le opportunità che
stiamo investigando: nel settore della
mobilità, dell’Industria 4.0, delle
abitazioni e dei servizi sanitari smart.
In ogni caso il focus del Centro di
Eccellenza si concentra nello sviluppo
e nell’applicazione di soluzioni digitali
sicure, certe ed affidabili.
Facciamo degli esempi. La mobilità è un
settore interessante per le smart city, e in
questo specifico ambito i veicoli a guida
autonoma rappresentano un settore
importante nell’approccio olistico
della mobilità globale. Soffermandoci
sulla mobilità: Singapore ha appena
annunciato il lancio di un esperimento
di mobilità autonoma on demand
e di un progetto, che vede insieme
l’Università NTU e BMW, di guida
autonoma. In questo progetto TÜV
SÜD sarà coinvolto nello sviluppo di
ANDREAS HAUSER
Completato il Dottorato di Ricerca in Matematica applicata alla simulazione numerica di
processi fisici e dei sistemi all’Università di Heidelberg, nel 2006 entra nell’area R&D di
Siemens dove sviluppa soluzioni software per l'ottimizzazione di componenti di potenza
e delle prestazioni delle reti. Successivamente gli viene affidata la responsabilità di
gruppi di ricerca attivi in Germania e in altre città come Pechino, Bangalore e Singapore,
proseguendo la sua attività di ricerca sullo sviluppo di soluzioni per il trattamento delle
acque e di innovativi sistemi di distribuzione. Nel 2011 si trasferisce a Singapore dove ha
l’opportunità di ampliare la sua attività di ricerca nell’ambito delle piattaforme digitali per la
gestione di smart grid, mobilità elettrica, reti idriche intelligenti e dell’efficienza energetica
degli edifici, completando quello che era il suo obiettivo: riposizionare la strategia di ricerca
globale di Siemens a Singapore.
Entra in TÜV SÜD nel 2012 come responsabile della gestione dell’innovazione nei servizi
per le acque e per la messa a punto dei nuovi servizi dell’ente per la gestione smart della
rete idrica. Contemporaneamente è impegnato nella creazione a Singapore del Centro di
Eccellenza per i servizi di digitalizzazione voluto da TÜV SÜD. Attualmente guida il settore
IoT (Internet delle cose) per soluzioni digitalizzate in aree come la guida autonoma, smart
healthcare, ascensori smart, droni e robotica, per i quali sono in fase di sviluppo soluzioni di
sicurezza e affidabilità. Oltre all’attività professionale si dedica anche a quella divulgativa
ed è autore di numerose pubblicazioni e relatore in conferenze di carattere tecnico.
28 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
sistemi di simulazione per i servizi di
sicurezza, modelli di cyber security per
veicoli a guida autonoma e schemi di
certificazione.
L’invecchiamento della popolazione è un
altro settore in cui soluzioni innovative
basate sull’Internet of THings saranno
messe a punto a Singapore, progetti che
vedranno anche la partecipazione di
TÜV SÜD. La popolazione di Singapore
sta invecchiando, così come accade
in molti paesi occidentali, con le
conseguenze in termini demografici che
ben conosciamo. Un modo per rendere
più flessibile il sistema di assistenza agli
anziani è l’introduzione di sistemi di
monitoraggio in remoto. Questo consente
il controllo e l’intervento a distanza, così
che possano essere curati rimanendo
a casa, una modalità che si traduce
in risparmio di tempo e di costi degli
interventi.
TÜV SÜD sta esplorando le opportunità
esistenti nel settore dell’assistenza,
collaborando con strutture ospedaliere
ed istituzioni governative per sviluppare
servizi per la sicurezza e l’affidabilità di
questi sistemi di monitoraggio, grazie
a programmi di test e di certificazione
già utilizzati nell’ambito dei dispositivi
medici e delle tecnologie indossabili.
Poiché la trasmissione dei dati è presente
in tutti i settori presi in esame, l’analisi
dei dati, l’ingegneria del software e i test
virtuali avranno un ruolo chiave per lo
sviluppo di questi nuovi servizi.
Le sfide
Con la creazione del Centro di Eccellenza
e la disponibilità delle risorse necessarie
è stato fatto il primo passo. Nonostante
il successo dei primi progetti pilota
realizzati, abbiamo di fronte a noi altre
sfide da affrontare.
A cominciare dal reclutamento di esperti
in digitalizzazione, come analisti di
dati, specialisti di sicurezza informatica,
sviluppatori di cloud, tecnici capaci di
integrare l’Internet of Things: una sfida
che sarà progressivamente più ardua,
con la concorrenza che in questo settore
diventerà sempre più accanita.
La dinamicità del Centro di Eccellenza
di Singapore – e la crescita dei progetti
su cui è coinvolto – è già di per sé una
sfida. Aspettative di aumento dei margini
operativi, sviluppo di attività e di servizi
sul lungo periodo sono raggiungibili
bilanciando investimenti e creazione
di business. Queste sono le basi per il
successo del Centro di Eccellenza di
Singapore, che gioca un ruolo cruciale
nella digitalizzazione anche all’interno di
TÜV SÜD.
Il Centro di Eccellenza di Singapore,
con le sue attività e le persone giuste per
portarle avanti è, per concludere, un
luogo ideale per stimolare e sostenere
la sfida dell’ente. Con un giusto
atteggiamento mentale, unito ad una forte
capacità di collaborazione e inclusione,
Singapore avrà un ruolo cruciale nella
trasformazione digitale di TÜV SÜD.
IlCentro di Eccellenza
di Singapore, con le sue attività
e le persone giuste per portarle avanti è
un luogo ideale per stimolare
e sostenere la sfida dell’ente.
[1] Gartner, “Hype Cycle for Emerging Technologies”, 2014.
[2] McKinsey, “Internet of Things: Mapping the Value Beyond the Hype“, McKinsey Global Institute, 2015.
[3] I. Singapore, “Smart Nation Vision“, (Online). Disponibile all’indirizzo: https://www.ida.gov.sg/Tech-Scene-News/Smart-Nation-Vision
[4] D. o. S. Singapore, “Singapore Economy“, 2015. (Online). Disponibile all’indirizzo: http://www.singstat.gov.sg/statistics/visualising-data/infographics/economy
[5] B. D. Fischer and M. Rohde, “Management Resistance to Innovation”, American Journal of Management, vol. 13, n° 1, 2013
TÜV Italia Journal 29
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
N
el nostro addentraci in
applicazioni digitali su
scale sempre più ampie,
siamo arrivati alle città,
entità geografiche e territoriali alle
quali apparteniamo e nelle quale spesso
ci identifichiamo. Anche le città, con
il contributo di cittadini, istituzioni,
aziende, istituti di ricerca, portano avanti
l’incruenta rivoluzione digitale con
strumenti diversi a seconda degli obiettivi,
delle necessità e del contesto, perché
nei progetti di digitalizzazione non può
esistere un format predefinito.
Per avere un panorama sulle smart city
nel nostro paese con uno sguardo sulla
situazione europea abbiamo incontrato
il Dottor Renato Galliano, Direttore del
Settore Innovazione Economica, Smart
City ed Università, dell’Assessorato delle
Politiche del Lavoro, Sviluppo Economico,
Università e Ricerca del Comune di
Milano. «Il tema smart city – inizia
il nostro interlocutore – nasce come
politica di sviluppo urbano dopo che
altri strumenti comunitari, denominati
Urban 1 e 2, si erano conclusi, una sorta
di progetti integrati che finanziavano
le città per il loro ammodernamento.
A livello europeo il tema smart city è
partito da una delle direzioni tecniche
della Commissione UE, quella attiva
nella mobilità e nell’energia, tema che nel
tempo si è allargato ad altri ambiti come
l’ambiente, l’ICT, il sociale, il welfare, più
legati alle esigenze dei cittadini, portando
ad una evoluzione della smart city verso
quella che oggi è definita smart city &
community.
Nel nostro paese il progetto smart city
è partito dal Ministero della Pubblica
Istruzione e dell’Università, con un taglio
molto legato alla ricerca e all’innovazione,
affiancato successivamente dal Ministero
dello Sviluppo Economico. Le città
italiane hanno aderito a questo percorso
su basi comuni ma con modalità diverse,
che hanno portato alla definizione di
programmi non riferibili ad un unico
modello, ma a più modelli focalizzati
sulle criticità del territorio di riferimento
e sulle sue potenzialità.
Milano ha attivato un processo di
partecipazione da parte di più attori:
oltre alla PA, il mondo della ricerca e
dell’Università, le imprese, da quelle
grandi agli artigiani e ai commercianti,
il Terzo settore, le organizzazioni di
cittadini e, sperimentalmente, anche il
mondo finanziario, le banche e coloro
che finanziano grandi progetti.
Questo percorso, conclusosi nel 2014
con la delibera delle Linee Guida per
lo sviluppo di Milano smart city, ha
permesso al Comune di raggiungere altri
obiettivi come lo sviluppo di relazioni
con il mondo delle imprese, della ricerca,
relazioni che hanno permesso lo sviluppo
di nuovi progetti. Dal lavoro portato
avanti sulle Linee Guida, imprese,
Istituti di ricerca ed Università hanno
presentato al Comune di Milano una serie
MILANO open
innovation
Innovazione sociale, sharing economy e Manifattura 4.0 sono i pilastri della strategia del Comune
per rendere la città più attrattiva.
A colloquio con Renato Galliano, Direttore del Settore Innovazione Economica,
Smart City ed Università, dell’Assessorato delle Politiche del Lavoro, Sviluppo Economico,
Università e Ricerca del Comune di Milano.
Sono smart, risolvo problemi:
30 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
MILANO SMART CITY: il processo, gli attori, la strategia
di progetti, sviluppati sulla base degli
obiettivi e in coerenza rispetto alle linee
programmatiche dell’Amministrazione,
e di questi il Comune ne ha scelti 21, 14
dei quali sono stati finanziati grazie a
bandi sia del MIUR che della Regione
Lombardia. L’Amministrazione non ha
ricevuto quattrini, il suo ruolo è stato di
sperimentazione e di verifica dei risultati
di questi progetti. Il finanziamento
a fondo perduto di questi progetti ha
raggiunto i 90 milioni di euro, somma che
rappresenta un investimento importante
per l’economia della città.»
Non basta essere digitali
per essere smart
Dalle parole del manager pubblico emerge
come i progetti per rendere smart le
nostre città non possono prescindere
sia da investimenti in tecnologia che da
investimenti in partecipazione da parte
di tutti stakeholder coinvolti. A questo
proposito il Dottor Galliano prosegue:
«In tutti i progetti di digitalizzazione,
l’aspetto tecnologico è centrale, senza
l’utilizzo della tecnologia i progetti
non sarebbero smart, ma questo non
è sufficiente. Per essere smart, devono
essere accompagnati da contenuti che
presentano delle criticità che, utilizzando
la tecnologia smart possono essere
superate. I progetti diventano smart
quando aiutano a superare queste
criticità. A questo riguardo il Comune
di Milano ha voluto dare un approccio
sperimentale, individuando sette linee di
indirizzo, sei delle quali ha definito come
“laboratori di…” e già dalla definizione si
comprende come la città si faccia carico
dell’elaborazione di indirizzi, dove la
tecnologia rappresenta lo zoccolo da cui
partire e su cui far crescere i progetti.
I progetti sono stati censiti e suddivisi in
due ambiti: progetti per la città digitale
e progetti smart. Non basta essere
digitali per essere smart, quindi alcuni
svilupperanno una città digitale, altri
saranno dei veri e propri progetti smart,
con obiettivi di livello più alto, ma tutti
con un fine comune: facilitare la vita di
cittadini ed imprese, cioè far vivere e
lavorare meglio.»
«I 14
progetti
finanziati –
prosegue – riguardano
il sociale, l’energia e l’ambiente, la
semplificazione, la mobilità oltre a
due trasversali mirati sulla raccolta
delle informazioni. Diversi gli ambiti e
diverse le scale di intervento: da quelli
mirati sulla città, o su quartieri della
città, a quelli su scala sovra-comunale o
addirittura sovra-regionale.» Un esempio
di questa dimensione così diversa, sono
i progetti legati alla mobilità: «Entrambi
sono mirati sul trasporto delle merci, uno
su un’area vasta che ha visto coinvolte tre
città: Milano, Torino e Genova, basato
sul fatto che gran parte delle merci che
arrivano nell’area metropolitana milanese
passano dal porto di Genova, e quindi
facilitare quest’area vuole dire facilitare
l’arrivo delle merci nell’area milanese.
L’altro progetto, sempre legato alla
mobilità, è il progetto “Ultimo Miglio”
circoscritto alla città, addirittura al
quartiere, scale diverse e trasversali ma
che insieme creano un sistema efficiente
città/quartiere.»
Risparmi per amministrazione
e cittadini
I progetti smart che riguardano le città
hanno come obiettivi il miglioramento
e la semplificazione dei rapporti tra
cittadini e amministrazione, con vantaggi
per entrambe le parti anche di tipo
economico. Il risparmio può riguardare
l’Amministrazione, e a questo riguardo
il Dottor Galliano prende come esempio
due progetti sviluppati dal Comune di
Milano in ambito ambiente/energia:
«Il progetto di illuminazione pubblica
a LED, ha come obiettivo un risparmio
effettivo per il Comune, e questo vale
anche per il progetto dell’efficientamento
TÜV Italia Journal 31
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
energetico di edifici pubblici, scuole,
uffici e condomini di edilizia abitativa
economico-popolare, dove l’intervento
sulle infrastrutture e sugli infissi procura
un saving al Comune nella gestione del
suo patrimonio immobiliare. Ma i progetti
smart grid creano vantaggi economici
anche per i cittadini: famiglie, condomini,
imprese.»
Smart grid
Parlando di progetti smart grid, cioè di
reti di distribuzione dell’energia, il nostro
interlocutore prosegue illustrandoci
come con questi progetti anche per i
cittadini ci possono essere dei vantaggi
economici. In particolare, a proposito
di un importante progetto che vede
Milano in pista con due importanti
capitali europee: «L’efficientamento del
sistema – spiega – procura vantaggi tanto
all’Amministrazione quanto ai privati, alle
famiglie, ai condomini ed alle imprese.
In questo ambito Milano, con Londra e
Lisbona, hanno vinto un bando europeo
destinato a città lighthouse del valore
complessivo di 25 milioni di euro, 8,5 dei
quali destinati a Milano, che hanno tra
l’altro finanziato un progetto di risparmio
energetico articolato che ha riguardato
condomini privati (con un evidente
risparmio per i cittadini) e condomini
di edilizia economica popolare,
l’illuminazione pubblica e la mobilità
sostenibile, la mobilità elettrica declinata
come car sharing di condominio, con
macchine e piccoli furgoni, e come bike
sharing, (altro esempio di risparmio
per i cittadini). Il tutto gestito da una
piattaforma di raccolta e di gestione dei
dati, un esempio di Internet of THings
pubblico in grado di creare – attraverso
la raccolta, il ricevimento e l’analisi dei
dati – un “ecosistema digitale” semplice,
che permette di accedere ad una serie di
open data che possono essere utilizzati
per la messa a punto di altri progetti
finalizzati a nuovi servizi. Quindi un set
di open data utili per arrivare a creare
una sharing city, un progetto partito nel
dicembre 2015 e che sta proseguendo, che
vede il Comune di Milano in partnership
con il mondo accademico, Università, il
Politecnico, Associazione di cittadini ed
aziende che operano per l’efficientamento
energetico, le ESCo (Energy Service
Company).»
Open data, big data, privacy
«Il tema della gestione degli open
data e dei big data è un tema importante
– sottolinea il Dottor Galliano – perché
rappresenta la nuova frontiera delle grandi
aziende di telecomunicazioni.
Le tracce lasciate dagli smartphone, che
sono memorizzate, vengono spesso fornite
ad operatori che possono utilizzarle per la
messa a punto di offerte di nuovi servizi
o, come avviene per la PA, per prendere
delle decisioni. Open data e big data
rappresentano una frontiera importante
per la nuova economia.
Per quanto riguarda invece la privacy,
quello che l’Amministrazione fa per
tutelare il cittadino affinché il proprio
dato sia gestito correttamente è rispettare
le regole nazionali ed internazionali della
privacy. Dal mio osservatorio, posso
affermare che chi fornisce dati alla PA
ha un elevato livello di garanzia che il
dato sia tracciato in modo corretto nel
rispetto delle leggi, un livello di garanzia
che ritengo più elevato rispetto a quello
fornito da un operatore privato.
Ma questo è il mio personale punto di
vista di civil servant che opera all’interno
dell’Amministrazione, e questo non può
che aumentare la fiducia dei cittadini nei
confronti dell’Amministrazione.»
Open innovation
Per rendere la città smart il Comune di
Milano lavora, come abbiamo visto, con
partner di peso, istituzioni pubbliche e
private che si occupano di innovazione;
con una tendenza, soprattutto in questi
Cos’è una smart city
Smart city, o città intelligente, è un termine che definisce un approccio di
pianificazione urbanistica orientato a migliorare la sostenibilità e la vivibilità
delle aree urbane attraverso l’innovazione e l’utilizzo delle tecnologie. Uno studio
del gruppo di ricerca guidato dal professor Rudolf Giffinger del Politecnico di
Vienna, in collaborazione con l’Università di Lubiana e il Politecnico di Delft, ha
individuato sei assi lungo i quali valutare il grado di “intelligenza” di una città:
attività economiche, risorse ambientali, mobilità, capitale umano, qualità della
vita, governance. Seguendo tali direttrici è possibile individuare una serie di
fattori che rendono le città smart. In ambito economico, si valuta ad esempio
la produttività, la flessibilità del mercato del lavoro, i legami internazionali.
Gestione sostenibile delle risorse e livelli di inquinamento sono tra i fattori da
considerare in relazione all’ambiente. Per la mobilità, l’elemento di maggior peso
è l’innovazione nei trasporti. I livelli di offerta culturale, istruzione, coesione
sociale e le condizioni di salute definiscono la qualità della vita, mentre il
capitale umano è valutato sulla base della partecipazione alla vita pubblica.
Riguardo alla governance, quello che conta di più è l’inclusione dei cittadini nei
processi decisionali e l’offerta di servizi online. Tutte le soluzioni che introducono
miglioramenti nei settori descritti contribuisco a rendere smart una città: ad
esempio, l’adozione di sensori che rilevino i parcheggi liberi su una strada e li
indichino agli automobilisti sullo smartphone; o ancora, la realizzazione di un
portale attraverso cui la pubblica amministrazione possa consultare i cittadini su
determinate questioni o offrire loro dei servizi senza che si rechino fisicamente
al municipio. In Italia, secondo ICityRate2016 realizzato da FPA, la società che
organizza da un quarto di secolo il Forum PA, la città più smart è Milano, seguita
da Bologna, nella smart governance, Venezia e Firenze. ICityRate 2016, stila la
classifica delle città italiane analizzando 106 Comuni capoluogo sulla base di 105
indicatori statistici e sette dimensioni tematiche: Economy, Living, Environment,
People, Mobility, Governance e Legality.
32 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
ultimi anni, ad andare verso quella che
Galliano definisce “Open Innovation”, che
abbassa il livello di entrata nel mercato
dell’innovazione, permettendo anche a
piccoli gruppi di parteciparvi.
A questo proposito il dirigente dell’Ente
metropolitano prosegue: «Sono convinto
che per raggiungere risultati che
migliorino la vita del cittadini, occorre
intervenire sulla filiera della
comunicazione dell’innovazione.
Se l’innovazione rimane circoscritta ad
un ristretto numero di innovatori non
è efficace, occorre che raggiunga
l’utilizzatore finale.» Galliano fa
riferimento alla filiera della domotica
dove «se un sistema innovativo messo sul
mercato non è conosciuto correttamente
da tutti gli operatori della filiera, partendo
dal progettista e poi dall’impresa di
costruzioni, dal distributore che lo propone,
dall’installatore che lo monta e ne cura la
manutenzione, questa innovazione non
arriverà mai al proprietario di casa,
ultimo anello della filiera di questi device
innovativi. È necessario un processo di
assorbimento dell’innovazione che parta
dalle aziende: dal mio punto di vista un
aspetto da cui non si può prescindere.»
L’innovazione crea ricchezza
Chiarezza di idee, competenza, impegno:
ma anche realismo, che emerge quando
al dottor Galliano chiediamo di eventuali
elementi frenanti che vede nella sua
esperienza professionale: «Ne vedo molti
– replica – e a livelli diversi. Nelle imprese,
perché l’innovazione richiede investimenti
oltre ad un cambio di mentalità e di
cultura interna, da parte dei dipendenti e
dei manager che devono decidere.
Ma attenti: le aziende che non seguono
il processo di innovazione rischiano in
pochi anni di rimanere fuori da certi
trend di crescita, con il rischio di una
diminuzione del risultato economico e di
perdita di quote di mercato.
Esiste anche un freno da parte degli utenti
dell’innovazione. Cambiare abitudini
innesca nelle persone freni anche di
carattere psicologico, che spesso possono
essere superati da effetti che definirei
“mainstream”, cioè dalle tendenze
dominanti. Pensiamo agli smartphone e al
passaggio dalla tecnologia digitale a quella
touch: che già esisteva, ma che solo con
lo sviluppo degli smartphone si è diffusa
permettendo la penetrazione sul mercato
consumer di questa innovazione grazie
a questi oggetti diventati degli status
symbol. E il consumatore che aveva fatto
il salto prendendo un oggetto innovativo
si trova a utilizzare altre innovazioni che
passano attraverso l’uso di questi device.»
Città smart attirano cittadini smart
«Come il degrado chiama degrado
così città smart attirano persone più
innovative, attente ai nuovi servizi.
Una ricchezza che nasce, non solo dal
L’UE e le smart cities
L’Unione europea è attivamente impegnata nella promozione delle smart cities.
Nel 2012, la Commissione Ue ha varato la comunicazione “Città e comunità
intelligenti – partenariato europeo di innovazione”, nella quale concentra
l’attenzione soprattutto sui settori dell’energia, dei trasporti e delle tecnologie
dell’informazione e della comunicazione. L’attenzione è confermata dalle
numerose opportunità di accesso a finanziamenti europei per le smart cities.
Oltre a interventi ad hoc con finanziamenti diretti, come quelli previsti dal
programma Horizon 2020 (H2020), ulteriori risorse sono messe a disposizione
con i fondi strutturali europei e con gli strumenti del Piano Juncker per gli
investimenti strategici. Risulta difficile, dunque, quantificare il totale delle
risorse messe a disposizione dall’Europa per le smart cities, ma alcune stime
indicano cifre attorno ai 10-12 miliardi di euro fino al 2020.
Nell’ambito di H2020 si segnala il progetto “Smart cities and communities
lighthouse”, volto a individuare soluzioni di efficienza energetica, integrazione
delle reti (elettriche, idriche, di riscaldamento e di telecomunicazione) e a
costruire dei distretti smart, con il coinvolgimento di cosiddette “città faro”, più
avanzate, che facciano da guida ad altre nell’evoluzione verso il modello smart
city. Dopo un primo bando da 60 milioni di euro, concluso lo scorso 5 aprile, il 4
ottobre 2016 ne è partito un altro che conta su una dotazione di 71,5 milioni.
C’è poi il progetto “Demonstrating innovative nature-based solutions in cities”,
sempre in ambito H2020. L’iniziativa si pone l’obiettivo di dimostrare l’effettiva
efficacia e il rapporto costi/benefici dell’introduzione di soluzioni naturali per
incrementare la resilienza delle città in materia di clima e gestione delle acque.
Il primo bando del valore di 60 milioni di euro è scaduto l’8 aprile 2016, ma un
secondo, da 40 milioni, si è aperto lo scorso novembre.
Ulteriori informazioni sui fondi europei per le smart cities si possono trovare
nel Programma di lavoro H2020 per il 2016-2017, e visitando la pagina web
dedicata alle smart cities sul sito della Commissione Europea.
TÜV Italia Journal 33
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
fatto di acquistare strumenti smart, ma
anche perchè le città smart consentono
un risparmio di costi. Risparmiando
sui costi, il cittadino nel suo bilancio
ha maggiori disponibilità economiche e
quindi più risorse da spendere, creando
un circuito che crea ricchezza.»
Per Milano questo aspetto è molto
importante, ma la città ha sempre
combinato il concetto di innovazione
con quello di inclusione. Spiega Galliano:
«Pochi utenti avanzati rischiano di essere
e rimanere un’élite. L’innovazione, per
crescere, deve diffondersi: ecco perché
per la città è importante l’inclusione di
altre fasce sociali per favorire, velocizzare
ed allargare i vantaggi dell’innovazione.
Innovazione ed inclusione sono due
aspetti che, insieme, aumentano
l’attrattività della città.»
I pilastri della strategia Milano
smart city
Innovazione & inclusione introducono il
tema dell’innovazione sociale, un ambito
sul quale il Comune di Milano è molto
impegnato. Spiega il Dott. Galliano:
«A Milano, i pilastri degli interventi smart
sono: l’innovazione sociale, la sharing
economy e, oggi, la Manifattura 4.0.
Il progetto SharingCities coinvolge tre città faro, Londra (capofila del progetto),
Milano e Lisbona e tre città follower (Bordeaux, Burgas e Varsavia) e si propone di
adottare un approccio innovativo per rispondere ad alcune delle principali sfide
ambientali che attendono le nostre città, come renderle più vivibili abbattendo le
emissioni inquinanti di edifici e mezzi di trasporto.
34 TÜV Italia Journal
FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
TÜV Italia Journal n°11
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TÜV Italia Journal n°11

  • 1. die zukunft des bauens STAR-ARCHITEKTEN SEHEN GRÜN TÜV Italia JOURNAL #06 #22 CISCO #11 BARILLA #15 TECHNOGYM #19 BYTEST #30 COMUNE DI MILANO #11 IN QUESTO NUMERO: INNOVAZIONE l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 2. TÜV Italia Journal 3 EDITORE E PROPRIETARIO: TÜV Italia Srl Via G. Carducci, 125 pal. 23 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) DIRETTORE RESPONSABILE: Emilia Pistone - TÜV Italia Srl REDAZIONE E IMPAGINAZIONE: TÜV Italia Srl Via G. Carducci, 125 pal. 23 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) Supervisione generale: Paolo Barbieri. Copie, inclusi gli estratti, solo su concessione dell’editore. NEWS 2 TÜV Italia Journal Editoriale IMMAGINI: iStockphoto (4, 22, 25, 26, 28, 29), Shutterstock (14, 34, 37), Getty Images (34) - Copertina: Shutterstock TIPOGRAFIA: Gam Edit Srl - Via Aldo Moro, 8 - 24035 Curno (BG) La parola a TÜV SÜD #26 TÜV SÜD a Singapore: un hub digitale per la “nazione smart” #38 La tecnologia è alla moda in questo numero affrontiamo un tema di grande attualità: l’innovazione digitale, ormai una condizione da cui non si può prescindere, essendo le moderne tecnologie quotidianità di tutti. Abbiamo usato un percorso graduale, presentando esperienze di scala crescente, partendo da un prodotto familiare come la pasta, passando ad altri più sofisticati come le attrezzature sportive, per terminare con un importante ente locale: il Comune di Milano. Il “fil rouge” che unisce l’esperienza di pasta e sugo tracciabili di Barilla a quella di Technogym, quella di Bytest in PoEMA a Milano smart city è sempre l’innovazione digitale: che apre sempre nuovi scenari al business, all’economia, alla società e alla politica, come analizza nei suoi interventi Cisco, che ci accompagna nel “viaggio” nella digitalizzazione. Difficile “restringere” l’innovazione digitale in una definizione. Sta cambiando il funzionamento delle società umane con una velocità che in passato richiedeva secoli. Ma è anche, più semplicemente, uno strumento a disposizione di persone, aziende e istituzioni per comprendere meglio ecosistemi complessi, dare ulteriore valore aggiunto ai prodotti, migliorare le relazioni tra imprese e consumatori, tra amministrazioni e cittadini. Come è messa l’Italia rispetto al contesto europeo? Non in ottima posizione, dicono i dati, ma gli stessi mostrano la voglia di recuperare, la spinta delle istituzioni nello stimolare le aziende italiane ad adeguarsi ai nuovi modelli produttivi che aumentano la competitività sui mercati e la ricchezza prodotta. L’innovazione, concordano tutti i nostri intervistati, attrae le risorse migliori, crea le condizioni – in questa fase – per lo sviluppo di nuovi servizi e della cosiddetta economia della condivisione e della collaborazione. In un contesto così articolato ed in così rapida evoluzione il gruppo TÜV SÜD a Singapore ha creato un Centro di Eccellenza dove tecnici trasversali alle varie divisioni dell’ente sono impegnati, con il supporto di partner locali, nella messa a punto di nuovi servizi in linea con i nuovi modelli digitali di business. Uno degli aspetti più delicati della rivoluzione incruenta che chiamiamo digitalizzazione è la disponibilità di un gran numero di dati e la necessità di una loro corretta gestione per evitare rischi di utilizzi fraudolenti. La consapevolezza di questa necessità sta crescendo e produce una maggiore cultura della sicurezza a tutto vantaggio di reti più sicure, obiettivo indispensabile anche alla luce dell’incremento del numero di attacchi informatici. E su questo terreno anche TÜV Italia è impegnata nello sviluppo di nuovi servizi, in particolare per la cyber security. Buona lettura! Oliver Jacob Amministratore Delegato TÜV Italia #36 #36 #37 #37 #37 #37 L’innovazione attrae le risorse migliori #04 Italia verso Europa; a che punto è la digitalizzazione dell‘economia #06 Cisco: il momento giusto per cambiare tutto #11 Barilla: la pasta al sugo si racconta col QR code #15 Technogym: ecosistema digitale per gestire lo stile di vita #19 Bytest: Hi-Tech a raggi X #22 Cisco: gli Italiani sono nel futuro, l‘Italia deve accelerare #30 Comune di Milano: sono smart, risolvo problemi: Milano open Innovation La prima volta dei laboratori pH a Marca TÜV SÜD per GEOX Il catalogo Akademie si rinnova TÜV Italia accreditato da Accredia per l’ISO 13485:2016 TÜV Italia per la cyber security Si riaccende la passione all’annuale Auditor Meeting della divisione Management Service TÜV Italia Journal #11 FOCUS Caro lettore, CISCO BARILLA TECHNOGYM BYTEST CISCO COMUNE DI MILANO
  • 3. ITALIA vs EUROPA S e l’Unione Europea si sta adattando ai cambiamenti tecnologici che ci stanno portando alla quarta rivoluzione industriale, a nuove modalità di consumo e fruizione di beni e servizi, alla nascita di nuove competenze necessarie per i lavori del nuovo millennio, l’Italia a che punto si trova in questa corsa alla digitalizzazione dell’economia? Guardando l’indice Desi 2017 – un indi- catore messo a punto dalla Commissione europea per misurare l’evoluzione digitale dell’economia e della società grazie a cinque parametri (servizi delle ammini- strazioni pubbliche, connettività, compe- tenze del capitale umano, uso di internet, integrazione tecnologica) – il nostro Paese non ne esce bene: occupa il 25° posto su 28. La buona notizia è che sta progreden- do più velocemente rispetto alla media UE. Quindi, proseguendo di questo passo potrà scalare delle posizioni il prossimo anno, anche se sarà difficile agganciare i partner più virtuosi come la Germania, in undicesima posizione, o puntare al podio occupato attualmente dalla Svezia, terza, dalla Finlandia, seconda, e dalla Danimar- ca che sta sul gradino più alto. A dispetto degli stereotipi, il divario più marcato che ci separa dal resto d’Europa non riguarda la pubblica amministrazio- ne. Al contrario, il livello di digitalizza- zione della PA – con i conseguenti benefici per l’economia in termini di abbattimen- to di tempi e costi della burocrazia – è vicino alla media UE, anche se il trend è in peggioramento. Le maggiori criticità si registrano, invece, nella diffusione delle reti e delle connessio- ni a banda larga e ultralarga, nelle carenti competenze digitali della popolazione e nella bassa diffusione dell’uso di internet. Continuando a scorrere i dati dell’indice Desi, si vede che sulla connettività il gap con gli altri Stati europei si va riducendo ma rimane elevato: la banda larga su rete fissa è utilizzata nel 55% delle abitazioni a fronte del 74% della media europea, e appena il 12% degli abbonamenti all’in- ternet prevede la connessione supervelo- ce (30Mb/s o superiore), contro il 37% di media Ue. Il compito di ridurre queste distanze è affidato al piano per la banda ultralarga. Lanciato dal governo nel 2015, il program- ma prevede di raggiungere il 100% della popolazione con connessioni a 30Mb/s e l’85%a100Mb/sentroil2020.Nelprogram- ma operativo approvato dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE), inoltre, è previsto che investimenti pubblici sostituiscano quelli privati nelle aree a fallimento di mercato, quelle in cui investire non è remunerati- vo a causa del basso numero di potenziali utenti. A rallentare la diffusione di abbo- namenti all’alta velocità sul web, tuttavia, non è solo il problema infrastrutturale. Anche il livello di conoscenze e compe- tenze digitali è uno scoglio: appena il 44% degli italiani, contro il 56% degli europei, risulta in possesso delle capacità basilari per muoversi online. Un dato che rappresenta una zavorra per lo sviluppo di business rivolti a consumatori e utenti digitali, che richiedono anche alla forza lavoro competenze specializzate. Le cose non migliorano se si prende in A che punto è la digitalizzazione dell’economia? 4 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 4. considerazione la propensione all’uso di internet per eseguire transazioni, interagi- re con gli altri o leggere notizie. L’indicato- re che misura questi aspetti è impietoso nel collocare l’Italia in fondo alla classifica. Se in Europa il 59% delle persone tra i 16 e i 74 anni ha svolto online almeno un’operazio- ne bancaria negli ultimi tre mesi, in Italia la percentuale è del 42%. Un po’ più bassa, il 41%, la quota di italiani ad aver fatto almeno un acquisto su internet nell’ultimo anno, quando nell’UE a 28 paesi la media è del 66%. Ancora, appena il 15% di nostri connazionali accede a video on demand, contro il 21% della media UE. Perfino l’uso dei social network è meno diffuso in Italia (60% della popolazione tra i 16 e i 74 anni) che nel resto d’Europa (63%). L’ascolto di musica online è l’unica pratica in cui gli italiani (79%) superano gli altri europei (78%). Infine, sebbene sia l’indica- tore in cui il nostro Paese ha fatto registra- re il miglior risultato con un 19°posto su 28, anche l’integrazione della tecnologia nel business è un aspetto problematico. Le nostre imprese – lo studio considera solo quelle non operanti in ambito finanziario e con più di 9 dipendenti – sono in linea con le loro concorrenti europee per quanto riguarda la condivisione di informazioni online, che riguarda il 36% di esse. Addi- rittura le superano per uso di sistemi RFID, come le etichette digitali antitaccheggio. Sono indietro, però, quanto a presenza sui social media, usati dal 16% delle imprese italiane contro il 20% di quelle europee. Un divario che diventa più ampio se si considerano le aziende che vendono online i loro prodotti o servizi: sono il 7% in Italia, mentre la media europea è del 17%. I dati fotografano dunque un’Italia che arranca in fondo al gruppo dei paesi europei. Per fortuna, però, non si tratta di una situazione congelata. Lo stesso rapporto Desi 2017 riconosce al Belpaese un’evoluzione rapida in materia di connettività, e l’attivismo delle istituzio- ni, Governo e Parlamento in particolare, sembra confermare una volontà di rimet- tersi al passo o addirittura provare ad anticipare alcuni partner europei. Il 21 settembre scorso, ad esempio, l’esecutivo ha presentato il Piano nazionale per l’In- dustria 4.0, per la realizzazione del quale, con la Legge di bilancio varata a dicembre, si prevede un impegno pubblico di circa 13 miliardi di euro entro il 2020. Sulla digitalizzazione industriale la Commissione Europea ha già presentato alcune proposte nel 2016, che per essere approvate, però, dovranno passare per il trilogo con il Consiglio e il Parlamento europei, un processo che dura in media un paio d’anni. Il governo Renzi ha quindi provato a giocare d’anticipo – pur essendo indietro nei confronti di altri paesi come la Germania, che ha presentato il suo piano nel 2012 – raccogliendo uno stimolo prove- niente dalla commissione Attività Produt- tive di Montecitorio, la quale ha condotto un’indagine conoscitiva e prodotto una relazione sul tema. L’esecutivo Gentiloni, vista la conferma di Carlo Calenda allo Sviluppo economi- co, conferma l’impegno. L’intenzione è di stimolare l’adeguamento delle imprese italiane ai nuovi modelli produttivi, basati sull’interconnessione di macchinari intel- ligenti, in grado cioè di produrre e condi- videre enormi quantità dati, da elaborare anche in remoto grazie al cloud compu- ting, per ottimizzare non solo il processo di produzione, con lo scambio di dati interno all’azienda, ma anche il rapporto con i clienti e lo sviluppo del prodotto. In quest’ultimo caso risultano determinanti i dati generati dalla clientela o dal prodotto stesso. Come anticipato, la risorse pubbli- che previste da Calenda ammontano a 13 miliardi di euro in incentivi per l’Industria 4.0 nel prossimo triennio. L’attesa dichiara- ta dal ministro è di riuscire a mobilitare 10 miliardi di investimenti privati nel settore solo nel 2017. Un notevole incremento, se si considera che, secondo uno studio dell’Osservatorio Smart Manufacturing della School of Management del Politecni- co di Milano, la cifra investita nel 2015 è di 1,2 miliardi e rappresenta circa il 10% del totale degli investimenti industriali. Un altro terreno su cui le istituzioni stanno provando a giocare d’anticipo è la sharing economy, tradotta in italiano con “economia collaborativa” o “economia della condivisione”. Su questo la Commis- sione UE ha presentato, il 2 giugno scorso, le sue linee guida ma non vere e proprie proposte normative. Un’agenda nei confronti della quale, per altro, il Parla- mento Europeo deve ancora approvare la sua relazione. Si tratta di regolamentare le nuove modalità di offerta e fruizione di beni e servizi che si stanno sviluppan- do grazie all’uso di internet e delle nuove tecnologie. Dai viaggi in macchina con perfetti sconosciuti che contribuiscono alle spese, alle piattaforme per la condi- visione di babysitter, biciclette o perfino macchinari da lavoro, si sta costruendo un modello di economia che promette di rivoluzionare le abitudini di consumo e, di conseguenza, anche gli stili di vita delle persone. Su questo, per una volta, l’Italia prova ad anticipare i tempi con un disegno di legge già presentato alla Camera, dove però non si è ancora concluso l’esame da parte delle commissioni Trasporti e Attività Produttive. TÜV Italia Journal 5 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 5. Dalla tracciabilità totale dei cibi alla “manutenzione preventiva” che cambia il volto dell’Industria 4.0. L’innovazione digitale vista da Michele Festuccia, Responsabile dei progetti per il settore agroalimentare del piano di investimenti Digitaliani di Cisco Italia Il momento giustoper cambiare tutto 6 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 6. L a rivoluzione digitale è già presente nei prodotti della nostra vita di tutti i giorni. In che modo? E su quale strada si evolverà? L’apripista in questo nostro percorso di approfondimento su come le moderne tecnologie, in particolare la digitalizzazione, già appartengano alla nostra quotidianità è l’Ing. Michele Festuccia, System Engineer Leader di Cisco Italia e responsabile delle attività rivolte al settore agroalimentare nel piano di investimento Digitaliani, che l’azienda ha avviato nel gennaio 2016. Perché è proprio da lì, dal cibo, che vogliamo partire: dai prodotti primari e da un bisogno elementare, che attraverso l’innovazione digitale possono essere meglio compresi dai consumatori e valorizzati dall’industria della trasformazione. «Dato il peso strategico dell’agroalimentare nell’economia del nostro Paese, Cisco è impegnata da tempo, in partnership con Penelope, azienda di Napoli, competence centre sui processi di filiera, nel progetto Safety For Food», spiega Festuccia, che sinteticamente lo definisce come «un viaggio verso il futuro del settore agroalimentare e dell’industria di trasformazione che passa attraverso l’adozione del digitale. Tra le applicazioni realizzate si inserisce quanto presentato da Barilla in occasione di Expo, come edizione speciale di pasta nel formato farfalle e di sugo al basilico.» Nell’illustrare l’iniziativa, Festuccia sottolinea che l’obiettivo dell’Azienda «era quello di trasferire al consumatore le informazioni sul prodotto attraverso uno schema narrativo che si sviluppa dal campo alla tavola.» Con questo progetto Barilla ha voluto mostrare come sono fatti i prodotti, puntando su una nuova forma di comunicazione, su un’informazione di TÜV Italia Journal 7 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 7. prodotto profonda, oggettiva e puntuale, accessibile al cliente utilizzando uno smartphone e un QR code posto sulla confezione. Parlando delle farfalle, si è partiti dalla raccolta del grano da parte di piccoli produttori emiliani che trasferiscono la materia prima ad una cooperativa, che ne verifica la conformità al disciplinare Barilla, prima del conferimento alla Stessa. «Non un susseguirsi scoordinato di passaggi e momenti» – sottolinea Festuccia – «ma una “best/good practice” oggettiva. Questo approccio ha suscitato interesse, in particolare negli USA, attenti a questa nuova forma di comunicazione. Ne ha parlato la CNN, e i retailer Americani hanno espresso l’interesse a condividere le informazioni in loro possesso relative al “viaggio” dal sito di stoccaggio al punto vendita.» Dopo lo “scouting”, obiettivo tracciabilità totale Al nostro interlocutore abbiamo chiesto di illustrarci anche le difficoltà incontrate nello sviluppo del progetto. «Safety For Food – spiega – vuole essere una evoluzione dell’agroalimentare attraverso l’adozione del digitale, e quanto realizzato con Barilla rientra completamente nelle finalità del progetto. Per la sua realizzazione è stato adeguato l’impianto di produzione di due linee di prodotti (farfalle e sugo al basilico) e riprogrammati i piani di lavoro. Questo ha avuto una serie di conseguenze, ma è stata un’occasione di scouting. Sulla base dell’esperienza Expo stiamo ragionando sulla fattibilità di una piattaforma integrata e unificata per la tracciabilità di tutti i prodotti Barilla. Poichè questo approccio cambia il modo in cui Barilla analizza i dati di tracciabilità è necessario un momento di valutazione. Si sta ragionando su ciò che è disponibile e attendiamo che cresca la consapevolezza e la convinzione su quale famiglia di prodotti concentrarsi per raccontare la loro storia, e quindi estenderlo a tutte le linee di produzione.» L’Ing. Festuccia prevede che «questo nuovo approccio alla tracciabilità, alla storia dei prodotti, arriverà fino alle “casse” dei punti vendita, che potranno avere informazioni sui processi, in un percorso a ritroso che copre dallo stock del prodotto disponibile alla logistica, dalla programmazione della produzione all’acquisto delle materie prime, fino al campo agricolo.» I prodotti “non food” La tracciabilità per i prodotti “non food”? «Non solo è possibile, è già così» risponde convinto il dirigente di Cisco. E prosegue: «Il processo che abbiamo visto applicato ai due prodotti Barilla è possibile su altri. Cisco in Italia ha deciso di puntare sull’agroalimentare, un comparto che connota fortemente il nostro Paese, ma in altre Nazioni, pensiamo alla MICHELE FESTUCCIA Michele Festuccia è System Engineer Leader di Cisco Italia. In questo ruolo guida il team di supporto alle vendite dedicato allo sviluppo di tecnologie e soluzioni da proporre ai partner ed ai mercati cui l’azienda si rivolge. Da gennaio 2016 è anche responsabile dei progetti rivolti al settore agroalimentare nel quadro del piano di investimenti Digitaliani avviato da Cisco per accelerare la digitalizzazione dell’Italia. In precedenza è stato Responsabile del team Solution Led di Cisco Italia, gruppo che si occupa di innovazione tecnologica e di soluzioni specifiche per mercati verticali, ed ha guidato lo sviluppo del ramo d’azienda relativo alle Smart Grid, denominato Connected Energy, collaborando con grandi player del settore energetico italiano. Laureato in Ingegneria Elettronica, opera nel settore delle telecomunicazioni da oltre 15 anni, con ruoli di crescente responsabilità. Alcune delle immagini pubblicate sull’account Instagram di CISCO con l’hashtag #digitaliani 8 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 8. Germania, il percorso che ho descritto è egualmente valido per il comparto del manifatturiero. Anche in questo contesto sono replicabili i principi di governance dei dati, tracciabilità e comunicazione verso terzi: i principi dell’Industria 4.0. È possibile quindi cambiare e replicare. Quali le differenze tra agroalimentare e industria? Nel primo parliamo di filiere con uno sviluppo sequenziale: prima il campo, quindi il punto di raccolta e così di seguito mentre nell’industria il modello di relazione è differente. Molto spesso si parla di indotto invece che di filiera: è come se ci fosse un soggetto, denominato “Pivot”, che fa da crocevia di tante filiere, creando una costellazione piuttosto che una catena. Un modello di sistema diverso ma anch’esso esigente in termini di governance, tracciabilità, comunicazione.» Oltre l’automazione, Industria 4.0 Anche in questo caso l’Ing. Festuccia non ha dubbi: «Stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione che ha come slogan “Industria 4.0”, cioè l’introduzione del digitale per comprendere meglio un ecosistema complesso. Si pensava di aver raggiunto già un buon livello con l’automazione, che ha reso più efficiente il processo di trasformazione, ma non è intervenuta sull’efficientamento del prima e del dopo: un esempio pertinente può essere il tema della manutenzione predittiva.» A questo punto Festuccia si addentra in un percorso affascinante, seguiamolo: «Riuscire a prevenire momenti di guasto permette l’efficientamento dell’after market, del dopo quindi; e contemporaneamente l’efficientamento dei rapporti con i fornitori (quindi del prima) che, oltre a trasferire la materia prima, trasferiscono anche la conoscenza della stessa: un elemento importante che arricchisce di informazioni il sistema che gestirà l’aftermarket. La condivisione dei dati è dunque un pilastro dell’Industria 4.0. Alla logistica delle “cose” si affianca la logistica dei dati; alle infrastrutture di comunicazione si aggrega “Internet”. La tecnologia di Internet è lo strumento che permette di trasferire i dati, di condividerli, e di integrarli in ecosistemi complessi: aggrega efficacemente informazioni provenienti da domini diversi, offrendo un modello di comunicazione sicuro che rimuove le barriere tecnologiche ad oggi presenti nei punti di interscambio fra i vari sistemi della filiera.» I rischi della gestione dati e la sicurezza informatica «I rischi ci sono! Ecco perché – spiega il nostro interlocutore – la sicurezza informatica è un elemento imprescindibile e si deve applicare a tutti i livelli, contesti e situazioni che prevedano generazione, trasferimento, analisi e condivisione di dati. Così come è avvenuto nell’evoluzione del concetto di proprietà intellettuale e della sua difesa, occorre difendere dati ed asset aziendali, non solo attraverso la sicurezza fisica, ma anche attraverso la sicurezza informatica. La sicurezza informatica è una necessità ma non dobbiamo spaventare: sarebbe una condizione che porterebbe quasi alla rinuncia del digitale, una situazione che renderebbe, questo sì, l’azienda più insicura. La sicurezza informatica è un “layer”, un elemento che si può incrementare con le tecnologie specifiche e le soluzioni validate, un blocco funzionale necessario, integrato nel Sistema Industria Digitale. La presenza di questo blocco funzionale restituisce consapevolezza e coscienza del valore del Digitale allontanando incertezze e timori.» Stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione che ha come slogan “Industria 4.0”, cioè l’introduzione del digitale per comprendere meglio un ecosistema complesso. “ TÜV Italia Journal 9 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 9. Cisco ed Expo, evento anche digitale In occasione dell’evento internazionale che nel 2015 si è svolto a Milano, tutta la struttura italiana della società è stata coinvolta, anche come partner tecnologico della manifestazione, veicolando il suo approccio: quello di un ambiente di impresa intelligente basato sulla tecnologia di internet. Da questo punto di vista, per Cisco, quindi, «È possibile definire Expo come un evento anche digitale. Abbiamo voluto» – dice Festuccia a questo proposito – «invitare i clienti a guardare oltre gli stand, cercando di far comprendere loro come per far funzionare tutta quella macchina abbiamo sfruttato l’evoluzione della tecnologia, quello per cui abbiamo lavorato in questi anni.» Strategia tailor-made per le aziende italiane «Vedo due elementi, per quanto riguarda lo sviluppo digitale delle imprese italiane. Uno di questi è l’opportunità: molti dicono che siamo in ritardo, io credo piuttosto» – spiega ancora l’Ing. Festuccia – «che si stia analizzando quello che hanno fatto altre realtà che sono partite in anticipo, magari accorgendosi che erano troppo in anticipo rispetto ai tempi. Comprendiamo che questa rivoluzione digitale è fattibile nei modi corretti e al momento giusto. Chi è entrato prima è stato un pioniere e può aver commesso degli errori. Oggi da quegli errori si può imparare per non ripeterli. Dalla mia esperienza vedo che sta maturando la consapevolezza che è il momento giusto per prendere certe decisioni. Ma oltre ai propositi occorre una strategia del digitale (secondo elemento) che sia calata, personalizzata sul piano industriale delle aziende del nostro Paese, che individui gli obiettivi di ciascuna senza replicare azioni messe a punto altrove, in realtà molto diverse da quella Italiana.» Questo perché «il contesto sociale e culturale sono elementi che connotano un ecosistema, che ha necessità di formule e strategie proprie nell’adozione del digitale per raggiungere risultati che non siano il minimo, ma il massimo consentito da quello che è la potenza inespressa di questo ecosistema. In Italia ci sono delle eccellenze sviluppatesi in contesti territoriali ben precisi, penso ad esempio al polo industriale di Treviso e/o Trieste, sulla base dei quali è difficile applicare la medesima formula del digitale utilizzata altrove, per esempio in Silicon Valley o Detroit, negli Stati Uniti. Occorre quindi studiarne le caratteristiche e progettare in modo specifico l’evoluzione, facendo leva sulla capacità funzionali ereditabili dalle tecnologie del digitale.» L’Ing. Festuccia termina la sua lunga riflessione con un invito pragmatico e concreto: «Non siamo in ritardo, questo è il momento giusto, focalizziamoci su contestualizzare bene cosa c’è e quanto occorre fare nell’ottica del digitale.» FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano 10 TÜV Italia Journal
  • 10. Barilla la pasta al sugo si racconta col QR code Il progetto presentato all’Expo dimostra come una piattaforma tecnologica possa aggiungere nuovi valori e informazioni ai prodotti. Lo presenta ai nostri lettori l’Ing. Andrea Belli, Quality & Food Safety Global Governance Manager di Barilla. TÜV Italia Journal 11 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 11. A lzi la mano chi conosce una gamma di prodotti più intimamente connessi contemporaneamente con le nostre tradizioni e i nostri stili di vita, con i nostri piaceri e la nostra salute di quanto non lo sia il cibo. E, tra i cibi, la pasta al sugo, quintessenza dell’italianità e simbolo della nostra vita quotidiana perfino più della pizza e forse anche del caffè espresso. Da decenni ormai, con la crescita di una cultura dell’alimentazione sana e del consumo consapevole, cresce l’esigenza di sapere cosa mettiamo a tavola, qual è la qualità del nostro cibo: ecco perché, parlando di innovazione in questo campo, presentiamo il progetto di Barilla per Expo 2015. Barilla per Expo In occasione di Expo, infatti, Barilla ha presentato al Future Food District un’edizione limitata di farfalle e sugo al basilico che, attraverso un QR code posto sulle confezioni, utilizzando un normale smartphone, dava accesso ad un sito che ricostruiva il percorso di pasta e sugo dal campo alla tavola, un esempio di come nuove piattaforme tecnologiche possano aggiungere nuovi valori e informazioni ai prodotti. «Questa special edition presentata in Expo – ci spiega il responsabile tecnico del progetto, l’Ing. Andrea Belli, Quality & Food Safety Global Governance Manager di Barilla – è stata per l’azienda un test, un progetto pilota (realizzato in partnership con Cisco) di rintracciabilità e trasparenza completa di tutta la filiera, attraverso la presenza sulle confezioni di un QR, con l’obiettivo di fornire al consumatore informazioni complete, distintive ed uniche sul prodotto in tutti i suoi passaggi, dal campo alla tavola. Tutti i dati, sia quelli riferiti alla pasta che quelli riferiti al sugo erano strettamente collegati a quello specifico lotto di produzione. Questa unicità ha riguardato tutti i dati relativi ai processi coinvolti, partendo dal campo, con il nome dei fornitori, le caratteristiche di quel lotto di materie prime, all’approvvigionamento, alla produzione fino alla logistica e alla distribuzione di quel lotto». Trasparenza delle informazioni per stakeholder e consumatori «Naturalmente tutti i dati erano già presenti e disponibili nei nostri processi: abbiamo voluto estrarne alcuni, quelli che abbiamo ritenuto di maggior interesse e di impatto per i consumatori, rendendoli disponibili per una loro maggiore consapevolezza». Questa di Belli è una sottolineatura importante, un po’ l’essenza del progetto che, oltre ai prodotti, ha visto stakeholder e consumatori destinatari, e al contempo protagonisti, di questa esperienza. Tra le informazioni, in questo progetto pilota Barilla ha voluto aggiungerne altre interessanti per il consumatore: come l’LCA (Life Cycle Assessment), la valutazione dell’intero ciclo di vita del prodotto e delle sue interazioni con l’ambiente». Le prime reazioni Un progetto innovativo che ha raccolto l’interesse, come ovvio, dei consumatori, ma anche da parte di università e centri di ricerca. I consumatori hanno avuto reazioni positive, hanno dimostrato interesse, con qualche diversità a seconda della loro collocazione geografica. A questo proposito l’Ing. Belli fornisce feedback che invitano alla riflessione: «Possiamo dire che i consumatori italiani 12 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 12. ed europei hanno manifestato molta curiosità al prodotto mentre negli USA, oltre alla curiosità, abbiamo raccolto un forte interesse, e questo anche da parte del mondo scientifico. Difficile dare delle motivazioni su queste differenze, probabilmente vanno ricercate in una maggiore propensione da parte degli americani all’utilizzo delle nuove tecnologie, una consapevolezza più spinta da parte del consumatore e di un forte consumer understanding». Partecipazione e nuove opportunità Le confezioni di farfalle e sugo al basilico tracciati di Barilla sono state vendute senza alcun sovraprezzo nel punto vendita Coop Future for Food presente in Expo ed in altri negozi della catena durante i sei mesi di manifestazione. «La partecipazione al progetto – sottolinea Belli – è stata per Barilla un’opportunità per testare questa piattaforma, un investimento interno per approfondire e comprendere le potenzialità e le opportunità che può fornire al miglioramento dei nostri processi interni e alla trasparenza e visibilità dei nostri prodotti sul mercato. Il ritorno sull’investimento è stato proprio questo: approfondire e conoscere meglio l’infrastruttura tecnica con nessun impatto sul costo dei prodotti e quindi sui consumatori». Innovazione per guardare al futuro In sostanza, il progetto è stato per Barilla un’opportunità per guardare al futuro, e quando chiediamo se Barilla ha in cantiere altre iniziative di questo tipo l’Ing. Belli non si sbilancia, ma approfondisce altri obiettivi aziendali legati a questo progetto: «Come ho già detto, attraverso l’edizione limitata di questa produzione abbiamo voluto testare l’applicazione tecnologica Safety For Food ed investire in esperienza e knowledge per comprendere meglio le potenzialità e le possibilità offerte da questa piattaforma per lo sviluppo dei processi interni e di informazione sull’esterno. Stiamo investigando l’impatto che questo approccio potrebbe avere sul nostro portafoglio prodotti, considerando le centinaia di materie prime utilizzate e di prodotti presenti sul mercato, una complessità notevole che stiamo misurando nelle varie fasi e angolature: approvvigionamento, supply chain, operation, qualità, IT, una valutazione complessa per arrivare ad una misurazione dei costi/benefici. Siamo attenti a questa evoluzione tecnologica e all’impatto che essa avrebbe se decidessimo di allargarla ad altre categorie di prodotto, cosa che richiederebbe investimenti economici importanti oltre che in risorse umane». TÜV Italia Journal 13 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 13. Non si tratta della prima volta per Barilla: in altro modo, attraverso la piattaforma www.guardatustesso.it, realizzata dall’azienda con il supporto di Google e National Geographic sulla produzione dei sughi, e ancora attiva, innovazione, tracciabilità dei prodotti, arricchimento delle informazioni vengono messe a disposizione del mercato, sono li, in rete, a dimostrare la volontà da parte dell’azienda di dare trasparenza ai processi produttivi. Il cambiamento avviene per fasi Belli sottolinea i motivi di tanta attenzione all’innovazione: «Siamo attenti, consapevoli e convinti che questo approccio sia un valore aggiunto e chiave strategica per il futuro. Fornire strumenti per una visibilità completa sulla trasformazione e la produzione verso i processi interni, stakeholder e consumatori produce vantaggi a 360° e permette di fare delle valutazioni su un’eventuale estensione di questo approccio ad altre categorie di prodotti e di mercati. Un progetto di tale portata però non può essere implementato nella sua interezza immediatamente, ha necessità di essere affrontato per fasi, considerando la nostra complessità. Al termine dell’incontro con l’Ing. Belli abbiamo voluto verificare con lui se intravede elementi frenanti verso questa direttrice innovativa. Il nostro interlocutore, guardando all’interno di Barilla, è convinto che «se in azienda è presente una linea strategica sul medio/lungo periodo, in cui il management crede e dove indirizza investimenti e risorse, che richiama elementi di valore aggiunto nei confronti del consumatore, allora non ci sono vincoli o elementi frenanti, ma solo la necessità di conoscere e gestire le nostre complessità con cui dobbiamo confrontarci nel valutare l’estensione di questo approccio, che ha una serie di impatti, ma che non possono essere considerati come vincoli.» ANDREA BELLI Quality & Food Safety Global Governance Manager di Barilla 14 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 14. P artendo dal vecchio principio “mens sana in corpore sano”, Technogym ha elaborato un nuovo concetto di wellness: ce ne illustra i principi? Nei primi anni ‘90, quando nel mondo imperversava la cultura del bodybuilding e del fitness fatta di muscoli e apparenza, in Technogym abbiamo lanciato il wellness. Una visione allora rivoluzionaria, uno stile di vita italiano ispirato al “mens sana in corpore sano” dell’antica Roma. Il wellness è equilibrio fra corpo, mente e spirito e si raggiunge attraverso un regolare esercizio fisico, una sana alimentazione ed un approccio mentale positivo. Il wellness ci permette di star bene con noi stessi e con gli altri, di avere più energia e creatività sul lavoro e soprattutto di vivere meglio e più a lungo. Inoltre, oggi il wellness è anche una grande opportunità sociale perché star bene conviene a tutti: ai Governi per ridurre la spesa sanitaria, alle Imprese per aumentare la produttività, ma soprattutto alle persone per vivere meglio. Technogym ecosistema digitale per gestire lo stile di vita Nerio Alessandri, leggendario patron dell’azienda, spiega come per Technogym l’innovazione tecnologica sia strumentale per un’esperienza di wellness personalizzata. FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano TÜV Italia Journal 15
  • 15. Combinando il concetto di fitness con quello olistico di wellness, la produzione Technogym ha raggiunto una sintesi tra abilità manifatturiere, attenzione al design, qualità e innovazione: un esempio di eccellenza italiana nel mondo. Cosa vuol dire per Technogym essere eccellenti? Per noi essere eccellenti significa innovare costantemente per creare una customer experience unica, che dia un contributo al miglioramento della qualità di vita delle persone. Il vero Made in Italy, infatti, è rappresentato dalla qualità di vita italiana. Oltre alla produzione di attrezzature per il wellness Technogym fornisce anche servizi, dispositivi e soluzioni a supporto che utilizzano tecnologie e piattaforme digitali. Ne è un esempio il programma “Wellness On the Go”, che permette agli utilizzatori delle vostre attrezzature di accedere ai propri programmi di allenamento, dati e contenuti da tutti gli attrezzi Technogym ovunque nel mondo utilizzando smartphone, tablet, smart TV etc. Come le nuove tecnologie hanno cambiato il modo di utilizzare le vostre attrezzature? Tecnologia ed innovazione fanno da sempre parte del DNA di Technogym. Il brand nasce dalla combinazione di tecnologia e design – TECHNO – con lo sport – GYM. Come obiettivo abbiamo quello di promuovere lo stile di vita wellness. Le persone stanno realizzando sempre più quanto il wellness sia sinonimo di salute, in questo scenario la tecnologia ha un ruolo estremamente rilevante perché ci permette di offrire non solo un prodotto ma una soluzione completa e personalizzata per migliorare il proprio stile di vita. Oggi il digitale è componente fondamentale della nostra offerta, completamente “Internet of things”. Technogym è l’unica azienda al mondo in grado di offrire un vero e proprio ecosistema per il lifestyle management che comprende la gamma di attrezzi per l’esercizio fisico più ampia al mondo, una piattaforma cloud, apps, contenuti e programmi di allenamento per offrire a tutti una esperienza wellness personalizzata in ogni luogo della vita ed in ogni momento, a casa, in viaggio, all’aperto, in palestra, dal medico e così via. Durante le recenti Olimpiadi di Rio atleti e non hanno potuto misurare il loro esercizio fisico sia sui prodotti Technogym, sia utilizzando l’app scaricabile gratuitamente dalla piattaforma digitale Mywellness cloud. Quali sono le caratteristiche di questo sistema e quali i suoi plus? FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano 16 TÜV Italia Journal
  • 16. A Rio, Technogym ha allestito 15 centri di preparazione atletica, il principale (di oltre 2.000 mq) all’interno del Villaggio Olimpico di Barra da Tijuca e altri 14 centri all’interno degli impianti dedicati alle competizioni, appositamente progettati per le esigenze delle specifiche discipline. Nel complesso Technogym ha fornito circa 1.200 attrezzi, a disposizione dei circa 10.500 atleti di tutto il mondo. Gli atleti di Rio 2016 hanno avuto a disposizione una selezione dei migliori e più innovativi prodotti per la preparazione atletica integrati al sistema Mywellness cloud, la piattaforma digitale Technogym per la gestione dell’allenamento, in grado di offrire agli atleti la possibilità di connettersi via web al proprio programma di allenamento personale e di accedere ai dati di allenamento sia sugli attrezzi sia sui propri dispostivi mobile. Technogym ha attivato con TÜV Italia una partnership che prevede l’esecuzione di test sulle sue attrezzature per garantire la loro sicurezza e, attraverso i servizi del Global Market Access dell’ente, il rilascio delle certificazioni internazionali per mercati come quello americano, brasiliano, russo. Due eccellenze che si incontrano con quali risultati per Technogym? Il prodotto è al centro della nostra offerta ed è l’elemento distintivo che rende il nostro brand riconoscibile in tutto il mondo. La qualità del prodotto e l’innovazione sono la nostra priorità assoluta sia in fase di progettazione, sia in fase di produzione e assemblaggio. La partnership con TÜV Italia, ente di certificazione riconosciuto per la propria competenza e rigore, si inserisce in questo contesto, permettendoci di attestare la qualità del nostro prodotto a livello globale. Wellness e sport: da una parte il lavoro per diffondere il wellness come stile di vita, dall’altra i valori dello sport con un impegno che vi ha portato ad essere fornitore ufficiale di sei edizioni dei giochi olimpici, compreso Rio 2016. La vostra produzione destinata agli allenamenti dei campioni sportivi differisce da quella che possiamo trovare nelle nostre palestre? L’associazione con il mondo dello sport è molto importante perché lavorare vicino ai migliori atleti nel mondo ci offre la straordinaria opportunità di avere feedback di grande valore sui nostri prodotti che ci aiutano a innovare costantemente e proporre ai nostri clienti soluzioni sempre migliori. Per esempio le Olimpiadi sono un’incredibile NERIO ALESSANDRI Cesenate, studia disegno industriale e nel 1983, a 22 anni, fonda Technogym iniziando a progettare e realizzare le prime attrezzature per la palestra nel garage di casa. È degli anni novanta la sua innovativa definizione del concetto di Wellness che decreta il successo di Technogym e che lo porta, nel 2001, ad essere insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro, allora il più giovane Cavaliere nella storia della Repubblica. Mentre l’azienda cresce e si afferma sui mercati internazionali, colleziona una serie di premi per la sua attività imprenditoriale: nel 2003 riceve il premio “Imprenditore dell’Anno”, e nello stesso anno rappresenta l’Italia al World Entrepreneur of the Year. Sempre nel 2003 costituisce la Wellness Foundation, organizzazione no profit per il sostegno della ricerca scientifica, l’educazione alla salute e la promozione dello stile di vita Wellness. La Fondazione, che opera con progetti specifici a livello nazionale ed internazionale nell’ambito della sanità, dell’istruzione e della ricerca, crea in Romagna la Wellness Valley, primo distretto al mondo del benessere che mette a sistema il capitale intellettuale, culturale e sociale del territorio. Nel 2005 riceve dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna la Laurea ad Honorem in Ingegneria Biomedica. Imprenditore e filantropo, dal 2014 è anche divulgatore con la pubblicazione del libro “Nati per muoverci”. TÜV Italia Journal 17 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 17. opportunità per il nostro team di confrontarsi con i migliori atleti con culture e percezioni diverse, e provenienti da un’ampia gamma di discipline sportive. Le soluzioni che progettiamo per gli atleti, raccolte in oltre 30 anni di esperienza nel settore, sono le stesse che le persone possono trovare nelle migliori palestre e centri di allenamento, hotel, navi da crociera e progetti residenziali, centri di riabilitazione e ospedali, gym aziendali, ma che possono anche acquistare per allenarsi in casa. Technogym è stata Official Wellness Partner di Expo 2015. Qual è il rapporto fra cibo e wellness e qual è stato il messaggio che avete voluto diffondere attraverso la grande esposizione universale? Siamo orgogliosi di aver contribuito con le nostre tecnologie, i nostri contenuti scientifici al progetto Expo 2015, una occasione unica per promuovere il sistema Made in Italy nel mondo. Il tema di Expo “Feeding the planet, Energy for life” è collegato al concetto di salute perché esiste una fortissima correlazione fra esercizio fisico ed alimentazione. A livello globale assistiamo ad un grande paradosso, da un lato quasi 2 miliardi di persone sono obese o in sovrappeso, dall’altro 800 milioni di persone sono malnutrite. L’obiettivo della nostra campagna sociale “Let’s Move and Donate Food” è stato quello di incidere concretamente su entrambi i problemi, promuovendo al tempo stesso l’attività fisica e lotta alla malnutrizione. In 6 mesi quasi 50.000 persone hanno contribuito alla campagna scaricando la Technogym APP aiutandoci a raggiungere lo straordinario risultato di 650.000 pasti donati grazie alla collaborazione tra Technogym e il World Food Programme. La sede Technogym di Cesena (FC) 18 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 18. Bytest: Hi-Tech a raggi X Il ruolo di Bytest nella rete di impresa PoEMA per la produzione di motori aeronautici: un modello innovativo di business, servizi tecnici all’avanguardia. Gennaro Oliva, Amministratore Delegato di Bytest e artefice di questo progetto insieme al suo team, li illustra entrambi, orgoglioso di un lavoro di gruppo riuscito. Q uando nel 2012 Bytest è stata acquisita da TÜV Italia era già un importante player sul mercato italiano nelle Prove non Distruttive e di laboratorio ed oggi è anche centro di eccellenza per questo tipo di prove per tutto il gruppo TÜV SÜD. Ci presenta gli ambiti di attività, gli obiettivi dei vostri interventi e i principali settori industriali a cui sono indirizzati? La forza di Bytest, considerato leader indiscusso per il mercato italiano nel settore di riferimento, sta nella capacità di operare nei numerosi mercati di interesse, alla profonda competenza tecnica nei diversi Metodi NDT, nel laboratorio prove distruttive a cui si aggiunge l’elevato know how nella progettazione e produzione di impianti per il controllo. Bytest offre i propri servizi: -- direttamente sui cantieri, attraverso il proprio dipartimento “On Field “ per i settori Oil & Gas, Energy, Navale, Società di Ingegneria, Piping, etc.; -- controllando in casa (presso proprie sedi e presso clienti in caso di Embedded Unit) i campioni inviati dalle aziende clienti dei settori Automotive, O&G, Aerospace, Ferroviario, etc., sia con Prove Non Distruttive, sia con Prove Distruttive; -- effettuando sessioni di formazione per i vari Livelli di CND e gestendo le varie qualifiche di saldatura; -- proponendo impianti di controllo personalizzati in funzione delle necessità dei clienti. TÜV Italia Journal 19 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano Nelle foto a destra: panoramica cabina e scanner; statore.
  • 19. Questa vasta offerta ci ha permesso di implementare un’elevata competenza tecnica specifica, riconosciuta dal mercato e dal Gruppo TÜV SÜD, che ha deciso di avere Bytest come Competence Center per il settore Aerospace. Professionalità, expertise, capacità progettuale del personale con gli accreditamenti necessari per svolgere le attività e un gruppo di riferimento di grande credibilità: oltre a queste, quali ritiene siano le altre caratteristiche di Bytest che hanno spinto EMA (Europea Microfusioni Aerospaziali spa) a sceglierla come partner nella rete di impresa PoEMA (Polo Europeo Microfusioni Aerospaziali)? Benché sia parte di un grosso gruppo quale è TÜV SÜD, Bytest ha mantenuto la capacità e la velocità decisionale, caratteristiche che contraddistinguono il settore NDT. L’attività relativa ai Controlli Non Distruttivi, essendo la parte terminale dei processi produttivi speciali, ha spesso la necessità di tempi di intervento molto rapidi rispetto alla richiesta, poiché blocca la spedizione dei prodotti e quindi la fatturazione tra le parti. La tempestività decisionale può essere perciò la discriminate tra acquisire o meno un contratto. Nel caso specifico di EMA, occorreva stabilire il tipo di investimento, l’ammontare dello stesso, oltre alle competenze tecniche e gli accreditamenti necessari per il tipo di attività da svolgere. Ed il tutto doveva essere deciso ed effettuato in tempi brevissimi. Questo ha sposato in toto le richieste e le necessità di EMA e della Rete PoEMA di imprese che è stata implementata. A tutto questo si è aggiunta la forza finanziaria che il nostro gruppo ha messo immediatamente a disposizione. Ci descrive le attività svolte dai tecnici Bytest in PoEMA? EMA, detenuta al 100% da Rolls-Royce plc, produce nel suo stabilimento di Morra de Sanctis (Avellino) pale rotoriche e statoriche per motori aerei oltre a pale per motori ad energia in leghe speciali. EMA ha acquisito contratti che raddoppieranno, entro il 2018, gli attuali volumi, portando la produzione a circa 500.000 pale/anno. Poiché le normative di riferimento, Aerospace e non, impongono che deve essere testato il 100% dei prodotti, EMA ha deciso di dare in outsourcing a Bytest il 100% delle prove che devono essere effettuate, così da focalizzarsi sul suo core business che è la produzione. Per poter controllare 500.000 pale/ anno con il metodo radiografico è necessario un sistema automatico di controllo che permette circa 18 esposizioni l’ora, lavorando 24/24, una metodologia implementata da Bytest in tempi brevissimi e altamente performante. La radiografia digitale è l’evoluzione più recente dei controlli radiografici utilizzati per la valutazione della struttura dei materiali. In che cosa consiste e quali sono i suoi aspetti innovativi rispetto alla radiografia tradizionale? Il modello di Rete di Impresa PoEMA è sicuramente vincente e permette al produttore di focalizzarsi sul proprio core business, dando totalmente in outsourcing i processi speciali. “ 20 TÜV Italia Journal Area preparazione attrezzature di processo Panoramica postazioni scanner Area WAX
  • 20. La tecnologia digitale è, come per le radiografie in ambito medico, la naturale evoluzione. Questo permette di: -- ridurre i tempi di esecuzione; -- evitare problematiche di stoccaggio delle pellicole radiografiche, sia prima dell’esposizione che dopo; -- evitare l’uso di chimici vari per lo sviluppo delle pellicole, oltre all’uso/ costo delle sviluppatrici; -- inviare i file delle esposizioni/ immagini, inviando un vero e proprio protocollo di comunicazione “DICONDE” (standard as unique imaging modalities) con tutte le sue informazioni a corredo. Ovviamente, così come per il settore medico, ci sono tutt’ora delle resistenze culturali e di competenza, tuttavia Bytest assieme ad EMA è un precursore, oltre che promotore di questa tecnologia. Per svolgere in PoEMA i test radiografici Bytest utilizza in loco 5 cabine radiografiche, ha una disponibilità di 10 scanner, uno sforzo realizzativo non trascurabile in termini di facilities tecniche. Con queste capacità quante prove vengono realizzate mediamente in un mese e su quali componenti della produzione di Europea Microfusioni Aerospaziali S.p.A? Come ho detto precedentemente, abbiamo dovuto strutturare l’attività in modo da poter sviluppare fino a 500.000 esposizioni l’anno il che significa, con 5 cabine, 100.000 esposizioni annue per cabina, pari a circa 16/18 esposizioni l’ora a seconda della dimensione della pala. Oltre alle prove per Europea Microfusioni Aerospaziali S.p.A, in PoEMA Bytest esegue radiografie digitali per altri clienti e se sì in quali settori industriali essi operano? Ovviamente Bytest, oltre alle macchine a tecnologia digitale utilizzate in EMA, sviluppa test con questa metodologia anche per vari altri clienti, sia nel settore Aerospace, sia nel settore Energia. Nel vostro lavoro non si può prescindere dalla disponibilità di infrastrutture di prova ma anche di personale esperto e con le qualifiche necessarie per farle funzionare, ma soprattutto in grado di comprendere e commentare i risultati delle prove. Per questo avete attinto a personale Bytest o a questo avete affiancato tecnici locali? I tecnici di Bytest hanno elevata competenza, sia per effettuare le esposizioni delle pale rotoriche/statoriche, sia per l’analisi dei dati delle esposizioni. Oltre ad operare sulle macchine svolgono anche attività formativa al personale neo assunto, affinacandolo per lunghi periodi di training. PoEMA è un modello innovativo e di successo di fare impresa in un settore industriale all’avanguardia in un’area del paese non particolarmente vocata all’industria. Ritiene che questa esperienza possa replicarsi in altri contesti, e se sì quali ritiene siano le condizioni necessarie affinchè questo modello funzioni? Il modello di Rete di Impresa PoEMA, fortemente voluto da EMA è sicuramente vincente e permette al produttore di focalizzarsi sul proprio core business, dando totalmente in outsourcing i processi speciali. Bytest ha sviluppato modelli simili anche con altri partner attivi in altri settori industriali con l’intervento di quello che noi chiamiamo “Embedded Unit”. TÜV Italia Journal 21 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano Gennaro Oliva Classe 1964, conseguita la laurea in Informatica inizia la sua carriera professionale in Magneti Marelli nel 1989 come Sales Engineer dove rimane qualche anno per passare poi in alcune multinazionali anglosassoni del settore IT, ricoprendo nel tempo posizioni apicali di sempre maggiore responsabilità. Nella prima metà degli anni 2000 entra nel settore del Conformity Assessment, prima come General Manager di Intertek Italia, diventando poi Regional Manager Western Europe per Intertek Commercial & Electric. Prima di entrare in TÜV Italia nel 2010 fa un’esperienza in Eurofins (Ente Notificato specializzato nel Food e Pharma) come Country Manager Italia. Al suo ingresso in TÜV Italia nel 2010 gli viene affidata la responsabilità della divisione Industrie Service, oltre a quella di Merger and Acquisition, e a seguito dell’acquisizione di Bytest nel 2012 viene nominato Amministratore Delegato della società, ruolo che ricopre ancora oggi. Si deve a lui, tra l’altro, il contratto con EMA e la conseguente partecipazione di Bytest alla rete di impresa PoEMA.
  • 21. Italia e la digitalizzazione Promuovere l’innovazione, diffondere competenze digitali, proteggere i marchi italiani sul mercato internazionale, accompagnare nella trasformazione digitale i settori economici chiave e il settore pubblico: sono questi i pilastri sui quali si fonda la partnership fra l’Amministrazione Centrale e Cisco, interlocutore del Governo attraverso il suo piano di investimento Digitaliani, che intende accelerare la digitalizzazione del paese. L’obiettivo condiviso è allineare il nostro ai livelli dei paesi europei più avanzati. Come spiega l’Ing. Fabio Florio, responsabile per l’azienda dello sviluppo di questo programma nel nostro paese, «il piano di investimento Digitaliani è parte di una iniziativa che Cisco definisce “Country Digitization Acceleration”, un programma internazionale che l’azienda propone a pochi paesi, a quelli dove ritiene esista un terreno fertile ed una forte determinazione nel concretizzare in tempi ragionevolmente veloci questo programma di digitalizzazione». I capisaldi del piano di investimenti Digitaliani Il primo obiettivo del piano, dice Florio, «è promuovere una cultura dell’innovazione, impegnandosi in diverse aree iniziando dall’Education, per dare un’accelerazione Digitaliani, la partnership tra il Governo e Cisco per accompagnare nella trasformazione i settori economici chiave e la P.A. Fabio Florio, Business Development Manager Smart City e CDA Leader di Cisco Italia, spazia a 360° su tanti aspetti di questa sfida di cui tutti noi siamo protagonisti. Gli Italiani sono nel futuro l’Italia deve accelerare 22 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 22. alle conoscenze digitali. Per questo l’azienda ha firmato un accordo con il MIUR, il Ministero dell’Università e della Ricerca per arrivare, dagli attuali circa 20.000 studenti che hanno conseguito una certificazione frequentando i corsi che Cisco propone nelle scuole attraverso il programma Cisco Networking Academy, a 100.000. Formazione e conoscenza digitale destinata non solo ai tecnici ma anche a chi fa impresa e cerca soluzioni per portare il digitale nelle proprie aziende». In questo articolato programma di Cisco anche le Startup hanno un loro spazio. A questo proposito Florio continua: «Abbiamo fatto degli investimenti, per esempio in Invitalia Venture, ma non vogliamo solo dare ossigeno economico alle Startup. Vogliamo creare anche un collante, un ecosistema di cui facciano parte anche Università, incubatori, aziende che abbiamo chiamato Business Exchange, un’area di innovazione diffusa su tutto il paese per far sì che un’idea di una startup non finisca lì, o non venga semplicemente acquisita da qualcuno, ma possa entrare sul mercato collaborando con le aziende, le università, l’ecosistema di cui accennavo prima». L’altro importante caposaldo del programma sono le Infrastrutture strategiche. «Non solo banda ultralarga» continua Florio, «ma cercare di far sì che tutte le infrastrutture, dell’energia, dell’acqua, del gas, dei trasporti e della sicurezza, possano evolvere più in fretta possibile». Eccellenze: Cisco ha individuato due aree per il nostro paese, il manifatturiero e l’agrifood. Dice Florio: «L’Italia è il 2° paese manifatturiero in Europa e con buone prospettive per evolversi verso l’Industria 4.0, mentre per l’agrifood sono disponibili soluzioni per tracciare tutta la filiera, con il non trascurabile obiettivo di proteggere i nostri marchi dalla contraffazione, azione che crea valore, non solo economico, per i brand italiani sui mercati mondiali. Cisco vuole aiutare le aziende di entrambi i settori a conoscere e sperimentare nuove soluzioni digitali e a diffonderle al loro interno. Nell’agrifood l’esperienza di Cisco inizia anni fa con la catena vitivinicola, un settore dove l’Italia ha molto da raccontare e prodotti da proteggere, prodotti sicuri e di qualità elevata». Resistenze al cambiamento Come sempre accade, e questo vale anche per il digitale, la trasformazione comporta anche delle resistenze, degli elementi frenanti, che non possono essere trascurati. Florio individua al primo posto «la resistenza al cambiamento nelle soluzioni e nei processi della PA da parte di un sistema che è naturalmente complesso e molto articolato», ma questo vale anche per gli imprenditori, «che spesso si chiedono per quale motivo devono cambiare una macchina che funziona, anche se poi si rendono conto che serve a migliorare la loro competitività e quella del Paese. Per contro, è proprio la diffusione della conoscenza l’elemento accelerante, insieme ai concreti e tangibili vantaggi risultanti da questa trasformazione.» Noi e gli altri Nel nostro paese ci sono tutte le condizioni per fare bene. Florio ne è convinto, così come ne è convinta Cisco visto l’accordo per un investimento di 100 milioni di dollari sottoscritto con il nostro governo dalla società nel gennaio 2016. Afferma Florio: «L’Italia ha eccellenze riconosciute: grandi marchi, grande imprenditorialità, grande creatività, caratteristiche che rendono lo sforzo organizzativo per la digitalizzazione meno impegnativo per ottimizzarle, rendendole così ancora più eccellenti.» Smart city Un altro degli aspetti più attuali della digitalizzazione che abbiamo affrontato nell’incontro con l’Ing. Florio è quello delle Smart City. Il nostro interlocutore ritiene che il termine sia «riduttivo, oltre ad essere stato un po’ abusato e non adeguatamente spiegato. Meglio parlare di “servizi digitali ai cittadini” realizzati attraverso progetti che hanno come obiettivo creare o migliorare i servizi, riducendo i costi per le aziende che li erogano, avendo come protagonisti la PA ed i cittadini e la qualità delle loro relazioni.» Alcune delle immagini pubblicate sull’account Instagram di CISCO con l’hashtag #digitaliani. TÜV Italia Journal 23 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 23. Secondo Florio «questa equazione non è semplice, per avere successo deve essere supportata da una forte partnership pubblico/privato, considerando gli investimenti necessari ed una tempistica di realizzazione dei progetti da collocarsi tra il medio/lungo termine. Questo perché, spesso, i servizi non nascono ex novo, frequentemente si sviluppano partendo dai preesistenti, ed altrettanto spesso le leggi esistenti non aiutano. Ad esempio, è stato pubblicato il nuovo codice degli appalti, ma non i decreti attuativi. In questo ambito», spiega Florio, «i vari amministratori locali, i sindaci, sono coloro che devono dare la spinta a fare le cose, a farle bene e velocemente, rimanendo meno bloccati rispetto alle difficoltà e con un commitment forte: governare e decidere.» Gli ambiti di intervento Ad oggi, gli ambiti di intervento più frequenti scelti dalle Amministrazioni sono stati la mobilità, l’ambiente, la partecipazione dei cittadini; quali potrebbero essere quelli futuri? A questa domanda, Florio dà una risposta articolata: «Difficile rispondere, per dare delle priorità ritengo che gli amministratori debbano considerare due aspetti: le voci di spesa e l’insoddisfazione dei cittadini. Quindi posso immaginare ambiti quali i parcheggi, i rifiuti ed altri aspetti ambientali, senza dimenticarne uno basilare: i beneficiari di questi interventi sono i cittadini, che devono essere coinvolti per ottenere il loro feedback, la loro voce. In sintesi: la PA deve guardare alle spese e decidere di introdurre soluzioni innovative per quelle più onerose, modulandole e coinvolgendo le persone.» Smart city, smart citizen, big data Secondo Florio «I cittadini del nostro paese sono molto più smart di quanto possiamo immaginare. Gli smartphone oggi utilizzati per telefonare, giocare, informarsi potranno essere utilizzati per servizi utili. Per questo gli sforzi dovranno concentrarsi nel comprendere le complessità, semplificandole affinchè i cittadini possano partecipare.» Un ambito nuovo che Florio intravede sono le iniziative di innovazione sociale della città. «Trasparenza e condivisione sono strumenti che fanno sentire il cittadino baricentrico nell’interesse delle amministrazioni, condividendo servizi e opinioni anche attraverso i social. Grande quantità di informazioni, i big data appunto, sono strumenti che le PPAA hanno a disposizione per prendere decisioni di cui però devono garantire i cittadini circa la correttezza della gestione, identificandone gli aspetti più rilevanti per loro e le imprese.» A proposito di Cyber security Con lo sviluppo delle digitalizzazione cresce anche la necessità della cyber security. Guardando all’esperienza di Cisco, secondo Florio «sta crescendo la consapevolezza del suo impatto e dei rischi che ne conseguono», e a fronte di questo aggiunge: «sta maturando un’education ed una coscienza specifica, una cultura della sicurezza che aiuterà a proteggere e a rendere le reti sempre più sicure.» A questo punto Florio racconta un’esperienza diretta di Cisco vissuta in occasione di Expo, di cui è stata partner tecnologico per la connettività. «Nei sei mesi dell’evento i nostri sistemi hanno subito circa 500.000 attacchi informatici, nessuno dei quali andato a buon fine, grazie all’architettura tecnica 24 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 24. utilizzata e agli strumenti adottati per respingerli. Ma questa dimensione degli attacchi ci fa capire che se non ci si attrezza a difendersi essi possono colpire chiunque, può succedere quello che è successo in Ucraina con la smart grid: hanno subito un attacco informatico, la rete non era sufficientemente protetta, per tre ore il Paese ha subito un blackout di energia.» Essere smart crea ricchezza? «Abbiamo detto – sottolinea Florio – che le applicazioni delle nuove tecnologie tendono a migliorare la qualità della vita nelle città, che in futuro saranno sempre più popolate. Poniamoci questa domanda: dove vanno a vivere i giovani ed i talenti? Dove stanno meglio, dove la qualità della vita è migliore. Essi rappresentano un mondo con una visione molto più ampia rispetto a quella del passato e le città saranno complementari a questa loro visione. E questo vale anche per le aziende, che si sviluppano dove trovano maggiori opportunità ed un sistema che le supporta nella loro crescita». Fabio Florio Manager of Business Development di Cisco Italia, dal gennaio 2016 ha assunto il ruolo di CDA Leader dell’azienda. In questo ruolo ha la leadership dell’iniziativa strategica Country Digitization Acceleration di Cisco in Italia, coordinando tutte le attività legate al piano di investimenti per accelerare la digitalizzazione dell’Italia che l’azienda ha annunciato il 19 gennaio 2016, e guida il team dedicato a sviluppare le diverse linee di azione previste. In precedenza Florio, che dal 2009 gestisce anche la strategia Cisco per le Smart City in Italia, è stato Expo 2015 Leader: in questa posizione ha coordinato tutte le attività di Cisco in quanto Official IP Network & Solutions Partner di Expo Milano 2015. Florio ha fatto il suo ingresso in Cisco nel 1996 come System Engineer e nel corso degli anni ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità che gli hanno permesso di acquisire un’esperienza manageriale di alto livello. Dal 1999 al 2004 è stato System Engineer Manager del team dedicato al mercato Enterprise e poi del gruppo Advanced Technologies; in seguito ha assunto la posizione di Advanced Services Manager per i Servizi Professionali. Dal 2005 al 2008 è stato System Engineer Manager del team “Technology and Consulting” e nel 2009 ha assunto la guida dell’organizzazione System Engineering, il team di sales support che si dedica allo sviluppo delle attività sul canale e sui settori indirizzati da Cisco, focalizzandosi sia sulle singole tecnologie, sia sulle soluzioni destinate ai mercati verticali. Laureato in Scienze dell’Informazione all’Università di Milano, Fabio Florio ha 50 anni. Prima di entrare in Cisco aveva avuto precedenti esperienze professionali in NCR e AT&T GIS Italy. TÜV Italia Journal 25 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 25. I nternet of Things, big data, intelligenza artificiale, robot, sono tutti elementi chiave per lo sviluppo di soluzioni digitali nei settori dell’Industria 4.0, delle costruzioni, o delle smart grid, per citare solo alcuni ambiti. Questo sviluppo è partito da laboratori di ricerca e sviluppo e un ristretto cerchio di specialisti, ma oggi la digitalizzazione è onnipresente nella nostra vita. Che sia un bus intelligente o un’applicazione per un servizio smart di taxi che rende più efficiente il servizio di trasporto in città, o piuttosto un sistema di monitoraggio remoto per la rilevazione di eventuali anomalie nel funzionamento di una turbina a gas o di una pompa idrica, o invece un robot integrato in un impianto di produzione automatizzato, dati che indirizzano verso soluzioni smart: oggi tutto ciò è fruibile dall’industria, dalle istituzioni e dai consumatori. E siamo solo all’inizio dell’era digitale. Malgrado le difficoltà nella penetrazione delle tecnologie digitali sul mercato, stiamo osservando un fortissimo interesse verso l’Internet of Things (IoT), in linea con quanto affermato da Gartner [1], e non ci sono dubbi che nei prossimi decenni [2] la digitalizzazione avrà un impatto sulla politica, la società, l’economia, sul business in generale. Per questa trasformazione digitale, le aziende già presenti sul mercato si troveranno a dover affrontare nuove sfide per i loro modelli di business, ma nello stesso tempo potranno trarre vantaggio dalle opportunità offerte. Con alle spalle una storia di 150 anni, di questa trasformazione TÜV SÜD è in grado di coglierne l’opportunità, puntando sui servizi esistenti e sviluppandone altri, in linea con i nuovi modelli digitali di business. Non si tratta di mettere da parte gli attuali servizi ma di pensarne di nuovi in ambito digitale, valorizzando l’esperienza maturata dall’ente nei tanti settori in cui opera. Oltre allo sviluppo di nuovi servizi digitali all’interno delle sue TÜV SÜD a Singapore Un hub digitale per la “nazione smart” Andreas Hauser, Direttore dei servizi Water & Digital di TÜV SÜD, presenta il Centro di Eccellenza in Asia dove si sviluppano nuovi servizi e nuovi modelli di business. 26 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 26. divisioni, TÜV SÜD ha istituito centri di eccellenza per i servizi digitali per favorire lo sviluppo, l’avvio e l’adozione di questi nuovi servizi. Oltre alla sede di Monaco di Baviera, il primo centro di eccellenza (CoE) per i servizi digitali fuori dai confini tedeschi è quello di Singapore, creato con l’obiettivo di avviare progetti pilota e di punta in ambito digitale insieme a clienti e partner. Perché la scelta di Singapore? Singapore - prima nazione smart al mondo Singapore è una piccola isola con una superficie paragonabile a quella di Amburgo, ma con una popolazione di 5,5 milioni di abitanti, quindi con un’altissima densità abitativa. Singapore è una città-stato circondata dal mare, con limitate possibilità di crescita in termini di superficie e quindi di abitanti, malgrado le bonifiche. Cresciuta in modo impressionante negli ultimi 50 anni dopo l’indipendenza dalla Malesia, oggi continua a svilupparsi ma ad un ritmo più contenuto. In diretta concorrenza con altre economie globali, Singapore ha beneficiato più di altri del grande sviluppo della globalizzazione e dell’urbanizzazione, condizioni che hanno permesso a questa città stato di essere all’avanguardia nella competizione globale rispetto ad altri paesi dallo sviluppo economico più contenuto e più legati ai loro mercati interni. Approfittando dello sviluppo della digitalizzazione, nel 2014 Singapore ha annunciato il piano per diventare la prima nazione [3] smart al mondo, sfruttando al meglio la tecnologia con l’obiettivo di migliorare la vita dei cittadini, creare maggiori opportunità e costruire una comunità più coesa. I dati svolgeranno un ruolo chiave, e una piattaforma digitale nazionale consentirà ai cittadini di Singapore di essere sempre e ovunque connessi alla loro città. Un connettività diffusa oltre ad una infrastruttura e un’architettura tecnica comune consentirà a cittadini, imprese ed enti pubblici di sfruttare la tecnologia per migliorare la vita di una nazione [4] davvero smart. Il ruolo guida è della tecnologia, ma tutta l’iniziativa è centrata a vantaggio dei cittadini. Primo rispetto ad altri paesi, Singapore adotterà soluzioni digitali a livello nazionale su scala più ampia e con una concentrazione maggiore. TÜV SÜD trarrà vantaggio da questa condizione che consentirà all’ente di sviluppare, non solo attività di supporto e sviluppo, ma anche di sperimentare e validare nuovi servizi digitali che potranno essere riproposti in altri mercati. Il centro di eccellenza di Singapore Mentre Singapore è impegnata a diventare una nazione smart, il centro di eccellenza di TÜV SÜD ha affiancato le diverse parti interessate in questo “ecosistema digitale”, facilitandone l’accesso a diverse strutture governative, istituti di ricerca, quattro università e alle oltre 190.000 aziende presenti in città, tra multinazionali e piccole e medie imprese [5]. A questi fattori se ne aggiunge un altro particolarmente importante: la posizione geografica di Singapore, al centro dei dinamici mercati asiatici. Un’ampia verifica sulle opportunità offerte da Singapore, che ha visto coinvolte le strutture interne del gruppo TÜV SÜD come il Consiglio di Amministrazione, la parte operation, le varie legal entity presenti nel mondo, oltre a partner esterni, ha preceduto l’inizio, nel gennaio 2016, delle attività del Centro di Eccellenza di Singapore che è stato inaugurato nel mese di marzo. Il Centro di Eccellenza di Singapore parte integrante dell’ente Voluto direttamente dal Presidente del Consiglio di Amministrazione di TÜV SÜD Prof. Dr. Stepken, una delle questioni che hanno dovuto affrontare gli organi che dirigono il Centro di Eccellenza è stato il coinvolgimento e l’inserimento al suo interno di unità operative, un tema ancora aperto a causa della sua struttura organizzativa, di cui fanno parte sia esperti della holding del gruppo TÜV SÜD che delle divisioni dell’ente, che consente di predisporre e portare avanti in collaborazione progetti pilota. Gli obiettivi del Centro di Eccellenza di Singapore Obiettivo principale del Centro di Eccellenza è sviluppare nuovi servizi di FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano TÜV Italia Journal 27
  • 27. digitalizzazione nell’ambito di progetti da realizzare insieme a clienti ed altri partner che possono essere proposti anche su altri mercati. Il Centro deve essere considerato come un incubatore di nuovi servizi e nuovi modelli di business, una struttura che può assumersi rischi più elevati rispetto a quelli che potrebbe assumersi l’ente. La rapida adozione da parte di Singapore di tecnologie digitali ha permesso a TÜV SÜD di essere all’avanguardia rispetto ai concorrenti, e di proporre servizi digitalizzati anche ad altri mercati, dopo aver dimostrato la validità delle nuove soluzioni. Lo sviluppo del Centro di Eccellenza di Singapore andrà avanti fino a fine 2018, con un importante sostegno da parte del governo di Singapore. L’allargamento dei contatti e l’attendibilità dei progetti pilota permetteranno la messa a punto di servizi sostenibili e replicabili, oltre all’aumento del personale tecnico attivo all’interno del Centro di Eccellenza. Anche se i servizi di digitalizzazione sono proposti da TÜV SÜD in tutto il mondo, il focus prevalente è sui mercati dell’area Asia-Pacifico. In particolare, la presenza consolidata dell’ente sul mercato cinese, molto interessato a servizi digitali, consentirà di ampliare i contatti con Hong Kong e a rafforzare quelli con Corea del Sud e Giappone, paesi che usano tecnologie affini. Il focus ed i progetti Singapore è un paese piccolo e di relativa rilevanza rapportato al mercato globale. Tuttavia le condizioni che offre in termini di test, infrastrutture, e rapidità nell’adottare le più moderne tecnologie digitali, rendono il paese molto attrattivo per la piattaforma tecnologica di cui dispone, così da considerarlo quasi un laboratorio vivente. Il Centro di Eccellenza, quindi, mappa gli ambiti più interessanti avendo Singapore come priorità, in accordo con le valutazioni strategiche delle divisioni di TÜV SÜD. Molte sono le opportunità che stiamo investigando: nel settore della mobilità, dell’Industria 4.0, delle abitazioni e dei servizi sanitari smart. In ogni caso il focus del Centro di Eccellenza si concentra nello sviluppo e nell’applicazione di soluzioni digitali sicure, certe ed affidabili. Facciamo degli esempi. La mobilità è un settore interessante per le smart city, e in questo specifico ambito i veicoli a guida autonoma rappresentano un settore importante nell’approccio olistico della mobilità globale. Soffermandoci sulla mobilità: Singapore ha appena annunciato il lancio di un esperimento di mobilità autonoma on demand e di un progetto, che vede insieme l’Università NTU e BMW, di guida autonoma. In questo progetto TÜV SÜD sarà coinvolto nello sviluppo di ANDREAS HAUSER Completato il Dottorato di Ricerca in Matematica applicata alla simulazione numerica di processi fisici e dei sistemi all’Università di Heidelberg, nel 2006 entra nell’area R&D di Siemens dove sviluppa soluzioni software per l'ottimizzazione di componenti di potenza e delle prestazioni delle reti. Successivamente gli viene affidata la responsabilità di gruppi di ricerca attivi in Germania e in altre città come Pechino, Bangalore e Singapore, proseguendo la sua attività di ricerca sullo sviluppo di soluzioni per il trattamento delle acque e di innovativi sistemi di distribuzione. Nel 2011 si trasferisce a Singapore dove ha l’opportunità di ampliare la sua attività di ricerca nell’ambito delle piattaforme digitali per la gestione di smart grid, mobilità elettrica, reti idriche intelligenti e dell’efficienza energetica degli edifici, completando quello che era il suo obiettivo: riposizionare la strategia di ricerca globale di Siemens a Singapore. Entra in TÜV SÜD nel 2012 come responsabile della gestione dell’innovazione nei servizi per le acque e per la messa a punto dei nuovi servizi dell’ente per la gestione smart della rete idrica. Contemporaneamente è impegnato nella creazione a Singapore del Centro di Eccellenza per i servizi di digitalizzazione voluto da TÜV SÜD. Attualmente guida il settore IoT (Internet delle cose) per soluzioni digitalizzate in aree come la guida autonoma, smart healthcare, ascensori smart, droni e robotica, per i quali sono in fase di sviluppo soluzioni di sicurezza e affidabilità. Oltre all’attività professionale si dedica anche a quella divulgativa ed è autore di numerose pubblicazioni e relatore in conferenze di carattere tecnico. 28 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 28. sistemi di simulazione per i servizi di sicurezza, modelli di cyber security per veicoli a guida autonoma e schemi di certificazione. L’invecchiamento della popolazione è un altro settore in cui soluzioni innovative basate sull’Internet of THings saranno messe a punto a Singapore, progetti che vedranno anche la partecipazione di TÜV SÜD. La popolazione di Singapore sta invecchiando, così come accade in molti paesi occidentali, con le conseguenze in termini demografici che ben conosciamo. Un modo per rendere più flessibile il sistema di assistenza agli anziani è l’introduzione di sistemi di monitoraggio in remoto. Questo consente il controllo e l’intervento a distanza, così che possano essere curati rimanendo a casa, una modalità che si traduce in risparmio di tempo e di costi degli interventi. TÜV SÜD sta esplorando le opportunità esistenti nel settore dell’assistenza, collaborando con strutture ospedaliere ed istituzioni governative per sviluppare servizi per la sicurezza e l’affidabilità di questi sistemi di monitoraggio, grazie a programmi di test e di certificazione già utilizzati nell’ambito dei dispositivi medici e delle tecnologie indossabili. Poiché la trasmissione dei dati è presente in tutti i settori presi in esame, l’analisi dei dati, l’ingegneria del software e i test virtuali avranno un ruolo chiave per lo sviluppo di questi nuovi servizi. Le sfide Con la creazione del Centro di Eccellenza e la disponibilità delle risorse necessarie è stato fatto il primo passo. Nonostante il successo dei primi progetti pilota realizzati, abbiamo di fronte a noi altre sfide da affrontare. A cominciare dal reclutamento di esperti in digitalizzazione, come analisti di dati, specialisti di sicurezza informatica, sviluppatori di cloud, tecnici capaci di integrare l’Internet of Things: una sfida che sarà progressivamente più ardua, con la concorrenza che in questo settore diventerà sempre più accanita. La dinamicità del Centro di Eccellenza di Singapore – e la crescita dei progetti su cui è coinvolto – è già di per sé una sfida. Aspettative di aumento dei margini operativi, sviluppo di attività e di servizi sul lungo periodo sono raggiungibili bilanciando investimenti e creazione di business. Queste sono le basi per il successo del Centro di Eccellenza di Singapore, che gioca un ruolo cruciale nella digitalizzazione anche all’interno di TÜV SÜD. Il Centro di Eccellenza di Singapore, con le sue attività e le persone giuste per portarle avanti è, per concludere, un luogo ideale per stimolare e sostenere la sfida dell’ente. Con un giusto atteggiamento mentale, unito ad una forte capacità di collaborazione e inclusione, Singapore avrà un ruolo cruciale nella trasformazione digitale di TÜV SÜD. IlCentro di Eccellenza di Singapore, con le sue attività e le persone giuste per portarle avanti è un luogo ideale per stimolare e sostenere la sfida dell’ente. [1] Gartner, “Hype Cycle for Emerging Technologies”, 2014. [2] McKinsey, “Internet of Things: Mapping the Value Beyond the Hype“, McKinsey Global Institute, 2015. [3] I. Singapore, “Smart Nation Vision“, (Online). Disponibile all’indirizzo: https://www.ida.gov.sg/Tech-Scene-News/Smart-Nation-Vision [4] D. o. S. Singapore, “Singapore Economy“, 2015. (Online). Disponibile all’indirizzo: http://www.singstat.gov.sg/statistics/visualising-data/infographics/economy [5] B. D. Fischer and M. Rohde, “Management Resistance to Innovation”, American Journal of Management, vol. 13, n° 1, 2013 TÜV Italia Journal 29 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 29. N el nostro addentraci in applicazioni digitali su scale sempre più ampie, siamo arrivati alle città, entità geografiche e territoriali alle quali apparteniamo e nelle quale spesso ci identifichiamo. Anche le città, con il contributo di cittadini, istituzioni, aziende, istituti di ricerca, portano avanti l’incruenta rivoluzione digitale con strumenti diversi a seconda degli obiettivi, delle necessità e del contesto, perché nei progetti di digitalizzazione non può esistere un format predefinito. Per avere un panorama sulle smart city nel nostro paese con uno sguardo sulla situazione europea abbiamo incontrato il Dottor Renato Galliano, Direttore del Settore Innovazione Economica, Smart City ed Università, dell’Assessorato delle Politiche del Lavoro, Sviluppo Economico, Università e Ricerca del Comune di Milano. «Il tema smart city – inizia il nostro interlocutore – nasce come politica di sviluppo urbano dopo che altri strumenti comunitari, denominati Urban 1 e 2, si erano conclusi, una sorta di progetti integrati che finanziavano le città per il loro ammodernamento. A livello europeo il tema smart city è partito da una delle direzioni tecniche della Commissione UE, quella attiva nella mobilità e nell’energia, tema che nel tempo si è allargato ad altri ambiti come l’ambiente, l’ICT, il sociale, il welfare, più legati alle esigenze dei cittadini, portando ad una evoluzione della smart city verso quella che oggi è definita smart city & community. Nel nostro paese il progetto smart city è partito dal Ministero della Pubblica Istruzione e dell’Università, con un taglio molto legato alla ricerca e all’innovazione, affiancato successivamente dal Ministero dello Sviluppo Economico. Le città italiane hanno aderito a questo percorso su basi comuni ma con modalità diverse, che hanno portato alla definizione di programmi non riferibili ad un unico modello, ma a più modelli focalizzati sulle criticità del territorio di riferimento e sulle sue potenzialità. Milano ha attivato un processo di partecipazione da parte di più attori: oltre alla PA, il mondo della ricerca e dell’Università, le imprese, da quelle grandi agli artigiani e ai commercianti, il Terzo settore, le organizzazioni di cittadini e, sperimentalmente, anche il mondo finanziario, le banche e coloro che finanziano grandi progetti. Questo percorso, conclusosi nel 2014 con la delibera delle Linee Guida per lo sviluppo di Milano smart city, ha permesso al Comune di raggiungere altri obiettivi come lo sviluppo di relazioni con il mondo delle imprese, della ricerca, relazioni che hanno permesso lo sviluppo di nuovi progetti. Dal lavoro portato avanti sulle Linee Guida, imprese, Istituti di ricerca ed Università hanno presentato al Comune di Milano una serie MILANO open innovation Innovazione sociale, sharing economy e Manifattura 4.0 sono i pilastri della strategia del Comune per rendere la città più attrattiva. A colloquio con Renato Galliano, Direttore del Settore Innovazione Economica, Smart City ed Università, dell’Assessorato delle Politiche del Lavoro, Sviluppo Economico, Università e Ricerca del Comune di Milano. Sono smart, risolvo problemi: 30 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 30. MILANO SMART CITY: il processo, gli attori, la strategia di progetti, sviluppati sulla base degli obiettivi e in coerenza rispetto alle linee programmatiche dell’Amministrazione, e di questi il Comune ne ha scelti 21, 14 dei quali sono stati finanziati grazie a bandi sia del MIUR che della Regione Lombardia. L’Amministrazione non ha ricevuto quattrini, il suo ruolo è stato di sperimentazione e di verifica dei risultati di questi progetti. Il finanziamento a fondo perduto di questi progetti ha raggiunto i 90 milioni di euro, somma che rappresenta un investimento importante per l’economia della città.» Non basta essere digitali per essere smart Dalle parole del manager pubblico emerge come i progetti per rendere smart le nostre città non possono prescindere sia da investimenti in tecnologia che da investimenti in partecipazione da parte di tutti stakeholder coinvolti. A questo proposito il Dottor Galliano prosegue: «In tutti i progetti di digitalizzazione, l’aspetto tecnologico è centrale, senza l’utilizzo della tecnologia i progetti non sarebbero smart, ma questo non è sufficiente. Per essere smart, devono essere accompagnati da contenuti che presentano delle criticità che, utilizzando la tecnologia smart possono essere superate. I progetti diventano smart quando aiutano a superare queste criticità. A questo riguardo il Comune di Milano ha voluto dare un approccio sperimentale, individuando sette linee di indirizzo, sei delle quali ha definito come “laboratori di…” e già dalla definizione si comprende come la città si faccia carico dell’elaborazione di indirizzi, dove la tecnologia rappresenta lo zoccolo da cui partire e su cui far crescere i progetti. I progetti sono stati censiti e suddivisi in due ambiti: progetti per la città digitale e progetti smart. Non basta essere digitali per essere smart, quindi alcuni svilupperanno una città digitale, altri saranno dei veri e propri progetti smart, con obiettivi di livello più alto, ma tutti con un fine comune: facilitare la vita di cittadini ed imprese, cioè far vivere e lavorare meglio.» «I 14 progetti finanziati – prosegue – riguardano il sociale, l’energia e l’ambiente, la semplificazione, la mobilità oltre a due trasversali mirati sulla raccolta delle informazioni. Diversi gli ambiti e diverse le scale di intervento: da quelli mirati sulla città, o su quartieri della città, a quelli su scala sovra-comunale o addirittura sovra-regionale.» Un esempio di questa dimensione così diversa, sono i progetti legati alla mobilità: «Entrambi sono mirati sul trasporto delle merci, uno su un’area vasta che ha visto coinvolte tre città: Milano, Torino e Genova, basato sul fatto che gran parte delle merci che arrivano nell’area metropolitana milanese passano dal porto di Genova, e quindi facilitare quest’area vuole dire facilitare l’arrivo delle merci nell’area milanese. L’altro progetto, sempre legato alla mobilità, è il progetto “Ultimo Miglio” circoscritto alla città, addirittura al quartiere, scale diverse e trasversali ma che insieme creano un sistema efficiente città/quartiere.» Risparmi per amministrazione e cittadini I progetti smart che riguardano le città hanno come obiettivi il miglioramento e la semplificazione dei rapporti tra cittadini e amministrazione, con vantaggi per entrambe le parti anche di tipo economico. Il risparmio può riguardare l’Amministrazione, e a questo riguardo il Dottor Galliano prende come esempio due progetti sviluppati dal Comune di Milano in ambito ambiente/energia: «Il progetto di illuminazione pubblica a LED, ha come obiettivo un risparmio effettivo per il Comune, e questo vale anche per il progetto dell’efficientamento TÜV Italia Journal 31 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 31. energetico di edifici pubblici, scuole, uffici e condomini di edilizia abitativa economico-popolare, dove l’intervento sulle infrastrutture e sugli infissi procura un saving al Comune nella gestione del suo patrimonio immobiliare. Ma i progetti smart grid creano vantaggi economici anche per i cittadini: famiglie, condomini, imprese.» Smart grid Parlando di progetti smart grid, cioè di reti di distribuzione dell’energia, il nostro interlocutore prosegue illustrandoci come con questi progetti anche per i cittadini ci possono essere dei vantaggi economici. In particolare, a proposito di un importante progetto che vede Milano in pista con due importanti capitali europee: «L’efficientamento del sistema – spiega – procura vantaggi tanto all’Amministrazione quanto ai privati, alle famiglie, ai condomini ed alle imprese. In questo ambito Milano, con Londra e Lisbona, hanno vinto un bando europeo destinato a città lighthouse del valore complessivo di 25 milioni di euro, 8,5 dei quali destinati a Milano, che hanno tra l’altro finanziato un progetto di risparmio energetico articolato che ha riguardato condomini privati (con un evidente risparmio per i cittadini) e condomini di edilizia economica popolare, l’illuminazione pubblica e la mobilità sostenibile, la mobilità elettrica declinata come car sharing di condominio, con macchine e piccoli furgoni, e come bike sharing, (altro esempio di risparmio per i cittadini). Il tutto gestito da una piattaforma di raccolta e di gestione dei dati, un esempio di Internet of THings pubblico in grado di creare – attraverso la raccolta, il ricevimento e l’analisi dei dati – un “ecosistema digitale” semplice, che permette di accedere ad una serie di open data che possono essere utilizzati per la messa a punto di altri progetti finalizzati a nuovi servizi. Quindi un set di open data utili per arrivare a creare una sharing city, un progetto partito nel dicembre 2015 e che sta proseguendo, che vede il Comune di Milano in partnership con il mondo accademico, Università, il Politecnico, Associazione di cittadini ed aziende che operano per l’efficientamento energetico, le ESCo (Energy Service Company).» Open data, big data, privacy «Il tema della gestione degli open data e dei big data è un tema importante – sottolinea il Dottor Galliano – perché rappresenta la nuova frontiera delle grandi aziende di telecomunicazioni. Le tracce lasciate dagli smartphone, che sono memorizzate, vengono spesso fornite ad operatori che possono utilizzarle per la messa a punto di offerte di nuovi servizi o, come avviene per la PA, per prendere delle decisioni. Open data e big data rappresentano una frontiera importante per la nuova economia. Per quanto riguarda invece la privacy, quello che l’Amministrazione fa per tutelare il cittadino affinché il proprio dato sia gestito correttamente è rispettare le regole nazionali ed internazionali della privacy. Dal mio osservatorio, posso affermare che chi fornisce dati alla PA ha un elevato livello di garanzia che il dato sia tracciato in modo corretto nel rispetto delle leggi, un livello di garanzia che ritengo più elevato rispetto a quello fornito da un operatore privato. Ma questo è il mio personale punto di vista di civil servant che opera all’interno dell’Amministrazione, e questo non può che aumentare la fiducia dei cittadini nei confronti dell’Amministrazione.» Open innovation Per rendere la città smart il Comune di Milano lavora, come abbiamo visto, con partner di peso, istituzioni pubbliche e private che si occupano di innovazione; con una tendenza, soprattutto in questi Cos’è una smart city Smart city, o città intelligente, è un termine che definisce un approccio di pianificazione urbanistica orientato a migliorare la sostenibilità e la vivibilità delle aree urbane attraverso l’innovazione e l’utilizzo delle tecnologie. Uno studio del gruppo di ricerca guidato dal professor Rudolf Giffinger del Politecnico di Vienna, in collaborazione con l’Università di Lubiana e il Politecnico di Delft, ha individuato sei assi lungo i quali valutare il grado di “intelligenza” di una città: attività economiche, risorse ambientali, mobilità, capitale umano, qualità della vita, governance. Seguendo tali direttrici è possibile individuare una serie di fattori che rendono le città smart. In ambito economico, si valuta ad esempio la produttività, la flessibilità del mercato del lavoro, i legami internazionali. Gestione sostenibile delle risorse e livelli di inquinamento sono tra i fattori da considerare in relazione all’ambiente. Per la mobilità, l’elemento di maggior peso è l’innovazione nei trasporti. I livelli di offerta culturale, istruzione, coesione sociale e le condizioni di salute definiscono la qualità della vita, mentre il capitale umano è valutato sulla base della partecipazione alla vita pubblica. Riguardo alla governance, quello che conta di più è l’inclusione dei cittadini nei processi decisionali e l’offerta di servizi online. Tutte le soluzioni che introducono miglioramenti nei settori descritti contribuisco a rendere smart una città: ad esempio, l’adozione di sensori che rilevino i parcheggi liberi su una strada e li indichino agli automobilisti sullo smartphone; o ancora, la realizzazione di un portale attraverso cui la pubblica amministrazione possa consultare i cittadini su determinate questioni o offrire loro dei servizi senza che si rechino fisicamente al municipio. In Italia, secondo ICityRate2016 realizzato da FPA, la società che organizza da un quarto di secolo il Forum PA, la città più smart è Milano, seguita da Bologna, nella smart governance, Venezia e Firenze. ICityRate 2016, stila la classifica delle città italiane analizzando 106 Comuni capoluogo sulla base di 105 indicatori statistici e sette dimensioni tematiche: Economy, Living, Environment, People, Mobility, Governance e Legality. 32 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 32. ultimi anni, ad andare verso quella che Galliano definisce “Open Innovation”, che abbassa il livello di entrata nel mercato dell’innovazione, permettendo anche a piccoli gruppi di parteciparvi. A questo proposito il dirigente dell’Ente metropolitano prosegue: «Sono convinto che per raggiungere risultati che migliorino la vita del cittadini, occorre intervenire sulla filiera della comunicazione dell’innovazione. Se l’innovazione rimane circoscritta ad un ristretto numero di innovatori non è efficace, occorre che raggiunga l’utilizzatore finale.» Galliano fa riferimento alla filiera della domotica dove «se un sistema innovativo messo sul mercato non è conosciuto correttamente da tutti gli operatori della filiera, partendo dal progettista e poi dall’impresa di costruzioni, dal distributore che lo propone, dall’installatore che lo monta e ne cura la manutenzione, questa innovazione non arriverà mai al proprietario di casa, ultimo anello della filiera di questi device innovativi. È necessario un processo di assorbimento dell’innovazione che parta dalle aziende: dal mio punto di vista un aspetto da cui non si può prescindere.» L’innovazione crea ricchezza Chiarezza di idee, competenza, impegno: ma anche realismo, che emerge quando al dottor Galliano chiediamo di eventuali elementi frenanti che vede nella sua esperienza professionale: «Ne vedo molti – replica – e a livelli diversi. Nelle imprese, perché l’innovazione richiede investimenti oltre ad un cambio di mentalità e di cultura interna, da parte dei dipendenti e dei manager che devono decidere. Ma attenti: le aziende che non seguono il processo di innovazione rischiano in pochi anni di rimanere fuori da certi trend di crescita, con il rischio di una diminuzione del risultato economico e di perdita di quote di mercato. Esiste anche un freno da parte degli utenti dell’innovazione. Cambiare abitudini innesca nelle persone freni anche di carattere psicologico, che spesso possono essere superati da effetti che definirei “mainstream”, cioè dalle tendenze dominanti. Pensiamo agli smartphone e al passaggio dalla tecnologia digitale a quella touch: che già esisteva, ma che solo con lo sviluppo degli smartphone si è diffusa permettendo la penetrazione sul mercato consumer di questa innovazione grazie a questi oggetti diventati degli status symbol. E il consumatore che aveva fatto il salto prendendo un oggetto innovativo si trova a utilizzare altre innovazioni che passano attraverso l’uso di questi device.» Città smart attirano cittadini smart «Come il degrado chiama degrado così città smart attirano persone più innovative, attente ai nuovi servizi. Una ricchezza che nasce, non solo dal L’UE e le smart cities L’Unione europea è attivamente impegnata nella promozione delle smart cities. Nel 2012, la Commissione Ue ha varato la comunicazione “Città e comunità intelligenti – partenariato europeo di innovazione”, nella quale concentra l’attenzione soprattutto sui settori dell’energia, dei trasporti e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. L’attenzione è confermata dalle numerose opportunità di accesso a finanziamenti europei per le smart cities. Oltre a interventi ad hoc con finanziamenti diretti, come quelli previsti dal programma Horizon 2020 (H2020), ulteriori risorse sono messe a disposizione con i fondi strutturali europei e con gli strumenti del Piano Juncker per gli investimenti strategici. Risulta difficile, dunque, quantificare il totale delle risorse messe a disposizione dall’Europa per le smart cities, ma alcune stime indicano cifre attorno ai 10-12 miliardi di euro fino al 2020. Nell’ambito di H2020 si segnala il progetto “Smart cities and communities lighthouse”, volto a individuare soluzioni di efficienza energetica, integrazione delle reti (elettriche, idriche, di riscaldamento e di telecomunicazione) e a costruire dei distretti smart, con il coinvolgimento di cosiddette “città faro”, più avanzate, che facciano da guida ad altre nell’evoluzione verso il modello smart city. Dopo un primo bando da 60 milioni di euro, concluso lo scorso 5 aprile, il 4 ottobre 2016 ne è partito un altro che conta su una dotazione di 71,5 milioni. C’è poi il progetto “Demonstrating innovative nature-based solutions in cities”, sempre in ambito H2020. L’iniziativa si pone l’obiettivo di dimostrare l’effettiva efficacia e il rapporto costi/benefici dell’introduzione di soluzioni naturali per incrementare la resilienza delle città in materia di clima e gestione delle acque. Il primo bando del valore di 60 milioni di euro è scaduto l’8 aprile 2016, ma un secondo, da 40 milioni, si è aperto lo scorso novembre. Ulteriori informazioni sui fondi europei per le smart cities si possono trovare nel Programma di lavoro H2020 per il 2016-2017, e visitando la pagina web dedicata alle smart cities sul sito della Commissione Europea. TÜV Italia Journal 33 FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano
  • 33. fatto di acquistare strumenti smart, ma anche perchè le città smart consentono un risparmio di costi. Risparmiando sui costi, il cittadino nel suo bilancio ha maggiori disponibilità economiche e quindi più risorse da spendere, creando un circuito che crea ricchezza.» Per Milano questo aspetto è molto importante, ma la città ha sempre combinato il concetto di innovazione con quello di inclusione. Spiega Galliano: «Pochi utenti avanzati rischiano di essere e rimanere un’élite. L’innovazione, per crescere, deve diffondersi: ecco perché per la città è importante l’inclusione di altre fasce sociali per favorire, velocizzare ed allargare i vantaggi dell’innovazione. Innovazione ed inclusione sono due aspetti che, insieme, aumentano l’attrattività della città.» I pilastri della strategia Milano smart city Innovazione & inclusione introducono il tema dell’innovazione sociale, un ambito sul quale il Comune di Milano è molto impegnato. Spiega il Dott. Galliano: «A Milano, i pilastri degli interventi smart sono: l’innovazione sociale, la sharing economy e, oggi, la Manifattura 4.0. Il progetto SharingCities coinvolge tre città faro, Londra (capofila del progetto), Milano e Lisbona e tre città follower (Bordeaux, Burgas e Varsavia) e si propone di adottare un approccio innovativo per rispondere ad alcune delle principali sfide ambientali che attendono le nostre città, come renderle più vivibili abbattendo le emissioni inquinanti di edifici e mezzi di trasporto. 34 TÜV Italia Journal FOCUS: Innovazione, l’era digitale trasforma il quotidiano