3. IL CALENDARIO
Informazioni sui biglietti:
www.comunalegiuseppeverdi.it - tel. 0434 247624
SINFONICA Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste
gi 22 settembre direttore Boris Brott
FESTA PACO DE LUCÌA
D’APERTURA
lu 26 settembre
SINFONICA Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste
gi 13 ottobre direttore Donato Renzetti
MUSICA Vinicio Capossela
lu 17 ottobre MARINAI, PROFETI E BALENE
PROSA Toni Servillo
lu 24, ma 25 SCONCERTO
ottobre
SINFONICA Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste
gi 27 ottobre direttore Paul Chiang
INTERAZIONI Alessandro Bergonzoni
ve 28 ottobre URGE
UNDER 12 Il baule volante
do 30 ottobre ATTENTO PIERINO... ARRIVA IL LUPO!
Teatro Comunale Giuseppe Verdi Pordenone
Seguici su facebook! 1
4. MAHLER
SINFONIA “RESURREZIONE”
Orchestra e Coro della Fondazione
Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste
direttore Boris Brott
soprano Sara Galli
mezzosoprano Tiziana Carraro
maestro del coro Paolo Vero
giovedì
22 settembre 2011 PROGRAMMA
ore 20.45 Gustav Mahler (1860-1911)
Sinfonia n. 2 in do minore “Resurrezione” (1894)
Abbonamenti: per coro, orchestra e voci soliste
- Sinfonica 2011 1. Allegro maestoso. Mit durchaus ernstem und feierlichem Ausdruck
- Sinfonica 2011’12 (Allegro maestoso. Con espressione assolutamente seria e solenne)
2. Andante moderato. Sehr gemächlich
Biglietti in vendita da (Andante moderato. Molto comodo)
sabato 17 settembre 3. In ruhig fließender Bewegung
(Con movimento tranquillo e scorrevole)
4. “Urlicht” (Luce primordiale) - Sehr feierlich, aber schlicht, Choral-
mässig
(Molto solenne ma con semplicità, come un corale)
testo tratto da “Die Wunderhorn” di Ludwig Achim von Arnim e
Clemens
5. Im Tempo des Scherzo. Wild herausfahrend. Allegro energico.
Langsam. Misterioso (Tempo di Scherzo. Selvaggiamente. Allegro
energico. Lento. Misterioso) contiene l’inno “Die Auferstehung” (La
Resurrezione) di Friedrich Klopstock
Inizia ancora una volta con un grande affresco mahleriano la
stagione sinfonica del Teatro di Pordenone, in stile tradiziona-
le e magniloquente, con organici orchestrali e corali quanto mai
ricchi e dilatati, quasi un’ora e mezza di grande musica per una
sinfonia che qualcuno ha definito “cantata sinfonica”, drammatica
ed esaltante allo stesso tempo.
“Scrivere sinfonie significa creare un mondo con tutti i mez-
zi disponibili”. Di questo parere fu Mahler quando si accinse a
scrivere la Seconda sinfonia: si tratta di vita e morte, anzi di più.
La “Resurrezione” è un viaggio epico-musicale che porta dalla
morte, alla vita dopo la morte. “Auferstehen, Du wirst auferstehen”
(“Risorgerai, tu risorgerai”), invoca il coro. La sinfonia che sinora
rappresentava un lamento di morte si apre ad una dichiarazione
spirituale. A lungo Mahler non trovava una soluzione per questo
finale finché non si imbatté in un verso di Klopstock, (“Auferste-
hung”, “resurrezione” appunto), verso che Mahler mise in musi-
ca poi a modo suo: i versi e la musica abbandonano l’intenzione
cristiano-devozionale di Klopstock e si avvicinano ad una visione
di liberazione che racconta il processo eterno della creazione, il
perenne “Muori e crea”, per nulla legato ad una religione, ma im-
2
5. perniato sulla fede per l’arte. Gustav Mahler, nato in una famiglia
piccolo borghese in Boemia, di origini ebraiche, è uno specialista
dell’ossessione musicale vissuta fino all’autodistruzione. Da bam-
bino – a quanto pare – desiderava diventare martire. E in qualche
maniera lo divenne. Una vita logorante, piena di traversie private,
schizofrenica, tra una fortunatissima carriera di direttore d’orche-
stra e direttore d’opera di successo quando, in realtà, egli prefe-
riva comporre. Ma i mille impegni teatrali gli concedevano tale
attività solo durante l’estate. Il profondo, l’eroico e la semplicità,
sono tutto ciò che troviamo nella musica mahleriana. Ad am-
massi sonori drammatici seguono semplici passaggi cantabili. La
popolarità di Mahler è certamente dovuta ai repentini passaggi
dall’uragano orchestrale al piccolo Ländler (canto/danza popola-
re) austriaco.
Più nel dettaglio, la “Sinfonia n. 2” è divisa in cinque movimenti.
Richiede un organico smisurato, con l’aggiunta di due voci fem-
minili e un coro. Il primo movimento è, come di norma, in forma
sonata e il suo primo tema in tonalità di do minore, veemente e
solenne, dal timbro scuro, quasi funebre. Il secondo tema però, più
cantabile e disteso, invece di rispettare la regola del classicismo
beethoveniano, che lo vorrebbe nella relativa maggiore, è in do
maggiore.
Alla fine del primo movimento sono previsti cinque minuti di si-
lenzio, indicati da Mahler in partitura, probabilmente a scopo me-
ditativo, simbolo della volontà da parte dell’autore di esprimere
il proprio pensiero e dell’aspirazione a qualcosa oltre il conosci-
bile. Il secondo movimento, Andante moderato, comincia con un
Läendler. Questo tema, dalle movenze quasi schubertiane, viene
poi variato e abbellito. Il terzo movimento, Scherzo, procede in
modo lineare sempre seguendo il tempo ternario unitario, mentre
nel quarto, Lento, interviene il contralto che canta Urlicht (Luce
primordiale), basata su un canto popolare, accorata invocazione
dell’uomo alla Divinità. Nel quinto movimento invece la poesia di
Klopstock, adattata poi da Mahler, Die Auferstehung (Resurrezio-
ne), è stavolta cantata dal soprano con intervento del coro. Degno
di nota anche il frequente uso di corni e trombe, strumenti tra
l’altro tipici di uno scenario “militare” anche per via dell’uso che
qui ne fa il compositore.
“Le mie Sinfonie trattano a fondo il contenuto di tutta la mia vita;
dentro vi ho messo esperienze e dolori, verità e fantasia, in suo-
ni… In me creare e vivere sono radicalmente congiunti nel pro-
fondo… E gli uomini continuano a credere che la natura stia alla
superficie! Ma neanche ne hanno visto le orme coloro che di fron-
te alla Natura non hanno provato ancora tutti i brividi di un infinito
Mistero, di una infinita Divinità, di cui abbiamo il presentimento,
ma non sappiamo né comprendere, né penetrare. Una traccia di
questo infinito che esiste in natura deve esistere anche in ogni
opera d’arte, la quale deve essere una copia della natura.”
(Gustav Mahler)
“Le sinfonie mahleriane sono la spettacolare cronaca di un’inva-
3
6. sione. Sono il verbale di una di una salvifica catastrofe. Il dia-
“
Le sinfonie
mahleriane
gramma di un’esplosione. In esse serpeggia il profumo acre della
modernità”.
(Alessandro Baricco)
sono la
spettacolare “Mahler per molti aspetti rappresenta il momento di massima
estenuazione della civiltà romantica, ma d’altro lato è punto di
cronaca di riferimento obbligato per tutti i giovani musicisti viennesi, sensibili
un’invasione. al fervore modernista.”
(Guido Salvetti)
” A dirigere il nutrito organico di orchestra e coro del Teatro Verdi di
Trieste sarà Boris Brott, per la prima volta a Pordenone, uno dei
più affermati direttori d’orchestra in Canada e negli Stati Uniti. Già
assistente di Leonard Bernstein alla New York Philharmonic Or-
chestra, ha ricoperto il ruolo di direttore Musicale del Royal Ballet
al Covent Garden di Londra, direttore principale alla BBC National
Symphony Orchestra (Galles) e direttore musicale della Northern
Sinfonia of England; direttore ospite presso l’Orchestra Sinfonica
di Toronto, del Quebec, di Vancouver, di Montreal, di Bari, di Ge-
rusalemme, la Kitchener-Waterloo Symphony Orchestra, la Isra-
el Chamber Orchestra, la Rotterdam Philharmonic e la London
Symphony Orchestra. Nel 2000 ha diretto Mass di Bernstein in
Vaticano per Papa Giovanni Paolo II.
Tiziana Carraro nel 1994 vince il Concorso “Amici del Loggione
del Teatro alla Scala” e il concorso AsLiCo. Tra i recenti impegni
Rigoletto (Maddalena) allo Sferisterio di Macerata, Verdi Requiem
in Brasile (Tournèe), Aida (Amneris) alla Royal Albert Hall di Lon-
dra, Anna Bolena (Giovanna Seymour) al Teatro Verdi di Trieste e
Carmen (Carmen) al Teatro Coccia di Novara.
Sara Galli, vincitrice della IX edizione del Concorso Internaziona-
le Giulietta Simionato, del Concorso Lirico Internazionale Cascina
Lirica e finalista al concorso AsLiCo, inizia la sua carriera al Tea-
tro Regio di Parma con Hansel und Gretel e Il flauto magico. Nel
2011 ha cantato Aida a Il Cairo Opera House e ad Oldenburg e I
Vespri Siciliani al Regio di Torino diretta da Gianandrea Noseda e
da Davide Livermore.
4
7. PACO DE LUCÌA
chitarra Paco de Lucìa
LA BAND
chitarra Antonio Sanchez
fisarmonica, tastiere Antonio Serrano
basso Alain Perez
percussioni Piranha
voce Duquende
voce David de Jacoba
danza Farruco lunedì
26 settembre 2011
ore 20.45
Paco De Lucìa é la più grande leggenda vivente del flamenco. Fuori abbonamento
Si esibisce insieme al suo gruppo, portando in scena le sue com-
posizioni degli ultimi 30 anni. Accompagnato da artisti giovani, lo Biglietti in vendita da
si potrebbe definire come una sorta di “ grande padre” di quella sabato 10 settembre
musica che lui solo è riuscito a nobilitare, trasformandola da folk
tradizionale in musica moderna.
Suona alla sua maniera, dritto al cuore del pubblico. La bellezza
delle melodie ed il fuoco vivo del ritmo sono mozzafiato, il
pubblico riesce quasi a toccare con mano l’amore che Paco
de Lucìa ha per la sua musica.
La sua apertura verso altri stili musicali, come nella collaborazione
con John McLaughlin e Al di Meola, si combina alla sua creatività
ed al suo desiderio di portare il flamenco alla contemporaneità.
Ha imparato un sacco da questi grandi musicisti, ed ha trovato un
suo modo unico di improvvisare.
E’ e rimane un chitarrista di flamenco, ma il suo voler integra-
re nuovi strumenti e stili nel flamenco tradizionale ha influenzato
un’intera generazione di giovani musicisti spagnoli.
Oggi si esibisce appunto con giovani artisti provenienti dalla Spa-
gna e da Cuba. La tradizione e la modernità emergono da ciascu-
na nota che il gruppo suona.
Tra gli artisti c’é “Farruco”, un giovane che viene da una fami-
glia di ballerini. I suoi movimenti e i suoi “staccati” lasciano lo
spettatore senza respiro. “Duquende” è invece uno dei cantanti
di flamenco più acclamati in Spagna, tanto da essere considerato
il nuovo Cameron De La Isla.
Paco de Lucìa dà corpo alla band, ma lascia spazio a ciascuno
strumento per un’improvvisazione. I ritmi esplosivi, e gli strumenti
che una volta non erano utilizzati nel flamenco tradizionale, por-
tano alla musica un nuovo meraviglioso colore. Le linee del basso
sono potenti, la drammaticità delle voci trascina l’ascoltatore in
una dimensione parallela.
5
8. La genialità di Paco de Lucia é spesso stata confusa con una
mera abilità tecnica. “C’é bisogno di una certa tecnica per es-
sere capaci di suonare”, dice. “Ma il resto viene dal cuore”. E
il cuore si sente.
Molti studenti di conservatorio hanno trascritto le sue musiche,
che oggi vengono usate per studi classici. Infatti lui non legge né
scrive musica. Però ha scritto la storia.
Francisco Sanchez Gomez è nato ad Algericas, Cadice, il 21 di-
cembre 1947. Fin dal giorno in cui, a cinque anni, corresse suo
padre Antonio Sanchez (un chitarrista professionista) sul tempo
di un passaggio, l’impegno e la passione di Paco verso la chitarra
sono stati totalizzanti. Più di 25 album pubblicati, centinaia di pre-
mi ricevuti ed il consenso unanime della critica sulla spettacolare
rivoluzione musicale che ha provocato: tutto contribuisce a ren-
derlo l’artista universale che é.
Nel 1965 Paco registra il suo primo LP, Dos Guitarras Flamencas.
Nel 1975, col suo disco Fuente Y Caudal, inizia i suoi dialoghi con
l’improvvisazione, e con la rumba Entre Dos Aguas trasforma la
chitarra flamenco da strumento marginale in fenomeno di livello
mondiale. Introducendo il cajon, il basso e le percussioni, Paco
fonda le basi del corrente idioma flamenco: Almoraima, che segna
il definitivo sorpasso dei suoi maestri Nino Ricardo e Sabicas;
Siroco, il più grande omaggio melodico e armonioso che esista,
e Luzia e Cositas Buenas, entrambi frutto di lunghi periodi di as-
senza, sono solo alcuni dei punti di riferimento che dimostrano il
genio rivoluzionario, l’intuitività ed il talento che sono marchio di
fabbrica di Paco de Lucia.
L’interazione tra la sua musica ed i ritmi brasiliani, il jazz di Larry
Coryell, Chick Corea, Al di Meola o John McLaughlin, la musica
classica di Albeniz, Falla e Rodrigo, riflettono la sua irrequietezza
musicale e la sua trasversalità.
Non c’è dubbio che il nome di Paco de Lucia sia uno dei pochi
che sarà usato dalla storia per aprire un nuovo capitolo.
6
9. NOVECENTO MUSICALE
NOTTURNI, SALMI
ED UN ENIGMA
Orchestra e Coro della Fondazione
Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste
direttore Donato Renzetti
voce solista Osman Daniel Spangher giovedì
maestro del coro Paolo Vero 13 ottobre 2011
ore 20.45
PROGRAMMA
Claude Debussy (1862-1918) Abbonamenti:
Nocturnes per coro femminile e orchestra (1899) - Sinfonica 2011
Nuages - Sinfonica 2011’12
Fêtes
Sirènes Biglietti in vendita da
sabato 17 settembre
Leonard Bernstein (1918-1990)
Chichester psalms per coro, voce solista e orchestra
(intervallo)
Edwar Elgar (1857- 1934)
Enigma variations op.36
“C.A.E.” – “H.D.S-P.” – “R.B.T.” – “W.M.B.” – “R.P.A.” – “Ysobel” –
“Troyte” – “W.N.” – “Nimrod” – “Dorabella” – “G.R.S.” – “B.G.N.”
– “***” – E.D.U.”
Nei Notturni Debussy prosegue il cammino intrapreso con il Prélu-
de à l’après-midi d’un faune. Approfondisce lo studio di una or-
chestrazione pensata come mezzo coloristico, atta a tradurre
“le misteriose concordanze tra la natura e l’immaginazione”.
Egli stesso così li descrive. “Il titolo va interpretato qui in senso ge-
nerale e più decorativo. La forma non è quindi quella del Notturno.
Si tratta di un’indicazione che comprende tutto ciò che questo
termine contiene, di impressioni e di effetti di luce particolari.
Nuages è l’immutabile aspetto del cielo, il lento e solenne movi-
mento delle nubi che svaniscono in un grigio lievemente tinto di
bianco. Fêtes è il movimento, il ritmo danzante dell’atmosfera col
balenare di luci crude, è l’episodio di un corteo, visione lucente e
spettrale che attraversa la festa perdendosi in essa. Sirènes è il
mare col suo ritmo incessante; dalle onde inargentate della luna
si leva ridente e svanisce il canto misterioso delle sirene”
(Claude Debussy)
I Chichester Psalms furono composti da Leonard Bernstein per
7
10. l’edizione del 1965 del festival musicale della Cattedrale di Chi-
chester, sede di un’antica tradizione di musica vocale e per orga-
no. A quel tempo “Lenny” era già uno dei direttori d’orchestra
più affermati al mondo, ma soffriva per la scarsa considerazio-
ne che veniva attribuita alla sua attività di compositore da parte
dell’ambiente “alto”, che guardava con maggior interesse a Berio,
Stockhausen, Boulez, Ligeti, Nono. Le sue stravaganze, nella vita e
nella professione, lo confinavano ad un’immagine di compositore
da Broadway, o da Hollywood, visti i suoi successi nel musical
e nelle colonne sonore. Chissà se è giusto dire che il tempo ha
dato torto alle avanguardie di Darmstadt, certo che la musica di
Bernstein gode oggi di ottima salute e, rispetto allo sperimen-
talismo di quella “scuola” spesso autoreferenziale, mantiene una
freschezza ed una modernità invidiabili, fascinose.
La composizione consta di tre brani, il cui testo, in lingua ebrai-
ca, comprende parti dei Salmi rispettivamente 108, 100, 23, 2,
131, 133. Questi Salmi cantano la fiducia in Dio del popolo di
Israele e la gioia di chi sa che il suo Dio non lo abbandonerà mai.
La musica di Bernstein esprime una gamma totale di emozio-
ni, dall’esplosione quasi caotica della prima composizione, la cui
furia esprime una gioia che confina con il dolore, alla tenerezza
struggente della melodia solista della seconda composizione, in-
terrotta da un incalzante irrompere del coro maschile che con-
danna i potenti che si levano contro Dio, fino all’arcano fascino
della melodia finale, che esprime la felicità del vivere insieme tra
fratelli. L’impatto emotivo che la musica è in grado di produrre è,
per un pubblico attento, assolutamente straordinario, coinvolgen-
te, grazie alla bellezza delle melodie ed all’energia ritmica che
la percorre. La sua intersezione con le vicende rappresentate
ottiene volta a volta l’effetto dell’accentuazione drammatica,
della pausa di ristoro dalla sofferenza, del sublime ed infine del
conforto dell’amore di fronte all’indicibile.
Elgar ebbe una vita lunga, prospera e ricca di affetti. Niente di più
lontano dall’immagine che certa vecchia storiografia ha traman-
dato, di genio incompreso e solitario. La sua composizione più
nota, Variations on an Originale Theme (“Enigma”) op 36, pre-
se corpo quasi per caso, come lo stresso compositore raccontò
più volte. Dopo una lunga giornata di insegnamento, si sedette
al pianoforte improvvisando una melodia che catturò subito l’at-
tenzione della moglie, sua musa ispiratrice. “Che cos’è?” “Niente,
niente. Ma potrebbe diventare qualcosa”. E quella stessa sera ab-
bozzò la struttura e l’idea di un tema e variazioni che parlasse di
sé e della cerchia dei suoi amici. Il suo lavoro più famoso, che
dopo il debutto londinese sotto la direzione di Hans Richter,
ebbe immediato successo in tutta Europa. Il tema è quasi un
autoritratto, le variazioni un susseguirsi di dediche, prima fra tutte
quella alla moglie Alice, e poi quella all’amico pianista, all’attore,
al cognato, all’allieva violinista, all’architetto, e così via. La musica
svela i loro tratti caratteriali con grande efficacia. Ma la correlazio-
ne tra persone e titoli delle variazioni (ora indicate con le sole ini-
ziali, ora con degli asterischi, ora con titolo enigmatici) fu rivelata
dallo stesso compositore solo 30 anni dopo, nel 1929.
8
11. Donato Renzetti, uno dei direttori d’orchestra italiani più affer-
mati nel mondo, dirigerà questa produzione. Durante la sua lunga
carriera Renzetti ha sempre alternato l’attività sinfonica con pro-
duzioni d’opera lirica e registrazioni discografiche.
Ha diretto le più importanti orchestre al mondo: la London Sin-
“
L’impatto
emotivo che
fonietta, la London Philharmonic, la Philarmonia di Londra, l’En-
glish Chamber Orchestra, la RIAS di Berlino, l’Orchestra di Stato
la musica
Ungherese, la Filarmonica di Tokyo, la Filarmonica di Buenos Ai- è in grado di
res, l’Orchestra della Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia
di Santa Cecilia di Roma, la Dallas Symphony, la BRT di Bruxelles,
produrre è,
l’Orchestre National du Capitol de Toulouse, l’Orchestre National per un
de Lille e la National del Lyon, la Zeeland Symphony, l’Orchestra
della RAI di Milano, Torino, Roma e la Scarlatti di Napoli, la Sinfoni-
pubblico
ca di Bilbao, nei principali Teatri Lirici del mondo: Opera di Parigi, attento,
Covent Garden di Londra, Grand Theatre de Ginevra, Staatsoper
di Monaco, Capitol de Toulouse, Carnegie Hall e Metropolitan di assolutamente
New York, Lyric Opera di Chicago, Opera di Dallas, San Francisco straordinario,
Opera, Teatro Colon di Buenos Aires, Teatro Bunka di Tokyo, Teatro
Megaron di Atene, Teatro alla Scala di Milano e tutti i maggiori coinvolgente,
teatri italiani.
Nel 1987 ha diretto “Aida” a Luxor con i complessi artistici dell’Are-
grazie alla
na di Verona. Dal 2005 è direttore principale dell’Orchestra Sinfo- bellezza
nica Portoghese del Teatro S. Carlo di Lisbona. delle
melodie ed
all’energia
ritmica che
la percorre.
”
9
12. LISZT, DANTE
E UN VIOLINO DIABOLICO
Orchestra e Coro della Fondazione
Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” Di Trieste
direttore Paul Chiang
violinista Lara St. John
maestro del coro Paolo Vero
giovedì
27 ottobre 2011 PROGRAMMA
ore 20.45 Johannes Brahms (1833-1897)
Nänie, op. 82, per coro e orchestra
Abbonamenti:
- Sinfonica 2011 Franz Liszt (1811 – 1886)
- Sinfonica 2011’12 Totentanz, per pianoforte e orchestra (1849) - trascrizione per
violino ed orch. di Martin Kennedy e Lara St.John
Biglietti in vendita da
sabato 17 settembre Maurice Ravel (1875-1937)
Tzigane, rapsodia da concerto per violino e orchestra (1924)
(intervallo)
Franz Liszt (1811 – 1886)
Dante-Symphonie, per coro femminile e orchestra (1856)
Per l’omaggio ai 200 anni della nascita di Franz Liszt, il più
grande pianista romantico ed una delle figure maggiormen-
te rivoluzionarie ed aperte al futuro di quel grande movimento
innovatore che fu appunto il Romanticismo tedesco, l’Orchestra
del Verdi di Trieste propone una novità assoluta. Si tratta infatti di
una trascrizione per violino della celebre Totentanz, parafrasi da
concerto per pianoforte e orchestra sulla sequenza del Dies irae
gregoriano, brano di travolgente virtuosismo. Interessante la sfida
tra la magniloquente scrittura pianistica originale e quello che la
violinista Lara St.John saprà “cavare” dal suo strumento ad arco.
Sfida enorme se si pensa che l’originale pianistico offre soluzioni
strumentali d’avanguardia per il suo tempo, con inesauribile ric-
chezza di trovate ritmiche ed armoniche, grandi effetti plateali,
tanto da venir considerato il vero e proprio Terzo Concerto di Li-
szt, scritto nel 1849 praticamente assieme ai precedenti altri due
concerti per pianoforte.
Sono gli anni di Weimar, gli anni in cui diede tutta la misura del
suo genio. Nella serena atmosfera della cittadina tedesca matu-
rarono e presero forma tutte le intuizioni che aveva avuto durante
la sua disordinata vita di concertista. Sono gli anni della Sonata in
si minore per pianoforte, oltre che dei due Concerti, delle opere
di ispirazione religiosa, come la Messa di Gran, e soprattutto delle
10
13. sue composizioni per orchestra: i dodici Poemi Sinfonici, la Dante
Symphonie e la Faust Symphonie.
L’esigenza di estrema libertà nella creazione musicale, che d’al-
tronde aveva già caratterizzato parte della sua produzione per
pianoforte, raggiunse in questi anni piena consapevolezza dando
luogo alla più grande innovazione che Liszt apportò nell’ambito
della composizione: il Poema Sinfonico. Così egli denominò i suoi
lavori orchestrali a programma, ossia congiunti a un soggetto, il
più delle volte letterario, e liberi dagli schemi formali della sinfonia
classica.
La grandiosa Sinfonia sulla Divina Commedia di Dante fu
composta tra il 1855 e il 1856. Liszt la pensò in due parti: In-
ferno e Purgatorio. Probabilmente ritenne impossibile una tradu-
zione musicale dell’ineffabile visione dell’eterna beatitudine del
Paradiso, soggetto dell’ultima cantica della commedia dantesca.
Tuttavia con il coro di chiusa per voci femminili, sul testo del Ma-
gnificat, riuscì a tradurre in una luminosa immagine sonora di in-
credibile bellezza la mistica ascesa dell’uomo al Regno dei Cieli,
pur non varcandone la soglia.
Completa il programma una composizione corale di Brahms (che
rappresenta l’altro fronte del romanticismo tedesco, rispetto al ri-
voluzionario Liszt, quello più legato alla tradizione), all’inizio, Nänie
su un testo di Schiller che evoca i canti funebri intonati durante
le esequie. Ispirata dalla morte di un giovane pittore, la compo-
sizione è un’ode alla morte che, secondo la concezione antica, è
rappresentata come sorella gemella del sonno. Brahms tratta il
soggetto senza terrore ma anzi con dolcezza, come nel Requiem,
come negli Ernste Gesänge. E con tenerezza, soavità, malinconia,
consolazione.
Invece tutt’altro colore orchestrale presenta la Tzigane di Ra-
vel, istrionico affresco novecentesco dalle tinte macabre e
vagamente luciferine, pezzo di grande virtuosismo che riecheg-
gia la musica zingaresca. Inizia con una lunghissima cadenza del
violino solo, affascinante. Quindi una cadenza dell’arpa porta via
via all’entrata degli archi, fino all’inizio della danza vera e propria
che si conclude con un finale frenetico ed esultante.
Il direttore Ching-Po Paul Chiang è uno dei più affermati direttori
cinesi, ha recentemente debuttato alla Carnegie Hall di New York
e alla Berlin Konzerthaus.
Dopo il debutto a 10 anni a Lisbona con l’Orchestra Gulbenkian,
Lara St.John ha studiato al prestigioso Curtis Institute di Phila-
delphia ed in seguito si è esibita con le orchestre di Cleveland,
Philadelphia, Minnesota, Seattle, Brooklyn, Toronto, Montreal, Van-
couver, Hannover, Zurich Chamber, Royal Philharmonic, Ensemble
Orchestral de Paris, Marseilles Opera, Amsterdam Symphony, Ge-
wandhaus Lipsia, Hong Kong Symphony, Tokyo Symphony, China
Philharmonic, Guangzhou Symphony e Shanghai Broadcasting
Orchestra, Queensland Orchestra in Australia. Da segnalare la sua
capacità manageriale di fondare una propria etichetta discogra-
fica per concedersi la libertà artistica che le major difficilmente
concedono. Suona un prezioso violino Guadagnini del 1779.
11
14. VINICIO CAPOSSELA
MARINAI, PROFETI E BALENE
La ciurma che seguirà Capitan Vinicio
nella sua impresa marinaresca sarà composta da:
trombone, conchiglie, ottoni, flauti, kalimba, temporale
Mauro Ottolini
flauti, shakuhachi, shehnai, tinwhistle Achille Succi
giovedì chitarre, banjo, baglama Alessandro “Asso” Stefana
17 ottobre 2011 contrabbasso Glauco Zuppiroli
ore 20.45 batteria, conga, gong delle nuvole, teste di morto
Zeno De Rossi / Diego Sapignoli
Abbonamenti: sega musicale, balafon, campionatore, steeldrum, saz, santoor
- Fidelity gold Francesco Arcuri
- Fidelity platinum theremin, campionatore, marimba, voce, glockenspiel
- Azzurro Vincenzo Vasi
- Rosa
- Young Musica/ coro Edoardo Rossi e Le Sorelle Marinetti
Danza
Biglietti in vendita da
sabato 10 ottobre Il Mare: mitologia, canzone di gesta, simbolo del fato, sfida al de-
stino, scenario di passioni umane, organismo vivente, acquario
abissale, spettri, presagi, voci di marinai, uragani, naufragi… Trop-
po vasta è la materia per ricondurla a un disco solo. Eccone allora
due, uno oceanico e l’altro omerico. Diciannove pezzi inediti in
ottantasei minuti di musica. Un’opera fuori misura, Ciclopedi-
ca: la Marina Commedia di Vinicio Capossela.
I temi esistenziali della grande letteratura di mare sono qui evo-
cati da una complessa architettura musicale, da arrangiamenti
che sono una vera e propria colonna sonora dell’immaginazione e
dall’asciuttezza atavica della musica cretese. Molti e insoliti sono
gli strumenti utilizzati: le percussioni indonesiane gamelan, la vio-
la d’amore barocca, il santur, le onde Martenot, il theremin, la sega
musicale, l’ondioline. A sostegno della voce, una grande varietà di
cori: da ciurma di voci bianche, classici e anni Trenta.
“Un’antica metafora vuole che nel temerario navigare gli uomini
trovino virtù e conoscenza, e che là, sullo spaesante mare, cioè
lontano dalla terraferma e dalle ferme leggi degli uomini, meglio
comprendano la loro esistenza e il loro destino.
Marinai, Profeti e Balene ci porta con sé su quelle rotte estreme,
ci dice che è tempo di mettere noi per l’alto mare aperto. Si tratta,
beninteso, dello smisurato mare immaginario di Vinicio Caposse-
la, quello che alcuni libri immortali hanno popolato di favole, spet-
tri, voci e creature fuori scala. E diconsi qui immortali i libri che
continuano a sospingere i viventi verso mete che li oltrepassano.
Figlio della lunghissima immaginazione occidentale, Vinicio è sta-
to spesso il fededegno Ismaele di burrasche e naufragi. Stavolta
invece si volge alla sostanza mitica della sua vita e vi vede una
12
15. verità intollerabile. Quale sia, lo dirò alla fine. Intanto, godiamoci
la crociera.
Ecco subito gli oceani ottocenteschi di Conrad e di Melville,
squassati da prediche, da incubi freddi, da volti gravi come
suoni d’organo; ed ecco il mare rapsodico di Omero, con la
sua aria da kolossal, il suo eroe illuminista e i suoi dei feno-
menali. Ovunque incombe l’oltremare dei presagi, attrazioni lo-
cali che influenzano le bussole di chiesuola di chiunque navighi
nell’apparente anomia del finimondo. Ascoltiamo le voci veggenti
di Tiresia, del carenato Padre Mapple, delle retrospettive Sirene.
E quella biblica di Giobbe, col suo bell’acciaio martellato di dolo-
re. Da sotto la superficie specchiante delle acque, risuonano gli
abissi disneyani di Céline e sospira in apnea il tentacolare Polpo
D’Amore. E finalmente affiora Lui, il più grande di tutti, il più terri-
ficante e il più richiesto: il mostruoso Leviatano, l’orrenda balena
senza colore, incarnazione del male assoluto!
Ed ecco ancora le voci di Lord Jim, Billy Budd, Odisseo, Calipso,
Polifemo, l’Aedo, le Pleiadi... tutte incastonate in una fantasmago-
ria di ballate, gighe, prison songs, canzoni da giaccone, da peplo,
da uniforme, da scafandro, o in pezzi di pura evocazione, brevi
e perfette colonne sonore della vita tra i flutti. Anche i mezzi di
bordo sono strabilianti: aulofoni, plettri atavici, flauti primordia-
li, lire cretesi, gamelan, ghironde, viole barocche, onde Martenot,
macchine celibi, e cori, tanti cori, di tutti i tipi, le mille disincarnate
voci del mare.
Ora, non so voi, ma io non conosco artista che più di Vinicio Ca-
possela si sappia mettere al servizio dell’opera. Che sappia cioè
intonare lessico, strumentario, scelta dei compagni e persino luo-
ghi di registrazione, alla “cosa in sé”. Altri vi sapranno precisare
i dettagli del Pequod caposseliano, del suo lento cantiere sulle
rotte atlantiche e mediterranee, del maestro d’ascia, dell’armato-
re, degli ufficiali, dell’equipaggio. Io vi dirò invece che l’illusione
marina di Vinicio deve pur avere un briciolo di vero se ad intaccar-
la non bastano le corrispondenze con la tanto strombazzata realtà.
Una metafora più recente ci vuole tutti su una stessa barca, per
giunta governata dalle leggi marziali di pochi, pochissimi uomini.
I Marinai, i Profeti e le Balene di Vinicio, simboli di vita naturante e
di epopea umana, ci dicono invece che siamo stati tutti mangiati
dal mostruoso, plenario, capitale Leviatano. E qui dentro, finché
ce ne stiamo buoni buoni, non ci sarà né virtù, né conoscenza e
nemmeno un c(…) di destino”.
(Marco Castellani)
13
16. TONI SERVILLO
SCONCERTO
Teatro di musica
con Toni Servillo
Sarajevska filaharmonija 1923
e con la partecipazione di Peppe Servillo
musica di Giorgio Battistelli
testo di Franco Marcoaldi
lunedì costumi di Ortensia De Francesco
24 ottobre 2011 suono di Daghi Rondanini
ore 20.45 luci di Pasquale Mari
regia di Toni Servillo
Abbonamenti:
- Fidelity gold editore Casa Ricordi
- Fidelity platinum Teatri Uniti, Fondazione Teatro di San Carlo,
Fondazione Ravello, Fondazione Musica per Roma
martedì in collaborazione con
25 ottobre 2011 Piccolo Teatro di Milano, MITO SettembreMusica
ore 20.45
Abbonamenti:
- Fidelity gold La recita sociale, il consumismo compulsivo, le morti sul lavoro, la
- Fidelity platinum sete di potere della classe dirigente, gli oscuri meccanismi della
finanza, l’immigrazione, una lingua sempre più astratta e irrelata…
Come è possibile orientarsi in un mondo così confuso? Dov’è il
Biglietti in vendita da senso?
sabato 10 ottobre Da queste domande è travolto un direttore d’orchestra, che quasi
dimentica di dirigere i suoi strumentisti. Fra pause, dubbi, incer-
tezze, interrogativi enormi e piccole verità, il musicista riscopre
come proprio la musica possa essere il mezzo per passare dal
caos al cosmo, per ritornare al cuore semplice della vita.
Sconcerto nasce dall’incontro eccezionale di tre autori: Toni Ser-
villo, che ci regala ancora un’interpretazione di uno degli at-
tori italiani più apprezzati nel mondo, già vincitore del Nastro
d’argento e del David di Donatello; lo scrittore e poeta Franco
Marcoaldi e il compositore Giorgio Battistelli
Poeta italiano tra i più conosciuti e apprezzati, Marcoaldi è anche
autore di libri di viaggio, saggi e romanzi. Collabora da molti anni
al quotidiano La Repubblica. Da tempo è attivo nell’ambito del
teatro e della musica: dopo aver scritto due libretti d’opera per il
compositore Fabio Vacchi (Il letto della storia e Teneke), ha colla-
borato con lo stesso Vacchi e Toni Servillo per la messa in scena
del suo poemetto teatrale a due voci, Benjaminowo: padre e figlio
che è stato rappresentato nei più importanti teatri italiani. Con lo
stesso Servillo ha partecipato a diversi recital delle proprie poesie
(Il tempo ormai breve). Voce recitante nell’opera di Giorgio Batti-
stelli Experimentum mundi, sempre con Battistelli sta lavorando a
una nuova opera: L’ultima mano.
Diplomatosi in composizione nel 1978 con Giancarlo Bizzi al Con-
servatorio de L’Aquila, Giorgio Battistelli ha frequentato nel 1975
a Colonia i seminari di composizione di Karlheinz Stockhausen e
14
17. Mauricio Kagel; nel 1978-79 ha seguito a Parigi i corsi di tecni-
ca e interpretazione nel teatro musicale contemporaneo con Jean
Pierre Drouet e Gaston Sylvestre. Negli anni ‘80 si è affermato
come uno dei più interessanti compositori della sua generazione.
Dopo gli anni a Berlino, al Deutscher Akademischer Austausch-
dienst, fino al 1996 è stato direttore artistico del Cantiere Inter-
nazionale d’Arte di Montepulciano e fino al 2002 dell’Orchestra
della Toscana; dal 2000 al 2005 della Società Aquilana dei Con-
certi e dal 2005 al 2007 dell’Accademia Filarmonica Romana,
della Biennale Musica di Venezia nel periodo 2004-2007 e della
Fondazione Arena di Verona nella stagione 2006/2007. E’ com-
poser-in-residence all’Opera di Anversa negli anni 2005-2006 e
alla Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf, nel biennio 2007-
2008. Dal 2006 insegna alla Aldeburgh Music.
Da febbraio 2009 è presidente della Società Aquilana dei Con-
certi. Il Teatro alla Scala gli ha commissionato per il 2013 una
nuova opera.
Tra i suoo tanti riconoscimenti il titolo di Chevalier de l’Ordre des
Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura Francese; è inoltre
Accademico di Santa Cecilia.
La recensione
Spettacolo forse non è la parola giusta perchè è più un melo-
logo, o come dicono i tre artefici è teatro di musica perchè pa-
role, musica, recitazione dialogano in modo stretto, importante.
Forte l’idea di partenza e la scena iniziale: un direttore sale
sul podio e inizia a dirigere la sua orchestra. Dopo le pri-
me note, però, si gira verso il pubblico e inizia curiosamente a
parlare, come se stesse seguendo i suoi pensieri ad alta voce,
come un flusso di coscienza joyciano di un uomo che ragio-
na sul proprio sconcerto di fronte al mondo: “questo” mon-
do di nani, ballerine e affaristi, di egoisti, opportunisti, razzi-
sti, paese “confuso, frivolo, stordito”. Insomma, l’Italia di oggi.
Nel testo di Marcoaldi si riconoscono ragionamenti, pensieri, in-
vettive, angosce che ognuno di noi ha ogni giorno di fonte allo
“sconcerto” di quello che la politica mette in campo e la musica di
Battistelli, cupa, incisiva sta in perfetto equilibrio. Ma chi davvero
è uno spettacolo è Toni Servillo: la sua intelligenza di attore, la
sua autorevole presenza scenica qui paiono perfino più nitide che
in altri lavori. Perchè qui, dove l’attore non deve apparentemente
agire, sono le posture del corpo, i gesti, le pause, le sottolineature,
i respiri e tutto il vocabolario d’attore a creare la sostanza espres-
siva. Con un momento di emozione, quando dall’orchestra si alza
Peppe Servillo e i due fratelli, il cantante e l’attore, duettano su un
motivetto di sapore brechtiano carico di sarcasmo e dolore.
Anna Bandettini, La Repubblica
Intervista a Toni Servillo
In scena un’orchestra e il suo direttore: ovvero lei, Toni. Ma il
direttore non dirige, ha in testa altri pensieri, altri rovelli, le sue
parole sono come un fiume in piena di affanni e malumori. De-
15
18. “
nunciano, appunto, lo sconcerto che attraversa i nostri giorni.
Il titolo significa che il concerto fatica a impaginarsi perché colui
L’arte che dovrebbe farlo dà voce a quella perdita di senso in cui ci
sentiamo precipitati. Racconta lo sgomento che viviamo, non solo
deve fare morale o ideologico, ma una condizione che si riflette sul linguag-
gio e ci impedisce l’autenticità delle emozioni.
domande e
sollecitare, Sconcerto: non c’è parola più contemporanea e simbolica.
E altrettanto simbolica è la figura nobilissima di un intellet-
sottilmente, tuale, il direttore d’orchestra, che dal centro di un’esecuzio-
delle ne musicale lancia un grido di allarme per ritrovare la digni-
tà e uscire finalmente da uno stato di narcosi che disorienta.
risposte.
” Il direttore d’orchestra, dunque, è il ventriloquo del malesse-
re contemporaneo.
Ma anche colui che armonizza, indirizza... Entriamo nella sua
testa che si sente oppressa dal troppo mondo, a rischio di per-
dere i valori che danno senso all’azione. È la condizione in cui
ci troviamo tutti. E mi piaceva che questo significato così den-
so passasse attraverso l’arte più pura, più caduca e meno ma-
terica al mondo: la musica. Che la figura cui affidare il no-
stro grido di allarme per un paese narcotizzato non fosse un
personaggio di finzione, ma un simbolo che si fa carne viva.
La musica arriva là dove le parole sono in affanno. È questa la
via d’uscita?
È un’indicazione, non solo metaforica. Nel finale affidiamo
alla musica la possibilità di ritrovare l’armonia, la disponi-
bilità all’ascolto, e dunque la capacità di accettare i contra-
sti, di ridurre a unità pensieri orientati in direzioni opposte.
Il segreto è nell’evidenza, nella pura, semplice presenza.
E quindi nella testimonianza?
Compito di chi fa il nostro mestiere è proporsi non solo come
mezzo per evadere dalla realtà, ma anche di interpretar-
la, questa realtà, e farsene testimoni. L’arte deve fare do-
mande e sollecitare, sottilmente, delle risposte. Diffido di
chi lancia messaggi, le arti sceniche suggeriscono, sfida-
no il silenzio e solo così, solo allora colgono nel segno.
Di questi “suggerimenti»” è disseminata la sua carriera.
Ed è quello che conta. In un momento di annichilito stupore di
fronte agli avvenimenti recenti, credo che qualsiasi dichiarazione
diventi inefficace. Voglio sottrarmi al conformismo del tuttologo,
preferisco affermare con forza certi valori con l’efficacia del nostro
linguaggio. L’intervento degli artisti deve limitarsi al loro campo
d’azione. Evitando quindi di generalizzare e di fornire ai politici un
alibi per continuare a starsene zitti. O dando loro parole da usare
come slogan quando sono a corto di idee. Dunque mi sottraggo,
pur restando, come tanti altri, sconcertato.
Titta Fiore, Il Mattino.it
16
19. ALESSANDRO BERGONZONI
URGE
testi, scene di Alessandro Bergonzoni
regia di Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi
Progetti Dadaumpa
venerdì
Dopo “Nel”, il lavoro che due anni fa gli ha fatto conquistare l’Ubu 28 ottobre 2011
come miglior interprete delle scene italiane, Alessandro Bergon- ore 20.45
zoni torna sul palcoscenico con Urge, spettacolo che egli stesso
definisce “un’allerta, una necessità senza indugi”. L’embrione di Abbonamenti:
una trama/pretesto, di un contenitore in cui poter inoculare acro- - Interazioni A e B
bazie semantiche: un autentico corpo a corpo, vis-à-vis, tête-à-tête - Fidelity platinum
con il linguaggio agilmente smontato, scardinato, riassemblato in
universi surreali, onirici, vertiginosi.
Biglietti in vendita da
sabato 10 ottobre
Note di regia
Stai colmo! Questo mi sono detto nel fare voto di vastità, scavando
il fosse, usando il confine tra sogno e bisogno (l’incubo è confon-
derli). Come un intimatore di alt, come un battitore di ciglia che
mette all’asta gli apostrofi delle palpebre, come l’inventore del
cuscino anticalvizie o del transatlantico anti aggressione, come
chi è posseduto da sciamanesimo estatico, a suon di decibellez-
ze da scorticanto, come giaguaro che diventa uno degli animali
più lenti se in ascensore e come lumaca che diventa uno dei più
veloci se in aereo, così tra tellurico e onirico, tra lo scoppio delle
alte cariche dello stato (delle cose), tra me e me, in uno spazio da
antipodi, in un limbo dell’imparadiso, (infermo di mente più che
fermo di mente), ho avuto un sentore: urge.
Alessandro Bergonzoni
Se dovessi descrivere i punti dai quali siamo partiti per la ge-
nesi di questo spettacolo non avrei dubbi: l’urgenza, l’allerta, la
necessità di non astenersi dal dire, la traiettoria che permette lo
sconfinamento veloce da un territorio artistico conosciuto e pra-
ticato in direzione dei “vasti” spazi confinanti. Ma cosa, in definiti-
va, “Urge” a Bergonzoni? Sicuramente segnalarci delle differenze;
quella mancanza di precisione nello sguardo del mondo che se
trascurata può realmente cambiare il senso delle cose, quelle fret-
tolose banalizzazioni che accomunano cose in realtà diversissime
tra loro. E anche dimostrare che la comicità è fatta di materia-
li non solo legati all’evidente o al rappresentato. Ma soprattutto
mettere sotto gli occhi degli spettatori il suo “voto di vastità”: un
vero e proprio canone artistico che lo obbliga, sia come uomo ma
soprattutto come artista, a non distogliere mai gli occhi dal tutto:
un tutto composto dall’enormità, dall’invisibile, dall’onirico, dallo 17
20. sciamanico, dal trascendentale. Un tutto che forzatamente non
può non essere poi riversato anche sul palcoscenico per essere
esibito con tutti i mezzi dell’arte autoriale prima ed attoriale poi.
Ed anche oltre. La glossolalia non lo frena e gli “illuminati” sul fon-
do non lo irretiscono. Un tutto perturbante che, forse, costringerà
a considerare Bergonzoni non più solamente maestro di cerimo-
nia di una liturgia comica ma anche strumento di correzione ottica
per permettere di vedere meglio la vastità in cui siamo immersi.
Attenzione: lo stupore della scoperta può essere fragoroso.
Riccardo Rodolfi
La recensione
Un’immersione nell’universo Bergonzoni dovrebbe diventare tap-
pa obbligata per tutti, una “una tantum” da versare come tributo
alla lingua italiana. In tempi di miseria lessicale, di prosciugamento
sintattico, dove molti giovani - ci dicono i sondaggi - si limitano ad
un vocabolario di un centinaio di parole, l’esperienza di un’oretta
di spettacolo con il comico, scrittore, attore, pittore bolognese si
trasforma in un viaggio nelle possibilità infinite della lingua italia-
na, un vero piacere per le orecchie. E per la mente: perchè poi,
nei suoi spettacoli, anche e soprattutto il significato oltre il signifi-
cante non è mai banale e affronta temi di urgente attualità, in una
sorta di irrefrenabile flusso di coscienza, di monologo interiore
inarrestabile, che lui definisce mentale, filosofico, antropologico e
che si rivela a tratti anche irresistibilmente comico. In venticinque
anni ha fatto una dozzina di spettacoli Alessandro Bergonzoni,
classe 1958 e una laurea in giurisprudenza. In televisione ci va
poco, preferisce la radio o i dibattiti magari in convegni di filosofia,
ma il pubblico che lo segue è un esercito.
Ma che cosa “urge” all’acrobata della parola, all’equilibrista dell’in-
credibile e dei nonsense, giusto per scegliere due tra le tante de-
finizioni che per lui si sono trovate? Urgono tante cose, oggi. Ne
citiamo una selezione: il pensiero, la grandezza e non la mania
di grandezza, le idee, la coltivazione dell’anima, la differenza tra
sogno e bisogno.
Gli preme mettere sotto i nostri occhi il “voto di vastità” in un
universo ormai “limite esente”, un tutto composto dall’enormità
e dall’invisibile, onirico, sciamanico e trascendentale. Scarno ed
essenziale il palco, che Bergonzoni riempie con i fiumi delle sue
parole e delle immagini iperboliche, dove ci si può anche smarrire
tanto poi si ritrova il filo al giro successivo di preposizione. Firma
tutto lui, testo, scene, interpretazione. Solo la regia la condivide
come al solito con Riccardo Rodolfi e punta sempre sulla veloci-
tà. E’ per questo che ti puoi perdere, ma Bergonzoni dice che va
bene così: è l’effetto sciamano, ti trasporta in una dimensione da
cui poi esci rinnovato. E prosegue dicendo “Io voglio avvenire, non
essere avvenente, voglio far succedere, non voglio successo”. Più
unico che raro..
Monica Sicca, La Stampa.it
18
21. UNDER 12
ATTENTO PIERINO...
ARRIVA IL LUPO!
tratto da “Pierino e il lupo” di Sergej Prokofiev
testo e regia di Andrea Lugli
con Liliana Letterese, Andrea Lugli, Nicola Zampieri
scene e costumi di Chiara Bettella e Andrea Manfredini
pupazzi di Liliana Letterese, Andrea Lugli domenica
30 ottobre 2011
Il Baule Volante ore 16.00
Abbonamenti:
- Under 12
Questo spettacolo, che è stato prodotto nel 1999 e vanta
fino ad oggi oltre 500 rappresentazioni, con partecipazioni
a rassegne di rilievo nazionale, mette in scena la celebre fiaba Biglietti in vendita da
tradizionale di “Pierino e il lupo”, musicata da Sergej Prokofiev. sabato 10 ottobre
Narra la storia di un ragazzo che, con l’aiuto dei suoi inseparabili
amici animali, riesce a catturare un ferocissimo lupo. Ogni per-
sonaggio è contraddistinto da uno specifico strumento musicale,
che ne facilita l’identificazione e che ha reso giustamente notis-
sima questa fiaba musicale che Prokofiev aveva composto con
lo scopo di educare alla musica i ragazzi delle scuole elementari
russe. L’allestimento vede in scena un direttore d’orchestra-nar-
ratore, che presenterà e condurrà i bambini attraverso la storia,
messa in scena da una serie di pupazzi animati a vista.
L’Associazione Teatrale Il Baule Volante nasce nel 1993 come
gruppo di teatro di ricerca e dal 1994 opera professionalmente
ed in forma esclusiva nel settore del teatro ragazzi. Prende parte
a festival di teatro d’attore, di narrazione e di teatro di figura di
rilevanza nazionale ed internazionale. Partecipa annualmente
con i suoi spettacoli a rassegne di teatro per le scuole e per
le famiglie su tutto il territorio italiano. Le tecniche utilizzate
negli spettacoli sono diverse, ma sempre con l’intendimento di
ricercare un teatro per ragazzi che non abbia confini d’età. Lo
spettacolo “Il tenace soldatino di stagno e altre storie” ha conse-
guito la menzione speciale della giuria in occasione del Premio
ETI-Stregagatto 2002; “La bella e la bestia” la menzione speciale
della giuria del Premio Nazionale Eolo Awards 2007; “Il sogno
di tartaruga” il Premio Maria Signorelli 2008/9, assegnato dal
pubblico della rassegna nazionale “Oltre la scena”, al Teatro Verde
di Roma.
Dal 2007 la compagnia ha compiuto diverse tournèe in Spagna
e Francia, partecipando a rassegne teatrali in numerose città.
L’associazione tiene laboratori e corsi di aggiornamento su
scenografia, costruzione di pupazzi ed educazione all’immagine
rivolti a bambini e insegnanti. Organizza, in collaborazione con
enti pubblici, rassegne di teatro ragazzi per le scuole e per il
pubblico delle famiglie.
19
22. IN BREVE
UNA GRANDE FESTA
La stagione 2011’12 inizia con uno straordinario evento in esclu-
siva Nordest che vedrà sul palco del Verdi la leggenda vivente del
flamenco: Paco De Lucìa! Il 26 settembre sarà una grande festa
del Teatro e della città tutta da vivere insieme.
TANTE PROPOSTE YOUNG!
Per il popolo under25! tante le proposte per i grandi spettacoli e
concerti della stagione 2011’12. Biglietti e abbonamenti a prezzi
speciali per il teatro, della musica e della danza. Chiedi informa-
zioni alla biglietteria del Teatro per i pacchetti SinfoTonica, Young
Musica/Danza e Young Prosa.
UNDER 12, TEATRO PER I PICCOLI
Un abbonamento pensato per i bambini e le loro famiglie, per
quattro speciali appuntamenti magici, perchè il teatro parla al
cuore dei piccoli. Quattro pomeriggi per emozionarsi e stare in-
sieme, un abbonamento al divertimento!
TUTTO PER LA SCUOLA
Il Teatro Verdi rinnova il suo invito alle scuole (infanzia, prima-
ria, secondaria di I e II grado) proponendo molteplici percorsi
sia nell’ambito teatrale che musicale. Progetti di avvicinamento
all’opera lirica e alla musica classica, spettacoli teatrali di qualità
e occasioni preziose per vivere e conoscere la magia del teatro.
OSPITI A TEATRO
Dall’1 all’8 ottobre il Teatro ospiterà Le giornate del Cinema
Muto, il festival internazionale che è giunto alla 30. edizione e nel
150. anno dell’Unità d’Italia rende omaggio al cinema nazionale.
Informazioni www.cinetecadelfriuli.org/gcm/
Testi del programma a cura di Franco Calabretto, Cristina Savi
20
23.
24. SOCI FONDATORI
Comune di Pordenone
Provincia di Pordenone
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
SOCI ONORARI
AMICI DEL TEATRO - STAGIONE 2011’12
Cimolai
Palazzetti
Peressini spa
Tipografia Sartor
0434.247624
INFOLINE
www.comunalegiuseppeverdi.it