Intervento di Alberto Caruso, Centro Studi Confindustria, al 19° Meeting Nazionale ACEF - Sotto i cieli d'Europa. 8 - 15 - 22 - 29 novembre 2019, Bologna, Confindustria Emilia Area Centro
2. Cosa osserviamo:
1) Export più dinamico degli scambi mondiali
L’export è cresciuto a buoni ritmi nella prima metà
2019, a fronte di un calo degli scambi mondiali.
È stato trainato dai beni di consumo (farmaceutici,
abbigliamento, alimentari), mentre i beni intermedi
e di investimento hanno risentito della debolezza
delle catene globali del valore.
Fattori a sostegno: euro debole; upgrading
qualitativi; crescita in alcuni mercati di sbocco per
effetto delle politiche internazionali (dazi USA sui
prodotti cinesi; rischio hard Brexit in UK; accordi
commerciali con Canada e Giappone).
In prospettiva pesa la frenata delle filiere europee,
che gravitano intorno all’hub produttivo tedesco.Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati ISTAT.
2
Export italiano, dati destag. mensili a prezzi costanti,
indice gennaio 2016 = 100, medie mobili a tre termini
3. Cosa osserviamo:
2) Investimenti privati poco dinamici
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria.
3
Tra i presupposti per le decisioni di
investimento, manca la fiducia, specie nel
manifatturiero.
Pesano anche i fattori disincentivanti, legati
all’incertezza, che è ai massimi nel mondo.
Nel 2020 potremmo avere qualche prospettiva
migliore se:
1. si verifica un rimbalzo nel commercio
mondiale, dopo la compressione del 2019;
2. le condizioni del credito migliorano, grazie
al calo dei tassi di interesse, dovuto alle
mosse BCE.
4. Cosa osserviamo:
3) Consumi privati senza slancio
4
I consumi delle famiglie sono caratterizzati da una
dinamica fiacca già negli ultimi trimestri.
Vari fattori incidono quest’anno e il prossimo:
1. meno beneficiari del previsto per reddito di
cittadinanza (circa 200mila domande in
meno);
2. propensione al risparmio in crescita: 8,9 per
cento del reddito disponibile nel 2o trimestre
2019, da 8,0 a inizio 2018;
3. fiducia delle famiglie in calo.
-0.3
-0.1
0.1
0.3
0.5
0.7
0.9
-20.0
-18.0
-16.0
-14.0
-12.0
-10.0
-8.0
2016 2017 2018 2019
Consumi delle famiglie (scala destra)
Ordini interni produttori beni di consumo
(Italia, saldo delle risposte e var. % a prezzi costanti)
Gli ordini sono spostati avanti di un trimestre.
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati ISTAT.
5. Cosa osserviamo:
4) Occupazione in crescita nel 2019 ma…
* 3°trimestre 2019: media luglio-agosto (indagine Forze Lavoro).
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati ISTAT.
5
Italia, 1° trim. 2014, dati trimestrali destagionalizzati
Nella prima metà del 2019, con il PIL fermo, il
numero di persone occupate è cresciuto.
La crescita ha riguardato soprattutto servizi a forte
intensità di lavoro e bassa creazione di valore
aggiunto, e dove è ampio il ricorso al part-time.
Alla lunga se non riparte il PIL la crescita
occupazionale si fermerà, così come si osserva
già nel bimestre luglio-agosto.
6. Cosa osserviamo:
5) Tassi in calo
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Thomson Reuters.
6
Differenziali dei titoli di Stato a 10 anni con i titoli tedeschi
(Punti percentuali)
Lo spread sui titoli sovrani dipende da:
rischio solvibilità del debito pubblico italiano
rischio di ridenominazione del debito (Italexit)
Il calo dei rendimenti negli ultimi mesi è dovuto a:
mosse della BCE (tassi, QE2)
mancata apertura procedura da parte della
Commissione europea
cambio della compagine di governo, meno
conflittuale con Europa
Lo spread va ancora monitorato: un aumento di
150 punti base rispetto ad ora comporterebbe una
minore crescita del PIL di 0,5 per cento in due
anni rispetto allo scenario base di previsione.
7. Tutto ciò conduce a una «crescita zero»: che fare? Stimolare la crescita…
1 Valori percentuali; 2 in percentuale del PIL.
Lo scenario CSC, calcolato a "politiche invariate", ipotizza per il 2020 che scattino le clausole di
salvaguardia IVA.
Fonte: elaborazioni e stime Centro Studi Confindustria.
7
Lo scenario economico si è un po’ stabilizzato da
inizio 2019, ma i problemi non sono scomparsi. I
rischi, domestici e nel contesto internazionale,
restano elevati.
Le scelte di politica economica sono complesse,
tra compatibilità dei conti pubblici, mercati
internazionali in affanno, esigenza di politiche per
la crescita.
Il 2020 può essere un anno di risalita, a patto che
il dividendo dei tassi di interesse ai minimi storici
venga utilizzato per:
1. ricreare il clima di fiducia (es. riduzione
cuneo fiscale);
2. sbloccare gli investimenti pubblici;
3. rilanciare gli investimenti privati.
8. 8
Il settore manifatturiero italiano è:
7° nel Mondo in termini di quota sul
valore aggiunto globale
2° per diversificazione, in termini di
produzioni realizzate.
Il tasso di investimento in macchinari e
attrezzature delle imprese manifatturiere
italiane è rimasto elevato nel periodo
post-crisi (14,9% del valore aggiunto nel
2016).
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati IHS.
(Indice di diversificazione del valore aggiunto manifatturiero, 2017)
…anche costruendo sui punti di forza dell’economia italiana
a) Manifatturiero ampio e diversificato, con alta propensione a investire
0.0
0.2
0.4
0.6
0.8
1.0
1.2
1.4
1.6
1.8
2.0
2.2
Cina
Italia
USA
Giappone
CoreadelSud
Canada
RegnoUnito
Germania
Spagna
India
Francia
SudAfrica
Messico
Brasile
Indonesia
Russia
EmiratiArabi
9. 9
…anche costruendo sui punti di forza dell’economia italiana
b) Competitività dell’export, qualità e pricing power
* Metalli di base ferrosi e non-ferrosi, vetro e ceramica.
** Prodotti ottici, strumenti medici, apparecchi fotografici, strumenti musicali, giocattoli,
strumenti di precisione, armamenti.
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati UNCTAD-WTO.
L’Italia è tra i primi tre migliori
esportatori mondiali per molte
produzioni.
Le aziende manifatturiere italiane si
sono concentrate sulla qualità e sono
riuscite a tradurre tale strategia
anche in prezzi più elevati.
Il gap nel pricing power con gli altri
principali paesi europei si è ridotto in
misura sostanziale.
(Trade performance index, 2016)
1° 2° 3°
Mezzi di trasporto Germania Italia Paesi Bassi
Meccanica non elettronica Germania Italia Cina
Chimica Germania Francia Paesi Bassi
Prodotti manufatti di base* Germania Cina Italia
Prodotti manifatturieri diversi** Germania Italia Paesi Bassi
Meccanica elettrica ed elettrodomestici Germania Italia Paesi Bassi
IT e elettronica di consumo Ungheria Singapore Malesia
Prodotti alimentari lavorati Germania Francia Paesi Bassi
Prodotti in legno Germania Finlandia Svezia
Tessili Cina Italia Germania
Abbigliamento Italia Cina Turchia
Cuoio, pelletteria e calzature Italia Cina India
10. Esempio: una riforma fiscale pro-crescita:
dove intervenire
A. Rafforzare i redditi medi, soprattutto quelli da
lavoro dipendente, attualmente penalizzati
rispetto a svariati regimi sostitutivi per altre forme
di reddito;
B. aumentare il netto in busta paga anche ai
lavoratori con redditi tanto bassi da non
pagare tasse e che attualmente non ricevono il
bonus 80 euro;
C. rafforzare gli attuali incentivi fiscali sui premi di
risultato per stimolare ulteriormente il
raggiungimento di incrementi di produttività;
D. ampliare gli attuali incentivi all’inserimento
lavorativo dei giovani.Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria.
10
Cosa succede se si riduce il carico fiscale sul lavoro?
11. Conclusioni
11
Le scelte di politica economica sono complesse, tra compatibilità dei conti pubblici, mercati
internazionali in affanno, esigenza di politiche per la crescita. Le scelte dello scorso anno
(clausole IVA aumentate, reddito di cittadinanza articolato e introduzione di un regime
agevolato per alcune coorti di lavoratori in procinto di pensionamento) non hanno aiutato.
Il 2020 può essere un anno di svolta a patto che il dividendo dei tassi di interesse ai minimi
storici venga utilizzato per:
ricreare il clima di fiducia;
rilanciare gli investimenti privati;
avviare in modo significativo la riduzione del peso fiscale sui lavoratori.
In attesa di un rasserenamento dei mercati internazionali.
Notes de l'éditeur
Grazie a questi continui surplus il debito italiano con il resto del mondo si è praticamente azzerato. Era quasi il 23 per cento del PIL nel 2013.
La crescita occupazionale nella prima parte del 2019 ha riguardato soprattutto i servizi, in particolare quelli di intrattenimento e di cura alla persona:
Questi comparti hanno assorbito oltre l’80 per cento dell’aumento del numero di persone occupate.
Si tratta di attività caratterizzate, da un lato, da forte intensità del fattore lavoro e quindi bassa creazione di valore aggiunto, e dall’altro da rapporti contrattuali molto spesso non a tempo pieno.
I dati di flusso mostrano che l’aumento dell’occupazione a tempo indeterminato è trainato da un’accelerazione delle trasformazioni di rapporti a termine. Parte di queste trasformazioni sarebbero comunque avvenute all’avvicinarsi dei massimali di durata più elevati previsti dalla vecchia normativa (36 mesi, scesi a 12 senza causale con il Decreto Dignità), ma sono state anticipate, magari anche senza immediata necessità di espandere la forza lavoro, da quelle imprese che non volevano perdere risorse già inserite.
Tra 9 agosto e 4 settembre i tassi italiani sono calati di 100 punti base, mentre ad esempio quelli spagnoli e francesi di 10.
Alleggerire il carico fiscale sul lavoro
mettendo più soldi in tasca ai lavoratori, per favorire l’offerta di lavoro e i consumi,
riducendo il costo del lavoro, per aumentare la competitività e la domanda di lavoro
A. Accorpamento delle aliquote IRPEF sui primi scaglioni, con conseguente rafforzamento dei redditi medi, soprattutto quelli da lavoro dipendente che sono attualmente penalizzati rispetto a svariati regimi sostitutivi per altre forme di reddito
B. Un intervento mirato sui redditi da lavoro dipendente per aumentare il netto in busta paga anche ai lavoratori con redditi tanto bassi da non pagare tasse, con l’introduzione di una vera imposta negativa che preveda trasferimenti anche agli incapienti se lavoratori dipendenti
C. il rafforzamento degli attuali incentivi fiscali sui premi di risultato, per stimolare ulteriormente la diffusione di schemi variabili di retribuzione e il raggiungimento di incrementi di produttività.
D. l’ampliamento degli attuali incentivi all’inserimento lavorativo dei giovani, in termini di sgravi contributivi sia sulle assunzioni a tempo indeterminato che sull’apprendistato.
RdC:
Implementazione parte politiche attive
Costo per la finanza pubblica
disincentivi al lavoro