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CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020
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LA SCUOLA
DELLA DISOBBEDIENZA
La scuola della disobbedienza nasce dalle migliaia di ragazze e ragazzi incontrati in questi
anni di impegno nei Giovani Democratici.
Il vento che soffia loro dentro ha scosso anche noi.
Hanno, abbiamo, più sogni che anni.
Le opportunità che possiamo permetterci dipendono dai redditi dei nostri genitori.
Cresciamo con l’ansia dell’esclusione, che se non studi e non lavori è perché non sei capa-
ce di diventare miliardario da un garage.
Diventiamo adulti con la valigia pronta, per necessità, che pure il talento, qui, è sempre
precario.
Guardiamo su Instagram gli outfit della Ferragni, le coreografie di Vacchi, i twerking di
Elettra Lamborghini eppure ci sfuggono i meccanismi di accumulazione della ricchezza,
di ereditarietà della rendita.
La scuola della disobbedienza nasce perché è intollerabile il rischio che i Giovani Demo-
cratici non servano più ai nostri destini collettivi.
Nell’abitare le scuole, le università, un lavoro precario, non possiamo essere lasciati soli. Al
nostro fianco dovrà esserci ad un’organizzazione giovanile nuova che sia comunità sociali-
sta, femminista, ecologista, che diventi una generazione guidata, nel mondo, dalla bussola
dei diritti umani.
La scuola della disobbedienza nasce per ricordarci perché coltivarla ancora, come pensar-
la migliore.
Pensarla aperta, pensarla diversa: la Riforma GD
Caucus territoriali per una contaminazione di idee dal basso.
Campagne e mobilitazioni costruite con altre comunità e realtà associative italiane e in-
ternazionali.
Proposte di legge costruite con soggetti organizzati e cittadinanza attiva.
Idee ed iniziative che diano voce alle iscritte e agli iscritti, un dialogo con le piazze del
2020.
I Giovani Democratici devono ricostruire un rapporto con il campo politico e sociale della
sinistra.
Per farlo, immaginiamo un’organizzazione riformata, più snella e all’avanguardia sull’ado-
zione di strumenti digitali.
Promuoveremo l’istituzione di un gruppo di lavoro che, coinvolgendo i livelli territoriali,
porti ad una revisione dello Statuto.
LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA
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Occorre rendere centrale il ruolo della Direzione nazionale istituendo tavoli di lavoro tema-
tici che coinvolgano i componenti della Direzione. A loro volta i componenti assumeranno
l’impegno di mettere in circolo gli elaborati di questi tavoli con i propri territori di appar-
tenenza.
Crediamo che ci debba essere un maggiore coordinamento tra territori promuovendo il
dialogo interregionale.
Il presidio della piazza virtuale e social è un’altra sfida che la giovanile deve affrontare. Pro-
muoviamo una presenza responsabile sui social che contrasti l’utilizzo di un linguaggio di
odio da parte della politica. Proponiamo di lanciare una piattaforma online che permetta,
ai nostri iscritti e, in alcuni casi, a tutti gli under30, di votare e consultarsi su determinate
proposte politiche e attraverso la quale aprire, eventualmente, delle vere e proprie raccol-
te firme e sottoscrizioni. Una giovanile aperta significa anche questo: innovazione, coinvol-
gimento, decisioni dal basso.
Nell’articolazione del rapporto con altre realtà associative, proponiamo la creazione di un
libro bianco articolato su base provinciale che raccolga tutte le associazioni disponibili a
dialogare e collaborare con i Giovani Democratici.
Proponiamo di organizzare, in collaborazione con il Partito Democratico, le organizzazioni
internazionali (YES, IUSY), con il Partito del socialismo europeo, con la FEPS e con la Pro-
gressive Alliance, una scuola di formazione diffusa sul territorio, aperta a tutti gli iscritti
della nostra giovanile, con cadenza annuale.
Una giovanile femminista
Combattere pienamente contro l’ingiustizia e la disparità di genere significa riconoscere,
anche se siamo nel 2020, che la nostra società presenta ancora, a tutti i livelli, strascichi di
cultura patriarcale che si manifestano in problemi più o meno evidenti col femminile e con
tutto ciò che sia percepito come tale. Portare avanti le nostre istanze di lotta per una piena
parità di genere nella società italiana senza prima fare i conti con noi stessi, con i nostri
compagni e in definitiva con la nostra stessa organizzazione sarebbe ipocrita e risultereb-
be in un insuccesso su tutta la linea. Se vogliamo “essere il cambiamento che vogliamo
vedere nel mondo”, dobbiamo partire attaccando tutti quei punti deboli che impedisco-
no alle ragazze e a chi fa parte di qualsiasi minoranza di avere lo stesso potere politico e
decisionale, la stessa considerazione personale e lo stesso rispetto di chi è maggioranza.
Dobbiamo quindi rendere la giovanile uno spazio femminista nel merito e nel metodo: uno
spazio inclusivo su tutti i piani della dignità della persona.
La nostra giovanile coltiverà una cultura della diversità che esprima la ricchezza delle dif-
ferenze e che valorizzerà la rappresentazione di tutte le voci, senza che nessuna debba
alzare la propria per essere ascoltata.
Sarà uno spazio dove si riconosce che le parole hanno un peso, e a non avere spazio sa-
ranno proprio quelle parole che sono nate per sminuire, insultare, ridicolizzare le donne.
Uno spazio dove ci abitueremo a non commentare i corpi degli altri, a non giudicare le
vite e le scelte personali, e a dare ascolto e protezione a chi subisce discriminazioni. Uno
spazio dove nessuna ragazza sarà considerata “aggressiva” perché non ha paura di espri-
mere la propria opinione, uno spazio dove non saranno più quasi esclusivamente le donne
CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020
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a occuparsi di parità, perché il femminismo fa bene a tutti, anche agli uomini.
In un Paese dove la popolazione femminile arriva quasi al 52% del totale, nella più grande
giovanile di partito le iscritte rappresentano, con stima ottimistica, un 30%. E questa estre-
ma disparità di partecipazione si riflette, necessariamente, in una ancora più rara presenza
spontanea delle ragazze nei ruoli apicali e negli organi decisionali. La nostra proposta per
una giovanile che sia davvero di tutte e di tutti è che tutti gli organi nazionali dell’orga-
nizzazione abbiano il vincolo di includere delegati che rispettino la proporzione di metà
donne e metà uomini, salvo la presenza di persone non binarie che saranno naturalmente
sempre incluse. Negli organi territoriali, l’incoraggiamento è di arrivare al 50%, ma la quota
di minima rappresentazione femminile sarà del 30%.
Una giovanile ecologista
La crisi climatica è, senza ombra di dubbio, la più grande sfida che ci troveremo ad affron-
tare come umanità durante questo secolo.
I dati UNEP non mentono: per non superare l’aumento già inesorabile di 1,5 gradi entro il
2030, le nostre emissioni dovrebbero globalmente ridursi del 7,6% annuo per i prossimi
dieci anni, che sono precisamente gli ultimi che restano per invertire la rotta prima che la
nostra società ed il nostro ecosistema, così come li conosciamo, comincino a scomparire.
I cambiamenti climatici portano alla luce, senza pietà, molti dei problemi che la società
cerca di nascondere sotto al tappeto: l’estinzione di molte specie viventi, le crescenti disu-
guaglianze tra classi sociali, il mancato accesso alla salute, la fame e la sete di intere popo-
lazioni, i conflitti per il possesso delle risorse, la sopraffazione delle superpotenze private
e governative sui soggetti più deboli.
Il modello socio-economico del capitalismo liberista ha persuaso l’uomo a percepirsi onni-
potente anziché un tassello di un grande, meraviglioso e fragile ecosistema Terra. L’ipotesi
di crescita infinita e spregiudicata ha tolto l’uomo dall’equazione per cui per x risorse ci
siano y opportunità, ignorando il fatto che viviamo in un ambiente con risorse limitate e
illudendoci che ciò che facciamo non comporti conseguenze.
Occorre che la nostra generazione si attrezzi con strumenti politici efficaci per compren-
dere questi fenomeni e per costruire soluzioni immediate.
È necessario riconoscere l’intersezionalità di questioni che normalmente vengono affron-
tate separatamente, come le crisi migratorie, il diritto internazionale all’asilo, le disugua-
glianze e l’inquinamento ambientale, perché esse hanno tutte matrice comune e alla luce
di tali connessioni devono essere raccontate. Un esempio di questa difficoltà anche con-
cettuale è la mancanza, nella Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati, del-
lo status di rifugiato climatico. Che il nostro sia un mondo diseguale è fatto noto, basti
pensare che ad oggi l’85% delle risorse che il pianeta genera annualmente vengono usa-
te appena dal 12% della popolazione mondiale. Sono proporzioni che vedono continuità
scendendo nel particolare e parlando di ricchezza. In Italia, le tre persone più ricche pos-
seggono più ricchezza dei sei milioni di italiani attorno alla soglia di povertà, per cui un 5%
della popolazione è più ricca dell’80% della stessa.
Per il nostro Paese, ricco di risorse e fortunatamente variegato, esistono già oggi grandi
opportunità di cambiamento e crescita attraverso la green economy. L’efficientamento
LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA
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energetico pubblico e privato e le fonti rinnovabili sono una tappa forzata della nostra
storia nazionale, così come l’abbandono delle fonti fossili, le quali ad oggi ci vincolano in
rapporti di potere scomodi rispetto a chi possiede queste risorse, rendendoci dipendenti.
Liberarsene significa riacquisire parte di una sovranità perduta.
Nell’ambito della lotta per la giustizia climatica non possiamo sottovalutare l’importanza
del mancato accesso, per miliardi di persone, al cibo. L’agricoltura gioca, su entrambi i
fronti, un ruolo di prima linea; non è possibile negare, infatti, che la produzione agroali-
mentare abbia un notevole impatto ambientale: parallelamente nel mondo 820 milioni di
persone non hanno accesso regolare a cibo, e oltre un miliardo di persone ha accesso a
cibo di bassa qualità e non salutare.
Questi numeri sono destinati a crescere visto l’aumento della popolazione e visti gli effetti
devastanti del cambiamento climatico.
Concentrandoci sul nostro Paese non possiamo ignorare un problema altrettanto grave:
l’assenza di un ricambio generazionale nel mondo agricolo e il progressivo abbandono
dell’agricoltura come possibile fonte di sostentamento e di crescita economica.
Di fronte a queste sfide così imponenti, cosa dovrà fare la nostra organizzazione?
-	 Dotarsi di responsabili con delega all’ambiente e alla sostenibilità a ogni livello pos-
sibile: serve una diffusione più che capillare della consapevolezza e della conoscenza sul
fronte della crisi climatica e del ruolo dell’agricoltura, al fine di creare cultura collettiva e
di rappresentare, prima di tutto come insieme degli iscritti di questa giovanile, una impor-
tante massa critica in questo Paese.
-	 Essere di esempio: costruiamo la giovanile a impatto zero
Come organizzazione, non possiamo rischiare di “predicare bene e razzolare male”: il no-
stro obiettivo deve essere quello, soprattutto nell’ambito delle nostre attività, di non in-
quinare affatto. Dovremo impegnarci, tutti insieme, verso scelte che non danneggino in
nessun modo l’ecosistema: prendere dove possibile i mezzi pubblici per spostarci verso
le nostre riunioni, acquistare materiale biodegradabile o riutilizzabile per i nostri incon-
tri, rinunciare totalmente alla plastica usa e getta nelle nostre sezioni ed incoraggiare
comportamenti che contrastino il consumismo anche nelle nostre vite personali. Essere,
quindi, esigenti prima di tutto con noi stessi, per diventare una delle prime organizzazioni
completamente zero-waste. Sensibilizzare i nostri coetanei a un consumo consapevole del
cibo, alla riduzione degli sprechi e al consumo di prodotti stagionali e locali.
-	 Essere, sia a livello nazionale che locale, uno stimolo costante per chi governa: non
si può negare che questo sia prima di tutto il momento dell’azione. Senza decisioni forti,
radicali e consapevoli da parte di chi governa (dal Governo nazionale al piccolo Comune
di provincia) non abbiamo speranze di cambiare rotta. I Giovani Democratici dovranno
sorvegliare costantemente l’operato di chi ha il potere di prendere le decisioni importanti
e necessarie, e di rappresentare uno stimolo e una risorsa per indirizzare queste politiche
al meglio. Dovremo offrire il nostro impegno per un trasporto pubblico urbano gratuito,
ovunque in Europa. Lotteremo per l’eliminazione di sussidi e finanziamenti pubblici alle
fonti fossili. Insieme agli Young European Socialists contribuiremo alla realizzazione del
Green New deal per la riduzione delle emissioni.
CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020
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-	 Coltivare e valorizzare un rapporto con le associazioni e le ONG ambientaliste:
Oggi più che mai non possiamo pensare che la lotta al cambiamento climatico si possa
vincere da separatisti, ciascuno nel proprio orticello. Unire le forze è l’unica strada pos-
sibile, e la giovanile deve porsi l’obiettivo di coltivare relazioni positive, di scambio e di
ascolto reciproco, con le realtà associative, politiche e studentesche che hanno come
scopo quello di contribuire alla causa ambientalista. Questa collaborazione può concre-
tizzarsi in iniziative sul territorio, nella partecipazione a manifestazioni di protesta come
Fridays For Future, nella realizzazione di scuole di formazione della coscienza ambienta-
le, importanti momenti di incontro e di contaminazione tra esperienze politiche diverse
ma affini.
Una giovanile antifascista, oggi
I Giovani Democratici devono costruire la propria identità sui valori dell’antifascismo e
della Resistenza.
In un periodo storico nel quale si evince l’arrivo sulla scena politica e sociale dei nuovi fa-
scisti, si adotta un vocabolario politico intollerante e razzista verso lo straniero e il diverso,
cresce la cultura della violenza che non esita a tradursi in pratica, e dove la paura è il sen-
timento dominante e la via più percorribile dalla politica stessa, affermare convintamente
di essere antifascisti è strettamente necessario.
Siamo convinti della necessità di una grande azione di informazione e di sensibilizzazione
sull’antifascismo, soprattutto nei luoghi culturali e di formazione, in primo luogo la scuola,
tornando a valorizzare lo studio della Storia.
È necessario ampliare la nostra visione a tutto tondo, nei quartieri e nelle periferie, ma so-
prattutto collaborando con le varie associazioni (in particolar modo l’ANPI) che si impe-
gnano per mantenere vivo il valore della Resistenza, della sua storia e della sua Memoria.
Ma questo non basta, perché gli spazi della politica si sono dilatati.
Nella nostra era digitalizzata spesso i luoghi di formazione vengono sostituiti dal web, cre-
ando il grande rischio di errata informazione causata dalle fake news.
(Proprio per questo crediamo che, oggi più che mai, è necessaria una legge che contrasti
in maniera efficace l’apologia di fascismo anche in rete.)
Il 25 Aprile segna il giorno in cui il paese è risorto dalle ceneri ha fondato le sue basi sulla
democrazia, sulla libertà e sull’antifascismo. È una data importante a cui la giovanile deve
dare risalto e farlo diventare un appuntamento fisso.
Ciò è possibile con l’organizzazione di eventi di stampo nazionale e territoriale con le as-
sociazioni citate prima, e accostando ad esso un periodo di formazione nella settimana
precedente sulla storia della Resistenza e delle personalità che ne sono state protagoniste.
La politica deve agire per il presente ma deve preservare il passato.
LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA
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Una comunità per i pari diritti di tutti
Orgogliosamente colorati
La lotta per l’uguaglianza dei diritti tra persone di diverse sessualità è ancora lunga. Si
sono raggiunti traguardi importanti anche grazie al lavoro del Partito Democratico in que-
sti anni, tuttavia un lavoro importante va fatto a livello culturale, ancor più che legislativo.
Il tempo di legiferare riguardo i diritti civili nel nostro Paese è giunto a cavallo tra il 2015
e il 2016, con un enorme ritardo. Prima di quel momento l’Italia era l’unica delle nazioni
fondatrici dell’Unione Europea a non aver riconosciuto alcun tipo di diritto per le coppie
omosessuali.
Il disegno di legge Cirinnà è stato, tuttavia, stralciato in diversi punti prima di poter trovare
attuazione. Non possiamo ancora parlare, nel caso italiano, di matrimonio e pieno rico-
noscimento, bensì di unione civile che, in quanto a diritti e doveri, è molto lontana dalle
unioni eterosessuali e lascia un grande vuoto legislativo in materia di stepchild adoption.
L’Italia resta indietro rispetto agli altri Stati europei, anche per la mancanza del reato di
omofobia. Le discriminazioni e le violenze che colpiscono le persone in base al loro orien-
tamento sessuale e alla loro identità di genere sono all’ordine del giorno nel nostro Paese,
ma l’ordinamento italiano è rimasto silente rispetto al tema del contrasto alla violenza di
natura omotransfobica, sia essa fisica o verbale.
Occorre sdoganare la conversazione sulle “etichette” tipiche della comunità LGBT+ e
sull’importanza del “fare coming out”. L’obiettivo ultimo rimane quello del raggiungimen-
to di una società in cui non sia necessario autodefinirsi per trovare il proprio spazio in essa
e sentirsi accettati; tuttavia il confronto con la realtà ci insegna che al momento è difficile
per un giovane non eterosessuale e/o transgender vivere serenamente il proprio percorso
sessuale e sentimentale senza trovare un’etichetta, una definizione nella quale può ritro-
varsi e realizzare di non essere solo o sbagliato.
Si definisce identità di genere il percepirsi interiormente come uomo o come donna (o
entrambi, o nessuno dei due) e dunque corrisponde al genere con cui una persona si
identifica primariamente. Come si può intuire, dunque, l’identità di genere è cruciale per
ciascun individuo perché è il risultato dell’interrogarsi su quale sia la figura di genere in cui
ci si identifica: in gioco c’è il riconoscimento integrale di se stessi, quella forma dell’essere
in cui il soggetto è felice di identificarsi.
In linea di principio, il diritto all’identità di genere ha assunto una valenza sempre più mar-
cata a livello giuridico. Mentre per decenni si era ritenuto che la rettificazione di attribuzio-
ne di sesso nei registri anagrafici potesse essere disposta dal Tribunale solo a seguito di
interventi chirurgici che si risolvevano di fatto in un obbligo di sterilizzazione dell’individuo
è proprio dal 2015 che sia la Corte di Cassazione (con la sentenza n. 15138) che la Corte
Costituzionale hanno stabilito che la corretta interpretazione della L. 164/1982 esclude la
necessità, ai fini dell’accesso al percorso giudiziale di rettificazione anagrafica, del tratta-
mento chirurgico. Il processo di autodeterminazione riflette la complessità del percorso di
transizione, realizzato “con il sostegno di trattamenti medici e psicologici corrispondenti
ai diversi profili di personalità e di condizione individuale”. Si afferma, almeno in linea di
principio, un più ampio spazio di libertà individuale nella scelta delle modalità con cui
attuare il proprio percorso di transizione. Tuttavia, non si spinge ancora fino al riconosci-
CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020
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mento di un’autodeterminazione piena e compiuta. Infatti, sia la Corte di Cassazione che
la Corte Costituzionale, proprio nel 2015 hanno sottolineato che occorre bilanciare il dirit-
to del singolo allo sviluppo della propria personalità individuale e sociale con “l’interesse
pubblico alla certezza delle relazioni giuridiche”.
Una nuova proposta di riforma della legge dovrebbe includere:
1. Riconoscimento del diritto all’identità di genere e all’espressione di genere per ogni in-
dividuo e divieto di discriminazione sulla base di tali fattori;
2. Libertà nella scelta delle modalità di attuazione del percorso di affermazione di genere,
con eliminazione dell’autorizzazione giudiziaria all’intervento chirurgico;
3. Gratuità delle terapie ormonali sostitutive e mantenimento di ogni trattamento medico-
chirurgico come prestazione a carico del servizio sanitario nazionale, al fine di garantire il
pieno benessere psico-fisico della persona e la sua salute sessuale;
4. Rettificazione anagrafica del sesso , per i maggiori di anni 16 (con il consenso dei geni-
tori se minorenni), dato che la propria identità di genere non corrisponde al sesso attri-
buito nell’atto di nascita;
5. Divieto di terapie riparative per orientamento sessuale, identità di genere e espressione
di genere;
6. Azioni per l’inclusione delle persone trans con adeguate politiche del lavoro (non discri-
minazione sul posto di lavoro);
7. Programmi di formazione su prevenzione della discriminazione, promozione della diver-
sità e diffusione di una cultura delle differenze;
8. Formulazione di linee guida ministeriali o normative aggiornate per la piena inclusione
nelle scuole di ogni ordine e grado, il rispetto delle persone trans detenute, una sanità ac-
cessibile e rispettosa della salute delle persone trans.
Come Giovani Democratici crediamo fortemente sia necessaria alla base la formazione, a
tutti i livelli, e soprattutto nei luoghi culturali e di informazione frequentati dalle giovani
generazioni.
Come Giovani Democratici dovremmo farci promotori di una società più inclusiva su ogni
livello, a partire dalla piena conoscenza del linguaggio usato nella cultura LGBT, passando
per le relazioni umane fisiche e virtuali e le realtà nei gruppi giovanili, per arrivare all’inqua-
dramento delle persone che non rientrano negli schemi imposti dall’eteronormatività in un
nuovo contesto sociale aperto a ogni sensibilità, ogni pensiero e ogni modo di declinare la
propria vita sentimentale e sessuale.
Orgogliosamente diversi
La disabilità ancora oggi può essere oggetto di discriminazione. Accade nel 2020 che un
Senatore della Repubblica abbia irriso, esponendolo poi alla gogna dei social, un ragazzo
dislessico, salito sul palco per dire la sua e, complice l’emozione, “colpevole” di aver bal-
bettato.
Alle persone con una diversa abilità non viene garantita di integrarsi, spesso mancano
assistenti o mezzi di trasporto, può essere difficile accedere a mezzi pubblici e a luoghi
pubblici, come scuole, università, uffici pubblici o negozi a causa delle barriere architetto-
niche, questo nonostante le tutele normative previste dal nostro ordinamento.
LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA
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Il nostro compito, come giovani appartenenti ad un partito politico, è quello di educare la
società e le generazioni di nostri coetanei alla diversità, che essere diversi è essere liberi e
la normalità è una gabbia.
I Giovani Democratici dovranno combattere per:
-	 l’attuazione in tutta Italia del Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche,
una legge approvata nel 1987 dallo Stato ma ancora oggi non viene quasi mai recepita
dalle amministrazioni locali;
-	 l’accessibilità dei trasporti affinché tutti possano viaggiare con qualsiasi mezzo pub-
blico senza dover rischiare di non potervi accedere o di trovare fermate e stazioni non
accessibili;
-	 promuovere l’idea di città inclusive ove si progetta e si pensa in maniera complessi-
va dove tutti possono accedere alle strutture e ai servizi senza barriera alcuna ;
I Giovani Democratici di domani dovranno affrontare tale tematica con maggiore atten-
zione e dedizione rispetto al passato.
Una comunità contro i divari territoriali
La strada per la coesione territoriale e lo sviluppo del mezzogiorno si è articolata, negli
ultimi anni, in una batteria di strumenti: i patti per il Sud, il credito d’imposta, le zone eco-
nomiche speciali, gli incentivi resto al sud, il credito d’imposta.
Si tratta di ottimi strumenti ma di interventi tampone: compensano le imprese per i mag-
giori costi del mezzogiorno, ma non servono a ridurre quei costi.
Ridurre quei costi deve essere l’impegno di un’organizzazione che voglia ridurre distanze
e fratture tra territori, disuguaglianze tra persone.
Il miglioramento delle condizioni di contesto è l’unica garanzia per una crescita di lungo
periodo. La garanzia di servizi essenziali nelle aree interne può essere l’unica precondizio-
ne per uno sviluppo che garantisca il diritto a restare.
Dal Mediterraneo al mondo, in Europa una giovanile dei diritti umani
Il tema dell’immigrazione verso il nostro Paese e l’Europa si lega indissolubilmente a due
questioni: gli equilibri geopolitici tra i Paesi europei e quelli del Mediterraneo e la crisi de-
mografica che il nostro continente sta affrontando ormai da qualche decennio. Crediamo
sia imprescindibile lavorare a una nuova cultura europea capace di uno sforzo di apertura
che guardi al lungo periodo: il sogno di una grande democrazia che, partendo da una ri-
forma immediata dei Trattati di Dublino, in una collaborazione costante con il mondo del
volontariato, preveda un’accoglienza diffusa di coloro che fuggono dai propri Paesi d’o-
rigine alla ricerca di condizioni di vita migliori, e che garantisca piena cittadinanza ai figli
degli stranieri nati e cresciuti in Europa. Deve finire per sempre il tempo degli egoismi dei
singoli Stati o delle ondate di riflusso particolaristiche: l’Unione Europea deve caratteriz-
zarsi come una comunità politica di destino capace di mettere al centro della sua azione
l’uomo visto in un orizzonte collettivo.
CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020
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Se dovessimo pensare alla moltitudine di questioni aperte e per cui la nostra voce ha una
risonanza importante e non solo verso e per la generazione che aspiriamo a rappresenta-
re, ma per il nostro futuro, pensiamo allo ius soli: una battaglia che non ci può lasciare un
passo indietro. Il futuro del nostro Paese dipende dalla costruzione di una società aperta,
inclusiva e multiculturale. Non basta rispondere alle destre con la stessa retorica o con
timide promesse: abbiamo il dovere e la necessità di costruire una nuova fase politica che
includa le seconde generazioni e tutti i ragazzi che arrivano in Italia in cerca di un nuovo
futuro. La tenuta del nostro sistema paese dipende da quanto sta avvenendo proprio in
questo tempo. Perché per costruire un futuro solido e un tessuto sociale sano è necessario
uno slancio sotto forma di una nuova proposta politica che includa significativi cambia-
menti all’attuale legislazione italiana ed europea.
Pensiamo a dare voce alla promozione di canali d’ingresso legale all’interno di questo Pa-
ese, che possa mettere fine alle atrocità che la legislazione attuale favorisce: è per questo
che ci impegneremo in una battaglia per un superamento della legge Bossi-Fini.
Siamo giovani di sinistra. Sappiamo che le differenze costituiscono un patrimonio ine-
stimabile ed è per questo che l’inclusione è la lotta di classe che più ci appartiene. Oggi,
avere il coraggio di rappresentare il mondo che verrà significa costruire un sistema ispirato
alle pratiche positive di accoglienza che sappia nutrirsi delle differenze e le sappia valoriz-
zare Senza una battaglia culturale qualunque riforma dell’impianto normativo in materia
di immigrazione sarà vana.
Mediterraneo
L’Italia si colloca nel cuore del Mediterraneo, in una posizione strategica per favorire l’im-
plementazione di occasioni di scambio tra giovani europei e tante altre ragazze e ragazzi
della nostra generazione che vivono solo dall’altro lato del mare. Proprio per il nostro
legale naturale con il Mediterraneo è fondamentale rilanciare le connessioni tra i popoli
che vivono in simbiosi con quel mare, pensando e creando nuove infrastrutture materiali
e immateriali tra l’Europa, l’Africa e l’Asia, per l’arricchimento di un’identità collettiva e in-
dividuale fondata sui valori di fratellanza e giustizia sociale. La nuova frontiera da questo
punto di vista è l’impegno in favore di una integrazione euro-mediterranea, che veda l’UE
allargare i propri orizzonti di dialogo e cooperazione oltre i suoi confini meridionali. Cen-
trale può essere l’azione dei Giovani Democratici in un progetto così ambizioso, che non
può che vedere in prima fila le organizzazioni giovanili progressiste dei Paesi europei che
affacciano sul Mediterraneo.
Europa
In un momento storico nel quale forti interessi economici e politici mirano a disgregare
l’Unione Europea, il nostro impegno come Giovani Democratici, anche attraverso un’azio-
ne integrata con i nostri rappresentanti nelle istituzioni europee, è quello di instillare un
profondo senso di appartenenza all’UE nelle nuove generazioni, all’interno di una visione
dell’Europa come soggetto di rilevanza globale portatore dei valori di solidarietà, giustizia
sociale, libertà e pace. L’Europa che vogliamo è un’Europa davvero vicina alle persone e
alle loro necessità, che superi la stagione dell’austerity in favore di una fase di investimenti
LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA
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nelle politiche sociali e di welfare, come, ad esempio, un salario minimo europeo, tutele
per i lavoratori frontalieri e scambi di formazione tra i diversi Paesi dell’Unione. Per que-
sto intendiamo spenderci, di concerto con tutte le altre organizzazioni appartenenti alla
famiglia dei Giovani Socialisti Europei (YES), nella speranza di poterlo fare in un contesto
di centralità del Parlamento Europeo nella vita dell’Unione. Questo passa per una riforma
delle istituzioni europee che renda impossibile il verificarsi di condizioni di immobilismo,
a cui spesso abbiamo invece assistito nel corso dei decenni: l’UE deve essere messa dai
trattati nelle condizioni di poter dare prontamente risposta alle istanze degli Stati membri
e alle sfide del mondo globalizzato e multipolare.
Per queste ragioni ci impegniamo a implementare occasioni di scambio e gemellaggio
con le altre organizzazioni giovanili europee e a costruire un dialogo permanente con il
Presidium della YES che sarà invitato a confrontarsi anche con i nostri territori nell’ambito
dei diversi dossier che ogni Vicepresidente ha in capo. Ci impegniamo inoltre, a parte da
maggio di quest’anno, a mobilitarci per promuovere e attivare le iniziative italiane pensate
in occasione della Conferenza sul futuro dell’Europa, di concerto con i nostri rappresen-
tanti nella YES e nel Consiglio Nazionale dei Giovani.
Esteri
Di fronte alle sfide globali che ci si pongono di fronte, quali la lotta al cambiamento cli-
matico, la gestione delle migrazioni, le continue minacce alla pace globale, la risposta non
può essere individuale. Dobbiamo lavorare in sinergia con le altre organizzazioni giovanili
della famiglia socialista e progressista per individuare soluzioni comuni, da portare avanti
in maniera transnazionale nell’ambito di lotte condivise. Lo scambio di buone pratiche e la
conoscenza reciproca tra le organizzazioni internazionali va incentivato, il confronto con
altre realtà politiche è fondamentale per comprendere il contesto globale in cui ci muovia-
mo e ci permette di aprire nuovi orizzonti e imparare diverse modalità di attivismo e mili-
tanza, riuscendo allo stesso tempo a condividere le nostre, in una formazione continua e
reciproca. In un contesto in cui il sovranismo, la chiusura e i nazionalismi spopolano, solo il
dialogo internazionale può costruire un’alternativa: mentre la visione del mondo delle de-
stre globali diventa sempre più chiara, a sinistra si fatica nel trovare una risposta univoca
e condivisa alle grandi sfide della nostra epoca. Dobbiamo essere centrali nel processo di
costruzione di una chiara alternativa ideologica e politica alla nuova ondata di sovranismo.
È fondamentale che i Giovani Democratici siano protagonisti nell’ambito dell’Unione Inter-
nazionale della Gioventù Socialista (IUSY) e incentivino la partecipazione degli iscritti alle
attività dell’organizzazione, tenendoli periodicamente informati sul suo operato.
Quale lavoro
In un Paese nel quale la crisi economica ha aggredito i redditi delle famiglie, ha eroso la
quantità e la qualità delle opportunità di lavoro, non può prospettarsi crescita economica
che non edifichi dal rilancio dell’occupazione, non possono comprendersi le condizioni di
vita presenti e future della nostra generazione senza approfondire come cambia il mondo
del lavoro.
Non conosciamo altra risposta alla povertà che il lavoro, non sappiamo immaginare altro
CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020
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fondamento della dignità che il lavoro.
Incerto, precario, flessibile, è il lavoro per come noi lo conosciamo. L’ingresso ritardato nel
mercato o una prolungata inattività possono compromettere il nostro futuro. Tutto questo
ci spaventa e possiamo affrontarlo solo insieme. La soluzione non può essere individuale,
solo collettiva.
Sono sempre di più i giovani lavoratori e gli studenti (soprattutto quelli con qualifiche ac-
cademiche elevate) che decidono di emigrare all’estero, in paesi che offrono opportunità
all’altezza delle loro capacità e che quindi beneficiano della loro preparazione. L’Italia,
dopo aver investito risorse per formare i propri giovani, non riesce a trattenerli e a sfrut-
tare le loro competenze e conoscenze per accrescere il proprio sviluppo. Gli altri paesi
(Europa, USA) risultano infatti più attrattivi in quanto capaci di valorizzare i giovani come
risorse offrendo loro occupazioni, salari e responsabilità in linea con le loro aspettative e
competenze.
Questo scaturisce da tanti fattori, per molti di noi il problema primario è la grande offerta
di lavoro sottopagato. Ad esempio, uno strumento come lo stage, nato e pensato come
momento formativo, si è presto trasformato in un’opportunità per aziende ed enti pub-
blici di sfruttare giovani professionisti lavorativamente a costo bassissimo e senza contri-
buti. I giovani sono così costretti a competere a ribasso, pur di poter trovare un impiego.
Noi dobbiamo continuare a lavorare, come alcune federazioni stanno facendo, per fare in
modo di aumentare le tutele per i giovani neo-diplomati o laureati in modo che possano
trovare un lavoro stabile e adeguatamente retribuito.
Vi si aggiunge la questione cruciale dell’inadeguatezza della normativa vigente per le nuo-
ve tipologie di lavoro. L’enorme sviluppo della Gig Economy ha portato ad un nuovo tipo
di lavoro sempre più parcellizzato, desindacalizzato spesso senza tutele e privo di regole.
A farne le spese ad esempio sono i “rider”, i fattorini a portata di app che si trovano a lavo-
rare in condizioni di insicurezza, la maggior parte delle volte a cottimo, e sottostanti a un
opaco algoritmo che ricerca la velocità e l’efficienza a scapito delle tutele del lavoratore. È
tempo che il settore venga regolamento, riconducendo i lavoratori alle tutele di un CCNL
esistente, o con una legge quadro che ne conceda di nuove per la categoria.
Useremo tutta la nostra forza perché ci sia più lavoro e perché, in un’economia globa-
lizzata in cui sempre maggiore è il valore della conoscenza, vi sia un forte investimento
nella formazione. Migliore deve essere il collegamento tra mondo dell’istruzione e merca-
to, primario deve essere l’obiettivo di garantire al lavoratore una formazione continua. È
indispensabile che nessuno sia lasciato solo.
Sarà compito nostro comprendere e diffondere quali siano le opportunità offerte dal terzo
settore. Utilizzeremo un serbatoio di idee permanente per studiare quali politiche indu-
striali possano sostenere l’occupazione. Noi, che nel mondo del lavoro avremo meno ga-
ranzie di quelle che hanno accompagnato il percorso dei nostri genitori, dovremo ripensa-
re la rappresentanza sindacale. Ancor prima di tutto questo, sarà compito nostro incidere
sulla riforma del sistema dei Centri per l’impiego e promuovere politiche attive del lavoro.
I Giovani Democratici sono lo strumento che la nostra generazione può utilizzare per af-
frontare insieme un mondo che ci offre poche certezze, per mettere in rete idee e buone
pratiche.
LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA
14
Quale scuola
L’istruzione deve tornare ad essere centrale nel dibattito pubblico italiano. Una seria rifor-
ma della scuola non può che iniziare da ingenti investimenti in infrastrutture, da un ripen-
samento a tutto tondo dei percorsi scolastici disponibili agli studenti e da una rinnovata
attenzione sul tema delle disuguaglianze sociali e del diritto allo studio. Ancora oggi non
esiste una legge nazionale sul diritto allo studio, in modo che siano definiti i livelli essen-
ziali di prestazione: il decentramento della competenza a livello regionale ha creato delle
disparità inaccettabile. Non ci può essere alcun discorso di prospettiva sulla scuola se non
si può assicurare a tutti questo diritto fondamentale.
In materia di edilizia scolastica, la costruzione di scuole all’avanguardia deve andare di pari
passo con l’ammodernamento delle strutture preesistenti. In particolare, vanno potenziati
fondi dedicati alla messa in sicurezza delle strutture, alla prevenzione del rischio sismico
e alla digitalizzazione. Le infrastrutture esistenti vanno ripensate per essere usate nel ven-
tunesimo secolo: non solo le aule devono permettere l’utilizzo di strumenti tecnologici,
ma anche gli altri spazi presenti all’interno di un edificio scolastico devono ritrovare una
funzione e devono tornare ad essere vissuti pienamente dagli studenti, in un’ottica di otti-
mizzazione ed apertura totale degli spazi.
La scuola di oggi deve essere rivoluzionata da un punto di vista didattico. Questo obiet-
tivo va portato avanti attraverso una riforma complessiva dei cicli di studio, dei contenuti
e metodi della didattica, e degli strumenti esistenti, in particolare l’orientamento in itinere
e l’alternanza. In primis, l’istruzione troppe volte viene considerata un percorso a “tappe”,
con cicli scolastici non sempre tra di loro coordinati e collegati, e presentanti elementi di
ridondanza ed inutilità. Inoltre, è troppo ampio il divario educativo tra i percorsi scolastici
disponibili alla fine delle scuole medie: la differenza di conoscenze e competenze tra gli
studenti di licei, tecnici e professionali sono evidenti, e sicuramente è ingiusto che il fu-
turo di un ragazzo venga definito a 14 anni, spesso inconsapevolmente o per decisione
dei propri genitori. A tal proposito, risulterebbe fondamentale integrare di più i vari cicli
scolastici, e uniformare in parte il curriculum delle scuole secondarie di secondo grado.
Uno strumento che va potenziato in tal senso è l’orientamento, che deve essere visto e
sviluppato come un percorso continuativo, che, partendo dalle scuole medie, accompagni
lo studente fino al diploma, spiegando da subito le possibilità post-scolastiche dei vari in-
dirizzi scolastici. È più che mai necessario rivedere l’alternanza scuola lavoro, garantendo
veramente agli studenti i diritti che gli spettano e assicurandosi che, attraverso maggiore
comunicazione tra studente, responsabile scolastico e azienda, ci sia il più possibile un
posizionamento dello studente in un percorso rilevante scolasticamente e personalmente.
Rivoluzionare la didattica è il primo passo per costruire una scuola in cui tutti gli studenti
possano davvero realizzarsi. Una scuola “aperta tutto il giorno, tutto l’anno, tutta la vita”:
non si possono trovare parole migliori di quelle pronunciate da Luigi Berlinguer. Una scuo-
la dove tutti i saperi, quello intellettuale e quello manuale, abbiamo spazio, in modo tale
che ogni studente possa trovare valorizzare le proprie capacità. Una scuola autonoma, do-
tata delle risorse adeguate, capace di rispondere alle esigenze delle comunità territoriali.
Una scuola con il tempo pieno, un vero punto di riferimento, anche fisico, per un quartiere,
per una città, per un territorio.
CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020
15
Quale Università, quale diritto allo studio
Una seria riflessione sul nostro sistema universitario non può che partire dal triste dato
di essere uno dei Paesi europei col minor numero di laureati, ma con il maggior numero
di laureati disoccupati o sottoccupati. Ancora oggi troppe pochi diplomati decidono di
iscriversi all’università, sia per gli elevati costi sia per la troppo spesso scarsa spendibilità
dei titoli conseguiti.
I nostri atenei presentano squilibri enormi tra nord e sud ma anche all’interno delle stesse
regioni tra atenei che godono di elevati finanziamenti privati e quelli che invece non rie-
scono a riceverne in misura elevata. A questo dovrebbe servire la mano pubblica, a riequi-
librare queste disuguaglianze invece purtroppo gli attuali criteri di ripartizione dell’FFO,
ovvero, il Fondo di Finanziamento ordinario, anziché ridurre le distanze tra Università del
nord-Italia e sud-Italia e tra piccole e grandi università, rischiano di aumentarle. Un FFO
basato sostanzialmente sulla spesa storica non consentirà mai ad un piccolo Ateneo di
crescere. Allo stesso modo, le premialità non possono essere determinate da criteri che
spesso dipendono dal contesto socio-economico o geografico, se vogliamo, del luogo in
cui ha sede l’università. Dare meno peso alla spesa storica e la rivisitazione dei criteri per
le premialità potrebbe aiutare a ridurre le distanze e a dare a tutti le stesse possibilità di
crescita culturale. Per quanto riguarda il nodo della valutazione universitaria la presenza
di un nostro storico militante all’interno della rappresentanza studentesca di ANVUR po-
trebbe essere un punto di riferimento per effettuare in prima persona queste battaglie, la
valutazione non è da respingere a prescindere, può aiutare a migliorare i nostri atenei, ma i
criteri di queste valutazioni vanno cambiati e innovati. Non possono basarsi semplicemen-
te sui livelli di abbandono e sulla rapidità degli studenti nel laurearsi ad un corso, perché
questo crea effetti distorsivi sulla didattica e sulla valutazioni degli studenti a discapito del
buon insegnamento delle materie di studio.
Nel mondo moderno si stanno dimostrando sempre più importanti le soft skills, sulle quali
il nostro sistema universitario è troppo spesso carente, fermo ad un nozionismo novecen-
tesco nonostante le avanguardie presenti in molti atenei.
Un’altra questione fondamentale da affrontare è quello dei costi, rispetto ad altri Paesi eu-
ropei abbiamo un livello di tassazione molto alto. La no-tax area, divenuta legge nel 2017
è stato un primo passo ma non basta.
La no-tax area consente agli studenti che rientrano in determinate fasce di reddito di be-
neficiare dell’esenzione dal pagamento delle tasse universitarie, ad esclusione della tassa
di iscrizione. Tuttavia siccome la media dei redditi delle famiglie degli studenti sono molto
più alte al nord che al sud, in questi anni gli Atenei meridionali hanno registrato un calo
importante nelle entrate. Tutto questo si ripercuote sulla qualità della spesa e degli inve-
stimenti che un’Università può fare a favore della didattica, delle strutture e delle attività
extra-curriculari che riguardano la platea studentesca. Non basta, dunque, esentare dal
pagamento delle tasse chi vive in condizioni economiche sfavorevoli (misura sacrosanta e
giusta), ma è necessario trovare delle coperture pubbliche che consentano agli Atenei di
riequilibrare queste disuguaglianze tra nord e sud del Paese continueranno ad aumentare,
coinvolgendo anche il mondo accademico. Basti pensare che molti Atenei del nord han-
no innalzato la soglia della no tax area, nella misura in cui i redditi familiari degli studenti
sono più alti rispetto al mezzogiorno del Paese. In sintesi dobbiamo rivendicare più fondi
LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA
16
agli Atenei in difficoltà per poter investire, dando meno peso alla spesa storica e uno stan-
ziamento delle coperture per finanziare la no tax-area. Tattavia va affrontato in maniera
strutturale il sottofinanziamento del sistema universitario. Troppo spesso le somme ero-
gate dalle tasse degli studenti risultano fondamentali per chiudere i bilanci degli atenei,
non basterà solo chiedere di diminuire le tasse universitarie bisognerà lottare affinché la
politica si impegni a finanziare maggiormente gli atenei in maniera strutturale. Abbiamo
un precariato permanente che demoralizza il corpo docente e che non rafforza la ricerca
paziente, stimola i ricercatori a fare studi con risultati a breve termine. Lo stato in questo
deve riacquisire un ruolo, il ruolo che le è proprio, quello dell’investitore paziente.
Un altro grande problema riguardante il nostro Paese è quello relativo alla bassa copertura
di diritto allo studio, troppe famiglie restando senza un aiuto decidono di non mandare i
propri figli all’università, perorando il classismo del nostro sistema di istruzione. Dobbiamo
investire sull’aumento delle borse di studio ma non solo, vanno fatti investimenti sugli al-
loggi pubblici e sui canoni ad affitto calmierato, in alcune città del nostro Paese una stanza
in affitto viene a costare quasi mezzo stipendio di un lavoratore. Permettere ai capaci e
meritevoli anche se privi di mezzi di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione non è solo
un principio costituzionale è anche una delle condizioni per rendere competitivo il nostro
sistema Paese, altrimenti solo una ristretta parte dei giovani del nostro Paese potrà acce-
dere a queste opportunità e molti di quelli che per mancanza di mezzi non hanno oppor-
tunità sono un grandissimo spreco che non ci possiamo più permettere.
Infine il tema di come rendiamo maggiormente spendibile nel mondo del lavoro il titolo
universitario non deve essere un tabù per un’organizzazione giovanile di un partito rifor-
mista, lo studio è importante in quanto tale, ma deve anche essere un’opportunità per
realizzare i propri sogni di occupazione futura, trovare il proprio posto e contribuire alla
trasformazione del mondo. In questo c’è ancora tanta strada da fare, ci sono corsi di lau-
rea che naturalmente hanno una predisposizione naturale ad intrecciarsi con il mondo del
lavoro, altri che per propria natura sono più accademico-centrici, tuttavia è una strada che
va percorsa, senza pretendere una subordinazione della didattica agli interessi dell’impre-
sa ma provando anche a cambiare un’impresa italiana troppo poco avvezza all’investimen-
to in innovazione, ricerca e sviluppo.
La giovanile deve essere a fianco alle associazioni studentesche non solo durante le fasi
di trattative per i posti all’interno degli organi accademici deve anche essere un centro
di elaborazione che possa offrire la propria visione alle associazioni universitarie nonché
favorire l’impegno dei propri militanti anche all’interno di quei soggetti. La presenza di
nostri militanti all’interno di organismi di rappresentanza universitaria è un grande valore
aggiunto, ci aiuta a tenere l’orecchio a terra e ha sperimentare nei fatti quei cambiamenti
della didattica e dei corsi di laurea che servono al nostro Paese, partendo dal piccolo delle
singole situazioni.
Quale diritto alla salute
La sanità è uno dei fiori all’occhiello del nostro paese. Anni di tagli hanno però messo a
repentaglio l’efficienza del nostro Servizio Sanitario Nazionale: è necessario invertire la
rotta e restituire alla sanità il ruolo centrale che le spetta nelle politiche di welfare.
CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020
17
In primo luogo, bisogna investire nelle strutture e negli equipaggiamenti medici necessari.
Sicuramente è importante avere centri specializzati e eccellenze diffuse sul territorio, ma
è ancora più fondamentale garantire in modo trasversale alle varie regioni un elevato li-
vello di cura per una serie di prestazioni di base. Permangono infatti troppe differenze nei
sistemi sanitari delle diverse regioni: lo stato deve prendere in mano la situazione ove ne-
cessario e permettere ai cittadini di curarsi sul proprio territorio, senza trovarsi costretti a
scegliere tra un’attesa infinita e strutture inadeguate o trasferte scomode e dispendiose. In
questo senso, due sono gli aspetti su cui concentrarsi: una maggiore diffusione dei medici
di base e il potenziamento delle strutture e della rete ospedaliera attualmente esistente,
per evitare il fenomeno del sovraffollamento e per garantire delle cure di base adeguate. In
particolare, è importante incentivare, anche economicamente, i medici qualificati affinché
lavorino in zone rurali e periferiche, così da offrire una copertura territoriale adeguata.
Come giovanile, una delle nostre priorità sarà senz’altro quella di intraprendere la battaglia
per aumentare il numero delle borse di specializzazione disponibili ogni anno. A fronte di
un’acclarata carenza di personale nelle nostre strutture ospedaliere, che non farà altro che
peggiorare nel tempo con un previsto aumento dei pensionamenti, è irresponsabile non
sfruttare la riserva di ormai quasi diecimila giovani laureati pronti a continuare il loro
percorso in una scuola specialistica. L’intervento non va portato avanti solo a livello cen-
trale,ma anche nelle singole regioni assicurandosi che le regioni con più disponibilità met-
tano a bando più borse.
Quale diritto all’abitare
Il nostro paese vive una vera e propria emergenza abitativa che colpisce soprattutto i
giovani. Gli ultimi dati indicano che il 90% degli italiani possiede una casa di proprietà ma
che solo il 6% di questi ha meno di 35 anni. Il caro degli affitti specialmente nelle aree me-
tropolitane e nelle città universitarie colpisce migliaia di famiglie costrette a importanti sa-
crifici per offrire una opportunità di studio o lavoro ai propri figli. La destra, specialmente
quando è al governo degli enti locali, alimenta la contrapposizione fra stranieri e giovani in
cerca di casa; invece di offrire a tutti maggiori possibilità e diritti, in alcuni comuni le giunte
leghiste o forziste arrivano a restringere il bacino degli utenti delle case popolari colpendo
proprio i più giovani e gli stranieri.
Da questo deriva la necessità di investire sul tema dell’edilizia residenziale, intesa come
motore e parte integrante del welfare pubblico, in grado di garantire stabilità e di contra-
stare la povertà. Il patrimonio degli enti, quali edilizia agevolata, dovrebbe infatti essere
esempio di quel famoso ruolo sociale in grado di porre un limite al mercato privato ed alle
sue speculazioni.
L’attenzione va posta anche sui mutui attualmente strutturati in maniera inaccessibile per
la nostra generazione, la casa deve essere un diritto e non un privilegio, partendo da que-
sto concetto l’accesso ai mutui va rivisto rendendolo meno stringente. Garantire ai giovani
possibilità abitative significa porre le basi per il loro progetto di vita: la casa è il punto di
partenza per la stabilità e la creazione di un nuovo nucleo familiare. Da questi elementi
deriva la nostra indipendenza.
L’Italia resta tra i paesi europei in cui meno risorse sono destinate alle questioni abitative
LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA
18
e la situazione sembra essere ormai insostenibile: serve quindi una grande azione collet-
tiva che porti ad un cambio di rotta, serve assolutamente un piano nazionale per la casa
soprattutto per la nostra generazione che non ha garanzie sociali adeguate. Come Giovani
Democratici dobbiamo farci portavoce di queste battaglie sociali.
CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020
19
Mozione Cerroni+Skenderi - La scuola della disobbedienza - Congresso Giovani Democratici 2020

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  • 1.
  • 2.
  • 3. CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020 3 LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA La scuola della disobbedienza nasce dalle migliaia di ragazze e ragazzi incontrati in questi anni di impegno nei Giovani Democratici. Il vento che soffia loro dentro ha scosso anche noi. Hanno, abbiamo, più sogni che anni. Le opportunità che possiamo permetterci dipendono dai redditi dei nostri genitori. Cresciamo con l’ansia dell’esclusione, che se non studi e non lavori è perché non sei capa- ce di diventare miliardario da un garage. Diventiamo adulti con la valigia pronta, per necessità, che pure il talento, qui, è sempre precario. Guardiamo su Instagram gli outfit della Ferragni, le coreografie di Vacchi, i twerking di Elettra Lamborghini eppure ci sfuggono i meccanismi di accumulazione della ricchezza, di ereditarietà della rendita. La scuola della disobbedienza nasce perché è intollerabile il rischio che i Giovani Demo- cratici non servano più ai nostri destini collettivi. Nell’abitare le scuole, le università, un lavoro precario, non possiamo essere lasciati soli. Al nostro fianco dovrà esserci ad un’organizzazione giovanile nuova che sia comunità sociali- sta, femminista, ecologista, che diventi una generazione guidata, nel mondo, dalla bussola dei diritti umani. La scuola della disobbedienza nasce per ricordarci perché coltivarla ancora, come pensar- la migliore. Pensarla aperta, pensarla diversa: la Riforma GD Caucus territoriali per una contaminazione di idee dal basso. Campagne e mobilitazioni costruite con altre comunità e realtà associative italiane e in- ternazionali. Proposte di legge costruite con soggetti organizzati e cittadinanza attiva. Idee ed iniziative che diano voce alle iscritte e agli iscritti, un dialogo con le piazze del 2020. I Giovani Democratici devono ricostruire un rapporto con il campo politico e sociale della sinistra. Per farlo, immaginiamo un’organizzazione riformata, più snella e all’avanguardia sull’ado- zione di strumenti digitali. Promuoveremo l’istituzione di un gruppo di lavoro che, coinvolgendo i livelli territoriali, porti ad una revisione dello Statuto.
  • 4. LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA 4 Occorre rendere centrale il ruolo della Direzione nazionale istituendo tavoli di lavoro tema- tici che coinvolgano i componenti della Direzione. A loro volta i componenti assumeranno l’impegno di mettere in circolo gli elaborati di questi tavoli con i propri territori di appar- tenenza. Crediamo che ci debba essere un maggiore coordinamento tra territori promuovendo il dialogo interregionale. Il presidio della piazza virtuale e social è un’altra sfida che la giovanile deve affrontare. Pro- muoviamo una presenza responsabile sui social che contrasti l’utilizzo di un linguaggio di odio da parte della politica. Proponiamo di lanciare una piattaforma online che permetta, ai nostri iscritti e, in alcuni casi, a tutti gli under30, di votare e consultarsi su determinate proposte politiche e attraverso la quale aprire, eventualmente, delle vere e proprie raccol- te firme e sottoscrizioni. Una giovanile aperta significa anche questo: innovazione, coinvol- gimento, decisioni dal basso. Nell’articolazione del rapporto con altre realtà associative, proponiamo la creazione di un libro bianco articolato su base provinciale che raccolga tutte le associazioni disponibili a dialogare e collaborare con i Giovani Democratici. Proponiamo di organizzare, in collaborazione con il Partito Democratico, le organizzazioni internazionali (YES, IUSY), con il Partito del socialismo europeo, con la FEPS e con la Pro- gressive Alliance, una scuola di formazione diffusa sul territorio, aperta a tutti gli iscritti della nostra giovanile, con cadenza annuale. Una giovanile femminista Combattere pienamente contro l’ingiustizia e la disparità di genere significa riconoscere, anche se siamo nel 2020, che la nostra società presenta ancora, a tutti i livelli, strascichi di cultura patriarcale che si manifestano in problemi più o meno evidenti col femminile e con tutto ciò che sia percepito come tale. Portare avanti le nostre istanze di lotta per una piena parità di genere nella società italiana senza prima fare i conti con noi stessi, con i nostri compagni e in definitiva con la nostra stessa organizzazione sarebbe ipocrita e risultereb- be in un insuccesso su tutta la linea. Se vogliamo “essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”, dobbiamo partire attaccando tutti quei punti deboli che impedisco- no alle ragazze e a chi fa parte di qualsiasi minoranza di avere lo stesso potere politico e decisionale, la stessa considerazione personale e lo stesso rispetto di chi è maggioranza. Dobbiamo quindi rendere la giovanile uno spazio femminista nel merito e nel metodo: uno spazio inclusivo su tutti i piani della dignità della persona. La nostra giovanile coltiverà una cultura della diversità che esprima la ricchezza delle dif- ferenze e che valorizzerà la rappresentazione di tutte le voci, senza che nessuna debba alzare la propria per essere ascoltata. Sarà uno spazio dove si riconosce che le parole hanno un peso, e a non avere spazio sa- ranno proprio quelle parole che sono nate per sminuire, insultare, ridicolizzare le donne. Uno spazio dove ci abitueremo a non commentare i corpi degli altri, a non giudicare le vite e le scelte personali, e a dare ascolto e protezione a chi subisce discriminazioni. Uno spazio dove nessuna ragazza sarà considerata “aggressiva” perché non ha paura di espri- mere la propria opinione, uno spazio dove non saranno più quasi esclusivamente le donne
  • 5. CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020 5 a occuparsi di parità, perché il femminismo fa bene a tutti, anche agli uomini. In un Paese dove la popolazione femminile arriva quasi al 52% del totale, nella più grande giovanile di partito le iscritte rappresentano, con stima ottimistica, un 30%. E questa estre- ma disparità di partecipazione si riflette, necessariamente, in una ancora più rara presenza spontanea delle ragazze nei ruoli apicali e negli organi decisionali. La nostra proposta per una giovanile che sia davvero di tutte e di tutti è che tutti gli organi nazionali dell’orga- nizzazione abbiano il vincolo di includere delegati che rispettino la proporzione di metà donne e metà uomini, salvo la presenza di persone non binarie che saranno naturalmente sempre incluse. Negli organi territoriali, l’incoraggiamento è di arrivare al 50%, ma la quota di minima rappresentazione femminile sarà del 30%. Una giovanile ecologista La crisi climatica è, senza ombra di dubbio, la più grande sfida che ci troveremo ad affron- tare come umanità durante questo secolo. I dati UNEP non mentono: per non superare l’aumento già inesorabile di 1,5 gradi entro il 2030, le nostre emissioni dovrebbero globalmente ridursi del 7,6% annuo per i prossimi dieci anni, che sono precisamente gli ultimi che restano per invertire la rotta prima che la nostra società ed il nostro ecosistema, così come li conosciamo, comincino a scomparire. I cambiamenti climatici portano alla luce, senza pietà, molti dei problemi che la società cerca di nascondere sotto al tappeto: l’estinzione di molte specie viventi, le crescenti disu- guaglianze tra classi sociali, il mancato accesso alla salute, la fame e la sete di intere popo- lazioni, i conflitti per il possesso delle risorse, la sopraffazione delle superpotenze private e governative sui soggetti più deboli. Il modello socio-economico del capitalismo liberista ha persuaso l’uomo a percepirsi onni- potente anziché un tassello di un grande, meraviglioso e fragile ecosistema Terra. L’ipotesi di crescita infinita e spregiudicata ha tolto l’uomo dall’equazione per cui per x risorse ci siano y opportunità, ignorando il fatto che viviamo in un ambiente con risorse limitate e illudendoci che ciò che facciamo non comporti conseguenze. Occorre che la nostra generazione si attrezzi con strumenti politici efficaci per compren- dere questi fenomeni e per costruire soluzioni immediate. È necessario riconoscere l’intersezionalità di questioni che normalmente vengono affron- tate separatamente, come le crisi migratorie, il diritto internazionale all’asilo, le disugua- glianze e l’inquinamento ambientale, perché esse hanno tutte matrice comune e alla luce di tali connessioni devono essere raccontate. Un esempio di questa difficoltà anche con- cettuale è la mancanza, nella Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati, del- lo status di rifugiato climatico. Che il nostro sia un mondo diseguale è fatto noto, basti pensare che ad oggi l’85% delle risorse che il pianeta genera annualmente vengono usa- te appena dal 12% della popolazione mondiale. Sono proporzioni che vedono continuità scendendo nel particolare e parlando di ricchezza. In Italia, le tre persone più ricche pos- seggono più ricchezza dei sei milioni di italiani attorno alla soglia di povertà, per cui un 5% della popolazione è più ricca dell’80% della stessa. Per il nostro Paese, ricco di risorse e fortunatamente variegato, esistono già oggi grandi opportunità di cambiamento e crescita attraverso la green economy. L’efficientamento
  • 6. LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA 6 energetico pubblico e privato e le fonti rinnovabili sono una tappa forzata della nostra storia nazionale, così come l’abbandono delle fonti fossili, le quali ad oggi ci vincolano in rapporti di potere scomodi rispetto a chi possiede queste risorse, rendendoci dipendenti. Liberarsene significa riacquisire parte di una sovranità perduta. Nell’ambito della lotta per la giustizia climatica non possiamo sottovalutare l’importanza del mancato accesso, per miliardi di persone, al cibo. L’agricoltura gioca, su entrambi i fronti, un ruolo di prima linea; non è possibile negare, infatti, che la produzione agroali- mentare abbia un notevole impatto ambientale: parallelamente nel mondo 820 milioni di persone non hanno accesso regolare a cibo, e oltre un miliardo di persone ha accesso a cibo di bassa qualità e non salutare. Questi numeri sono destinati a crescere visto l’aumento della popolazione e visti gli effetti devastanti del cambiamento climatico. Concentrandoci sul nostro Paese non possiamo ignorare un problema altrettanto grave: l’assenza di un ricambio generazionale nel mondo agricolo e il progressivo abbandono dell’agricoltura come possibile fonte di sostentamento e di crescita economica. Di fronte a queste sfide così imponenti, cosa dovrà fare la nostra organizzazione? - Dotarsi di responsabili con delega all’ambiente e alla sostenibilità a ogni livello pos- sibile: serve una diffusione più che capillare della consapevolezza e della conoscenza sul fronte della crisi climatica e del ruolo dell’agricoltura, al fine di creare cultura collettiva e di rappresentare, prima di tutto come insieme degli iscritti di questa giovanile, una impor- tante massa critica in questo Paese. - Essere di esempio: costruiamo la giovanile a impatto zero Come organizzazione, non possiamo rischiare di “predicare bene e razzolare male”: il no- stro obiettivo deve essere quello, soprattutto nell’ambito delle nostre attività, di non in- quinare affatto. Dovremo impegnarci, tutti insieme, verso scelte che non danneggino in nessun modo l’ecosistema: prendere dove possibile i mezzi pubblici per spostarci verso le nostre riunioni, acquistare materiale biodegradabile o riutilizzabile per i nostri incon- tri, rinunciare totalmente alla plastica usa e getta nelle nostre sezioni ed incoraggiare comportamenti che contrastino il consumismo anche nelle nostre vite personali. Essere, quindi, esigenti prima di tutto con noi stessi, per diventare una delle prime organizzazioni completamente zero-waste. Sensibilizzare i nostri coetanei a un consumo consapevole del cibo, alla riduzione degli sprechi e al consumo di prodotti stagionali e locali. - Essere, sia a livello nazionale che locale, uno stimolo costante per chi governa: non si può negare che questo sia prima di tutto il momento dell’azione. Senza decisioni forti, radicali e consapevoli da parte di chi governa (dal Governo nazionale al piccolo Comune di provincia) non abbiamo speranze di cambiare rotta. I Giovani Democratici dovranno sorvegliare costantemente l’operato di chi ha il potere di prendere le decisioni importanti e necessarie, e di rappresentare uno stimolo e una risorsa per indirizzare queste politiche al meglio. Dovremo offrire il nostro impegno per un trasporto pubblico urbano gratuito, ovunque in Europa. Lotteremo per l’eliminazione di sussidi e finanziamenti pubblici alle fonti fossili. Insieme agli Young European Socialists contribuiremo alla realizzazione del Green New deal per la riduzione delle emissioni.
  • 7. CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020 7 - Coltivare e valorizzare un rapporto con le associazioni e le ONG ambientaliste: Oggi più che mai non possiamo pensare che la lotta al cambiamento climatico si possa vincere da separatisti, ciascuno nel proprio orticello. Unire le forze è l’unica strada pos- sibile, e la giovanile deve porsi l’obiettivo di coltivare relazioni positive, di scambio e di ascolto reciproco, con le realtà associative, politiche e studentesche che hanno come scopo quello di contribuire alla causa ambientalista. Questa collaborazione può concre- tizzarsi in iniziative sul territorio, nella partecipazione a manifestazioni di protesta come Fridays For Future, nella realizzazione di scuole di formazione della coscienza ambienta- le, importanti momenti di incontro e di contaminazione tra esperienze politiche diverse ma affini. Una giovanile antifascista, oggi I Giovani Democratici devono costruire la propria identità sui valori dell’antifascismo e della Resistenza. In un periodo storico nel quale si evince l’arrivo sulla scena politica e sociale dei nuovi fa- scisti, si adotta un vocabolario politico intollerante e razzista verso lo straniero e il diverso, cresce la cultura della violenza che non esita a tradursi in pratica, e dove la paura è il sen- timento dominante e la via più percorribile dalla politica stessa, affermare convintamente di essere antifascisti è strettamente necessario. Siamo convinti della necessità di una grande azione di informazione e di sensibilizzazione sull’antifascismo, soprattutto nei luoghi culturali e di formazione, in primo luogo la scuola, tornando a valorizzare lo studio della Storia. È necessario ampliare la nostra visione a tutto tondo, nei quartieri e nelle periferie, ma so- prattutto collaborando con le varie associazioni (in particolar modo l’ANPI) che si impe- gnano per mantenere vivo il valore della Resistenza, della sua storia e della sua Memoria. Ma questo non basta, perché gli spazi della politica si sono dilatati. Nella nostra era digitalizzata spesso i luoghi di formazione vengono sostituiti dal web, cre- ando il grande rischio di errata informazione causata dalle fake news. (Proprio per questo crediamo che, oggi più che mai, è necessaria una legge che contrasti in maniera efficace l’apologia di fascismo anche in rete.) Il 25 Aprile segna il giorno in cui il paese è risorto dalle ceneri ha fondato le sue basi sulla democrazia, sulla libertà e sull’antifascismo. È una data importante a cui la giovanile deve dare risalto e farlo diventare un appuntamento fisso. Ciò è possibile con l’organizzazione di eventi di stampo nazionale e territoriale con le as- sociazioni citate prima, e accostando ad esso un periodo di formazione nella settimana precedente sulla storia della Resistenza e delle personalità che ne sono state protagoniste. La politica deve agire per il presente ma deve preservare il passato.
  • 8. LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA 8 Una comunità per i pari diritti di tutti Orgogliosamente colorati La lotta per l’uguaglianza dei diritti tra persone di diverse sessualità è ancora lunga. Si sono raggiunti traguardi importanti anche grazie al lavoro del Partito Democratico in que- sti anni, tuttavia un lavoro importante va fatto a livello culturale, ancor più che legislativo. Il tempo di legiferare riguardo i diritti civili nel nostro Paese è giunto a cavallo tra il 2015 e il 2016, con un enorme ritardo. Prima di quel momento l’Italia era l’unica delle nazioni fondatrici dell’Unione Europea a non aver riconosciuto alcun tipo di diritto per le coppie omosessuali. Il disegno di legge Cirinnà è stato, tuttavia, stralciato in diversi punti prima di poter trovare attuazione. Non possiamo ancora parlare, nel caso italiano, di matrimonio e pieno rico- noscimento, bensì di unione civile che, in quanto a diritti e doveri, è molto lontana dalle unioni eterosessuali e lascia un grande vuoto legislativo in materia di stepchild adoption. L’Italia resta indietro rispetto agli altri Stati europei, anche per la mancanza del reato di omofobia. Le discriminazioni e le violenze che colpiscono le persone in base al loro orien- tamento sessuale e alla loro identità di genere sono all’ordine del giorno nel nostro Paese, ma l’ordinamento italiano è rimasto silente rispetto al tema del contrasto alla violenza di natura omotransfobica, sia essa fisica o verbale. Occorre sdoganare la conversazione sulle “etichette” tipiche della comunità LGBT+ e sull’importanza del “fare coming out”. L’obiettivo ultimo rimane quello del raggiungimen- to di una società in cui non sia necessario autodefinirsi per trovare il proprio spazio in essa e sentirsi accettati; tuttavia il confronto con la realtà ci insegna che al momento è difficile per un giovane non eterosessuale e/o transgender vivere serenamente il proprio percorso sessuale e sentimentale senza trovare un’etichetta, una definizione nella quale può ritro- varsi e realizzare di non essere solo o sbagliato. Si definisce identità di genere il percepirsi interiormente come uomo o come donna (o entrambi, o nessuno dei due) e dunque corrisponde al genere con cui una persona si identifica primariamente. Come si può intuire, dunque, l’identità di genere è cruciale per ciascun individuo perché è il risultato dell’interrogarsi su quale sia la figura di genere in cui ci si identifica: in gioco c’è il riconoscimento integrale di se stessi, quella forma dell’essere in cui il soggetto è felice di identificarsi. In linea di principio, il diritto all’identità di genere ha assunto una valenza sempre più mar- cata a livello giuridico. Mentre per decenni si era ritenuto che la rettificazione di attribuzio- ne di sesso nei registri anagrafici potesse essere disposta dal Tribunale solo a seguito di interventi chirurgici che si risolvevano di fatto in un obbligo di sterilizzazione dell’individuo è proprio dal 2015 che sia la Corte di Cassazione (con la sentenza n. 15138) che la Corte Costituzionale hanno stabilito che la corretta interpretazione della L. 164/1982 esclude la necessità, ai fini dell’accesso al percorso giudiziale di rettificazione anagrafica, del tratta- mento chirurgico. Il processo di autodeterminazione riflette la complessità del percorso di transizione, realizzato “con il sostegno di trattamenti medici e psicologici corrispondenti ai diversi profili di personalità e di condizione individuale”. Si afferma, almeno in linea di principio, un più ampio spazio di libertà individuale nella scelta delle modalità con cui attuare il proprio percorso di transizione. Tuttavia, non si spinge ancora fino al riconosci-
  • 9. CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020 9 mento di un’autodeterminazione piena e compiuta. Infatti, sia la Corte di Cassazione che la Corte Costituzionale, proprio nel 2015 hanno sottolineato che occorre bilanciare il dirit- to del singolo allo sviluppo della propria personalità individuale e sociale con “l’interesse pubblico alla certezza delle relazioni giuridiche”. Una nuova proposta di riforma della legge dovrebbe includere: 1. Riconoscimento del diritto all’identità di genere e all’espressione di genere per ogni in- dividuo e divieto di discriminazione sulla base di tali fattori; 2. Libertà nella scelta delle modalità di attuazione del percorso di affermazione di genere, con eliminazione dell’autorizzazione giudiziaria all’intervento chirurgico; 3. Gratuità delle terapie ormonali sostitutive e mantenimento di ogni trattamento medico- chirurgico come prestazione a carico del servizio sanitario nazionale, al fine di garantire il pieno benessere psico-fisico della persona e la sua salute sessuale; 4. Rettificazione anagrafica del sesso , per i maggiori di anni 16 (con il consenso dei geni- tori se minorenni), dato che la propria identità di genere non corrisponde al sesso attri- buito nell’atto di nascita; 5. Divieto di terapie riparative per orientamento sessuale, identità di genere e espressione di genere; 6. Azioni per l’inclusione delle persone trans con adeguate politiche del lavoro (non discri- minazione sul posto di lavoro); 7. Programmi di formazione su prevenzione della discriminazione, promozione della diver- sità e diffusione di una cultura delle differenze; 8. Formulazione di linee guida ministeriali o normative aggiornate per la piena inclusione nelle scuole di ogni ordine e grado, il rispetto delle persone trans detenute, una sanità ac- cessibile e rispettosa della salute delle persone trans. Come Giovani Democratici crediamo fortemente sia necessaria alla base la formazione, a tutti i livelli, e soprattutto nei luoghi culturali e di informazione frequentati dalle giovani generazioni. Come Giovani Democratici dovremmo farci promotori di una società più inclusiva su ogni livello, a partire dalla piena conoscenza del linguaggio usato nella cultura LGBT, passando per le relazioni umane fisiche e virtuali e le realtà nei gruppi giovanili, per arrivare all’inqua- dramento delle persone che non rientrano negli schemi imposti dall’eteronormatività in un nuovo contesto sociale aperto a ogni sensibilità, ogni pensiero e ogni modo di declinare la propria vita sentimentale e sessuale. Orgogliosamente diversi La disabilità ancora oggi può essere oggetto di discriminazione. Accade nel 2020 che un Senatore della Repubblica abbia irriso, esponendolo poi alla gogna dei social, un ragazzo dislessico, salito sul palco per dire la sua e, complice l’emozione, “colpevole” di aver bal- bettato. Alle persone con una diversa abilità non viene garantita di integrarsi, spesso mancano assistenti o mezzi di trasporto, può essere difficile accedere a mezzi pubblici e a luoghi pubblici, come scuole, università, uffici pubblici o negozi a causa delle barriere architetto- niche, questo nonostante le tutele normative previste dal nostro ordinamento.
  • 10. LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA 10 Il nostro compito, come giovani appartenenti ad un partito politico, è quello di educare la società e le generazioni di nostri coetanei alla diversità, che essere diversi è essere liberi e la normalità è una gabbia. I Giovani Democratici dovranno combattere per: - l’attuazione in tutta Italia del Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche, una legge approvata nel 1987 dallo Stato ma ancora oggi non viene quasi mai recepita dalle amministrazioni locali; - l’accessibilità dei trasporti affinché tutti possano viaggiare con qualsiasi mezzo pub- blico senza dover rischiare di non potervi accedere o di trovare fermate e stazioni non accessibili; - promuovere l’idea di città inclusive ove si progetta e si pensa in maniera complessi- va dove tutti possono accedere alle strutture e ai servizi senza barriera alcuna ; I Giovani Democratici di domani dovranno affrontare tale tematica con maggiore atten- zione e dedizione rispetto al passato. Una comunità contro i divari territoriali La strada per la coesione territoriale e lo sviluppo del mezzogiorno si è articolata, negli ultimi anni, in una batteria di strumenti: i patti per il Sud, il credito d’imposta, le zone eco- nomiche speciali, gli incentivi resto al sud, il credito d’imposta. Si tratta di ottimi strumenti ma di interventi tampone: compensano le imprese per i mag- giori costi del mezzogiorno, ma non servono a ridurre quei costi. Ridurre quei costi deve essere l’impegno di un’organizzazione che voglia ridurre distanze e fratture tra territori, disuguaglianze tra persone. Il miglioramento delle condizioni di contesto è l’unica garanzia per una crescita di lungo periodo. La garanzia di servizi essenziali nelle aree interne può essere l’unica precondizio- ne per uno sviluppo che garantisca il diritto a restare. Dal Mediterraneo al mondo, in Europa una giovanile dei diritti umani Il tema dell’immigrazione verso il nostro Paese e l’Europa si lega indissolubilmente a due questioni: gli equilibri geopolitici tra i Paesi europei e quelli del Mediterraneo e la crisi de- mografica che il nostro continente sta affrontando ormai da qualche decennio. Crediamo sia imprescindibile lavorare a una nuova cultura europea capace di uno sforzo di apertura che guardi al lungo periodo: il sogno di una grande democrazia che, partendo da una ri- forma immediata dei Trattati di Dublino, in una collaborazione costante con il mondo del volontariato, preveda un’accoglienza diffusa di coloro che fuggono dai propri Paesi d’o- rigine alla ricerca di condizioni di vita migliori, e che garantisca piena cittadinanza ai figli degli stranieri nati e cresciuti in Europa. Deve finire per sempre il tempo degli egoismi dei singoli Stati o delle ondate di riflusso particolaristiche: l’Unione Europea deve caratteriz- zarsi come una comunità politica di destino capace di mettere al centro della sua azione l’uomo visto in un orizzonte collettivo.
  • 11. CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020 11 Se dovessimo pensare alla moltitudine di questioni aperte e per cui la nostra voce ha una risonanza importante e non solo verso e per la generazione che aspiriamo a rappresenta- re, ma per il nostro futuro, pensiamo allo ius soli: una battaglia che non ci può lasciare un passo indietro. Il futuro del nostro Paese dipende dalla costruzione di una società aperta, inclusiva e multiculturale. Non basta rispondere alle destre con la stessa retorica o con timide promesse: abbiamo il dovere e la necessità di costruire una nuova fase politica che includa le seconde generazioni e tutti i ragazzi che arrivano in Italia in cerca di un nuovo futuro. La tenuta del nostro sistema paese dipende da quanto sta avvenendo proprio in questo tempo. Perché per costruire un futuro solido e un tessuto sociale sano è necessario uno slancio sotto forma di una nuova proposta politica che includa significativi cambia- menti all’attuale legislazione italiana ed europea. Pensiamo a dare voce alla promozione di canali d’ingresso legale all’interno di questo Pa- ese, che possa mettere fine alle atrocità che la legislazione attuale favorisce: è per questo che ci impegneremo in una battaglia per un superamento della legge Bossi-Fini. Siamo giovani di sinistra. Sappiamo che le differenze costituiscono un patrimonio ine- stimabile ed è per questo che l’inclusione è la lotta di classe che più ci appartiene. Oggi, avere il coraggio di rappresentare il mondo che verrà significa costruire un sistema ispirato alle pratiche positive di accoglienza che sappia nutrirsi delle differenze e le sappia valoriz- zare Senza una battaglia culturale qualunque riforma dell’impianto normativo in materia di immigrazione sarà vana. Mediterraneo L’Italia si colloca nel cuore del Mediterraneo, in una posizione strategica per favorire l’im- plementazione di occasioni di scambio tra giovani europei e tante altre ragazze e ragazzi della nostra generazione che vivono solo dall’altro lato del mare. Proprio per il nostro legale naturale con il Mediterraneo è fondamentale rilanciare le connessioni tra i popoli che vivono in simbiosi con quel mare, pensando e creando nuove infrastrutture materiali e immateriali tra l’Europa, l’Africa e l’Asia, per l’arricchimento di un’identità collettiva e in- dividuale fondata sui valori di fratellanza e giustizia sociale. La nuova frontiera da questo punto di vista è l’impegno in favore di una integrazione euro-mediterranea, che veda l’UE allargare i propri orizzonti di dialogo e cooperazione oltre i suoi confini meridionali. Cen- trale può essere l’azione dei Giovani Democratici in un progetto così ambizioso, che non può che vedere in prima fila le organizzazioni giovanili progressiste dei Paesi europei che affacciano sul Mediterraneo. Europa In un momento storico nel quale forti interessi economici e politici mirano a disgregare l’Unione Europea, il nostro impegno come Giovani Democratici, anche attraverso un’azio- ne integrata con i nostri rappresentanti nelle istituzioni europee, è quello di instillare un profondo senso di appartenenza all’UE nelle nuove generazioni, all’interno di una visione dell’Europa come soggetto di rilevanza globale portatore dei valori di solidarietà, giustizia sociale, libertà e pace. L’Europa che vogliamo è un’Europa davvero vicina alle persone e alle loro necessità, che superi la stagione dell’austerity in favore di una fase di investimenti
  • 12. LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA 12 nelle politiche sociali e di welfare, come, ad esempio, un salario minimo europeo, tutele per i lavoratori frontalieri e scambi di formazione tra i diversi Paesi dell’Unione. Per que- sto intendiamo spenderci, di concerto con tutte le altre organizzazioni appartenenti alla famiglia dei Giovani Socialisti Europei (YES), nella speranza di poterlo fare in un contesto di centralità del Parlamento Europeo nella vita dell’Unione. Questo passa per una riforma delle istituzioni europee che renda impossibile il verificarsi di condizioni di immobilismo, a cui spesso abbiamo invece assistito nel corso dei decenni: l’UE deve essere messa dai trattati nelle condizioni di poter dare prontamente risposta alle istanze degli Stati membri e alle sfide del mondo globalizzato e multipolare. Per queste ragioni ci impegniamo a implementare occasioni di scambio e gemellaggio con le altre organizzazioni giovanili europee e a costruire un dialogo permanente con il Presidium della YES che sarà invitato a confrontarsi anche con i nostri territori nell’ambito dei diversi dossier che ogni Vicepresidente ha in capo. Ci impegniamo inoltre, a parte da maggio di quest’anno, a mobilitarci per promuovere e attivare le iniziative italiane pensate in occasione della Conferenza sul futuro dell’Europa, di concerto con i nostri rappresen- tanti nella YES e nel Consiglio Nazionale dei Giovani. Esteri Di fronte alle sfide globali che ci si pongono di fronte, quali la lotta al cambiamento cli- matico, la gestione delle migrazioni, le continue minacce alla pace globale, la risposta non può essere individuale. Dobbiamo lavorare in sinergia con le altre organizzazioni giovanili della famiglia socialista e progressista per individuare soluzioni comuni, da portare avanti in maniera transnazionale nell’ambito di lotte condivise. Lo scambio di buone pratiche e la conoscenza reciproca tra le organizzazioni internazionali va incentivato, il confronto con altre realtà politiche è fondamentale per comprendere il contesto globale in cui ci muovia- mo e ci permette di aprire nuovi orizzonti e imparare diverse modalità di attivismo e mili- tanza, riuscendo allo stesso tempo a condividere le nostre, in una formazione continua e reciproca. In un contesto in cui il sovranismo, la chiusura e i nazionalismi spopolano, solo il dialogo internazionale può costruire un’alternativa: mentre la visione del mondo delle de- stre globali diventa sempre più chiara, a sinistra si fatica nel trovare una risposta univoca e condivisa alle grandi sfide della nostra epoca. Dobbiamo essere centrali nel processo di costruzione di una chiara alternativa ideologica e politica alla nuova ondata di sovranismo. È fondamentale che i Giovani Democratici siano protagonisti nell’ambito dell’Unione Inter- nazionale della Gioventù Socialista (IUSY) e incentivino la partecipazione degli iscritti alle attività dell’organizzazione, tenendoli periodicamente informati sul suo operato. Quale lavoro In un Paese nel quale la crisi economica ha aggredito i redditi delle famiglie, ha eroso la quantità e la qualità delle opportunità di lavoro, non può prospettarsi crescita economica che non edifichi dal rilancio dell’occupazione, non possono comprendersi le condizioni di vita presenti e future della nostra generazione senza approfondire come cambia il mondo del lavoro. Non conosciamo altra risposta alla povertà che il lavoro, non sappiamo immaginare altro
  • 13. CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020 13 fondamento della dignità che il lavoro. Incerto, precario, flessibile, è il lavoro per come noi lo conosciamo. L’ingresso ritardato nel mercato o una prolungata inattività possono compromettere il nostro futuro. Tutto questo ci spaventa e possiamo affrontarlo solo insieme. La soluzione non può essere individuale, solo collettiva. Sono sempre di più i giovani lavoratori e gli studenti (soprattutto quelli con qualifiche ac- cademiche elevate) che decidono di emigrare all’estero, in paesi che offrono opportunità all’altezza delle loro capacità e che quindi beneficiano della loro preparazione. L’Italia, dopo aver investito risorse per formare i propri giovani, non riesce a trattenerli e a sfrut- tare le loro competenze e conoscenze per accrescere il proprio sviluppo. Gli altri paesi (Europa, USA) risultano infatti più attrattivi in quanto capaci di valorizzare i giovani come risorse offrendo loro occupazioni, salari e responsabilità in linea con le loro aspettative e competenze. Questo scaturisce da tanti fattori, per molti di noi il problema primario è la grande offerta di lavoro sottopagato. Ad esempio, uno strumento come lo stage, nato e pensato come momento formativo, si è presto trasformato in un’opportunità per aziende ed enti pub- blici di sfruttare giovani professionisti lavorativamente a costo bassissimo e senza contri- buti. I giovani sono così costretti a competere a ribasso, pur di poter trovare un impiego. Noi dobbiamo continuare a lavorare, come alcune federazioni stanno facendo, per fare in modo di aumentare le tutele per i giovani neo-diplomati o laureati in modo che possano trovare un lavoro stabile e adeguatamente retribuito. Vi si aggiunge la questione cruciale dell’inadeguatezza della normativa vigente per le nuo- ve tipologie di lavoro. L’enorme sviluppo della Gig Economy ha portato ad un nuovo tipo di lavoro sempre più parcellizzato, desindacalizzato spesso senza tutele e privo di regole. A farne le spese ad esempio sono i “rider”, i fattorini a portata di app che si trovano a lavo- rare in condizioni di insicurezza, la maggior parte delle volte a cottimo, e sottostanti a un opaco algoritmo che ricerca la velocità e l’efficienza a scapito delle tutele del lavoratore. È tempo che il settore venga regolamento, riconducendo i lavoratori alle tutele di un CCNL esistente, o con una legge quadro che ne conceda di nuove per la categoria. Useremo tutta la nostra forza perché ci sia più lavoro e perché, in un’economia globa- lizzata in cui sempre maggiore è il valore della conoscenza, vi sia un forte investimento nella formazione. Migliore deve essere il collegamento tra mondo dell’istruzione e merca- to, primario deve essere l’obiettivo di garantire al lavoratore una formazione continua. È indispensabile che nessuno sia lasciato solo. Sarà compito nostro comprendere e diffondere quali siano le opportunità offerte dal terzo settore. Utilizzeremo un serbatoio di idee permanente per studiare quali politiche indu- striali possano sostenere l’occupazione. Noi, che nel mondo del lavoro avremo meno ga- ranzie di quelle che hanno accompagnato il percorso dei nostri genitori, dovremo ripensa- re la rappresentanza sindacale. Ancor prima di tutto questo, sarà compito nostro incidere sulla riforma del sistema dei Centri per l’impiego e promuovere politiche attive del lavoro. I Giovani Democratici sono lo strumento che la nostra generazione può utilizzare per af- frontare insieme un mondo che ci offre poche certezze, per mettere in rete idee e buone pratiche.
  • 14. LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA 14 Quale scuola L’istruzione deve tornare ad essere centrale nel dibattito pubblico italiano. Una seria rifor- ma della scuola non può che iniziare da ingenti investimenti in infrastrutture, da un ripen- samento a tutto tondo dei percorsi scolastici disponibili agli studenti e da una rinnovata attenzione sul tema delle disuguaglianze sociali e del diritto allo studio. Ancora oggi non esiste una legge nazionale sul diritto allo studio, in modo che siano definiti i livelli essen- ziali di prestazione: il decentramento della competenza a livello regionale ha creato delle disparità inaccettabile. Non ci può essere alcun discorso di prospettiva sulla scuola se non si può assicurare a tutti questo diritto fondamentale. In materia di edilizia scolastica, la costruzione di scuole all’avanguardia deve andare di pari passo con l’ammodernamento delle strutture preesistenti. In particolare, vanno potenziati fondi dedicati alla messa in sicurezza delle strutture, alla prevenzione del rischio sismico e alla digitalizzazione. Le infrastrutture esistenti vanno ripensate per essere usate nel ven- tunesimo secolo: non solo le aule devono permettere l’utilizzo di strumenti tecnologici, ma anche gli altri spazi presenti all’interno di un edificio scolastico devono ritrovare una funzione e devono tornare ad essere vissuti pienamente dagli studenti, in un’ottica di otti- mizzazione ed apertura totale degli spazi. La scuola di oggi deve essere rivoluzionata da un punto di vista didattico. Questo obiet- tivo va portato avanti attraverso una riforma complessiva dei cicli di studio, dei contenuti e metodi della didattica, e degli strumenti esistenti, in particolare l’orientamento in itinere e l’alternanza. In primis, l’istruzione troppe volte viene considerata un percorso a “tappe”, con cicli scolastici non sempre tra di loro coordinati e collegati, e presentanti elementi di ridondanza ed inutilità. Inoltre, è troppo ampio il divario educativo tra i percorsi scolastici disponibili alla fine delle scuole medie: la differenza di conoscenze e competenze tra gli studenti di licei, tecnici e professionali sono evidenti, e sicuramente è ingiusto che il fu- turo di un ragazzo venga definito a 14 anni, spesso inconsapevolmente o per decisione dei propri genitori. A tal proposito, risulterebbe fondamentale integrare di più i vari cicli scolastici, e uniformare in parte il curriculum delle scuole secondarie di secondo grado. Uno strumento che va potenziato in tal senso è l’orientamento, che deve essere visto e sviluppato come un percorso continuativo, che, partendo dalle scuole medie, accompagni lo studente fino al diploma, spiegando da subito le possibilità post-scolastiche dei vari in- dirizzi scolastici. È più che mai necessario rivedere l’alternanza scuola lavoro, garantendo veramente agli studenti i diritti che gli spettano e assicurandosi che, attraverso maggiore comunicazione tra studente, responsabile scolastico e azienda, ci sia il più possibile un posizionamento dello studente in un percorso rilevante scolasticamente e personalmente. Rivoluzionare la didattica è il primo passo per costruire una scuola in cui tutti gli studenti possano davvero realizzarsi. Una scuola “aperta tutto il giorno, tutto l’anno, tutta la vita”: non si possono trovare parole migliori di quelle pronunciate da Luigi Berlinguer. Una scuo- la dove tutti i saperi, quello intellettuale e quello manuale, abbiamo spazio, in modo tale che ogni studente possa trovare valorizzare le proprie capacità. Una scuola autonoma, do- tata delle risorse adeguate, capace di rispondere alle esigenze delle comunità territoriali. Una scuola con il tempo pieno, un vero punto di riferimento, anche fisico, per un quartiere, per una città, per un territorio.
  • 15. CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020 15 Quale Università, quale diritto allo studio Una seria riflessione sul nostro sistema universitario non può che partire dal triste dato di essere uno dei Paesi europei col minor numero di laureati, ma con il maggior numero di laureati disoccupati o sottoccupati. Ancora oggi troppe pochi diplomati decidono di iscriversi all’università, sia per gli elevati costi sia per la troppo spesso scarsa spendibilità dei titoli conseguiti. I nostri atenei presentano squilibri enormi tra nord e sud ma anche all’interno delle stesse regioni tra atenei che godono di elevati finanziamenti privati e quelli che invece non rie- scono a riceverne in misura elevata. A questo dovrebbe servire la mano pubblica, a riequi- librare queste disuguaglianze invece purtroppo gli attuali criteri di ripartizione dell’FFO, ovvero, il Fondo di Finanziamento ordinario, anziché ridurre le distanze tra Università del nord-Italia e sud-Italia e tra piccole e grandi università, rischiano di aumentarle. Un FFO basato sostanzialmente sulla spesa storica non consentirà mai ad un piccolo Ateneo di crescere. Allo stesso modo, le premialità non possono essere determinate da criteri che spesso dipendono dal contesto socio-economico o geografico, se vogliamo, del luogo in cui ha sede l’università. Dare meno peso alla spesa storica e la rivisitazione dei criteri per le premialità potrebbe aiutare a ridurre le distanze e a dare a tutti le stesse possibilità di crescita culturale. Per quanto riguarda il nodo della valutazione universitaria la presenza di un nostro storico militante all’interno della rappresentanza studentesca di ANVUR po- trebbe essere un punto di riferimento per effettuare in prima persona queste battaglie, la valutazione non è da respingere a prescindere, può aiutare a migliorare i nostri atenei, ma i criteri di queste valutazioni vanno cambiati e innovati. Non possono basarsi semplicemen- te sui livelli di abbandono e sulla rapidità degli studenti nel laurearsi ad un corso, perché questo crea effetti distorsivi sulla didattica e sulla valutazioni degli studenti a discapito del buon insegnamento delle materie di studio. Nel mondo moderno si stanno dimostrando sempre più importanti le soft skills, sulle quali il nostro sistema universitario è troppo spesso carente, fermo ad un nozionismo novecen- tesco nonostante le avanguardie presenti in molti atenei. Un’altra questione fondamentale da affrontare è quello dei costi, rispetto ad altri Paesi eu- ropei abbiamo un livello di tassazione molto alto. La no-tax area, divenuta legge nel 2017 è stato un primo passo ma non basta. La no-tax area consente agli studenti che rientrano in determinate fasce di reddito di be- neficiare dell’esenzione dal pagamento delle tasse universitarie, ad esclusione della tassa di iscrizione. Tuttavia siccome la media dei redditi delle famiglie degli studenti sono molto più alte al nord che al sud, in questi anni gli Atenei meridionali hanno registrato un calo importante nelle entrate. Tutto questo si ripercuote sulla qualità della spesa e degli inve- stimenti che un’Università può fare a favore della didattica, delle strutture e delle attività extra-curriculari che riguardano la platea studentesca. Non basta, dunque, esentare dal pagamento delle tasse chi vive in condizioni economiche sfavorevoli (misura sacrosanta e giusta), ma è necessario trovare delle coperture pubbliche che consentano agli Atenei di riequilibrare queste disuguaglianze tra nord e sud del Paese continueranno ad aumentare, coinvolgendo anche il mondo accademico. Basti pensare che molti Atenei del nord han- no innalzato la soglia della no tax area, nella misura in cui i redditi familiari degli studenti sono più alti rispetto al mezzogiorno del Paese. In sintesi dobbiamo rivendicare più fondi
  • 16. LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA 16 agli Atenei in difficoltà per poter investire, dando meno peso alla spesa storica e uno stan- ziamento delle coperture per finanziare la no tax-area. Tattavia va affrontato in maniera strutturale il sottofinanziamento del sistema universitario. Troppo spesso le somme ero- gate dalle tasse degli studenti risultano fondamentali per chiudere i bilanci degli atenei, non basterà solo chiedere di diminuire le tasse universitarie bisognerà lottare affinché la politica si impegni a finanziare maggiormente gli atenei in maniera strutturale. Abbiamo un precariato permanente che demoralizza il corpo docente e che non rafforza la ricerca paziente, stimola i ricercatori a fare studi con risultati a breve termine. Lo stato in questo deve riacquisire un ruolo, il ruolo che le è proprio, quello dell’investitore paziente. Un altro grande problema riguardante il nostro Paese è quello relativo alla bassa copertura di diritto allo studio, troppe famiglie restando senza un aiuto decidono di non mandare i propri figli all’università, perorando il classismo del nostro sistema di istruzione. Dobbiamo investire sull’aumento delle borse di studio ma non solo, vanno fatti investimenti sugli al- loggi pubblici e sui canoni ad affitto calmierato, in alcune città del nostro Paese una stanza in affitto viene a costare quasi mezzo stipendio di un lavoratore. Permettere ai capaci e meritevoli anche se privi di mezzi di raggiungere i gradi più alti dell’istruzione non è solo un principio costituzionale è anche una delle condizioni per rendere competitivo il nostro sistema Paese, altrimenti solo una ristretta parte dei giovani del nostro Paese potrà acce- dere a queste opportunità e molti di quelli che per mancanza di mezzi non hanno oppor- tunità sono un grandissimo spreco che non ci possiamo più permettere. Infine il tema di come rendiamo maggiormente spendibile nel mondo del lavoro il titolo universitario non deve essere un tabù per un’organizzazione giovanile di un partito rifor- mista, lo studio è importante in quanto tale, ma deve anche essere un’opportunità per realizzare i propri sogni di occupazione futura, trovare il proprio posto e contribuire alla trasformazione del mondo. In questo c’è ancora tanta strada da fare, ci sono corsi di lau- rea che naturalmente hanno una predisposizione naturale ad intrecciarsi con il mondo del lavoro, altri che per propria natura sono più accademico-centrici, tuttavia è una strada che va percorsa, senza pretendere una subordinazione della didattica agli interessi dell’impre- sa ma provando anche a cambiare un’impresa italiana troppo poco avvezza all’investimen- to in innovazione, ricerca e sviluppo. La giovanile deve essere a fianco alle associazioni studentesche non solo durante le fasi di trattative per i posti all’interno degli organi accademici deve anche essere un centro di elaborazione che possa offrire la propria visione alle associazioni universitarie nonché favorire l’impegno dei propri militanti anche all’interno di quei soggetti. La presenza di nostri militanti all’interno di organismi di rappresentanza universitaria è un grande valore aggiunto, ci aiuta a tenere l’orecchio a terra e ha sperimentare nei fatti quei cambiamenti della didattica e dei corsi di laurea che servono al nostro Paese, partendo dal piccolo delle singole situazioni. Quale diritto alla salute La sanità è uno dei fiori all’occhiello del nostro paese. Anni di tagli hanno però messo a repentaglio l’efficienza del nostro Servizio Sanitario Nazionale: è necessario invertire la rotta e restituire alla sanità il ruolo centrale che le spetta nelle politiche di welfare.
  • 17. CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020 17 In primo luogo, bisogna investire nelle strutture e negli equipaggiamenti medici necessari. Sicuramente è importante avere centri specializzati e eccellenze diffuse sul territorio, ma è ancora più fondamentale garantire in modo trasversale alle varie regioni un elevato li- vello di cura per una serie di prestazioni di base. Permangono infatti troppe differenze nei sistemi sanitari delle diverse regioni: lo stato deve prendere in mano la situazione ove ne- cessario e permettere ai cittadini di curarsi sul proprio territorio, senza trovarsi costretti a scegliere tra un’attesa infinita e strutture inadeguate o trasferte scomode e dispendiose. In questo senso, due sono gli aspetti su cui concentrarsi: una maggiore diffusione dei medici di base e il potenziamento delle strutture e della rete ospedaliera attualmente esistente, per evitare il fenomeno del sovraffollamento e per garantire delle cure di base adeguate. In particolare, è importante incentivare, anche economicamente, i medici qualificati affinché lavorino in zone rurali e periferiche, così da offrire una copertura territoriale adeguata. Come giovanile, una delle nostre priorità sarà senz’altro quella di intraprendere la battaglia per aumentare il numero delle borse di specializzazione disponibili ogni anno. A fronte di un’acclarata carenza di personale nelle nostre strutture ospedaliere, che non farà altro che peggiorare nel tempo con un previsto aumento dei pensionamenti, è irresponsabile non sfruttare la riserva di ormai quasi diecimila giovani laureati pronti a continuare il loro percorso in una scuola specialistica. L’intervento non va portato avanti solo a livello cen- trale,ma anche nelle singole regioni assicurandosi che le regioni con più disponibilità met- tano a bando più borse. Quale diritto all’abitare Il nostro paese vive una vera e propria emergenza abitativa che colpisce soprattutto i giovani. Gli ultimi dati indicano che il 90% degli italiani possiede una casa di proprietà ma che solo il 6% di questi ha meno di 35 anni. Il caro degli affitti specialmente nelle aree me- tropolitane e nelle città universitarie colpisce migliaia di famiglie costrette a importanti sa- crifici per offrire una opportunità di studio o lavoro ai propri figli. La destra, specialmente quando è al governo degli enti locali, alimenta la contrapposizione fra stranieri e giovani in cerca di casa; invece di offrire a tutti maggiori possibilità e diritti, in alcuni comuni le giunte leghiste o forziste arrivano a restringere il bacino degli utenti delle case popolari colpendo proprio i più giovani e gli stranieri. Da questo deriva la necessità di investire sul tema dell’edilizia residenziale, intesa come motore e parte integrante del welfare pubblico, in grado di garantire stabilità e di contra- stare la povertà. Il patrimonio degli enti, quali edilizia agevolata, dovrebbe infatti essere esempio di quel famoso ruolo sociale in grado di porre un limite al mercato privato ed alle sue speculazioni. L’attenzione va posta anche sui mutui attualmente strutturati in maniera inaccessibile per la nostra generazione, la casa deve essere un diritto e non un privilegio, partendo da que- sto concetto l’accesso ai mutui va rivisto rendendolo meno stringente. Garantire ai giovani possibilità abitative significa porre le basi per il loro progetto di vita: la casa è il punto di partenza per la stabilità e la creazione di un nuovo nucleo familiare. Da questi elementi deriva la nostra indipendenza. L’Italia resta tra i paesi europei in cui meno risorse sono destinate alle questioni abitative
  • 18. LA SCUOLA DELLA DISOBBEDIENZA 18 e la situazione sembra essere ormai insostenibile: serve quindi una grande azione collet- tiva che porti ad un cambio di rotta, serve assolutamente un piano nazionale per la casa soprattutto per la nostra generazione che non ha garanzie sociali adeguate. Come Giovani Democratici dobbiamo farci portavoce di queste battaglie sociali.
  • 19. CONGRESSO NAZIONALE GIOVANI DEMOCRATICI 2020 19