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DEGENERAZIONI
    DEGENERAZIONI
    DEVIAZIONI METABOLICHE DEI TESSUTI ACCOMPAGNATE DA ACCUMULO DI
SOSTANZE CHE NORMALMENTE NON VI SONO CONTENUTE AFFATTO OD IN MISURA
MINORE



   CELLULARI/EPITELIALI                  CONNETTIVALI

            ⇓                                        ⇓
   RIGONFIAMENTO TORBIDO                 DEGENERAZIONE AMILOIDE
   DEGENERAZIONE VACUOLARE               DEGENERAZIONE IALINA CONN.
   DEGENERAZIONE IDROPICA                DEGENERAZIONE FIBRINOIDE
   DEGENERAZIONE IALINA EPITELIALE       DEGENERAZIONE MUCOSA CONN.
   DEGENERAZIONE GRASSA
MODIFICAZIONI BIOCHIMICHE NELLE CELLULE DANNEGGIATE
• ingresso di Na+ e fuoriuscita di K+ ed aumento di acqua intracellulare

• alterazione dell'attività delle pompe ioniche
• elevata perdita e mancata reintegrazione di ATP
- maggior richiesta di ossigeno e di substrati metabolici quali glucosio
- attivazione della glicolisi anaerobia ed aumento del piruvato e lattato
• diminuzione del pH intracellulare
- riduzione delle sintesi macromolecolari
• risposta cellulare da stress (HSPs, ubiquitina)
• aumento elevato di ioni Ca nel citosol
• attivazione di proteasi (calpaine), fosfolipasi ed endonucleasi
• danno della membrane (plasmatica, mitocondriale, RE, lisosomiale)
• aumento dei ROS e diminuzione di sistemi antiossidanti
• transizione di permeabilità mitocondriale
• rilascio di enzimi lisosomiali
ALTERAZIONI MORFOLOGICHE NELLE CELLULE DANNEGGIATE


Danno reversibile o subletale
• Rigonfiamento di alcuni mitocondri
• Rigonfiamento cellulare e del reticolo endoplasmatico
• Vacuolizzazione
• Autofagia da rimozione delle componenti danneggiate


Danno irreversibile o letale
• Perdita dei nucleoli
• Disaggregazione e perdita dei ribosomi
• Rigonfiamento di tutti i mitocondri e degli organuli
• Condensazione nucleare con progressiva disgregazione del nucleo
• Formazione di vescicole (blebs) e di pori della membrana plasmatica
• Frammentazione di tutte le membrane interne e rottura dei lisosomi
NON SEMPRE IL DANNO CELLULARE SI
EVIDENZA MORFOLOGICAMENTE, SPECIE
NELLE SUE FASI INIZIALI

CHE SIA VISIBILE O MENO, ALLA BASE DEL
DANNO C’E’ UNA LESIONE BIOCHIMICA
GENERALMENTE RICONDUCIBILE A:

-BLOCCO TOTALE O PARZIALE DI ATTIVITA’
ENZIMATICHE

-DIFETTO CONGENITO

-MODIFICAZIONE PERMEABILITA’ SELETTIVA
DI MEMBRANE
DEGENERAZIONI CELLULARI/EPITELIALI

CON ACCUMULO DI ACQUA
•RIGONFIAMENTO TORBIDO
•DEGENERAZIONE VACUOLARE
•DEGENERAZIONE IDROPICA
•DEGENERAZIONE PALLONIFORME

CON ACCUMULO DI PROTEINE
•DEGENERAZIONE IALINA-EPITELIALE

CON ACCUMULO DI LIPIDI
•DEGENERAZIONE GRASSA

DA DEFICIT ENZIMI LISOSOMIALI

DA ACCUMULO DI SOSTANZE ESOGENE NON DEGRADABILI
•TESAURISMOSI, PIGMENTAZIONI
RIGONFIAMENTO TORBIDO


MACROSCOPIA
-ORGANI PALLIDI, GRIGIASTRI, AUMENTATI DI VOLUME

MICROSCOPIA
-AUMENTO DI VOLUME DELLA CELLULA
-LIMITI CELLULARI INDISTINTI
-MITOCONDRI RIGONFI
-GRANULOSITA’ DIFFUSA NELLE CELLULE (TORBIDITA’)
-AUMENTO DI VOLUME DEL NUCLEO

QUESTO TIPO DI ALTERAZIONE CARATTERIZZATA DA DISFUNZIONE
MITOCONDRIALE COLPISCE SOPRATTUTTO GLI
ORGANI PARENCHIMATOSI
⇓
FEGATO, RENE, MIOCARDIO

NEL MIOCARDIO E NEL MUSCOLO I MITOCONDRI SONO INTERPOSTI TRA
LE FIBRILLE E RIGONFIANDOSI LE DISSOCIANO E NEL CONTEMPO
VENGONO LIMITATI NELLA ESPANSIONE
L’AUMENTO DI VOLUME CELLULARE COMPORTA UNA
                   RIDUZIONE DEL LUME DEI VASI
                                  ⇓
           RIDUZIONE DEGLI SPAZI DI DISSE DEL FEGATO
                                  ⇓
          COMPRESSIONE SINUSOIDI E CANALICOLI BILIARI
                                  ⇓
          STASI / DIFFICOLTA’ DI PERFUSIONE SANGUIGNA



RENE  L'AUMENTO DI VOLUME DELLE CELLULE TUBULARI PORTA A
RIDUZIONE DEL LUME, CHE IN ALCUNI CASI RISULTA QUASI OBLITERATO
CAUSE


PROCESSI TOSSICI                                  FENOLI ALOGENATI
                                                 TIROXINA A DOSI ELEVATE


PROCESSI TOSSI-INFETTIVI                          TOSSINE BATTERICHE




INIZIO DI PROCESSI DI IPERTROFIA  FEGATO RESIDUO DOPO EPATECTOMIA PARZIALE
(mitocondri aumentati di volume→ ↑funzione e ↑ATP)
                         volume→


                                                 RENE SUPERSTITE DOPO MONONEFRECTOMIA
H2O   Na                  Na
                                                               H2O
H2O   Na               Na H O
                           2
                                            Pompa
                                           del sodio
            Pompa
           del sodio
                                                ATP




               ATP




                                                                     Tossico
             O2                                 ⇓O    2
AZIONE TOSSICA ALTERAZIONI MITOCONDRIALI
                                 ⇓
I MITOCONDRI DELLE CELLULE IN RIGONFIAMENTO TORBIDO PRESENTANO
UN CERTO GRADO DI DISSOCIAZIONE DELLE FOSFOSILAZIONI DALLE
OSSIDAZIONI E TALVOLTA RIDOTTA CAPACITA’ RESPIRATORIA
                                 ⇓
          IL CONTENUTO DI ATP DELLA CELLULA E’ DIMINUITO
                                 ⇓
     INADEGUATO FUNZIONAMENTO DELLE VARIE POMPE CELLULARI
                                 ⇓
DANNO PIU’ GRAVE: POMPA Na+  INGRESSO DI ACQUA RICHIAMATA DAL
COMPARTIMENTO INTERSTIZIALE
                                 ⇓
      ACCUMULO INTRACELLULARE  RIGONFIAMENTO CELLULARE

QUANDO IL RIGONFIAMENTO MITOCONDRIALE E’ ELEVATO  NECROSI O
APOPTOSI CELLULARE

N.B. L’ AUMENTO DEL VOLUME CELLULARE E’ DOVUTO ANCHE AD
UN’AUMENTATA SINTESI DI PROTEINE, SPECIALMENTE PROTEINE DELLO
STRESS
LA REVERSIBILITA’ DEL RIGONFIAMENTO TORBIDO DIPENDE DAL GRADO DI
SQUILIBRIO ENERGETICO

SQUILIBRIO ENERGETICO:         AUMENTO CONSUMO O2                  _
                         GRADO DI DISSOCIAZIONE FOSF. OSSIDATIVA
DEGENERAZIONE VACUOLARE

E’ CARATTERIZZATA DALLA COMPARSA NELLE CELLULE DI UN NUMERO
PIU’ O MENO GRANDE DI VACUOLI CITOPLASMATICI

I VACUOLI POSSONO ESSERE DI VARIE DIMENSIONI, TONDEGGIANTI OD
OVALI APPARENTEMENTE VUOTI ED EFFETTIVAMENTE CONTENENTI UN
MATERIALE DEBOLMENTE EOSINOFILO  COLORAZIONE ROSA

MACROSCOPIA
-ORGANI PALLIDI, GRIGIASTRI, AUMENTATI DI VOLUME

MICROSCOPIA
-AUMENTO DI VOLUME DELLA CELLULA
-ACCUMULO DI ACQUA E PROTEINE PLASMATICHE IN AMPI VACUOLI
DELIMITATI DA UNA MEMBRANA SINGOLA ED IN RAPPORTO CON IL
SISTEMA FAGO-LISOSOMIALE (COMPAIONO NELLA PORZIONE CELLULARE
RIVOLTA VERSO I VASI E POI SI DIFFONDONO NEL CITOPLASMA)
    -MICRO-, MACROVACUOLI, VESCICOLE

QUESTO TIPO DI ALTERAZIONE COLPISCE SOPRATTUTTO GLI
ORGANI PARENCHIMATOSI
⇓
FEGATO, RENE, MIOCARDIO
INIZIALMENTE REVERSIBILE, PER SUCCESSIVA ESTENSIONE DEI VACUOLI
DIVIENE IRREVERSIBILE CON ALTERAZIONI DEGLI ORGANI

Cause:

-IPOSSIA
-INFEZIONI (VIRUS)
-MICOTOSSICOSI (Anche amanita phalloides)
-INTOSSICAZIONI DIVERSE

OLTRE ALL’ACQUA NEI VACUOLI SI ACCUMULA ALBUMINA DI DERIVAZIONE
PLASMATICA.

I VACUOLI POI SI FONDONO CON I LISOSOMI
IPOSSIA CARENZA PARZIALE DI OSSIGENO

IPOSSIA IPOSSICA DIMINUZIONE DELLA PRESSIONE PARZIALE DI O2 NEL
SANGUE ARTERIOSO

IPOSSIA STAGNANTE     RISTAGNO DI SANGUE NEI TESSUTI PER
RALLENTAMENTO DEL CIRCOLO OD OSTRUZIONE VENOSA

IPOSSIA ANEMICA  DIMINUZIONE DEL CONTENUTO DI EMOGLOBINA NEL
SANGUE CON RIDUZIONE DI FUNZIONE DI TRASPORTO DI O 2 NEL SANGUE

IPOSSIA ISCHEMICA  RIDUZIONE DELLA PERFUSIONE DI UN ORGANO

IPOSSIA ISTOTOSSICA  INIBIZIONE DEI PROCESSI RESPIRATORI AD OPERA
DI AGENTI TOSSICI

L’ANO/IPOSSIA IPOSSICA E STAGNANTE SONO TRA LE CAUSE PIU’ COMUNI
DI DEGENERAZIONE VACUOLARE

L’ANO/IPOSSIA  ISTOTOSSICA    (PROVOCATA  DAI   VELENI  DELLA
RESPIRAZIONE) DA’ PIU’ FREQUENTEMENTE RIGONFIAMENTO E NECROSI
CELLULARE
COME REPERTO AUTOPTICO QUESTA DEGENERAZIONE VIENE SPESSO TROVATA NEI
SOGGETTI MORTI PER ASFISSIA
                                      ⇓
- SOGGETTI CHE HANNO RESPIRATO ARIA CON BASSA TENSIONE PARZIALE DI O2
- INTOSSICATI DA MONOSSIDO DI CARBONIO
- SUICIDI CON GAS

ALTRE CONDIZIONI DI COMPARSA DI DEGENERAZIONE VACUOLARE:
    INSUFFICIENZE RESPIRATORIE
    INSUFFICIENZE DEL CIRCOLO
    VARI TIPI DI SHOCK

LA DEGENERAZIONE E’ CARATTERIZZATA DALL’INGRESSO NELLE CELLULE DI
MATERIALE PLASMATICO
DIMINUZIONE TENSIONE DI O2
                                          ⇓
          DEFICIT ENERGETICO CELLULARE (FOSF. OSSIDATIVA)
                                  ⇓
                           ⇓⇓⇓ LIVELLI ATP
                                  ⇓
   RIDOTTA FUNZIONALITA’ DELLE POMPE E DELLA ESTRUSIONE DI LIQUIDI
                                  ⇓
   EDEMA CITOPLASMATICO CON SEGREGAZIONE DEL LIQUIDO (INSIEME A
                  PROTEINE PLASMATICHE) IN VACUOLI
                                  ⇓
             INGORGO SISTEMA DIGESTIVO DELLA CELLULA



                     Espressione di danno digestivo intracellulare
                                           ⇓
Danno di membrana (alterazioni permeabilità o rottura)→↑ingresso/disponibilità proteine
                                           ⇓
                         Vacuoli che si fondono con i lisosomi
                                           +
         Patologia da insufficienza di enzimi (ingorgo del sistema lisosomiale)
DEGENERAZIONE VACUOLARE DA IPOSSIA

                            Rallentamento del flusso degli elettroni a livello
      IPOSSIA               della catena respiratoria mitocondriale




                   Sintesi di ATP                           NADH / NAD


    Attività pompe di          [ADP,AMP]
    membrana


                         + Fosfofruttochinasi
    Ingresso di
    ioni e acqua
                           [Glicogeno]
                            Glicolisi
   Edema focale                            [Ac. Piruvico]      [Ac. Lattico]     pH
   nel citoplasma
   corticale


                              Formazione di vacuoli
INGRESSO DI MATERIALE PROTEICO IN QUANTITA’ SUPERIORE
       ALLE CAPACITA’ DIGESTIVE DELLA CELLULA


INGRESSO DI MATERIALE NON DIGERIBILE PER LA MANCANZA DI
                     ENZIMI ADATTI


  CARENZA GENETICA ENZIMATICA (INBORN LYSOSOSOMAL
                     DISEASES)


SEGREGAZIONE NEI LISOSOMI DI SOSTANZE CHE INIBISCONO LE
                       IDROLASI


    BLOCCO DELLA FUSIONE FRA LISOSOMI E FAGOSOMI
DEGENERAZIONE IDROPICA



   Alterazioni osmotiche
   Alterazioni permeabilità → ↑H2O (che si raccoglie anche in grossi vacuoli)→
                                                                 ↑enzimi cellulari
   Rigonfiamento cellulare
   Limitato rigonfiamento mitocondriale (dissociazione fosforilazione ossidativa)
   Alterazioni lisosomiali→ ↑enzimi cellulari
   L’estremizzazione del fenomeno conduce alla degenerazione palloniforme



                                        Infiammazione sierosa/stasi/edemi
                                        Squilibri osmotici
                     Si riscontra in:   Intossicazioni
                                        Ipocorticosurrenalismo
                                        Shock
LA QUANTITA’ DI ACQUA CHE ENTRA NELLA CELLULA E’ SUPERIORE A
                          QUELLA CHE ESCE




> P. IDROSTATICA NELL’ INTERSTIZIO
< P.OSMOTICA




            < CONTENUTO ENERGETICO NELLA CELLULA,
            CARENZA DI ATP, CATTIVO FUNZIONAMENTO
            DELLE POMPE




                                     COMPROMISSIONE DELLE POMPE
                                      NEL CORSO DI INTOSSICAZIONI
Degenerazione idropica delle cellule dello strato basale
DEGENERAZIONE PALLONIFORME


LESIONI EPIDERMICHE PRECOCI IN CORSO DI INFEZIONI DELLA CUTE. LE
CELLULE IDROPICHE VANNO RAPIDAMENTE IN NECROSI E PRODUCONO
VESCICOLE CARATTERISTICHE (HERPES SIMPLEX, VARICELLA, VAIOLO…)
DEGENERAZIONE IALINA EPITELIALE


   Gocciole di aspetto vitreo, amorfo ed omogeneo da accumulo di
    sostanze proteiche (spesso glicoproteiche)



   Nel fegato:
      espressione di abnorme assorbimento di proteine e glicoproteine
        plasmatiche (corpi di Councilman)
      Alterazioni metabolismo proteico in corso di etilismo (Corpi di
        Mallory)



   Plasmacellule:
      Corpi di Russel (accumuli di Ab)
Nel rene

             Eccessiva presenza di         Eccessivo riassorbimento a
             proteine nell’ultrafiltrato   livello del tubulo contorto
             glomerulare (nefriti e        con accumulo intracellulare
             nefrosi)                      nei lisosomi delle cellule
                                           epiteliali



               Tumefazione cellulare
               con riduzione del
               lume tubulare
                                                 Nefrosi tubulare   a
                                                 gocce ialine
           Necrosi e desquamazione
           cellulare con formazione
           di cilindri ialini a stampo
           del tubulo
STEATOSI (DEGENERAZIONE GRASSA)

PROCESSO PATOLOGICO CARATTERIZZATO DALL’ AUMENTO (ACCUMULO)
MORFOLOGICAMENTE EVIDENTE DI LIPIDI IN CELLULE IN CUI NORMALMENTE
NON SONO EVIDENZIABILI TRAMITE I COMUNI METODI ISTOLOGICI


TRIGLICERIDI

FOSFOLIPIDI

SFINGOLIPIDI

COLESTEROLO

GLICOLIPIDI




                                     Le colorazioni elettive per i TG sono:
I grassi con le comuni colorazioni   - Tetrossido di Osmio: nero
(che prevedono passaggi con          - Sudan III: arancio
alcool e xilolo) vengono asportati   - Sudan Nero (o Sudan IV): nero
                                     - Solfato di Blu Nilo: rosso
LE CELLULE CONTENGONO GOCCE DI LIPIDI PIU’ O MENO VOLUMINOSE
SECONDO IL GRADO DI SVILUPPO DEL PROCESSO

PIU’ FREQUENTEMENTE LA STEATOSI E’ CAUSATA DALL’ACCUMULO DI
TRIGLICERIDI




LE STEATOSI POSSONO COLPIRE TUTTI           GLI   ORGANI    MA   CON
PARTICOLARE FREQUENZA IL FEGATO PER:

- AL RUOLO PARTICOLARE DEL FEGATO NEL CICLO DEI TRIGLICERIDI E
NELLA SINTESI DELLE LIPOPROTEINE


- ALLE SUE MOLTEPLICI ATTIVITA’ METABOLICHE E FUNZIONI DI
BIOTRASFORMAZIONE


- ALLA SUA ESPOSIZIONE AD AGENTI TOSSICI STEATOGENI ENDOGENI ED
ESOGENI DI PROVENIENZA GASTROINTESTINALE
STEATOSI



CAUSE ESOGENE



    CAUSE GENETICAMENTE DETERMINATE

    - morbo di Wolman, lisosomiale, manca la lipasi acida  fegato

    - abetalipoproteinemia, no sintesi di apolipoproteine B  cellule della mucosa
                                                                         intestinale
micelle di
                                                                     colesterolo e fitosteroli                          trigliceridi
                Polo apicale                                      NPC1L1A
                                                                                                                            MTP
                                                             LCAT                                        apoB48
                                                             (Lecitina Colesterolo
                                                              Lecitina




                            Epitelio intestinale
                                                             Acetil Transferasi)


                                                                   Esterificazione                       Microsoma


                                                     Reticolo endoplasmatico
                                                                                       chilomicrone

                                                     Golgi
                Polo basale
                                                   Linfatico                         Chilomicrone nascente

                                              HDL                                                                            Cellule
                                                                                                               Ac. grassi
Sangue




                                                      apoE e apoC2                         Lipoproteinlipasi
                                                               Chilomicrone maturo         endoteliale
         apoC2
         colesterolo non est.
         fosfolipidi
                                                      apoE
              HDL                                                                                LDL-R
                                                       Chilomicrone secondario                            Fegato
                          apoD
                                                      colesterolo esterificato
plasma + linfa
tramite recettore scavenger
dei fagociti mononucleati
LIGANDINA + PROTEINA 2
STEATOSI EPATICA
Definizione
Accumulo di lipidi all’interno dell’epatocita (> 5%). Più comunemente si
tratta di accumulo di trigliceridi




               STEATOEPATITE
Definizione
Complicanza necro-infiammatoria di una persistente steatosi epatica.
STEATOSI EPATICA


MACROVESCICOLARE Un singolo e voluminoso vacuolo di grasso
                    disloca lateralmente il nucleo centrale




MICROVESCICOLARE      Minute gocce di grasso circondano il
                      nucleo centrale dell’epatocita (in genere
                      per blocco β-ossidazione > gravità).
STEATOSI EPATICHE

AUMENTATO APPORTO
- DIETA
- MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI

AUMENTATA SINTESI ENDOGENA
- DIETA CARENTE DI AC. GRASSI POLIINSATURI
- ETANOLO

DIMINUITO SMALTIMENTO
- BLOCCO NELLA SINTESI DEI COSTITUENTI
DELLE LIPOPROTEINE
- DIFETTO DI MIGRAZIONE
STEATOSI EPATICHE

AUMENTATO APPORTO
- DIETA

                                      Fegato
ac. grassi a        VENA PORTA
catena corta


                    ARTERIA EPATICA
chilomicroni
STEATOSI EPATICHE

AUMENTATO APPORTO
- DIETA
- MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI

                      T. adiposo


CAFFEINA             Lipasi inattiva

ADRENALINA


DIABETE               Lipasi attiva

                                                    Fegato
                         TG



                                       ac. grassi
MOBILIZZAZIONE ACIDI GRASSI


    CATECOLAMINE                           TEOFILLINA
                     ACTH                  CAFFEINA
                     CORTISONE
                     GLUCAGONE
            Adenilatociclasi           Fosfodiesterasi
    ATP                        c AMP                         5 AMP

                                   (Attivazione)

                          PROTEIN- CHINASI
                                   (ATP)


            LIPASI INATTIVA                  LIPASI ATTIVA


                                               TG        AG
DIABETE E NASH
                                                                                                          INSULINO-RESISTENZA:
                                                                                                                    ⇓
                               Insulina
                                                                               Adipociti
                                                                                                             IPERINSULINEMIA
                                                              ⇑ lipolisi
                 TNF-α
                 Rad
                 PC-1            X        ⇑ Apporto di
                                          ac. grassi
                                                                                                 1a. Stimolazione della lipogenesi glucidica
                 Leptina
                 Acidi grassi                                                                    1b. Rilascio di FFA dal tessuto adiposo
Epatociti
                                                                                                                          ↓
                             Ac. grassi                                    TNF-α
                                                                           Rad                   Inibizione dell’enzima ACC (Ac CoA Carbos.)
                                                                                          X                               ↓
    ⇑ Cyt. P-450 4A                               Svraccarico              PC-1
    ⇑ Cyt. P-450 2E1                              β-ossidazione            Leptina
                                                  mitocondriale            Acidi grassi
                                                                                                                   ⇓malonilCoA
                  Lipoperossidazione
                                                                                      Insulina                            ↓
                                                    ⇑ Accumulo
                                                    di ac. grassi                                             ⇑FFA nei mitocondri
                            ⇑ Glicolisi
                                                                                                                         ↓
⇓ Apo B100
                        ⇑ Sintesi di ac. grassi              Iperinsulinemia                                      ⇑β-ossidazione
                                                                                                 1c. Inibizione della lipogenesi
    X                  ⇑ Accumulo di trigliceridi


   VLDL
                                                                                                 2a. Degradazione della componente
                                                                                                     ApoB-100 delle VLDL
                                                                                                 2b. Mancata secrezione delle VLDL



                                 Accumulo epatico degli acidi grassi
                                                  ⇓
                          Stimolazione della β -ossidazione tramite PPAR-α
                                                  ⇓
                                        STEATOSI EPATICA
I PPARs (peroxisome proliferator-activated receptors) (PPARs) sono un gruppo di
proteine recettoriali nucleari che agiscono come fattori di trascrizione e regolano
l’espressione di geni coinvolti nella proliferazione, il differenziamento ed il metabolismo
(carboidrati, lipidi e proteine)
Il sovraccarico di acidi grassi   stimola i
processi ossidativi che aumentano lo stress
ossidativo  lipoperossidazione

TEORIA DEL DOPPIO COLPO NELLE NASH




                    Danno
                 mitocondriale




           β-ossidazione
          perossisomiale
STEATOSI EPATICHE

AUMENTATO APPORTO
- DIETA
- MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI

AUMENTATA SINTESI ENDOGENA
- DIETA CARENTE DI AC. GRASSI POLIINSATURI




Il fegato non sintetizza gli ac. grassi poliinsaturi (ac. linoleico, linolenico, arachidonico)

Due meccanismi principali:
1) Gli ac. grassi poliinsaturi hanno azione inibitoria sulla sintesi endogena di ac. grassi
saturi  STEATOSI
2) Nelle membrane si verifica un cambiamento nella composizione dei lipidi  danno di
membrana  blocco immissione in circolo delle lipoproteine  STEATOSI
STEATOSI EPATICHE

AUMENTATO APPORTO
- DIETA
- MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI

AUMENTATA SINTESI ENDOGENA
- DIETA CARENTE DI AC. GRASSI POLIINSATURI
-ETANOLO


STEATOSI ACUTA
   CONSEGUE ALL’INTRODUZIONE DI UNA DOSE ELEVATA (NEL RATTO 6-8
   GR/KG DI PESO CORPOREO DI ETANOLO COMPARE DOPO 8-16 ORE
   DALL’INTRODUZIONE E SCOMPARE DOPO CIRCA 36 ORE)


STEATOSI CRONICA
   CONSEGUE ALL’INTRODUZIONE RIPETUTA DI QUANTITA’ ELEVATE DI
   ALCOL PER LUNGO TEMPO
Alcool etilico o etanolo


                              CH3-CH2-OH


Molecola organica composta da un singolo gruppo idrossilico (OH) e da una
corta catena alifatica con 2 atomi di carbonio: CH3 CH2 OH

Le componenti idrossilica ed etilica conferiscono alla molecola proprietà sia
idrofile che lipofile: l’etanolo è pertanto un “AMFOFILO”, proprietà importante
per la sua attività farmacologica

L’etanolo si forma naturalmente come prodotto dell’ossidazione dello zucchero
per fermentazione

La maggior parte delle bevande alcooliche sono bevande fermentate (vino – birra)
ed hanno concentrazioni alcoliche fino al 15%

Bevande con più alto contenuto di etanolo sono prodotte per distillazione dei
prodotti fermentati
STEATOSI DA ETANOLO
STEATOSI DA ETANOLO
Metabolismo

           A livello gastrico esistono importanti differenze uomo-donna: nella mucosa gastrica
           dell’uomo è presente una quantità maggiore di enzima alcol-deidrogenasi.
             Tale differenza è responsabile dei maggiori livelli ematici e della maggiore
sensibilità della donna agli effetti epatici dell’etanolo



                                                 SNP⇑ attività



                                    cyt P450




                                                                  Acetil-CoA

                                                                  Ac. grassi
Etanolo                 Acetaldeide                         Acetato
                  Acetato, proveniente dal catabolismo dell’etanolo +              NADH

                                    enzimi catena
                                    respiratoria
Sintesi                             mitocondriale             Ossidazione degli acidi grassi
proteica      proteine del
              citoscheletro             radicali liberi  >> danno ai mitocondri e ad
              (tubulina)                altri substrati proteici e lipidici (membrane)

   Sintesi
   lipoproteine           Secrezione di VLDL
                                                            Ulteriore     di ACIDI GRASSI
                                   ACCUMULO DI
                                   TRIGLICERIDI                             Acetil-CoA
  Sistemi “navetta”
  diossiacetonfosfato
                                                         Pool di acidi
                              glicerolo3fosfato          grassi

                                                                            SINTESI E POOL
                                             glicerolo
    NADH                                                                     DI TRIGLICERIDI
LESIONE EPATICA CRONICA DA ETANOLO



OLTRE ALLA TOSSICITA’ DELL’ALCOL ENTRANO IN GIOCO ANCHE ALTRI FATTORI
DIETETICI:

              L’ETANOLO E’ MOLTO ENERGETICO (1 GR. PRODUCE 7 CAL.)
                                      
          SODDISFA PARTE DELLE ESIGENZE ENERGETICHE DELL’ALCOLISTA
                                      
                     RIDUZIONE DELL’ASSUNZIONE DI CIBO
                                      
  CARENZA DI PROTEINE, COLINA, METIONINA, VITAMINE, ACIDI GRASSI POLINSATURI

    IL FABBISOGNO DI COLINA (per sintetizzare la fostatidilcolina) AUMENTA ANCHE A
    CAUSA DI UN’AUMENTATA DISTRUZIONE DEI FOSFOLIPIDI DI MEMBRANA



IL DANNO AL CITOSCHELETRO E’ ACCENTUATO DALLA COMPARSA DEI CORPI DI
MALLORY (citocheratina e proteine contrattili disorganizzate), COSTITUITI DALLA
“SOSTANZA IALINA ALCOLICA”
•NECROSI EPATO-CELLULARE

SI ACCOMPAGNA ALLA LIBERAZIONE NEL PLASMA DI NUMEROSI ENZIMI:
- TRANSAMINASI GLUTAMMICO-OSSALACETICA E GLUTAMMICO-PIRUVICA)
- ISOCITRATO-DEIDROGINASI
- LATTATO-DEIDROGENASI
−γ-GLUTAMILTRANSPEPTIDASI


•ALLA NECROSI SEGUONO PROCESSI FLOGISTICI LOCALI

PRENDE ORIGINE L’EPATITE ALCOLICA

ATTRAVERSO EPISODI SUCCESSIVI DI RIGENERAZIONE E NUOVO DANNO ESITA SPESSO IN CIRROSI
STEATOSI EPATICHE

AUMENTATO APPORTO
- DIETA
- MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI

AUMENTATA SINTESI ENDOGENA
- DIETA CARENTE DI AC. GRASSI POLIINSATURI
- ETANOLO

DIMINUITO SMALTIMENTO
- BLOCCO NELLA SINTESI DEI COSTITUENTI DELLE LIPOPROTEINE


                                 PROTEICA
                                 -Dieta carente di aa
                                 (KWASHIORKOR)
       LIPOPROTEINE              -tossine che inibiscono
                                 la sintesi proteica



 LIPIDICA
 Dieta carente di COLINA, METIONINA,
 etc
TOSSINE E VELENI CHE INIBISCONO LA SINTESI PROTEICA,
PROVOCANDO ANCHE STEATOSI

-Amanitina: del fungo Amanita Phalloides, inibisce la RNA polimerasi.
Esaurite le scorte di apolipoproteine, i trigliceridi cominciano ad accumularsi.

- Aflatossine: prodotte dal fungo veleni dell’Aspergillus flavus che contamina
arachidi e cereali tenuti a temperature ed umidità. Anche responsabile dei
tumori primitivi al fegato in seguito ad ingestione cronica.

- Tossina difterica: prodotta dal corynebacterium difteriae è un inibitore
dell’allungamento della catena proteica (EF2)
STEATOSI EPATICHE

AUMENTATO APPORTO
- DIETA
- MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI

AUMENTATA SINTESI ENDOGENA
- DIETA CARENTE DI AC. GRASSI POLIINSATURI
- ETANOLO

DIMINUITO SMALTIMENTO
- BLOCCO NELLA SINTESI DEI COSTITUENTI
DELLE LIPOPROTEINE
- DIFETTO DI MIGRAZIONE/SECREZIONE


Sostanze che legano la tubulina interferiscono con il trasporto delle lipoproteine

CCl4 : può inibire la funzione della tubulina

Colchicina: inibisce la polimerizzazione della tubulina

Vinblastina: blocca i monomeri di tubulina dei microtubuli  disaggregazione
STEATOSI DA TETRACLORURO DI CARBONIO (CCl4)
•SOSTANZA USATA COME ANTIELMINTICO E COME SOLVENTE NELL’INDUSTRIA
•PUO’ AGIRE PER VIA INALATORIA E PER VIA TRANSCUTANEA

NEL FEGATO PRODUCE:
    •STEATOSI CENTROLOBULARE E NECROSI
    •CIRROSI
    •CANCRO-CIRROSI
MODELLO SPERIMENTALE NEL RATTO
   •SOMMINISTRAZIONE PER VIA ORALE (100/200 mL/100GR DI PESO)


ALTERAZIONI
PROVOCA UNA STEATOSI GIA’ EVIDENTE DOPO UN’ORA DALLA SOMMINISTRAZIONE
LESIONI ELEMENTARI DEL RETICOLO ENDOPLASMATICO ( FRAMMENTAZIONE DELLE
CISTERNE, DEGRANULAZIONE…..)
I MITOCONDRI PRESENTANO LESIONI ULTRASTRUTTURALI, RIGONFIAMENTO,
FRAMMENTAZIONE DELLE CRESTE, DISSOCIAZIONE DELLA FOSFORILAZIONE
OSSIDATIVA

BLOCCO DELLE OSSIDAZIONI DEGLI ACIDI GRASSI
STEATOSI DA CCl4


           Nel reticolo endoplasmatico liscio (SER)
 CCl4                     CCl3*   (CLOROMETILE)



                    Cl’




  CCl3* + RH                      CHCl3

                              R* Radicale




 CCl3*   + O2                CCl3 O2 * (TRICLOROMETILPEROSSIDO)
CLOROMETILE FORMA LEGAMI COVALENTI CON
    DIVERSE SOSTANZE PRODUCENDO CLOROALCHILAZIONE
              (LIPIDI, PRTEINE, ACIDI NUCLEICI)



LA PEROSSIDAZIONE LIPIDICA PRODUCE:

ALTERAZIONE DELLE MEMBRANE SPECIE DEL RETICOLO ENDOPLASMICO

FORMAZIONE DI ALDEIDI

INTERAZIONE DEI RADICALI LIPIDICI CON PROTEINE




        LIPOFUSCINE                      CEROIDI
PRODUZIONE DI ALDEIDI


         LE ALDEIDI REAGISCONO CON I GRUPPI -SH -NH2




      INATTIVAZIONE MOLECOLE NOBILI

INIBIZIONE SINESI PROTEICA PER DEGRANULAZIONE DEL RER

DANNO A DISTANZA (OVVERO IN ALTRI COMPARTIMENTI CELLULARI)




PROTEZIONE DA GLUTATIONE RIDOTTO (-SH) ED ALTRI ANTIOSSIDANTI
DEGENERAZIONI CONNETTIVALI


      CONNETTIVALI




   DEGENERAZIONE AMILOIDE
   DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE
   DEGENERAZIONE FIBRINOIDE
   DEGENER. MUCOSA CONNETTIVALE
AMILOIDOSI




             ACCUMULO EXTRACELLULARE, A LIVELLO DEL
         CONNETTIVO DI NUMEROSI ORGANI DI UNA SOSTANZA DI
         DERIVAZIONE PROTEICA, IDENTIFICATA APPUNTO COME
                            AMILOIDE




          LA DEPOSIZIONE HA CARATTERE INFILTRATIVO PIU ’
         CHE DEGENERATIVO E COMINCIA COME DEPOSIZIONE
           DI PICCOLI GRANULI CHE POI SI TRASFORMANO IN
           AMMASSI SEMPRE PIU ’ GRANDI CHE ESERCITANO
           COMPRESSIONI SULLE STRUTTURE LIMITROFE SIA
                   VASCOLARI CHE PARENCHIMALI




               FENOMENI COMPRESSIVI CON DISTRUZIONE
                   DEL PARENCHIMA DEGLI ORGANI
PATOLOGIA PROGRESSIVA CHE PUO ’ CONDURRE A
           MORTE GENERALMENTE PER INSUFFICIENZA RENALE



             PATOLOGIE ASSOCIATE AD AMILOIDOSI


MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE CON FENOMENI DI RIACUTIZZAZIONE
(tubercolosi, osteomieliti, AR)

TUMORI SOLIDI DI ORGANI NON LINFATICI

MALATTIE PROLIFERATIVE NEOPLASTICHE E NON DI PLASMACELLULE E L φB
(mieloma multiplo, etc)

GAMMAPATIE MONOCLONALI

PATOLOGIE DEGENERATIVE (Alzheimer, altre)

ALTRE MALATTIE EREDITARIE DEL METABOLISMO PROTEICO
CARATTERISTICHE TINTORIALI
REAZIONE IODO-SOLFORICA (ROSSO/VIOLA)

COLORAZIONI ALLA ROSANILINA ( FENOMENO DELLA METACROMASIA
AMILOIDE ROSSO, TESSUTO VIOLA)

ROSSO CONGO (BIRIFRANGENZA VERDE ALLA LUCE POLARIZZATA, ROSA
LUCE DIRETTA, PROVA DI BENHOLD, LA PIU’ SPECIFICA)

PAS POSITIVITA’



SI TRATTA DI MATERIALE FIBRILLARE, NON AMORFO COME IN APPARENZA

Prescindendo dalla patologia sottostante e dal tessuto, sono comunque:
-Fibrille rigide, non ramificate, lunghezza variabile, diametro intorno a 100 Å
-Derivano da assemblaggio longitudinale di protofilamenti
-I protofilamenti derivano da apposizione parallela ed antiparallela di catene polipept. (legami H)
-I polipeptidi derivano da peptidi diversi (amiloidogenici) ed hanno struttura a foglietti pieghettati β
-La struttura β li rende enzimaticamente inattaccabili prescindendo dalla composizione chimica
-La metacromasia e la PAS positività derivano da una glicoproteina associata (AP) (componente P)
-La componente P è globulare è una pentrassina (precursore ematico SAP) legata tramite il Ca++
 Microscopia ottica:
 depositi omogenei,
   eosinofilici ed
      amorfi.

 Microscopia  a luce
     polarizzata:
    birifrangenza.
Rappresentazione schematica dell’equilibrio esistente tra
     diversi stati conformazionali di una proteina dentro la cellula




Calloni, G. et al. J. Biol. Chem. 2005;280:10607-10613
CM Dobson, “Protein folding and misfolding”, Nature, 426, 884-890 (2003)
                                             Nature, 426,
Misfolded proteins are normally detected and
              cleared from cell (or stored in aggresomes)




Regolazione del folding proteico nel RE. Molte proteine neosintetizzate sono traslocate nel RE, dove si ripiegano
nelle loro strutture tridimensionali aiutate da una serie di chaperons . Le proteine ripiegate correttamente sono poi
trasportate al complesso del Golgi e poi inviate nell’ambiente extracellulare. Tuttavia, le proteine malripiegate sono
individuate da un meccanismo di controllo della qualità e inviate verso un altro pathway (UPR) nel quale esse
sono ubiquitinate e poi degradate nel citoplasma dai proteasomi

                                             CM Dobson, “Protein folding and misfolding”, Nature, 426, 884-890 (2003)
                                                                                          Nature, 426,
Signal transduction events associated with ER stress. Chaperone Grp78 binds the N-termini of Ire1, PERK, and ATF6, preventing their
activation.Unfolded proteins in the ER cause Grp78 to release Ire1, PERK, and ATF6. Upon Grp78 release, Ire1 and PERK oligomerize in ER
membranes.Oligomerized Ire1 binds TRAF2, signaling downstream kinases that activate NF-κB and c-Jun (AP-1), causing expression of
genes associated with host defense (alarm). The intrinsic ribonuclease activity of Ire1 also results in production of XBP-1, a transcription
factor that induces expression of genes involved in restoring protein folding or degrading unfolded proteins. Oligomerization of PERK
activates its intrinsic kinase activity, resulting in phosphorylation of eIF2α and suppression of mRNA translation. Under these conditions,
only selected mRNAs, including ATF4, are translated. ATF4 induces expression of genes involved in restoring ER homeostasis. Release of
Grp78 from ATF6 allows this protein to translocate to the Golgi apparatus for proteolytic processing to release active ATF6, which controls
expression of UNFOLDED PROTEIN RESPONSE genes.
Patologia molecolare delle proteine

Deficit nel ripiegamento conformazionale :

alterazioni del trasporto intracellulare e di proteine critiche
es: deficit di alfa1-antitripsina, fibrosi cistica, ipercolesterolemia
familiare

le proteine non ripiegate o malripiegate inducono uno stress sul
reticolo endoplasmatico (UPR): dapprima risposta citoprotettiva,
poi attivazione apoptosi (caspasi 12)
ruolo in alcune m. neurodegenerative, diabete tipo II ecc.

Aggregazione di proteine anomale: alcune forme di amiloidosi,
(depositi intracellulari ed extracellulari)
Robbins
Tornando alle amiloidosi, dunque, parliamo di β-fibrillosi


                       CLASSIFICAZIONE (da rivedere)


                              PRIMARIE (ad es. forme eredofamiliari)

             SISTEMICHE
                                                 REATTIVE
                              SECONDARIE
                                                 IMMUNOCITICHE
AMILOIDOSI
                                           Alzheimer
                          Invecchiamento   Encefalopatia prionica
                                           Cardiopatia senile da TTR normale
                       Disordini metabolici
             LOCALIZZATE

                          Tumori ghiandole endocrine     (Precalcitonina)
                                                         (Amilina pancreatica)
                                                         (Peptide natriuretico)


                AMILOIDOSI SPERIMENTALI
β-fibrillosi : ORGANI MAGGIORMENTE COLPITI

MILZA  (MILZA A SAGU’, MILZA A PROSCIUTTO)
FEGATO
RENE
CUORE


MILZA -AL TAGLIO SONO EVIDENTI ZONE BIANCASTRE ROTONDEGGIANTI,
IMMERSE NELLA POLPA ROSSA
 L’INFILTRAZIONE INIZIA INTORNO ALLE ARTERIOLE FOLLICOLARI E SI
ESTENDE POI A TUTTO IL FOLLICOLO

RENE L’AMILOIDE SI DEPOSITA INIZIALMENTE NEI GLOMERULI: E’ LA ZONA
CORTICALE QUINDI A PRESENTARE LE MACCHIE BIANCASTRE

FEGATO L’AMILOIDE INIZIA A DEPOSITARSI IN CORRISPONDENZA DEGLI SPAZI
DI DISSE, NELLA ZONA MEDIANA DEL LOBULO

CUORE L’AMILOIDE INIZIA A DEPOSITARSI INTORNO ALLE ARTERIOLE DEL
PARENCHIMA

CERVELLO     DEPOSITI DI AMILOIDE SI TROVANO NELLE PLACCHE SENILI O
DRUSE (ABBONDANTI NEGLI ANZIANI)
(transtiretina mutata)
                                                                       (proteina carrier)
                                                                               ⇓
                                                                    amiloidogenica dopo
                                                                    clivaggio nei fagociti




             (Sistemiche)



Dal volume: Pontieri “Patologia Generale”   Piccin Nuova Libraria S.p.A.
β-fibrillosi reattive (fibrille AA)

                                                                      Mutazione su pirina/marnostrina
                                                                      (forme amiloidosiche eredofamiliari non-neuropatiche)




                                                      AEF= fattore potenziante amiloide (forme fibrillari precoci di AA)
                                                                                                        ⇓
                                                                                              autonucleazione
                                                      apoSAA legata con HDL (caratteristiche apo dopo denaturazione)




                        Ruolo delle metalloproteasi
                                                                                    si complessano con amiloide




                                                                                              Ruolo del clivaggio
β-fibrillosi immunocitiche (fibrille AL)




                                           alcune catene leggere sono
                                           più amiloidogeniche di altre
                                           (λ>κ)in genere le catene
                                           più grandi e glicosilate, dopo
                                           clivaggio, polimerizzano




                                             Ruolo del clivaggio
β-fibrillosi degli emodializzati (fibrille AH)

                                                          insufficienza renale




                                                                                                          emodialisi

                               ⇑ β2-microglobulina (12kD)
                               nel sangue                                               
                                                                                         
                                                                                          


                                                                                        
                                                                                       
                                                                                      
                                                                                      



Amiloidosi (7-10 anni)
Tunnel carpale
Cisti ossee




                                                                                        
                                                                                         
                                   Progressivo




                                                                                              
                                                                                              
                                                                  β2-microglobulina




                                                                                                  
                                   ⇑⇑⇑⇑ β2-microglobulina




                                                                                                  
                                                                                                      
                                    nel sangue (fattori favorenti       sangue
                                   la concentrazione locale,
                                   come elemento critico)
Concentrazione
nel microambiente
(la sede di deposito
dipende dalla funzione
fisiologica  e    dalle
mutazioni)




Complessazione
con costituenti
della matrice
β-fibrillosi localizzate: Malattia di Alzheimer familiare
         (alterazioni simili anche nella S. di Down)
Anatomia patologica:

-Placche amiloidi
-Grovigli neurofibrillari

Esordio precoce (40-45 anni) o più spesso tardivo (> 65 anni)  exitus in 5-10 anni

Mutazioni:

-APP (proteina precursore amiloide- integrale di membrana – adesione, canali):
             nei siti di clivaggio proteasico  inibizione α- secretasiAβ4 formazione β-fibrille

-Presenilina-1 (PS-1) favorisce l’alterazione del clivaggio di APPAβ4

-Presenilina-2 (PS-2) favorisce l’alterazione del clivaggio di APP e innesco apoptosi

-ApolipoproteinaE (tre varianti alleliche  ApoE2, E3, E4): ApoE4 50-60% forme tardive

                       iperfosforilazione Tau
                       funge da chaperonina per Aβ4facilitazione formazione β-fibrille

-α-1 antichimotripsina e α2-Macroglubulina
effetto neurotossico
 potenziato dai ROS
Sviluppo dei Gomitoli Neurofibrillari
               (GN)
                                        La proteina Tau iperfosforilata
                     neurone            inibisce l’assemblaggio dei
                                        microtubuli e si autoassembla
                                        in doppi filamenti elicoidali
                                        all’interno dei neuroni
proteina
tau
anomala                                     La proteina tau e i
(non                                        doppi filamenti
  microtubuli
mutata)                                     elicoidali
                                            promuovono anche
                                            la formazione di
                                            placche neuritiche
   L’accumulo di       I doppi         GN
   fosfati nella       filamenti
   proteina tau        elicoidali si                      Il
   conduce alla        accumulano                         neurone
   formazione di       nel neurone e                      va
                       producono i
   doppi filamenti
   elicoidali          GN
                                                          incontro
                                                          a morte         !
β-fibrillosi localizzate: Malattie prioniche
Prione : prion (acronimo di "PRoteinaceus Infective ONly particle"=particella infettiva
solamente proteica) "agente infettivo non convenzionale" di natura proteica,
apparentemente privo di acidi nucleici in quanto resistente a trattamenti in grado di
degradarli ma sensibile alle proteasi.

sono estremamente resistenti :
una cottura a 360 °C per oltre un’ora (abbastanza per sciogliere il piombo)
Radiazioni
formaldeide, varechina diluita e acqua bollente

risultano sensibili ai seguenti trattamenti:
NaOCl 2% per 1h
NaOH 2M + autoclave a 121°C per 30 min.
formalina 98% per 1h

I prioni sono attualmente considerati gli agenti delle encefalopatie spongiformi
trasmissibili (TSE) dell'uomo e degli animali :
UOMO:
      Malattia di Creutzfeldt-Jakob (MCJ, o CJD)
      nuova variante di MCJ (nvMCJ)
      malattia di Gertsmann-Straussler-Scheinker (MGSS)
      kuru
      insonnia familiare fatale (IFF)
PRIONI

Glicoproteina di 254aa, funzione non ben definita, lega il rame, espressa sulla superficie
di varie cellule, soprattutto neuroni

Forme delle proteine prioniche:

1) PrPres=proteina prionica resistente alle proteasi (perde solo 6-8-kD al N-term) o
PrPsc=proteina della scrapie

2) PrPsen=proteina sensibile alle proteasi o PrPc=proteina cellulare

Secondo il modello più accreditato la PrPc diviene patogena in seguito a un mutamento
conformazionale indotto da:
1)un "prione infettante"
2)una mutazione genetica spontanea, trasformandosi in PrPres che agisce su altre PrPc
con una reazione a catena

Le PrPres perdono la loro funzione e tendono ad accumularsi nella sostanza grigia
formando le placche amiloidi

La PrPsc differirebbe dalla proteina naturale per la conformazione tridimensionale con
acquisizione di conformazione a foglietti beta
Malattia prionica: Trasmissione conformazionale ≈ Infezione + replicazione
DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE


ACCUMULO NEL CONNETTIVO DI MATERIALI DI VARIA NATURA CON ASPETTO
TRASLUCIDO, VITREO, OMOGENEO

I CONNETTIVI COLPITI DA IALINOSI APPAIONO OMOGENEI E NON HANNO
STRUTTURA FIBRILLARE, MA GRANULARE

LA IALINOSI, A DIFFERENZA DELL’AMILOIDOSI, CHE COMINCIA SEMPRE DAI
VASI, PUO’ TROVARSI ANCHE LONTANO DA QUESTI

             NATURA ETEROGENEA DELLE SOSTANZA IALINA:
                     MATERIALE GLICOPROTEICO
              FIBRINA, ALBUMINA, FRAMMENTI DI CELLULE,
                        PROTEINE PLASMATICHE



                CARATTERISTICHE TINTORIALI
                AFFINITA’ PER L’EOSINA
                AFFINITA’ PER LA FUCSINA
                COLORATA IN ROSSO CON IL VAN GIESON
DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE
E’ FREQUENTE IN AMBITO PATOLOGICO:

   NEI TESSUTI CICATRIZIALI
   NEI PROCESSI INFIAMAMTORI CRONICI (ANCHE AR)
   NELLO STROMA DI ALCUNE FORME DI TUMORI (FIBROMI)
   NEI PROCESSI ARTERIOSCLEROTICI
   NELLA GLOMERULONEFRITE CRONICA



FISIOLOGICA:

PROCESSI REGRESSIVI DELLA PARETE DEI VASI DELL’UTERO DOPO LA
GRAVIDANZA

NEL CONNETTIVO CHE SOSTITUISCE I CORPI LUTEI SIA GRAVIDICI CHE
MESTRUALI

NEL CONNETTIVO PERIODONTALE
DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE


LA SOSTANZA IALINA E’ DI NATURA GLICOPROTEICA 70% sostanze affini al collageno
                                                    30% proteine plasmatiche


LA MASSA PRINCIPALE DELLE PROTEINE (FINO AL 70%) E’ COSTITUITA DA
MATERIALE AFFINE AL COLLAGENO)


IL RESTO E’ FORMATO DA PROTEINE DI ORIGINE PLASMATICA


LA PATOGENESI NON E’ ANCORA BEN CHIARITA:

                ↓

SEMBRA CHE LA SOSTANZA IALINA DERIVI DALLA PRECIPITAZIONE IN UN
CONNETTIVO ALTERATO DI PROTEINE DEL SANGUE FILTRATE
ATTRAVERSO VASI LESI
DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE

                               PATOGENESI


PRECIPITAZIONE DI PROTEINE
PLASMATICHE     FILTRATE
ATTRAVERSO LESIONI
ENDOTELIALI IN UN CONNETTIVO
ALTERATO INFILTRAZIONE


             PRODUZIONE LOCALE, A LIVELLO
             DEL CONNETTIVO DA PARTE DEL
             RE O ALTERAZIONE DEL
             CONNETTIVO


                                    PRESENZA DI C3B LEGATO AD
                                    AC. IALURONICO (ATTIVAZIONE
                                    C’     TRAMITE    LA     VIA
                                    ALTERNATIVA,   A    SEGUITO
                                    DELLA COMPLESSAZIONE CON
                                    AC. IALURONICO → AUTOAg?)
DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE


                  SEDE PIU ’ COLPITA : VASALE ARTERIOSA
                SOTTOENDOTELIALE CON RIDUZIONE DEL LUME
                  MA CONSERVAZIONE DELL’INTIMA E DELLE
                             FIBRE MUSCOLARI




      MILZA
                                 RENE               CERVELLO




                LA DEPOSIZIONE DELLA IALINA E’ INVOCATO
              COME MOMENTO INIZIALE DELL’ARTERIOSCLEROSI
DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE




NEI GLOMERULI (IN CORSO DI ARTERIOSCLEROSI O DI GLOMERULONEFRITE)
                                        ↓
   •LA   IALINOSI   COMINCIA   IN   CORRISPONDENZA   DELLE   MEMBRANE   BASALI
   DELL’ENDOTELIO DEI VASI CAPILLARI
   •SI ESTENDE POI ALLA PARETE DEI PICCOLI VASI E AGLI SPAZI CONNETTIVALI
   •I DUE FOGLIETTI DELLA CAPSULA DI BOWMAN TENDONO A SALDARSI (SEMILUNE
   CARATTERISTICHE DELLA GN SUBACUTA)        PRIMA IN UNA PARTE LIMITATA POI
   COMPLETAMENTE
                                        ↓
                      OBLITERAZIONE DELLO SPAZIO CAPSULARE

- ATROFIA CELLULARE
- I GLOMERULI SI TRASFORMANO IN MASSERELLE COMPATTE E OMOGENEE POI VANNO
INCONTRO A FIBROSI
DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE




      GLOMERULO NORMALE         GLOMERULO CON IALINOSI MEDIA
DEGENERAZIONE (NECROSI) FIBRINOIDE


           COMPARSA DI MATERIALE OMOGENEO, ALTAMENTE
           RIFRANGENTE, EOSINOFILO SOTTOFORMA DI FASCI
               CHE PRESENTA COMPOSIZIONE VARIABILE



     DEGERAZIONE IRREVERSIBILE DELLA SOSTANZA FONDAMENTALE
     DEL CONNETTIVO CHE SI FRASFORMA IN UN FINE RETICOLO DI
     MATERIALE EOSINOFILO




                CARATTERISTICHE TINTORIALI
                EOSINOFILIA
                PAS POSITIVITA’
                COLORAZIONE ROSSO BRILLANTE CON IL METODO DI
                MALLORY
DEGENERAZIONE (NECROSI) FIBRINOIDE

                   - processi infiammatori cronici
                   - nel granuloma reumatico
 SI RITROVA IN: - nelle lesioni tissutali di varie malattie autoimmuni (LES, PN, AR)
                   - nello stroma di tessuti neoplastici
                   - nell’ulcera peptica
                   - nelle lesioni difteriche

       Costituzione della sostanza fibrinoide
      Precipitazione   di   componenti       della   sostanza
       fondamentale *da parte di proteine basiche* derivanti da:

       - istoni di cellule necrotiche
       - granuli dei neutrofili in corso di processi flogistici
       - prodotti di degradazione della fibrina
DEGENERAZIONE (NECROSI) FIBRINOIDE

                    ORIGINE DEL MATRIALE
NATURA TISSUTALE: NUCLEOPROTEINE NEL LUPUS

NATURA EMATICA : GAMMA-GLOBULINE

FIBRE COLLAGENE : LE FIRILLE PERDONO LA LORO CARATTERISTICA
PERIODICITA’ , SI RIGONFIANO E SI TRASFORMANO IN UN AMMASSO
OMOGENEO


  TRASFORMAZIONE DOVUTA AD INTERAZIONE DELLE FIBRE
  COLLAGENE CON MATERIALE DI NATURA TISSUTALE O
  EMATICA


      A DIFFERENZA DELLA IALINA LA FIBRINOIDE PORTA
     A DISTRUZIONE DELLA MEDIA, INTIMA ED AVVENTIZIA
DEGENERAZIONE (NECROSI) FIBRINOIDE
DEGENERAZIONE MUCOSA


   Accumulo di mucopolisaccaridi (soprattutto ac. ialuronico)
    nel connettivo
   In corso di molti processi patologici
       Atrofia gelatinosa del tessuto adiposo (grasso subepicardico,
        midollo osseo e sottocutaneo in corso di gravi dimagramenti) per
        sostituzione trigliceridi con mucopolisaccaridi
       Neoplasie:
          polipi e papillomi, mixomi(tumore mucoide)
          parotide
          cisti mucose tendinee e sinoviali (anche nei fluidi con limiti funzionali)
          mixedema       (ipotiroidismo → ↑TSH → ↑ ac. Ialuronico e
           condroitinsolfato) (anche in corso di ipertiroidismo per aumento attività
           metabolica connettivale)
          muscoli e miocardio
MORTE CELLULARE
FENOMENO complesso, caratterizzato da una SEQUENZA di EVENTI BIOCHIMICI
e MORFOLOGICI

SI RISCONTRA IN CIRCOSTANZE MOLTO DIVERSE:

• REAZIONI DIFENSIVE
- citotossicità dei LT e NK
• DANNO TISSUTALE DA PERDITE CELLULARI CONSEGUENTI all’AZIONE di
FATTORI LESIVI ESOGENI ED ENDOGENI
• PROCESSO che si verifica nel normale SVILUPPO e CICLO VITALE DEI TESSUTI
- rimodellamenti morfogenetici
- processi ontogenetici
- involuzioni tissutali
- rinnovamento di cellule a rapido ricambio
- controllo della risposta infiammatoria e immunitaria

LA MORTE CELLULARE E' UN PROCESSO IRREVERSIBILE CHE EVOLVE
SECONDO DUE MODALITA' BEN DEFINITE che hanno un diverso significato
• MORTE CELLULARE PROGRAMMATA o APOPTOSI
• NECROSI
NECROSI


ESPRESSIONE MORFOLOGICA della MORTE CELLULARE da DANNO
IRREVERSIBILE, in gran parte conseguente alla DEGRADAZIONE ENZIMATICA
delle strutture cellulari e della DENATURAZIONE delle PROTEINE

CAUSE: sono distribuite in tutti i gruppi di classificazione eziologica

ASPETTI MORFOLOGICI CELLULARI
CITOPLASMA - ASPETTO OMOGENEO, EOSINOFILIA
- LISI degli organuli citoplasmatici (RER, REL,lisosomi)
- ASPETTO VACUOLIZZATO (vacuoli digestivi) - AUTOFAGIA
- FIGURE MIELINICHE
- DEPOSITI DI SALI DI CALCIO nelle cellule morte

NUCLEO: dopo un addensamento reversibile della cromatina che forma
aggregati a tessitura fine ai margini del nucleo, col progredire dell'irreversibità del
danno si ha:
- PICNOSI (diminuzione di volume)
- SCOMPARSA DEL NUCLEO
- CARIOLISI (dissolvimento)
- CARIORESSI (frammentazione)
MECCANISMI MOLECOLARI DELLA NECROSI


1) BLOCCO della SINTESI DI ATP
2) LA LESIONE delle MEMBRANE CELLULARI e degli ORGANULI e le loro
alterazioni FUNZIONALI sono CRITICHE per L’IRREVERSIBILITA’ del danno
4) IL CALCIO E' UN IMPORTANTE MEDIATORE delle MODIFICAZIONI
BIOCHIMICHE che PORTANO alla MORTE CELLULARE
3) IRREVERSIBILITA’ del DANNO MITOCONDRIALE
5) ATTIVAZIONE di PROTEASI (calpaine), FOSFOLIPASI, ENDONUCLEASI
6) MODERATI O FORTI SPOSTAMENTI del pH CELLULARE (autolisi,
denaturazione proteica)
7) UN RUOLO FONDAMENTALE E' SVOLTO dalla LIBERAZIONE di RADICALI
LIBERI DELL'OSSIGENO
8) ALTERAZIONI e BLOCCHI a LIVELLO TRASCRIZIONALE e TRADUZIONALE
SONO SPESSO INCOMPATIBILI con la VITA CELLULARE
TIPI di NECROSI

NECROSI COAGULATIVA
PRECOCE DENATURAZIONE delle PROTEINE e loro COAGULAZIONE
(DENATURAZIONE ENZIMI  BLOCCO della PROTEOLISI)

Istologia
- Masserelle eosinofile , senza nucleo, architettura del tessuto conservata
- Detriti cellulari fagocitate da macrofagi infiammatori
Eziologia
- Ischemia, agenti tossici, stimoli fisici (ustioni), agenti batterici

NECROSI COLLIQUATIVA
Attivazione di ENZIMI LITICI con DISSOLUZIONE ENZIMATICA (colliquazione)
della cellula)
- autolisi (da enzimi lisosomiali)
- eterolisi (da enzimi provenienti dall’esterno: neutrofili)
Istologia:
Rammolimento e liquefazione del tessuto con perdita dei contorni cellulari e
dell’architettura tissutale
Eziologia:
- Ischemia cerebrale (autolisi diretta)
- Batteri piogeni (eterolisi) Infiammazione purulenta (SUPPURAZIONE da batteri
piogeni) (ASCESSO e EMPIEMA)
NECROSI CASEOSA
TIPICA AL CENTRO DI GRANULOMI dovuta a FENOMENI DI IPERSENSIBILTA’
CELLULO-MEDIATA
Può evolvere in:
- Persistenza e incapsulamento fibroso
- Colliquazione e confluenza
- Calcificazione
- Cicatrizzazione

STEATONECROSI: necrosi del tessuto adiposo
Eziologia
- Necrosi acuta pancreatica
- Traumi (tessuto adiposo sottocutaneo mammella e vagina post partum)

NECROSI GANGRENOSA
alterazione ed estensione del tessuto necrotico dovuta a:
1) contaminazione batterica (Clostridi)
   GANGRENA UMIDA da contaminazione dal suolo o penetrati in seguito a traumi
   (Cl. prefringes, septicum, hystoliticum)
   GANGRENA GASSOSA
   Malattie sostenute da clostridi:
   - Carbonchio sintomatico (Cl. chauvoei)
   - Edema maligno (Cl.septicum,perfrimges,novyi)
2) rapida evaporazione
NECROSI COAGULATIVA
INFARTO DEL RENE                    INFARTO DEL MIOCARDIO
NECROSI CASEOSA


TUBERCOLOMA POLMONARE
NECROSI COLLIQUATIVA


CERVELLO                          POLMONE
APOPTOSI




VIA DI MORTE INDOTTA IN OGNI CELLULA SINGOLARMENTE DA UN
PROGRAMMA INTRACELLULARE FINEMENTE REGOLATO CHE CONDUCE ALLA
DEGRADAZIONE DEL DNA E DELLE PROTEINE, PUR CONSERVANDO UNA
MEMBRANA CITOPLASMATICA INTEGRA, MA MODIFICATA, AFFINCHE’ INDUCA
LA FAGOCITOSI



LA PERSISTENZA DELLA COMPARTIMENTALIZZAZIONE NON INDUCE REAZIONE
FLOGISTICA COME ACCADE NELLA NECROSI



TALORA COESISTE CON LA NECROSI CONDIVIDENDONE ALCUNI MECCANISMI
APOPTOSI IN FISIOLOGIA

oÈ una forma di “suicidio altruista”: spesso la cellula “si sacrifica” per il bene dell’intero
organismo
oLe modalità della morte sono finalizzate a evitare l’instaurarsi di fenomeni di
INFIAMMAZIONE e di AUTOIMMUNITÀ
oIl fatto che non dia luogo a fenomeni di infiammazione fa sì che la morte cellulare non
sia avvertita dall’organismo (morte indolore)
-SVILUPPO EMBRIONALE/FETALE E METAMORFOSI
-INVOLUZIONE ORMONO-DIPENDENTE (MAMMELLA, ENDOMETRIO, ETC.)
-NORMALE TURN-OVER TISSUTALEMANTENIMENTO OMEOSTASI
-ONTOGENESI E OMEOSTASI DEL SISTEMA IMMUNITARIO
-RISPOSTE IMMUNITARIE
-PERDITA DEL CONTATTO CELLULA-CELLULA E CELLULA-STROMA
APOPTOSI IN PATOLOGIA

oPerdita cellulare in condizioni patologiche


-STIMOLI DANNOSI (RADIAZIONI, TOSSICI, IPOSSIA LIEVE, UPR, ETC.)

-VIRUS

-PARENCHIMI DOPO OSTRUZIONE DI DOTTI ESCRETORI

-PROGRESSIONE NEOPLASTICA

-ALTERAZIONI MITOCONDRIALI RILEVANTI (INSIEME ALLA NECROSI)

-ATROFIA ORMONE-DIPENDENTE

-DEPRIVAZIONE DEI FATTORI DI CRESCITA

-NEURODEGENERAZIONI
MORFOLOGIA DELL’ APOPTOSI
MORFOLOGIA
DELL’ APOPTOSI




    NECROSI        APOPTOSI




    NECROSI        APOPTOSI




    MEMBRANA       MEMBRANA
    NUCLEARE       NUCLEARE
    NORMALE        APOPTOTICA
    (PORI          (ADDENSAMENTO
    DISTRIBUITI)   PORI)
BIOCHIMICA ED EVIDENZIAZIONE
DELL’ APOPTOSI

                                          si
                               ione protea
                        Attivaz
           APOPTOSI
                      Dig
                         e   sti
                                on
                                   e   DN
                                         A
         ignals
            Es
       EAT-M
MECCANISMI DELL’ APOPTOSI
MECCANISMI DELL’ APOPTOSI: VIA ESTRINSECA-RECETTORIALE




                                        e
                                    zion
                              pr ote            MORTE
                       FLIP




                                                MORTE
                                                VITA
Apoptosi vs. proliferazione: alcuni esempi
MECCANISMI DELL’ APOPTOSI: VIA INTRINSECA-MITOCONDRIALE




      mancanza
      growth factors




                           Le vie intrinseca ed estrinseca
                           possono embricarsi
MECCANISMI DELL’ APOPTOSI: VIA INTRINSECA-MITOCONDRIALE
Anti-apoptotic proteins Pro-apoptotic proteins
                                 Bad
                                 Bax
                                 Bid
        Bcl-2
                                 Bak
        Bcl-XL
                                 Bik
        Mcl-1
                                 Bim
        Bcl-w
                                 Bmf
                                 Bok
                                Puma
MECCANISMI DELL’ APOPTOSI: FASE EFFETTRICE
CISTEIN PROTEASI SU RESIDUI DI AC. ASPARTICO: CASPASI  CAD




              poly (ADP-ribose)
              polymerase family
CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEI
          GENI DELL'APOPTOSI
    SONO CONSERVATI NEL CORSO
     DELL'EVOLZIONE
    RISPONDONO A PIÙ STIMOLI
    APPARTENGONO A UNA DELLE SEGUENTI
     CATEGORIE:

1.   recettori di membrana (Fas/APO1/CD95, TNF, TRIAL)
2.   adattatori (FADD, APAF-1, ced-4)
3.   modulatori (anti-apoptotici, come Bcl-2 e ced-9, pro-
     apototici come Bax e egl-1)
4.   effettori (caspasi, endonucleasi, ced-3)
5.   inibitori (CrmA, cFLIP, survivin…)
6.   induttori (p53, c-myc, reaper)
7.   della fagocitosi (flippasi)
INIBITORI DELL’APOPTOSI


 Possono   essere di origine virale (CrmA)
 Possono essere presenti naturalmente (c-FLIP)
  o essere indotti in cellule tumorali. Spesso si
  tratta di molecole “esca”: possiedono un
  dominio, es. DD, ma mancano dell’altro, es.
  DED e quindi competono con gli adattatori
  completi.
 Altri inibitori (IAP, survivin) si legano alle
  caspasi, impedendone l’attivazione; sono a loro
  volta inattivati da un fattore di origine
  mitocondriale (Smac/DIABLO)
INDUTTORI DELL’APOPTOSI


 Alcuni    induttori si attivano in base ad un
  “orologio interno” (es. reaper di Drosophila)
 Altri si attivano quando la cellula percepisce uno
  scompenso tra segnali di proliferazione e
  momento in cui tali segnali vengono inviati (es.
  myc)
 Altri ancora quando la cellula non riesce a
  compiere correttamente le tappe del ciclo
  cellulare a causa di danni al DNA (es. p53)
 Agiscono determinando uno sbilanciamento tra
  modulatori anti- e pro-apototici a favore dei
  secondi.
Modificazioni della superficie cellulare:
  esposizione della fosfatidilserina
Molecole di superficie coinvolte nel
riconoscimento delle cellule apoptotiche
         da parte dei macrofagi




                ↑
multivalenza dei mitocondri
Omeostasi cellulare e apoptosi
L’omeostasi cellulare è frutto di un sottile equilibrio, finemente regolato, tra
   proliferazione e morte cellulare

MOLTIPLICAZIONE            NUMERO (MASSA) CELLULARE                      MORTE
(MITOSI)                                                          (APOPTOSI)
se in eccesso                                            se in eccesso


CANCRO/TUMORI                                    DEGENERAZIONE/APLASIA

   se in difetto                                         se in difetto


Molte cellule sembrano contenere nel genoma un programma di suicidio, la
   cui soppressione è indispensabile per la continua sopravvivenza
La soppressione del programma di suicidio si attua attraverso fattori e
   segnali esterni (fattori di sopravvivenza, attacco al substrato, ecc.) che
   determinano un controllo sociale delle cellule
SINTESI DEI MECCANISMI DI INDUZIONE DELL’APOPTOSI
MECCANISMI ADATTATIVI
FUNZIONI SVOLTE
 DALLE “PROTEINE
 DELLO STRESS” o
“Heat shock proteins”
Marcatura, da parte della ubiquitina, di                       catabolismo
proteine
          Legame con gli istoni                 riparazione DNA
     Degradazione delle cicline                controllo ciclo cellulare
                  Modulazione recettori di membrana
          Svolgimento e riavvolgimento proteine mitocondriali
            Trasporto proteine nei vari compartimenti cellulari
                Assemblaggio proteine citoscheletriche

                “Rinaturazione” di proteine denaturate
                     Induzione di termotolleranza
                          Assemblaggio Ig
              Inattivazione recettori per ormoni tiroidei
Possibili meccanismi cellulari
     di adattamento al danno

Sintesi di “proteine dello stress “

Modificazioni del volume delle cellule
    (IPERTROFIA – IPOTROFIA)

Modificazioni del numero delle cellule
  (IPERPLASIA – INVOLUZIONE)

Modificazioni del differenziamento
         (METAPLASIA)
ADATTAMENTO CELLULARE: ACCRESCIMENTO
L’ACCRESCIMENTO DI UN ORGANO AVVIENE
  SECONDO MODALITA’ E LEGGI COSTANTI.
  LE DIMENSIONI RAGGIUNTE DIPENDONO
 DALLA ETA’ E DALLA SPECIE BIOLOGICA DI
             APPARTENENZA
IPERTROFROFIE




PSEUDOIPERFROFIE        IPERTROFIE




              I. VERA       IPERPLASIA
L’appartenenza delle cellule
     ai tre tipi principali di tessuti (a
     cellule      labili,   stabili     e
     perenni)        comporta       una
     diversa regolazione a livello
     del ciclo cellulare.




COWDEY:
                    Vegetative
Intermitotiche
                    Differenziate


                    Reversibili
Postmitotiche
                    Fisse
LE CELLULE SONO CONTINUAMENTE
ESPOSTE A DIVERSI TIPI DI SEGNALI
CHIMICI   CHE   NE   DETERMINANO
L’ATTIVITA’ SIA DAL PUNTO DI VISTA
METABOLICO CHE PROLIFERATIVO.
G. MAMMARIE
             FISIOLOGICHE   UTERO
                            MUSCOLI SCHELETRICI
                            CUORE
IPERTROFIE




                            CUORE
             PATOLOGICHE    VICARIANTI
                            CONGENITE
CAUSE DI IPERTROFIA




                    FATTORI ORMONALI

FATTORI CONGENITI




      AUMENTATA SOLLECITAZIONE
            FUNZIONALE
IPERTROFIE CONGENITE


                            GIGANTISMO
IPERPLASIE CONGENITE
                            MACROSOMIA FETALE


                              I. LANGHRERANS

IPERPLASIE COMPENSATORIE      TIROIDE
                              SURRENALI




IPERTROFIE DI ORGANI CAVI      INTESTINO
IPERTROFIE DA AUMENTATA SOLLECITAZIONE
       FUNZIONALE O DA LAVORO

    IPERTROFIA MUSCOLARE NEGLI ATLETI

                    MIOSINA LENTA
             SLOW   SITUATE IN PROFONDITA’
                    TIPICHE DELLA POSTURA
                    AUMENTANO NEGLI SPORTS
                    ISOMETRICI O AEROBICI
FIBRE
                    C. KREBS
                  MIOSINA VELOCE
             FAST ATP ATTRAVERSO GLICOLISI
                  ANAEROBIA
                  SITUATE IN SUPERFICIE
                  IPERTROFIA NEGLI SPORTS
                  ISOTONICI O ANAEROBICI
IPERTROFIA DEL MIOCARDIO

  FISIOLOGICA                      PATOLOGICA


        GENERALMENTE COLPISCE I VENTRICOLI




                              SOVRACCARICO DI
                              PRESSIONE
VENTRICOLARE
  SINISTRA
                               SOVRACCARICO DI
                               VOLUME
SOVRACCARICO DI PRESSIONE : AUMENTA LA
FORZA CHE DEVONO VINCERE LE CELLULE DEL
  MIOCARDIO DURANTE L’ACCORCIAMENTO
              SISTOLICO


              S.P. = PR/2h


      FISIOLOGICA     ATLETI
IVS
                    IPERTENSIONE
      PATOLOGICA    ETA’
                    OBESITA’
IVS NEGLI ATLETI

       SOVRACCARICO

  VOLUME : IL PRECARICO
        SPORTS ISOTONICI PER
       AUMENTO DELLA GITTATA
      SISTOLICA E DELLA PORTATA




   DUPLICAZIONE IN SERIE DEI
SARCOMERI CON ALLUNGAMENTO
DELLE FIBRE E DILATAZIONE DELLA
      CAVITA’ VENTICOLARE

        IPERTROFIA ECCENTRICA
IVS NEGLI ATLETI
           SOVRACCARICO

PRESSIONE : IL POSTCARICO AFTERLOAD
         SPORTS ISOMETRICI AUMENTO
        DELLE RESISTENZE PERIFERICHE
       CON SOVRACCARICO DI PRESSIONE




       DUPLICAZIONE IN PARALLELO DELLE
     MIOFIBRILLE CON ISPESSIMENTO DELLA
      PARETE. LA CAVITA’ RIMANE NORMALE




          IPERTROFIA CONCENTRICA
CAUSE PATOLOGICHE DI IPERTROFIA CARDIACA

-Ipertensione
-Obesità
-Difetti valvolari (stenosi, insufficienze)
-Malattie congenite
-Cardiomiopatie ipertrofiche ed ipertrofico-dilatative

LIMITI DELL’UTILITA’ FUNZIONALE DELLE IPERTROFIE




    Superficie ∝ r2
    Volume ∝ r3
CARDIOMIOPATIE IPERTROFICO-DILATATIVE
IPERTROFIA DA LAVORO DEL CUORE E’
   REVERSIBILE SE RIMOSSA LA CAUSA : IL VOLUME
        RITORNA LENTAMENTE ALLA NORMA
             E’ UNA IPERTROFIA VERA




   FIBRA MUSCOLATRE AUMENTA DI CIRCA 3 VOLTE
          IL NUCLEO AUMENTA MOLTISSIMO




IL LETTO CAPILLARE NON AUMENTA IN PROPORZIONE



  SQUILIBRIO FRA RETE CAPILLARE E PARENCHIMA
                  DA NUTRIRE
LA FIBRA IPERTROFICA E’ MALNUTRITA
    E’ IN GRADO DI SVOLGERE LE SUE FUNZIONI
 IN FASE DI RIPOSO, MA RESISTE MENO DURANTE
                     GLI SFORZI


  L’IPERESPRESSIONE PROTEICA CHE CONDUCE
  AD IPERTROFIA PRODUCE PROTEINE NON DEL
   TUTTO NORMALI CHE HANNO FUNZIONALITA’
  RIDOTTA NEL MECCANISMO DI CONTRAZIONE

   NELL’IPERTROFIA CARDIACA SI VERIFICA UN
AUMENTO PROGRESSIVO DEI FENOMENI APOPTOTICI:
     PERIDITA DEGLI ELEMENTI CONTRATTILI

SI PRODUCE ANCHE UN’ALTERAZIONE DEI POTENZIALI
DI MEMBRANA : AUMENTA L’INCIDENZA DELLE ARITMIE
I SEGNI DELL’ANOSSIA E DELLA MALNUTRIZIONE
COMPAIONO IN FORMA DI INSUFFICIENZA CARDIACA



NEL TEMPO SI MANIFESTANO PROCESSI REGRESSIVI
     FINO ALLA NECROSI: IL TESSUTO MORTO E’
    SOSTITUITO DA T. FIBROSO, QUINDI IL CUORE
  IPERTROFICO APPARE COME CUORE FIBROTICO
IPERTROFIE COMPENSATORIE

DA STIMOLI MECCANICI         DA LAVORO CHIMICO
                              I. COMPENSATORIA
                                  O VICARIANTE
     ORGANI A MUSCOLATURA
    LISCIA DOVE UN AUMENTO
    DEL LAVORO CONTRATTILE       ORGANI PARI IN
   PORTA AD UN AUMENTO DEL       SEGUITO ALLA
         V. DELLE FIBRE         ASPORTAZIONE DI
                                  UNO DI ESSI
          ESOFAGO
          INTESTINO                   RENE
           VESCICA             MIDOLLO EMOPIETICO
                                     FEGATO
IPERTROFIE DA CAUSE ORMONALI


     GHIANDOLE :          ORGANI :

     TIROIDE            ACROMEGALIA
CORTECCIA SURRENALE        UTERO
      IPOFISI           G. MAMMARIE
EZIOPATOGENESI E REVERSIBILITA’ DELLE IPERTROFIE



             ADATTAMENTO ANATOMICO E FUNZIONALE
         AD UNO STIMOLO CHE PERMANE FINO AL PERMANERE
                     DELLO STIMOLO STESSO




                AUMENTO PROCESSI OSSIDATIVI
                  AUMENTO ACIDI NUCLEICI
                 AUMENTO SINTESI PROTEICA




            AUTOFAGIA ED APOPTOSI SONO RESPONSABILI
           DEL RITORNO ALLA NORMA DOPO LA CESSAZIONE
                   DELLO STIMOLO IPERTROFICO
ADATTAMENTO CELLULARE: IPOTROFIE
ATROFIA
= riduzione acquisita nelle dimensioni delle cellule, dei tessuti o degli organi.



IPOPLASIA = situazione congenita di deficitario sviluppo di un organo o tessuto
APLASIA = mancato sviluppo di un organo o tessuto
INVOLUZIONE = riduzione fisiologica del volume di organi
ATRESIA = imperforazione congenita




                                   CAUSE DI ATROFIA

                           - Ridotta funzione (atrofia da disuso)
               - Iponutrizione (atrofia da digiuno- da inanizione generale)
            - Ridotta irrorazione (da ischemia cronica – da inanizione locale)
                       - Pressione locale (atrofia da compressione)
                               - Occlusione dei dotti escretori
                                       - Effetti ormonali
                              - Invecchiamento (atrofia senile)
                                        - Denervazione
IPOTROFIA

                   ALTERAZIONE DEL VOLUME DI UN ORGANO
                 PER DIMINUZIONE DEL VOLUME O DEL NUMERO
                              DELLE CELLULE




          ATROFIA
       VOLUMETRICA                                   ATROFIA
(autofagia, idrolasi lisosomiali)                   NUMERICA
                                                     (apoptosi)


             CELLULE STABILI
                                                       CELLULE LABILI
AUTOFAGIA
Il termine deriva dal greco e significa “mangiare sé stessi”

E’ un processo di auto-degradazione lisosoma-mediato

Esistono tre tipi di autofagia: macro-, micro-autofagia e autofagia
chaperone-mediata

Nella microautofagia porzioni di citosol vengono sequestrate e degradate
direttamente dai lisosomi

L’autofagia chaperone-mediata richiede il riconoscimento di proteine lisosomiali
da parte di (heat shock protein) Hsp70 e Hsp73

E’ il principale meccanismo di regolazione del turnover di elementi citosolici e
Organelli, ma è anche indotta rapidamente da stimoli quali la starvation e la
deprivazione di fattori di crescita
DIFFERENZIAZIONE
                         SVILUPPO
          FISIOLOGICHE

                         INVOLUZIONI
                         SENILI

ATROFIE




           PATOLOGICHE
ATROFIE FISIOLOGICHE



                                      RIMODELLAMENTO
                                      ARCHI AORTICI
                   PRIMA DELLA
                                      DOTTI WOLFF E MULLER
                   NASCITA

                                      ATROFIA
DIFFERENZIAZIONE
                                      APPENDICE
    SVILUPPO


                                   TIMO

                   DOPO LA
                                   UTERO DOPO MENOPAUSA
                   NASCITA

                                   INVOLUZIONI SENILI
ATROFIA SENILE DEL CERVELLO




S. Di Werner:       S. Hutchinson-Gilford:
Mutazione elicasi   Mutazione genen Lamina A della membrana nucleare
INANIZIONE


                      A. DEGENERATIVE – INFIAMM.



                      A. DA DENERVAZIONE


ATROFIE PATOLOGICHE
                          COMPRESSIONE


                          IPOFUNZIONE



                            DA CAUSE CHIMICHE
                            E FISICHE
ATROFIE DA INANIZIONE



   IN RAPPORTO A DIMINUZIONE O SOSPENSIONE
              DELLA NUTRIZIONE



TESSUTO ADIPOSO
                                 MUCOSE STOMACO
                                   E INTESTINO

       TESSUTO
       LINFATICO

                                       FEGATO

                 CUTE       TESSUTO
                           MUSCOLARE
ATROFIE DA INANIZIONE LOCALE




                                    EXTRAVASCOLARI
INTRAVASCOLARI




                                        COMPRESSIONE
 TROMBOSI
 EMBOLIE
 ENDOARTERITI                   TUMORI
                                INFIAMMAZIONE
                                ESSUDATI
                                CORPI ESTRANEI
ATROFIE DA DENERVAZIONE
INVECCHIAMENTO
ATROFIA DELLA TIROIDE NELLA
   TIROIDITE DI HASHIMOTO
   (malattia autoimmunitaria)
METAPLASIA = sostituzione di un tessuto differenziato di un certo tipo con
                    un tessuto differenziato di tipo diverso.

In teoria  ogni cellula possiede un patrimonio genetico completo per cui potrebbe
           trasformarsi in qualsiasi altro tipo di cellula
In pratica  nei mammiferi adulti la metaplasia può avvenire soltanto fra tessuti epiteliali
           oppure soltanto fra tessuti mesenchimali




METAPLASIA EPITELIALE (frequente negli epiteli di rivestimento)

          - metaplasia squamosa
          - leucoplachia
          - metaplasia ghiandolare

METAPLASIA CONNETTIVALE

          - m. ossea del tessuto connettivo
          - m. condroide
          - m. mixoide
          - m. del tessuto adiposo
Letture consigliate
www.pubmed.org

Pontieri “Patologia Generale” Piccin Nuova Libraria S.p.A.




Robbins “Le basi patologiche delle malattie” 7.a Ed. Elsevier Italia




Rubin “Patologia” 2006 Casa Editrice Ambrosiana

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  • 1. DEGENERAZIONI DEGENERAZIONI DEVIAZIONI METABOLICHE DEI TESSUTI ACCOMPAGNATE DA ACCUMULO DI SOSTANZE CHE NORMALMENTE NON VI SONO CONTENUTE AFFATTO OD IN MISURA MINORE CELLULARI/EPITELIALI CONNETTIVALI ⇓ ⇓ RIGONFIAMENTO TORBIDO DEGENERAZIONE AMILOIDE DEGENERAZIONE VACUOLARE DEGENERAZIONE IALINA CONN. DEGENERAZIONE IDROPICA DEGENERAZIONE FIBRINOIDE DEGENERAZIONE IALINA EPITELIALE DEGENERAZIONE MUCOSA CONN. DEGENERAZIONE GRASSA
  • 2.
  • 3.
  • 4. MODIFICAZIONI BIOCHIMICHE NELLE CELLULE DANNEGGIATE • ingresso di Na+ e fuoriuscita di K+ ed aumento di acqua intracellulare • alterazione dell'attività delle pompe ioniche • elevata perdita e mancata reintegrazione di ATP - maggior richiesta di ossigeno e di substrati metabolici quali glucosio - attivazione della glicolisi anaerobia ed aumento del piruvato e lattato • diminuzione del pH intracellulare - riduzione delle sintesi macromolecolari • risposta cellulare da stress (HSPs, ubiquitina) • aumento elevato di ioni Ca nel citosol • attivazione di proteasi (calpaine), fosfolipasi ed endonucleasi • danno della membrane (plasmatica, mitocondriale, RE, lisosomiale) • aumento dei ROS e diminuzione di sistemi antiossidanti • transizione di permeabilità mitocondriale • rilascio di enzimi lisosomiali
  • 5. ALTERAZIONI MORFOLOGICHE NELLE CELLULE DANNEGGIATE Danno reversibile o subletale • Rigonfiamento di alcuni mitocondri • Rigonfiamento cellulare e del reticolo endoplasmatico • Vacuolizzazione • Autofagia da rimozione delle componenti danneggiate Danno irreversibile o letale • Perdita dei nucleoli • Disaggregazione e perdita dei ribosomi • Rigonfiamento di tutti i mitocondri e degli organuli • Condensazione nucleare con progressiva disgregazione del nucleo • Formazione di vescicole (blebs) e di pori della membrana plasmatica • Frammentazione di tutte le membrane interne e rottura dei lisosomi
  • 6. NON SEMPRE IL DANNO CELLULARE SI EVIDENZA MORFOLOGICAMENTE, SPECIE NELLE SUE FASI INIZIALI CHE SIA VISIBILE O MENO, ALLA BASE DEL DANNO C’E’ UNA LESIONE BIOCHIMICA GENERALMENTE RICONDUCIBILE A: -BLOCCO TOTALE O PARZIALE DI ATTIVITA’ ENZIMATICHE -DIFETTO CONGENITO -MODIFICAZIONE PERMEABILITA’ SELETTIVA DI MEMBRANE
  • 7. DEGENERAZIONI CELLULARI/EPITELIALI CON ACCUMULO DI ACQUA •RIGONFIAMENTO TORBIDO •DEGENERAZIONE VACUOLARE •DEGENERAZIONE IDROPICA •DEGENERAZIONE PALLONIFORME CON ACCUMULO DI PROTEINE •DEGENERAZIONE IALINA-EPITELIALE CON ACCUMULO DI LIPIDI •DEGENERAZIONE GRASSA DA DEFICIT ENZIMI LISOSOMIALI DA ACCUMULO DI SOSTANZE ESOGENE NON DEGRADABILI •TESAURISMOSI, PIGMENTAZIONI
  • 8. RIGONFIAMENTO TORBIDO MACROSCOPIA -ORGANI PALLIDI, GRIGIASTRI, AUMENTATI DI VOLUME MICROSCOPIA -AUMENTO DI VOLUME DELLA CELLULA -LIMITI CELLULARI INDISTINTI -MITOCONDRI RIGONFI -GRANULOSITA’ DIFFUSA NELLE CELLULE (TORBIDITA’) -AUMENTO DI VOLUME DEL NUCLEO QUESTO TIPO DI ALTERAZIONE CARATTERIZZATA DA DISFUNZIONE MITOCONDRIALE COLPISCE SOPRATTUTTO GLI ORGANI PARENCHIMATOSI ⇓ FEGATO, RENE, MIOCARDIO NEL MIOCARDIO E NEL MUSCOLO I MITOCONDRI SONO INTERPOSTI TRA LE FIBRILLE E RIGONFIANDOSI LE DISSOCIANO E NEL CONTEMPO VENGONO LIMITATI NELLA ESPANSIONE
  • 9. L’AUMENTO DI VOLUME CELLULARE COMPORTA UNA RIDUZIONE DEL LUME DEI VASI ⇓ RIDUZIONE DEGLI SPAZI DI DISSE DEL FEGATO ⇓ COMPRESSIONE SINUSOIDI E CANALICOLI BILIARI ⇓ STASI / DIFFICOLTA’ DI PERFUSIONE SANGUIGNA RENE  L'AUMENTO DI VOLUME DELLE CELLULE TUBULARI PORTA A RIDUZIONE DEL LUME, CHE IN ALCUNI CASI RISULTA QUASI OBLITERATO
  • 10. CAUSE PROCESSI TOSSICI  FENOLI ALOGENATI TIROXINA A DOSI ELEVATE PROCESSI TOSSI-INFETTIVI  TOSSINE BATTERICHE INIZIO DI PROCESSI DI IPERTROFIA  FEGATO RESIDUO DOPO EPATECTOMIA PARZIALE (mitocondri aumentati di volume→ ↑funzione e ↑ATP) volume→ RENE SUPERSTITE DOPO MONONEFRECTOMIA
  • 11. H2O Na Na H2O H2O Na Na H O 2 Pompa del sodio Pompa del sodio ATP ATP Tossico O2 ⇓O 2
  • 12. AZIONE TOSSICA ALTERAZIONI MITOCONDRIALI ⇓ I MITOCONDRI DELLE CELLULE IN RIGONFIAMENTO TORBIDO PRESENTANO UN CERTO GRADO DI DISSOCIAZIONE DELLE FOSFOSILAZIONI DALLE OSSIDAZIONI E TALVOLTA RIDOTTA CAPACITA’ RESPIRATORIA ⇓ IL CONTENUTO DI ATP DELLA CELLULA E’ DIMINUITO ⇓ INADEGUATO FUNZIONAMENTO DELLE VARIE POMPE CELLULARI ⇓ DANNO PIU’ GRAVE: POMPA Na+  INGRESSO DI ACQUA RICHIAMATA DAL COMPARTIMENTO INTERSTIZIALE ⇓ ACCUMULO INTRACELLULARE  RIGONFIAMENTO CELLULARE QUANDO IL RIGONFIAMENTO MITOCONDRIALE E’ ELEVATO  NECROSI O APOPTOSI CELLULARE N.B. L’ AUMENTO DEL VOLUME CELLULARE E’ DOVUTO ANCHE AD UN’AUMENTATA SINTESI DI PROTEINE, SPECIALMENTE PROTEINE DELLO STRESS
  • 13. LA REVERSIBILITA’ DEL RIGONFIAMENTO TORBIDO DIPENDE DAL GRADO DI SQUILIBRIO ENERGETICO SQUILIBRIO ENERGETICO: AUMENTO CONSUMO O2 _ GRADO DI DISSOCIAZIONE FOSF. OSSIDATIVA
  • 14. DEGENERAZIONE VACUOLARE E’ CARATTERIZZATA DALLA COMPARSA NELLE CELLULE DI UN NUMERO PIU’ O MENO GRANDE DI VACUOLI CITOPLASMATICI I VACUOLI POSSONO ESSERE DI VARIE DIMENSIONI, TONDEGGIANTI OD OVALI APPARENTEMENTE VUOTI ED EFFETTIVAMENTE CONTENENTI UN MATERIALE DEBOLMENTE EOSINOFILO  COLORAZIONE ROSA MACROSCOPIA -ORGANI PALLIDI, GRIGIASTRI, AUMENTATI DI VOLUME MICROSCOPIA -AUMENTO DI VOLUME DELLA CELLULA -ACCUMULO DI ACQUA E PROTEINE PLASMATICHE IN AMPI VACUOLI DELIMITATI DA UNA MEMBRANA SINGOLA ED IN RAPPORTO CON IL SISTEMA FAGO-LISOSOMIALE (COMPAIONO NELLA PORZIONE CELLULARE RIVOLTA VERSO I VASI E POI SI DIFFONDONO NEL CITOPLASMA) -MICRO-, MACROVACUOLI, VESCICOLE QUESTO TIPO DI ALTERAZIONE COLPISCE SOPRATTUTTO GLI ORGANI PARENCHIMATOSI ⇓ FEGATO, RENE, MIOCARDIO
  • 15. INIZIALMENTE REVERSIBILE, PER SUCCESSIVA ESTENSIONE DEI VACUOLI DIVIENE IRREVERSIBILE CON ALTERAZIONI DEGLI ORGANI Cause: -IPOSSIA -INFEZIONI (VIRUS) -MICOTOSSICOSI (Anche amanita phalloides) -INTOSSICAZIONI DIVERSE OLTRE ALL’ACQUA NEI VACUOLI SI ACCUMULA ALBUMINA DI DERIVAZIONE PLASMATICA. I VACUOLI POI SI FONDONO CON I LISOSOMI
  • 16. IPOSSIA CARENZA PARZIALE DI OSSIGENO IPOSSIA IPOSSICA DIMINUZIONE DELLA PRESSIONE PARZIALE DI O2 NEL SANGUE ARTERIOSO IPOSSIA STAGNANTE  RISTAGNO DI SANGUE NEI TESSUTI PER RALLENTAMENTO DEL CIRCOLO OD OSTRUZIONE VENOSA IPOSSIA ANEMICA  DIMINUZIONE DEL CONTENUTO DI EMOGLOBINA NEL SANGUE CON RIDUZIONE DI FUNZIONE DI TRASPORTO DI O 2 NEL SANGUE IPOSSIA ISCHEMICA  RIDUZIONE DELLA PERFUSIONE DI UN ORGANO IPOSSIA ISTOTOSSICA  INIBIZIONE DEI PROCESSI RESPIRATORI AD OPERA DI AGENTI TOSSICI L’ANO/IPOSSIA IPOSSICA E STAGNANTE SONO TRA LE CAUSE PIU’ COMUNI DI DEGENERAZIONE VACUOLARE L’ANO/IPOSSIA ISTOTOSSICA (PROVOCATA DAI VELENI DELLA RESPIRAZIONE) DA’ PIU’ FREQUENTEMENTE RIGONFIAMENTO E NECROSI CELLULARE
  • 17. COME REPERTO AUTOPTICO QUESTA DEGENERAZIONE VIENE SPESSO TROVATA NEI SOGGETTI MORTI PER ASFISSIA ⇓ - SOGGETTI CHE HANNO RESPIRATO ARIA CON BASSA TENSIONE PARZIALE DI O2 - INTOSSICATI DA MONOSSIDO DI CARBONIO - SUICIDI CON GAS ALTRE CONDIZIONI DI COMPARSA DI DEGENERAZIONE VACUOLARE: INSUFFICIENZE RESPIRATORIE INSUFFICIENZE DEL CIRCOLO VARI TIPI DI SHOCK LA DEGENERAZIONE E’ CARATTERIZZATA DALL’INGRESSO NELLE CELLULE DI MATERIALE PLASMATICO
  • 18. DIMINUZIONE TENSIONE DI O2 ⇓ DEFICIT ENERGETICO CELLULARE (FOSF. OSSIDATIVA) ⇓ ⇓⇓⇓ LIVELLI ATP ⇓ RIDOTTA FUNZIONALITA’ DELLE POMPE E DELLA ESTRUSIONE DI LIQUIDI ⇓ EDEMA CITOPLASMATICO CON SEGREGAZIONE DEL LIQUIDO (INSIEME A PROTEINE PLASMATICHE) IN VACUOLI ⇓ INGORGO SISTEMA DIGESTIVO DELLA CELLULA Espressione di danno digestivo intracellulare ⇓ Danno di membrana (alterazioni permeabilità o rottura)→↑ingresso/disponibilità proteine ⇓ Vacuoli che si fondono con i lisosomi + Patologia da insufficienza di enzimi (ingorgo del sistema lisosomiale)
  • 19. DEGENERAZIONE VACUOLARE DA IPOSSIA Rallentamento del flusso degli elettroni a livello IPOSSIA della catena respiratoria mitocondriale Sintesi di ATP NADH / NAD Attività pompe di [ADP,AMP] membrana + Fosfofruttochinasi Ingresso di ioni e acqua [Glicogeno] Glicolisi Edema focale [Ac. Piruvico] [Ac. Lattico] pH nel citoplasma corticale Formazione di vacuoli
  • 20. INGRESSO DI MATERIALE PROTEICO IN QUANTITA’ SUPERIORE ALLE CAPACITA’ DIGESTIVE DELLA CELLULA INGRESSO DI MATERIALE NON DIGERIBILE PER LA MANCANZA DI ENZIMI ADATTI CARENZA GENETICA ENZIMATICA (INBORN LYSOSOSOMAL DISEASES) SEGREGAZIONE NEI LISOSOMI DI SOSTANZE CHE INIBISCONO LE IDROLASI BLOCCO DELLA FUSIONE FRA LISOSOMI E FAGOSOMI
  • 21.
  • 22. DEGENERAZIONE IDROPICA  Alterazioni osmotiche  Alterazioni permeabilità → ↑H2O (che si raccoglie anche in grossi vacuoli)→ ↑enzimi cellulari  Rigonfiamento cellulare  Limitato rigonfiamento mitocondriale (dissociazione fosforilazione ossidativa)  Alterazioni lisosomiali→ ↑enzimi cellulari  L’estremizzazione del fenomeno conduce alla degenerazione palloniforme Infiammazione sierosa/stasi/edemi Squilibri osmotici Si riscontra in: Intossicazioni Ipocorticosurrenalismo Shock
  • 23. LA QUANTITA’ DI ACQUA CHE ENTRA NELLA CELLULA E’ SUPERIORE A QUELLA CHE ESCE > P. IDROSTATICA NELL’ INTERSTIZIO < P.OSMOTICA < CONTENUTO ENERGETICO NELLA CELLULA, CARENZA DI ATP, CATTIVO FUNZIONAMENTO DELLE POMPE COMPROMISSIONE DELLE POMPE NEL CORSO DI INTOSSICAZIONI
  • 24. Degenerazione idropica delle cellule dello strato basale
  • 25.
  • 26. DEGENERAZIONE PALLONIFORME LESIONI EPIDERMICHE PRECOCI IN CORSO DI INFEZIONI DELLA CUTE. LE CELLULE IDROPICHE VANNO RAPIDAMENTE IN NECROSI E PRODUCONO VESCICOLE CARATTERISTICHE (HERPES SIMPLEX, VARICELLA, VAIOLO…)
  • 27. DEGENERAZIONE IALINA EPITELIALE  Gocciole di aspetto vitreo, amorfo ed omogeneo da accumulo di sostanze proteiche (spesso glicoproteiche)  Nel fegato:  espressione di abnorme assorbimento di proteine e glicoproteine plasmatiche (corpi di Councilman)  Alterazioni metabolismo proteico in corso di etilismo (Corpi di Mallory)  Plasmacellule:  Corpi di Russel (accumuli di Ab)
  • 28. Nel rene Eccessiva presenza di Eccessivo riassorbimento a proteine nell’ultrafiltrato livello del tubulo contorto glomerulare (nefriti e con accumulo intracellulare nefrosi) nei lisosomi delle cellule epiteliali Tumefazione cellulare con riduzione del lume tubulare Nefrosi tubulare a gocce ialine Necrosi e desquamazione cellulare con formazione di cilindri ialini a stampo del tubulo
  • 29. STEATOSI (DEGENERAZIONE GRASSA) PROCESSO PATOLOGICO CARATTERIZZATO DALL’ AUMENTO (ACCUMULO) MORFOLOGICAMENTE EVIDENTE DI LIPIDI IN CELLULE IN CUI NORMALMENTE NON SONO EVIDENZIABILI TRAMITE I COMUNI METODI ISTOLOGICI TRIGLICERIDI FOSFOLIPIDI SFINGOLIPIDI COLESTEROLO GLICOLIPIDI Le colorazioni elettive per i TG sono: I grassi con le comuni colorazioni - Tetrossido di Osmio: nero (che prevedono passaggi con - Sudan III: arancio alcool e xilolo) vengono asportati - Sudan Nero (o Sudan IV): nero - Solfato di Blu Nilo: rosso
  • 30. LE CELLULE CONTENGONO GOCCE DI LIPIDI PIU’ O MENO VOLUMINOSE SECONDO IL GRADO DI SVILUPPO DEL PROCESSO PIU’ FREQUENTEMENTE LA STEATOSI E’ CAUSATA DALL’ACCUMULO DI TRIGLICERIDI LE STEATOSI POSSONO COLPIRE TUTTI GLI ORGANI MA CON PARTICOLARE FREQUENZA IL FEGATO PER: - AL RUOLO PARTICOLARE DEL FEGATO NEL CICLO DEI TRIGLICERIDI E NELLA SINTESI DELLE LIPOPROTEINE - ALLE SUE MOLTEPLICI ATTIVITA’ METABOLICHE E FUNZIONI DI BIOTRASFORMAZIONE - ALLA SUA ESPOSIZIONE AD AGENTI TOSSICI STEATOGENI ENDOGENI ED ESOGENI DI PROVENIENZA GASTROINTESTINALE
  • 31. STEATOSI CAUSE ESOGENE CAUSE GENETICAMENTE DETERMINATE - morbo di Wolman, lisosomiale, manca la lipasi acida  fegato - abetalipoproteinemia, no sintesi di apolipoproteine B  cellule della mucosa intestinale
  • 32.
  • 33. micelle di colesterolo e fitosteroli trigliceridi Polo apicale NPC1L1A MTP LCAT apoB48 (Lecitina Colesterolo Lecitina Epitelio intestinale Acetil Transferasi) Esterificazione Microsoma Reticolo endoplasmatico chilomicrone Golgi Polo basale Linfatico Chilomicrone nascente HDL Cellule Ac. grassi Sangue apoE e apoC2 Lipoproteinlipasi Chilomicrone maturo endoteliale apoC2 colesterolo non est. fosfolipidi apoE HDL LDL-R Chilomicrone secondario Fegato apoD colesterolo esterificato
  • 35. tramite recettore scavenger dei fagociti mononucleati
  • 36.
  • 37.
  • 39. STEATOSI EPATICA Definizione Accumulo di lipidi all’interno dell’epatocita (> 5%). Più comunemente si tratta di accumulo di trigliceridi STEATOEPATITE Definizione Complicanza necro-infiammatoria di una persistente steatosi epatica.
  • 40. STEATOSI EPATICA MACROVESCICOLARE Un singolo e voluminoso vacuolo di grasso disloca lateralmente il nucleo centrale MICROVESCICOLARE Minute gocce di grasso circondano il nucleo centrale dell’epatocita (in genere per blocco β-ossidazione > gravità).
  • 41. STEATOSI EPATICHE AUMENTATO APPORTO - DIETA - MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI AUMENTATA SINTESI ENDOGENA - DIETA CARENTE DI AC. GRASSI POLIINSATURI - ETANOLO DIMINUITO SMALTIMENTO - BLOCCO NELLA SINTESI DEI COSTITUENTI DELLE LIPOPROTEINE - DIFETTO DI MIGRAZIONE
  • 42. STEATOSI EPATICHE AUMENTATO APPORTO - DIETA Fegato ac. grassi a VENA PORTA catena corta ARTERIA EPATICA chilomicroni
  • 43. STEATOSI EPATICHE AUMENTATO APPORTO - DIETA - MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI T. adiposo CAFFEINA Lipasi inattiva ADRENALINA DIABETE Lipasi attiva Fegato TG ac. grassi
  • 44. MOBILIZZAZIONE ACIDI GRASSI CATECOLAMINE TEOFILLINA ACTH CAFFEINA CORTISONE GLUCAGONE Adenilatociclasi Fosfodiesterasi ATP c AMP 5 AMP (Attivazione) PROTEIN- CHINASI (ATP) LIPASI INATTIVA LIPASI ATTIVA TG AG
  • 45. DIABETE E NASH INSULINO-RESISTENZA: ⇓ Insulina Adipociti IPERINSULINEMIA ⇑ lipolisi TNF-α Rad PC-1 X ⇑ Apporto di ac. grassi 1a. Stimolazione della lipogenesi glucidica Leptina Acidi grassi 1b. Rilascio di FFA dal tessuto adiposo Epatociti ↓ Ac. grassi TNF-α Rad Inibizione dell’enzima ACC (Ac CoA Carbos.) X ↓ ⇑ Cyt. P-450 4A Svraccarico PC-1 ⇑ Cyt. P-450 2E1 β-ossidazione Leptina mitocondriale Acidi grassi ⇓malonilCoA Lipoperossidazione Insulina ↓ ⇑ Accumulo di ac. grassi ⇑FFA nei mitocondri ⇑ Glicolisi ↓ ⇓ Apo B100 ⇑ Sintesi di ac. grassi Iperinsulinemia ⇑β-ossidazione 1c. Inibizione della lipogenesi X ⇑ Accumulo di trigliceridi VLDL 2a. Degradazione della componente ApoB-100 delle VLDL 2b. Mancata secrezione delle VLDL Accumulo epatico degli acidi grassi ⇓ Stimolazione della β -ossidazione tramite PPAR-α ⇓ STEATOSI EPATICA
  • 46. I PPARs (peroxisome proliferator-activated receptors) (PPARs) sono un gruppo di proteine recettoriali nucleari che agiscono come fattori di trascrizione e regolano l’espressione di geni coinvolti nella proliferazione, il differenziamento ed il metabolismo (carboidrati, lipidi e proteine)
  • 47. Il sovraccarico di acidi grassi stimola i processi ossidativi che aumentano lo stress ossidativo  lipoperossidazione TEORIA DEL DOPPIO COLPO NELLE NASH Danno mitocondriale β-ossidazione perossisomiale
  • 48.
  • 49. STEATOSI EPATICHE AUMENTATO APPORTO - DIETA - MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI AUMENTATA SINTESI ENDOGENA - DIETA CARENTE DI AC. GRASSI POLIINSATURI Il fegato non sintetizza gli ac. grassi poliinsaturi (ac. linoleico, linolenico, arachidonico) Due meccanismi principali: 1) Gli ac. grassi poliinsaturi hanno azione inibitoria sulla sintesi endogena di ac. grassi saturi  STEATOSI 2) Nelle membrane si verifica un cambiamento nella composizione dei lipidi  danno di membrana  blocco immissione in circolo delle lipoproteine  STEATOSI
  • 50. STEATOSI EPATICHE AUMENTATO APPORTO - DIETA - MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI AUMENTATA SINTESI ENDOGENA - DIETA CARENTE DI AC. GRASSI POLIINSATURI -ETANOLO STEATOSI ACUTA CONSEGUE ALL’INTRODUZIONE DI UNA DOSE ELEVATA (NEL RATTO 6-8 GR/KG DI PESO CORPOREO DI ETANOLO COMPARE DOPO 8-16 ORE DALL’INTRODUZIONE E SCOMPARE DOPO CIRCA 36 ORE) STEATOSI CRONICA CONSEGUE ALL’INTRODUZIONE RIPETUTA DI QUANTITA’ ELEVATE DI ALCOL PER LUNGO TEMPO
  • 51. Alcool etilico o etanolo CH3-CH2-OH Molecola organica composta da un singolo gruppo idrossilico (OH) e da una corta catena alifatica con 2 atomi di carbonio: CH3 CH2 OH Le componenti idrossilica ed etilica conferiscono alla molecola proprietà sia idrofile che lipofile: l’etanolo è pertanto un “AMFOFILO”, proprietà importante per la sua attività farmacologica L’etanolo si forma naturalmente come prodotto dell’ossidazione dello zucchero per fermentazione La maggior parte delle bevande alcooliche sono bevande fermentate (vino – birra) ed hanno concentrazioni alcoliche fino al 15% Bevande con più alto contenuto di etanolo sono prodotte per distillazione dei prodotti fermentati
  • 53. STEATOSI DA ETANOLO Metabolismo A livello gastrico esistono importanti differenze uomo-donna: nella mucosa gastrica dell’uomo è presente una quantità maggiore di enzima alcol-deidrogenasi. Tale differenza è responsabile dei maggiori livelli ematici e della maggiore sensibilità della donna agli effetti epatici dell’etanolo SNP⇑ attività cyt P450 Acetil-CoA Ac. grassi
  • 54. Etanolo Acetaldeide Acetato Acetato, proveniente dal catabolismo dell’etanolo + NADH enzimi catena respiratoria Sintesi mitocondriale Ossidazione degli acidi grassi proteica proteine del citoscheletro radicali liberi  >> danno ai mitocondri e ad (tubulina) altri substrati proteici e lipidici (membrane) Sintesi lipoproteine Secrezione di VLDL Ulteriore di ACIDI GRASSI ACCUMULO DI TRIGLICERIDI Acetil-CoA Sistemi “navetta” diossiacetonfosfato Pool di acidi glicerolo3fosfato grassi SINTESI E POOL glicerolo NADH DI TRIGLICERIDI
  • 55. LESIONE EPATICA CRONICA DA ETANOLO OLTRE ALLA TOSSICITA’ DELL’ALCOL ENTRANO IN GIOCO ANCHE ALTRI FATTORI DIETETICI: L’ETANOLO E’ MOLTO ENERGETICO (1 GR. PRODUCE 7 CAL.)  SODDISFA PARTE DELLE ESIGENZE ENERGETICHE DELL’ALCOLISTA  RIDUZIONE DELL’ASSUNZIONE DI CIBO  CARENZA DI PROTEINE, COLINA, METIONINA, VITAMINE, ACIDI GRASSI POLINSATURI IL FABBISOGNO DI COLINA (per sintetizzare la fostatidilcolina) AUMENTA ANCHE A CAUSA DI UN’AUMENTATA DISTRUZIONE DEI FOSFOLIPIDI DI MEMBRANA IL DANNO AL CITOSCHELETRO E’ ACCENTUATO DALLA COMPARSA DEI CORPI DI MALLORY (citocheratina e proteine contrattili disorganizzate), COSTITUITI DALLA “SOSTANZA IALINA ALCOLICA”
  • 56. •NECROSI EPATO-CELLULARE  SI ACCOMPAGNA ALLA LIBERAZIONE NEL PLASMA DI NUMEROSI ENZIMI: - TRANSAMINASI GLUTAMMICO-OSSALACETICA E GLUTAMMICO-PIRUVICA) - ISOCITRATO-DEIDROGINASI - LATTATO-DEIDROGENASI −γ-GLUTAMILTRANSPEPTIDASI •ALLA NECROSI SEGUONO PROCESSI FLOGISTICI LOCALI  PRENDE ORIGINE L’EPATITE ALCOLICA  ATTRAVERSO EPISODI SUCCESSIVI DI RIGENERAZIONE E NUOVO DANNO ESITA SPESSO IN CIRROSI
  • 57. STEATOSI EPATICHE AUMENTATO APPORTO - DIETA - MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI AUMENTATA SINTESI ENDOGENA - DIETA CARENTE DI AC. GRASSI POLIINSATURI - ETANOLO DIMINUITO SMALTIMENTO - BLOCCO NELLA SINTESI DEI COSTITUENTI DELLE LIPOPROTEINE PROTEICA -Dieta carente di aa (KWASHIORKOR) LIPOPROTEINE -tossine che inibiscono la sintesi proteica LIPIDICA Dieta carente di COLINA, METIONINA, etc
  • 58. TOSSINE E VELENI CHE INIBISCONO LA SINTESI PROTEICA, PROVOCANDO ANCHE STEATOSI -Amanitina: del fungo Amanita Phalloides, inibisce la RNA polimerasi. Esaurite le scorte di apolipoproteine, i trigliceridi cominciano ad accumularsi. - Aflatossine: prodotte dal fungo veleni dell’Aspergillus flavus che contamina arachidi e cereali tenuti a temperature ed umidità. Anche responsabile dei tumori primitivi al fegato in seguito ad ingestione cronica. - Tossina difterica: prodotta dal corynebacterium difteriae è un inibitore dell’allungamento della catena proteica (EF2)
  • 59. STEATOSI EPATICHE AUMENTATO APPORTO - DIETA - MOBILIZZAZIONE DAI DEPOSITI AUMENTATA SINTESI ENDOGENA - DIETA CARENTE DI AC. GRASSI POLIINSATURI - ETANOLO DIMINUITO SMALTIMENTO - BLOCCO NELLA SINTESI DEI COSTITUENTI DELLE LIPOPROTEINE - DIFETTO DI MIGRAZIONE/SECREZIONE Sostanze che legano la tubulina interferiscono con il trasporto delle lipoproteine CCl4 : può inibire la funzione della tubulina Colchicina: inibisce la polimerizzazione della tubulina Vinblastina: blocca i monomeri di tubulina dei microtubuli  disaggregazione
  • 60. STEATOSI DA TETRACLORURO DI CARBONIO (CCl4) •SOSTANZA USATA COME ANTIELMINTICO E COME SOLVENTE NELL’INDUSTRIA •PUO’ AGIRE PER VIA INALATORIA E PER VIA TRANSCUTANEA NEL FEGATO PRODUCE: •STEATOSI CENTROLOBULARE E NECROSI •CIRROSI •CANCRO-CIRROSI
  • 61. MODELLO SPERIMENTALE NEL RATTO •SOMMINISTRAZIONE PER VIA ORALE (100/200 mL/100GR DI PESO) ALTERAZIONI PROVOCA UNA STEATOSI GIA’ EVIDENTE DOPO UN’ORA DALLA SOMMINISTRAZIONE LESIONI ELEMENTARI DEL RETICOLO ENDOPLASMATICO ( FRAMMENTAZIONE DELLE CISTERNE, DEGRANULAZIONE…..) I MITOCONDRI PRESENTANO LESIONI ULTRASTRUTTURALI, RIGONFIAMENTO, FRAMMENTAZIONE DELLE CRESTE, DISSOCIAZIONE DELLA FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA  BLOCCO DELLE OSSIDAZIONI DEGLI ACIDI GRASSI
  • 62. STEATOSI DA CCl4 Nel reticolo endoplasmatico liscio (SER) CCl4 CCl3* (CLOROMETILE) Cl’ CCl3* + RH CHCl3 R* Radicale CCl3* + O2 CCl3 O2 * (TRICLOROMETILPEROSSIDO)
  • 63. CLOROMETILE FORMA LEGAMI COVALENTI CON DIVERSE SOSTANZE PRODUCENDO CLOROALCHILAZIONE (LIPIDI, PRTEINE, ACIDI NUCLEICI) LA PEROSSIDAZIONE LIPIDICA PRODUCE: ALTERAZIONE DELLE MEMBRANE SPECIE DEL RETICOLO ENDOPLASMICO FORMAZIONE DI ALDEIDI INTERAZIONE DEI RADICALI LIPIDICI CON PROTEINE LIPOFUSCINE CEROIDI
  • 64. PRODUZIONE DI ALDEIDI LE ALDEIDI REAGISCONO CON I GRUPPI -SH -NH2 INATTIVAZIONE MOLECOLE NOBILI INIBIZIONE SINESI PROTEICA PER DEGRANULAZIONE DEL RER DANNO A DISTANZA (OVVERO IN ALTRI COMPARTIMENTI CELLULARI) PROTEZIONE DA GLUTATIONE RIDOTTO (-SH) ED ALTRI ANTIOSSIDANTI
  • 65.
  • 66. DEGENERAZIONI CONNETTIVALI CONNETTIVALI DEGENERAZIONE AMILOIDE DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE DEGENERAZIONE FIBRINOIDE DEGENER. MUCOSA CONNETTIVALE
  • 67. AMILOIDOSI ACCUMULO EXTRACELLULARE, A LIVELLO DEL CONNETTIVO DI NUMEROSI ORGANI DI UNA SOSTANZA DI DERIVAZIONE PROTEICA, IDENTIFICATA APPUNTO COME AMILOIDE LA DEPOSIZIONE HA CARATTERE INFILTRATIVO PIU ’ CHE DEGENERATIVO E COMINCIA COME DEPOSIZIONE DI PICCOLI GRANULI CHE POI SI TRASFORMANO IN AMMASSI SEMPRE PIU ’ GRANDI CHE ESERCITANO COMPRESSIONI SULLE STRUTTURE LIMITROFE SIA VASCOLARI CHE PARENCHIMALI FENOMENI COMPRESSIVI CON DISTRUZIONE DEL PARENCHIMA DEGLI ORGANI
  • 68. PATOLOGIA PROGRESSIVA CHE PUO ’ CONDURRE A MORTE GENERALMENTE PER INSUFFICIENZA RENALE PATOLOGIE ASSOCIATE AD AMILOIDOSI MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE CON FENOMENI DI RIACUTIZZAZIONE (tubercolosi, osteomieliti, AR) TUMORI SOLIDI DI ORGANI NON LINFATICI MALATTIE PROLIFERATIVE NEOPLASTICHE E NON DI PLASMACELLULE E L φB (mieloma multiplo, etc) GAMMAPATIE MONOCLONALI PATOLOGIE DEGENERATIVE (Alzheimer, altre) ALTRE MALATTIE EREDITARIE DEL METABOLISMO PROTEICO
  • 69. CARATTERISTICHE TINTORIALI REAZIONE IODO-SOLFORICA (ROSSO/VIOLA) COLORAZIONI ALLA ROSANILINA ( FENOMENO DELLA METACROMASIA AMILOIDE ROSSO, TESSUTO VIOLA) ROSSO CONGO (BIRIFRANGENZA VERDE ALLA LUCE POLARIZZATA, ROSA LUCE DIRETTA, PROVA DI BENHOLD, LA PIU’ SPECIFICA) PAS POSITIVITA’ SI TRATTA DI MATERIALE FIBRILLARE, NON AMORFO COME IN APPARENZA Prescindendo dalla patologia sottostante e dal tessuto, sono comunque: -Fibrille rigide, non ramificate, lunghezza variabile, diametro intorno a 100 Å -Derivano da assemblaggio longitudinale di protofilamenti -I protofilamenti derivano da apposizione parallela ed antiparallela di catene polipept. (legami H) -I polipeptidi derivano da peptidi diversi (amiloidogenici) ed hanno struttura a foglietti pieghettati β -La struttura β li rende enzimaticamente inattaccabili prescindendo dalla composizione chimica -La metacromasia e la PAS positività derivano da una glicoproteina associata (AP) (componente P) -La componente P è globulare è una pentrassina (precursore ematico SAP) legata tramite il Ca++
  • 70.  Microscopia ottica: depositi omogenei, eosinofilici ed amorfi.  Microscopia a luce polarizzata: birifrangenza.
  • 71. Rappresentazione schematica dell’equilibrio esistente tra diversi stati conformazionali di una proteina dentro la cellula Calloni, G. et al. J. Biol. Chem. 2005;280:10607-10613
  • 72. CM Dobson, “Protein folding and misfolding”, Nature, 426, 884-890 (2003) Nature, 426,
  • 73. Misfolded proteins are normally detected and cleared from cell (or stored in aggresomes) Regolazione del folding proteico nel RE. Molte proteine neosintetizzate sono traslocate nel RE, dove si ripiegano nelle loro strutture tridimensionali aiutate da una serie di chaperons . Le proteine ripiegate correttamente sono poi trasportate al complesso del Golgi e poi inviate nell’ambiente extracellulare. Tuttavia, le proteine malripiegate sono individuate da un meccanismo di controllo della qualità e inviate verso un altro pathway (UPR) nel quale esse sono ubiquitinate e poi degradate nel citoplasma dai proteasomi CM Dobson, “Protein folding and misfolding”, Nature, 426, 884-890 (2003) Nature, 426,
  • 74. Signal transduction events associated with ER stress. Chaperone Grp78 binds the N-termini of Ire1, PERK, and ATF6, preventing their activation.Unfolded proteins in the ER cause Grp78 to release Ire1, PERK, and ATF6. Upon Grp78 release, Ire1 and PERK oligomerize in ER membranes.Oligomerized Ire1 binds TRAF2, signaling downstream kinases that activate NF-κB and c-Jun (AP-1), causing expression of genes associated with host defense (alarm). The intrinsic ribonuclease activity of Ire1 also results in production of XBP-1, a transcription factor that induces expression of genes involved in restoring protein folding or degrading unfolded proteins. Oligomerization of PERK activates its intrinsic kinase activity, resulting in phosphorylation of eIF2α and suppression of mRNA translation. Under these conditions, only selected mRNAs, including ATF4, are translated. ATF4 induces expression of genes involved in restoring ER homeostasis. Release of Grp78 from ATF6 allows this protein to translocate to the Golgi apparatus for proteolytic processing to release active ATF6, which controls expression of UNFOLDED PROTEIN RESPONSE genes.
  • 75. Patologia molecolare delle proteine Deficit nel ripiegamento conformazionale : alterazioni del trasporto intracellulare e di proteine critiche es: deficit di alfa1-antitripsina, fibrosi cistica, ipercolesterolemia familiare le proteine non ripiegate o malripiegate inducono uno stress sul reticolo endoplasmatico (UPR): dapprima risposta citoprotettiva, poi attivazione apoptosi (caspasi 12) ruolo in alcune m. neurodegenerative, diabete tipo II ecc. Aggregazione di proteine anomale: alcune forme di amiloidosi, (depositi intracellulari ed extracellulari)
  • 76.
  • 78.
  • 79. Tornando alle amiloidosi, dunque, parliamo di β-fibrillosi CLASSIFICAZIONE (da rivedere) PRIMARIE (ad es. forme eredofamiliari) SISTEMICHE REATTIVE SECONDARIE IMMUNOCITICHE AMILOIDOSI Alzheimer Invecchiamento Encefalopatia prionica Cardiopatia senile da TTR normale Disordini metabolici LOCALIZZATE Tumori ghiandole endocrine (Precalcitonina) (Amilina pancreatica) (Peptide natriuretico) AMILOIDOSI SPERIMENTALI
  • 80. β-fibrillosi : ORGANI MAGGIORMENTE COLPITI MILZA (MILZA A SAGU’, MILZA A PROSCIUTTO) FEGATO RENE CUORE MILZA -AL TAGLIO SONO EVIDENTI ZONE BIANCASTRE ROTONDEGGIANTI, IMMERSE NELLA POLPA ROSSA L’INFILTRAZIONE INIZIA INTORNO ALLE ARTERIOLE FOLLICOLARI E SI ESTENDE POI A TUTTO IL FOLLICOLO RENE L’AMILOIDE SI DEPOSITA INIZIALMENTE NEI GLOMERULI: E’ LA ZONA CORTICALE QUINDI A PRESENTARE LE MACCHIE BIANCASTRE FEGATO L’AMILOIDE INIZIA A DEPOSITARSI IN CORRISPONDENZA DEGLI SPAZI DI DISSE, NELLA ZONA MEDIANA DEL LOBULO CUORE L’AMILOIDE INIZIA A DEPOSITARSI INTORNO ALLE ARTERIOLE DEL PARENCHIMA CERVELLO DEPOSITI DI AMILOIDE SI TROVANO NELLE PLACCHE SENILI O DRUSE (ABBONDANTI NEGLI ANZIANI)
  • 81.
  • 82. (transtiretina mutata) (proteina carrier) ⇓ amiloidogenica dopo clivaggio nei fagociti (Sistemiche) Dal volume: Pontieri “Patologia Generale” Piccin Nuova Libraria S.p.A.
  • 83. β-fibrillosi reattive (fibrille AA) Mutazione su pirina/marnostrina (forme amiloidosiche eredofamiliari non-neuropatiche) AEF= fattore potenziante amiloide (forme fibrillari precoci di AA) ⇓ autonucleazione apoSAA legata con HDL (caratteristiche apo dopo denaturazione) Ruolo delle metalloproteasi si complessano con amiloide Ruolo del clivaggio
  • 84. β-fibrillosi immunocitiche (fibrille AL) alcune catene leggere sono più amiloidogeniche di altre (λ>κ)in genere le catene più grandi e glicosilate, dopo clivaggio, polimerizzano Ruolo del clivaggio
  • 85. β-fibrillosi degli emodializzati (fibrille AH) insufficienza renale emodialisi ⇑ β2-microglobulina (12kD) nel sangue        Amiloidosi (7-10 anni) Tunnel carpale Cisti ossee   Progressivo   β2-microglobulina  ⇑⇑⇑⇑ β2-microglobulina   nel sangue (fattori favorenti sangue la concentrazione locale, come elemento critico)
  • 86. Concentrazione nel microambiente (la sede di deposito dipende dalla funzione fisiologica e dalle mutazioni) Complessazione con costituenti della matrice
  • 87. β-fibrillosi localizzate: Malattia di Alzheimer familiare (alterazioni simili anche nella S. di Down) Anatomia patologica: -Placche amiloidi -Grovigli neurofibrillari Esordio precoce (40-45 anni) o più spesso tardivo (> 65 anni)  exitus in 5-10 anni Mutazioni: -APP (proteina precursore amiloide- integrale di membrana – adesione, canali): nei siti di clivaggio proteasico  inibizione α- secretasiAβ4 formazione β-fibrille -Presenilina-1 (PS-1) favorisce l’alterazione del clivaggio di APPAβ4 -Presenilina-2 (PS-2) favorisce l’alterazione del clivaggio di APP e innesco apoptosi -ApolipoproteinaE (tre varianti alleliche  ApoE2, E3, E4): ApoE4 50-60% forme tardive iperfosforilazione Tau funge da chaperonina per Aβ4facilitazione formazione β-fibrille -α-1 antichimotripsina e α2-Macroglubulina
  • 89. Sviluppo dei Gomitoli Neurofibrillari (GN) La proteina Tau iperfosforilata neurone inibisce l’assemblaggio dei microtubuli e si autoassembla in doppi filamenti elicoidali all’interno dei neuroni proteina tau anomala La proteina tau e i (non doppi filamenti microtubuli mutata) elicoidali promuovono anche la formazione di placche neuritiche L’accumulo di I doppi GN fosfati nella filamenti proteina tau elicoidali si Il conduce alla accumulano neurone formazione di nel neurone e va producono i doppi filamenti elicoidali GN incontro a morte !
  • 90.
  • 91.
  • 92. β-fibrillosi localizzate: Malattie prioniche Prione : prion (acronimo di "PRoteinaceus Infective ONly particle"=particella infettiva solamente proteica) "agente infettivo non convenzionale" di natura proteica, apparentemente privo di acidi nucleici in quanto resistente a trattamenti in grado di degradarli ma sensibile alle proteasi. sono estremamente resistenti : una cottura a 360 °C per oltre un’ora (abbastanza per sciogliere il piombo) Radiazioni formaldeide, varechina diluita e acqua bollente risultano sensibili ai seguenti trattamenti: NaOCl 2% per 1h NaOH 2M + autoclave a 121°C per 30 min. formalina 98% per 1h I prioni sono attualmente considerati gli agenti delle encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE) dell'uomo e degli animali : UOMO: Malattia di Creutzfeldt-Jakob (MCJ, o CJD) nuova variante di MCJ (nvMCJ) malattia di Gertsmann-Straussler-Scheinker (MGSS) kuru insonnia familiare fatale (IFF)
  • 93. PRIONI Glicoproteina di 254aa, funzione non ben definita, lega il rame, espressa sulla superficie di varie cellule, soprattutto neuroni Forme delle proteine prioniche: 1) PrPres=proteina prionica resistente alle proteasi (perde solo 6-8-kD al N-term) o PrPsc=proteina della scrapie 2) PrPsen=proteina sensibile alle proteasi o PrPc=proteina cellulare Secondo il modello più accreditato la PrPc diviene patogena in seguito a un mutamento conformazionale indotto da: 1)un "prione infettante" 2)una mutazione genetica spontanea, trasformandosi in PrPres che agisce su altre PrPc con una reazione a catena Le PrPres perdono la loro funzione e tendono ad accumularsi nella sostanza grigia formando le placche amiloidi La PrPsc differirebbe dalla proteina naturale per la conformazione tridimensionale con acquisizione di conformazione a foglietti beta
  • 94. Malattia prionica: Trasmissione conformazionale ≈ Infezione + replicazione
  • 95.
  • 96. DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE ACCUMULO NEL CONNETTIVO DI MATERIALI DI VARIA NATURA CON ASPETTO TRASLUCIDO, VITREO, OMOGENEO I CONNETTIVI COLPITI DA IALINOSI APPAIONO OMOGENEI E NON HANNO STRUTTURA FIBRILLARE, MA GRANULARE LA IALINOSI, A DIFFERENZA DELL’AMILOIDOSI, CHE COMINCIA SEMPRE DAI VASI, PUO’ TROVARSI ANCHE LONTANO DA QUESTI NATURA ETEROGENEA DELLE SOSTANZA IALINA: MATERIALE GLICOPROTEICO FIBRINA, ALBUMINA, FRAMMENTI DI CELLULE, PROTEINE PLASMATICHE CARATTERISTICHE TINTORIALI AFFINITA’ PER L’EOSINA AFFINITA’ PER LA FUCSINA COLORATA IN ROSSO CON IL VAN GIESON
  • 97. DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE E’ FREQUENTE IN AMBITO PATOLOGICO: NEI TESSUTI CICATRIZIALI NEI PROCESSI INFIAMAMTORI CRONICI (ANCHE AR) NELLO STROMA DI ALCUNE FORME DI TUMORI (FIBROMI) NEI PROCESSI ARTERIOSCLEROTICI NELLA GLOMERULONEFRITE CRONICA FISIOLOGICA: PROCESSI REGRESSIVI DELLA PARETE DEI VASI DELL’UTERO DOPO LA GRAVIDANZA NEL CONNETTIVO CHE SOSTITUISCE I CORPI LUTEI SIA GRAVIDICI CHE MESTRUALI NEL CONNETTIVO PERIODONTALE
  • 98. DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE LA SOSTANZA IALINA E’ DI NATURA GLICOPROTEICA 70% sostanze affini al collageno 30% proteine plasmatiche LA MASSA PRINCIPALE DELLE PROTEINE (FINO AL 70%) E’ COSTITUITA DA MATERIALE AFFINE AL COLLAGENO) IL RESTO E’ FORMATO DA PROTEINE DI ORIGINE PLASMATICA LA PATOGENESI NON E’ ANCORA BEN CHIARITA: ↓ SEMBRA CHE LA SOSTANZA IALINA DERIVI DALLA PRECIPITAZIONE IN UN CONNETTIVO ALTERATO DI PROTEINE DEL SANGUE FILTRATE ATTRAVERSO VASI LESI
  • 99. DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE PATOGENESI PRECIPITAZIONE DI PROTEINE PLASMATICHE FILTRATE ATTRAVERSO LESIONI ENDOTELIALI IN UN CONNETTIVO ALTERATO INFILTRAZIONE PRODUZIONE LOCALE, A LIVELLO DEL CONNETTIVO DA PARTE DEL RE O ALTERAZIONE DEL CONNETTIVO PRESENZA DI C3B LEGATO AD AC. IALURONICO (ATTIVAZIONE C’ TRAMITE LA VIA ALTERNATIVA, A SEGUITO DELLA COMPLESSAZIONE CON AC. IALURONICO → AUTOAg?)
  • 100. DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE SEDE PIU ’ COLPITA : VASALE ARTERIOSA SOTTOENDOTELIALE CON RIDUZIONE DEL LUME MA CONSERVAZIONE DELL’INTIMA E DELLE FIBRE MUSCOLARI MILZA RENE CERVELLO LA DEPOSIZIONE DELLA IALINA E’ INVOCATO COME MOMENTO INIZIALE DELL’ARTERIOSCLEROSI
  • 101. DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE NEI GLOMERULI (IN CORSO DI ARTERIOSCLEROSI O DI GLOMERULONEFRITE) ↓ •LA IALINOSI COMINCIA IN CORRISPONDENZA DELLE MEMBRANE BASALI DELL’ENDOTELIO DEI VASI CAPILLARI •SI ESTENDE POI ALLA PARETE DEI PICCOLI VASI E AGLI SPAZI CONNETTIVALI •I DUE FOGLIETTI DELLA CAPSULA DI BOWMAN TENDONO A SALDARSI (SEMILUNE CARATTERISTICHE DELLA GN SUBACUTA) PRIMA IN UNA PARTE LIMITATA POI COMPLETAMENTE ↓ OBLITERAZIONE DELLO SPAZIO CAPSULARE - ATROFIA CELLULARE - I GLOMERULI SI TRASFORMANO IN MASSERELLE COMPATTE E OMOGENEE POI VANNO INCONTRO A FIBROSI
  • 102. DEGENERAZIONE IALINA CONNETTIVALE GLOMERULO NORMALE GLOMERULO CON IALINOSI MEDIA
  • 103. DEGENERAZIONE (NECROSI) FIBRINOIDE COMPARSA DI MATERIALE OMOGENEO, ALTAMENTE RIFRANGENTE, EOSINOFILO SOTTOFORMA DI FASCI CHE PRESENTA COMPOSIZIONE VARIABILE DEGERAZIONE IRREVERSIBILE DELLA SOSTANZA FONDAMENTALE DEL CONNETTIVO CHE SI FRASFORMA IN UN FINE RETICOLO DI MATERIALE EOSINOFILO CARATTERISTICHE TINTORIALI EOSINOFILIA PAS POSITIVITA’ COLORAZIONE ROSSO BRILLANTE CON IL METODO DI MALLORY
  • 104. DEGENERAZIONE (NECROSI) FIBRINOIDE - processi infiammatori cronici - nel granuloma reumatico SI RITROVA IN: - nelle lesioni tissutali di varie malattie autoimmuni (LES, PN, AR) - nello stroma di tessuti neoplastici - nell’ulcera peptica - nelle lesioni difteriche Costituzione della sostanza fibrinoide  Precipitazione di componenti della sostanza fondamentale *da parte di proteine basiche* derivanti da: - istoni di cellule necrotiche - granuli dei neutrofili in corso di processi flogistici - prodotti di degradazione della fibrina
  • 105. DEGENERAZIONE (NECROSI) FIBRINOIDE ORIGINE DEL MATRIALE NATURA TISSUTALE: NUCLEOPROTEINE NEL LUPUS NATURA EMATICA : GAMMA-GLOBULINE FIBRE COLLAGENE : LE FIRILLE PERDONO LA LORO CARATTERISTICA PERIODICITA’ , SI RIGONFIANO E SI TRASFORMANO IN UN AMMASSO OMOGENEO TRASFORMAZIONE DOVUTA AD INTERAZIONE DELLE FIBRE COLLAGENE CON MATERIALE DI NATURA TISSUTALE O EMATICA A DIFFERENZA DELLA IALINA LA FIBRINOIDE PORTA A DISTRUZIONE DELLA MEDIA, INTIMA ED AVVENTIZIA
  • 107. DEGENERAZIONE MUCOSA  Accumulo di mucopolisaccaridi (soprattutto ac. ialuronico) nel connettivo  In corso di molti processi patologici  Atrofia gelatinosa del tessuto adiposo (grasso subepicardico, midollo osseo e sottocutaneo in corso di gravi dimagramenti) per sostituzione trigliceridi con mucopolisaccaridi  Neoplasie:  polipi e papillomi, mixomi(tumore mucoide)  parotide  cisti mucose tendinee e sinoviali (anche nei fluidi con limiti funzionali)  mixedema (ipotiroidismo → ↑TSH → ↑ ac. Ialuronico e condroitinsolfato) (anche in corso di ipertiroidismo per aumento attività metabolica connettivale)  muscoli e miocardio
  • 108. MORTE CELLULARE FENOMENO complesso, caratterizzato da una SEQUENZA di EVENTI BIOCHIMICI e MORFOLOGICI SI RISCONTRA IN CIRCOSTANZE MOLTO DIVERSE: • REAZIONI DIFENSIVE - citotossicità dei LT e NK • DANNO TISSUTALE DA PERDITE CELLULARI CONSEGUENTI all’AZIONE di FATTORI LESIVI ESOGENI ED ENDOGENI • PROCESSO che si verifica nel normale SVILUPPO e CICLO VITALE DEI TESSUTI - rimodellamenti morfogenetici - processi ontogenetici - involuzioni tissutali - rinnovamento di cellule a rapido ricambio - controllo della risposta infiammatoria e immunitaria LA MORTE CELLULARE E' UN PROCESSO IRREVERSIBILE CHE EVOLVE SECONDO DUE MODALITA' BEN DEFINITE che hanno un diverso significato • MORTE CELLULARE PROGRAMMATA o APOPTOSI • NECROSI
  • 109.
  • 110.
  • 111. NECROSI ESPRESSIONE MORFOLOGICA della MORTE CELLULARE da DANNO IRREVERSIBILE, in gran parte conseguente alla DEGRADAZIONE ENZIMATICA delle strutture cellulari e della DENATURAZIONE delle PROTEINE CAUSE: sono distribuite in tutti i gruppi di classificazione eziologica ASPETTI MORFOLOGICI CELLULARI CITOPLASMA - ASPETTO OMOGENEO, EOSINOFILIA - LISI degli organuli citoplasmatici (RER, REL,lisosomi) - ASPETTO VACUOLIZZATO (vacuoli digestivi) - AUTOFAGIA - FIGURE MIELINICHE - DEPOSITI DI SALI DI CALCIO nelle cellule morte NUCLEO: dopo un addensamento reversibile della cromatina che forma aggregati a tessitura fine ai margini del nucleo, col progredire dell'irreversibità del danno si ha: - PICNOSI (diminuzione di volume) - SCOMPARSA DEL NUCLEO - CARIOLISI (dissolvimento) - CARIORESSI (frammentazione)
  • 112. MECCANISMI MOLECOLARI DELLA NECROSI 1) BLOCCO della SINTESI DI ATP 2) LA LESIONE delle MEMBRANE CELLULARI e degli ORGANULI e le loro alterazioni FUNZIONALI sono CRITICHE per L’IRREVERSIBILITA’ del danno 4) IL CALCIO E' UN IMPORTANTE MEDIATORE delle MODIFICAZIONI BIOCHIMICHE che PORTANO alla MORTE CELLULARE 3) IRREVERSIBILITA’ del DANNO MITOCONDRIALE 5) ATTIVAZIONE di PROTEASI (calpaine), FOSFOLIPASI, ENDONUCLEASI 6) MODERATI O FORTI SPOSTAMENTI del pH CELLULARE (autolisi, denaturazione proteica) 7) UN RUOLO FONDAMENTALE E' SVOLTO dalla LIBERAZIONE di RADICALI LIBERI DELL'OSSIGENO 8) ALTERAZIONI e BLOCCHI a LIVELLO TRASCRIZIONALE e TRADUZIONALE SONO SPESSO INCOMPATIBILI con la VITA CELLULARE
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  • 118. TIPI di NECROSI NECROSI COAGULATIVA PRECOCE DENATURAZIONE delle PROTEINE e loro COAGULAZIONE (DENATURAZIONE ENZIMI  BLOCCO della PROTEOLISI) Istologia - Masserelle eosinofile , senza nucleo, architettura del tessuto conservata - Detriti cellulari fagocitate da macrofagi infiammatori Eziologia - Ischemia, agenti tossici, stimoli fisici (ustioni), agenti batterici NECROSI COLLIQUATIVA Attivazione di ENZIMI LITICI con DISSOLUZIONE ENZIMATICA (colliquazione) della cellula) - autolisi (da enzimi lisosomiali) - eterolisi (da enzimi provenienti dall’esterno: neutrofili) Istologia: Rammolimento e liquefazione del tessuto con perdita dei contorni cellulari e dell’architettura tissutale Eziologia: - Ischemia cerebrale (autolisi diretta) - Batteri piogeni (eterolisi) Infiammazione purulenta (SUPPURAZIONE da batteri piogeni) (ASCESSO e EMPIEMA)
  • 119. NECROSI CASEOSA TIPICA AL CENTRO DI GRANULOMI dovuta a FENOMENI DI IPERSENSIBILTA’ CELLULO-MEDIATA Può evolvere in: - Persistenza e incapsulamento fibroso - Colliquazione e confluenza - Calcificazione - Cicatrizzazione STEATONECROSI: necrosi del tessuto adiposo Eziologia - Necrosi acuta pancreatica - Traumi (tessuto adiposo sottocutaneo mammella e vagina post partum) NECROSI GANGRENOSA alterazione ed estensione del tessuto necrotico dovuta a: 1) contaminazione batterica (Clostridi) GANGRENA UMIDA da contaminazione dal suolo o penetrati in seguito a traumi (Cl. prefringes, septicum, hystoliticum) GANGRENA GASSOSA Malattie sostenute da clostridi: - Carbonchio sintomatico (Cl. chauvoei) - Edema maligno (Cl.septicum,perfrimges,novyi) 2) rapida evaporazione
  • 120.
  • 121. NECROSI COAGULATIVA INFARTO DEL RENE INFARTO DEL MIOCARDIO
  • 124.
  • 125. APOPTOSI VIA DI MORTE INDOTTA IN OGNI CELLULA SINGOLARMENTE DA UN PROGRAMMA INTRACELLULARE FINEMENTE REGOLATO CHE CONDUCE ALLA DEGRADAZIONE DEL DNA E DELLE PROTEINE, PUR CONSERVANDO UNA MEMBRANA CITOPLASMATICA INTEGRA, MA MODIFICATA, AFFINCHE’ INDUCA LA FAGOCITOSI LA PERSISTENZA DELLA COMPARTIMENTALIZZAZIONE NON INDUCE REAZIONE FLOGISTICA COME ACCADE NELLA NECROSI TALORA COESISTE CON LA NECROSI CONDIVIDENDONE ALCUNI MECCANISMI
  • 126. APOPTOSI IN FISIOLOGIA oÈ una forma di “suicidio altruista”: spesso la cellula “si sacrifica” per il bene dell’intero organismo oLe modalità della morte sono finalizzate a evitare l’instaurarsi di fenomeni di INFIAMMAZIONE e di AUTOIMMUNITÀ oIl fatto che non dia luogo a fenomeni di infiammazione fa sì che la morte cellulare non sia avvertita dall’organismo (morte indolore) -SVILUPPO EMBRIONALE/FETALE E METAMORFOSI -INVOLUZIONE ORMONO-DIPENDENTE (MAMMELLA, ENDOMETRIO, ETC.) -NORMALE TURN-OVER TISSUTALEMANTENIMENTO OMEOSTASI -ONTOGENESI E OMEOSTASI DEL SISTEMA IMMUNITARIO -RISPOSTE IMMUNITARIE -PERDITA DEL CONTATTO CELLULA-CELLULA E CELLULA-STROMA
  • 127. APOPTOSI IN PATOLOGIA oPerdita cellulare in condizioni patologiche -STIMOLI DANNOSI (RADIAZIONI, TOSSICI, IPOSSIA LIEVE, UPR, ETC.) -VIRUS -PARENCHIMI DOPO OSTRUZIONE DI DOTTI ESCRETORI -PROGRESSIONE NEOPLASTICA -ALTERAZIONI MITOCONDRIALI RILEVANTI (INSIEME ALLA NECROSI) -ATROFIA ORMONE-DIPENDENTE -DEPRIVAZIONE DEI FATTORI DI CRESCITA -NEURODEGENERAZIONI
  • 129. MORFOLOGIA DELL’ APOPTOSI NECROSI APOPTOSI NECROSI APOPTOSI MEMBRANA MEMBRANA NUCLEARE NUCLEARE NORMALE APOPTOTICA (PORI (ADDENSAMENTO DISTRIBUITI) PORI)
  • 130. BIOCHIMICA ED EVIDENZIAZIONE DELL’ APOPTOSI si ione protea Attivaz APOPTOSI Dig e sti on e DN A ignals Es EAT-M
  • 132.
  • 133. MECCANISMI DELL’ APOPTOSI: VIA ESTRINSECA-RECETTORIALE e zion pr ote MORTE FLIP MORTE VITA
  • 135. MECCANISMI DELL’ APOPTOSI: VIA INTRINSECA-MITOCONDRIALE mancanza growth factors Le vie intrinseca ed estrinseca possono embricarsi
  • 136. MECCANISMI DELL’ APOPTOSI: VIA INTRINSECA-MITOCONDRIALE
  • 137. Anti-apoptotic proteins Pro-apoptotic proteins Bad Bax Bid Bcl-2 Bak Bcl-XL Bik Mcl-1 Bim Bcl-w Bmf Bok Puma
  • 138. MECCANISMI DELL’ APOPTOSI: FASE EFFETTRICE CISTEIN PROTEASI SU RESIDUI DI AC. ASPARTICO: CASPASI  CAD poly (ADP-ribose) polymerase family
  • 139. CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEI GENI DELL'APOPTOSI  SONO CONSERVATI NEL CORSO DELL'EVOLZIONE  RISPONDONO A PIÙ STIMOLI  APPARTENGONO A UNA DELLE SEGUENTI CATEGORIE: 1. recettori di membrana (Fas/APO1/CD95, TNF, TRIAL) 2. adattatori (FADD, APAF-1, ced-4) 3. modulatori (anti-apoptotici, come Bcl-2 e ced-9, pro- apototici come Bax e egl-1) 4. effettori (caspasi, endonucleasi, ced-3) 5. inibitori (CrmA, cFLIP, survivin…) 6. induttori (p53, c-myc, reaper) 7. della fagocitosi (flippasi)
  • 140. INIBITORI DELL’APOPTOSI  Possono essere di origine virale (CrmA)  Possono essere presenti naturalmente (c-FLIP) o essere indotti in cellule tumorali. Spesso si tratta di molecole “esca”: possiedono un dominio, es. DD, ma mancano dell’altro, es. DED e quindi competono con gli adattatori completi.  Altri inibitori (IAP, survivin) si legano alle caspasi, impedendone l’attivazione; sono a loro volta inattivati da un fattore di origine mitocondriale (Smac/DIABLO)
  • 141. INDUTTORI DELL’APOPTOSI  Alcuni induttori si attivano in base ad un “orologio interno” (es. reaper di Drosophila)  Altri si attivano quando la cellula percepisce uno scompenso tra segnali di proliferazione e momento in cui tali segnali vengono inviati (es. myc)  Altri ancora quando la cellula non riesce a compiere correttamente le tappe del ciclo cellulare a causa di danni al DNA (es. p53)  Agiscono determinando uno sbilanciamento tra modulatori anti- e pro-apototici a favore dei secondi.
  • 142. Modificazioni della superficie cellulare: esposizione della fosfatidilserina
  • 143. Molecole di superficie coinvolte nel riconoscimento delle cellule apoptotiche da parte dei macrofagi ↑
  • 144.
  • 146. Omeostasi cellulare e apoptosi L’omeostasi cellulare è frutto di un sottile equilibrio, finemente regolato, tra proliferazione e morte cellulare MOLTIPLICAZIONE NUMERO (MASSA) CELLULARE MORTE (MITOSI) (APOPTOSI) se in eccesso se in eccesso CANCRO/TUMORI DEGENERAZIONE/APLASIA se in difetto se in difetto Molte cellule sembrano contenere nel genoma un programma di suicidio, la cui soppressione è indispensabile per la continua sopravvivenza La soppressione del programma di suicidio si attua attraverso fattori e segnali esterni (fattori di sopravvivenza, attacco al substrato, ecc.) che determinano un controllo sociale delle cellule
  • 147. SINTESI DEI MECCANISMI DI INDUZIONE DELL’APOPTOSI
  • 149. FUNZIONI SVOLTE DALLE “PROTEINE DELLO STRESS” o “Heat shock proteins”
  • 150. Marcatura, da parte della ubiquitina, di catabolismo proteine Legame con gli istoni riparazione DNA Degradazione delle cicline controllo ciclo cellulare Modulazione recettori di membrana Svolgimento e riavvolgimento proteine mitocondriali Trasporto proteine nei vari compartimenti cellulari Assemblaggio proteine citoscheletriche “Rinaturazione” di proteine denaturate Induzione di termotolleranza Assemblaggio Ig Inattivazione recettori per ormoni tiroidei
  • 151. Possibili meccanismi cellulari di adattamento al danno Sintesi di “proteine dello stress “ Modificazioni del volume delle cellule (IPERTROFIA – IPOTROFIA) Modificazioni del numero delle cellule (IPERPLASIA – INVOLUZIONE) Modificazioni del differenziamento (METAPLASIA)
  • 152. ADATTAMENTO CELLULARE: ACCRESCIMENTO L’ACCRESCIMENTO DI UN ORGANO AVVIENE SECONDO MODALITA’ E LEGGI COSTANTI. LE DIMENSIONI RAGGIUNTE DIPENDONO DALLA ETA’ E DALLA SPECIE BIOLOGICA DI APPARTENENZA
  • 153. IPERTROFROFIE PSEUDOIPERFROFIE IPERTROFIE I. VERA IPERPLASIA
  • 154.
  • 155. L’appartenenza delle cellule ai tre tipi principali di tessuti (a cellule labili, stabili e perenni) comporta una diversa regolazione a livello del ciclo cellulare. COWDEY: Vegetative Intermitotiche Differenziate Reversibili Postmitotiche Fisse
  • 156.
  • 157. LE CELLULE SONO CONTINUAMENTE ESPOSTE A DIVERSI TIPI DI SEGNALI CHIMICI CHE NE DETERMINANO L’ATTIVITA’ SIA DAL PUNTO DI VISTA METABOLICO CHE PROLIFERATIVO.
  • 158. G. MAMMARIE FISIOLOGICHE UTERO MUSCOLI SCHELETRICI CUORE IPERTROFIE CUORE PATOLOGICHE VICARIANTI CONGENITE
  • 159.
  • 160. CAUSE DI IPERTROFIA FATTORI ORMONALI FATTORI CONGENITI AUMENTATA SOLLECITAZIONE FUNZIONALE
  • 161. IPERTROFIE CONGENITE GIGANTISMO IPERPLASIE CONGENITE MACROSOMIA FETALE I. LANGHRERANS IPERPLASIE COMPENSATORIE TIROIDE SURRENALI IPERTROFIE DI ORGANI CAVI INTESTINO
  • 162. IPERTROFIE DA AUMENTATA SOLLECITAZIONE FUNZIONALE O DA LAVORO IPERTROFIA MUSCOLARE NEGLI ATLETI MIOSINA LENTA SLOW SITUATE IN PROFONDITA’ TIPICHE DELLA POSTURA AUMENTANO NEGLI SPORTS ISOMETRICI O AEROBICI FIBRE C. KREBS MIOSINA VELOCE FAST ATP ATTRAVERSO GLICOLISI ANAEROBIA SITUATE IN SUPERFICIE IPERTROFIA NEGLI SPORTS ISOTONICI O ANAEROBICI
  • 163.
  • 164. IPERTROFIA DEL MIOCARDIO FISIOLOGICA PATOLOGICA GENERALMENTE COLPISCE I VENTRICOLI SOVRACCARICO DI PRESSIONE VENTRICOLARE SINISTRA SOVRACCARICO DI VOLUME
  • 165. SOVRACCARICO DI PRESSIONE : AUMENTA LA FORZA CHE DEVONO VINCERE LE CELLULE DEL MIOCARDIO DURANTE L’ACCORCIAMENTO SISTOLICO S.P. = PR/2h FISIOLOGICA ATLETI IVS IPERTENSIONE PATOLOGICA ETA’ OBESITA’
  • 166. IVS NEGLI ATLETI SOVRACCARICO VOLUME : IL PRECARICO SPORTS ISOTONICI PER AUMENTO DELLA GITTATA SISTOLICA E DELLA PORTATA DUPLICAZIONE IN SERIE DEI SARCOMERI CON ALLUNGAMENTO DELLE FIBRE E DILATAZIONE DELLA CAVITA’ VENTICOLARE IPERTROFIA ECCENTRICA
  • 167.
  • 168. IVS NEGLI ATLETI SOVRACCARICO PRESSIONE : IL POSTCARICO AFTERLOAD SPORTS ISOMETRICI AUMENTO DELLE RESISTENZE PERIFERICHE CON SOVRACCARICO DI PRESSIONE DUPLICAZIONE IN PARALLELO DELLE MIOFIBRILLE CON ISPESSIMENTO DELLA PARETE. LA CAVITA’ RIMANE NORMALE IPERTROFIA CONCENTRICA
  • 169.
  • 170.
  • 171. CAUSE PATOLOGICHE DI IPERTROFIA CARDIACA -Ipertensione -Obesità -Difetti valvolari (stenosi, insufficienze) -Malattie congenite -Cardiomiopatie ipertrofiche ed ipertrofico-dilatative LIMITI DELL’UTILITA’ FUNZIONALE DELLE IPERTROFIE Superficie ∝ r2 Volume ∝ r3
  • 173. IPERTROFIA DA LAVORO DEL CUORE E’ REVERSIBILE SE RIMOSSA LA CAUSA : IL VOLUME RITORNA LENTAMENTE ALLA NORMA E’ UNA IPERTROFIA VERA FIBRA MUSCOLATRE AUMENTA DI CIRCA 3 VOLTE IL NUCLEO AUMENTA MOLTISSIMO IL LETTO CAPILLARE NON AUMENTA IN PROPORZIONE SQUILIBRIO FRA RETE CAPILLARE E PARENCHIMA DA NUTRIRE
  • 174. LA FIBRA IPERTROFICA E’ MALNUTRITA E’ IN GRADO DI SVOLGERE LE SUE FUNZIONI IN FASE DI RIPOSO, MA RESISTE MENO DURANTE GLI SFORZI L’IPERESPRESSIONE PROTEICA CHE CONDUCE AD IPERTROFIA PRODUCE PROTEINE NON DEL TUTTO NORMALI CHE HANNO FUNZIONALITA’ RIDOTTA NEL MECCANISMO DI CONTRAZIONE NELL’IPERTROFIA CARDIACA SI VERIFICA UN AUMENTO PROGRESSIVO DEI FENOMENI APOPTOTICI: PERIDITA DEGLI ELEMENTI CONTRATTILI SI PRODUCE ANCHE UN’ALTERAZIONE DEI POTENZIALI DI MEMBRANA : AUMENTA L’INCIDENZA DELLE ARITMIE
  • 175. I SEGNI DELL’ANOSSIA E DELLA MALNUTRIZIONE COMPAIONO IN FORMA DI INSUFFICIENZA CARDIACA NEL TEMPO SI MANIFESTANO PROCESSI REGRESSIVI FINO ALLA NECROSI: IL TESSUTO MORTO E’ SOSTITUITO DA T. FIBROSO, QUINDI IL CUORE IPERTROFICO APPARE COME CUORE FIBROTICO
  • 176. IPERTROFIE COMPENSATORIE DA STIMOLI MECCANICI DA LAVORO CHIMICO I. COMPENSATORIA O VICARIANTE ORGANI A MUSCOLATURA LISCIA DOVE UN AUMENTO DEL LAVORO CONTRATTILE ORGANI PARI IN PORTA AD UN AUMENTO DEL SEGUITO ALLA V. DELLE FIBRE ASPORTAZIONE DI UNO DI ESSI ESOFAGO INTESTINO RENE VESCICA MIDOLLO EMOPIETICO FEGATO
  • 177. IPERTROFIE DA CAUSE ORMONALI GHIANDOLE : ORGANI : TIROIDE ACROMEGALIA CORTECCIA SURRENALE UTERO IPOFISI G. MAMMARIE
  • 178. EZIOPATOGENESI E REVERSIBILITA’ DELLE IPERTROFIE ADATTAMENTO ANATOMICO E FUNZIONALE AD UNO STIMOLO CHE PERMANE FINO AL PERMANERE DELLO STIMOLO STESSO AUMENTO PROCESSI OSSIDATIVI AUMENTO ACIDI NUCLEICI AUMENTO SINTESI PROTEICA AUTOFAGIA ED APOPTOSI SONO RESPONSABILI DEL RITORNO ALLA NORMA DOPO LA CESSAZIONE DELLO STIMOLO IPERTROFICO
  • 180. ATROFIA = riduzione acquisita nelle dimensioni delle cellule, dei tessuti o degli organi. IPOPLASIA = situazione congenita di deficitario sviluppo di un organo o tessuto APLASIA = mancato sviluppo di un organo o tessuto INVOLUZIONE = riduzione fisiologica del volume di organi ATRESIA = imperforazione congenita CAUSE DI ATROFIA - Ridotta funzione (atrofia da disuso) - Iponutrizione (atrofia da digiuno- da inanizione generale) - Ridotta irrorazione (da ischemia cronica – da inanizione locale) - Pressione locale (atrofia da compressione) - Occlusione dei dotti escretori - Effetti ormonali - Invecchiamento (atrofia senile) - Denervazione
  • 181. IPOTROFIA ALTERAZIONE DEL VOLUME DI UN ORGANO PER DIMINUZIONE DEL VOLUME O DEL NUMERO DELLE CELLULE ATROFIA VOLUMETRICA ATROFIA (autofagia, idrolasi lisosomiali) NUMERICA (apoptosi) CELLULE STABILI CELLULE LABILI
  • 182. AUTOFAGIA Il termine deriva dal greco e significa “mangiare sé stessi” E’ un processo di auto-degradazione lisosoma-mediato Esistono tre tipi di autofagia: macro-, micro-autofagia e autofagia chaperone-mediata Nella microautofagia porzioni di citosol vengono sequestrate e degradate direttamente dai lisosomi L’autofagia chaperone-mediata richiede il riconoscimento di proteine lisosomiali da parte di (heat shock protein) Hsp70 e Hsp73 E’ il principale meccanismo di regolazione del turnover di elementi citosolici e Organelli, ma è anche indotta rapidamente da stimoli quali la starvation e la deprivazione di fattori di crescita
  • 183.
  • 184. DIFFERENZIAZIONE SVILUPPO FISIOLOGICHE INVOLUZIONI SENILI ATROFIE PATOLOGICHE
  • 185. ATROFIE FISIOLOGICHE RIMODELLAMENTO ARCHI AORTICI PRIMA DELLA DOTTI WOLFF E MULLER NASCITA ATROFIA DIFFERENZIAZIONE APPENDICE SVILUPPO TIMO DOPO LA UTERO DOPO MENOPAUSA NASCITA INVOLUZIONI SENILI
  • 186. ATROFIA SENILE DEL CERVELLO S. Di Werner: S. Hutchinson-Gilford: Mutazione elicasi Mutazione genen Lamina A della membrana nucleare
  • 187. INANIZIONE A. DEGENERATIVE – INFIAMM. A. DA DENERVAZIONE ATROFIE PATOLOGICHE COMPRESSIONE IPOFUNZIONE DA CAUSE CHIMICHE E FISICHE
  • 188. ATROFIE DA INANIZIONE IN RAPPORTO A DIMINUZIONE O SOSPENSIONE DELLA NUTRIZIONE TESSUTO ADIPOSO MUCOSE STOMACO E INTESTINO TESSUTO LINFATICO FEGATO CUTE TESSUTO MUSCOLARE
  • 189. ATROFIE DA INANIZIONE LOCALE EXTRAVASCOLARI INTRAVASCOLARI COMPRESSIONE TROMBOSI EMBOLIE ENDOARTERITI TUMORI INFIAMMAZIONE ESSUDATI CORPI ESTRANEI
  • 192. ATROFIA DELLA TIROIDE NELLA TIROIDITE DI HASHIMOTO (malattia autoimmunitaria)
  • 193. METAPLASIA = sostituzione di un tessuto differenziato di un certo tipo con un tessuto differenziato di tipo diverso. In teoria  ogni cellula possiede un patrimonio genetico completo per cui potrebbe trasformarsi in qualsiasi altro tipo di cellula In pratica  nei mammiferi adulti la metaplasia può avvenire soltanto fra tessuti epiteliali oppure soltanto fra tessuti mesenchimali METAPLASIA EPITELIALE (frequente negli epiteli di rivestimento) - metaplasia squamosa - leucoplachia - metaplasia ghiandolare METAPLASIA CONNETTIVALE - m. ossea del tessuto connettivo - m. condroide - m. mixoide - m. del tessuto adiposo
  • 194.
  • 195. Letture consigliate www.pubmed.org Pontieri “Patologia Generale” Piccin Nuova Libraria S.p.A. Robbins “Le basi patologiche delle malattie” 7.a Ed. Elsevier Italia Rubin “Patologia” 2006 Casa Editrice Ambrosiana