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Seminari INTFormatevi 2012
       “Focus Cina e Giappone:
    diversità culturale e business”

          Prof. Franco Mazzei

          ICE Roma, 24.5.2012


        (Selezione slides, prima parte, sez. a)
Moduli
• 1. – La gestione della diversità culturale nel
  business
• 2. - Il mondo sinico-confuciano: la civiltà cinese
  e la variante nipponica.
• 3. – Comparazione delle “variabili interculturali”: i
  valori fondamentali dell’Occidente e del mondo
  confuciano
• 4. – Effetti delle variabili culturali sul
  management (piano giuridico, leadership,
  processo decisionale, relazioni industriali)
• 5. – Comunicazione e negoziazione: strategie,
  approcci e stili
• 6. – La negoziazione interculturale, con
  riferimento specifico alla Cina e al Giappone.
Modulo 1
    La gestione della diversità
       culturale nel business

Interculturalià e operatore cross-cultural
Situazioni di interculturalità
- La fine del bipolarismo, la globalizzazione, la
rivoluzione informatica e i crescenti flussi migratori
hanno favorito la diffusione di
              situazioni interculturali:
cioè, processi comunicativi che coinvolgono due o
più contesti culturali diversi.
- Oggi tali situazioni sono sempre più frequenti a
livello interpersonale, nel business, in diplomazia.
- Necessità, quindi, di disporre di uomini d’affari,
manager,diplomaci ecc. in grado di affrontare
adeguatamente problemi di natura interculturale.
Il manager inter-culturale (cross-cultural)
deve saper gestire i fattori culturali propri e della
controparte. Questi, infatti - agendo come software
mentali che una volta attivati funzionano
automaticamente - condizionano:
a) i principali contesti del business, vale a dire i
rapporti “face to face” (interpersonali), tra
azienda e azienda e tra azienda e cliente;
b) le aree fondamentali del management: i valori,
lo stile, la perfomance e l’organiz-zazione.
Importanza della cultura in
differenti contesti di business




                                  6
Comparazione tra Occidente e Asia
     in 4 aree manageriali




        PROCESSO DECISONALE
• Valori fondamentali
INDIVIDUALAISMO↔ COMUNITARISMO
       LEGALISMO ↔ FIDUCIA
CONTRAPPOSIZIONE ↔ COMPROMESSO
         ANALISI ↔ OLISMO

      2) Stile manageriale
    RAZIONALE ↔ RELAZIONALE
    STRUTTURATO ↔ FLESSIBILE
      DIRETTIVO ↔ ADATTIVO
       FARE ↔ COMPRENDERE
3) Azione
  DI BREVE TERMINE↔ DI LUNGO TERMINE
      CONTROLLO ↔ RISORSE UMANE
      CONFLITTUALE ↔ COOPERATIVA
FOCALIZZATA SUL PRODOTTO↔ SUL CLIENTE

           4) Organizzazione
        FORMALE↔ INFORMALE
     FRAMMENTATA↔ GENERALISTA
       GERARCHICA ↔ INTEGRATA
      IMPERATIVA ↔ COOPERATIVA
Nuovo approccio manageriale
- L’approccio tradizionale, noto come Practical
school of management thought, sosteneva che
il comportamento manageriale è universale, per
cui un buon manager di New York lo sarà anche
a Hong Kong.
- La nuova scuola, detta Cross-cultural school
of management, sostiene invece che il
comportamento manageriale è funzione di una
specifica cultura.
- Spesso le culture similari sono classificate in
gruppi (clusters): es. culture confuciane, culture
Anche nelle MPI…
 Le competenze per gestire la diversità culturale
sono necessarie anche nelle PMI, in cui la
medesima persona si trova talvolta a svolgere
le funzioni di CEO, di addetto alle risorse
umane, di responsabile del marketing…
Spesso la prosperità delle PMI dipende dalla
capacità di utilizzare “nicchie” ricavate negli
interstizi della globalizzazione economica.
            “TODAY, ALL BUSINESS
        IS INTERNATONAL BUSINESS”
Nel corso del seminario useremo una serie di
“variabili interculturali” con cui metteremo a
confronto le connotazioni culturali occidentali
con quelle dell’Asia confuciana .
Che cosa è la Cultura?
  Un insieme di valori, credenze, norme e istituzioni
     specifico di un determinato gruppo umano.
Rappresentata con la metafora dell’iceberg, la
cultura è costituita da:
• COMPORTAMENTI (la parte esterna: ciò che
vediamo, sentiamo, le nostre azioni ecc.)
• NORME (le regole sociali) e VALORI (idee,
credenze, abitudini cui un gruppo è legato). N.B.
Le norme trasformano i valori in comportamenti.
• ASSUNTI DI BASE (derivanti dai bisogni
umani, una sorta di “DNA mentale” degli
individui e delle organizzazioni).
CULTURA: metafora dell’iceberg

       Prodotti culturali
                                    Ciò che possiamo
                                    vedere e sentire =
                                    COMPORTAMENTI
     Linguaggio verbale e non
              verbale
              Simboli
         Significati simbolici          Ciò che è
              Credenze                  nascosto
              Tradizioni
               Norme
               Valori


           Bisogni umani                 ASSUNTI



                    Fonte: Mazzei e Ting-Toomey, 2007
Two icebergs meet”

        Behaviour                     Behaviour

Artefacts       Practices     Artefacts       Practices




   Values           Beliefs      Values           Beliefs

            Norms                         Norms




Universal human needs         Universal human needs
Norme
        Valori                       Atteggiamenti
                             Valutazioni positive o
Idee, credenze e abitudini   negative, sentimenti e
a cui la gente è             tendenze che la gente ha nei
emozionalmente legata        confronti di oggetti o
                             concetti.
  •   Libertà                    •   Tempo
  •   Appartenza                 •   Lavoro
  •   Onestà                     •   Cambiamento cult.



                             ↓
                Comportamenti
                                                            F.Mazzei
                                                            ICE 2011
DINAMICA DI INTERIORIZZAZIONE
            Bisogni umani (assunti di base)
                          ↓                 F. Mazzei
                        Valori
                          ↓
                       Norme
                          ↓
                    Atteggiamenti
                          ↓
                   Comportamenti
La cultura può essere vista come un insieme di
software mentali che una volta attivati agiscono
autonomamente, portando all’etnocentismo:
la credenza che la propria cultura sia superiore a quella
degli altri.
*What is Culture?

Set of values, beliefs, rules and institutions held by
             a specific group of people


   Ethnocentricity              Cultural literacy
   Belief that one’s own       Detailed knowledge of a
  ethnic group or culture       culture that enables a
   is superior to that of         person to function




X                                                √
           others                effectively within it
Si comprende che, a seconda delle culture nazionali,
     cambi la priorità dei valori culturali di base.
     USA             GIAPPONE             PAESI ARABI
 Libertà         Appartenenza al         Sicurezza
individuale      gruppo                  familiare
Indipendenza     Armonia di gruppo Armonia
                                         familiare
Fiducia in sé    Senso della             Guida parentale
                 comunità
Eguaglianza      Anzianità nel           Età
                 gruppo
E questi valori vanno conosciuti perché condizionano la
comunicazione interculturale a tutti i livelli e in tutti gli
ambiti.
                                                           18
Oltre che dalla cultura nazionale, il
business può essere condizionato dalla
cosiddetta cultura aziendale.
Ad esempio, ci si aspetta che i dipendenti
della PepsiCo siano “allegri, positivi,
entusiasti e ottimisti”; e che invece quelli
della Ford mostrino “fiducia in sè stessi,
assertività e machismo”. Analogamente, ci si
aspetta che il manager giapponese sia
metodico e prevedibile, quanto un italiano
creativo e approssimativo…            F. Mazzei, 2011
Al fine di evitare “errori culturali”, che oggi sono
la causa più frequente di fallimenti aziendali,
l’operatore interculturale deve disporre di:
1) Skill-set: un insieme di conoscenze pratiche che
gli permetta di comportarsi in modo appropriato
nella specifica situazione interculturale.
Le skills necessarie sono professionali
(conoscenze tecniche ed esperienze internazionali);
 personali (predisposizione ad apprendere mista a
curiosità per il nuovo), comportamentali.
Tra queste ultime, fondamentale è la cultural
literacy.
2) Un particolare tipo di mind-set:
Cioèun atteggiamento mentale che consenta:
a) il riconoscimento della differenza e
b) un atteggiamento positivo nei confronti di
  essa.

 Per quanto concerne il mind-set, vi sono
 varie tecniche per valutare il grado di
 sensibilità interculturale del singolo
 operatore. Molto diffusa è quelle di
 Bennet.
6 stadi della sensibilità interculturale
              (Milton Bennet)
       A) Fasi etnocentriche:
    4.Negazione → 2. Difesa →
         3. Minimizzazione
        B) Fasi etnorelative:
4. Accettazione → 5. Adattamento →
           6. Integrazione
FASI ETNOCENTRICHE
Negazione: l’incapacità di vedere le
diversità culturali
Difesa: scatta quando il “diverso” comincia
a far paura. Si riconosce la diversità
culturale, in genere vista però
negativamente
Minimizzazione: accettazione superficiale
delle diversità, nella convinzione che
      “… in fondo sono simili a noi”).
Negazione
Si associa la differenza a una categoria
indifferenziata di alterità (“stranieri”,
“immigrati”). Con pochissime conoscenze, si
ricorre a stereotipi anche senza l’intenzione di
denigrare.
Chi è in negazione non cerca di proposito il
conflitto: se però ci si sente “invasi” dalla
differenza, normalmente ci si sposta nella fase di
difesa.
Difesa
Tutto ciò che è diverso è negativo;
sentimento dominante è la paura dell’
“Altro”.
La difesa può assumere tre forme:
 - denigrazione,
 - senso di superiorità,
 - difesa al contrario (si denigra la
propria cultura in favore dell’altra).
<
            Minimizzazione
“… in fondo sono simili a noi…”, le
differenze considerate secondarie, aspetti di
folklore…
Su questa idea si basano le religioni
universalistiche, le grandi rivelazioni
escatologiche; ma anche molte iniziative
missionarie e di cooperazione internazionale,
nonché alcune MultiNazionali che “ancora
hanno approccio etnocentrico nei confronti
delle loro interfacce all’estero.
Il cambio di prospettiva
 dall’etnocentrismo all’etnorelativismo
Si ha quando ci si rende conto che anche
la nostra è una cultura, non la cultura.
Cioè quando si ha la consapevolezza che
la nostra è la cultura attraverso la quale gli
altri ci identificano e si relazionano con
noi.
Fasi etnorelative:
        La nostra è una cultura…
Accettazione: la capacità di riconoscere ed
apprezzare le differenze culturali nel loro
contesto specifico
Adattamento: la capacità di vedere le
categorie culturali in modo flessibile e,
quindi, di comunicare con maggiore
competenza
Integrazione: la capacità di muoversi
facilmente tra prospettive multiple (fase
difficilmente raggiungibile) .
L’IMPASSE RELATIVISTICA
Frequente in questa fase è l’impasse
relativistica:
se ogni comportamento o valore è accettabile
all’interno di un contesto specifico, allora come
orientare il proprio spirito critico?
Fino a che punto accettare fenomeni che non si
condividono?
A questo riguardo, è utile distinguere tra
accettazione dei comportamenti diversi e
accettazione dei valori diversi.
ù

 Relativismo comportamentale
Si accettano comportamenti diversi
non come discostamento dalla
propria cultura ma semplicemente
come espressioni reali di un diverso
modo di essere delle persone.
Si comprende la relatività dei fenomeni
culturali senza sentirsi in obbligo di
giudicarli.
→ Marcata curiosità e assenza di
Relativismo valoriale
Ad uno stadio più avanzato di sensibilità
cross-cultural si ha la capacità di accettare
valori e assunti diversi, pervenendo al
cuore della competenza interculturale.
→ Noi non “abbiamo” valori ma li “creiamo”.
A questo stadio la cultura non è più un dato
ma un flusso in continua evoluzione: siamo
noi ad organizzare (= costruire) la realtà.

N.B. Accettare la diversità non significa
rinunciare alla propria identità.
Adattamento alla diversità
• Nella difficile fase di adattamento importante è
l’utilizzo dell’empatia. A differenza della simpatia
alla cui base v’è la ricerca di diversità, alla base
dell’empatia c’è il voler conoscere la mappa
mentale dell’Altro.
* La simpatia parte dall’assunto della similarità di
base, per cui ciascuno degli interlocutori interpreta
l’Altro sulla base del proprio modello culturale.


                           i
L’adattamento empatico

                 L’EMPATIA
                non è simpatia
             non è assimilazione
       non è essere d’accordo con…
E’ invece partecipazione nell’esperienza
emotiva cognitiva dell’Altro, sospendendo
il sé e ristabilendolo dopo l’esperienza
empatica.
- Dilemmi morali
Come risolvere l’impasse relativistica (fino a che
punto accettare fenomeni che non si
condividono)?
 Cioè, come è possibile avere sensibilità culturale
senza rinunciare alla propria identità?
Per riconciliare questo tipo di dilemmi morali, che
si pongono già nella fase dell’accettazione (con la
cosiddetta “paralisi relativistica”), utile è il
“continuum etico e cognititivo” di William
Perry, costituito da una graduale apertura
etnorelativistica del proprio atteggiamento
mentale rispetto alla diversità.
-“Continuum etico e cognititivo”

                   di William Perry
-   Dualismo (buono/cattivo, giusto/sbagliato)
-    Molteplicità (tutto è possibile e io no so
    bene dove sto)
-   Relativismo contestuale (dipende dalla
    percezione condivisa della situazione)
-   Relativismo impegnato (tra le tante opzioni
    possibili scelgo quella che in questa
    circostanza mi sembra la più appropriata)
- TEST
“Andreste a protestare contro la guerra?”

- No, non è giusto, è antipatriottico.
- Tutti hanno ragioni differenti, io manifesto per
solidarietà.
- Questa guerra è ingiusta.
- Dipende dal contesto della manifestazione (chi la
organizza, le forme di protesta, gli obiettivi…).
- Sì, è giusto perché la guerra è sempe sbagliata.
- Partecipo in questo contesto, ma rispetto chi ritiene
di non farlo.
Shock culturale: 4 stadi
1) Stadio delle “grandi aspettative”: fase di
   pianificazione con ottimismo rispetto alla nuova
   cultura;
2) del “tutto è bello”: all’inizio tutto sembra
   meraviglioso;
3) del “tutto è brutto”: frustrazione sotto forma di
   conflitto (si dileggia il paese ospitante), di fuga (si
   vuole tornare a casa), di filtro (negazione,
   esaltazione del paese d’origine, assimilazione della
   nuova cultura rifiutando la “propria”), di
   flessibilità che porta allo stadio finale.
4) del “tutto (o quasi) è ok”: inizia l’accettazione di
   sé e degli altri.
La doppia curva di stress (cultural shock) ►




   Fonte: Castiglioni, p. 114
Seminari INTFormatevi 2012
           “Focus Cina e Giappone:
        diversità culturale e business”

                 Modulo 2
      Il mondo sinico-confuciano:
la civiltà cinese e la variante nipponica.
                Franco Mazzei
ASIA CONFUCIANA: Cina, Corea, Giappone, Vietnam




                                              40
La civiltà confuciana
Nata nel bacino del Fiume Giallo, la civiltà
sinica o confuciana si è diffusa dalla Cina in
Corea, in Giappone e in Vietnam.
Elementi culturali unificanti sono stati:
1) scrittura ideografica cinese ►
2) Confucianesimo ►

La cultura giapponese è la variante più
importante della civiltà sinica.

                                                 41
INTEGRAZIONE CULTURALE DELL’ASIA
CONFUCIANA: GLI IDEOGRANNI CINESI
  “trasmettitori di idee e conoscenze”
Il Confucianesimo

- E’ codice etico fondamentale della Cina, della
Corea, del Giappone e del Vietnam, valido
ancora oggi. Un inieme di norme morali che
regolano il comportamento dell’uomo in
quanto membro di un gruppo (famiglia,
villaggio, azienda, Stato) in modo da garantirne
lo sviluppo ordinato e armonico.
- Sulla famiglia sono modellati Stato e Società,
l’impresa.
- Concetti fondamentali: gerarchia,
meritocrazia, comunitarismo e armonia.
Li & Mianzi & Guanxi
       理         面子          关系
    TRE CONCETTI FONDAMENTALI
LI (riti), norme di comportamento basate
sulla persusione morale: il controllo etico è la
vergogna, quindi bisogna assolutamente
evitare di perdere la faccia (mianzi).
► “No mianzi, no identity”.
La “faccia” è collegata alle guanxi (connes-
sioni personali) basate sulla reciproca fiducia.
► “No guanzi, no business”.
                                        F. Mazzei
Due virtù fondamentali:
        - pietà filiale 孝 xiao
            - lealtà 忠     zhong
- In Cina, la virtù primaria è la pietà filiale.
La lealtà è l’equivalente della pietà filiale nelle
relazioni non familiari.
-In Giappone, la virtà più importante è
invece la “lealtà”…
Questa diversità si ripercuote anche sul modello
di capilismo:
- Capitalismo comunitaristico (Giappone)
- Capitalismo familistico (Cina)
                                     F. Mazzei, 2012
Fattore geopolitico essenziale della Cina:
      CENTRALITA’→ vulnerabilità + universalismo


   ZHONG GUO                    Immensità della Cina:
 “Paese del Centro”             2) Il territorio,
                                3) l’uomo,
                                4) Il tempo.


   CINA: da “QIN”
Prima dinastia imperiale
Grande Muraglia: segno di
potenza e di vulnerabilità.




                 Due ossessioni geopolitiche:
              divisione interna, minaccia esterna.
Non-Chinese
buffer regions


                 Chinese
                 heartland
I tre fiumi
Della Cina
“IL GRANDE INCONTRO”, XVI sec.
Mondo mediterraneo e Mondo sinico
Incontro illuminante tra gesuiti e mandarini.
    L’Europa con meraviglia scopre una
        grande civiltà svipuppatasi
     prima e fuori del mondo biblico…

   Sinofili (Voltaire, fisiocratici e libertini)
   e sinofobi (Montesquieu, Rousseau…)
                   - Cineserie
           - La nascita della Sinologia
   - “Il Collegio dei Cinesi” di Napoli (1732)
     oggi Università degli studi “L’Orientale
*“Questione dei riti”: perdita della Cina

     Dall’esaltazione al disprezzo
   L’Oriente: un Occidente primitivo
 La Cina: una mummia imbalsamata…
                   ***
              Nel XIX sec.
    è l’India che affascina l’Europa
Terzo incontro (XIX sec.): l’Impero del Centro assediato
Con le Guerre dell’Oppio (metà del XIX sec.)
     entra nel “secolo dell’umiliazione”

                     Il secolo della umiliazione
                     si conclude nel 1949 con la
                     proclamazione della RPC
                     da parte di MAO.
                     Ma le ferite non erano
                     rimarginate: permaneva
                     un acuto senso di
                     vulnerabilità geopolitica e
                     un profondo rancore nei
                     confronti del Giappone,
Oggi assistiamo ad un mutamento
epocale:
lo straordinario sviluppo economico
dell’Asia confuciana, innescato dal
Giappone che negli anni ’90 ha ceduto il
testimone della crescita alla Cina,
divenuta la locomotiva dell’economia
mondiale.
► La “transizione del potere” in atto sta
modificando anche la geopolitica mondiale,
ponendo fine alla secolare egemonia
occidentale.                   F. Mazzei,
                            2011
Paese del
                                “Sol Levante”


                         Fattore essenziale:
                          INSULARITA’

                           Percezione della
                               Diversità
                                   ▼
                       Particolarismo culturale




Psicologia del secondo ►KAIZEN ►FITNESS
Confucianesimo + Shintoismo
In Giappone il substrato è costituito dallo
Shintoismo, religione autctona.
►Religione della natura sacralizzata sotto
forma di KAMI, semplicistica dal punto di
vista etico, priva di escatologia.
Al vertice del pantheon c’è AMATERASU,
antenata del TENNŌ che rappresenta il
paradigma della specificità culturale del
Giappone ►particolarismo culturale.
*GEOPOLITICA del Giappone
- La cultura giapponese è la variante più significativa
della civiltà sinico-confuciana. La sua storia è un
succedersi di “aperture” e di “chiusure” al mondo
esterno.
- Carattere geopolitico centrale: insularità.
- Dotato di una straordinaria fitness, il Giappone ha
saputo rispondere alle tante challenges poste:
- sia dalla natura (telluricità del suolo, tsunami,
tifoni, marginalità geografica…)
- sia dalla vicinanza della grande civiltà sinica
→ Particolarismo culturale
    Psicologia del secondo: KAIZEN          F.. Mazzei, 2012
Lo sviluppo asiatico inizia con il
     miracolo giapponese
         (1946-1990)
Dall’olocausto atomico a locomotiva
       dell’economia mondiale
Le tre ondate dello sviluppo asiatico
•Nel 1967, il Giappone diventa la seconda
 economia capitalistica. Negli anni ’70 e ’80,
 promuove lo sviluppo delle “4 tigri asiatiche”:
 Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Hong Kong
 (prima ondata).
•Poi è il turno delle NIEs (Newly Industrialized
 Economies) di seconda generazione, dette anche
 “ASEAN 4”: Thailandia, Malyasia, Indonesia e
 Filippine (seconda ondata).
•La terza ondata riguarda la Cina, seguita poi
 dall’India (i due giganti demografici).
Due modelli esplicativi
Modello neoclassico, che si basa sulla
razionalità economica: la “mano invisibile” del
mercato
►Volo delle anatre selvatiche

Modello culturalista, che si basa sulle
caratteristiche culturali
►Stato confuciano sviluppista (ruolo
economico della “mano visibile” della burocrazia)
Late comers




                                   Japan

                        4 Tigers
              ASEAN 4
1950s   1990s
LA CINA SCOMPIGLIA IL VOLO…
       GIAPP.          4 TIGRI                  NIEs sec. gen.
                 (Hong Kong, Singapore,      (Malaysia, Indonesia)
                 Taiwan, Corea del Sud)      Thailandia, Filippine)
1950   Tessile
1960   Siderurgia        Tessile
1970   Cantieristica     Siderug.                 Tessile
         Auto            Pelli Calzat.
                       Prodotti legno
                                              Pelli e calzature
1980 Elettronica           Cantieristica    Prodotti legno (Indon.)
     Robotica                                       Tessile
                                               (filati e tessit.)
1990 Bio-industria         Ellettronica            Elettronica
     Informatica
     Nucleare
                           Auto
                           Informatica
                                                                      Cina
     Cosmesi
2000 Intelligenza artif.   Biotecnologie            Auto
2005 Nanotecnologie,       Semiconduttori
     Genoma umano          Robot                  Informatica
     Engineering                                                      F. Mazzei
STATO SVILUPPISTA CONFUCIANO
• Obiettivo prioritario: sviluppo economico.
2) Strategia EOI (Export Oriented Industriali-
zation), opposta a ISI (Import Substitution
Industrialization).
3) Stato “forte” (tendenzialmente autoritario)
4) Burocrazia efficiente e leale.
5) Stretta collaborazione tra Stato e mercato.
L’Accordo del Plaza, 1985

Scoppio della “bolla”
1991…

Fine della straordinaria
crescita del Giappone

            ↓
Lo “Stato sviluppista”
inadatto a gestire il “post-
sviluppo” e a rispondere
ai vincoli della
globalizzazione
Il Giappone oggi…
 Il secondo decennio del nuovo secolo si
presenta per il Sol Levante sotto cattivi
auspici. In politica interna, perdura la crisi
politica, l’economia continua a presentare
problemi sia per quanto riguarda i profitti
delle imprese che il mercato del lavoro…. A
tutto ciò si è aggiunto il triplice disastro
dell’11 marzo 2011.
Il Giappone mostra evidenti i segni della
Grande Crisi, dati soprattutto dal fatto di
essere un paese ormai largamente “de-
industrializzato” ma non ancora
Nonostante la crisi ìl Giappone è leader
nelle nanotecnologie, in settori high-tech e nella
delocalizzazone nel settore dell’elettronica.
Indiscussa la supremazia nella robotica. Due i settori
chiave: auto e produzione di beni strumentali.
Tre atouts eccezionali:
1) un capitale umano “unico” al mondo;
2) un sistema politico democratico e un sistema
sociale stabile;
3) un ambiente geografico favorevole
commercialmente.
Non mancano studiosi che ritengono che il
Giappone stia elaborando un nuovo modello di
sviluppo “post-crescita”,
                                        F. Mazzei

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Focus Cina e Giappone: diversità culturale e business (parte 1)

  • 1. Seminari INTFormatevi 2012 “Focus Cina e Giappone: diversità culturale e business” Prof. Franco Mazzei ICE Roma, 24.5.2012 (Selezione slides, prima parte, sez. a)
  • 2. Moduli • 1. – La gestione della diversità culturale nel business • 2. - Il mondo sinico-confuciano: la civiltà cinese e la variante nipponica. • 3. – Comparazione delle “variabili interculturali”: i valori fondamentali dell’Occidente e del mondo confuciano • 4. – Effetti delle variabili culturali sul management (piano giuridico, leadership, processo decisionale, relazioni industriali) • 5. – Comunicazione e negoziazione: strategie, approcci e stili • 6. – La negoziazione interculturale, con riferimento specifico alla Cina e al Giappone.
  • 3. Modulo 1 La gestione della diversità culturale nel business Interculturalià e operatore cross-cultural
  • 4. Situazioni di interculturalità - La fine del bipolarismo, la globalizzazione, la rivoluzione informatica e i crescenti flussi migratori hanno favorito la diffusione di situazioni interculturali: cioè, processi comunicativi che coinvolgono due o più contesti culturali diversi. - Oggi tali situazioni sono sempre più frequenti a livello interpersonale, nel business, in diplomazia. - Necessità, quindi, di disporre di uomini d’affari, manager,diplomaci ecc. in grado di affrontare adeguatamente problemi di natura interculturale.
  • 5. Il manager inter-culturale (cross-cultural) deve saper gestire i fattori culturali propri e della controparte. Questi, infatti - agendo come software mentali che una volta attivati funzionano automaticamente - condizionano: a) i principali contesti del business, vale a dire i rapporti “face to face” (interpersonali), tra azienda e azienda e tra azienda e cliente; b) le aree fondamentali del management: i valori, lo stile, la perfomance e l’organiz-zazione.
  • 6. Importanza della cultura in differenti contesti di business 6
  • 7. Comparazione tra Occidente e Asia in 4 aree manageriali PROCESSO DECISONALE
  • 8. • Valori fondamentali INDIVIDUALAISMO↔ COMUNITARISMO LEGALISMO ↔ FIDUCIA CONTRAPPOSIZIONE ↔ COMPROMESSO ANALISI ↔ OLISMO 2) Stile manageriale RAZIONALE ↔ RELAZIONALE STRUTTURATO ↔ FLESSIBILE DIRETTIVO ↔ ADATTIVO FARE ↔ COMPRENDERE
  • 9. 3) Azione DI BREVE TERMINE↔ DI LUNGO TERMINE CONTROLLO ↔ RISORSE UMANE CONFLITTUALE ↔ COOPERATIVA FOCALIZZATA SUL PRODOTTO↔ SUL CLIENTE 4) Organizzazione FORMALE↔ INFORMALE FRAMMENTATA↔ GENERALISTA GERARCHICA ↔ INTEGRATA IMPERATIVA ↔ COOPERATIVA
  • 10. Nuovo approccio manageriale - L’approccio tradizionale, noto come Practical school of management thought, sosteneva che il comportamento manageriale è universale, per cui un buon manager di New York lo sarà anche a Hong Kong. - La nuova scuola, detta Cross-cultural school of management, sostiene invece che il comportamento manageriale è funzione di una specifica cultura. - Spesso le culture similari sono classificate in gruppi (clusters): es. culture confuciane, culture
  • 11. Anche nelle MPI… Le competenze per gestire la diversità culturale sono necessarie anche nelle PMI, in cui la medesima persona si trova talvolta a svolgere le funzioni di CEO, di addetto alle risorse umane, di responsabile del marketing… Spesso la prosperità delle PMI dipende dalla capacità di utilizzare “nicchie” ricavate negli interstizi della globalizzazione economica. “TODAY, ALL BUSINESS IS INTERNATONAL BUSINESS” Nel corso del seminario useremo una serie di “variabili interculturali” con cui metteremo a confronto le connotazioni culturali occidentali con quelle dell’Asia confuciana .
  • 12. Che cosa è la Cultura? Un insieme di valori, credenze, norme e istituzioni specifico di un determinato gruppo umano. Rappresentata con la metafora dell’iceberg, la cultura è costituita da: • COMPORTAMENTI (la parte esterna: ciò che vediamo, sentiamo, le nostre azioni ecc.) • NORME (le regole sociali) e VALORI (idee, credenze, abitudini cui un gruppo è legato). N.B. Le norme trasformano i valori in comportamenti. • ASSUNTI DI BASE (derivanti dai bisogni umani, una sorta di “DNA mentale” degli individui e delle organizzazioni).
  • 13. CULTURA: metafora dell’iceberg Prodotti culturali Ciò che possiamo vedere e sentire = COMPORTAMENTI Linguaggio verbale e non verbale Simboli Significati simbolici Ciò che è Credenze nascosto Tradizioni Norme Valori Bisogni umani ASSUNTI Fonte: Mazzei e Ting-Toomey, 2007
  • 14. Two icebergs meet” Behaviour Behaviour Artefacts Practices Artefacts Practices Values Beliefs Values Beliefs Norms Norms Universal human needs Universal human needs
  • 15. Norme Valori Atteggiamenti Valutazioni positive o Idee, credenze e abitudini negative, sentimenti e a cui la gente è tendenze che la gente ha nei emozionalmente legata confronti di oggetti o concetti. • Libertà • Tempo • Appartenza • Lavoro • Onestà • Cambiamento cult. ↓ Comportamenti F.Mazzei ICE 2011
  • 16. DINAMICA DI INTERIORIZZAZIONE Bisogni umani (assunti di base) ↓ F. Mazzei Valori ↓ Norme ↓ Atteggiamenti ↓ Comportamenti La cultura può essere vista come un insieme di software mentali che una volta attivati agiscono autonomamente, portando all’etnocentismo: la credenza che la propria cultura sia superiore a quella degli altri.
  • 17. *What is Culture? Set of values, beliefs, rules and institutions held by a specific group of people Ethnocentricity Cultural literacy Belief that one’s own Detailed knowledge of a ethnic group or culture culture that enables a is superior to that of person to function X √ others effectively within it
  • 18. Si comprende che, a seconda delle culture nazionali, cambi la priorità dei valori culturali di base. USA GIAPPONE PAESI ARABI Libertà Appartenenza al Sicurezza individuale gruppo familiare Indipendenza Armonia di gruppo Armonia familiare Fiducia in sé Senso della Guida parentale comunità Eguaglianza Anzianità nel Età gruppo E questi valori vanno conosciuti perché condizionano la comunicazione interculturale a tutti i livelli e in tutti gli ambiti. 18
  • 19. Oltre che dalla cultura nazionale, il business può essere condizionato dalla cosiddetta cultura aziendale. Ad esempio, ci si aspetta che i dipendenti della PepsiCo siano “allegri, positivi, entusiasti e ottimisti”; e che invece quelli della Ford mostrino “fiducia in sè stessi, assertività e machismo”. Analogamente, ci si aspetta che il manager giapponese sia metodico e prevedibile, quanto un italiano creativo e approssimativo… F. Mazzei, 2011
  • 20. Al fine di evitare “errori culturali”, che oggi sono la causa più frequente di fallimenti aziendali, l’operatore interculturale deve disporre di: 1) Skill-set: un insieme di conoscenze pratiche che gli permetta di comportarsi in modo appropriato nella specifica situazione interculturale. Le skills necessarie sono professionali (conoscenze tecniche ed esperienze internazionali); personali (predisposizione ad apprendere mista a curiosità per il nuovo), comportamentali. Tra queste ultime, fondamentale è la cultural literacy.
  • 21. 2) Un particolare tipo di mind-set: Cioèun atteggiamento mentale che consenta: a) il riconoscimento della differenza e b) un atteggiamento positivo nei confronti di essa. Per quanto concerne il mind-set, vi sono varie tecniche per valutare il grado di sensibilità interculturale del singolo operatore. Molto diffusa è quelle di Bennet.
  • 22. 6 stadi della sensibilità interculturale (Milton Bennet) A) Fasi etnocentriche: 4.Negazione → 2. Difesa → 3. Minimizzazione B) Fasi etnorelative: 4. Accettazione → 5. Adattamento → 6. Integrazione
  • 23. FASI ETNOCENTRICHE Negazione: l’incapacità di vedere le diversità culturali Difesa: scatta quando il “diverso” comincia a far paura. Si riconosce la diversità culturale, in genere vista però negativamente Minimizzazione: accettazione superficiale delle diversità, nella convinzione che “… in fondo sono simili a noi”).
  • 24. Negazione Si associa la differenza a una categoria indifferenziata di alterità (“stranieri”, “immigrati”). Con pochissime conoscenze, si ricorre a stereotipi anche senza l’intenzione di denigrare. Chi è in negazione non cerca di proposito il conflitto: se però ci si sente “invasi” dalla differenza, normalmente ci si sposta nella fase di difesa.
  • 25. Difesa Tutto ciò che è diverso è negativo; sentimento dominante è la paura dell’ “Altro”. La difesa può assumere tre forme: - denigrazione, - senso di superiorità, - difesa al contrario (si denigra la propria cultura in favore dell’altra).
  • 26. < Minimizzazione “… in fondo sono simili a noi…”, le differenze considerate secondarie, aspetti di folklore… Su questa idea si basano le religioni universalistiche, le grandi rivelazioni escatologiche; ma anche molte iniziative missionarie e di cooperazione internazionale, nonché alcune MultiNazionali che “ancora hanno approccio etnocentrico nei confronti delle loro interfacce all’estero.
  • 27. Il cambio di prospettiva dall’etnocentrismo all’etnorelativismo Si ha quando ci si rende conto che anche la nostra è una cultura, non la cultura. Cioè quando si ha la consapevolezza che la nostra è la cultura attraverso la quale gli altri ci identificano e si relazionano con noi.
  • 28. Fasi etnorelative: La nostra è una cultura… Accettazione: la capacità di riconoscere ed apprezzare le differenze culturali nel loro contesto specifico Adattamento: la capacità di vedere le categorie culturali in modo flessibile e, quindi, di comunicare con maggiore competenza Integrazione: la capacità di muoversi facilmente tra prospettive multiple (fase difficilmente raggiungibile) .
  • 29. L’IMPASSE RELATIVISTICA Frequente in questa fase è l’impasse relativistica: se ogni comportamento o valore è accettabile all’interno di un contesto specifico, allora come orientare il proprio spirito critico? Fino a che punto accettare fenomeni che non si condividono? A questo riguardo, è utile distinguere tra accettazione dei comportamenti diversi e accettazione dei valori diversi.
  • 30. ù Relativismo comportamentale Si accettano comportamenti diversi non come discostamento dalla propria cultura ma semplicemente come espressioni reali di un diverso modo di essere delle persone. Si comprende la relatività dei fenomeni culturali senza sentirsi in obbligo di giudicarli. → Marcata curiosità e assenza di
  • 31. Relativismo valoriale Ad uno stadio più avanzato di sensibilità cross-cultural si ha la capacità di accettare valori e assunti diversi, pervenendo al cuore della competenza interculturale. → Noi non “abbiamo” valori ma li “creiamo”. A questo stadio la cultura non è più un dato ma un flusso in continua evoluzione: siamo noi ad organizzare (= costruire) la realtà. N.B. Accettare la diversità non significa rinunciare alla propria identità.
  • 32. Adattamento alla diversità • Nella difficile fase di adattamento importante è l’utilizzo dell’empatia. A differenza della simpatia alla cui base v’è la ricerca di diversità, alla base dell’empatia c’è il voler conoscere la mappa mentale dell’Altro. * La simpatia parte dall’assunto della similarità di base, per cui ciascuno degli interlocutori interpreta l’Altro sulla base del proprio modello culturale. i
  • 33. L’adattamento empatico L’EMPATIA non è simpatia non è assimilazione non è essere d’accordo con… E’ invece partecipazione nell’esperienza emotiva cognitiva dell’Altro, sospendendo il sé e ristabilendolo dopo l’esperienza empatica.
  • 34. - Dilemmi morali Come risolvere l’impasse relativistica (fino a che punto accettare fenomeni che non si condividono)? Cioè, come è possibile avere sensibilità culturale senza rinunciare alla propria identità? Per riconciliare questo tipo di dilemmi morali, che si pongono già nella fase dell’accettazione (con la cosiddetta “paralisi relativistica”), utile è il “continuum etico e cognititivo” di William Perry, costituito da una graduale apertura etnorelativistica del proprio atteggiamento mentale rispetto alla diversità.
  • 35. -“Continuum etico e cognititivo” di William Perry - Dualismo (buono/cattivo, giusto/sbagliato) - Molteplicità (tutto è possibile e io no so bene dove sto) - Relativismo contestuale (dipende dalla percezione condivisa della situazione) - Relativismo impegnato (tra le tante opzioni possibili scelgo quella che in questa circostanza mi sembra la più appropriata)
  • 36. - TEST “Andreste a protestare contro la guerra?” - No, non è giusto, è antipatriottico. - Tutti hanno ragioni differenti, io manifesto per solidarietà. - Questa guerra è ingiusta. - Dipende dal contesto della manifestazione (chi la organizza, le forme di protesta, gli obiettivi…). - Sì, è giusto perché la guerra è sempe sbagliata. - Partecipo in questo contesto, ma rispetto chi ritiene di non farlo.
  • 37. Shock culturale: 4 stadi 1) Stadio delle “grandi aspettative”: fase di pianificazione con ottimismo rispetto alla nuova cultura; 2) del “tutto è bello”: all’inizio tutto sembra meraviglioso; 3) del “tutto è brutto”: frustrazione sotto forma di conflitto (si dileggia il paese ospitante), di fuga (si vuole tornare a casa), di filtro (negazione, esaltazione del paese d’origine, assimilazione della nuova cultura rifiutando la “propria”), di flessibilità che porta allo stadio finale. 4) del “tutto (o quasi) è ok”: inizia l’accettazione di sé e degli altri.
  • 38. La doppia curva di stress (cultural shock) ► Fonte: Castiglioni, p. 114
  • 39. Seminari INTFormatevi 2012 “Focus Cina e Giappone: diversità culturale e business” Modulo 2 Il mondo sinico-confuciano: la civiltà cinese e la variante nipponica. Franco Mazzei
  • 40. ASIA CONFUCIANA: Cina, Corea, Giappone, Vietnam 40
  • 41. La civiltà confuciana Nata nel bacino del Fiume Giallo, la civiltà sinica o confuciana si è diffusa dalla Cina in Corea, in Giappone e in Vietnam. Elementi culturali unificanti sono stati: 1) scrittura ideografica cinese ► 2) Confucianesimo ► La cultura giapponese è la variante più importante della civiltà sinica. 41
  • 42. INTEGRAZIONE CULTURALE DELL’ASIA CONFUCIANA: GLI IDEOGRANNI CINESI “trasmettitori di idee e conoscenze”
  • 43.
  • 44. Il Confucianesimo - E’ codice etico fondamentale della Cina, della Corea, del Giappone e del Vietnam, valido ancora oggi. Un inieme di norme morali che regolano il comportamento dell’uomo in quanto membro di un gruppo (famiglia, villaggio, azienda, Stato) in modo da garantirne lo sviluppo ordinato e armonico. - Sulla famiglia sono modellati Stato e Società, l’impresa. - Concetti fondamentali: gerarchia, meritocrazia, comunitarismo e armonia.
  • 45. Li & Mianzi & Guanxi 理 面子 关系 TRE CONCETTI FONDAMENTALI LI (riti), norme di comportamento basate sulla persusione morale: il controllo etico è la vergogna, quindi bisogna assolutamente evitare di perdere la faccia (mianzi). ► “No mianzi, no identity”. La “faccia” è collegata alle guanxi (connes- sioni personali) basate sulla reciproca fiducia. ► “No guanzi, no business”. F. Mazzei
  • 46. Due virtù fondamentali: - pietà filiale 孝 xiao - lealtà 忠 zhong - In Cina, la virtù primaria è la pietà filiale. La lealtà è l’equivalente della pietà filiale nelle relazioni non familiari. -In Giappone, la virtà più importante è invece la “lealtà”… Questa diversità si ripercuote anche sul modello di capilismo: - Capitalismo comunitaristico (Giappone) - Capitalismo familistico (Cina) F. Mazzei, 2012
  • 47. Fattore geopolitico essenziale della Cina: CENTRALITA’→ vulnerabilità + universalismo ZHONG GUO Immensità della Cina: “Paese del Centro” 2) Il territorio, 3) l’uomo, 4) Il tempo. CINA: da “QIN” Prima dinastia imperiale
  • 48. Grande Muraglia: segno di potenza e di vulnerabilità. Due ossessioni geopolitiche: divisione interna, minaccia esterna.
  • 49. Non-Chinese buffer regions Chinese heartland
  • 51. “IL GRANDE INCONTRO”, XVI sec. Mondo mediterraneo e Mondo sinico Incontro illuminante tra gesuiti e mandarini. L’Europa con meraviglia scopre una grande civiltà svipuppatasi prima e fuori del mondo biblico… Sinofili (Voltaire, fisiocratici e libertini) e sinofobi (Montesquieu, Rousseau…) - Cineserie - La nascita della Sinologia - “Il Collegio dei Cinesi” di Napoli (1732) oggi Università degli studi “L’Orientale
  • 52. *“Questione dei riti”: perdita della Cina Dall’esaltazione al disprezzo L’Oriente: un Occidente primitivo La Cina: una mummia imbalsamata… *** Nel XIX sec. è l’India che affascina l’Europa
  • 53. Terzo incontro (XIX sec.): l’Impero del Centro assediato
  • 54. Con le Guerre dell’Oppio (metà del XIX sec.) entra nel “secolo dell’umiliazione” Il secolo della umiliazione si conclude nel 1949 con la proclamazione della RPC da parte di MAO. Ma le ferite non erano rimarginate: permaneva un acuto senso di vulnerabilità geopolitica e un profondo rancore nei confronti del Giappone,
  • 55. Oggi assistiamo ad un mutamento epocale: lo straordinario sviluppo economico dell’Asia confuciana, innescato dal Giappone che negli anni ’90 ha ceduto il testimone della crescita alla Cina, divenuta la locomotiva dell’economia mondiale. ► La “transizione del potere” in atto sta modificando anche la geopolitica mondiale, ponendo fine alla secolare egemonia occidentale. F. Mazzei, 2011
  • 56. Paese del “Sol Levante” Fattore essenziale: INSULARITA’ Percezione della Diversità ▼ Particolarismo culturale Psicologia del secondo ►KAIZEN ►FITNESS
  • 57. Confucianesimo + Shintoismo In Giappone il substrato è costituito dallo Shintoismo, religione autctona. ►Religione della natura sacralizzata sotto forma di KAMI, semplicistica dal punto di vista etico, priva di escatologia. Al vertice del pantheon c’è AMATERASU, antenata del TENNŌ che rappresenta il paradigma della specificità culturale del Giappone ►particolarismo culturale.
  • 58. *GEOPOLITICA del Giappone - La cultura giapponese è la variante più significativa della civiltà sinico-confuciana. La sua storia è un succedersi di “aperture” e di “chiusure” al mondo esterno. - Carattere geopolitico centrale: insularità. - Dotato di una straordinaria fitness, il Giappone ha saputo rispondere alle tante challenges poste: - sia dalla natura (telluricità del suolo, tsunami, tifoni, marginalità geografica…) - sia dalla vicinanza della grande civiltà sinica → Particolarismo culturale Psicologia del secondo: KAIZEN F.. Mazzei, 2012
  • 59.
  • 60. Lo sviluppo asiatico inizia con il miracolo giapponese (1946-1990) Dall’olocausto atomico a locomotiva dell’economia mondiale
  • 61. Le tre ondate dello sviluppo asiatico •Nel 1967, il Giappone diventa la seconda economia capitalistica. Negli anni ’70 e ’80, promuove lo sviluppo delle “4 tigri asiatiche”: Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Hong Kong (prima ondata). •Poi è il turno delle NIEs (Newly Industrialized Economies) di seconda generazione, dette anche “ASEAN 4”: Thailandia, Malyasia, Indonesia e Filippine (seconda ondata). •La terza ondata riguarda la Cina, seguita poi dall’India (i due giganti demografici).
  • 62. Due modelli esplicativi Modello neoclassico, che si basa sulla razionalità economica: la “mano invisibile” del mercato ►Volo delle anatre selvatiche Modello culturalista, che si basa sulle caratteristiche culturali ►Stato confuciano sviluppista (ruolo economico della “mano visibile” della burocrazia)
  • 63. Late comers Japan 4 Tigers ASEAN 4
  • 64. 1950s 1990s
  • 65. LA CINA SCOMPIGLIA IL VOLO… GIAPP. 4 TIGRI NIEs sec. gen. (Hong Kong, Singapore, (Malaysia, Indonesia) Taiwan, Corea del Sud) Thailandia, Filippine) 1950 Tessile 1960 Siderurgia Tessile 1970 Cantieristica Siderug. Tessile Auto Pelli Calzat. Prodotti legno Pelli e calzature 1980 Elettronica Cantieristica Prodotti legno (Indon.) Robotica Tessile (filati e tessit.) 1990 Bio-industria Ellettronica Elettronica Informatica Nucleare Auto Informatica Cina Cosmesi 2000 Intelligenza artif. Biotecnologie Auto 2005 Nanotecnologie, Semiconduttori Genoma umano Robot Informatica Engineering F. Mazzei
  • 66. STATO SVILUPPISTA CONFUCIANO • Obiettivo prioritario: sviluppo economico. 2) Strategia EOI (Export Oriented Industriali- zation), opposta a ISI (Import Substitution Industrialization). 3) Stato “forte” (tendenzialmente autoritario) 4) Burocrazia efficiente e leale. 5) Stretta collaborazione tra Stato e mercato.
  • 67. L’Accordo del Plaza, 1985 Scoppio della “bolla” 1991… Fine della straordinaria crescita del Giappone ↓ Lo “Stato sviluppista” inadatto a gestire il “post- sviluppo” e a rispondere ai vincoli della globalizzazione
  • 68. Il Giappone oggi… Il secondo decennio del nuovo secolo si presenta per il Sol Levante sotto cattivi auspici. In politica interna, perdura la crisi politica, l’economia continua a presentare problemi sia per quanto riguarda i profitti delle imprese che il mercato del lavoro…. A tutto ciò si è aggiunto il triplice disastro dell’11 marzo 2011. Il Giappone mostra evidenti i segni della Grande Crisi, dati soprattutto dal fatto di essere un paese ormai largamente “de- industrializzato” ma non ancora
  • 69. Nonostante la crisi ìl Giappone è leader nelle nanotecnologie, in settori high-tech e nella delocalizzazone nel settore dell’elettronica. Indiscussa la supremazia nella robotica. Due i settori chiave: auto e produzione di beni strumentali. Tre atouts eccezionali: 1) un capitale umano “unico” al mondo; 2) un sistema politico democratico e un sistema sociale stabile; 3) un ambiente geografico favorevole commercialmente. Non mancano studiosi che ritengono che il Giappone stia elaborando un nuovo modello di sviluppo “post-crescita”, F. Mazzei

Notes de l'éditeur

  1. LI (riti), norme di comportamento basate sulla persusione moraleIt: il meccanimo di controllo etico è la vergogna e il dover evitare di perdere la faccia ( mianzi ). ► No mianzi , no identity. shi mianzi 失面子 &amp;quot;lose face&amp;quot;, gei mianzi 給面子 &amp;quot;give face”. “ Faccia” è collegata ai guanxi (connessioni personali) basate sulla reciproca fiducia. ► No guanzi , no business. A fundamental concept of Confucianism is LI , that we can translate with “rites”, ritualism. Confucius argued that “ritualism “ (behavior based on moral persuasion) is better than “legalism” (behavior based on punishment in case of illegal actions). Under laws people behave properly because they fear punishment; under rites people behave properly because they are a shamed and want to avoid losing the “face ” (face, in Chinese mianzi ). Losing face” is the worst thing that it could happen to a person in China, where “face&amp;quot; is a &amp;quot;strategy that protects self-respect, social status, individual identity…. In short, no face, no identity… Lin refers to liu mianzi 留面子 &amp;quot;grant face; give (someone) a chance to regain lost honor&amp;quot;, shi mianzi 失面子 &amp;quot;lose face&amp;quot;, zheng mianzi 爭面子 &amp;quot;fight for face; keeping up with the Joneses&amp;quot;, and gei mianzi 給面子 &amp;quot;give face”; show respect (for someone&apos;s feelings).&amp;quot; “ Face saving” activities are the rites that protect the individual&apos;s role in the “social network”. In Chinese, the word for social network is guanxi . In effect, it is impossible to understand Chinese &amp;quot;face&amp;quot; without introducing the related concept of guanxi (“relationship&amp;quot; or social networking). By the way, these personal connections, based on mutual trust, are essential for doing business in China: no guanxi, no business…
  2. For Confucius and his followers , the most important virtue is “filial piety”. Originally it was conceived as devotion and obedience to one’s parents – especially the father. Later, filial piety was extended to include one’s ancestor, hence the practice of ancestors worship (cult): offering to the dead burning incense, food and money… This practice can be performed only by the eldest son. So parents without a male heir are condemned to wander for all eternity like “hungry ghosts”… “ Loyalty” is the equivalent of filial piety but on a different plane, outside the biologicas family: for example, between ruler and minister and more generally in the administratove field. It is important to note that in Japan loyalty is more important than filial piety, because of the samurai tradition Even today, in Japan the loyalty to his/her own firm often is more important than filian piety.
  3. Chinese heartland Non-Chinese Buffer Regions