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SETTEMBRE
OTTOBRE
2011
Gli spettacoli
da vivere insieme
INVESTIAMO
IN UN CAPITALE
CHE ARRICCHISCE
TUTTI.
FRIULADRIA PER L’ARTE E LA CULTURA.
IL CALENDARIO
 Informazioni sui biglietti:
 www.comunalegiuseppeverdi.it - tel. 0434 247624




SINFONICA         Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste
gi 22 settembre   direttore Boris Brott



FESTA             PACO DE LUCÌA
D’APERTURA
lu 26 settembre


SINFONICA         Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste
gi 13 ottobre     direttore Donato Renzetti



MUSICA            Vinicio Capossela
lu 17 ottobre     MARINAI, PROFETI E BALENE



PROSA             Toni Servillo
lu 24, ma 25      SCONCERTO
ottobre


SINFONICA         Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste
gi 27 ottobre     direttore Paul Chiang



INTERAZIONI       Alessandro Bergonzoni
ve 28 ottobre     URGE



UNDER 12          Il baule volante
do 30 ottobre     ATTENTO PIERINO... ARRIVA IL LUPO!




Teatro Comunale Giuseppe Verdi Pordenone
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MAHLER
                              SINFONIA “RESURREZIONE”
                              Orchestra e Coro della Fondazione
                              Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste

                              direttore Boris Brott
                              soprano Sara Galli
                              mezzosoprano Tiziana Carraro
                              maestro del coro Paolo Vero
    giovedì
    22 settembre 2011         PROGRAMMA
    ore 20.45                 Gustav Mahler (1860-1911)
                              Sinfonia n. 2 in do minore “Resurrezione” (1894)
    Abbonamenti:              per coro, orchestra e voci soliste
    - Sinfonica 2011          1.   Allegro maestoso. Mit durchaus ernstem und feierlichem Ausdruck
    - Sinfonica 2011’12            (Allegro maestoso. Con espressione assolutamente seria e solenne)
                              2.   Andante moderato. Sehr gemächlich
    Biglietti in vendita da        (Andante moderato. Molto comodo)
    sabato 17 settembre       3.   In ruhig fließender Bewegung
                                   (Con movimento tranquillo e scorrevole)
                              4.   “Urlicht” (Luce primordiale) - Sehr feierlich, aber schlicht, Choral-
                                   mässig
                                   (Molto solenne ma con semplicità, come un corale)
                                   testo tratto da “Die Wunderhorn” di Ludwig Achim von Arnim e
                                   Clemens
                              5.   Im Tempo des Scherzo. Wild herausfahrend. Allegro energico.
                                   Langsam. Misterioso (Tempo di Scherzo. Selvaggiamente. Allegro
                                   energico. Lento. Misterioso) contiene l’inno “Die Auferstehung” (La
                                   Resurrezione) di Friedrich Klopstock



                              Inizia ancora una volta con un grande affresco mahleriano la
                              stagione sinfonica del Teatro di Pordenone, in stile tradiziona-
                              le e magniloquente, con organici orchestrali e corali quanto mai
                              ricchi e dilatati, quasi un’ora e mezza di grande musica per una
                              sinfonia che qualcuno ha definito “cantata sinfonica”, drammatica
                              ed esaltante allo stesso tempo.
                              “Scrivere sinfonie significa creare un mondo con tutti i mez-
                              zi disponibili”. Di questo parere fu Mahler quando si accinse a
                              scrivere la Seconda sinfonia: si tratta di vita e morte, anzi di più.
                              La “Resurrezione” è un viaggio epico-musicale che porta dalla
                              morte, alla vita dopo la morte. “Auferstehen, Du wirst auferstehen”
                              (“Risorgerai, tu risorgerai”), invoca il coro. La sinfonia che sinora
                              rappresentava un lamento di morte si apre ad una dichiarazione
                              spirituale. A lungo Mahler non trovava una soluzione per questo
                              finale finché non si imbatté in un verso di Klopstock, (“Auferste-
                              hung”, “resurrezione” appunto), verso che Mahler mise in musi-
                              ca poi a modo suo: i versi e la musica abbandonano l’intenzione
                              cristiano-devozionale di Klopstock e si avvicinano ad una visione
                              di liberazione che racconta il processo eterno della creazione, il
                              perenne “Muori e crea”, per nulla legato ad una religione, ma im-
2
perniato sulla fede per l’arte. Gustav Mahler, nato in una famiglia
piccolo borghese in Boemia, di origini ebraiche, è uno specialista
dell’ossessione musicale vissuta fino all’autodistruzione. Da bam-
bino – a quanto pare – desiderava diventare martire. E in qualche
maniera lo divenne. Una vita logorante, piena di traversie private,
schizofrenica, tra una fortunatissima carriera di direttore d’orche-
stra e direttore d’opera di successo quando, in realtà, egli prefe-
riva comporre. Ma i mille impegni teatrali gli concedevano tale
attività solo durante l’estate. Il profondo, l’eroico e la semplicità,
sono tutto ciò che troviamo nella musica mahleriana. Ad am-
massi sonori drammatici seguono semplici passaggi cantabili. La
popolarità di Mahler è certamente dovuta ai repentini passaggi
dall’uragano orchestrale al piccolo Ländler (canto/danza popola-
re) austriaco.
Più nel dettaglio, la “Sinfonia n. 2” è divisa in cinque movimenti.
Richiede un organico smisurato, con l’aggiunta di due voci fem-
minili e un coro. Il primo movimento è, come di norma, in forma
sonata e il suo primo tema in tonalità di do minore, veemente e
solenne, dal timbro scuro, quasi funebre. Il secondo tema però, più
cantabile e disteso, invece di rispettare la regola del classicismo
beethoveniano, che lo vorrebbe nella relativa maggiore, è in do
maggiore.

Alla fine del primo movimento sono previsti cinque minuti di si-
lenzio, indicati da Mahler in partitura, probabilmente a scopo me-
ditativo, simbolo della volontà da parte dell’autore di esprimere
il proprio pensiero e dell’aspirazione a qualcosa oltre il conosci-
bile. Il secondo movimento, Andante moderato, comincia con un
Läendler. Questo tema, dalle movenze quasi schubertiane, viene
poi variato e abbellito. Il terzo movimento, Scherzo, procede in
modo lineare sempre seguendo il tempo ternario unitario, mentre
nel quarto, Lento, interviene il contralto che canta Urlicht (Luce
primordiale), basata su un canto popolare, accorata invocazione
dell’uomo alla Divinità. Nel quinto movimento invece la poesia di
Klopstock, adattata poi da Mahler, Die Auferstehung (Resurrezio-
ne), è stavolta cantata dal soprano con intervento del coro. Degno
di nota anche il frequente uso di corni e trombe, strumenti tra
l’altro tipici di uno scenario “militare” anche per via dell’uso che
qui ne fa il compositore.

“Le mie Sinfonie trattano a fondo il contenuto di tutta la mia vita;
dentro vi ho messo esperienze e dolori, verità e fantasia, in suo-
ni… In me creare e vivere sono radicalmente congiunti nel pro-
fondo… E gli uomini continuano a credere che la natura stia alla
superficie! Ma neanche ne hanno visto le orme coloro che di fron-
te alla Natura non hanno provato ancora tutti i brividi di un infinito
Mistero, di una infinita Divinità, di cui abbiamo il presentimento,
ma non sappiamo né comprendere, né penetrare. Una traccia di
questo infinito che esiste in natura deve esistere anche in ogni
opera d’arte, la quale deve essere una copia della natura.”

                                                     (Gustav Mahler)

“Le sinfonie mahleriane sono la spettacolare cronaca di un’inva-
                                                                         3
sione. Sono il verbale di una di una salvifica catastrofe. Il dia-

    “
    Le sinfonie
    mahleriane
                    gramma di un’esplosione. In esse serpeggia il profumo acre della
                    modernità”.
                                                               (Alessandro Baricco)

    sono la
    spettacolare    “Mahler per molti aspetti rappresenta il momento di massima
                    estenuazione della civiltà romantica, ma d’altro lato è punto di
    cronaca di      riferimento obbligato per tutti i giovani musicisti viennesi, sensibili
    un’invasione.   al fervore modernista.”
                                                                          (Guido Salvetti)

             ”      A dirigere il nutrito organico di orchestra e coro del Teatro Verdi di
                    Trieste sarà Boris Brott, per la prima volta a Pordenone, uno dei
                    più affermati direttori d’orchestra in Canada e negli Stati Uniti. Già
                    assistente di Leonard Bernstein alla New York Philharmonic Or-
                    chestra, ha ricoperto il ruolo di direttore Musicale del Royal Ballet
                    al Covent Garden di Londra, direttore principale alla BBC National
                    Symphony Orchestra (Galles) e direttore musicale della Northern
                    Sinfonia of England; direttore ospite presso l’Orchestra Sinfonica
                    di Toronto, del Quebec, di Vancouver, di Montreal, di Bari, di Ge-
                    rusalemme, la Kitchener-Waterloo Symphony Orchestra, la Isra-
                    el Chamber Orchestra, la Rotterdam Philharmonic e la London
                    Symphony Orchestra. Nel 2000 ha diretto Mass di Bernstein in
                    Vaticano per Papa Giovanni Paolo II.

                    Tiziana Carraro nel 1994 vince il Concorso “Amici del Loggione
                    del Teatro alla Scala” e il concorso AsLiCo. Tra i recenti impegni
                    Rigoletto (Maddalena) allo Sferisterio di Macerata, Verdi Requiem
                    in Brasile (Tournèe), Aida (Amneris) alla Royal Albert Hall di Lon-
                    dra, Anna Bolena (Giovanna Seymour) al Teatro Verdi di Trieste e
                    Carmen (Carmen) al Teatro Coccia di Novara.

                    Sara Galli, vincitrice della IX edizione del Concorso Internaziona-
                    le Giulietta Simionato, del Concorso Lirico Internazionale Cascina
                    Lirica e finalista al concorso AsLiCo, inizia la sua carriera al Tea-
                    tro Regio di Parma con Hansel und Gretel e Il flauto magico. Nel
                    2011 ha cantato Aida a Il Cairo Opera House e ad Oldenburg e I
                    Vespri Siciliani al Regio di Torino diretta da Gianandrea Noseda e
                    da Davide Livermore.




4
PACO DE LUCÌA
chitarra Paco de Lucìa

LA BAND
chitarra Antonio Sanchez
fisarmonica, tastiere Antonio Serrano
basso Alain Perez
percussioni Piranha
voce Duquende
voce David de Jacoba
danza Farruco                                                           lunedì
                                                                        26 settembre 2011
                                                                        ore 20.45

Paco De Lucìa é la più grande leggenda vivente del flamenco.             Fuori abbonamento
Si esibisce insieme al suo gruppo, portando in scena le sue com-
posizioni degli ultimi 30 anni. Accompagnato da artisti giovani, lo     Biglietti in vendita da
si potrebbe definire come una sorta di “ grande padre” di quella         sabato 10 settembre
musica che lui solo è riuscito a nobilitare, trasformandola da folk
tradizionale in musica moderna.
Suona alla sua maniera, dritto al cuore del pubblico. La bellezza
delle melodie ed il fuoco vivo del ritmo sono mozzafiato, il
pubblico riesce quasi a toccare con mano l’amore che Paco
de Lucìa ha per la sua musica.
La sua apertura verso altri stili musicali, come nella collaborazione
con John McLaughlin e Al di Meola, si combina alla sua creatività
ed al suo desiderio di portare il flamenco alla contemporaneità.
Ha imparato un sacco da questi grandi musicisti, ed ha trovato un
suo modo unico di improvvisare.
E’ e rimane un chitarrista di flamenco, ma il suo voler integra-
re nuovi strumenti e stili nel flamenco tradizionale ha influenzato
un’intera generazione di giovani musicisti spagnoli.
Oggi si esibisce appunto con giovani artisti provenienti dalla Spa-
gna e da Cuba. La tradizione e la modernità emergono da ciascu-
na nota che il gruppo suona.
Tra gli artisti c’é “Farruco”, un giovane che viene da una fami-
glia di ballerini. I suoi movimenti e i suoi “staccati” lasciano lo
spettatore senza respiro. “Duquende” è invece uno dei cantanti
di flamenco più acclamati in Spagna, tanto da essere considerato
il nuovo Cameron De La Isla.

Paco de Lucìa dà corpo alla band, ma lascia spazio a ciascuno
strumento per un’improvvisazione. I ritmi esplosivi, e gli strumenti
che una volta non erano utilizzati nel flamenco tradizionale, por-
tano alla musica un nuovo meraviglioso colore. Le linee del basso
sono potenti, la drammaticità delle voci trascina l’ascoltatore in
una dimensione parallela.




                                                                                                  5
La genialità di Paco de Lucia é spesso stata confusa con una
    mera abilità tecnica. “C’é bisogno di una certa tecnica per es-
    sere capaci di suonare”, dice. “Ma il resto viene dal cuore”. E
    il cuore si sente.

    Molti studenti di conservatorio hanno trascritto le sue musiche,
    che oggi vengono usate per studi classici. Infatti lui non legge né
    scrive musica. Però ha scritto la storia.

    Francisco Sanchez Gomez è nato ad Algericas, Cadice, il 21 di-
    cembre 1947. Fin dal giorno in cui, a cinque anni, corresse suo
    padre Antonio Sanchez (un chitarrista professionista) sul tempo
    di un passaggio, l’impegno e la passione di Paco verso la chitarra
    sono stati totalizzanti. Più di 25 album pubblicati, centinaia di pre-
    mi ricevuti ed il consenso unanime della critica sulla spettacolare
    rivoluzione musicale che ha provocato: tutto contribuisce a ren-
    derlo l’artista universale che é.
    Nel 1965 Paco registra il suo primo LP, Dos Guitarras Flamencas.
    Nel 1975, col suo disco Fuente Y Caudal, inizia i suoi dialoghi con
    l’improvvisazione, e con la rumba Entre Dos Aguas trasforma la
    chitarra flamenco da strumento marginale in fenomeno di livello
    mondiale. Introducendo il cajon, il basso e le percussioni, Paco
    fonda le basi del corrente idioma flamenco: Almoraima, che segna
    il definitivo sorpasso dei suoi maestri Nino Ricardo e Sabicas;
    Siroco, il più grande omaggio melodico e armonioso che esista,
    e Luzia e Cositas Buenas, entrambi frutto di lunghi periodi di as-
    senza, sono solo alcuni dei punti di riferimento che dimostrano il
    genio rivoluzionario, l’intuitività ed il talento che sono marchio di
    fabbrica di Paco de Lucia.
    L’interazione tra la sua musica ed i ritmi brasiliani, il jazz di Larry
    Coryell, Chick Corea, Al di Meola o John McLaughlin, la musica
    classica di Albeniz, Falla e Rodrigo, riflettono la sua irrequietezza
    musicale e la sua trasversalità.
    Non c’è dubbio che il nome di Paco de Lucia sia uno dei pochi
    che sarà usato dalla storia per aprire un nuovo capitolo.




6
NOVECENTO MUSICALE
NOTTURNI, SALMI
ED UN ENIGMA

Orchestra e Coro della Fondazione
Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste

direttore Donato Renzetti
voce solista Osman Daniel Spangher                                          giovedì
maestro del coro Paolo Vero                                                 13 ottobre 2011
                                                                            ore 20.45
PROGRAMMA
Claude Debussy (1862-1918)                                                  Abbonamenti:
Nocturnes per coro femminile e orchestra (1899)                             - Sinfonica 2011
Nuages                                                                      - Sinfonica 2011’12
Fêtes
Sirènes                                                                     Biglietti in vendita da
                                                                            sabato 17 settembre
Leonard Bernstein (1918-1990)
Chichester psalms per coro, voce solista e orchestra

(intervallo)

Edwar Elgar (1857- 1934)
Enigma variations op.36
“C.A.E.” – “H.D.S-P.” – “R.B.T.” – “W.M.B.” – “R.P.A.” – “Ysobel” –
“Troyte” – “W.N.” – “Nimrod” – “Dorabella” – “G.R.S.” – “B.G.N.”
– “***” – E.D.U.”



Nei Notturni Debussy prosegue il cammino intrapreso con il Prélu-
de à l’après-midi d’un faune. Approfondisce lo studio di una or-
chestrazione pensata come mezzo coloristico, atta a tradurre
“le misteriose concordanze tra la natura e l’immaginazione”.
Egli stesso così li descrive. “Il titolo va interpretato qui in senso ge-
nerale e più decorativo. La forma non è quindi quella del Notturno.
Si tratta di un’indicazione che comprende tutto ciò che questo
termine contiene, di impressioni e di effetti di luce particolari.
Nuages è l’immutabile aspetto del cielo, il lento e solenne movi-
mento delle nubi che svaniscono in un grigio lievemente tinto di
bianco. Fêtes è il movimento, il ritmo danzante dell’atmosfera col
balenare di luci crude, è l’episodio di un corteo, visione lucente e
spettrale che attraversa la festa perdendosi in essa. Sirènes è il
mare col suo ritmo incessante; dalle onde inargentate della luna
si leva ridente e svanisce il canto misterioso delle sirene”

                                                     (Claude Debussy)

I Chichester Psalms furono composti da Leonard Bernstein per
                                                                                                      7
l’edizione del 1965 del festival musicale della Cattedrale di Chi-
    chester, sede di un’antica tradizione di musica vocale e per orga-
    no. A quel tempo “Lenny” era già uno dei direttori d’orchestra
    più affermati al mondo, ma soffriva per la scarsa considerazio-
    ne che veniva attribuita alla sua attività di compositore da parte
    dell’ambiente “alto”, che guardava con maggior interesse a Berio,
    Stockhausen, Boulez, Ligeti, Nono. Le sue stravaganze, nella vita e
    nella professione, lo confinavano ad un’immagine di compositore
    da Broadway, o da Hollywood, visti i suoi successi nel musical
    e nelle colonne sonore. Chissà se è giusto dire che il tempo ha
    dato torto alle avanguardie di Darmstadt, certo che la musica di
    Bernstein gode oggi di ottima salute e, rispetto allo sperimen-
    talismo di quella “scuola” spesso autoreferenziale, mantiene una
    freschezza ed una modernità invidiabili, fascinose.
    La composizione consta di tre brani, il cui testo, in lingua ebrai-
    ca, comprende parti dei Salmi rispettivamente 108, 100, 23, 2,
    131, 133. Questi Salmi cantano la fiducia in Dio del popolo di
    Israele e la gioia di chi sa che il suo Dio non lo abbandonerà mai.
    La musica di Bernstein esprime una gamma totale di emozio-
    ni, dall’esplosione quasi caotica della prima composizione, la cui
    furia esprime una gioia che confina con il dolore, alla tenerezza
    struggente della melodia solista della seconda composizione, in-
    terrotta da un incalzante irrompere del coro maschile che con-
    danna i potenti che si levano contro Dio, fino all’arcano fascino
    della melodia finale, che esprime la felicità del vivere insieme tra
    fratelli. L’impatto emotivo che la musica è in grado di produrre è,
    per un pubblico attento, assolutamente straordinario, coinvolgen-
    te, grazie alla bellezza delle melodie ed all’energia ritmica che
    la percorre. La sua intersezione con le vicende rappresentate
    ottiene volta a volta l’effetto dell’accentuazione drammatica,
    della pausa di ristoro dalla sofferenza, del sublime ed infine del
    conforto dell’amore di fronte all’indicibile.

    Elgar ebbe una vita lunga, prospera e ricca di affetti. Niente di più
    lontano dall’immagine che certa vecchia storiografia ha traman-
    dato, di genio incompreso e solitario. La sua composizione più
    nota, Variations on an Originale Theme (“Enigma”) op 36, pre-
    se corpo quasi per caso, come lo stresso compositore raccontò
    più volte. Dopo una lunga giornata di insegnamento, si sedette
    al pianoforte improvvisando una melodia che catturò subito l’at-
    tenzione della moglie, sua musa ispiratrice. “Che cos’è?” “Niente,
    niente. Ma potrebbe diventare qualcosa”. E quella stessa sera ab-
    bozzò la struttura e l’idea di un tema e variazioni che parlasse di
    sé e della cerchia dei suoi amici. Il suo lavoro più famoso, che
    dopo il debutto londinese sotto la direzione di Hans Richter,
    ebbe immediato successo in tutta Europa. Il tema è quasi un
    autoritratto, le variazioni un susseguirsi di dediche, prima fra tutte
    quella alla moglie Alice, e poi quella all’amico pianista, all’attore,
    al cognato, all’allieva violinista, all’architetto, e così via. La musica
    svela i loro tratti caratteriali con grande efficacia. Ma la correlazio-
    ne tra persone e titoli delle variazioni (ora indicate con le sole ini-
    ziali, ora con degli asterischi, ora con titolo enigmatici) fu rivelata
    dallo stesso compositore solo 30 anni dopo, nel 1929.
8
Donato Renzetti, uno dei direttori d’orchestra italiani più affer-
mati nel mondo, dirigerà questa produzione. Durante la sua lunga
carriera Renzetti ha sempre alternato l’attività sinfonica con pro-
duzioni d’opera lirica e registrazioni discografiche.
Ha diretto le più importanti orchestre al mondo: la London Sin-
                                                                          “
                                                                          L’impatto
                                                                          emotivo che
fonietta, la London Philharmonic, la Philarmonia di Londra, l’En-
glish Chamber Orchestra, la RIAS di Berlino, l’Orchestra di Stato
                                                                          la musica
Ungherese, la Filarmonica di Tokyo, la Filarmonica di Buenos Ai-          è in grado di
res, l’Orchestra della Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia
di Santa Cecilia di Roma, la Dallas Symphony, la BRT di Bruxelles,
                                                                          produrre è,
l’Orchestre National du Capitol de Toulouse, l’Orchestre National         per un
de Lille e la National del Lyon, la Zeeland Symphony, l’Orchestra
della RAI di Milano, Torino, Roma e la Scarlatti di Napoli, la Sinfoni-
                                                                          pubblico
ca di Bilbao, nei principali Teatri Lirici del mondo: Opera di Parigi,    attento,
Covent Garden di Londra, Grand Theatre de Ginevra, Staatsoper
di Monaco, Capitol de Toulouse, Carnegie Hall e Metropolitan di           assolutamente
New York, Lyric Opera di Chicago, Opera di Dallas, San Francisco          straordinario,
Opera, Teatro Colon di Buenos Aires, Teatro Bunka di Tokyo, Teatro
Megaron di Atene, Teatro alla Scala di Milano e tutti i maggiori          coinvolgente,
teatri italiani.
Nel 1987 ha diretto “Aida” a Luxor con i complessi artistici dell’Are-
                                                                          grazie alla
na di Verona. Dal 2005 è direttore principale dell’Orchestra Sinfo-       bellezza
nica Portoghese del Teatro S. Carlo di Lisbona.                           delle
                                                                          melodie ed
                                                                          all’energia
                                                                          ritmica che
                                                                          la percorre.

                                                                                  ”



                                                                                           9
LISZT, DANTE
                               E UN VIOLINO DIABOLICO

                               Orchestra e Coro della Fondazione
                               Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” Di Trieste

                               direttore Paul Chiang
                               violinista Lara St. John
                               maestro del coro Paolo Vero
     giovedì
     27 ottobre 2011           PROGRAMMA
     ore 20.45                 Johannes Brahms (1833-1897)
                               Nänie, op. 82, per coro e orchestra
     Abbonamenti:
     - Sinfonica 2011          Franz Liszt (1811 – 1886)
     - Sinfonica 2011’12       Totentanz, per pianoforte e orchestra (1849) - trascrizione per
                               violino ed orch. di Martin Kennedy e Lara St.John
     Biglietti in vendita da
     sabato 17 settembre       Maurice Ravel (1875-1937)
                               Tzigane, rapsodia da concerto per violino e orchestra (1924)

                               (intervallo)

                               Franz Liszt (1811 – 1886)
                               Dante-Symphonie, per coro femminile e orchestra (1856)




                               Per l’omaggio ai 200 anni della nascita di Franz Liszt, il più
                               grande pianista romantico ed una delle figure maggiormen-
                               te rivoluzionarie ed aperte al futuro di quel grande movimento
                               innovatore che fu appunto il Romanticismo tedesco, l’Orchestra
                               del Verdi di Trieste propone una novità assoluta. Si tratta infatti di
                               una trascrizione per violino della celebre Totentanz, parafrasi da
                               concerto per pianoforte e orchestra sulla sequenza del Dies irae
                               gregoriano, brano di travolgente virtuosismo. Interessante la sfida
                               tra la magniloquente scrittura pianistica originale e quello che la
                               violinista Lara St.John saprà “cavare” dal suo strumento ad arco.
                               Sfida enorme se si pensa che l’originale pianistico offre soluzioni
                               strumentali d’avanguardia per il suo tempo, con inesauribile ric-
                               chezza di trovate ritmiche ed armoniche, grandi effetti plateali,
                               tanto da venir considerato il vero e proprio Terzo Concerto di Li-
                               szt, scritto nel 1849 praticamente assieme ai precedenti altri due
                               concerti per pianoforte.
                               Sono gli anni di Weimar, gli anni in cui diede tutta la misura del
                               suo genio. Nella serena atmosfera della cittadina tedesca matu-
                               rarono e presero forma tutte le intuizioni che aveva avuto durante
                               la sua disordinata vita di concertista. Sono gli anni della Sonata in
                               si minore per pianoforte, oltre che dei due Concerti, delle opere
                               di ispirazione religiosa, come la Messa di Gran, e soprattutto delle
10
sue composizioni per orchestra: i dodici Poemi Sinfonici, la Dante
Symphonie e la Faust Symphonie.
L’esigenza di estrema libertà nella creazione musicale, che d’al-
tronde aveva già caratterizzato parte della sua produzione per
pianoforte, raggiunse in questi anni piena consapevolezza dando
luogo alla più grande innovazione che Liszt apportò nell’ambito
della composizione: il Poema Sinfonico. Così egli denominò i suoi
lavori orchestrali a programma, ossia congiunti a un soggetto, il
più delle volte letterario, e liberi dagli schemi formali della sinfonia
classica.
La grandiosa Sinfonia sulla Divina Commedia di Dante fu
composta tra il 1855 e il 1856. Liszt la pensò in due parti: In-
ferno e Purgatorio. Probabilmente ritenne impossibile una tradu-
zione musicale dell’ineffabile visione dell’eterna beatitudine del
Paradiso, soggetto dell’ultima cantica della commedia dantesca.
Tuttavia con il coro di chiusa per voci femminili, sul testo del Ma-
gnificat, riuscì a tradurre in una luminosa immagine sonora di in-
credibile bellezza la mistica ascesa dell’uomo al Regno dei Cieli,
pur non varcandone la soglia.
Completa il programma una composizione corale di Brahms (che
rappresenta l’altro fronte del romanticismo tedesco, rispetto al ri-
voluzionario Liszt, quello più legato alla tradizione), all’inizio, Nänie
su un testo di Schiller che evoca i canti funebri intonati durante
le esequie. Ispirata dalla morte di un giovane pittore, la compo-
sizione è un’ode alla morte che, secondo la concezione antica, è
rappresentata come sorella gemella del sonno. Brahms tratta il
soggetto senza terrore ma anzi con dolcezza, come nel Requiem,
come negli Ernste Gesänge. E con tenerezza, soavità, malinconia,
consolazione.
Invece tutt’altro colore orchestrale presenta la Tzigane di Ra-
vel, istrionico affresco novecentesco dalle tinte macabre e
vagamente luciferine, pezzo di grande virtuosismo che riecheg-
gia la musica zingaresca. Inizia con una lunghissima cadenza del
violino solo, affascinante. Quindi una cadenza dell’arpa porta via
via all’entrata degli archi, fino all’inizio della danza vera e propria
che si conclude con un finale frenetico ed esultante.

Il direttore Ching-Po Paul Chiang è uno dei più affermati direttori
cinesi, ha recentemente debuttato alla Carnegie Hall di New York
e alla Berlin Konzerthaus.

Dopo il debutto a 10 anni a Lisbona con l’Orchestra Gulbenkian,
Lara St.John ha studiato al prestigioso Curtis Institute di Phila-
delphia ed in seguito si è esibita con le orchestre di Cleveland,
Philadelphia, Minnesota, Seattle, Brooklyn, Toronto, Montreal, Van-
couver, Hannover, Zurich Chamber, Royal Philharmonic, Ensemble
Orchestral de Paris, Marseilles Opera, Amsterdam Symphony, Ge-
wandhaus Lipsia, Hong Kong Symphony, Tokyo Symphony, China
Philharmonic, Guangzhou Symphony e Shanghai Broadcasting
Orchestra, Queensland Orchestra in Australia. Da segnalare la sua
capacità manageriale di fondare una propria etichetta discogra-
fica per concedersi la libertà artistica che le major difficilmente
concedono. Suona un prezioso violino Guadagnini del 1779.
                                                                            11
VINICIO CAPOSSELA
                               MARINAI, PROFETI E BALENE

                               La ciurma che seguirà Capitan Vinicio
                               nella sua impresa marinaresca sarà composta da:

                               trombone, conchiglie, ottoni, flauti, kalimba, temporale
                               Mauro Ottolini
                               flauti, shakuhachi, shehnai, tinwhistle Achille Succi
     giovedì                   chitarre, banjo, baglama Alessandro “Asso” Stefana
     17 ottobre 2011           contrabbasso Glauco Zuppiroli
     ore 20.45                 batteria, conga, gong delle nuvole, teste di morto
                               Zeno De Rossi / Diego Sapignoli
     Abbonamenti:              sega musicale, balafon, campionatore, steeldrum, saz, santoor
     - Fidelity gold           Francesco Arcuri
     - Fidelity platinum       theremin, campionatore, marimba, voce, glockenspiel
     - Azzurro                 Vincenzo Vasi
     - Rosa
     - Young Musica/           coro Edoardo Rossi e Le Sorelle Marinetti
     Danza

     Biglietti in vendita da
     sabato 10 ottobre         Il Mare: mitologia, canzone di gesta, simbolo del fato, sfida al de-
                               stino, scenario di passioni umane, organismo vivente, acquario
                               abissale, spettri, presagi, voci di marinai, uragani, naufragi… Trop-
                               po vasta è la materia per ricondurla a un disco solo. Eccone allora
                               due, uno oceanico e l’altro omerico. Diciannove pezzi inediti in
                               ottantasei minuti di musica. Un’opera fuori misura, Ciclopedi-
                               ca: la Marina Commedia di Vinicio Capossela.

                               I temi esistenziali della grande letteratura di mare sono qui evo-
                               cati da una complessa architettura musicale, da arrangiamenti
                               che sono una vera e propria colonna sonora dell’immaginazione e
                               dall’asciuttezza atavica della musica cretese. Molti e insoliti sono
                               gli strumenti utilizzati: le percussioni indonesiane gamelan, la vio-
                               la d’amore barocca, il santur, le onde Martenot, il theremin, la sega
                               musicale, l’ondioline. A sostegno della voce, una grande varietà di
                               cori: da ciurma di voci bianche, classici e anni Trenta.

                               “Un’antica metafora vuole che nel temerario navigare gli uomini
                               trovino virtù e conoscenza, e che là, sullo spaesante mare, cioè
                               lontano dalla terraferma e dalle ferme leggi degli uomini, meglio
                               comprendano la loro esistenza e il loro destino.
                               Marinai, Profeti e Balene ci porta con sé su quelle rotte estreme,
                               ci dice che è tempo di mettere noi per l’alto mare aperto. Si tratta,
                               beninteso, dello smisurato mare immaginario di Vinicio Caposse-
                               la, quello che alcuni libri immortali hanno popolato di favole, spet-
                               tri, voci e creature fuori scala. E diconsi qui immortali i libri che
                               continuano a sospingere i viventi verso mete che li oltrepassano.
                               Figlio della lunghissima immaginazione occidentale, Vinicio è sta-
                               to spesso il fededegno Ismaele di burrasche e naufragi. Stavolta
                               invece si volge alla sostanza mitica della sua vita e vi vede una
12
verità intollerabile. Quale sia, lo dirò alla fine. Intanto, godiamoci
la crociera.
Ecco subito gli oceani ottocenteschi di Conrad e di Melville,
squassati da prediche, da incubi freddi, da volti gravi come
suoni d’organo; ed ecco il mare rapsodico di Omero, con la
sua aria da kolossal, il suo eroe illuminista e i suoi dei feno-
menali. Ovunque incombe l’oltremare dei presagi, attrazioni lo-
cali che influenzano le bussole di chiesuola di chiunque navighi
nell’apparente anomia del finimondo. Ascoltiamo le voci veggenti
di Tiresia, del carenato Padre Mapple, delle retrospettive Sirene.
E quella biblica di Giobbe, col suo bell’acciaio martellato di dolo-
re. Da sotto la superficie specchiante delle acque, risuonano gli
abissi disneyani di Céline e sospira in apnea il tentacolare Polpo
D’Amore. E finalmente affiora Lui, il più grande di tutti, il più terri-
ficante e il più richiesto: il mostruoso Leviatano, l’orrenda balena
senza colore, incarnazione del male assoluto!
Ed ecco ancora le voci di Lord Jim, Billy Budd, Odisseo, Calipso,
Polifemo, l’Aedo, le Pleiadi... tutte incastonate in una fantasmago-
ria di ballate, gighe, prison songs, canzoni da giaccone, da peplo,
da uniforme, da scafandro, o in pezzi di pura evocazione, brevi
e perfette colonne sonore della vita tra i flutti. Anche i mezzi di
bordo sono strabilianti: aulofoni, plettri atavici, flauti primordia-
li, lire cretesi, gamelan, ghironde, viole barocche, onde Martenot,
macchine celibi, e cori, tanti cori, di tutti i tipi, le mille disincarnate
voci del mare.
Ora, non so voi, ma io non conosco artista che più di Vinicio Ca-
possela si sappia mettere al servizio dell’opera. Che sappia cioè
intonare lessico, strumentario, scelta dei compagni e persino luo-
ghi di registrazione, alla “cosa in sé”. Altri vi sapranno precisare
i dettagli del Pequod caposseliano, del suo lento cantiere sulle
rotte atlantiche e mediterranee, del maestro d’ascia, dell’armato-
re, degli ufficiali, dell’equipaggio. Io vi dirò invece che l’illusione
marina di Vinicio deve pur avere un briciolo di vero se ad intaccar-
la non bastano le corrispondenze con la tanto strombazzata realtà.
Una metafora più recente ci vuole tutti su una stessa barca, per
giunta governata dalle leggi marziali di pochi, pochissimi uomini.
I Marinai, i Profeti e le Balene di Vinicio, simboli di vita naturante e
di epopea umana, ci dicono invece che siamo stati tutti mangiati
dal mostruoso, plenario, capitale Leviatano. E qui dentro, finché
ce ne stiamo buoni buoni, non ci sarà né virtù, né conoscenza e
nemmeno un c(…) di destino”.

                                                      (Marco Castellani)




                                                                              13
TONI SERVILLO
                               SCONCERTO
                               Teatro di musica

                               con Toni Servillo
                               Sarajevska filaharmonija 1923
                               e con la partecipazione di Peppe Servillo
                               musica di Giorgio Battistelli
                               testo di Franco Marcoaldi
     lunedì                    costumi di Ortensia De Francesco
     24 ottobre 2011           suono di Daghi Rondanini
     ore 20.45                 luci di Pasquale Mari
                               regia di Toni Servillo
     Abbonamenti:
     - Fidelity gold           editore Casa Ricordi
     - Fidelity platinum       Teatri Uniti, Fondazione Teatro di San Carlo,
                               Fondazione Ravello, Fondazione Musica per Roma
     martedì                   in collaborazione con
     25 ottobre 2011           Piccolo Teatro di Milano, MITO SettembreMusica
     ore 20.45

     Abbonamenti:
     - Fidelity gold           La recita sociale, il consumismo compulsivo, le morti sul lavoro, la
     - Fidelity platinum       sete di potere della classe dirigente, gli oscuri meccanismi della
                               finanza, l’immigrazione, una lingua sempre più astratta e irrelata…
                               Come è possibile orientarsi in un mondo così confuso? Dov’è il
     Biglietti in vendita da   senso?
     sabato 10 ottobre         Da queste domande è travolto un direttore d’orchestra, che quasi
                               dimentica di dirigere i suoi strumentisti. Fra pause, dubbi, incer-
                               tezze, interrogativi enormi e piccole verità, il musicista riscopre
                               come proprio la musica possa essere il mezzo per passare dal
                               caos al cosmo, per ritornare al cuore semplice della vita.
                               Sconcerto nasce dall’incontro eccezionale di tre autori: Toni Ser-
                               villo, che ci regala ancora un’interpretazione di uno degli at-
                               tori italiani più apprezzati nel mondo, già vincitore del Nastro
                               d’argento e del David di Donatello; lo scrittore e poeta Franco
                               Marcoaldi e il compositore Giorgio Battistelli
                               Poeta italiano tra i più conosciuti e apprezzati, Marcoaldi è anche
                               autore di libri di viaggio, saggi e romanzi. Collabora da molti anni
                               al quotidiano La Repubblica. Da tempo è attivo nell’ambito del
                               teatro e della musica: dopo aver scritto due libretti d’opera per il
                               compositore Fabio Vacchi (Il letto della storia e Teneke), ha colla-
                               borato con lo stesso Vacchi e Toni Servillo per la messa in scena
                               del suo poemetto teatrale a due voci, Benjaminowo: padre e figlio
                               che è stato rappresentato nei più importanti teatri italiani. Con lo
                               stesso Servillo ha partecipato a diversi recital delle proprie poesie
                               (Il tempo ormai breve). Voce recitante nell’opera di Giorgio Batti-
                               stelli Experimentum mundi, sempre con Battistelli sta lavorando a
                               una nuova opera: L’ultima mano.
                               Diplomatosi in composizione nel 1978 con Giancarlo Bizzi al Con-
                               servatorio de L’Aquila, Giorgio Battistelli ha frequentato nel 1975
                               a Colonia i seminari di composizione di Karlheinz Stockhausen e
14
Mauricio Kagel; nel 1978-79 ha seguito a Parigi i corsi di tecni-
ca e interpretazione nel teatro musicale contemporaneo con Jean
Pierre Drouet e Gaston Sylvestre. Negli anni ‘80 si è affermato
come uno dei più interessanti compositori della sua generazione.
Dopo gli anni a Berlino, al Deutscher Akademischer Austausch-
dienst, fino al 1996 è stato direttore artistico del Cantiere Inter-
nazionale d’Arte di Montepulciano e fino al 2002 dell’Orchestra
della Toscana; dal 2000 al 2005 della Società Aquilana dei Con-
certi e dal 2005 al 2007 dell’Accademia Filarmonica Romana,
della Biennale Musica di Venezia nel periodo 2004-2007 e della
Fondazione Arena di Verona nella stagione 2006/2007. E’ com-
poser-in-residence all’Opera di Anversa negli anni 2005-2006 e
alla Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf, nel biennio 2007-
2008. Dal 2006 insegna alla Aldeburgh Music.
Da febbraio 2009 è presidente della Società Aquilana dei Con-
certi. Il Teatro alla Scala gli ha commissionato per il 2013 una
nuova opera.
Tra i suoo tanti riconoscimenti il titolo di Chevalier de l’Ordre des
Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura Francese; è inoltre
Accademico di Santa Cecilia.

La recensione

Spettacolo forse non è la parola giusta perchè è più un melo-
logo, o come dicono i tre artefici è teatro di musica perchè pa-
role, musica, recitazione dialogano in modo stretto, importante.
Forte l’idea di partenza e la scena iniziale: un direttore sale
sul podio e inizia a dirigere la sua orchestra. Dopo le pri-
me note, però, si gira verso il pubblico e inizia curiosamente a
parlare, come se stesse seguendo i suoi pensieri ad alta voce,
come un flusso di coscienza joyciano di un uomo che ragio-
na sul proprio sconcerto di fronte al mondo: “questo” mon-
do di nani, ballerine e affaristi, di egoisti, opportunisti, razzi-
sti, paese “confuso, frivolo, stordito”. Insomma, l’Italia di oggi.
Nel testo di Marcoaldi si riconoscono ragionamenti, pensieri, in-
vettive, angosce che ognuno di noi ha ogni giorno di fonte allo
“sconcerto” di quello che la politica mette in campo e la musica di
Battistelli, cupa, incisiva sta in perfetto equilibrio. Ma chi davvero
è uno spettacolo è Toni Servillo: la sua intelligenza di attore, la
sua autorevole presenza scenica qui paiono perfino più nitide che
in altri lavori. Perchè qui, dove l’attore non deve apparentemente
agire, sono le posture del corpo, i gesti, le pause, le sottolineature,
i respiri e tutto il vocabolario d’attore a creare la sostanza espres-
siva. Con un momento di emozione, quando dall’orchestra si alza
Peppe Servillo e i due fratelli, il cantante e l’attore, duettano su un
motivetto di sapore brechtiano carico di sarcasmo e dolore.

                                    Anna Bandettini, La Repubblica

Intervista a Toni Servillo

In scena un’orchestra e il suo direttore: ovvero lei, Toni. Ma il
direttore non dirige, ha in testa altri pensieri, altri rovelli, le sue
parole sono come un fiume in piena di affanni e malumori. De-
                                                                          15
“
                    nunciano, appunto, lo sconcerto che attraversa i nostri giorni.
                    Il titolo significa che il concerto fatica a impaginarsi perché colui
     L’arte         che dovrebbe farlo dà voce a quella perdita di senso in cui ci
                    sentiamo precipitati. Racconta lo sgomento che viviamo, non solo
     deve fare      morale o ideologico, ma una condizione che si riflette sul linguag-
                    gio e ci impedisce l’autenticità delle emozioni.
     domande e
     sollecitare,   Sconcerto: non c’è parola più contemporanea e simbolica.
                    E altrettanto simbolica è la figura nobilissima di un intellet-
     sottilmente,   tuale, il direttore d’orchestra, che dal centro di un’esecuzio-
     delle          ne musicale lancia un grido di allarme per ritrovare la digni-
                    tà e uscire finalmente da uno stato di narcosi che disorienta.
     risposte.

          ”         Il direttore d’orchestra, dunque, è il ventriloquo del malesse-
                    re contemporaneo.
                    Ma anche colui che armonizza, indirizza... Entriamo nella sua
                    testa che si sente oppressa dal troppo mondo, a rischio di per-
                    dere i valori che danno senso all’azione. È la condizione in cui
                    ci troviamo tutti. E mi piaceva che questo significato così den-
                    so passasse attraverso l’arte più pura, più caduca e meno ma-
                    terica al mondo: la musica. Che la figura cui affidare il no-
                    stro grido di allarme per un paese narcotizzato non fosse un
                    personaggio di finzione, ma un simbolo che si fa carne viva.

                    La musica arriva là dove le parole sono in affanno. È questa la
                    via d’uscita?
                    È un’indicazione, non solo metaforica. Nel finale affidiamo
                    alla musica la possibilità di ritrovare l’armonia, la disponi-
                    bilità all’ascolto, e dunque la capacità di accettare i contra-
                    sti, di ridurre a unità pensieri orientati in direzioni opposte.
                    Il segreto è nell’evidenza, nella pura, semplice presenza.

                    E quindi nella testimonianza?
                    Compito di chi fa il nostro mestiere è proporsi non solo come
                    mezzo per evadere dalla realtà, ma anche di interpretar-
                    la, questa realtà, e farsene testimoni. L’arte deve fare do-
                    mande e sollecitare, sottilmente, delle risposte. Diffido di
                    chi lancia messaggi, le arti sceniche suggeriscono, sfida-
                    no il silenzio e solo così, solo allora colgono nel segno.

                    Di questi “suggerimenti»” è disseminata la sua carriera.
                    Ed è quello che conta. In un momento di annichilito stupore di
                    fronte agli avvenimenti recenti, credo che qualsiasi dichiarazione
                    diventi inefficace. Voglio sottrarmi al conformismo del tuttologo,
                    preferisco affermare con forza certi valori con l’efficacia del nostro
                    linguaggio. L’intervento degli artisti deve limitarsi al loro campo
                    d’azione. Evitando quindi di generalizzare e di fornire ai politici un
                    alibi per continuare a starsene zitti. O dando loro parole da usare
                    come slogan quando sono a corto di idee. Dunque mi sottraggo,
                    pur restando, come tanti altri, sconcertato.

                                                                 Titta Fiore, Il Mattino.it

16
ALESSANDRO BERGONZONI
URGE

testi, scene di Alessandro Bergonzoni
regia di Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi

Progetti Dadaumpa

                                                                         venerdì
Dopo “Nel”, il lavoro che due anni fa gli ha fatto conquistare l’Ubu     28 ottobre 2011
come miglior interprete delle scene italiane, Alessandro Bergon-         ore 20.45
zoni torna sul palcoscenico con Urge, spettacolo che egli stesso
definisce “un’allerta, una necessità senza indugi”. L’embrione di         Abbonamenti:
una trama/pretesto, di un contenitore in cui poter inoculare acro-       - Interazioni A e B
bazie semantiche: un autentico corpo a corpo, vis-à-vis, tête-à-tête     - Fidelity platinum
con il linguaggio agilmente smontato, scardinato, riassemblato in
universi surreali, onirici, vertiginosi.
                                                                         Biglietti in vendita da
                                                                         sabato 10 ottobre
Note di regia

Stai colmo! Questo mi sono detto nel fare voto di vastità, scavando
il fosse, usando il confine tra sogno e bisogno (l’incubo è confon-
derli). Come un intimatore di alt, come un battitore di ciglia che
mette all’asta gli apostrofi delle palpebre, come l’inventore del
cuscino anticalvizie o del transatlantico anti aggressione, come
chi è posseduto da sciamanesimo estatico, a suon di decibellez-
ze da scorticanto, come giaguaro che diventa uno degli animali
più lenti se in ascensore e come lumaca che diventa uno dei più
veloci se in aereo, così tra tellurico e onirico, tra lo scoppio delle
alte cariche dello stato (delle cose), tra me e me, in uno spazio da
antipodi, in un limbo dell’imparadiso, (infermo di mente più che
fermo di mente), ho avuto un sentore: urge.

                                             Alessandro Bergonzoni

Se dovessi descrivere i punti dai quali siamo partiti per la ge-
nesi di questo spettacolo non avrei dubbi: l’urgenza, l’allerta, la
necessità di non astenersi dal dire, la traiettoria che permette lo
sconfinamento veloce da un territorio artistico conosciuto e pra-
ticato in direzione dei “vasti” spazi confinanti. Ma cosa, in definiti-
va, “Urge” a Bergonzoni? Sicuramente segnalarci delle differenze;
quella mancanza di precisione nello sguardo del mondo che se
trascurata può realmente cambiare il senso delle cose, quelle fret-
tolose banalizzazioni che accomunano cose in realtà diversissime
tra loro. E anche dimostrare che la comicità è fatta di materia-
li non solo legati all’evidente o al rappresentato. Ma soprattutto
mettere sotto gli occhi degli spettatori il suo “voto di vastità”: un
vero e proprio canone artistico che lo obbliga, sia come uomo ma
soprattutto come artista, a non distogliere mai gli occhi dal tutto:
un tutto composto dall’enormità, dall’invisibile, dall’onirico, dallo                              17
sciamanico, dal trascendentale. Un tutto che forzatamente non
     può non essere poi riversato anche sul palcoscenico per essere
     esibito con tutti i mezzi dell’arte autoriale prima ed attoriale poi.
     Ed anche oltre. La glossolalia non lo frena e gli “illuminati” sul fon-
     do non lo irretiscono. Un tutto perturbante che, forse, costringerà
     a considerare Bergonzoni non più solamente maestro di cerimo-
     nia di una liturgia comica ma anche strumento di correzione ottica
     per permettere di vedere meglio la vastità in cui siamo immersi.
     Attenzione: lo stupore della scoperta può essere fragoroso.

                                                         Riccardo Rodolfi

     La recensione

     Un’immersione nell’universo Bergonzoni dovrebbe diventare tap-
     pa obbligata per tutti, una “una tantum” da versare come tributo
     alla lingua italiana. In tempi di miseria lessicale, di prosciugamento
     sintattico, dove molti giovani - ci dicono i sondaggi - si limitano ad
     un vocabolario di un centinaio di parole, l’esperienza di un’oretta
     di spettacolo con il comico, scrittore, attore, pittore bolognese si
     trasforma in un viaggio nelle possibilità infinite della lingua italia-
     na, un vero piacere per le orecchie. E per la mente: perchè poi,
     nei suoi spettacoli, anche e soprattutto il significato oltre il signifi-
     cante non è mai banale e affronta temi di urgente attualità, in una
     sorta di irrefrenabile flusso di coscienza, di monologo interiore
     inarrestabile, che lui definisce mentale, filosofico, antropologico e
     che si rivela a tratti anche irresistibilmente comico. In venticinque
     anni ha fatto una dozzina di spettacoli Alessandro Bergonzoni,
     classe 1958 e una laurea in giurisprudenza. In televisione ci va
     poco, preferisce la radio o i dibattiti magari in convegni di filosofia,
     ma il pubblico che lo segue è un esercito.
     Ma che cosa “urge” all’acrobata della parola, all’equilibrista dell’in-
     credibile e dei nonsense, giusto per scegliere due tra le tante de-
     finizioni che per lui si sono trovate? Urgono tante cose, oggi. Ne
     citiamo una selezione: il pensiero, la grandezza e non la mania
     di grandezza, le idee, la coltivazione dell’anima, la differenza tra
     sogno e bisogno.
     Gli preme mettere sotto i nostri occhi il “voto di vastità” in un
     universo ormai “limite esente”, un tutto composto dall’enormità
     e dall’invisibile, onirico, sciamanico e trascendentale. Scarno ed
     essenziale il palco, che Bergonzoni riempie con i fiumi delle sue
     parole e delle immagini iperboliche, dove ci si può anche smarrire
     tanto poi si ritrova il filo al giro successivo di preposizione. Firma
     tutto lui, testo, scene, interpretazione. Solo la regia la condivide
     come al solito con Riccardo Rodolfi e punta sempre sulla veloci-
     tà. E’ per questo che ti puoi perdere, ma Bergonzoni dice che va
     bene così: è l’effetto sciamano, ti trasporta in una dimensione da
     cui poi esci rinnovato. E prosegue dicendo “Io voglio avvenire, non
     essere avvenente, voglio far succedere, non voglio successo”. Più
     unico che raro..


                                              Monica Sicca, La Stampa.it
18
UNDER 12
ATTENTO PIERINO...
ARRIVA IL LUPO!

tratto da “Pierino e il lupo” di Sergej Prokofiev
testo e regia di Andrea Lugli
con Liliana Letterese, Andrea Lugli, Nicola Zampieri
scene e costumi di Chiara Bettella e Andrea Manfredini
pupazzi di Liliana Letterese, Andrea Lugli                             domenica
                                                                       30 ottobre 2011
Il Baule Volante                                                       ore 16.00

                                                                       Abbonamenti:
                                                                       - Under 12
Questo spettacolo, che è stato prodotto nel 1999 e vanta
fino ad oggi oltre 500 rappresentazioni, con partecipazioni
a rassegne di rilievo nazionale, mette in scena la celebre fiaba        Biglietti in vendita da
tradizionale di “Pierino e il lupo”, musicata da Sergej Prokofiev.      sabato 10 ottobre
Narra la storia di un ragazzo che, con l’aiuto dei suoi inseparabili
amici animali, riesce a catturare un ferocissimo lupo. Ogni per-
sonaggio è contraddistinto da uno specifico strumento musicale,
che ne facilita l’identificazione e che ha reso giustamente notis-
sima questa fiaba musicale che Prokofiev aveva composto con
lo scopo di educare alla musica i ragazzi delle scuole elementari
russe. L’allestimento vede in scena un direttore d’orchestra-nar-
ratore, che presenterà e condurrà i bambini attraverso la storia,
messa in scena da una serie di pupazzi animati a vista.

L’Associazione Teatrale Il Baule Volante nasce nel 1993 come
gruppo di teatro di ricerca e dal 1994 opera professionalmente
ed in forma esclusiva nel settore del teatro ragazzi. Prende parte
a festival di teatro d’attore, di narrazione e di teatro di figura di
rilevanza nazionale ed internazionale. Partecipa annualmente
con i suoi spettacoli a rassegne di teatro per le scuole e per
le famiglie su tutto il territorio italiano. Le tecniche utilizzate
negli spettacoli sono diverse, ma sempre con l’intendimento di
ricercare un teatro per ragazzi che non abbia confini d’età. Lo
spettacolo “Il tenace soldatino di stagno e altre storie” ha conse-
guito la menzione speciale della giuria in occasione del Premio
ETI-Stregagatto 2002; “La bella e la bestia” la menzione speciale
della giuria del Premio Nazionale Eolo Awards 2007; “Il sogno
di tartaruga” il Premio Maria Signorelli 2008/9, assegnato dal
pubblico della rassegna nazionale “Oltre la scena”, al Teatro Verde
di Roma.
Dal 2007 la compagnia ha compiuto diverse tournèe in Spagna
e Francia, partecipando a rassegne teatrali in numerose città.
L’associazione tiene laboratori e corsi di aggiornamento su
scenografia, costruzione di pupazzi ed educazione all’immagine
rivolti a bambini e insegnanti. Organizza, in collaborazione con
enti pubblici, rassegne di teatro ragazzi per le scuole e per il
pubblico delle famiglie.
                                                                                                 19
IN BREVE




             UNA GRANDE FESTA
             La stagione 2011’12 inizia con uno straordinario evento in esclu-
             siva Nordest che vedrà sul palco del Verdi la leggenda vivente del
             flamenco: Paco De Lucìa! Il 26 settembre sarà una grande festa
             del Teatro e della città tutta da vivere insieme.



             TANTE PROPOSTE YOUNG!
             Per il popolo under25! tante le proposte per i grandi spettacoli e
             concerti della stagione 2011’12. Biglietti e abbonamenti a prezzi
             speciali per il teatro, della musica e della danza. Chiedi informa-
             zioni alla biglietteria del Teatro per i pacchetti SinfoTonica, Young
             Musica/Danza e Young Prosa.


             UNDER 12, TEATRO PER I PICCOLI
             Un abbonamento pensato per i bambini e le loro famiglie, per
             quattro speciali appuntamenti magici, perchè il teatro parla al
             cuore dei piccoli. Quattro pomeriggi per emozionarsi e stare in-
             sieme, un abbonamento al divertimento!



             TUTTO PER LA SCUOLA
             Il Teatro Verdi rinnova il suo invito alle scuole (infanzia, prima-
             ria, secondaria di I e II grado) proponendo molteplici percorsi
             sia nell’ambito teatrale che musicale. Progetti di avvicinamento
             all’opera lirica e alla musica classica, spettacoli teatrali di qualità
             e occasioni preziose per vivere e conoscere la magia del teatro.


             OSPITI A TEATRO
             Dall’1 all’8 ottobre il Teatro ospiterà Le giornate del Cinema
             Muto, il festival internazionale che è giunto alla 30. edizione e nel
             150. anno dell’Unità d’Italia rende omaggio al cinema nazionale.
             Informazioni www.cinetecadelfriuli.org/gcm/



     Testi del programma a cura di Franco Calabretto, Cristina Savi
20
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Provincia di Pordenone
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia


SOCI ONORARI




AMICI DEL TEATRO   - STAGIONE 2011’12
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  • 2. INVESTIAMO IN UN CAPITALE CHE ARRICCHISCE TUTTI. FRIULADRIA PER L’ARTE E LA CULTURA.
  • 3. IL CALENDARIO Informazioni sui biglietti: www.comunalegiuseppeverdi.it - tel. 0434 247624 SINFONICA Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste gi 22 settembre direttore Boris Brott FESTA PACO DE LUCÌA D’APERTURA lu 26 settembre SINFONICA Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste gi 13 ottobre direttore Donato Renzetti MUSICA Vinicio Capossela lu 17 ottobre MARINAI, PROFETI E BALENE PROSA Toni Servillo lu 24, ma 25 SCONCERTO ottobre SINFONICA Orchestra e Coro Teatro Lirico Verdi Trieste gi 27 ottobre direttore Paul Chiang INTERAZIONI Alessandro Bergonzoni ve 28 ottobre URGE UNDER 12 Il baule volante do 30 ottobre ATTENTO PIERINO... ARRIVA IL LUPO! Teatro Comunale Giuseppe Verdi Pordenone Seguici su facebook! 1
  • 4. MAHLER SINFONIA “RESURREZIONE” Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste direttore Boris Brott soprano Sara Galli mezzosoprano Tiziana Carraro maestro del coro Paolo Vero giovedì 22 settembre 2011 PROGRAMMA ore 20.45 Gustav Mahler (1860-1911) Sinfonia n. 2 in do minore “Resurrezione” (1894) Abbonamenti: per coro, orchestra e voci soliste - Sinfonica 2011 1. Allegro maestoso. Mit durchaus ernstem und feierlichem Ausdruck - Sinfonica 2011’12 (Allegro maestoso. Con espressione assolutamente seria e solenne) 2. Andante moderato. Sehr gemächlich Biglietti in vendita da (Andante moderato. Molto comodo) sabato 17 settembre 3. In ruhig fließender Bewegung (Con movimento tranquillo e scorrevole) 4. “Urlicht” (Luce primordiale) - Sehr feierlich, aber schlicht, Choral- mässig (Molto solenne ma con semplicità, come un corale) testo tratto da “Die Wunderhorn” di Ludwig Achim von Arnim e Clemens 5. Im Tempo des Scherzo. Wild herausfahrend. Allegro energico. Langsam. Misterioso (Tempo di Scherzo. Selvaggiamente. Allegro energico. Lento. Misterioso) contiene l’inno “Die Auferstehung” (La Resurrezione) di Friedrich Klopstock Inizia ancora una volta con un grande affresco mahleriano la stagione sinfonica del Teatro di Pordenone, in stile tradiziona- le e magniloquente, con organici orchestrali e corali quanto mai ricchi e dilatati, quasi un’ora e mezza di grande musica per una sinfonia che qualcuno ha definito “cantata sinfonica”, drammatica ed esaltante allo stesso tempo. “Scrivere sinfonie significa creare un mondo con tutti i mez- zi disponibili”. Di questo parere fu Mahler quando si accinse a scrivere la Seconda sinfonia: si tratta di vita e morte, anzi di più. La “Resurrezione” è un viaggio epico-musicale che porta dalla morte, alla vita dopo la morte. “Auferstehen, Du wirst auferstehen” (“Risorgerai, tu risorgerai”), invoca il coro. La sinfonia che sinora rappresentava un lamento di morte si apre ad una dichiarazione spirituale. A lungo Mahler non trovava una soluzione per questo finale finché non si imbatté in un verso di Klopstock, (“Auferste- hung”, “resurrezione” appunto), verso che Mahler mise in musi- ca poi a modo suo: i versi e la musica abbandonano l’intenzione cristiano-devozionale di Klopstock e si avvicinano ad una visione di liberazione che racconta il processo eterno della creazione, il perenne “Muori e crea”, per nulla legato ad una religione, ma im- 2
  • 5. perniato sulla fede per l’arte. Gustav Mahler, nato in una famiglia piccolo borghese in Boemia, di origini ebraiche, è uno specialista dell’ossessione musicale vissuta fino all’autodistruzione. Da bam- bino – a quanto pare – desiderava diventare martire. E in qualche maniera lo divenne. Una vita logorante, piena di traversie private, schizofrenica, tra una fortunatissima carriera di direttore d’orche- stra e direttore d’opera di successo quando, in realtà, egli prefe- riva comporre. Ma i mille impegni teatrali gli concedevano tale attività solo durante l’estate. Il profondo, l’eroico e la semplicità, sono tutto ciò che troviamo nella musica mahleriana. Ad am- massi sonori drammatici seguono semplici passaggi cantabili. La popolarità di Mahler è certamente dovuta ai repentini passaggi dall’uragano orchestrale al piccolo Ländler (canto/danza popola- re) austriaco. Più nel dettaglio, la “Sinfonia n. 2” è divisa in cinque movimenti. Richiede un organico smisurato, con l’aggiunta di due voci fem- minili e un coro. Il primo movimento è, come di norma, in forma sonata e il suo primo tema in tonalità di do minore, veemente e solenne, dal timbro scuro, quasi funebre. Il secondo tema però, più cantabile e disteso, invece di rispettare la regola del classicismo beethoveniano, che lo vorrebbe nella relativa maggiore, è in do maggiore. Alla fine del primo movimento sono previsti cinque minuti di si- lenzio, indicati da Mahler in partitura, probabilmente a scopo me- ditativo, simbolo della volontà da parte dell’autore di esprimere il proprio pensiero e dell’aspirazione a qualcosa oltre il conosci- bile. Il secondo movimento, Andante moderato, comincia con un Läendler. Questo tema, dalle movenze quasi schubertiane, viene poi variato e abbellito. Il terzo movimento, Scherzo, procede in modo lineare sempre seguendo il tempo ternario unitario, mentre nel quarto, Lento, interviene il contralto che canta Urlicht (Luce primordiale), basata su un canto popolare, accorata invocazione dell’uomo alla Divinità. Nel quinto movimento invece la poesia di Klopstock, adattata poi da Mahler, Die Auferstehung (Resurrezio- ne), è stavolta cantata dal soprano con intervento del coro. Degno di nota anche il frequente uso di corni e trombe, strumenti tra l’altro tipici di uno scenario “militare” anche per via dell’uso che qui ne fa il compositore. “Le mie Sinfonie trattano a fondo il contenuto di tutta la mia vita; dentro vi ho messo esperienze e dolori, verità e fantasia, in suo- ni… In me creare e vivere sono radicalmente congiunti nel pro- fondo… E gli uomini continuano a credere che la natura stia alla superficie! Ma neanche ne hanno visto le orme coloro che di fron- te alla Natura non hanno provato ancora tutti i brividi di un infinito Mistero, di una infinita Divinità, di cui abbiamo il presentimento, ma non sappiamo né comprendere, né penetrare. Una traccia di questo infinito che esiste in natura deve esistere anche in ogni opera d’arte, la quale deve essere una copia della natura.” (Gustav Mahler) “Le sinfonie mahleriane sono la spettacolare cronaca di un’inva- 3
  • 6. sione. Sono il verbale di una di una salvifica catastrofe. Il dia- “ Le sinfonie mahleriane gramma di un’esplosione. In esse serpeggia il profumo acre della modernità”. (Alessandro Baricco) sono la spettacolare “Mahler per molti aspetti rappresenta il momento di massima estenuazione della civiltà romantica, ma d’altro lato è punto di cronaca di riferimento obbligato per tutti i giovani musicisti viennesi, sensibili un’invasione. al fervore modernista.” (Guido Salvetti) ” A dirigere il nutrito organico di orchestra e coro del Teatro Verdi di Trieste sarà Boris Brott, per la prima volta a Pordenone, uno dei più affermati direttori d’orchestra in Canada e negli Stati Uniti. Già assistente di Leonard Bernstein alla New York Philharmonic Or- chestra, ha ricoperto il ruolo di direttore Musicale del Royal Ballet al Covent Garden di Londra, direttore principale alla BBC National Symphony Orchestra (Galles) e direttore musicale della Northern Sinfonia of England; direttore ospite presso l’Orchestra Sinfonica di Toronto, del Quebec, di Vancouver, di Montreal, di Bari, di Ge- rusalemme, la Kitchener-Waterloo Symphony Orchestra, la Isra- el Chamber Orchestra, la Rotterdam Philharmonic e la London Symphony Orchestra. Nel 2000 ha diretto Mass di Bernstein in Vaticano per Papa Giovanni Paolo II. Tiziana Carraro nel 1994 vince il Concorso “Amici del Loggione del Teatro alla Scala” e il concorso AsLiCo. Tra i recenti impegni Rigoletto (Maddalena) allo Sferisterio di Macerata, Verdi Requiem in Brasile (Tournèe), Aida (Amneris) alla Royal Albert Hall di Lon- dra, Anna Bolena (Giovanna Seymour) al Teatro Verdi di Trieste e Carmen (Carmen) al Teatro Coccia di Novara. Sara Galli, vincitrice della IX edizione del Concorso Internaziona- le Giulietta Simionato, del Concorso Lirico Internazionale Cascina Lirica e finalista al concorso AsLiCo, inizia la sua carriera al Tea- tro Regio di Parma con Hansel und Gretel e Il flauto magico. Nel 2011 ha cantato Aida a Il Cairo Opera House e ad Oldenburg e I Vespri Siciliani al Regio di Torino diretta da Gianandrea Noseda e da Davide Livermore. 4
  • 7. PACO DE LUCÌA chitarra Paco de Lucìa LA BAND chitarra Antonio Sanchez fisarmonica, tastiere Antonio Serrano basso Alain Perez percussioni Piranha voce Duquende voce David de Jacoba danza Farruco lunedì 26 settembre 2011 ore 20.45 Paco De Lucìa é la più grande leggenda vivente del flamenco. Fuori abbonamento Si esibisce insieme al suo gruppo, portando in scena le sue com- posizioni degli ultimi 30 anni. Accompagnato da artisti giovani, lo Biglietti in vendita da si potrebbe definire come una sorta di “ grande padre” di quella sabato 10 settembre musica che lui solo è riuscito a nobilitare, trasformandola da folk tradizionale in musica moderna. Suona alla sua maniera, dritto al cuore del pubblico. La bellezza delle melodie ed il fuoco vivo del ritmo sono mozzafiato, il pubblico riesce quasi a toccare con mano l’amore che Paco de Lucìa ha per la sua musica. La sua apertura verso altri stili musicali, come nella collaborazione con John McLaughlin e Al di Meola, si combina alla sua creatività ed al suo desiderio di portare il flamenco alla contemporaneità. Ha imparato un sacco da questi grandi musicisti, ed ha trovato un suo modo unico di improvvisare. E’ e rimane un chitarrista di flamenco, ma il suo voler integra- re nuovi strumenti e stili nel flamenco tradizionale ha influenzato un’intera generazione di giovani musicisti spagnoli. Oggi si esibisce appunto con giovani artisti provenienti dalla Spa- gna e da Cuba. La tradizione e la modernità emergono da ciascu- na nota che il gruppo suona. Tra gli artisti c’é “Farruco”, un giovane che viene da una fami- glia di ballerini. I suoi movimenti e i suoi “staccati” lasciano lo spettatore senza respiro. “Duquende” è invece uno dei cantanti di flamenco più acclamati in Spagna, tanto da essere considerato il nuovo Cameron De La Isla. Paco de Lucìa dà corpo alla band, ma lascia spazio a ciascuno strumento per un’improvvisazione. I ritmi esplosivi, e gli strumenti che una volta non erano utilizzati nel flamenco tradizionale, por- tano alla musica un nuovo meraviglioso colore. Le linee del basso sono potenti, la drammaticità delle voci trascina l’ascoltatore in una dimensione parallela. 5
  • 8. La genialità di Paco de Lucia é spesso stata confusa con una mera abilità tecnica. “C’é bisogno di una certa tecnica per es- sere capaci di suonare”, dice. “Ma il resto viene dal cuore”. E il cuore si sente. Molti studenti di conservatorio hanno trascritto le sue musiche, che oggi vengono usate per studi classici. Infatti lui non legge né scrive musica. Però ha scritto la storia. Francisco Sanchez Gomez è nato ad Algericas, Cadice, il 21 di- cembre 1947. Fin dal giorno in cui, a cinque anni, corresse suo padre Antonio Sanchez (un chitarrista professionista) sul tempo di un passaggio, l’impegno e la passione di Paco verso la chitarra sono stati totalizzanti. Più di 25 album pubblicati, centinaia di pre- mi ricevuti ed il consenso unanime della critica sulla spettacolare rivoluzione musicale che ha provocato: tutto contribuisce a ren- derlo l’artista universale che é. Nel 1965 Paco registra il suo primo LP, Dos Guitarras Flamencas. Nel 1975, col suo disco Fuente Y Caudal, inizia i suoi dialoghi con l’improvvisazione, e con la rumba Entre Dos Aguas trasforma la chitarra flamenco da strumento marginale in fenomeno di livello mondiale. Introducendo il cajon, il basso e le percussioni, Paco fonda le basi del corrente idioma flamenco: Almoraima, che segna il definitivo sorpasso dei suoi maestri Nino Ricardo e Sabicas; Siroco, il più grande omaggio melodico e armonioso che esista, e Luzia e Cositas Buenas, entrambi frutto di lunghi periodi di as- senza, sono solo alcuni dei punti di riferimento che dimostrano il genio rivoluzionario, l’intuitività ed il talento che sono marchio di fabbrica di Paco de Lucia. L’interazione tra la sua musica ed i ritmi brasiliani, il jazz di Larry Coryell, Chick Corea, Al di Meola o John McLaughlin, la musica classica di Albeniz, Falla e Rodrigo, riflettono la sua irrequietezza musicale e la sua trasversalità. Non c’è dubbio che il nome di Paco de Lucia sia uno dei pochi che sarà usato dalla storia per aprire un nuovo capitolo. 6
  • 9. NOVECENTO MUSICALE NOTTURNI, SALMI ED UN ENIGMA Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste direttore Donato Renzetti voce solista Osman Daniel Spangher giovedì maestro del coro Paolo Vero 13 ottobre 2011 ore 20.45 PROGRAMMA Claude Debussy (1862-1918) Abbonamenti: Nocturnes per coro femminile e orchestra (1899) - Sinfonica 2011 Nuages - Sinfonica 2011’12 Fêtes Sirènes Biglietti in vendita da sabato 17 settembre Leonard Bernstein (1918-1990) Chichester psalms per coro, voce solista e orchestra (intervallo) Edwar Elgar (1857- 1934) Enigma variations op.36 “C.A.E.” – “H.D.S-P.” – “R.B.T.” – “W.M.B.” – “R.P.A.” – “Ysobel” – “Troyte” – “W.N.” – “Nimrod” – “Dorabella” – “G.R.S.” – “B.G.N.” – “***” – E.D.U.” Nei Notturni Debussy prosegue il cammino intrapreso con il Prélu- de à l’après-midi d’un faune. Approfondisce lo studio di una or- chestrazione pensata come mezzo coloristico, atta a tradurre “le misteriose concordanze tra la natura e l’immaginazione”. Egli stesso così li descrive. “Il titolo va interpretato qui in senso ge- nerale e più decorativo. La forma non è quindi quella del Notturno. Si tratta di un’indicazione che comprende tutto ciò che questo termine contiene, di impressioni e di effetti di luce particolari. Nuages è l’immutabile aspetto del cielo, il lento e solenne movi- mento delle nubi che svaniscono in un grigio lievemente tinto di bianco. Fêtes è il movimento, il ritmo danzante dell’atmosfera col balenare di luci crude, è l’episodio di un corteo, visione lucente e spettrale che attraversa la festa perdendosi in essa. Sirènes è il mare col suo ritmo incessante; dalle onde inargentate della luna si leva ridente e svanisce il canto misterioso delle sirene” (Claude Debussy) I Chichester Psalms furono composti da Leonard Bernstein per 7
  • 10. l’edizione del 1965 del festival musicale della Cattedrale di Chi- chester, sede di un’antica tradizione di musica vocale e per orga- no. A quel tempo “Lenny” era già uno dei direttori d’orchestra più affermati al mondo, ma soffriva per la scarsa considerazio- ne che veniva attribuita alla sua attività di compositore da parte dell’ambiente “alto”, che guardava con maggior interesse a Berio, Stockhausen, Boulez, Ligeti, Nono. Le sue stravaganze, nella vita e nella professione, lo confinavano ad un’immagine di compositore da Broadway, o da Hollywood, visti i suoi successi nel musical e nelle colonne sonore. Chissà se è giusto dire che il tempo ha dato torto alle avanguardie di Darmstadt, certo che la musica di Bernstein gode oggi di ottima salute e, rispetto allo sperimen- talismo di quella “scuola” spesso autoreferenziale, mantiene una freschezza ed una modernità invidiabili, fascinose. La composizione consta di tre brani, il cui testo, in lingua ebrai- ca, comprende parti dei Salmi rispettivamente 108, 100, 23, 2, 131, 133. Questi Salmi cantano la fiducia in Dio del popolo di Israele e la gioia di chi sa che il suo Dio non lo abbandonerà mai. La musica di Bernstein esprime una gamma totale di emozio- ni, dall’esplosione quasi caotica della prima composizione, la cui furia esprime una gioia che confina con il dolore, alla tenerezza struggente della melodia solista della seconda composizione, in- terrotta da un incalzante irrompere del coro maschile che con- danna i potenti che si levano contro Dio, fino all’arcano fascino della melodia finale, che esprime la felicità del vivere insieme tra fratelli. L’impatto emotivo che la musica è in grado di produrre è, per un pubblico attento, assolutamente straordinario, coinvolgen- te, grazie alla bellezza delle melodie ed all’energia ritmica che la percorre. La sua intersezione con le vicende rappresentate ottiene volta a volta l’effetto dell’accentuazione drammatica, della pausa di ristoro dalla sofferenza, del sublime ed infine del conforto dell’amore di fronte all’indicibile. Elgar ebbe una vita lunga, prospera e ricca di affetti. Niente di più lontano dall’immagine che certa vecchia storiografia ha traman- dato, di genio incompreso e solitario. La sua composizione più nota, Variations on an Originale Theme (“Enigma”) op 36, pre- se corpo quasi per caso, come lo stresso compositore raccontò più volte. Dopo una lunga giornata di insegnamento, si sedette al pianoforte improvvisando una melodia che catturò subito l’at- tenzione della moglie, sua musa ispiratrice. “Che cos’è?” “Niente, niente. Ma potrebbe diventare qualcosa”. E quella stessa sera ab- bozzò la struttura e l’idea di un tema e variazioni che parlasse di sé e della cerchia dei suoi amici. Il suo lavoro più famoso, che dopo il debutto londinese sotto la direzione di Hans Richter, ebbe immediato successo in tutta Europa. Il tema è quasi un autoritratto, le variazioni un susseguirsi di dediche, prima fra tutte quella alla moglie Alice, e poi quella all’amico pianista, all’attore, al cognato, all’allieva violinista, all’architetto, e così via. La musica svela i loro tratti caratteriali con grande efficacia. Ma la correlazio- ne tra persone e titoli delle variazioni (ora indicate con le sole ini- ziali, ora con degli asterischi, ora con titolo enigmatici) fu rivelata dallo stesso compositore solo 30 anni dopo, nel 1929. 8
  • 11. Donato Renzetti, uno dei direttori d’orchestra italiani più affer- mati nel mondo, dirigerà questa produzione. Durante la sua lunga carriera Renzetti ha sempre alternato l’attività sinfonica con pro- duzioni d’opera lirica e registrazioni discografiche. Ha diretto le più importanti orchestre al mondo: la London Sin- “ L’impatto emotivo che fonietta, la London Philharmonic, la Philarmonia di Londra, l’En- glish Chamber Orchestra, la RIAS di Berlino, l’Orchestra di Stato la musica Ungherese, la Filarmonica di Tokyo, la Filarmonica di Buenos Ai- è in grado di res, l’Orchestra della Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, la Dallas Symphony, la BRT di Bruxelles, produrre è, l’Orchestre National du Capitol de Toulouse, l’Orchestre National per un de Lille e la National del Lyon, la Zeeland Symphony, l’Orchestra della RAI di Milano, Torino, Roma e la Scarlatti di Napoli, la Sinfoni- pubblico ca di Bilbao, nei principali Teatri Lirici del mondo: Opera di Parigi, attento, Covent Garden di Londra, Grand Theatre de Ginevra, Staatsoper di Monaco, Capitol de Toulouse, Carnegie Hall e Metropolitan di assolutamente New York, Lyric Opera di Chicago, Opera di Dallas, San Francisco straordinario, Opera, Teatro Colon di Buenos Aires, Teatro Bunka di Tokyo, Teatro Megaron di Atene, Teatro alla Scala di Milano e tutti i maggiori coinvolgente, teatri italiani. Nel 1987 ha diretto “Aida” a Luxor con i complessi artistici dell’Are- grazie alla na di Verona. Dal 2005 è direttore principale dell’Orchestra Sinfo- bellezza nica Portoghese del Teatro S. Carlo di Lisbona. delle melodie ed all’energia ritmica che la percorre. ” 9
  • 12. LISZT, DANTE E UN VIOLINO DIABOLICO Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” Di Trieste direttore Paul Chiang violinista Lara St. John maestro del coro Paolo Vero giovedì 27 ottobre 2011 PROGRAMMA ore 20.45 Johannes Brahms (1833-1897) Nänie, op. 82, per coro e orchestra Abbonamenti: - Sinfonica 2011 Franz Liszt (1811 – 1886) - Sinfonica 2011’12 Totentanz, per pianoforte e orchestra (1849) - trascrizione per violino ed orch. di Martin Kennedy e Lara St.John Biglietti in vendita da sabato 17 settembre Maurice Ravel (1875-1937) Tzigane, rapsodia da concerto per violino e orchestra (1924) (intervallo) Franz Liszt (1811 – 1886) Dante-Symphonie, per coro femminile e orchestra (1856) Per l’omaggio ai 200 anni della nascita di Franz Liszt, il più grande pianista romantico ed una delle figure maggiormen- te rivoluzionarie ed aperte al futuro di quel grande movimento innovatore che fu appunto il Romanticismo tedesco, l’Orchestra del Verdi di Trieste propone una novità assoluta. Si tratta infatti di una trascrizione per violino della celebre Totentanz, parafrasi da concerto per pianoforte e orchestra sulla sequenza del Dies irae gregoriano, brano di travolgente virtuosismo. Interessante la sfida tra la magniloquente scrittura pianistica originale e quello che la violinista Lara St.John saprà “cavare” dal suo strumento ad arco. Sfida enorme se si pensa che l’originale pianistico offre soluzioni strumentali d’avanguardia per il suo tempo, con inesauribile ric- chezza di trovate ritmiche ed armoniche, grandi effetti plateali, tanto da venir considerato il vero e proprio Terzo Concerto di Li- szt, scritto nel 1849 praticamente assieme ai precedenti altri due concerti per pianoforte. Sono gli anni di Weimar, gli anni in cui diede tutta la misura del suo genio. Nella serena atmosfera della cittadina tedesca matu- rarono e presero forma tutte le intuizioni che aveva avuto durante la sua disordinata vita di concertista. Sono gli anni della Sonata in si minore per pianoforte, oltre che dei due Concerti, delle opere di ispirazione religiosa, come la Messa di Gran, e soprattutto delle 10
  • 13. sue composizioni per orchestra: i dodici Poemi Sinfonici, la Dante Symphonie e la Faust Symphonie. L’esigenza di estrema libertà nella creazione musicale, che d’al- tronde aveva già caratterizzato parte della sua produzione per pianoforte, raggiunse in questi anni piena consapevolezza dando luogo alla più grande innovazione che Liszt apportò nell’ambito della composizione: il Poema Sinfonico. Così egli denominò i suoi lavori orchestrali a programma, ossia congiunti a un soggetto, il più delle volte letterario, e liberi dagli schemi formali della sinfonia classica. La grandiosa Sinfonia sulla Divina Commedia di Dante fu composta tra il 1855 e il 1856. Liszt la pensò in due parti: In- ferno e Purgatorio. Probabilmente ritenne impossibile una tradu- zione musicale dell’ineffabile visione dell’eterna beatitudine del Paradiso, soggetto dell’ultima cantica della commedia dantesca. Tuttavia con il coro di chiusa per voci femminili, sul testo del Ma- gnificat, riuscì a tradurre in una luminosa immagine sonora di in- credibile bellezza la mistica ascesa dell’uomo al Regno dei Cieli, pur non varcandone la soglia. Completa il programma una composizione corale di Brahms (che rappresenta l’altro fronte del romanticismo tedesco, rispetto al ri- voluzionario Liszt, quello più legato alla tradizione), all’inizio, Nänie su un testo di Schiller che evoca i canti funebri intonati durante le esequie. Ispirata dalla morte di un giovane pittore, la compo- sizione è un’ode alla morte che, secondo la concezione antica, è rappresentata come sorella gemella del sonno. Brahms tratta il soggetto senza terrore ma anzi con dolcezza, come nel Requiem, come negli Ernste Gesänge. E con tenerezza, soavità, malinconia, consolazione. Invece tutt’altro colore orchestrale presenta la Tzigane di Ra- vel, istrionico affresco novecentesco dalle tinte macabre e vagamente luciferine, pezzo di grande virtuosismo che riecheg- gia la musica zingaresca. Inizia con una lunghissima cadenza del violino solo, affascinante. Quindi una cadenza dell’arpa porta via via all’entrata degli archi, fino all’inizio della danza vera e propria che si conclude con un finale frenetico ed esultante. Il direttore Ching-Po Paul Chiang è uno dei più affermati direttori cinesi, ha recentemente debuttato alla Carnegie Hall di New York e alla Berlin Konzerthaus. Dopo il debutto a 10 anni a Lisbona con l’Orchestra Gulbenkian, Lara St.John ha studiato al prestigioso Curtis Institute di Phila- delphia ed in seguito si è esibita con le orchestre di Cleveland, Philadelphia, Minnesota, Seattle, Brooklyn, Toronto, Montreal, Van- couver, Hannover, Zurich Chamber, Royal Philharmonic, Ensemble Orchestral de Paris, Marseilles Opera, Amsterdam Symphony, Ge- wandhaus Lipsia, Hong Kong Symphony, Tokyo Symphony, China Philharmonic, Guangzhou Symphony e Shanghai Broadcasting Orchestra, Queensland Orchestra in Australia. Da segnalare la sua capacità manageriale di fondare una propria etichetta discogra- fica per concedersi la libertà artistica che le major difficilmente concedono. Suona un prezioso violino Guadagnini del 1779. 11
  • 14. VINICIO CAPOSSELA MARINAI, PROFETI E BALENE La ciurma che seguirà Capitan Vinicio nella sua impresa marinaresca sarà composta da: trombone, conchiglie, ottoni, flauti, kalimba, temporale Mauro Ottolini flauti, shakuhachi, shehnai, tinwhistle Achille Succi giovedì chitarre, banjo, baglama Alessandro “Asso” Stefana 17 ottobre 2011 contrabbasso Glauco Zuppiroli ore 20.45 batteria, conga, gong delle nuvole, teste di morto Zeno De Rossi / Diego Sapignoli Abbonamenti: sega musicale, balafon, campionatore, steeldrum, saz, santoor - Fidelity gold Francesco Arcuri - Fidelity platinum theremin, campionatore, marimba, voce, glockenspiel - Azzurro Vincenzo Vasi - Rosa - Young Musica/ coro Edoardo Rossi e Le Sorelle Marinetti Danza Biglietti in vendita da sabato 10 ottobre Il Mare: mitologia, canzone di gesta, simbolo del fato, sfida al de- stino, scenario di passioni umane, organismo vivente, acquario abissale, spettri, presagi, voci di marinai, uragani, naufragi… Trop- po vasta è la materia per ricondurla a un disco solo. Eccone allora due, uno oceanico e l’altro omerico. Diciannove pezzi inediti in ottantasei minuti di musica. Un’opera fuori misura, Ciclopedi- ca: la Marina Commedia di Vinicio Capossela. I temi esistenziali della grande letteratura di mare sono qui evo- cati da una complessa architettura musicale, da arrangiamenti che sono una vera e propria colonna sonora dell’immaginazione e dall’asciuttezza atavica della musica cretese. Molti e insoliti sono gli strumenti utilizzati: le percussioni indonesiane gamelan, la vio- la d’amore barocca, il santur, le onde Martenot, il theremin, la sega musicale, l’ondioline. A sostegno della voce, una grande varietà di cori: da ciurma di voci bianche, classici e anni Trenta. “Un’antica metafora vuole che nel temerario navigare gli uomini trovino virtù e conoscenza, e che là, sullo spaesante mare, cioè lontano dalla terraferma e dalle ferme leggi degli uomini, meglio comprendano la loro esistenza e il loro destino. Marinai, Profeti e Balene ci porta con sé su quelle rotte estreme, ci dice che è tempo di mettere noi per l’alto mare aperto. Si tratta, beninteso, dello smisurato mare immaginario di Vinicio Caposse- la, quello che alcuni libri immortali hanno popolato di favole, spet- tri, voci e creature fuori scala. E diconsi qui immortali i libri che continuano a sospingere i viventi verso mete che li oltrepassano. Figlio della lunghissima immaginazione occidentale, Vinicio è sta- to spesso il fededegno Ismaele di burrasche e naufragi. Stavolta invece si volge alla sostanza mitica della sua vita e vi vede una 12
  • 15. verità intollerabile. Quale sia, lo dirò alla fine. Intanto, godiamoci la crociera. Ecco subito gli oceani ottocenteschi di Conrad e di Melville, squassati da prediche, da incubi freddi, da volti gravi come suoni d’organo; ed ecco il mare rapsodico di Omero, con la sua aria da kolossal, il suo eroe illuminista e i suoi dei feno- menali. Ovunque incombe l’oltremare dei presagi, attrazioni lo- cali che influenzano le bussole di chiesuola di chiunque navighi nell’apparente anomia del finimondo. Ascoltiamo le voci veggenti di Tiresia, del carenato Padre Mapple, delle retrospettive Sirene. E quella biblica di Giobbe, col suo bell’acciaio martellato di dolo- re. Da sotto la superficie specchiante delle acque, risuonano gli abissi disneyani di Céline e sospira in apnea il tentacolare Polpo D’Amore. E finalmente affiora Lui, il più grande di tutti, il più terri- ficante e il più richiesto: il mostruoso Leviatano, l’orrenda balena senza colore, incarnazione del male assoluto! Ed ecco ancora le voci di Lord Jim, Billy Budd, Odisseo, Calipso, Polifemo, l’Aedo, le Pleiadi... tutte incastonate in una fantasmago- ria di ballate, gighe, prison songs, canzoni da giaccone, da peplo, da uniforme, da scafandro, o in pezzi di pura evocazione, brevi e perfette colonne sonore della vita tra i flutti. Anche i mezzi di bordo sono strabilianti: aulofoni, plettri atavici, flauti primordia- li, lire cretesi, gamelan, ghironde, viole barocche, onde Martenot, macchine celibi, e cori, tanti cori, di tutti i tipi, le mille disincarnate voci del mare. Ora, non so voi, ma io non conosco artista che più di Vinicio Ca- possela si sappia mettere al servizio dell’opera. Che sappia cioè intonare lessico, strumentario, scelta dei compagni e persino luo- ghi di registrazione, alla “cosa in sé”. Altri vi sapranno precisare i dettagli del Pequod caposseliano, del suo lento cantiere sulle rotte atlantiche e mediterranee, del maestro d’ascia, dell’armato- re, degli ufficiali, dell’equipaggio. Io vi dirò invece che l’illusione marina di Vinicio deve pur avere un briciolo di vero se ad intaccar- la non bastano le corrispondenze con la tanto strombazzata realtà. Una metafora più recente ci vuole tutti su una stessa barca, per giunta governata dalle leggi marziali di pochi, pochissimi uomini. I Marinai, i Profeti e le Balene di Vinicio, simboli di vita naturante e di epopea umana, ci dicono invece che siamo stati tutti mangiati dal mostruoso, plenario, capitale Leviatano. E qui dentro, finché ce ne stiamo buoni buoni, non ci sarà né virtù, né conoscenza e nemmeno un c(…) di destino”. (Marco Castellani) 13
  • 16. TONI SERVILLO SCONCERTO Teatro di musica con Toni Servillo Sarajevska filaharmonija 1923 e con la partecipazione di Peppe Servillo musica di Giorgio Battistelli testo di Franco Marcoaldi lunedì costumi di Ortensia De Francesco 24 ottobre 2011 suono di Daghi Rondanini ore 20.45 luci di Pasquale Mari regia di Toni Servillo Abbonamenti: - Fidelity gold editore Casa Ricordi - Fidelity platinum Teatri Uniti, Fondazione Teatro di San Carlo, Fondazione Ravello, Fondazione Musica per Roma martedì in collaborazione con 25 ottobre 2011 Piccolo Teatro di Milano, MITO SettembreMusica ore 20.45 Abbonamenti: - Fidelity gold La recita sociale, il consumismo compulsivo, le morti sul lavoro, la - Fidelity platinum sete di potere della classe dirigente, gli oscuri meccanismi della finanza, l’immigrazione, una lingua sempre più astratta e irrelata… Come è possibile orientarsi in un mondo così confuso? Dov’è il Biglietti in vendita da senso? sabato 10 ottobre Da queste domande è travolto un direttore d’orchestra, che quasi dimentica di dirigere i suoi strumentisti. Fra pause, dubbi, incer- tezze, interrogativi enormi e piccole verità, il musicista riscopre come proprio la musica possa essere il mezzo per passare dal caos al cosmo, per ritornare al cuore semplice della vita. Sconcerto nasce dall’incontro eccezionale di tre autori: Toni Ser- villo, che ci regala ancora un’interpretazione di uno degli at- tori italiani più apprezzati nel mondo, già vincitore del Nastro d’argento e del David di Donatello; lo scrittore e poeta Franco Marcoaldi e il compositore Giorgio Battistelli Poeta italiano tra i più conosciuti e apprezzati, Marcoaldi è anche autore di libri di viaggio, saggi e romanzi. Collabora da molti anni al quotidiano La Repubblica. Da tempo è attivo nell’ambito del teatro e della musica: dopo aver scritto due libretti d’opera per il compositore Fabio Vacchi (Il letto della storia e Teneke), ha colla- borato con lo stesso Vacchi e Toni Servillo per la messa in scena del suo poemetto teatrale a due voci, Benjaminowo: padre e figlio che è stato rappresentato nei più importanti teatri italiani. Con lo stesso Servillo ha partecipato a diversi recital delle proprie poesie (Il tempo ormai breve). Voce recitante nell’opera di Giorgio Batti- stelli Experimentum mundi, sempre con Battistelli sta lavorando a una nuova opera: L’ultima mano. Diplomatosi in composizione nel 1978 con Giancarlo Bizzi al Con- servatorio de L’Aquila, Giorgio Battistelli ha frequentato nel 1975 a Colonia i seminari di composizione di Karlheinz Stockhausen e 14
  • 17. Mauricio Kagel; nel 1978-79 ha seguito a Parigi i corsi di tecni- ca e interpretazione nel teatro musicale contemporaneo con Jean Pierre Drouet e Gaston Sylvestre. Negli anni ‘80 si è affermato come uno dei più interessanti compositori della sua generazione. Dopo gli anni a Berlino, al Deutscher Akademischer Austausch- dienst, fino al 1996 è stato direttore artistico del Cantiere Inter- nazionale d’Arte di Montepulciano e fino al 2002 dell’Orchestra della Toscana; dal 2000 al 2005 della Società Aquilana dei Con- certi e dal 2005 al 2007 dell’Accademia Filarmonica Romana, della Biennale Musica di Venezia nel periodo 2004-2007 e della Fondazione Arena di Verona nella stagione 2006/2007. E’ com- poser-in-residence all’Opera di Anversa negli anni 2005-2006 e alla Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf, nel biennio 2007- 2008. Dal 2006 insegna alla Aldeburgh Music. Da febbraio 2009 è presidente della Società Aquilana dei Con- certi. Il Teatro alla Scala gli ha commissionato per il 2013 una nuova opera. Tra i suoo tanti riconoscimenti il titolo di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura Francese; è inoltre Accademico di Santa Cecilia. La recensione Spettacolo forse non è la parola giusta perchè è più un melo- logo, o come dicono i tre artefici è teatro di musica perchè pa- role, musica, recitazione dialogano in modo stretto, importante. Forte l’idea di partenza e la scena iniziale: un direttore sale sul podio e inizia a dirigere la sua orchestra. Dopo le pri- me note, però, si gira verso il pubblico e inizia curiosamente a parlare, come se stesse seguendo i suoi pensieri ad alta voce, come un flusso di coscienza joyciano di un uomo che ragio- na sul proprio sconcerto di fronte al mondo: “questo” mon- do di nani, ballerine e affaristi, di egoisti, opportunisti, razzi- sti, paese “confuso, frivolo, stordito”. Insomma, l’Italia di oggi. Nel testo di Marcoaldi si riconoscono ragionamenti, pensieri, in- vettive, angosce che ognuno di noi ha ogni giorno di fonte allo “sconcerto” di quello che la politica mette in campo e la musica di Battistelli, cupa, incisiva sta in perfetto equilibrio. Ma chi davvero è uno spettacolo è Toni Servillo: la sua intelligenza di attore, la sua autorevole presenza scenica qui paiono perfino più nitide che in altri lavori. Perchè qui, dove l’attore non deve apparentemente agire, sono le posture del corpo, i gesti, le pause, le sottolineature, i respiri e tutto il vocabolario d’attore a creare la sostanza espres- siva. Con un momento di emozione, quando dall’orchestra si alza Peppe Servillo e i due fratelli, il cantante e l’attore, duettano su un motivetto di sapore brechtiano carico di sarcasmo e dolore. Anna Bandettini, La Repubblica Intervista a Toni Servillo In scena un’orchestra e il suo direttore: ovvero lei, Toni. Ma il direttore non dirige, ha in testa altri pensieri, altri rovelli, le sue parole sono come un fiume in piena di affanni e malumori. De- 15
  • 18. nunciano, appunto, lo sconcerto che attraversa i nostri giorni. Il titolo significa che il concerto fatica a impaginarsi perché colui L’arte che dovrebbe farlo dà voce a quella perdita di senso in cui ci sentiamo precipitati. Racconta lo sgomento che viviamo, non solo deve fare morale o ideologico, ma una condizione che si riflette sul linguag- gio e ci impedisce l’autenticità delle emozioni. domande e sollecitare, Sconcerto: non c’è parola più contemporanea e simbolica. E altrettanto simbolica è la figura nobilissima di un intellet- sottilmente, tuale, il direttore d’orchestra, che dal centro di un’esecuzio- delle ne musicale lancia un grido di allarme per ritrovare la digni- tà e uscire finalmente da uno stato di narcosi che disorienta. risposte. ” Il direttore d’orchestra, dunque, è il ventriloquo del malesse- re contemporaneo. Ma anche colui che armonizza, indirizza... Entriamo nella sua testa che si sente oppressa dal troppo mondo, a rischio di per- dere i valori che danno senso all’azione. È la condizione in cui ci troviamo tutti. E mi piaceva che questo significato così den- so passasse attraverso l’arte più pura, più caduca e meno ma- terica al mondo: la musica. Che la figura cui affidare il no- stro grido di allarme per un paese narcotizzato non fosse un personaggio di finzione, ma un simbolo che si fa carne viva. La musica arriva là dove le parole sono in affanno. È questa la via d’uscita? È un’indicazione, non solo metaforica. Nel finale affidiamo alla musica la possibilità di ritrovare l’armonia, la disponi- bilità all’ascolto, e dunque la capacità di accettare i contra- sti, di ridurre a unità pensieri orientati in direzioni opposte. Il segreto è nell’evidenza, nella pura, semplice presenza. E quindi nella testimonianza? Compito di chi fa il nostro mestiere è proporsi non solo come mezzo per evadere dalla realtà, ma anche di interpretar- la, questa realtà, e farsene testimoni. L’arte deve fare do- mande e sollecitare, sottilmente, delle risposte. Diffido di chi lancia messaggi, le arti sceniche suggeriscono, sfida- no il silenzio e solo così, solo allora colgono nel segno. Di questi “suggerimenti»” è disseminata la sua carriera. Ed è quello che conta. In un momento di annichilito stupore di fronte agli avvenimenti recenti, credo che qualsiasi dichiarazione diventi inefficace. Voglio sottrarmi al conformismo del tuttologo, preferisco affermare con forza certi valori con l’efficacia del nostro linguaggio. L’intervento degli artisti deve limitarsi al loro campo d’azione. Evitando quindi di generalizzare e di fornire ai politici un alibi per continuare a starsene zitti. O dando loro parole da usare come slogan quando sono a corto di idee. Dunque mi sottraggo, pur restando, come tanti altri, sconcertato. Titta Fiore, Il Mattino.it 16
  • 19. ALESSANDRO BERGONZONI URGE testi, scene di Alessandro Bergonzoni regia di Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi Progetti Dadaumpa venerdì Dopo “Nel”, il lavoro che due anni fa gli ha fatto conquistare l’Ubu 28 ottobre 2011 come miglior interprete delle scene italiane, Alessandro Bergon- ore 20.45 zoni torna sul palcoscenico con Urge, spettacolo che egli stesso definisce “un’allerta, una necessità senza indugi”. L’embrione di Abbonamenti: una trama/pretesto, di un contenitore in cui poter inoculare acro- - Interazioni A e B bazie semantiche: un autentico corpo a corpo, vis-à-vis, tête-à-tête - Fidelity platinum con il linguaggio agilmente smontato, scardinato, riassemblato in universi surreali, onirici, vertiginosi. Biglietti in vendita da sabato 10 ottobre Note di regia Stai colmo! Questo mi sono detto nel fare voto di vastità, scavando il fosse, usando il confine tra sogno e bisogno (l’incubo è confon- derli). Come un intimatore di alt, come un battitore di ciglia che mette all’asta gli apostrofi delle palpebre, come l’inventore del cuscino anticalvizie o del transatlantico anti aggressione, come chi è posseduto da sciamanesimo estatico, a suon di decibellez- ze da scorticanto, come giaguaro che diventa uno degli animali più lenti se in ascensore e come lumaca che diventa uno dei più veloci se in aereo, così tra tellurico e onirico, tra lo scoppio delle alte cariche dello stato (delle cose), tra me e me, in uno spazio da antipodi, in un limbo dell’imparadiso, (infermo di mente più che fermo di mente), ho avuto un sentore: urge. Alessandro Bergonzoni Se dovessi descrivere i punti dai quali siamo partiti per la ge- nesi di questo spettacolo non avrei dubbi: l’urgenza, l’allerta, la necessità di non astenersi dal dire, la traiettoria che permette lo sconfinamento veloce da un territorio artistico conosciuto e pra- ticato in direzione dei “vasti” spazi confinanti. Ma cosa, in definiti- va, “Urge” a Bergonzoni? Sicuramente segnalarci delle differenze; quella mancanza di precisione nello sguardo del mondo che se trascurata può realmente cambiare il senso delle cose, quelle fret- tolose banalizzazioni che accomunano cose in realtà diversissime tra loro. E anche dimostrare che la comicità è fatta di materia- li non solo legati all’evidente o al rappresentato. Ma soprattutto mettere sotto gli occhi degli spettatori il suo “voto di vastità”: un vero e proprio canone artistico che lo obbliga, sia come uomo ma soprattutto come artista, a non distogliere mai gli occhi dal tutto: un tutto composto dall’enormità, dall’invisibile, dall’onirico, dallo 17
  • 20. sciamanico, dal trascendentale. Un tutto che forzatamente non può non essere poi riversato anche sul palcoscenico per essere esibito con tutti i mezzi dell’arte autoriale prima ed attoriale poi. Ed anche oltre. La glossolalia non lo frena e gli “illuminati” sul fon- do non lo irretiscono. Un tutto perturbante che, forse, costringerà a considerare Bergonzoni non più solamente maestro di cerimo- nia di una liturgia comica ma anche strumento di correzione ottica per permettere di vedere meglio la vastità in cui siamo immersi. Attenzione: lo stupore della scoperta può essere fragoroso. Riccardo Rodolfi La recensione Un’immersione nell’universo Bergonzoni dovrebbe diventare tap- pa obbligata per tutti, una “una tantum” da versare come tributo alla lingua italiana. In tempi di miseria lessicale, di prosciugamento sintattico, dove molti giovani - ci dicono i sondaggi - si limitano ad un vocabolario di un centinaio di parole, l’esperienza di un’oretta di spettacolo con il comico, scrittore, attore, pittore bolognese si trasforma in un viaggio nelle possibilità infinite della lingua italia- na, un vero piacere per le orecchie. E per la mente: perchè poi, nei suoi spettacoli, anche e soprattutto il significato oltre il signifi- cante non è mai banale e affronta temi di urgente attualità, in una sorta di irrefrenabile flusso di coscienza, di monologo interiore inarrestabile, che lui definisce mentale, filosofico, antropologico e che si rivela a tratti anche irresistibilmente comico. In venticinque anni ha fatto una dozzina di spettacoli Alessandro Bergonzoni, classe 1958 e una laurea in giurisprudenza. In televisione ci va poco, preferisce la radio o i dibattiti magari in convegni di filosofia, ma il pubblico che lo segue è un esercito. Ma che cosa “urge” all’acrobata della parola, all’equilibrista dell’in- credibile e dei nonsense, giusto per scegliere due tra le tante de- finizioni che per lui si sono trovate? Urgono tante cose, oggi. Ne citiamo una selezione: il pensiero, la grandezza e non la mania di grandezza, le idee, la coltivazione dell’anima, la differenza tra sogno e bisogno. Gli preme mettere sotto i nostri occhi il “voto di vastità” in un universo ormai “limite esente”, un tutto composto dall’enormità e dall’invisibile, onirico, sciamanico e trascendentale. Scarno ed essenziale il palco, che Bergonzoni riempie con i fiumi delle sue parole e delle immagini iperboliche, dove ci si può anche smarrire tanto poi si ritrova il filo al giro successivo di preposizione. Firma tutto lui, testo, scene, interpretazione. Solo la regia la condivide come al solito con Riccardo Rodolfi e punta sempre sulla veloci- tà. E’ per questo che ti puoi perdere, ma Bergonzoni dice che va bene così: è l’effetto sciamano, ti trasporta in una dimensione da cui poi esci rinnovato. E prosegue dicendo “Io voglio avvenire, non essere avvenente, voglio far succedere, non voglio successo”. Più unico che raro.. Monica Sicca, La Stampa.it 18
  • 21. UNDER 12 ATTENTO PIERINO... ARRIVA IL LUPO! tratto da “Pierino e il lupo” di Sergej Prokofiev testo e regia di Andrea Lugli con Liliana Letterese, Andrea Lugli, Nicola Zampieri scene e costumi di Chiara Bettella e Andrea Manfredini pupazzi di Liliana Letterese, Andrea Lugli domenica 30 ottobre 2011 Il Baule Volante ore 16.00 Abbonamenti: - Under 12 Questo spettacolo, che è stato prodotto nel 1999 e vanta fino ad oggi oltre 500 rappresentazioni, con partecipazioni a rassegne di rilievo nazionale, mette in scena la celebre fiaba Biglietti in vendita da tradizionale di “Pierino e il lupo”, musicata da Sergej Prokofiev. sabato 10 ottobre Narra la storia di un ragazzo che, con l’aiuto dei suoi inseparabili amici animali, riesce a catturare un ferocissimo lupo. Ogni per- sonaggio è contraddistinto da uno specifico strumento musicale, che ne facilita l’identificazione e che ha reso giustamente notis- sima questa fiaba musicale che Prokofiev aveva composto con lo scopo di educare alla musica i ragazzi delle scuole elementari russe. L’allestimento vede in scena un direttore d’orchestra-nar- ratore, che presenterà e condurrà i bambini attraverso la storia, messa in scena da una serie di pupazzi animati a vista. L’Associazione Teatrale Il Baule Volante nasce nel 1993 come gruppo di teatro di ricerca e dal 1994 opera professionalmente ed in forma esclusiva nel settore del teatro ragazzi. Prende parte a festival di teatro d’attore, di narrazione e di teatro di figura di rilevanza nazionale ed internazionale. Partecipa annualmente con i suoi spettacoli a rassegne di teatro per le scuole e per le famiglie su tutto il territorio italiano. Le tecniche utilizzate negli spettacoli sono diverse, ma sempre con l’intendimento di ricercare un teatro per ragazzi che non abbia confini d’età. Lo spettacolo “Il tenace soldatino di stagno e altre storie” ha conse- guito la menzione speciale della giuria in occasione del Premio ETI-Stregagatto 2002; “La bella e la bestia” la menzione speciale della giuria del Premio Nazionale Eolo Awards 2007; “Il sogno di tartaruga” il Premio Maria Signorelli 2008/9, assegnato dal pubblico della rassegna nazionale “Oltre la scena”, al Teatro Verde di Roma. Dal 2007 la compagnia ha compiuto diverse tournèe in Spagna e Francia, partecipando a rassegne teatrali in numerose città. L’associazione tiene laboratori e corsi di aggiornamento su scenografia, costruzione di pupazzi ed educazione all’immagine rivolti a bambini e insegnanti. Organizza, in collaborazione con enti pubblici, rassegne di teatro ragazzi per le scuole e per il pubblico delle famiglie. 19
  • 22. IN BREVE UNA GRANDE FESTA La stagione 2011’12 inizia con uno straordinario evento in esclu- siva Nordest che vedrà sul palco del Verdi la leggenda vivente del flamenco: Paco De Lucìa! Il 26 settembre sarà una grande festa del Teatro e della città tutta da vivere insieme. TANTE PROPOSTE YOUNG! Per il popolo under25! tante le proposte per i grandi spettacoli e concerti della stagione 2011’12. Biglietti e abbonamenti a prezzi speciali per il teatro, della musica e della danza. Chiedi informa- zioni alla biglietteria del Teatro per i pacchetti SinfoTonica, Young Musica/Danza e Young Prosa. UNDER 12, TEATRO PER I PICCOLI Un abbonamento pensato per i bambini e le loro famiglie, per quattro speciali appuntamenti magici, perchè il teatro parla al cuore dei piccoli. Quattro pomeriggi per emozionarsi e stare in- sieme, un abbonamento al divertimento! TUTTO PER LA SCUOLA Il Teatro Verdi rinnova il suo invito alle scuole (infanzia, prima- ria, secondaria di I e II grado) proponendo molteplici percorsi sia nell’ambito teatrale che musicale. Progetti di avvicinamento all’opera lirica e alla musica classica, spettacoli teatrali di qualità e occasioni preziose per vivere e conoscere la magia del teatro. OSPITI A TEATRO Dall’1 all’8 ottobre il Teatro ospiterà Le giornate del Cinema Muto, il festival internazionale che è giunto alla 30. edizione e nel 150. anno dell’Unità d’Italia rende omaggio al cinema nazionale. Informazioni www.cinetecadelfriuli.org/gcm/ Testi del programma a cura di Franco Calabretto, Cristina Savi 20
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  • 24. SOCI FONDATORI Comune di Pordenone Provincia di Pordenone Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia SOCI ONORARI AMICI DEL TEATRO - STAGIONE 2011’12 Cimolai Palazzetti Peressini spa Tipografia Sartor 0434.247624 INFOLINE www.comunalegiuseppeverdi.it