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capitolo
01
LA PALLAVOLO NELLA METODOLOGIA
DELL’ALLENAMENTO SPORTIVO
Il capitolo fornisce conoscenze essenziali, utili alla
comprensione del processo di allenamento.
Organizzare i protocolli operativi in base agli obiet-
tivi e alle richieste del modello di prestazione, va-
lutando tutto il processo con adeguata continuità
e precisione, consente di sperimentare una sintesi
cronologica delle procedure programmatiche che
arricchisce il bagaglio metodologico e strategico di
ogni allenatore: infatti, ogni esperienza registrata
sarà messa in discussione e modificata attraverso
procedimenti migliorativi dell’approccio alle stagio-
ni agonistiche successive.
Il focus del capitolo deve consentire la compren-
sione del concetto di modello di prestazione e di
come esso viene interpretato nei giochi sportivi e
nella pallavolo in particolare. La corretta interpre-
tazione del concetto suddetto determina l’identifi-
cazione delle più specifiche e adeguate strategie
operative. Una conoscenza della pallavolo come
disciplina sportiva, isolando solo le caratteristiche
che effettivamente determinano particolarità me-
todologiche, assieme ad una conoscenza di alcuni
principi teorici dell’allenamento sportivo, sono pre-
supposti fondamentali per la selezione efficace dei
fattori di prestazione più determinanti del risultato
sportivo o formativo.
52
L’ORGANIZZAZIONE
DEL PROCESSO DI ALLENAMENTO
capitolo
02
Il presente capitolo affronta contenuti utili per una funzionale col-
locazione dei vari protocolli di allenamento rispetto agli obiettivi
previsti dal programma. Organizzare una proposta di allenamento
da parte di un allenatore di Primo Livello, significa essenzialmente
identificare obiettivi, selezionare i protocolli che meglio rispondo-
no agli obiettivi e definire le modalità di utilizzo dei vari protocolli.
In tal modo, sarà possibile attuare un sistema di controllo degli ef-
fetti prodotti dalle esercitazioni proposte; attraverso di esso, l’al-
lenatore acquisisce conoscenze utili ad interpretare l’allenamen-
to come azione per indurre un cambiamento comportamentale
nei giocatori della propria squadra. Non può esistere allenamen-
to che non preveda un cambiamento. La valutazione descrive e
quantifica proprio i cambiamenti avvenuti.
Un focus particolare viene posto sul concetto di ripetizione come
strategia didattica elettiva e come presupposto metodologico
dell’allenamento efficace. Tuttavia, il concetto di ripetizione as-
sume connotati differenti a seconda della forma di esercizio che
viene proposta, a sua volta determinata dall’obiettivo che il pro-
tocollo di lavoro intende perseguire.
74
IL SISTEMA DI ALLENAMENTO
NELL’ATTIVITÀ GIOVANILE
capitolo
03
L’allenamento, nel contesto giovanile, assume conno-
tati particolari perché determina nel giovane giocato-
re un cambiamento auspicabile in funzione della cre-
scita e della maturazione a cui la persona va incontro
nel corso del proprio sviluppo auxologico. In secondo
luogo, stimola il giovane a trovare risorse motivazio-
nali nel percepire il proprio cambiamento e miglio-
ramento rispetto alla sua idea di prestazione moto-
ria specifica della disciplina praticata. Infine, pone il
risultato non come obiettivo, ma come conseguenza
del raggiungimento di obiettivi prestativi assoluta-
mente proiettabili alle età di massima prestazione
della disciplina sportiva praticata.
Allenare un contesto giovanile richiede conoscenza,
significativa competenza ed esperienza specifica: tale
richiesta genera un profilo tecnico particolare e pre-
parato in più ambiti di approfondimento scientifico,
lasciando poco spazio alle interpretazioni metodo-
logiche di coloro che approcciano in modo superfi-
ciale la gestione programmatica dello sport. Anche la
comprensione dell’esigenza di proiettare nel tempo
gli effetti della pratica sportiva giovanile, attraverso
strategie di programmazione pluriennale, costituisce
una peculiarità nell’organizzazione del processo di al-
lenamento quando esso riguarda il contesto formati-
vo, ovvero un contesto in cui cambiamenti strutturali,
funzionali e fisiologici sono presupposti determinanti
di impulsi evolutivi estremamente marcati, riscontra-
bili e misurabili anche in tempi relativamente brevi.
118
capitolo
04LA DIFFERENZIAZIONE DIDATTICA
DELLE TECNICHE DI BASE
Le tecniche di base costituiscono i contenuti dell’approccio
didattico ma l’evoluzione del gioco e del pensiero tattico
rendono tali espressioni motorie sempre più caratterizzate
dal ruolo che le interpreta. Tra le tecniche di base è inoltre
necessario differenziare quelle che andranno a contraddi-
stinguere le prestazioni di alcuni ruoli, rispetto a quelle che
resteranno comunemente interpretate da tutti i ruoli e che
non richiederanno una differenziazione di impostazione e
di allenamento analitico.
La differenziazione didattica è determinata dalla specifica
situazione di gioco in cui ogni ruolo è chiamato ad utilizzare
una tecnica: tale differenziazione comporta anche l’analisi
di quanto precede l’esecuzione tecnica vera e propria, mo-
mento preparatorio di un’adeguata e corretta esecuzione,
in cui la funzione percettiva orienta il gesto, finalizzandolo
alle richieste del gioco; inoltre comporta l’analisi di quanto
consegue al gesto utilizzato, sia perché lo sviluppo dell’azio-
ne consente un riconoscimento di possibili errori esecutivi,
sia per lo sviluppo cronologico della sequenza di gioco che
ne deriva, poiché sarà necessario predisporsi alla successiva
competenza prevista dalla sequenza specifica.
In questo modo, i principi che definiscono la qualità esecu-
tiva di una tecnica devono essere salvaguardati e rispetta-
ti a condizione che siano rispettati anche i corretti timing
dell’azione (percezione e preparazione di un intervento,
esecuzione dell’intervento e transizione per attuare una
successiva percezione e preparazione, entrambe finalizza-
te all’intervento successivo) e la copertura degli opportuni
spazi di competenza.
Ad esempio, le
tecniche di servizio,
prerogativa di ogni
ruolo, ad eccezione
del libero, le tecniche
di spostamento in
campo, che tutti i ruoli
devono assolutamente
conoscere, e quelle
convenzionalmente
utilizzate nei cosiddetti
“fondamentali
comuni”, ovvero il
bagher e il palleggio
per gestire interventi
in difesa e per gestire
alzate di ricostruzione:
esse saranno oggetto
di specifica trattazione
del prossimo capitolo.
Queste tecniche sono
il palleggio, per come
sarà interpretato
dall’alzatore, il
bagher, per come
sarà interpretato
nella ricezione del
servizio flottante e la
schiacciata, per come
sarà interpretata nei
vari punti rete e nei
vari tempi d’attacco.
La caratteristica della
pallavolo è proprio
la sequenzialità
delle azioni di gioco
che consente una
previsione delle
funzioni preparatorie,
esecutive e di
passaggio, perciò
ancora preparatorie,
per l’azione successiva
178
LA DIFFERENZIAZIONE DIDATTICA
DELLE TECNICHE DI BASE
NEI FONDAMENTALI COMUNI
capitolo
05
Il capitolo si propone di descrivere le tecniche neces-
sarie per espletare quei fondamentali e quelle com-
petenze che tutti i giocatori devono saper garantire,
anche se in misura differente per ciascun ruolo, alla
prestazione dei sistemi tattici: saranno oggetto della
trattazione anche i relativi percorsi didattici, che posso-
no essere differenziati a seconda del ruolo interpreta-
to, sul piano applicativo ma non sul piano esecutivo e
su quello metodologico e di impostazione. Ciò significa
che, la differenziazione del ruolo non sempre incide
sulla differenziazione esecutiva, mentre non incide sul
percorso didattico della specifica tecnica. La tecnica di
base, nei fondamentali comuni a tutti i ruoli, si differen-
zia solo nella sequenza situazionale in cui ogni ruolo la
utilizza in modo caratteristico, ossia nel rispettivo adat-
tamento, come sviluppo e conseguenza del “prima” e
come determinante del “dopo”.
In sintesi, solo le caratteristiche motorie del giovane
che affronta il processo didattico possono rappresen-
tare un vero e proprio criterio di differenziazione ese-
cutiva, in quanto le competenze tattiche di riferimento
del ruolo e le dinamiche dell’azione di gioco non rap-
presentano aspetti che cambiano i principi motori, di-
dattici e metodologici.
212
capitolo
06IL SISTEMA DI ALLENAMENTO
NELLA PALLAVOLO
Il sistema di allenamento più dif-
fuso nella pallavolo, nella struttura
della seduta di allenamento tecni-
co-tattico, prevede la collocazione
di una fase didattica (richiamo del
controllo tecnico e correzione di
eventuali errori esecutivi), di una
fase di sintesi di quei contenuti
precedentemente affrontati attra-
verso procedimenti didattici, e di
una fase di esercitazione globale
in cui tutti gli aspetti della disciplina
vengono sintetizzati nella dinamica
del gioco.
Questo schema generale è con-
sueto e opportuno, soprattutto in
un contesto di qualificazione me-
dio-basso in cui l’allenatore è chia-
mato a organizzare le attività pro-
tocollari che conosce in funzione
degli obiettivi individuati o che ha
imposto l’esigenza di competizio-
ne. L’opportunità dello schema de-
scritto è determinata dal fatto che
la funzione didattica da sola non
può produrre apprendimenti diret-
tamente valutabili nella situazione
complessa o, per meglio dire, non
in tutte le tecniche e non in tutti i
fondamentali.
218
capitolo
07L’ALLENAMENTO TECNICO-TATTICO
ATTRAVERSO IL GIOCO
Il gioco rappresenta un mezzo estremamente effi-
cace per la formazione del giocatore e per l’inse-
gnamento finalizzato di molte tecniche. Tuttavia,
è necessario verificare e mettere in discussione
alcune conseguenze della sua interpretazione
formativa affinché non diventi mezzo esclusivo o
dominante del sistema di allenamento. Questo,
infatti, non sarebbe opportuno in uno sport di
situazione, caratterizzato da una motricità conti-
nuamente sottoposta a dinamiche adattative, in
quanto ritarderebbe sensibilmente i processi di
stabilizzazione degli apprendimenti motori.
Nel sistema diffuso di allenamento, è ampiamen-
te condiviso che i cosiddetti giochi propedeutici
costituiscano forme di esercizio efficaci e oppor-
tune da utilizzare soprattutto nello sviluppo del-
la componente ludico-motoria (in giovanissima
età) nell’applicazione delle tecniche al gioco (in
età di avviamento all’agonismo) durante il pro-
cesso di specializzazione (nella fase di perfezio-
namento tecnico) e nello sviluppo della generale
capacità di gioco (in età di massima prestazione).
Il concetto metodologico che sintetizza l’idea di
“sviluppare il gioco attraverso il gioco” riconosce
l’importanza di imparare giocando in ogni fascia di
qualificazione identificabile in un processo forma-
tivo e in ogni livello di competizione.
230
capitolo
08LO SVILUPPO DEGLI
SCHEMI MOTORI DI BASE
Per quanto concerne lo sviluppo ontologico degli
schemi motori di base, si evidenziano di seguito alcu-
ne indicazioni particolari riguardanti le azioni motorie
della deambulazione, della corsa, del salto, del lancio
e della presa al volo, la combinazione dei movimenti
e l’equilibrio.
244
LE CAPACITÀ DEL SISTEMA
MOTORIO UMANO E LE ABILITÀ
capitolo
09
Il principio dell’adattamento è fondamentale per l’allenamento sportivo. “Il fine prin-
cipale dell’allenamento sportivo è quello di indurre adattamenti specifici che portino al
miglioramento della prestazione sportiva” (Weineck, 2009) Nella definizione il concetto
di prestazione sportiva identifica “il risultato di un’azione sportiva, che soprattutto nella
competizione trova il suo riflesso in una misura (o punteggio), che viene attribuita all’a-
zione motoria secondo regole prestabilite” (ibidem).
Nell’apprendimento motorio il concetto di prestazione sportiva si può identificare con il
controllo coordinato e finalizzato di un nuovo movimento (comportamento motorio).
L’allenamento diventa il processo con cui rendere il movimento acquisito funzionale alle
richieste del gioco (comportamento tattico) e modificabile in base alle richieste situazio-
nali per salvaguardare l’efficacia della sua finalizzazione tattica.
I meccanismi che interagiscono nel sistema motorio umano sono regolati da leggi neu-
ro-fisiologiche e da dinamiche psico-comportamentali che sono state ampiamente stu-
diate ed analizzate: in tutte le forme di studio, il movimento appare come la parte visi-
bile di un processo che sintetizza un percorso precedentemente identificato e descritto
(percezione dello stimolo situazionale/elaborazione della risposta motoria/effettuazione
della risposta motoria).
Le capacità motorie come presupposti essenziali della capacità di prestazione sportiva.
Sono funzionali all’apprendimento e all’esecuzione di forme di motricità sportiva (mo-
vimenti tecnici). Sono uguali per tutti, sono soggette a sviluppo e “non sono di per sé
visibili”. Ad esempio, la forza è una capacità che hanno tutti, ma sono le sue modalità
espressive che la rendono visibile: esse sono diverse da individuo a individuo.
È sulle capacità motorie che si producono
gli adattamenti quantitativi e qualitativi
ai carichi di allenamento specifici per
ogni disciplina sportiva.
254
LO SVILUPPO DELLE
QUALITÀ FISICHE
NELLE FASCE D’ETÀ GIOVANILI
capitolo
10
Il processo di sviluppo delle qualità fisiche è misurabile attraverso la
valutazione prestativa di abilità motorie generali e specifiche. Le pri-
me consentono di confrontare il processo di sviluppo con le dinami-
che studiate oggettivamente sia sulla popolazione scolastica che in
altre discipline sportive: in questo modo sarà possibile collocare la
pallavolo nello sviluppo del sistema motorio della popolazione giova-
nile, e comprendere come essa faciliti il processo evolutivo, su quali
contenuti dell’evoluzione motoria sia più efficace e in quali fasce d’età
diventi particolarmente incisiva rispetto all’intero percorso di svilup-
po auxologico.
Le abilità motorie specifiche sono quelle che conferiscono competitivi-
tà al giovane, e determinano le opportunità di competizione e che per-
ciò contribuiscono alla genesi della capacità e dell’esperienza di gioco,
sono quelle che consentono di riconoscere le attitudini individuali,
presupposti della prospettiva di qualificazione e della identificazione
iniziale del talento. In sintesi, le abilità motorie specifiche rappresen-
tano gli obiettivi didattici del processo di insegnamento tecnico, di
specializzazione nel ruolo e di sviluppo della capacità di gioco, in ogni
momento della pratica sportiva giovanile.
La conoscenza delle capacità motorie è importante per la lettura
delle determinanti del movimento tecnico; è importante anche per
comprendere come il movimento tecnico può essere sviluppato nel
rispetto dei principi biomeccanici e dei tempi tecnici di azione indotti
dal livello di competizione che si andrà ad affrontare; la conoscenza
delle modalità di sviluppo delle capacità motorie suggerisce impor-
tanti obiettivi operativi complementari, da considerare nell’ambito
della formazione dei giovani giocatori di pallavolo.
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Manuale allievo allenatore, di Marco Mencarelli

  • 1. 20 capitolo 01 LA PALLAVOLO NELLA METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO SPORTIVO Il capitolo fornisce conoscenze essenziali, utili alla comprensione del processo di allenamento. Organizzare i protocolli operativi in base agli obiet- tivi e alle richieste del modello di prestazione, va- lutando tutto il processo con adeguata continuità e precisione, consente di sperimentare una sintesi cronologica delle procedure programmatiche che arricchisce il bagaglio metodologico e strategico di ogni allenatore: infatti, ogni esperienza registrata sarà messa in discussione e modificata attraverso procedimenti migliorativi dell’approccio alle stagio- ni agonistiche successive. Il focus del capitolo deve consentire la compren- sione del concetto di modello di prestazione e di come esso viene interpretato nei giochi sportivi e nella pallavolo in particolare. La corretta interpre- tazione del concetto suddetto determina l’identifi- cazione delle più specifiche e adeguate strategie operative. Una conoscenza della pallavolo come disciplina sportiva, isolando solo le caratteristiche che effettivamente determinano particolarità me- todologiche, assieme ad una conoscenza di alcuni principi teorici dell’allenamento sportivo, sono pre- supposti fondamentali per la selezione efficace dei fattori di prestazione più determinanti del risultato sportivo o formativo.
  • 2. 52 L’ORGANIZZAZIONE DEL PROCESSO DI ALLENAMENTO capitolo 02 Il presente capitolo affronta contenuti utili per una funzionale col- locazione dei vari protocolli di allenamento rispetto agli obiettivi previsti dal programma. Organizzare una proposta di allenamento da parte di un allenatore di Primo Livello, significa essenzialmente identificare obiettivi, selezionare i protocolli che meglio rispondo- no agli obiettivi e definire le modalità di utilizzo dei vari protocolli. In tal modo, sarà possibile attuare un sistema di controllo degli ef- fetti prodotti dalle esercitazioni proposte; attraverso di esso, l’al- lenatore acquisisce conoscenze utili ad interpretare l’allenamen- to come azione per indurre un cambiamento comportamentale nei giocatori della propria squadra. Non può esistere allenamen- to che non preveda un cambiamento. La valutazione descrive e quantifica proprio i cambiamenti avvenuti. Un focus particolare viene posto sul concetto di ripetizione come strategia didattica elettiva e come presupposto metodologico dell’allenamento efficace. Tuttavia, il concetto di ripetizione as- sume connotati differenti a seconda della forma di esercizio che viene proposta, a sua volta determinata dall’obiettivo che il pro- tocollo di lavoro intende perseguire.
  • 3. 74 IL SISTEMA DI ALLENAMENTO NELL’ATTIVITÀ GIOVANILE capitolo 03 L’allenamento, nel contesto giovanile, assume conno- tati particolari perché determina nel giovane giocato- re un cambiamento auspicabile in funzione della cre- scita e della maturazione a cui la persona va incontro nel corso del proprio sviluppo auxologico. In secondo luogo, stimola il giovane a trovare risorse motivazio- nali nel percepire il proprio cambiamento e miglio- ramento rispetto alla sua idea di prestazione moto- ria specifica della disciplina praticata. Infine, pone il risultato non come obiettivo, ma come conseguenza del raggiungimento di obiettivi prestativi assoluta- mente proiettabili alle età di massima prestazione della disciplina sportiva praticata. Allenare un contesto giovanile richiede conoscenza, significativa competenza ed esperienza specifica: tale richiesta genera un profilo tecnico particolare e pre- parato in più ambiti di approfondimento scientifico, lasciando poco spazio alle interpretazioni metodo- logiche di coloro che approcciano in modo superfi- ciale la gestione programmatica dello sport. Anche la comprensione dell’esigenza di proiettare nel tempo gli effetti della pratica sportiva giovanile, attraverso strategie di programmazione pluriennale, costituisce una peculiarità nell’organizzazione del processo di al- lenamento quando esso riguarda il contesto formati- vo, ovvero un contesto in cui cambiamenti strutturali, funzionali e fisiologici sono presupposti determinanti di impulsi evolutivi estremamente marcati, riscontra- bili e misurabili anche in tempi relativamente brevi.
  • 4. 118 capitolo 04LA DIFFERENZIAZIONE DIDATTICA DELLE TECNICHE DI BASE Le tecniche di base costituiscono i contenuti dell’approccio didattico ma l’evoluzione del gioco e del pensiero tattico rendono tali espressioni motorie sempre più caratterizzate dal ruolo che le interpreta. Tra le tecniche di base è inoltre necessario differenziare quelle che andranno a contraddi- stinguere le prestazioni di alcuni ruoli, rispetto a quelle che resteranno comunemente interpretate da tutti i ruoli e che non richiederanno una differenziazione di impostazione e di allenamento analitico. La differenziazione didattica è determinata dalla specifica situazione di gioco in cui ogni ruolo è chiamato ad utilizzare una tecnica: tale differenziazione comporta anche l’analisi di quanto precede l’esecuzione tecnica vera e propria, mo- mento preparatorio di un’adeguata e corretta esecuzione, in cui la funzione percettiva orienta il gesto, finalizzandolo alle richieste del gioco; inoltre comporta l’analisi di quanto consegue al gesto utilizzato, sia perché lo sviluppo dell’azio- ne consente un riconoscimento di possibili errori esecutivi, sia per lo sviluppo cronologico della sequenza di gioco che ne deriva, poiché sarà necessario predisporsi alla successiva competenza prevista dalla sequenza specifica. In questo modo, i principi che definiscono la qualità esecu- tiva di una tecnica devono essere salvaguardati e rispetta- ti a condizione che siano rispettati anche i corretti timing dell’azione (percezione e preparazione di un intervento, esecuzione dell’intervento e transizione per attuare una successiva percezione e preparazione, entrambe finalizza- te all’intervento successivo) e la copertura degli opportuni spazi di competenza. Ad esempio, le tecniche di servizio, prerogativa di ogni ruolo, ad eccezione del libero, le tecniche di spostamento in campo, che tutti i ruoli devono assolutamente conoscere, e quelle convenzionalmente utilizzate nei cosiddetti “fondamentali comuni”, ovvero il bagher e il palleggio per gestire interventi in difesa e per gestire alzate di ricostruzione: esse saranno oggetto di specifica trattazione del prossimo capitolo. Queste tecniche sono il palleggio, per come sarà interpretato dall’alzatore, il bagher, per come sarà interpretato nella ricezione del servizio flottante e la schiacciata, per come sarà interpretata nei vari punti rete e nei vari tempi d’attacco. La caratteristica della pallavolo è proprio la sequenzialità delle azioni di gioco che consente una previsione delle funzioni preparatorie, esecutive e di passaggio, perciò ancora preparatorie, per l’azione successiva
  • 5. 178 LA DIFFERENZIAZIONE DIDATTICA DELLE TECNICHE DI BASE NEI FONDAMENTALI COMUNI capitolo 05 Il capitolo si propone di descrivere le tecniche neces- sarie per espletare quei fondamentali e quelle com- petenze che tutti i giocatori devono saper garantire, anche se in misura differente per ciascun ruolo, alla prestazione dei sistemi tattici: saranno oggetto della trattazione anche i relativi percorsi didattici, che posso- no essere differenziati a seconda del ruolo interpreta- to, sul piano applicativo ma non sul piano esecutivo e su quello metodologico e di impostazione. Ciò significa che, la differenziazione del ruolo non sempre incide sulla differenziazione esecutiva, mentre non incide sul percorso didattico della specifica tecnica. La tecnica di base, nei fondamentali comuni a tutti i ruoli, si differen- zia solo nella sequenza situazionale in cui ogni ruolo la utilizza in modo caratteristico, ossia nel rispettivo adat- tamento, come sviluppo e conseguenza del “prima” e come determinante del “dopo”. In sintesi, solo le caratteristiche motorie del giovane che affronta il processo didattico possono rappresen- tare un vero e proprio criterio di differenziazione ese- cutiva, in quanto le competenze tattiche di riferimento del ruolo e le dinamiche dell’azione di gioco non rap- presentano aspetti che cambiano i principi motori, di- dattici e metodologici.
  • 6. 212 capitolo 06IL SISTEMA DI ALLENAMENTO NELLA PALLAVOLO Il sistema di allenamento più dif- fuso nella pallavolo, nella struttura della seduta di allenamento tecni- co-tattico, prevede la collocazione di una fase didattica (richiamo del controllo tecnico e correzione di eventuali errori esecutivi), di una fase di sintesi di quei contenuti precedentemente affrontati attra- verso procedimenti didattici, e di una fase di esercitazione globale in cui tutti gli aspetti della disciplina vengono sintetizzati nella dinamica del gioco. Questo schema generale è con- sueto e opportuno, soprattutto in un contesto di qualificazione me- dio-basso in cui l’allenatore è chia- mato a organizzare le attività pro- tocollari che conosce in funzione degli obiettivi individuati o che ha imposto l’esigenza di competizio- ne. L’opportunità dello schema de- scritto è determinata dal fatto che la funzione didattica da sola non può produrre apprendimenti diret- tamente valutabili nella situazione complessa o, per meglio dire, non in tutte le tecniche e non in tutti i fondamentali.
  • 7. 218 capitolo 07L’ALLENAMENTO TECNICO-TATTICO ATTRAVERSO IL GIOCO Il gioco rappresenta un mezzo estremamente effi- cace per la formazione del giocatore e per l’inse- gnamento finalizzato di molte tecniche. Tuttavia, è necessario verificare e mettere in discussione alcune conseguenze della sua interpretazione formativa affinché non diventi mezzo esclusivo o dominante del sistema di allenamento. Questo, infatti, non sarebbe opportuno in uno sport di situazione, caratterizzato da una motricità conti- nuamente sottoposta a dinamiche adattative, in quanto ritarderebbe sensibilmente i processi di stabilizzazione degli apprendimenti motori. Nel sistema diffuso di allenamento, è ampiamen- te condiviso che i cosiddetti giochi propedeutici costituiscano forme di esercizio efficaci e oppor- tune da utilizzare soprattutto nello sviluppo del- la componente ludico-motoria (in giovanissima età) nell’applicazione delle tecniche al gioco (in età di avviamento all’agonismo) durante il pro- cesso di specializzazione (nella fase di perfezio- namento tecnico) e nello sviluppo della generale capacità di gioco (in età di massima prestazione). Il concetto metodologico che sintetizza l’idea di “sviluppare il gioco attraverso il gioco” riconosce l’importanza di imparare giocando in ogni fascia di qualificazione identificabile in un processo forma- tivo e in ogni livello di competizione.
  • 8. 230 capitolo 08LO SVILUPPO DEGLI SCHEMI MOTORI DI BASE Per quanto concerne lo sviluppo ontologico degli schemi motori di base, si evidenziano di seguito alcu- ne indicazioni particolari riguardanti le azioni motorie della deambulazione, della corsa, del salto, del lancio e della presa al volo, la combinazione dei movimenti e l’equilibrio.
  • 9. 244 LE CAPACITÀ DEL SISTEMA MOTORIO UMANO E LE ABILITÀ capitolo 09 Il principio dell’adattamento è fondamentale per l’allenamento sportivo. “Il fine prin- cipale dell’allenamento sportivo è quello di indurre adattamenti specifici che portino al miglioramento della prestazione sportiva” (Weineck, 2009) Nella definizione il concetto di prestazione sportiva identifica “il risultato di un’azione sportiva, che soprattutto nella competizione trova il suo riflesso in una misura (o punteggio), che viene attribuita all’a- zione motoria secondo regole prestabilite” (ibidem). Nell’apprendimento motorio il concetto di prestazione sportiva si può identificare con il controllo coordinato e finalizzato di un nuovo movimento (comportamento motorio). L’allenamento diventa il processo con cui rendere il movimento acquisito funzionale alle richieste del gioco (comportamento tattico) e modificabile in base alle richieste situazio- nali per salvaguardare l’efficacia della sua finalizzazione tattica. I meccanismi che interagiscono nel sistema motorio umano sono regolati da leggi neu- ro-fisiologiche e da dinamiche psico-comportamentali che sono state ampiamente stu- diate ed analizzate: in tutte le forme di studio, il movimento appare come la parte visi- bile di un processo che sintetizza un percorso precedentemente identificato e descritto (percezione dello stimolo situazionale/elaborazione della risposta motoria/effettuazione della risposta motoria). Le capacità motorie come presupposti essenziali della capacità di prestazione sportiva. Sono funzionali all’apprendimento e all’esecuzione di forme di motricità sportiva (mo- vimenti tecnici). Sono uguali per tutti, sono soggette a sviluppo e “non sono di per sé visibili”. Ad esempio, la forza è una capacità che hanno tutti, ma sono le sue modalità espressive che la rendono visibile: esse sono diverse da individuo a individuo. È sulle capacità motorie che si producono gli adattamenti quantitativi e qualitativi ai carichi di allenamento specifici per ogni disciplina sportiva.
  • 10. 254 LO SVILUPPO DELLE QUALITÀ FISICHE NELLE FASCE D’ETÀ GIOVANILI capitolo 10 Il processo di sviluppo delle qualità fisiche è misurabile attraverso la valutazione prestativa di abilità motorie generali e specifiche. Le pri- me consentono di confrontare il processo di sviluppo con le dinami- che studiate oggettivamente sia sulla popolazione scolastica che in altre discipline sportive: in questo modo sarà possibile collocare la pallavolo nello sviluppo del sistema motorio della popolazione giova- nile, e comprendere come essa faciliti il processo evolutivo, su quali contenuti dell’evoluzione motoria sia più efficace e in quali fasce d’età diventi particolarmente incisiva rispetto all’intero percorso di svilup- po auxologico. Le abilità motorie specifiche sono quelle che conferiscono competitivi- tà al giovane, e determinano le opportunità di competizione e che per- ciò contribuiscono alla genesi della capacità e dell’esperienza di gioco, sono quelle che consentono di riconoscere le attitudini individuali, presupposti della prospettiva di qualificazione e della identificazione iniziale del talento. In sintesi, le abilità motorie specifiche rappresen- tano gli obiettivi didattici del processo di insegnamento tecnico, di specializzazione nel ruolo e di sviluppo della capacità di gioco, in ogni momento della pratica sportiva giovanile. La conoscenza delle capacità motorie è importante per la lettura delle determinanti del movimento tecnico; è importante anche per comprendere come il movimento tecnico può essere sviluppato nel rispetto dei principi biomeccanici e dei tempi tecnici di azione indotti dal livello di competizione che si andrà ad affrontare; la conoscenza delle modalità di sviluppo delle capacità motorie suggerisce impor- tanti obiettivi operativi complementari, da considerare nell’ambito della formazione dei giovani giocatori di pallavolo.
  • 11. www.calzetti-mariucci.it Visita il nostro sito Collegandoti al sito puoi visionare nel dettaglio e acquista- re gli articoli (libri, video, dvd, riviste), grazie ad un sistema di ricerca semplice ed intuitivo. CATALOGO ON LINE Inoltre il sito è sempre aggiornato con sezioni specifiche di approfon- dimento su tutti gli argomenti più interes- santi legati allo sport, come eventi, convegni e corsi di aggiornamento. APPROFONDIMENTI Iscrivendoti e dando la preferen- za alla disciplina sportiva che più ti interessa potrai ricevere tutte le news al tuo indiriz- zo e-mail. NEWSLETTER libri,videoerivisteperlosportlibri,videoerivisteperlosport