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“Popovich ha ragione. Miami gioca una partita di grandissimo spes-
sore, sta avanti nel punteggio, controlla i ritmi e tutti, dall’Italia, ci
immaginiamo che da un momento all’altro nel secondo tempo possa
arrivare il parziale decisivo. È ormai un classico nelle partite degli
Heat di Erik Spolestra: a un certo punto arriva l’ondata che spazza
via tutto e consegna la partita a LeBron James. Ma Gara1 è la partita
destinata a passare alla storia come la “gara dell’aria condizionata”.
L’impianto dell’AT&T Center si guasta e improvvisamente il catino di-
venta un forno. Le immagini della TV mostrano i giocatori grondan-
ti di sudore, appoggiati sulle ginocchia, mentre i 18.000 spettatori
cercano una rivista o una bandierina per farsi aria e poter respirare.
Una situazione mai vista nella NBA, che fa discutere. La temperatura
percepita all’interno del palasport è superiore ai 30 gradi. A nove
minuti dalla fine Miami è avanti di 7 (89-79) e sembra in controllo,
ma James deve uscire per un affaticamento. San Antonio riprende
fiducia, la partita torna punto a punto. A quattro minuti dal termi-
ne Spolestra rimanda in campo James che prende subito un tiro, lo
segna ma si blocca con il muscolo della gamba destra in piena ten-
sione: crampi, il caldo ha fatto secco LeBron. Senza il proprio leader,
gli Heat crollano e San Antonio vince 110-95 sulla scia di un 31-9 di
parziale e sei bombe mandate a segno negli ultimi sei minuti. Negli
States si parlerà solo dei crampi di Lebron e di quell’aria condizionata
rotta, in Italia invece solo di Belinelli e dei 9 punti in 18 minuti mandati
a segno in un momento cruciale della gara, quando gli Spurs avevano
bisogno di qualcuno che suonasse la sveglia.” [Marco Belinelli] 1
capitolo 1
Le situazioni contigenti
e i cigni neri nella pallacanestro
“It’s unbelievable how much you don’t know about the game you have
been playing all your life.”
[Mickey Mantle]
1
Labanti D. (2014). Marco Belinelli. “Alla fine ho vinto”. Bologna: Minerva Edizioni. Pagg. 54-55.
10
Quando iniziano le Finals ai playoff NBA tutto il mondo guarda verso gli States per
godere della pallacanestro di massimo livello (oggi), e magari per capire come si
sta evolvendo e come si evolverà (domani) quello che per molti è lo sport più com-
plesso e appassionante di sempre. Tutti vogliono partecipare alle Finals NBA. Tutti
vogliono dire la loro opinione tra entusiasmo, spettacolo, euforia ed amarezza.
Un susseguirsi di partite che al fischio di inizio sembrano cancellare una stagione
intera. Qualsiasi cosa sia stata detta, scritta, pensata, pronosticata, alle Finals non
conta niente. Conta solo chi vince. Chi perde non è nemmeno il primo dei perdenti.
“Win or Go Home”. E per “home” non si intende “casa, dolce casa”.
Alle Finals 2013, in gara 6, Ray Allen segna un canestro da tre punti che manda ai
tempi supplementari le due contendenti. I Miami Heat vinceranno gara 6, e poi
gara7. I San Antonio Spurs resteranno “beffati” da quel tiro di Allen, diventato sto-
rico: l’azione simbolica, l’emblema delle finali 2013. Tutti hanno parlato di quel
tiro, e con grande dettaglio di analisi, gli addetti ai lavori hanno indagato moltissimi
aspetti della performance espressa in quell’azione. Si è parlato di come allenare
un giocatore ad esprimere un tiro del genere: tecnica, tattica, psicologia, comuni-
cazione, coesione di squadra, spirito di sacrificio, etica del lavoro, metodologia di
allenamento, e altro ancora. Di quell’azione ce ne ricordiamo ancora, perchè l’ab-
biamo vissuta, ci ha emozionati, ci ha regalato tanto, tanto di cui parlare e scrivere.
È un vero peccato che di gara1 delle Finals 2014 (quella descritta a inizio capitolo)
ce ne siamo invece dimenticati piuttosto in fretta. Quella partita ci ha regalato un
evento molto raro, di elevato impatto per la performance cestistica delle squadre
in campo, che ha modificato l’inerzia della partita.
Inoltre, a differenza di quanto scritto da chi ancora pensa di poter controllare gli
imprevisti e le incertezze aumentando i controlli di manutenzione, quello che mi è
interessato di più è che la rottura dell’impanto di aria condizionato dell’ AT&T Cen-
ter è stato un evento non prevedibile a priori. Pensate al lavoro manicale da parte
dei due sistemi sportivi in vista della contesa per il titolo. Pensate agli sforzi enormi
che ogni membro di quel sistema ha compiuto per aumentare le probabilità di
vittoria della squadra nella quale e per la quale lavora. Pensate alla metodologia
di allenamento e a tutte le variabili della performance cestistica che hanno identi-
ficato, pianificato, analizzato e possibilmente allenato per potersi adattare meglio
all’evoluzione del gioco e dei playoff. Per quanto le analisi fatte potessero essere
dettagliate, argomentate e sofisticate, nessuno poteva prevedere che la partita
si sarebbe giocata con una temperatura crescrente e delle condizioni climatiche
alle quali i giocatori fisicamente e psicologicamente non erano stati probabilmente
nè preparati nè allenati. Le analisi fatte in preparazione della partita erano fragili,
perchè non includevano la possibilità che nell’evolversi della partita si sarebbe pre-
sentato un Cigno Nero per la performance delle due squadre.
11
Un Cigno Nero? Sì. Un evento raro, di forte impatto, non prevedibile a priori, ma
studiabile solo a posteriori. Ciò che ha condizionato fortemente Gara1 (e forse il
resto della serie), finendo quasi nel dimenticatoio dopo qualche stagione, a parte
per l’aumento esponenziale del numero di controlli per manutenzione agli impian-
ti di aria condizionata.
Questo libro parla delle componenti della performance sportiva e della perfor-
mance nella pallacanestro: dagli eventi imprevedibili che modificano l’inerzia delle
partite [capitolo 1] all’adattamento in situazioni di gioco stressanti e ansiogene [ca-
pitolo 2]; dall’analisi delle possibilità di allenare le risorse dei membri di un sistema
sportivo lavorando sulle strategie di coping [capitolo 3] allo studio del ruolo fonda-
mentalmente evolutivo delle emozioni nelle scelte di gioco [capitolo 4]; dalle com-
ponenti sociali e relazionali che strutturano la disciplina e lo spirito di gruppo ai
meccanismi di difesa adottati dalle squadre che regrediscono a gruppi attacco-fuga
o a gruppi di dipendenza [capitolo 5]; arrivando alle caratteristiche di fragilità ed
antifragilità dei giocatori e delle squadre e alla strutturazione di un modello di pal-
lacanestro integrata che non si limiti all’analisi delle componenti tecnico-tattiche,
atletiche e mentali, ma che siano ampliate dall’analisi delle componenti socio-cul-
turali che condizionano le capacità di adattamento dei sistemi sportivi e dei suoi
membri alle situazioni contingenti (non-standard) [capitolo 6].
12
Che cos’è un Cigno nero? Ne avete mai visti sul parquet di un campo di pallacane-
stro? Può darsi che li abbiate visti. Ma li avete riconosciuti?
“Prima della scoperta dell’Australia gli abitanti del Vecchio Mondo
erano convinti che tutti i cigni fossero bianchi: una convinzione
inconfutabile,poichésembravapienamenteconfermatadall’evidenza
empirica. L’avvistamento del primo cigno nero può essere stato una
sorpresa per alcuni ornitologi (e per altre persone interessate al
colore degli uccelli), ma non è questo il punto. La vicenda evidenzia
un grave limite del nostro apprendimento basato sull’osservazione
e sull’esperienza, nonchè la fragilità della nostra conoscenza. Una
sola osservazione può confutare un’asserzione generale ricavata
da millenni di avvistamenti di milioni di cigni bianchi. Basta un solo
(e, a quanto pare, piuttosto brutto) uccello nero. Anche un evento
altamente probabile che non si verifica è un cigno nero. Si noti,
infatti, che per simmetria il verificarsi di un evento estremamente
improbabile equivale al non verificarsi di un evento estremamente
probabile. [...] Ciò che qui chiameremo Cigno nero (con la
maiuscola) è un evento che possiede le caratteristiche seguenti. In
primo luogo, è un evento isolato, che non rientra nel campo delle
normali aspettative, poiché niente nel passato può indicare in modo
plausibile la sua possibilità. In secondo luogo, ha un impatto enorme.
In terzo luogo, nonostante il suo carattere di evento isolato, la natura
umana ci spinge a elaborare a posteriori giustificazioni della sua
comparsa, per renderlo spiegabile e prevedibile. Riassumo le tre
caratteristiche: rarità, impatto enorme e prevedibilità retrospettiva
(ma non prospettiva).” [Nassim N. Taleb] 2
.
Nassim Nicholas Taleb, autore del libro il Cigno nero (2007), attualmente insegna
al politecnico dell’Università di New York e all’Università di Oxford. I suoi interessi
e le sue competenze nascono dall’ibridazione interdisciplinare di filosofia, mate-
matica ed economia. I suoi lavori si concentrano sulla probabilità e sulla causalità.
Sebbene Taleb non abbia pubblicato, per ora, lavori in ambito sportivo, questo non
mi ha impedito di ritenere i suoi libri molto interessanti per lo studio dei sistemi
sportivi e delle situazioni contingenti nelle competizioni sportive.
1.1 I Cigni neri nella pallacanestro
1
Nassim N. Taleb (2007). Il cigno nero. Milano: Il Saggiatore. Pag. 11.
13
Siccome nelle partite di pallacanestro ci sono delle situazioni che “modificano l’i-
nerzia della partita”, spesso presentandosi in modo inaspettato ed imprevedibile,
dopo aver letto i libri di Taleb decisi di diventare un “cacciatore di Cigni neri nella
pallacanestro” (ovviamente in senso conoscitivo, perchè non so sparare).
Questa combinazione di scarsa prevedibilità e impatto enorme fa delle situazioni
contingenti nella pallacanestro un argomento molto complesso. Purtroppo siamo
abituati a guardare principalmente alla componente tecnico-tattica e a quella atletica,
provando a ricondurci anche quello che non riusciamo a capire (...), affidandoci a
parole come “mentalità”, che possano darci l’impressione di uscire dalla scomo-
da sensazione di non aver capito che cosa stia succedendo. Affermare che è una
“questione di mentalità” è come dire che l’acqua bolle a cento gradi per una “que-
stione chimica”. Dire che se schiaccio l’interruttore la lampadina si accende per
una “questione elettrica” è come dire che se ho fame e mangio una pizza mi sento
sazio per una “questione biologica”: non sto dicendo nulla né del “come” né del
“perché”. Quando sento usare troppe volte la frase “questione di mentalità” da un
commentatore sportivo, senza specifiche spiegazioni, posso evitare di incavolarmi
eccessivamente premendo il tasto “muto” del telecomando e l’audio scompare
per una “questione tecnologica”. Attraverso la lettura del libro ti renderai conto
che la categoria “mentalità” ha diversi contenuti al suo interno che meritano di es-
sere analizzati, per aiutare te e chi ti ascolta a conoscerli con precisione. A breve, in
televisione avremo commentatori sportivi che sapranno associare all’analisi tattica
di un’azione che ha portato al potenziale gioco da tre punti anche le strategie di co-
ping [capitolo 3] adottate dai giocatori a cui è stato fischiato fallo in difesa. Durante
le interviste, gli allenatori potrebbero cominciare a spiegare “come” e “con quali”
pre-performance routines [capitolo 2] abbiano lavorato in pre-partita. I giocatori
saranno maggiormente consapevoli di come i propri stati emotivi condizionino le
loro scelte di gioco attraverso i marcatori somatici [capitolo 4], mentre i giornalisti
scriveranno parecchie pagine sulle modalità di difesa dei gruppi che regrediscono
a gruppi attacco-fuga o a gruppi di dipendenza [capitolo 5]. Insomma, il tuo inte-
resse verso la performance sportiva e verso la performance in generale, trovano
in questo libro competenze, passione e gioco di squadra. Procediamo con ordine.
Torniamo ai Cigni neri.
Noi tendiamo a comportarci come se i Cigni neri non esistessero! Ci spaventano
perchè non siamo in grado di controllarli, non siamo in grado di prevederli e non
siamo in grado di descriverli in itinere (mentre si evolvono), ma solamente dopo
che si sono verificati (a posteriori).
14
Ciò che rende una situazione “contingente” è l’impatto che ha sull’evoluzione della
partita, in rapporto alle componenti tecniche, tattiche, atletiche, psicologiche e
sociali, espresse dai sistemi sportivi che competono, e al ruolo giocato dal caso. La
performance sportiva è a sua volta un sistema complesso. Allenare i dettagli di una
performance è difficile: prima di correggere un dettaglio devi imparare a vederlo,
a riconoscerlo. Allenare la performance di squadra a partire dai dettagli rischia di
essere dispersivo perchè saper usare la lente di ingrandimento è molto importan-
te, ma non deve ridurre per troppi secondi il campo visivo. Una prospettiva globale
del sistema sportivo rischia di essere dispersiva, ci consente di studiare il “quadro”
ma ci induce a generalizzare illusioni conoscitive e stereotipi. L’analisi dei processi
di evoluzione della performance di squadra in rapporto alle situazioni contingenti
ha bisogno di alternare ed integrare entrambe le prospettive, “saltando” continua-
mente dal globale ai dettagli e dai dettagli al globale. Ma non basta comunque,
perchè tra i dettagli che vedo con la lente di ingrandimento e il quadro generale
che indago con una prospettiva a “tutto campo” ci sono molte informazioni vissute
di origine psicologica, sociologica, culturale ed emotiva.
Negli anni il movimento della pallacanestro italiana si è positivamente aperto all’a-
nalisi della componente psicologica nella performance cestistica. Anche durante i
corsi di formazione per allenatori la Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) propo-
ne il concetto di “pallacanestro integrata” per indicare la necessità di allenare tre
macro-categorie della performance cestistica: componente tecnico-tattica, com-
ponente atletica e componente mentale. Possiamo però fare altri passi in avan-
ti per migliorarci, conosciamo ancora troppo poco delle performance di squadra
nella pallacanestro per incastrarle in queste tre categorie. Nel corso del libro sco-
priremo che le componenti della performance sportiva sono cinque (e non tre!),
quindi per allenare una squadra di pallacanestro che non sia fragile alle situazioni
contingenti (non-standard) dobbiamo allenarla a svilupparne le risorse ed i limiti di
tutte e cinque le componenti.
Una partita di pallacanestro conserverà sempre un ampio margine di imprevedi-
bilità, dobbiamo capire come evitare che questo margine ci impedisca di adattare
la nostra performance alle situazioni impreviste (non-standard) che si presente-
ranno. Siccome siamo evolutivamente spaventati da quello che non conosciamo,
corriamo costantemente il rischio di evitare o negare le informazioni cognitive ed
emotive che alimentano la nostra insicurezza, illudendoci di ridurre la nostra ansia
da prestazione.
15
“Come negli affari, anche nel basket non c’è staticità. Ci si ferma solo
al fischio degli arbitri e poi, al massimo, per pochi minuti. In più, può
capitare qualsiasi cosa; ed accade spesso. Un coach può arrivare con
un grande piano e scoprire che deve buttarlo via dopo i primi cinque
minuti di gara. “Pensavo che il nostro pressing a tutto campo avrebbe
funzionato. Non funziona. Devo cambiare.” “Pensavo che tentare di
trarre vantaggio da quello che abbiamo visto in videotape sarebbe
stato un bene. Non è così. Devo trovare una soluzione diversa.” “Quel
ragazzo ne ha appena segnati due di fila. Devo fermarlo.” “Accidenti,
non sapevo che avrebbero difeso con una 1-2-2. Cosa possiamo fare
ora?” “Hanno appena spaccato la bocca a Trajan Langdon. Oh no!”.
E così via. Ecco come va ogni singola partita. È come guidare per il
centro di Manhattan. Sai che stai per incontrare un ingorgo in Times
Square.Manonsaiquantotempodurerà,seoltrealleautoincontrerai
autobus e camion, se ci sono dei lavori in corso sulla strada, o se
ci sono delle costruzioni in atto. E non sei in grado di vedere tutto
quando ci sei in mezzo. Ecco il basket. Per questo il basket è un gioco
di variabili, proprio come il business. I cambiamenti non sono insoliti,
sono comuni. L’abilità di un leader di pensare indipendentemente - e
di reagire di conseguenza, di muoversi senza istruzioni, di reagire alle
voci sul campo - è di suprema importanza.” [Mike Krzyzewsky] 3
.
3
Mike Krzyzewski, Donald T. Phillips (2002). Le strategie di coach K. Strategie di successo per il basket,
gli affari e la vita. Pagg. 99-100.

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Pallacanestro antifragile allenarsi all'imprevedibilità sportiva

  • 1. 9 “Popovich ha ragione. Miami gioca una partita di grandissimo spes- sore, sta avanti nel punteggio, controlla i ritmi e tutti, dall’Italia, ci immaginiamo che da un momento all’altro nel secondo tempo possa arrivare il parziale decisivo. È ormai un classico nelle partite degli Heat di Erik Spolestra: a un certo punto arriva l’ondata che spazza via tutto e consegna la partita a LeBron James. Ma Gara1 è la partita destinata a passare alla storia come la “gara dell’aria condizionata”. L’impianto dell’AT&T Center si guasta e improvvisamente il catino di- venta un forno. Le immagini della TV mostrano i giocatori grondan- ti di sudore, appoggiati sulle ginocchia, mentre i 18.000 spettatori cercano una rivista o una bandierina per farsi aria e poter respirare. Una situazione mai vista nella NBA, che fa discutere. La temperatura percepita all’interno del palasport è superiore ai 30 gradi. A nove minuti dalla fine Miami è avanti di 7 (89-79) e sembra in controllo, ma James deve uscire per un affaticamento. San Antonio riprende fiducia, la partita torna punto a punto. A quattro minuti dal termi- ne Spolestra rimanda in campo James che prende subito un tiro, lo segna ma si blocca con il muscolo della gamba destra in piena ten- sione: crampi, il caldo ha fatto secco LeBron. Senza il proprio leader, gli Heat crollano e San Antonio vince 110-95 sulla scia di un 31-9 di parziale e sei bombe mandate a segno negli ultimi sei minuti. Negli States si parlerà solo dei crampi di Lebron e di quell’aria condizionata rotta, in Italia invece solo di Belinelli e dei 9 punti in 18 minuti mandati a segno in un momento cruciale della gara, quando gli Spurs avevano bisogno di qualcuno che suonasse la sveglia.” [Marco Belinelli] 1 capitolo 1 Le situazioni contigenti e i cigni neri nella pallacanestro “It’s unbelievable how much you don’t know about the game you have been playing all your life.” [Mickey Mantle] 1 Labanti D. (2014). Marco Belinelli. “Alla fine ho vinto”. Bologna: Minerva Edizioni. Pagg. 54-55.
  • 2. 10 Quando iniziano le Finals ai playoff NBA tutto il mondo guarda verso gli States per godere della pallacanestro di massimo livello (oggi), e magari per capire come si sta evolvendo e come si evolverà (domani) quello che per molti è lo sport più com- plesso e appassionante di sempre. Tutti vogliono partecipare alle Finals NBA. Tutti vogliono dire la loro opinione tra entusiasmo, spettacolo, euforia ed amarezza. Un susseguirsi di partite che al fischio di inizio sembrano cancellare una stagione intera. Qualsiasi cosa sia stata detta, scritta, pensata, pronosticata, alle Finals non conta niente. Conta solo chi vince. Chi perde non è nemmeno il primo dei perdenti. “Win or Go Home”. E per “home” non si intende “casa, dolce casa”. Alle Finals 2013, in gara 6, Ray Allen segna un canestro da tre punti che manda ai tempi supplementari le due contendenti. I Miami Heat vinceranno gara 6, e poi gara7. I San Antonio Spurs resteranno “beffati” da quel tiro di Allen, diventato sto- rico: l’azione simbolica, l’emblema delle finali 2013. Tutti hanno parlato di quel tiro, e con grande dettaglio di analisi, gli addetti ai lavori hanno indagato moltissimi aspetti della performance espressa in quell’azione. Si è parlato di come allenare un giocatore ad esprimere un tiro del genere: tecnica, tattica, psicologia, comuni- cazione, coesione di squadra, spirito di sacrificio, etica del lavoro, metodologia di allenamento, e altro ancora. Di quell’azione ce ne ricordiamo ancora, perchè l’ab- biamo vissuta, ci ha emozionati, ci ha regalato tanto, tanto di cui parlare e scrivere. È un vero peccato che di gara1 delle Finals 2014 (quella descritta a inizio capitolo) ce ne siamo invece dimenticati piuttosto in fretta. Quella partita ci ha regalato un evento molto raro, di elevato impatto per la performance cestistica delle squadre in campo, che ha modificato l’inerzia della partita. Inoltre, a differenza di quanto scritto da chi ancora pensa di poter controllare gli imprevisti e le incertezze aumentando i controlli di manutenzione, quello che mi è interessato di più è che la rottura dell’impanto di aria condizionato dell’ AT&T Cen- ter è stato un evento non prevedibile a priori. Pensate al lavoro manicale da parte dei due sistemi sportivi in vista della contesa per il titolo. Pensate agli sforzi enormi che ogni membro di quel sistema ha compiuto per aumentare le probabilità di vittoria della squadra nella quale e per la quale lavora. Pensate alla metodologia di allenamento e a tutte le variabili della performance cestistica che hanno identi- ficato, pianificato, analizzato e possibilmente allenato per potersi adattare meglio all’evoluzione del gioco e dei playoff. Per quanto le analisi fatte potessero essere dettagliate, argomentate e sofisticate, nessuno poteva prevedere che la partita si sarebbe giocata con una temperatura crescrente e delle condizioni climatiche alle quali i giocatori fisicamente e psicologicamente non erano stati probabilmente nè preparati nè allenati. Le analisi fatte in preparazione della partita erano fragili, perchè non includevano la possibilità che nell’evolversi della partita si sarebbe pre- sentato un Cigno Nero per la performance delle due squadre.
  • 3. 11 Un Cigno Nero? Sì. Un evento raro, di forte impatto, non prevedibile a priori, ma studiabile solo a posteriori. Ciò che ha condizionato fortemente Gara1 (e forse il resto della serie), finendo quasi nel dimenticatoio dopo qualche stagione, a parte per l’aumento esponenziale del numero di controlli per manutenzione agli impian- ti di aria condizionata. Questo libro parla delle componenti della performance sportiva e della perfor- mance nella pallacanestro: dagli eventi imprevedibili che modificano l’inerzia delle partite [capitolo 1] all’adattamento in situazioni di gioco stressanti e ansiogene [ca- pitolo 2]; dall’analisi delle possibilità di allenare le risorse dei membri di un sistema sportivo lavorando sulle strategie di coping [capitolo 3] allo studio del ruolo fonda- mentalmente evolutivo delle emozioni nelle scelte di gioco [capitolo 4]; dalle com- ponenti sociali e relazionali che strutturano la disciplina e lo spirito di gruppo ai meccanismi di difesa adottati dalle squadre che regrediscono a gruppi attacco-fuga o a gruppi di dipendenza [capitolo 5]; arrivando alle caratteristiche di fragilità ed antifragilità dei giocatori e delle squadre e alla strutturazione di un modello di pal- lacanestro integrata che non si limiti all’analisi delle componenti tecnico-tattiche, atletiche e mentali, ma che siano ampliate dall’analisi delle componenti socio-cul- turali che condizionano le capacità di adattamento dei sistemi sportivi e dei suoi membri alle situazioni contingenti (non-standard) [capitolo 6].
  • 4. 12 Che cos’è un Cigno nero? Ne avete mai visti sul parquet di un campo di pallacane- stro? Può darsi che li abbiate visti. Ma li avete riconosciuti? “Prima della scoperta dell’Australia gli abitanti del Vecchio Mondo erano convinti che tutti i cigni fossero bianchi: una convinzione inconfutabile,poichésembravapienamenteconfermatadall’evidenza empirica. L’avvistamento del primo cigno nero può essere stato una sorpresa per alcuni ornitologi (e per altre persone interessate al colore degli uccelli), ma non è questo il punto. La vicenda evidenzia un grave limite del nostro apprendimento basato sull’osservazione e sull’esperienza, nonchè la fragilità della nostra conoscenza. Una sola osservazione può confutare un’asserzione generale ricavata da millenni di avvistamenti di milioni di cigni bianchi. Basta un solo (e, a quanto pare, piuttosto brutto) uccello nero. Anche un evento altamente probabile che non si verifica è un cigno nero. Si noti, infatti, che per simmetria il verificarsi di un evento estremamente improbabile equivale al non verificarsi di un evento estremamente probabile. [...] Ciò che qui chiameremo Cigno nero (con la maiuscola) è un evento che possiede le caratteristiche seguenti. In primo luogo, è un evento isolato, che non rientra nel campo delle normali aspettative, poiché niente nel passato può indicare in modo plausibile la sua possibilità. In secondo luogo, ha un impatto enorme. In terzo luogo, nonostante il suo carattere di evento isolato, la natura umana ci spinge a elaborare a posteriori giustificazioni della sua comparsa, per renderlo spiegabile e prevedibile. Riassumo le tre caratteristiche: rarità, impatto enorme e prevedibilità retrospettiva (ma non prospettiva).” [Nassim N. Taleb] 2 . Nassim Nicholas Taleb, autore del libro il Cigno nero (2007), attualmente insegna al politecnico dell’Università di New York e all’Università di Oxford. I suoi interessi e le sue competenze nascono dall’ibridazione interdisciplinare di filosofia, mate- matica ed economia. I suoi lavori si concentrano sulla probabilità e sulla causalità. Sebbene Taleb non abbia pubblicato, per ora, lavori in ambito sportivo, questo non mi ha impedito di ritenere i suoi libri molto interessanti per lo studio dei sistemi sportivi e delle situazioni contingenti nelle competizioni sportive. 1.1 I Cigni neri nella pallacanestro 1 Nassim N. Taleb (2007). Il cigno nero. Milano: Il Saggiatore. Pag. 11.
  • 5. 13 Siccome nelle partite di pallacanestro ci sono delle situazioni che “modificano l’i- nerzia della partita”, spesso presentandosi in modo inaspettato ed imprevedibile, dopo aver letto i libri di Taleb decisi di diventare un “cacciatore di Cigni neri nella pallacanestro” (ovviamente in senso conoscitivo, perchè non so sparare). Questa combinazione di scarsa prevedibilità e impatto enorme fa delle situazioni contingenti nella pallacanestro un argomento molto complesso. Purtroppo siamo abituati a guardare principalmente alla componente tecnico-tattica e a quella atletica, provando a ricondurci anche quello che non riusciamo a capire (...), affidandoci a parole come “mentalità”, che possano darci l’impressione di uscire dalla scomo- da sensazione di non aver capito che cosa stia succedendo. Affermare che è una “questione di mentalità” è come dire che l’acqua bolle a cento gradi per una “que- stione chimica”. Dire che se schiaccio l’interruttore la lampadina si accende per una “questione elettrica” è come dire che se ho fame e mangio una pizza mi sento sazio per una “questione biologica”: non sto dicendo nulla né del “come” né del “perché”. Quando sento usare troppe volte la frase “questione di mentalità” da un commentatore sportivo, senza specifiche spiegazioni, posso evitare di incavolarmi eccessivamente premendo il tasto “muto” del telecomando e l’audio scompare per una “questione tecnologica”. Attraverso la lettura del libro ti renderai conto che la categoria “mentalità” ha diversi contenuti al suo interno che meritano di es- sere analizzati, per aiutare te e chi ti ascolta a conoscerli con precisione. A breve, in televisione avremo commentatori sportivi che sapranno associare all’analisi tattica di un’azione che ha portato al potenziale gioco da tre punti anche le strategie di co- ping [capitolo 3] adottate dai giocatori a cui è stato fischiato fallo in difesa. Durante le interviste, gli allenatori potrebbero cominciare a spiegare “come” e “con quali” pre-performance routines [capitolo 2] abbiano lavorato in pre-partita. I giocatori saranno maggiormente consapevoli di come i propri stati emotivi condizionino le loro scelte di gioco attraverso i marcatori somatici [capitolo 4], mentre i giornalisti scriveranno parecchie pagine sulle modalità di difesa dei gruppi che regrediscono a gruppi attacco-fuga o a gruppi di dipendenza [capitolo 5]. Insomma, il tuo inte- resse verso la performance sportiva e verso la performance in generale, trovano in questo libro competenze, passione e gioco di squadra. Procediamo con ordine. Torniamo ai Cigni neri. Noi tendiamo a comportarci come se i Cigni neri non esistessero! Ci spaventano perchè non siamo in grado di controllarli, non siamo in grado di prevederli e non siamo in grado di descriverli in itinere (mentre si evolvono), ma solamente dopo che si sono verificati (a posteriori).
  • 6. 14 Ciò che rende una situazione “contingente” è l’impatto che ha sull’evoluzione della partita, in rapporto alle componenti tecniche, tattiche, atletiche, psicologiche e sociali, espresse dai sistemi sportivi che competono, e al ruolo giocato dal caso. La performance sportiva è a sua volta un sistema complesso. Allenare i dettagli di una performance è difficile: prima di correggere un dettaglio devi imparare a vederlo, a riconoscerlo. Allenare la performance di squadra a partire dai dettagli rischia di essere dispersivo perchè saper usare la lente di ingrandimento è molto importan- te, ma non deve ridurre per troppi secondi il campo visivo. Una prospettiva globale del sistema sportivo rischia di essere dispersiva, ci consente di studiare il “quadro” ma ci induce a generalizzare illusioni conoscitive e stereotipi. L’analisi dei processi di evoluzione della performance di squadra in rapporto alle situazioni contingenti ha bisogno di alternare ed integrare entrambe le prospettive, “saltando” continua- mente dal globale ai dettagli e dai dettagli al globale. Ma non basta comunque, perchè tra i dettagli che vedo con la lente di ingrandimento e il quadro generale che indago con una prospettiva a “tutto campo” ci sono molte informazioni vissute di origine psicologica, sociologica, culturale ed emotiva. Negli anni il movimento della pallacanestro italiana si è positivamente aperto all’a- nalisi della componente psicologica nella performance cestistica. Anche durante i corsi di formazione per allenatori la Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) propo- ne il concetto di “pallacanestro integrata” per indicare la necessità di allenare tre macro-categorie della performance cestistica: componente tecnico-tattica, com- ponente atletica e componente mentale. Possiamo però fare altri passi in avan- ti per migliorarci, conosciamo ancora troppo poco delle performance di squadra nella pallacanestro per incastrarle in queste tre categorie. Nel corso del libro sco- priremo che le componenti della performance sportiva sono cinque (e non tre!), quindi per allenare una squadra di pallacanestro che non sia fragile alle situazioni contingenti (non-standard) dobbiamo allenarla a svilupparne le risorse ed i limiti di tutte e cinque le componenti. Una partita di pallacanestro conserverà sempre un ampio margine di imprevedi- bilità, dobbiamo capire come evitare che questo margine ci impedisca di adattare la nostra performance alle situazioni impreviste (non-standard) che si presente- ranno. Siccome siamo evolutivamente spaventati da quello che non conosciamo, corriamo costantemente il rischio di evitare o negare le informazioni cognitive ed emotive che alimentano la nostra insicurezza, illudendoci di ridurre la nostra ansia da prestazione.
  • 7. 15 “Come negli affari, anche nel basket non c’è staticità. Ci si ferma solo al fischio degli arbitri e poi, al massimo, per pochi minuti. In più, può capitare qualsiasi cosa; ed accade spesso. Un coach può arrivare con un grande piano e scoprire che deve buttarlo via dopo i primi cinque minuti di gara. “Pensavo che il nostro pressing a tutto campo avrebbe funzionato. Non funziona. Devo cambiare.” “Pensavo che tentare di trarre vantaggio da quello che abbiamo visto in videotape sarebbe stato un bene. Non è così. Devo trovare una soluzione diversa.” “Quel ragazzo ne ha appena segnati due di fila. Devo fermarlo.” “Accidenti, non sapevo che avrebbero difeso con una 1-2-2. Cosa possiamo fare ora?” “Hanno appena spaccato la bocca a Trajan Langdon. Oh no!”. E così via. Ecco come va ogni singola partita. È come guidare per il centro di Manhattan. Sai che stai per incontrare un ingorgo in Times Square.Manonsaiquantotempodurerà,seoltrealleautoincontrerai autobus e camion, se ci sono dei lavori in corso sulla strada, o se ci sono delle costruzioni in atto. E non sei in grado di vedere tutto quando ci sei in mezzo. Ecco il basket. Per questo il basket è un gioco di variabili, proprio come il business. I cambiamenti non sono insoliti, sono comuni. L’abilità di un leader di pensare indipendentemente - e di reagire di conseguenza, di muoversi senza istruzioni, di reagire alle voci sul campo - è di suprema importanza.” [Mike Krzyzewsky] 3 . 3 Mike Krzyzewski, Donald T. Phillips (2002). Le strategie di coach K. Strategie di successo per il basket, gli affari e la vita. Pagg. 99-100.