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IL PAESAGGIO NELL’ARTE
PROTAGONISTA E COMPRIMARIO
La percezione del paesaggio ci comunica dello spazio
del luogo - del tempo – degli elementi naturali e del costruito.
Ponendoci una serie di domande che attivano le curiosità del sapere
concorrendo a definire l’universo della cultura.
Aratura a Nevers -Rosa Bonheur, 1849
Nella sua "Storia della bellezza", Umberto Eco ha provato a convincerci che ogni
epoca storica ha avuto la propria idee di bellezza basata sulla cultura del tempo.
Dalla metà del ventesimo secolo gli studiosi tendono ad interpretare l'arte in
termini del contesto storico e culturale della sua produzione;
una sorta di nature versus nurture.
Vista dal monte Holyoke Northampton-Thomas Cole
nature versus nurture riguarda l'importanza relativa delle qualità innate di un
individuo ("natura" cioè nativism, o Innatismo) versus esperienze personali
("nurture" cioè empirismo o comportamentismo) nel determinare o causare le
differenze individuali nei tratti fisici e di comportamento.
Isaac Ilitch Levitan – Autunno dorato,1895
Per millenni dall’età preistorica, si è
compiuto il lungo processo di sviluppo e diffusione degli insediamenti abitativi,
senza sostanziali alterazioni
della conformazione “naturale” del territorio.
La limitatezza degli interventi operati dall’uomo, sul paesaggio, si spiega considerando la
relativa modestia degli insediamenti stabili e la marginale incidenza
delle pratiche agricole sul contesto ambientale.
Anche se alcune civiltà arrivarono a modificare in misura significativa alcuni caratteri del
territorio posto sotto il loro diretto controllo, si trattò comunque di situazioni
sempre circoscritte a un comprensorio locale, non estese su vasta scala e in genere
prive di una pianificazione che oltrepassasse la ristretta dimensione regionale.
G. Fattori-Riposo in Maremma
Solo in epoca romana si realizzarono interventi profondi e di più ampia portata,
con i quali si iniziò a connotare in maniera sostanziale
il paesaggio naturale e, soprattutto, a considerarlo in stretta relazione alle esigenze
e alle necessità dell’insediamento umano.
« In tutte queste cose che si hanno da fare devesi avere per scopo
la solidità, l'utilità, e la bellezza. » Vitruvio
Appia Antica - Roma - Acquedotto
Il forte processo di inurbamento delle popolazioni seguito alla fondazione
di nuove città determinò cambiamenti radicali nella vita economica e sociale
di queste regioni, mutamenti che ebbero modo di ripercuotersi in maniera
significativa anche sulla struttura stessa del territorio.
Ponte del Gard-17 a.C.
Cambia significativamente anche la percezione della natura da parte degli artisti
che cominciarono ad interpretare i singoli elementi come soggetto slegato dalla
realtà, riproducendoli in senso allegorico e propiziatorio .
Tomba di Nakht-Tebe, 139 a.C
L'esempio più antico di
pittura romana di
giardino lo troviamo
negli affreschi del
ninfeo sotterraneo della
villa di Livia, dove viene
ricreata con accurata
precisione una varietà
di piante (23 specie) e
di uccelli ( 69 varietà)
Generalmente si ritiene che Il primo medioevo abbia eliminato dai
manufatti artistici l’immagine del paesaggio,
lasciando che una patina dorata facesse da fondale alle iconografie
religiose, dai mosaici
ravennati alle pale d’altare dei pittori pregiotteschi.
Non mancano tuttavia esempi significativi anche se fortemente simbolici
di paesaggio.
Ravenna-Basilica di San Vitale
Nel secondo medioevo una ridefinizione “simbolica” del paesaggio,
volutamente rinunciataria della rappresentazione realistica, accentua l’abissale
distanza tra i valori eterni del divino e quelli effimeri dell’umano:
non ritrae la mutevole realtà, ma l'eterno ideale.
Palazzo dei Normanni-stanza di Ruggero
Con la Scuola Senese del primo trecento si riscopre la bellezza
dello spazio aperto all’umano godimento, ad opera di Simone Martini riaffiora la
rappresentazione pressoché realistica del paesaggio medioevale.
Nel celebre affresco “Guidoriccio da Fogliano”
ritroviamo una veduta che mette a confronto un nucleo insediativo fortificato
ed un territorio aperto
esaltato nelle sue caratterizzazioni morfo-geologiche.
Ambrogio Lorenzetti negli affreschi
“Effetti del buono e del cattivo governo”
conferisce al paesaggio urbano un ruolo protagonistico e significativamente
documentario, esaltandone le valenze di ambientamento di vita dalle reali
proporzioni.
Negli affreschi di Lorenzetti si vede l’opposizione drammatica tra la ricerca del benessere
proprio (origine di ogni violenza ) e la tensione al bene comune, che mentre realizza una
convivenza armonica, salva l’io, conservandone le dimensioni proprie, non riconducibili
a un piccolo possesso, sproporzionato al suo animo.
Nell’Europa centro settentrionale
saranno i maestri fiamminghi
Hubert e Jan van Eych
ad inaugurare il nuovo corso della
rappresentazione paesistica che,
dal meticoloso disegno
miniaturistico approderà
all’esaltazione cromatica della
luminosità attraverso l’impiego
della pittura ad olio.
Polittico di Gand 1432 (particolare)
Albert Dǖrer
completerà il ciclo di
rappresentazione
realistico intuitiva,
del paesaggio
fiammingo
inaugurato da
Jan van Eyck,
con la meticolosa
definizione dei suoi
acquerelli topografici.
Di grande rilievo, nella cultura paesaggistica del Rinascimento,
l’opera di Giovanni Bellini, dotato di una straordinaria sensibilità nel cogliere i
movimenti della luce solare nelle diverse ore del giorno, ne seppe magistralmente
catturare gli effetti cromatici a piena esaltazione dell’ambiente rappresentato.
Orazione nell orto-Giovanni Bellini
Antonello da Messina
Nella Crocifissione di Anversa, lo
sfondo è composto da un paesaggio
con uno specchio d’acqua che si
perde in lontananza, popolato da
numerosi animali e tracce della
presenza umana, come le rovine di un
edificio antico, un castello, delle mura
abbandonate. Si tratta di richiami al
mondo classico che all'epoca erano
frequenti nelle rappresentazioni
dell'Italia settentrionale, mentre l’
iconografia proviene da modelli
nordici.
Il paesaggio potrebbe essere ispirato
dalla reale visione dello stretto di
Messina ripreso dalle colline della
valle del torrente Camaro, che
sfociava nello stretto.
Resurrezione
Nel celebre dipinto
realizzato da Piero della
Francesca per il Palazzo dei
Conservatori (attuale
Museo Civico di
Sansepolcro.
Il paesaggio immerso nella
luce dell’alba ha una valenza
simbolica: il contrasto tra gli
alberi spogli alla destra del
Cristo e gli alberi frondosi
alla sua sinistra vuole
significare il rinnovamento
dell’umanità attraverso la
luce della Resurrezione.
Ritratto di Battista Sforza
Il punto di fuga della
rappresentazione, a “volo
d’uccello”, si trova sulla Rupe di
Pietracuta.
Battista era particolarmente legata
a quel luogo poiché nel 1462,
sorpresa da un improvviso inverno,
soggiornò al castello sopra la Rupe.
Piero della Francesca, quindi, non
avrebbe potuto scegliere luogo
simbolicamente più idoneo per
rappresentare il fondale del ritratto
della Duchessa.
Dalla Rupe, Piero abbraccia un
territorio molto esteso che,
risalendo il fiume Marecchia sfuma
lentamente fino alle cime della
confinante Toscana,
restituendoci corrispondenze
paesaggistiche sorprendenti.
Una nuova concezione della rappresentazione realistico scientifica
del paesaggio “di sfondo” lo troviamo nelle sperimentazioni di
Antonio Benci (detto il Pollaiolo) che supera il realismo intuitivo
di derivazione Fiamminga
per consolidare quello scientifico del Rinascimento Italiano.
Ratto di dejanira Antonio del Pollaiolo 1480
Leonardo da Vinci , con il "primo disegno di puro paesaggio" dell'arte occidentale,
trattato cioè con dignità autonoma, e svincolato dal soggetto sacro o profano.
Introduce innovazioni anche nella rappresentazione prospettica e
realistico scientifica del paesaggio .
Leonardo da Vinci
paesaggio con fiume
1473
Mantegna ci mostra il virtuosismo delle rappresentazioni prospettiche che
impiegò soprattutto nelle vedute paesaggistiche che fanno da sfondo alle
rappresentazioni sacre proposte con monumentale enfasi, pur nella loro
realistica definizione.
Pala di San Zeno
a Verona
Giorgione
Tramonto 1505
Giorgione è ritenuto il maestro della svolta nella rappresentazione iconografico
paesaggistica veneta , dove il colore struttura la composizione, raffigurando, come
scrive il Vasari. “le cose vive e naturali...senza far disegno”.
Giorgione-La Tempesta
Dove alcuni vedono la
tempesta come la
manifestazione della
potenza e la vendetta di un
Dio, altri vedono solo la
forza della natura. La natura
è indiscriminata, non
giudica, non cerca di punirti.
È in grado di distruggere, ma
non è il caso di preoccuparsi
per questo; è
semplicemente il senso delle
cose e nessun uomo può
indurre un fulmine a non
colpirlo con la preghiera, con
la devozione o con qualsiasi
altra azione analoga.
Tiziano sviluppò la pittura di tono, sulla quale si fondava il nuovo corso di
rappresentazione paesaggistica della scuola veneta, ma guardò anche alle
innovazioni introdotte da Mantegna, Durer e Raffaello,
nella realistica definizione dei paesaggi “di sfondo”.
Tiziano - Concerto campestre
I suoi paesaggi, nella rappresentazione di scene
mitologiche, diventano evocativi e celebrativi, quasi sconfinando nel
fiabesco, immersi in un clima surreale che sarà fonte di ispirazione alla
rappresentazione manieristica e barocca.
Tre età dell’uomo-Tiziano, 1512
Raffaello,
nella realistica definizione dei
paesaggi “di sfondo”.
Pone i protagonisti della
scena ( la Vergine Maria, Gesù
Bambino e San Giovanni
Battista) in un paesaggio
naturale, con uno scorcio di
un fiume e qualche albero.
Mentre la Vergine è seduta
sulle rocce, i due bambini
giocano.
Allusione al proverbio fiammingo "nessun aratro si ferma perché muore un uomo". Il tema
stesso del dipinto, quello più profondo, sembra ispirarsi a questa massima, leggibile in
chiave didascalica, ma anche politica: per quanto si stia verificando un evento di importanza
eccezionale, la vita e le fatiche degli uomini comuni
proseguono senza stravolgimenti.
Icarus
Pieter Bruegel
il Vecchio
1558
Fienagione - 1565
Il dipinto ha il ritmo e l’allegria della festa campestre, Il punto di vista dall’alto verso il
basso mette in evidenza gli straordinari valori paesaggistici che Bruegel originario delle
Fiandre, regione quasi totalmente pianeggiante, ha ricevuto nell’attraversamento delle
alpi durante un suo viaggio in Italia. La memoria delle vette e dei picchi rocciosi prende
forma in immagini dove realtà e fantasia si mescolano in modo suggestivo.
E’ il paesaggio «ideale» per eccellenza: ogni elemento è accuratamente selezionato
ma reso in una sintesi pittorica che trascura il singolo dettaglio; la costruzione è
razionale ma genera un effetto di grande naturalezza. Annibale inventa un
linguaggio assolutamente moderno, guarda alla campagna romana con occhi
nuovi, distante dai descrittivi ricordi di viaggio propri dei pittori fiamminghi,
rappresenta la natura non quale è ma quale “dovrebbe essere”
Fuga in Egitto
I paesaggi, nelle opere del Domenichino sono caratterizzati da un’apertura spaziale che
l’occhio coglie nella sua interezza, senza che la profondità venga scandita da quinte
teatrali e prospettiche. Un nuovo modo di interpretare il paesaggio che influenzerà la
visione spaziale di numerosi artisti a partire da Poussin.
Erminia tra i pastori
Il ritorno all’antichità classica, nel Seicento, significa rifarsi a quegli ideali di equilibrio,
di ordine e di misura che sono l’essenza stessa dell’idea di “classico”. Il “vero” e il
“naturale”, pur rimanendo i presupposti della rappresentazione, per i classicisti
devono essere subordinati al filtro dell’idea, che consiste nella capacità dell’artista di
conferire perfezione a ciò che è imperfetto, ordine al caos, bellezza al deforme. Il
processo di imitazione idealizzante diviene il cardine della rappresentazione artistica;
il fine di quest’ultima è quello di selezionare il meglio della natura, comunicando un
senso di bellezza e di delizia meglio di quanto possa fare la natura stessa.
Paesaggio con un uomo ucciso da un serpente
Con l’idea del giardino inglese che secondo William Kent, architetto capo dei giardini
reali, doveva essere l’opposto del giardino all’italiana, ovvero doveva ricreare paesaggi
irregolari, movimentati, “fit for the pencil of Salvator”. Così la pittura di Rosa ebbe
fortuna, esaltata dai sostenitori del pictoresque gardening. Tale idea di una natura non
forzata dall’uomo si collegava perfettamente all’idea del Sublime di Burke e i paesaggi
del Salvator Rosa, in cui l’uomo non è che una piccola apparizione in mezzo ad una
natura soverchiante, divennero modello del paesaggio romantico.
Nel Settecento il paesaggio si espresse nelle forme idealizzate, di ispirazione classica. Il
sentimento del luogo settecentesco ha creato una varietà di invenzioni, di capricci, di
ricostruzioni sceniche, di vedute ideate, in cui l'artista si appagava e si commuoveva. La
corrente estetica del vedutismo artificioso sollecitava l'immaginario e coincideva con il
gusto dello spettacolo in sé: cogliere dal vero quanto serve a trasferire l'immagine nel
sentire interiore.
Canaletto-Il Bacino di San Marco verso est
Secondo i romantici,
l'infinito genera nell'uomo
un senso di terrore e
impotenza, definito
sublime, che non sono
tuttavia recepiti in modo
violento, tali da deprimere il
soggetto, ma al contrario
l'incapacità e la paralisi nei
confronti dell'assoluto si
traduce nell'uomo in un
piacere indistinto, dove ciò
che è orrido, spaventevole e
incontrollabile diventa
bello.
La natura è stato un soggetto assai caro agli artisti dell'Ottocento: C.D. Friedrich, si
interessava a scoprire il lato mistico, simbolico, visionario della natura e a trovarvi
la potenza imperiosa che spaventa e atterrisce l'uomo. Constable, invece, si accostò
alla natura con animo diverso, preoccupandosi piuttosto di scoprirvi angoli
piacevoli ed accoglienti, in cui gli elementi naturali e quelli artificiali coesistono
armonicamente, confrontandosi in un sereno equilibrio.
John Constable
Il carro di fieno
Turner si servì di figure umane in molti dei suoi dipinti, da un lato per mostrare il
suo amore per l'umanità (indicative le frequenti scene di persone che bevono,
festeggiano o lavorano ritratte in primo piano), dall'altro per evidenziare la
vulnerabilità e la volgarità dell'umanità al confronto con la suprema natura del
mondo, una natura che ispira soggezione, di una selvaggia grandiosità, un mondo
naturale che l'uomo non può dominare, segno evidente del potere di Dio
La valle di Ashburnham- W.Turner
Gustave CourbetIl bello è nella
natura, e si incontra
nella realtà sotto le
forme più diverse.
Non appena lo si
trova, esso
appartiene all'arte o
piuttosto all'artista
che sa vedervelo. Il
bello, come la verità
è una cosa relativa al
tempo in cui si vive
ed all'individuo atto
a concepirlo.
L'espressione del
bello è in
proporzione diretta
alla potenza di
percezione acquisita
dall'artista.
Camille Corot – Volterra 1834
La decisa intenzione del pittore di trascrivere la realtà come si presenta allo sguardo
dell'osservatore, senza abbellimenti o riferimenti letterari, traspare sempre più
prepotente nelle opere di Corot, attraverso lo studio realistico della luce, la solida
costruzione plastica e la semplicità della composizione; per fissare l’attimo significativo e,
come sosteneva Corot , «mai perdere la prima impressione che ci ha commossi».
Per Cesanne il paesaggio è armatura, struttura e quindi durata, e intorno alla sua
montagna Sainte -Victoire i pini storniscono appena alla luce tremula del meriggio per
meglio sottolineare il tempo lungo, se non l’eternità, dell’architettura dei calcari che il
pittore mette in evidenza quasi come farebbe un geologo. Non più comunione o
effusione, bensì ricerca delle leggi comuni all’oggetto e al soggetto che lo osserva.
Nella metà del XIX secolo, il paesaggio diventa un genere preponderante ; attratti
in un primo tempo dalla foresta e dai sottoboschi, gli artisti, affascinati dallo studio
delle vibrazioni luminose, hanno una naturale propensione per il mare. La costa
normanna - facilmente raggiungibile in treno -, con i suoi "soli bagnati" ed i suoi
"cieli offuscati", con una luce che muta di continuo, affascina in modo particolare i
pittori e li spinge a studiarne una trascrizione pittorica.
Claude Monet –
"Burrasca a Etretat"
Nel 1862, Boudin inaugura un tema particolare, quello delle spiagge di Deauville e
Trouville affollate da una moltitudine di persone eleganti e spensierate. Ricorrendo ad
una pennellata leggera e rapida, l'artista raffigura le vibrazioni luminose e riproduce il
lato effimero di una ventosa giornata d'estate. L'artista dedica all'" incantevole vista
delle nubi" evanescenti una serie di studi eseguiti a pastello molto ammirati da Charles
Baudelaire che parla della sua "collezione di cieli"
Boudin – Deauville
"Sono rapito da questo paesaggio selvaggio, il mare è incredibilmente bello e circondato da
scogliere fantastiche ; sono estasiato da questo paesaggio infinito, soprattutto perché mi
costringe ad andare oltre a ciò che facevo abitualmente mentre raffiguravo la Manica.
L'Oceano, però, è tutta un'altra cosa", scrive Claude Monet, da Belle-île, all'amico Gustave
Caillebotte. Ogni tipologia di mare ha le sue specifiche caratteristiche che comportano una
trasformazione dello stile e delle equivalenze pittoriche.
Claude Monet – Scogliera di Etretat
Van Gogh – Campi di grano
Nella pittura di Van Gogh in Provenza troviamo una variegata gamma di verdi per i campi,
ocre per le foglie e le case, e sopra di esse modellate in azzurro/viola le montagne e in un
verde/giallo il cielo, formando un lieve contrasto di colori complementari, che prosegue
nel breve passaggio di toni che conduce al meraviglioso anti naturalismo degli alberi. A
questo dunque aveva condotto Van Gogh il paesaggio impressionista. Scavare con un
colore che non rappresentava ormai quasi più il visibile, ma si addentrava tra le più
graffiate profondità dell’anima lacerata, dove insieme si consumano il tempo e il destino.
Il fauvismo anticipa il passaggio fra la pittura figurativa e la pittura del XX secolo, che cerca
di superare l’arte figurativa per tentare di uscire dai limiti del realismo. La natura si
propone come il riflesso dell’irrazionale tentativo di sfuggire alle regole fisiche del visibile,
per approdare ad una coscienza interiorizzante dell’essere.
Derain
Si conclude, con l’intento di affrontare in un altro ambito il paesaggio nell’arte
del novecento e contemporanea, la nostra breve indagine nella storia dell’arte,
delle testimonianze dall’epoca romana fino all’arte del ‘900: espressioni diverse
che hanno come tema comune la rappresentazione del paesaggio, trattato, nel
corso dei secoli, come dato oggettivo, simbolico (religioso o laico) , oppure come
stato d’animo.
Alberto Burri - Il grande cretto di Gibellina
PRESENTAZIONE
a cura di
ANTONIO CURRELI
«La gente con lo
sguardo innocente non
ha difficoltà a vederci
chiaro…».
Max Ernst
Jules Bastien-Lepage-Fienagione - 1877

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Il paesaggio nell’ arte

  • 2. La percezione del paesaggio ci comunica dello spazio del luogo - del tempo – degli elementi naturali e del costruito. Ponendoci una serie di domande che attivano le curiosità del sapere concorrendo a definire l’universo della cultura. Aratura a Nevers -Rosa Bonheur, 1849
  • 3. Nella sua "Storia della bellezza", Umberto Eco ha provato a convincerci che ogni epoca storica ha avuto la propria idee di bellezza basata sulla cultura del tempo. Dalla metà del ventesimo secolo gli studiosi tendono ad interpretare l'arte in termini del contesto storico e culturale della sua produzione; una sorta di nature versus nurture. Vista dal monte Holyoke Northampton-Thomas Cole
  • 4. nature versus nurture riguarda l'importanza relativa delle qualità innate di un individuo ("natura" cioè nativism, o Innatismo) versus esperienze personali ("nurture" cioè empirismo o comportamentismo) nel determinare o causare le differenze individuali nei tratti fisici e di comportamento. Isaac Ilitch Levitan – Autunno dorato,1895
  • 5. Per millenni dall’età preistorica, si è compiuto il lungo processo di sviluppo e diffusione degli insediamenti abitativi, senza sostanziali alterazioni della conformazione “naturale” del territorio. La limitatezza degli interventi operati dall’uomo, sul paesaggio, si spiega considerando la relativa modestia degli insediamenti stabili e la marginale incidenza delle pratiche agricole sul contesto ambientale. Anche se alcune civiltà arrivarono a modificare in misura significativa alcuni caratteri del territorio posto sotto il loro diretto controllo, si trattò comunque di situazioni sempre circoscritte a un comprensorio locale, non estese su vasta scala e in genere prive di una pianificazione che oltrepassasse la ristretta dimensione regionale. G. Fattori-Riposo in Maremma
  • 6. Solo in epoca romana si realizzarono interventi profondi e di più ampia portata, con i quali si iniziò a connotare in maniera sostanziale il paesaggio naturale e, soprattutto, a considerarlo in stretta relazione alle esigenze e alle necessità dell’insediamento umano. « In tutte queste cose che si hanno da fare devesi avere per scopo la solidità, l'utilità, e la bellezza. » Vitruvio Appia Antica - Roma - Acquedotto
  • 7. Il forte processo di inurbamento delle popolazioni seguito alla fondazione di nuove città determinò cambiamenti radicali nella vita economica e sociale di queste regioni, mutamenti che ebbero modo di ripercuotersi in maniera significativa anche sulla struttura stessa del territorio. Ponte del Gard-17 a.C.
  • 8. Cambia significativamente anche la percezione della natura da parte degli artisti che cominciarono ad interpretare i singoli elementi come soggetto slegato dalla realtà, riproducendoli in senso allegorico e propiziatorio . Tomba di Nakht-Tebe, 139 a.C
  • 9. L'esempio più antico di pittura romana di giardino lo troviamo negli affreschi del ninfeo sotterraneo della villa di Livia, dove viene ricreata con accurata precisione una varietà di piante (23 specie) e di uccelli ( 69 varietà)
  • 10. Generalmente si ritiene che Il primo medioevo abbia eliminato dai manufatti artistici l’immagine del paesaggio, lasciando che una patina dorata facesse da fondale alle iconografie religiose, dai mosaici ravennati alle pale d’altare dei pittori pregiotteschi. Non mancano tuttavia esempi significativi anche se fortemente simbolici di paesaggio. Ravenna-Basilica di San Vitale
  • 11. Nel secondo medioevo una ridefinizione “simbolica” del paesaggio, volutamente rinunciataria della rappresentazione realistica, accentua l’abissale distanza tra i valori eterni del divino e quelli effimeri dell’umano: non ritrae la mutevole realtà, ma l'eterno ideale. Palazzo dei Normanni-stanza di Ruggero
  • 12. Con la Scuola Senese del primo trecento si riscopre la bellezza dello spazio aperto all’umano godimento, ad opera di Simone Martini riaffiora la rappresentazione pressoché realistica del paesaggio medioevale. Nel celebre affresco “Guidoriccio da Fogliano” ritroviamo una veduta che mette a confronto un nucleo insediativo fortificato ed un territorio aperto esaltato nelle sue caratterizzazioni morfo-geologiche.
  • 13. Ambrogio Lorenzetti negli affreschi “Effetti del buono e del cattivo governo” conferisce al paesaggio urbano un ruolo protagonistico e significativamente documentario, esaltandone le valenze di ambientamento di vita dalle reali proporzioni.
  • 14. Negli affreschi di Lorenzetti si vede l’opposizione drammatica tra la ricerca del benessere proprio (origine di ogni violenza ) e la tensione al bene comune, che mentre realizza una convivenza armonica, salva l’io, conservandone le dimensioni proprie, non riconducibili a un piccolo possesso, sproporzionato al suo animo.
  • 15. Nell’Europa centro settentrionale saranno i maestri fiamminghi Hubert e Jan van Eych ad inaugurare il nuovo corso della rappresentazione paesistica che, dal meticoloso disegno miniaturistico approderà all’esaltazione cromatica della luminosità attraverso l’impiego della pittura ad olio. Polittico di Gand 1432 (particolare)
  • 16. Albert Dǖrer completerà il ciclo di rappresentazione realistico intuitiva, del paesaggio fiammingo inaugurato da Jan van Eyck, con la meticolosa definizione dei suoi acquerelli topografici.
  • 17. Di grande rilievo, nella cultura paesaggistica del Rinascimento, l’opera di Giovanni Bellini, dotato di una straordinaria sensibilità nel cogliere i movimenti della luce solare nelle diverse ore del giorno, ne seppe magistralmente catturare gli effetti cromatici a piena esaltazione dell’ambiente rappresentato. Orazione nell orto-Giovanni Bellini
  • 18. Antonello da Messina Nella Crocifissione di Anversa, lo sfondo è composto da un paesaggio con uno specchio d’acqua che si perde in lontananza, popolato da numerosi animali e tracce della presenza umana, come le rovine di un edificio antico, un castello, delle mura abbandonate. Si tratta di richiami al mondo classico che all'epoca erano frequenti nelle rappresentazioni dell'Italia settentrionale, mentre l’ iconografia proviene da modelli nordici. Il paesaggio potrebbe essere ispirato dalla reale visione dello stretto di Messina ripreso dalle colline della valle del torrente Camaro, che sfociava nello stretto.
  • 19. Resurrezione Nel celebre dipinto realizzato da Piero della Francesca per il Palazzo dei Conservatori (attuale Museo Civico di Sansepolcro. Il paesaggio immerso nella luce dell’alba ha una valenza simbolica: il contrasto tra gli alberi spogli alla destra del Cristo e gli alberi frondosi alla sua sinistra vuole significare il rinnovamento dell’umanità attraverso la luce della Resurrezione.
  • 20. Ritratto di Battista Sforza Il punto di fuga della rappresentazione, a “volo d’uccello”, si trova sulla Rupe di Pietracuta. Battista era particolarmente legata a quel luogo poiché nel 1462, sorpresa da un improvviso inverno, soggiornò al castello sopra la Rupe. Piero della Francesca, quindi, non avrebbe potuto scegliere luogo simbolicamente più idoneo per rappresentare il fondale del ritratto della Duchessa. Dalla Rupe, Piero abbraccia un territorio molto esteso che, risalendo il fiume Marecchia sfuma lentamente fino alle cime della confinante Toscana, restituendoci corrispondenze paesaggistiche sorprendenti.
  • 21. Una nuova concezione della rappresentazione realistico scientifica del paesaggio “di sfondo” lo troviamo nelle sperimentazioni di Antonio Benci (detto il Pollaiolo) che supera il realismo intuitivo di derivazione Fiamminga per consolidare quello scientifico del Rinascimento Italiano. Ratto di dejanira Antonio del Pollaiolo 1480
  • 22. Leonardo da Vinci , con il "primo disegno di puro paesaggio" dell'arte occidentale, trattato cioè con dignità autonoma, e svincolato dal soggetto sacro o profano. Introduce innovazioni anche nella rappresentazione prospettica e realistico scientifica del paesaggio . Leonardo da Vinci paesaggio con fiume 1473
  • 23. Mantegna ci mostra il virtuosismo delle rappresentazioni prospettiche che impiegò soprattutto nelle vedute paesaggistiche che fanno da sfondo alle rappresentazioni sacre proposte con monumentale enfasi, pur nella loro realistica definizione. Pala di San Zeno a Verona
  • 24. Giorgione Tramonto 1505 Giorgione è ritenuto il maestro della svolta nella rappresentazione iconografico paesaggistica veneta , dove il colore struttura la composizione, raffigurando, come scrive il Vasari. “le cose vive e naturali...senza far disegno”.
  • 25. Giorgione-La Tempesta Dove alcuni vedono la tempesta come la manifestazione della potenza e la vendetta di un Dio, altri vedono solo la forza della natura. La natura è indiscriminata, non giudica, non cerca di punirti. È in grado di distruggere, ma non è il caso di preoccuparsi per questo; è semplicemente il senso delle cose e nessun uomo può indurre un fulmine a non colpirlo con la preghiera, con la devozione o con qualsiasi altra azione analoga.
  • 26. Tiziano sviluppò la pittura di tono, sulla quale si fondava il nuovo corso di rappresentazione paesaggistica della scuola veneta, ma guardò anche alle innovazioni introdotte da Mantegna, Durer e Raffaello, nella realistica definizione dei paesaggi “di sfondo”. Tiziano - Concerto campestre
  • 27. I suoi paesaggi, nella rappresentazione di scene mitologiche, diventano evocativi e celebrativi, quasi sconfinando nel fiabesco, immersi in un clima surreale che sarà fonte di ispirazione alla rappresentazione manieristica e barocca. Tre età dell’uomo-Tiziano, 1512
  • 28. Raffaello, nella realistica definizione dei paesaggi “di sfondo”. Pone i protagonisti della scena ( la Vergine Maria, Gesù Bambino e San Giovanni Battista) in un paesaggio naturale, con uno scorcio di un fiume e qualche albero. Mentre la Vergine è seduta sulle rocce, i due bambini giocano.
  • 29. Allusione al proverbio fiammingo "nessun aratro si ferma perché muore un uomo". Il tema stesso del dipinto, quello più profondo, sembra ispirarsi a questa massima, leggibile in chiave didascalica, ma anche politica: per quanto si stia verificando un evento di importanza eccezionale, la vita e le fatiche degli uomini comuni proseguono senza stravolgimenti. Icarus Pieter Bruegel il Vecchio 1558
  • 30. Fienagione - 1565 Il dipinto ha il ritmo e l’allegria della festa campestre, Il punto di vista dall’alto verso il basso mette in evidenza gli straordinari valori paesaggistici che Bruegel originario delle Fiandre, regione quasi totalmente pianeggiante, ha ricevuto nell’attraversamento delle alpi durante un suo viaggio in Italia. La memoria delle vette e dei picchi rocciosi prende forma in immagini dove realtà e fantasia si mescolano in modo suggestivo.
  • 31. E’ il paesaggio «ideale» per eccellenza: ogni elemento è accuratamente selezionato ma reso in una sintesi pittorica che trascura il singolo dettaglio; la costruzione è razionale ma genera un effetto di grande naturalezza. Annibale inventa un linguaggio assolutamente moderno, guarda alla campagna romana con occhi nuovi, distante dai descrittivi ricordi di viaggio propri dei pittori fiamminghi, rappresenta la natura non quale è ma quale “dovrebbe essere” Fuga in Egitto
  • 32. I paesaggi, nelle opere del Domenichino sono caratterizzati da un’apertura spaziale che l’occhio coglie nella sua interezza, senza che la profondità venga scandita da quinte teatrali e prospettiche. Un nuovo modo di interpretare il paesaggio che influenzerà la visione spaziale di numerosi artisti a partire da Poussin. Erminia tra i pastori
  • 33. Il ritorno all’antichità classica, nel Seicento, significa rifarsi a quegli ideali di equilibrio, di ordine e di misura che sono l’essenza stessa dell’idea di “classico”. Il “vero” e il “naturale”, pur rimanendo i presupposti della rappresentazione, per i classicisti devono essere subordinati al filtro dell’idea, che consiste nella capacità dell’artista di conferire perfezione a ciò che è imperfetto, ordine al caos, bellezza al deforme. Il processo di imitazione idealizzante diviene il cardine della rappresentazione artistica; il fine di quest’ultima è quello di selezionare il meglio della natura, comunicando un senso di bellezza e di delizia meglio di quanto possa fare la natura stessa. Paesaggio con un uomo ucciso da un serpente
  • 34. Con l’idea del giardino inglese che secondo William Kent, architetto capo dei giardini reali, doveva essere l’opposto del giardino all’italiana, ovvero doveva ricreare paesaggi irregolari, movimentati, “fit for the pencil of Salvator”. Così la pittura di Rosa ebbe fortuna, esaltata dai sostenitori del pictoresque gardening. Tale idea di una natura non forzata dall’uomo si collegava perfettamente all’idea del Sublime di Burke e i paesaggi del Salvator Rosa, in cui l’uomo non è che una piccola apparizione in mezzo ad una natura soverchiante, divennero modello del paesaggio romantico.
  • 35. Nel Settecento il paesaggio si espresse nelle forme idealizzate, di ispirazione classica. Il sentimento del luogo settecentesco ha creato una varietà di invenzioni, di capricci, di ricostruzioni sceniche, di vedute ideate, in cui l'artista si appagava e si commuoveva. La corrente estetica del vedutismo artificioso sollecitava l'immaginario e coincideva con il gusto dello spettacolo in sé: cogliere dal vero quanto serve a trasferire l'immagine nel sentire interiore. Canaletto-Il Bacino di San Marco verso est
  • 36. Secondo i romantici, l'infinito genera nell'uomo un senso di terrore e impotenza, definito sublime, che non sono tuttavia recepiti in modo violento, tali da deprimere il soggetto, ma al contrario l'incapacità e la paralisi nei confronti dell'assoluto si traduce nell'uomo in un piacere indistinto, dove ciò che è orrido, spaventevole e incontrollabile diventa bello.
  • 37. La natura è stato un soggetto assai caro agli artisti dell'Ottocento: C.D. Friedrich, si interessava a scoprire il lato mistico, simbolico, visionario della natura e a trovarvi la potenza imperiosa che spaventa e atterrisce l'uomo. Constable, invece, si accostò alla natura con animo diverso, preoccupandosi piuttosto di scoprirvi angoli piacevoli ed accoglienti, in cui gli elementi naturali e quelli artificiali coesistono armonicamente, confrontandosi in un sereno equilibrio. John Constable Il carro di fieno
  • 38. Turner si servì di figure umane in molti dei suoi dipinti, da un lato per mostrare il suo amore per l'umanità (indicative le frequenti scene di persone che bevono, festeggiano o lavorano ritratte in primo piano), dall'altro per evidenziare la vulnerabilità e la volgarità dell'umanità al confronto con la suprema natura del mondo, una natura che ispira soggezione, di una selvaggia grandiosità, un mondo naturale che l'uomo non può dominare, segno evidente del potere di Dio La valle di Ashburnham- W.Turner
  • 39. Gustave CourbetIl bello è nella natura, e si incontra nella realtà sotto le forme più diverse. Non appena lo si trova, esso appartiene all'arte o piuttosto all'artista che sa vedervelo. Il bello, come la verità è una cosa relativa al tempo in cui si vive ed all'individuo atto a concepirlo. L'espressione del bello è in proporzione diretta alla potenza di percezione acquisita dall'artista.
  • 40. Camille Corot – Volterra 1834 La decisa intenzione del pittore di trascrivere la realtà come si presenta allo sguardo dell'osservatore, senza abbellimenti o riferimenti letterari, traspare sempre più prepotente nelle opere di Corot, attraverso lo studio realistico della luce, la solida costruzione plastica e la semplicità della composizione; per fissare l’attimo significativo e, come sosteneva Corot , «mai perdere la prima impressione che ci ha commossi».
  • 41. Per Cesanne il paesaggio è armatura, struttura e quindi durata, e intorno alla sua montagna Sainte -Victoire i pini storniscono appena alla luce tremula del meriggio per meglio sottolineare il tempo lungo, se non l’eternità, dell’architettura dei calcari che il pittore mette in evidenza quasi come farebbe un geologo. Non più comunione o effusione, bensì ricerca delle leggi comuni all’oggetto e al soggetto che lo osserva.
  • 42. Nella metà del XIX secolo, il paesaggio diventa un genere preponderante ; attratti in un primo tempo dalla foresta e dai sottoboschi, gli artisti, affascinati dallo studio delle vibrazioni luminose, hanno una naturale propensione per il mare. La costa normanna - facilmente raggiungibile in treno -, con i suoi "soli bagnati" ed i suoi "cieli offuscati", con una luce che muta di continuo, affascina in modo particolare i pittori e li spinge a studiarne una trascrizione pittorica. Claude Monet – "Burrasca a Etretat"
  • 43. Nel 1862, Boudin inaugura un tema particolare, quello delle spiagge di Deauville e Trouville affollate da una moltitudine di persone eleganti e spensierate. Ricorrendo ad una pennellata leggera e rapida, l'artista raffigura le vibrazioni luminose e riproduce il lato effimero di una ventosa giornata d'estate. L'artista dedica all'" incantevole vista delle nubi" evanescenti una serie di studi eseguiti a pastello molto ammirati da Charles Baudelaire che parla della sua "collezione di cieli" Boudin – Deauville
  • 44. "Sono rapito da questo paesaggio selvaggio, il mare è incredibilmente bello e circondato da scogliere fantastiche ; sono estasiato da questo paesaggio infinito, soprattutto perché mi costringe ad andare oltre a ciò che facevo abitualmente mentre raffiguravo la Manica. L'Oceano, però, è tutta un'altra cosa", scrive Claude Monet, da Belle-île, all'amico Gustave Caillebotte. Ogni tipologia di mare ha le sue specifiche caratteristiche che comportano una trasformazione dello stile e delle equivalenze pittoriche. Claude Monet – Scogliera di Etretat
  • 45. Van Gogh – Campi di grano Nella pittura di Van Gogh in Provenza troviamo una variegata gamma di verdi per i campi, ocre per le foglie e le case, e sopra di esse modellate in azzurro/viola le montagne e in un verde/giallo il cielo, formando un lieve contrasto di colori complementari, che prosegue nel breve passaggio di toni che conduce al meraviglioso anti naturalismo degli alberi. A questo dunque aveva condotto Van Gogh il paesaggio impressionista. Scavare con un colore che non rappresentava ormai quasi più il visibile, ma si addentrava tra le più graffiate profondità dell’anima lacerata, dove insieme si consumano il tempo e il destino.
  • 46. Il fauvismo anticipa il passaggio fra la pittura figurativa e la pittura del XX secolo, che cerca di superare l’arte figurativa per tentare di uscire dai limiti del realismo. La natura si propone come il riflesso dell’irrazionale tentativo di sfuggire alle regole fisiche del visibile, per approdare ad una coscienza interiorizzante dell’essere. Derain
  • 47. Si conclude, con l’intento di affrontare in un altro ambito il paesaggio nell’arte del novecento e contemporanea, la nostra breve indagine nella storia dell’arte, delle testimonianze dall’epoca romana fino all’arte del ‘900: espressioni diverse che hanno come tema comune la rappresentazione del paesaggio, trattato, nel corso dei secoli, come dato oggettivo, simbolico (religioso o laico) , oppure come stato d’animo. Alberto Burri - Il grande cretto di Gibellina
  • 48. PRESENTAZIONE a cura di ANTONIO CURRELI «La gente con lo sguardo innocente non ha difficoltà a vederci chiaro…». Max Ernst Jules Bastien-Lepage-Fienagione - 1877

Notes de l'éditeur

  1. icarus