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Raccoglitori
    di
  residui


 Una panoramica globale
    sul primo anello
       del circuito
      del riciclaggio



                                 a cura di:
                           Cecilia Ruberto
                          Lucia Fernández
Traduzioni:
       Cecilia Ruberto


          Gráfica:
       Lorena Díaz
      Lucia Fernández


       Con il sostegno di:
* Collaborative Working Group
  in Solid Waste Management
        * Reorient Onlus
         * Retos al Sur


     Finito di stampare:
        Roma Italia
       Novembre 2008
Dedicato ai riciclatori morti
nella discarica di città del Guatemala
                    il 20 Giugno 2008.
Raccoglitori di residui:
      una panoramica globale sul primo
       anello del circuito del riciclaggio


A cura di


    Lucia Fernandez
    Cecilia Ruberto




       Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del   I
                                                                           riciclaggio
Un sincero ringraziamento alle associazioni che
                               hanno sostenuto
                                    l’iniziativa




Il CWG è una rete che mette insieme l’esperienza di partner diversi che
collaborano per il
miglioramento della gestione dei residui solidi urbani e le condizioni di vita
dei poveri nelle città
dei Paesi a medio basso-reddito
Sin dal 1995 il CWG organizza workshops per lo scambio di conoscenze e
per implementare e
aggiornare le conoscenze sulla gestione dei residui solidi urbani. Il lavoro
della rete sviluppa una
serie di aspetti inerenti al tema inclusi quelli istituzionali, sociali, finanziari
e tecnici.
Contatti:
Web: http://www.cwgnet.net
Vadianstrasse 42
CH-9000 St.Gallen - Switzerland
Tel: +41 71 228 54 54

        Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del   II
                                                                            riciclaggio
fax: +41 71 228 54 55
Email: cwg.secretariat@skat.ch




L’associazione proponente Reorient Onlus attiva da più di tredici anni nel
campo della
cooperazione internazionale solidale e dell’educazione alla pace e alla
mondialità svolgendo attività
di progettazione e attuazione di programmi di sensibilizzazione e
formazione su questi temi;
collabora inoltre con diverse Botteghe del Commercio Equo e Solidale e
gestisce due sportelli di
Turismo Responsabile. Partecipa attivamente al Tavolo dell’Altra Economia
di Roma tra i soci
fondatori del Consorzio della Città dell’Altra Economia, dove ha la sua sede
operativa dal 2007.
Contatti:
Web: http://www.reorient.it
Vicolo dello Scavolino, 61
00187 Roma
tel/fax +39.06.6780622
       Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del   III
                                                                           riciclaggio
Sede operativa: Città dell’Altraeconomia
E-mail reorient@reorient.it




Retos al Sur è un’associazione senza fini di lucro che si è costituita
all’inizio del 2006 presso la città
di Montevideo, Uruguay.
La Cooperazione è uno strumento d’azione trasversale per questa
associazione, strumento concepito
come un’attività partecipata, che tende all’interscambio orizzontale tra le
diverse culture,
esperienze, comunità stili di vita e sogni.
Contatti:
Web: http://www.retosalsur.org
Perez Castellano 1424
Montevideo- Uruguay
Tel. (+598 2) 916 52 87
Email: comunicacion@retosalsur.org




       Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del   IV
                                                                           riciclaggio
Prologo


Le discarica del mondo luogo di miseria e di speranza nel
                             ventunesimo secolo.
Riccardo Troisi , Reorient Onlus , Italia
Adriana Goni Mazzitelli, Asociacion Retos al Sur ,Uruguay


Raccontare le storie di chi cerca tra i rifiuti delle discariche del mondo una
speranza , non è cosa facile. Oggi per milioni di persone, uomini e donne
che hanno abbandonato campagne inospitali o villaggi senza futuro, con il
miraggio di trovar fortuna nelle sempre più grasse metropoli del mondo,
questo lavoro da una possibilità per sopravvivere divenendo una condizione
“normale” di vita. L’incremento della produzione e dei consumi ha creato
enormi squilibri nella gestione dei rifiuti urbani: come ricorda Wolfgang
Sachs, «la produzione genera sia ricchezza sia rifiuti e insieme alla
globalizzazione della produzione di ricchezza cresce anche la produzione di
rifiuti». Sono sorte così vere e proprie “città discariche”. Quelle africane
della baraccopoli di Korogocho a Nairobi - più volte descritta da padre
Zanotelli - e quelle meno note di Kigali in Rwanda; ma anche nello Zambia,
dove il 90 per cento di spazzatura non viene raccolto e si accumula nelle
strade, mentre la discarica di Olososua, in Nigeria, accoglie ogni giorno
oltre mille camion di rifiuti.
In Asia, a Manila, è tristemente famosa Payatas a Quezon City, una
baraccopoli dove vivono oltre 25 mila persone: è sorta sul pendio di una
collina di rifiuti, la “montagna fumante” dove adulti e bambini si
contendono materiali da rivendere. Ma c’è anche Paradise Village che non è
       Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del   V
                                                                           riciclaggio
un villaggio turistico, bensì una bidonville cresciuta sopra un acquitrino
dove gli allagamenti sono puntuali come le piogge monsoniche. E poi
“Dumpsite Catmon”, la discarica sulla quale si è sviluppata la baraccopoli
che sovrasta Paradise Village. In Cina, a Pechino, le discariche sono abitate
da migliaia di persone che riciclano rifiuti illeciti, mentre l’India con i suoi
slums metropolitani è il paese più densamente popolato dai “sopravvissuti
dei rifiuti”. Eppure qualcosa sta cambiando. In alcuni casi la spazzatura è
diventata motivo di emancipazione sociale: al Cairo, in Egitto, i lavoratori
del settore informale - noti come zabbaleen - raccolgono un terzo dei rifiuti
domestici, quasi un milione di tonnellate all'anno, e riescono a riciclare e
destinare al compostaggio più dell’80 percento del raccolto. Uno dei
distretti, Mokattam, è diventato la sede di 700 piccole imprese per la
raccolta dei rifiuti. In Brasile, dove le discariche a cielo aperto risparmiano
le aree turistiche per concentrarsi nelle periferie metropolitane, c’è
l’esperienza dei ‘Catadores do lixo’: un movimento sociale organizzato in
cooperative che oggi impiegano migliaia di persone nella raccolta, nel
riciclaggio e nello smaltimento dei rifiuti. La prima cooperativa, la
Coopamare risale al 1989. L’esperienza di San Paolo si è trasferita nel
Minas Gerais, a Belo Horizonte e nel Rio Grande do Sul. E a Buenos Aires,
in Argentina, i “cartoneros” impegnati nella raccolta non ufficiale di rifiuti
sono stati per diversi anni i pionieri del riciclaggio: le loro cooperative
raccolgono più di 20 mila operatori e nelle scorse settimane sono state
chiamate a partecipare a “rifiuti zero”, un ambizioso progetto governativo
per riciclare entro il 2020 tutti i rifiuti solidi urbani.
Esistono tante altre esperienze che solo in parte sono state raccontate in
questo lavoro, a testimoniare un movimento che sta crescendo e che occorre
sostenere con ogni sforzo e passione. La nostra associazione da qualche
        Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del   VI
                                                                            riciclaggio
anno     sta lavorando in Uruguay, per promuovere e rafforzare                      piccole
cooperative di “clasficadores de residuos urbanos” a Montevideo, questo
lavoro     ci ha confermato         l’importanza di avviare progettualità mirate
all’autopromozione sociale di queste realtà.                     Vivere dipendendo da
quello che la società scarta, non è facile, ma questi volti chiedono di essere
riconosciuti come lavoratori e lavoratrici ed ottenere gli stessi diritti di chi si
dedica ad altri mestieri. Per molti di loro la dignità, pur vivendo tra i rifiuti,
non è mai venuta meno: attende solo di essere riconosciuta.




         Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del VII
                                                                             riciclaggio
Indice

                                                                                     Pag.
BIOGRAFIE AUTORI
Poornima Chikarmane e Laxmi Narayan                                                       6
Pablo J. Schamber                                                                         7
Reka Soos e Noemi Stanev                                                                  7
Laila R. Iskandar                                                                         7
Lucia Fernandez Gabard                                                                    8
Cecilia Ruberto                                                                           9
Pietro Luppi                                                                              9


Presentazione                                                                             10
Introduzione                                                                              11
Associazioni che hanno sostenuto l’iniziativa                                             21


UNO SGUARDO GENERALE:                                                                     21
Chi sono i Riciclatori, come lavorano e prospettive future
di Cecilia Ruberto


La gestione dei residui solidi urbani ed il ruolo dei waste pickers                       22
Waste picking and waste pickers                                                           24
Le caratteristiche del settore informale                                                  27
Come vivono? Come lavorano?                                                               29
Soluzioni più comunemente adottate nella politica di gestione dei                         31


       Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del
                                                                                               1
                                                                           riciclaggio
residui solidi urbani nei paesi a basso medio-reddito e i loro limiti
La formazione di cooperative                                                              38
Ideologia del lavoro e diritti dei lavoratori                                             41
Bibliografia                                                                              46
Riferimenti pagine Web                                                                    48


RIORGANIZZANDO IL DISORGANIZZATO:                                                         49
Il caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat
(l’unnione commerciale dei waste pickers)
Di Poornima Chikarmane e Laxmi Narayan


La Nascita                                                                                49
Strategia, forma organizzativa, governance e membership                                   54
Le attività e il metodo                                                                   59
Meccanismi istituzionali per la sicurezza sociale dei waste pickers                       62
Networking, Advocacy e Lobbying                                                           64

Bibliografia                                                                              69



IL FENOMENO DEI CARTONEROS A BUENOS AIRES.                                                71
Rotture, Continuità e nuove opportunità tra il management dei
rifiuti e l’industria di riciclaggio
di Pablo J. Schamber


Presentazione: Definizioni (se possibile) degli ogiettivi                                 71
L’obiettivo del cartonero                                                                 74
Nascita delle attività dei cartoneros nella gestione dei residui solidi                   76

       Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del
                                                                                               2
                                                                           riciclaggio
urbani
Collegando i circuiti                                                                       84
Conclusioni                                                                                 94
Bibliografia                                                                                99



IL SETTORE INFORMALE DEI RIFIUTI SOLIDI IN                                                  102
ROMANIA

di Reka Soos e Noemi Stanev



Concetti fondamentali                                                                       102

Visione d’insieme                                                                           107
Quantitativi e tipi di attività del settore informale                                       110

Impatto socio-economico                                                                     114

Effetti ambientali                                                                          115
Interventi mirati al settore informale                                                      117
Problemi/ sfide con il sistema informale                                                    123
Fonti e riferimenti                                                                         126

Bibliografia                                                                                127



I RACCOGLITORI DI RIFIUTI DEL CAIRO                                                         128
di Laila R. Iskandar


Background                                                                                  128


         Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del
                                                                                                 3
                                                                             riciclaggio
Il settore tradizionale e informale – il più grande datore di lavoro in                   129
Egitto per il trattamento dei rifiuti
Crescita delle imprese di riciclaggio                                                     131
Forza lavoro                                                                              134
Un sistema basato ed indirizzato dal mercato                                              135
La privatizzazione tramite le multinazionali al Cairo                                     136
Le preoccupazioni dei riciclatori dovute ai contratti internazionali                      141

Proposte di riorganizzazione                                                              143



RIUSO ED ECONOMIE POPOLARI IN EUROPA: IL CASO                                             147
STUDIO ROMA
di Pietro Luppi


Aziendalismo ed economia popolare: due modelli a confronto                                147
Il caso studio “Roma”                                                                     155
I rovistatori di cassonetto, Porta Portese e gli Antiquari                                155
Un mercato in boom che lotta per sopravvivere                                             159
L’edilizia di fortuna                                                                     164
Gli orti urbani                                                                           171
Occupanti di case                                                                         176



VERSO UNA RETE GLOBALE DI RICICLATORI                                                     182
di Lucia Fernandez Gabard


Introduzione                                                                              182


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La dispersione come punto di partenza                                                     183
Convivenza di paradigmi                                                                   188
La sfida dell’articolazione a diversi livelli                                             193
La mappa Latinoamericana come processo                                                    203
Il Congresso Mondiale                                                                     209
Conclusioni                                                                               212

Bibliografia                                                                              216




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Notizie sugli Autori

RIORGANIZZANDO IL DISORGANIZZATO. India 2003
Il caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat (l’unione
commerciale dei waste pickers)


Poornima Chikarmane: Laureata nel Master per Lavoro Sociale presso
l’Università di Bombay. Assistente alla direzione (Lettrice) al SNDT
Women’s University. Fondatrice (con altri) del Kagad Kach Patra
Kashtakari Panchayat KKPKP (Associalzione di Wastepickers della città di
Pune) a dell’Alleanza Nazionale dei Wastepickers in India
Mail: pchikarmane@gmail.com,

Laxmi Narayan: Laureata nel Master per il Lavoro Sociale presso il Tata
Institute of Social Sciences. Coordinatrice del Dipartimento per gli Adulti e
l’Educazione Continua (nel centro-sud di Pune) presso la SNDT Women’s
University. Segretaria del KKPKP
Mail: wastematterspune@gmail.com


                                       *****
IL FENOMENO DEI CARTONEROS A BUENOS AIRES.
Rotture, continuità e nuove opportunità tra il management dei rifiuti e
l’industria di riciclaggio. Argentina 2007
Estratto dalla tesi di dottorato in Antropologia presso l’Università di Buenos
Aires "De los desechos a las mercancias. Etnografía del circuito del
reciclaje en el conurbano bonaerense" aprile 2007.


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Pablo J. Schamber: Antropologo. Docente Ricercatore presso l’Università
Nazionale di Lanùs. Consulente per la gestione dei residui e i circuiti
informali di riciclaggio.
Mail: pjschamber@hotmail.com / schamber@unla.edu.ar
Contatti: (0054) 11-1541981069 / 11-47020696


                                       *****

SETTORE INFORMALE DEI RIFIUTI SOLIDI IN ROMANIA.
Romania 2006

Tratto da uno studio finanziato da GTZ e CWG, "Economic Impact of
Informal Sector Activities" (“L’impatto Economico delle Attività del Settore
Informale”)

Noemi Stanev e Reka Soos: Master in                              Scienze Ambientali,
specializzazione in Analisi dei sistemi economici e ambientali. Consulenti
nell’ambito Climatico, laureate nel Master per Lavoro Sociale presso
l’“University change, Waste Management and Energy” di Bombay
Mail: gp@greenpartners.ro
Sito Web: www.greenpartners.ro
Contatti: str. Fintinele 18, 400294 Cluj-Napoca, Romania. tel./fax +40
(0)264 589291. telefono mobile (RO) +40 (0)740 554430


                                       *****
I RACCOGLITORI DI RIFIUTI DEL CAIRO. Egitto
Laila R. Iskandar: dell’associazione Chairman CID è specializzata in
formazione e sviluppo, ha lavorato e lavora con organismi internazionali
come l’UNESCO, USAID, UNDP e molti altri. Il suo backgound culturale è

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costituito da studi di economia, di scienze politiche sia al Cairo che presso
l’Università di Berkeley e presso la Columbia University. Ha lavorato per
numerosi programmi di successo a favore delle comunità di waste pickers.
Lavora con i riciclatori del Cairo sin dal 1982, implementando azioni di
formazione teconologica, di networking, di sostegno nei confronti del
governo.
Mail: laila@cid.com.eg
Sito web: www.cid.com.eg

                                       *****

VERSO UNA RETE GLOBALE DI RICICLATORI. Francia 2008
Articolo che verrà pubblicato in “Retroscopio” Volume 2, “una mirada
sobre recuperadores urbanos de residuos de America Latina.”( “uno
sguardo sui riciclatori urbani di residui dell’America Latina”)
Lucia Fernandez Gabard: formazione in Archittettura e Urbanismo
presso la Facoltà di Architettura dell’Uruguay. Attualmente studia presso la
Scuola di Architettura di Grenoble (Francia): Master 1, città e territori.
Specializzata nell’organizzazione dei riciclatori e costruzioni di reti.
Fondatrice (insieme ad altri) della Rete Latinoamericana di Riciclatori e
collaboratrice (2003-2007) dell’ UCRUS (Unione dei Clasificadores
dell’Uruguay, sindacato)
Mail: luciferviajando@gmail.com
Sito Web: www.recicladores.net



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RACCOGLITORI DI RESIDUI. Italia 2008
Uno sguardo generale: chi sono, come lavorano e prospettive future.
Estratto dalla Tesi di Laurea Specialistica in Innovazione e Sviluppo:
“Gestione dei Residui Solidi Urbani: il caso dell’Uruguay”
Cecilia Ruberto: formazione in Scienze Sociali per la Cooperazione e lo
Sviluppo presso l’Interfacoltà di Scienze Umanistiche e Scienze della
Comunicazione dell’Università di Roma La Sapienza. Collaboratrice
dell’organizzazione senza fini di lucro Reorient, da circa 4 anni sostiene e
collabora all’organizzarsi dei clasificadores dell’Uruguay attraverso
progetti di cooperazione. Lavora per la sensibilizzazione alla tematica in
Italia.
Mail: CeciliaRuberto@gmail.com
Blog: www.villadelchancho.splinder.com


                                          *****
RIUSO ED ECONOMIE POPOLARI IN EUROPA: IL CASO
STUDIO ROMA. Italia 2008
L’articolo       è     stato     elaborato       appositamente         come       contributo
dell’associazione Occhio del Riciclone al progetto di diffusione e
informazione del medesimo dossier
Pietro Luppi: responsabile del Centro di Ricerca Occhio del Riciclone;
Presidente di Occhio del Riciclone Italia. Esperto di economie popolari e
gestione dei rifiuti. Giornalista e autore di libri su tematiche ambientali,
politiche e sociali.
Mail: riusare@yahoo.it
Sito Web: www.occhiodelriciclone.com


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Presentazione

Questo dossier è il risultato della collaborazione di diverse persone, è
l’incontrarsi di realtà differenti e lontane che sentono fortemente un comune
denominatore nel lavoro che svolgono.
Gli autori che hanno contribuito alla creazione del dossier con i loro articoli,
sono dei super esperti dei temi affrontati che, condividendo l’idea di fondo
di sensibilizzazione e informazione, hanno creato dei brevi sunti sulle realtà
di appartenenza, cercando di tracciare i contorni dei fenomeni affrontati,
mantenendosi specifici, ma al tempo stesso semplici, tenendo presente che
per la maggior parte dei lettori questo tema non è chiaro nelle sue
sfaccettature, se non, addirittura, del tutto sconosciuto.


Un sincero ringraziamento va a tutti gli autori che con entusiasmo e
prontezza hanno risposto alla nostra richiesta di materiale per il dossier.
Nella speranza di aver posto un primo tassello nella costituzione di una
coscienza e conoscenza sociale di una tematica responsabile e propositiva,
auguriamo a tutti una buona lettura!


                                       *****

Per ricevere una copia del dossier:
www.reorient.it
CeciliaRuberto@gmail.com




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Introduzione

Questa raccolta di scritti sul tema del waste picking, a cura di Cecilia
Ruberto e Lucia Fernandez Gabard, si propone di dare un proprio contributo
al dibattito, oggi sempre più intenso, del riciclaggio come valore complesso
che vede intersecarsi le 3 sfere dello sviluppo sostenibile: quella sociale,
quella ambientale e quella economica.
Da subito l’idea di intitolare l’elaborato “Raccoglitori di Residui. Una
panoramica globale sul primo anello della catena del riciclaggio” ci è
sembrata assolutamente appropriata, infatti coglie il centro nevralgico,
l’obiettivo principale di questo lavoro. La volontà di conoscere questo tipo
di lavoratore, riconoscerne i “pregi e difetti”, il potenziale che oggi sta
iniziando   ad    esprimere,       comporta      il   confrontarsi      con     tematiche
estremamente complesse, come i diritti umani, i diritti dei lavoratori, quelli
delle donne e quelli dei bambini, le tutele sanitarie, la richiesta di politiche
che appoggino e non che occultino o peggio ancora reprimano.
Il riciclaggio come fonte di lavoro, fonte economica, è la risposta coerente
con la necessità di sostenibilità ambientale ed ecologica, data la finitezza
delle risorse, l’aggravarsi di condizioni precarie di povertà fino ai limiti
della dignità umana, il peggiorare delle condizioni ambientali.
Si presenteranno le soluzioni nate spontaneamente dalla società che
maggiormente risente degli effetti dell’attuale modello di consumo.
Si cercherà di analizzare come nascono queste propose e la loro validità,
economica e ambientale, ma anche civile e sociale.
Il dossier parte da una piattaforma condivisa da esperienze di paesi lontani e
diversi che nonostante le differenze sono fortemente legate da valori

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omogenei, fortemente sentiti e, oggi, sempre più strutturati, che si
concretizzano in proposte rivolte ai politici, alle imprese, agli istituti
internazionali come a quelli locali, e ancora più fortemente alla società in
generale, al modo di pensare comune.


Il primo articolo da me elaborato: “Raccoglitori di Residui, uno sguardo
generale, chi sono, come lavorano e prospettive future”, offre una
panoramica informativa generale del fenomeno, si definiscono le
caratteristiche che accomunano questo tipo di lavoratore, si introduce il
concetto di settore informale, concetto complesso e non scevro di
implicazioni e complicazioni, estremamente affascinante da studiare quanto
difficile da considerare, soprattutto a livello di politiche da mettere in atto.
A seguire si affrontano molto velocemente quali sono stati e tutt’oggi
continuano ad essere gli atteggiamenti degli Stati o dei Comuni nei
confronti di questi lavoratori. Si affronta anche un tema centrale, che deve
far parte del background di chi vuole avvicinarsi al tema dei riciclatori:
l’ideologia del lavoratore. Grazie a questa ideologia condivisa è possibile il
confronto transnazionale che oggi sta avvenendo, grazie a questo sentire
comune si stanno creando obbiettivi e attività condivise.


L’articolo successivo, “RIORGANIZZANDO IL DISORGANIZZATO: il
caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat” ci espone la
peculiare esperienza di questo sindacato indiano che supporta i waste
pickers, che nasce prestando un particolare sostegno alle donne contro gli
abusi, le violazioni e le illegalità perpetrate nei loro confronti, da altri waste
pickers, dalla popolazione, dalle forze di polizia, dagli intermediari, ecc.


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L’attività svolta dal KKPKP è stata sin dall’inizio fondamentale per la
nascita di una forte e sentita identità condivisa, di un senso di dignità in
quanto essere umano lavoratore, vulnerabile, ma che combatte per i propri
diritti universalmente riconosciuti.
Grazie a questo sindacato che oggi conta 80.000 iscritti, la popolazioni ha
iniziato a sviluppare un “sympathy factor” cioè un sentimento di simpatia e
comprensione della realtà del waste picking. Ciò non è assolutamente una
questione da poco, infatti come vedremo negli altri scritti, l’ostilità della
popolazione è uno dei temi di discussione più sentiti. Inoltre il KKPKP
pratica delle azioni di critica e discussione non violente costantemente in
alleanza con altre organizzazioni grazie alla rete che ha creato, rendendosi
una parte integrante di un sistema di tutela molto diversificato, proprio
abbracciando il principio, comune a tutti i waste pickers, che per migliorare
e cambiare le condizioni è necessario agire a livello integrato in più ambiti,
su più livelli, conoscendo bene le dinamiche e gli equilibri che esistono per
poterli poi trasformare. Per concludere, un altro aspetto molto interessante,
che forse il lettore potrebbe approfondire attraverso studi più ampi, è
l’attività di concessione di credito che svolge questo sindacato, che, ad oggi,
ha portato dei risultati estremamente positivi, e, nonostante le difficoltà
evidenziate nell’articolo, può essere concretamente una modalità per
permettere ai waste pickers di uscire dal circolo vizioso della carenza di
credito, e quindi da tutte le dinamiche di sfruttamento che si creano con chi
invece ha del credito (in sintesi: gli strozzini).


Attraverso l’articolo di Laila Iskandler possiamo chiarire molti interrogativi
sul lavoro dei waste pickers, come effettivamente questi abbiano trovato nel
tempo delle dinamiche perfettamente funzionanti che permettono di

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sopravvivere e, come nel caso del Cairo, creare dei circoli di riuso e riciclo
sostenibili e proficui.
Il contributo dell’autrice è fondamentale anche perché ci da uno spaccato di
cosa accade se dai piani politici si decide univocamente per politiche di
gestione dei residui solidi urbani totalmente (o quasi) disinteressate al
coinvolgimento dei waste pickers. Quando il governo decide di affidare il
lavoro a delle società multinazionali (in questo caso, oltretutto, neanche
industrie egiziane) che non conoscono la realtà locale, ebbene accade il
caos: le multinazionali o si devono ritirate (vedi l’esperienza di AMA)
oppure non lavorano efficientemente, la popolazione è scontenta e le
condizioni dei waste pickers raggiungono livelli di criticità gravissimi, il
numero dei waste pickers aumenta, il lavoro che svolgono si “de-
professionalizza” e perde di valore economico, la povertà e la marginalità si
acuiscono, e con queste, tutti i fattori socio-culturali che ne conseguono.
Le fitte trame funzionali create dai waste pickers in anni di esperienza si
spezzano e i 2 sistemi, quello formalmente riconosciuto (le multinazionali)
e quello informale, ma disconosciuto, si contrastano e chi ne fa le spese non
dobbiamo nemmeno sottolinearlo. Così una volta in più abbiamo un caso
concreto che dimostra quanto sia importante un discorso di pianificazione
integrata e sostenibile per una politica di gestione dei residui che ponga al
centro della questione i riciclatori.


A seguire lo studio di di Reka Soos che ci offre una panoramica sulla
Romania, ci permette di capire quale sia un buon metodo di studio e
approccio al tema dei waste pickers: in primo luogo è bene studiare
approfonditamente questa fetta di popolazione, la sua composizione, il tipo
di lavoro, come viene svolto e quanto frutta in termini economici. E’ bene

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delineare quali siano le problematiche sociali di queste persone. In Romania
per esempio quasi l’80% dei waste pickers è costituito da Rom, questa è una
peculiarità non indifferente rispetto ad altri paesi. Questa popolazione è
vista di mal occhio dalla popolazione e completamente invisibile agli occhi
della politica, mentre dalle forze dell’ordine è combattuta con sfratti o
misure di emergenza quasi ai limiti dell’illegalità.
L’articolo si concentra così, oltre che sugli importanti effetti socio-
ambientali ed economici delle attività dei waste pickers, anche sugli
interventi che ultimamente sono stati attuati a vantaggio delle comunità di
riciclatori, ma soprattutto sulle problematiche oggi ancora irrisolte.
L’analisi SWOT effettuata è uno strumento utile nello schematizzare ed
effettuare i collegamenti approfonditi più ampiamente nell’articolo.


E’ attraverso un’opportuna e molto chiara analisi dei cambiamenti storici
delle condizioni dei cartoneros di Buenos Aires che Pablo Schamber ci
spiega come la realtà attuale sia profondamente radicata nelle
trasformazioni storiche e urbanistiche della città. Un tema di estremo
interesse viene affrontato da questo autore: nel paragrafo “collegando i
circuiti” si esemplificano i collegamenti molto importanti che esistono tra
cartoneros e intermediari e tra intermediari e industrie, come queste 3 sfere
si   influenzino       direttamente        in    tempi       velocissimi        e    come
contemporaneamente siano influenzate dalle scelte politiche ed economiche
del paese. “Se l’industria dell’acciaio è in crisi, la stessa crisi si avverte tra
i raccoglitori di metallo. Se la domanda di materiale cartaceo aumenta, il
prezzo del materiale aumenterà e probabilmente aumenterà anche il
numero di raccoglitori di carta (…) il business del riciclaggio è
caratterizzato da una struttura verticalizzata che vincola le fabbriche ai

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cartoneros” (Birkbeck, 1979: 386). Le industrie, a modo loro dipendono
dagli intermediari, per questo spesso supportano economicamente questa
fascia di “piccolissimi imprenditori”, i cartoneros migliorano o peggiorano
il loro potere d’acquisto in base alla quantità di materiale immesso nel
circuito: maggiore è il materiale che riescono a recuperare, minore è il suo
valore, ma maggiore è la possibilità che venga acquistato dalle industrie,
che nonostante le spese legate al trattamento di materiali non vergini,
traggono il loro guadagno nell’usare materiale riciclato.
Un altro aspetto molto importante è quello affrontato dall’autore con uno
sguardo limpido sulle centinaia di cooperative nate negli ultimi decenni in
Argentina (e come in questo paese, in moltissimi paesi di tutto il mondo).
Schamber sottolinea come effettivamente la maggior parte delle cooperative
di Buenos Aires, non rispettino le regole del proprio statuto di cooperativa,
non siano auto-sostenibili, e fattore non di poca importanza, siano, la
maggior parte delle volte, il risultato della volontà di individui o
organizzazioni che per “aiutare” decidono di convincere i waste pickers a
costituirsi in cooperativa, soprattutto per poter arrivare finanziamenti
pubblici e più spesso privati in loro favore: insomma spesso le cooperative
di waste pickers non sono costituite da questi ma da altri soggetti che non
appartengono al loro mondo. Schamber individua in questo fattore una delle
cause della debolezza delle cooperative, della loro disorganizzazione: la
proliferazione di cooperative non significa, come molti vogliono farci
credere semplificando fortemente questa complessa tematica, che
effettivamente vi sia una presa di coscienza e un cambiamento
nell’organizzazione lavorativa e quindi nelle logiche di lavoro dei
cartoneros.


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Il caso studio italiano, a cura di Pietro Luppi, ci introduce a una realtà che
presenta punti di forti somiglianze e caratteristiche singolari che è quella di
Roma.
L’importanza di questo contributo è centrale proprio perché aggiunge una
tematica che va di pari passo a quella del riciclo, cioè quella del riuso.
Queste differenti attività hanno moltissimo in comune ed è bene non trattare
l’una dimenticandosi dell’altra.
Riuso e riciclo sono due aspetti molto importanti della cosiddetta economia
informale, come viene sottolineato anche nell’articolo de “una panoramica
globale…” , questa economia a livello mondiale ma anche europeo ha un
peso importante nonostante la sua invisibilità.
Per le caratteristiche delle politiche europee che hanno blindato la raccolta
nelle discariche e nei cassonetti, oggi i rovistatori in Europa si dedicano
soprattutto al riuso. “Mentre la raccolta delle frazioni da riciclare
industrialmente é stata monopolizzata dalle aziende di igiene urbana sotto
pressione dell’industria affamata di materie prime seconde, la raccolta di
merci usate é rimasta in mano all’economia popolare. Mentre il settore
economico di riferimento della materia prima seconda é l’industria dei
grandi capitali, lo sbocco del Riuso é la microimpresa dell’usato, dai
rigattieri agli operatori dei mercati delle pulci: un arcipelago, quest’ultimo,
che rimane prevalentemente informale dal suo primo anello (la raccolta)
fino all’ultimo (la distribuzione).” (Pietro Luppi, ibid.)
L’articolo ci offre un caso studio molto complesso e ricco di
interconnessioni. La città di Roma è ricca di micro imprese che si occupano
del reperimento di materiali per il riuso, fino ad arrivare alla creazione di un
ricco mercato dell’usato e dell’antiquariato. Fino a pochi anni fa il suo
epicentro si trovava nel mercato di Porta Portese, oggi a seguito di azioni di

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ridimensionamento, moltissimi venditori sono stati allontanati, apportando a
questo mercato un danno gravissimo, così come anche ai venditori che oggi
si ritrovano sparpagliati in migliaia di piccoli mercati dell’usato.
L’esperienza romana porta con sé lo studio di specifiche realtà a questa
collegate: le abitazioni di fortuna, che oggi a Roma sono molte di più di
quante si sia abituati a credere, sono espressione dell’economia informale e
della cultura del riuso e oggi abbiamo degli esempi anche molto arditi, quasi
famosi, di queste abitazioni.
Un altro caso collegato è quello degli orti urbani e dell’agricoltura urbana: i
“contadini urbani” coltivano appezzamenti non edificabili all’interno degli
spazi verdi delle città, producendo cibo per la propria auto sussistenza, e, a
volte, riuscendo anche a venderlo. Questo fenomeno, trascurato
ampiamente, è stato valutato dalla FAO come molto importante: “la FAO,
in una nota diffusa nel Giugno del 2005, afferma che l’agricoltura urbana
contribuisce ad aumentare la sicurezza alimentare nelle città, poiché riduce
il peso della spesa alimentare. La produzione di cibo all’interno dei
perimetri urbani garantisce inoltre l’offerta di cibo anche in caso di
conflitto o grave crisi. Nel          mondo il settore dell’agricoltura urbana
attualmente fornisce cibo a 700 milioni di cittadini: un quarto della
popolazione urbana mondiale.” (P. Luppi ibid.)


Come articolo conclusivo è stato scelto, non a caso, quello dell’autrice,
nonché curatrice del dossier qui presente (insieme con Cecilia Ruberto)
Lucia Fernandez Garbard. Questo approfondimento affronta l’argomento
intorno al quale tutto il dossier gira: la creazione di reti, di dialogo, di
confronto tra waste pickers di tutto il mondo.


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La molteplicità delle potenze desiderate è pensata dal basso come una
figura che faccia di sé un soggetto politico: la moltitudine. Questa stessa
moltitudine però è molto meno omogenea poichè è il risultato di una somma
di potenze individuali, totalmente frantumate da antagonismi. 1                      (Lucia
Fernandez ibid.)
Nonostante la grande frammentazione di questi lavoratori, ovunque si
ritrovino, sia come lavoratori individuali che facenti parte di associazioni o
associazioni raggruppate in federazioni, ecc., oggi si sta iniziando a
sviluppare un dialogo, un confronto, e il valore aggiunto di questa novità è
che il motore è proprio all’interno di questa fascia di lavoratori, che
vogliono fortemente affermare i propri diritti/doveri difronte alla politica e
alla coscienza pubblica mondiale.
I movimenti a cui assistiamo sono su vari livelli e su tutte le scale di
dimensioni. Oggi dialogano riciclatori singoli, cooperative o associazioni di
riciclatori, sindacati di riciclatori, federazioni; oggi si stanno creando e
rafforzando alleanze e reti regionali, interregionali e si punta alla creazione
di una rete globale: il primo passo si è fatto con il primo convegno mondiale
dei riciclatori avvenuto nello scorso marzo 2008 a a Bogotà in Colombia il
cui titolo è stato: “Riciclatori senza frontiere”.
L’autrice ci offre una concreta panoramica del tipo di fermento
associazionistico che negli ultimi decenni si sta consolidando: cooperative,
associazioni, federazioni, sindacati, movimenti nazionali, reti in tutto il
mondo. E ci porta a scoprire l’importante processo che sottostà alla
creazione della “mappa latinoamericana” di riciclatori. “A partire dal mese
di settembre 2007, diversi rappresentanti riciclatori coinvolti nel processo

1
 Ernesto Funes, “Il trattato politico di Baruch Spinoza, 1677: Potenza e passione
della moltitudine” Spinoza, Trattato Politico, pag. 22, edizione 2004

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di articolazione delle organizzazioni negli anni precedenti, hanno iniziato a
viaggiare per il continente, esplorando nuovi territori e creando i nuovi
contatti con nuove organizzazioni e direttamente con riciclatori
individuali” (Lucia Fernandez, ibid.). Questo ha portato a una conoscenza
ben dettagliata della realtà, ben difficile da conoscere, dei recicladores delle
regioni dell’America Latina e del Centro America, spesso ricca di
particolari interessanti, grazie alle interviste fatte dagli stessi recicladores
inviati. Inoltre ha continuato un’opera di sensibilizzazione nei confronti di
riciclatori che lavorano indipendentemente, che hanno iniziato ad
interessarsi a una metodologia di lavoro più organizzata, a credere
nell’utilità di una rete che supporti i propri bisogni e diritti a livello
nazionale e globale. Insomma, si è avviato un lavoro di diffusione di
informazioni, di sostegno reciproco (dal basso), di condivisione che si pone
degli obiettivi importantissimi, gli incontri sono e saranno per il futuro
sempre più serrati e, come al solito, così come è la caratteristica principale
dei riciclatori sia nel lavoro che nella loro ideologia in generale, si pongono
obiettivi concreti, a medio-breve termine. Crediamo che questa sia una
strada da percorrere che può condurre a buoni risultati, ma non priva di
insidie e difficoltà. Ancora una volta è proprio la volontà, l’impegno dei
recicladores, i loro sacrifici e la loro forte desiderio di cambiamento che
spronano la società civile, le associazioni che sostengono questi movimenti
e i politici che iniziano a comprendere queste dinamiche e a prevedere
misure di appoggio.
Speriamo che la lettura di questi articoli possa essere un primo passo per
porsi delle domande, per iniziare percorsi di ricerca e di studio, per iniziare
a confrontarsi su questo tema con qualche strumento in più.


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Raccoglitori di residui
  Uno sguardo generale: chi sono, come lavorano e
                              prospettive future.
di Cecilia Ruberto




Le città continuano a ingigantirsi, le periferie che crescono intorno al centro
della città, cuore culturale ed economico, sono l’esempio vivente del luogo
dove si manifestano squilibri sociali, ingiustizie di ogni tipo e assenza di
rispetto ecologico.
Troppo spesso l’uomo tende a dimenticare l’importanza del vivere in
armonia con la natura, non tanto per una necessità spirituale, quanto
piuttosto perché uomo e natura sono un binomio inseparabile, e le
ripercussioni del maltrattamento di quest’ultima ricadono direttamente su
chi lo effettua..
Oggi milioni di persone vivono sui rifiuti, vivono all’interno di discariche,
vivono degli scarti della società del consumo, della società dello spreco,
così definita da Guido Viale in un Mondo Usa e Getta.
Il rifiuto è un qualcosa che noi cerchiamo disperatamente di eliminare, di
allontanare da noi, ma che allo stesso tempo ci è familiare, ci perseguita,
non vuole lasciarci. Il rifiuto è, ancora una volta, il substrato oscuro della
nostra civiltà, quel "corpo del reato" (reato di inquinamento) che non
riusciremo mai ad eliminare. La realtà dei cartoneros, dei waste pickers, dei
basuriegos, degli hurgadores, dei magbabasurieros, dei catadores, dei
wahis and zabbaleen (Egitto), dei waste pickers, degli scavengers, è una


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realtà nascosta, occultata sia culturalmente che politicamente; dunque è
difficile estrapolare dati statistici, è una realtà di marginalità, è periferia, è
luogo di intrighi umani, economici, è luogo di nascita di disastri ambientali
che coinvolgono sia le persone che vi vivono all’interno e che chi, come
noi, vivendo all’esterno, crede di poterne rimanere indenne.


“Costruivamo piramidi di rifiuti sopra e sotto la terra. Quanto più
pericolosi i rifiuti, tanto più a fondo cercavamo di seppellirli. La parola
plutonio viene da Plutone, dio dei morti e signore degli inferi” 2 .


Osservando una discarica riusciamo a capire fino in fondo qual è il prezzo
che dobbiamo pagare per il nostro tenore di vita, per i nostri comforts e
prodotti di consumo. La discarica è qualcosa che dobbiamo nascondere, il
nostro lato meno piacevole; eppure è proprio per questa sua realtà brutale,
senza infingimenti, che la discarica può rappresentare il luogo in cui noi
tutti raggiungiamo una presa di coscienza, dove finalmente decidiamo di
non accettare che milioni di esseri umani vivano nell’immondizia, dove
decidiamo di cambiare il nostro tipo di vita consumistica, assumendoci
veramente la responsabilità delle nostre azioni.


1. La gestione dei residui solidi urbani ed il ruolo dei waste pickers


La gestione dei rifiuti solidi è una questione che coinvolge sempre di più gli
abitanti delle aree urbane nei paesi più sviluppati e ancor di più nei paesi in
via di sviluppo. Infatti nei paesi poveri non viene data priorità a questo


2
    Cfr. De Lillo Underworld, op. cit., pp. 111-12.

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problema nelle politiche governative e ciò influisce negativamente su una
situazione che con il tempo tende ad aggravarsi, per le tonnellate di rifiuti
abbandonati nelle strade, in continuo aumento, che producono un impatto
ambientale negativo causando l’inquinamento di acqua, terra e aria, oltre
alla produzione di gas serra.
La questione dei rifiuti e della loro eliminazione è ormai un problema
globale che causa una spesa sociale ed economica per i governi, ma
soprattutto un costo ambientale notevole per le popolazioni locali. Nella
gran parte dei casi la gestione dei rifiuti è lasciata in mano ai governi locali,
ai comuni, che spesso la appaltano ai privati, ma in entrambi i casi la
questione è “risolta” con l’uso di inceneritori i cui effetti sono dannosi per
la salute della popolazione circostante e per l’ambiente.
Secondo le fonti della Banca Mondiale, è pratica comune per le città
spendere cifre tra il 20% e il 50% dei propri fondi per la gestione dei rifiuti
solidi urbani. Inoltre tra il 30% e il 60 % dei rifiuti totali prodotti sono
lasciati non raccolti, in alcuni casi quasi l’80 % della raccolta, e il
necessario per il trasporto è fuori servizio in attesa di manutenzione, le
discariche a cielo aperto, l’interramento e la pratica di bruciare i rifiuti
attraverso l’uso di inceneritori sono ormai consuetudine nella gran parte dei
paesi del globo terrestre.


I waste pickers informali sono presenti in tutti i paesi poveri del mondo, a
partire da paesi molto vicini, come l’Albania, la Romania, la Bulgaria (solo
per fare un esempio), per continuare con gli Stati Uniti, fino ai paesi
dell’Africa, dell’America Latina, dell’India, dell’Indocina e via dicendo.
Nei PVS oggi è stato valutato che il riciclo dei rifiuti è affidato soprattutto
al lavoro informale dei waste pickers. E’ stato stimato che nelle città dei

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PVS almeno il 2% della popolazione urbana sopravvive grazie al lavoro
nelle discariche e alla raccolta dell’immondizia dai cassonetti delle città,
separandola e rivendendola alle industrie.
Per il contatto giornaliero e costante con i rifiuti, con i cassonetti, i waste
pickers sono generalmente associati dalla società a sporcizia, disagio,
miseria, sono percepiti come fastidiosi, come simbolo di sottosviluppo e
arretratezza, e spesso come criminali. Cosicché l’ambiente che li circonda è
loro ostile sia fisicamente che socialmente.


2. Waste picking and waste pickers


“I Waste Pickers sono delle entità semi-visibili e le operazioni di
riciclo industriale sono attività invisibili in uno scenario urbano” 3 .


Il lavoratori informali che recuperano i residui dalle strade o
direttamente dalle discariche sono stati spinti verso le periferie delle
città sin da quando iniziò a diffondersi per la prima volta questo
tipo di lavoro che, per le città Europee e per il Nord America, è
stato individuato indicativamente nel periodo intorno al 1880 4 .
Questi soggetti raccoglievano e vendevano il materiale in una
seconda catena di raccolta di rifiuti, da New York a Bangkok, da
Parigi a Tegucigalpa, da Melbourne a Harare, e da questa fonte si
approvvigionavano le industrie di auto, computers, giornali, libri,
materiali da costruzione, vestiario e molti altri prodotti.


3
 Cfr. Rosario, 2004
4
 Cfr. Melosi; Garbage in the City, Refuse, Reform and Enviroment, 1880-1980, Texas A&M
Press, 1981

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La società ha sempre nutrito sentimenti simili e contrari nei
confronti dei waste pickers, che egualmente li costringevano alla
marginalizzazione: da una parte provava ribrezzo per la sporcizia e
pietà per il tipo di lavoro che conducevano, dall’altra li riteneva
“colpevoli”, rendendoli capro espiatorio per i problemi della città.
Prima della modernizzazione del sistema di gestione dei rifiuti
solidi urbani, i waste pickers o scavengers e i loro commercianti
producevano la maggior parte dei materiali riutilizzati nelle
industrie. Poiché per la maggior parte delle volte non sono stati
riconosciuti come elemento chiave in questi processi, con la
modernizzazione della gestione dei rifiuti solidi urbani hanno
rischiato di perdere, e molto spesso hanno perso, la materia prima
del loro lavoro. Con la modernizzazione, nel senso comunemente
inteso di innovazione tecnologica, incenerimento e non riutilizzo
del materiale di scarto, i problemi sono divenuti ancor più grandi e
più profondi. Non sempre vengono percepite la stretta relazione che
c’è tra il lavoro dei waste pickers informali e l’organizzazione
della gestione dei rifiuti istituzionale.
Oggi la situazione è cambiata molto rispetto al 1880. Prima gli
straccivendoli e i waste pikers erano soprattutto immigrati che, nel
migliore dei casi, sono poi entrati nell’economia formale,
attualmente sono persone appartenenti a una fascia di popolazione
marginalizzata, povera, invisibile alle statistiche ufficiali, fuori da
qualsiasi processo di cambiamento globale.
I waste pickers oggi sono soggetti estremamente poveri che
provvedono alla propria sussistenza e a quella della propria
famiglia raccogliendo residui dalle strade o dai depositi (discariche

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sia abusive che non) e rivendendoli a intermediari che a loro volta
provvedono a vendere il tutto alle industrie che utilizzano queste
risorse per la propria produzione.
Di seguito riportiamo una schematizzazione del processo che
subisce il materiale recuperato. 5




3. Le caratteristiche del settore informale


Non è semplice dare una definizione operativa di “settore informale” proprio
per l’incertezza dei suoi confini.



5
 Cfr. A.Scheimberg, J.Anschultz,A. Van de Klindert, Waste Pickers – Poor victims or waste
management professionals?, CWG Forum Kolkata, India, 2006.

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Normalmente si superano queste difficoltà utilizzando, convenzionalmente,
la definizione data dall’ILO 6 che individua le seguenti caratteristiche
specifiche:
             Presenza di barriere all’entrata molto basse
             Utilizzo di risorse domestiche (locali)
             Prevalenza di conduzione familiare e lavoro minorile
             Predominanza di piccolissime imprese
             Utilizzo intenso della forza lavoro (labour-intensive)
             Acquisizione delle competenze al di fuori del sistema scolastico
             Utilizzo di mercati non soggetti a regolazione e controllo


A volte l’illegalità di alcune attività è considerata un criterio caratteristico
del settore informale. Nonostante ciò la realtà vede costantemente
l’intersecarsi del formale con l’informale, sia per le attività illegali che per
quelle legali. Di questo bisogna sempre tener conto.
“Il lavoro informale non si esaurisce in forme di lavoro autonomo, che
comunque ne costituisce la porzione maggiore. Esso è altresì lavoro
subordinato. Soprattutto nei paesi sviluppati, il cosiddetto lavoro nero, o
clandestino o sotterraneo o sommerso, consiste in attività di lavoro
subordinate occultate per eludere il fisco, i contributi previdenziali e le
norme di legge e dei contratti collettivi di lavoro. Si registrano, in queste
situazioni affinità e diversità rispetto a quella che propriamente viene
chiamata economia informale.
Sia l’area dell’informalità, caratteristica dei paesi in via di sviluppo, sia
l’area del sommerso si contrappongono a quella del settore ufficiale, più o

6
    International Labour Organization

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meno fortemente regolato e protetto. Sussiste, però, una differenza basilare,
che non va trascurata allorché si prevedono strategie di recupero
all’ufficialità.
Le attività dell’economia informale non obbediscono necessariamente a
intenti elusivi, al deliberato proposito di non rispettare o distorcere le regole
e le garanzie del lavoro. Quel che individua simili attività è soprattutto la
circostanza di non risultare coperte da disposizioni formali, o perché
difettano i presupposti economici per entrare nel campo di applicazione della
legge o perché normative troppo restrittive ricacciano fuori coloro che non
siano in grado, per carenze culturali e difetti di sostegno sociale, di
districarsi al loro interno. Certamente, l’economia informale è anche frutto
della volontà di sottrarsi agli obblighi di regole comuni e ai costi della tutela,
ma non è dato ignorare il peso, preponderante, degli altri accennati fattori”. 7
Il settore informale, che comprende gli aspetti di lavoro ed economia
informale ed insieme ad essi molti altri aspetti, non esiste mai isolatamente
rispetto al settore formale. Infatti entrambi i settori sono strettamente
interconnessi fra loro in vari modi attraverso il mercato dei beni e dei
servizi.
In genere le condizioni lavorative instabili creano instabili condizioni
economiche e instabili relazioni sociali dando luogo a frequenti e continui
cambiamenti di lavoro. Sebbene i waste pickers lavorino sempre con i rifiuti
i loro accordi con le varie parti e le loro condizioni sono soggetti a
cambiamenti quasi quotidiani.



7
  Cfr. Giancarlo Perone (rappresentante governativo presso il Consiglio di
amministrazione dell’OIL), Il Lavoro nell’Economia Informale, articolo alla pg. web:
http://www.ilo.org/public/italian/region/eurpro/rome/newsletr/romenews_0306/06.htm

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Chi lavora nell’informalità è da un punto di vista lavorativo molto flessibile,
sempre pronto a cambiamenti e riassestamenti da cui mai si tira indietro (non
può). Dietro a ciò si trova un’impressionante potenziale di improvvisazione
a cui si associa un potenziale di innovazione non indifferente.
Negli anni ’50 e ’60, il settore informale non è stato preso specificatamente
in considerazione dalla maggior parte dei governi nello sviluppo delle
proprie politiche. Questo ha fatto sì che aumentasse la discriminazione nei
confronti dei lavoratori del settore informale. Un risultato di questa
discriminazione, che in alcune dimensioni è maggiore ai giorni nostri, è la
possibilità che le entrate di queste attività siano così basse che spesso non
garantiscono la possibilità di soddisfare i bisogni primari del lavoratore
stesso e della sua famiglia. Per coloro che appartengono a questo settore la
marginalizzazione fa sì che essi vengano totalmente isolati in esso, non
potendo più aspirare a tornare nell’economia formale, per il potere
praticamente inesistente delle proprie risorse economiche, e, poiché la
marginalizzazione non è solo economica bensì soprattutto culturale e
sociale, per non dimenticare quella fisica (l’economia informale si sviluppa
ai margini fisici della società), l’impossibilità di dialogo e l’isolamento dal
piano visibile della regolarità è una costante, sebbene l’economia formale
come già accennato sopra, viva adagiandosi anche sopra a questo settore,
spesso anche molto redditizio. E’ molto difficile rompere il circolo vizioso
in cui sono costretti i lavoratori informali.


4. Come vivono? Come lavorano?
La maggior parte dei waste pickers utilizza la propria abitazione come
luogo per continuare la separazione dei rifiuti raccolti. Così nelle proprie
abitazioni non solo si dorme e si vive, ma si svolge anche il proprio lavoro

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di separazione e classificazione. Questa caratteristica è diretta conseguenza
di una mancanza di luoghi appositi dove i waste pickers possano effettuare
il proprio lavoro, dove possano lasciare i propri rifiuti separati in attesa
della vendita, dove possano essere custoditi. Ha una valenza importante
anche la presenza dei cosiddetti intermediari, il cui lavoro è quello di
comprare i rifiuti separati dai waste pickers, ammucchiarli in aree di loro
proprietà e venderli alle fabbriche. Gli intermediari hanno un potere molto
forte e spesso comprano a prezzi più bassi del giusto e, essendo proprietari
anche delle bilance, spesso approfittano della loro posizione di vantaggio.
Laddove non sussistono forme di aggregazione tra i waste pickers più o
meno stabili, gli intermediari rendono i classificatori sempre più dipendenti
e legati a questo livello intermedio di commercio, che non prevede alcuna
forma di tutela, anzi è molto vicino a delle forme di associazionismo al di
fuori della legalità.
La produzione si sintetizza attraverso la presenza di due beni fondamentali:
un mezzo di trasporto (carretto nelle migliori delle ipotesi) trainato
dall’uomo stesso oppure dall’aiuto di animali ed i materiali riciclabili
(generalmente carta, vetro, plastica, ferro, legno e derivati), che poi
verranno venduti.
Lo stile di vita comporta quindi una sovrapposizione dell’abitare e del
lavorare così come una sovrapposizione di attività rurali (convivenza e
lavoro con animali) e attività con caratteristiche urbane. Così si parla di
ambiente rurbano, a metà tra il rurale e l’urbano. Durante il lavoro quasi
mai il classificatore utilizza guanti o attrezzature adatte alla raccolta di
rifiuti, esponendosi a un contatto fisico con materiali sporchi, putrefatti e
ammuffiti: l’incidente sul lavoro è normalità. Polveri e fumi nocivi, si
aggiungono e aggravano le condizioni della salute in questi luoghi.

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Il lavoro con i rifiuti mette a rischio la salute di questi soggetti, che hanno
aspettative di vita piuttosto scarse rispetto alla popolazione generale; a
Città del Messico i waste pickers hanno un’aspettativa di vita di 39 anni,
mentre quella della popolazione in generale è di 67. Un altro studio 8 ha
dimostrato come in Egitto, al Cairo, gli Zabeleen hanno una mortalità
infantile di 1:3 (durante il primo anno di vita muore un bambino ogni tre),
statistica più alta di quella generale del paese. A Manila sono state
individuate 35 specie diverse di malattie concentrate nella comunità di
magbabasuriegos, come per esempio colera, dissenteria, polmonite,
malaria, infezioni cutanee, tubercolosi.
Nonostante ciò i waste pickers non sono sempre i più poveri dei poveri,
sebbene la loro occupazione sia considerata da tutti il gradino più basso
dello status sociale.
Molto probabilmente una delle cause del bassissimo reddito dei waste
pickers è la presenza dei cosiddetti intermediari, cioè degli uomini a
reddito più elevato attraverso cui i waste pickers devono passare per
vendere i propri prodotti alle industrie. Spesso esistono due o tre fasce di
intermediari a reddito sempre più elevato che acquistando il prodotto a
prezzi bassissimi hanno la possibilità di venderlo alle industrie perché
dispongono dei mezzi per il trasporto dei prodotti. In genere il gruppo degli
intermediari decide quanto vuole pagare il prodotto raccolto e lavato dei
clasificadores ed essendo totalmente al di fuori da un mercato liberamente
concorrenziale, detta legge. Il prodotto comprato a prezzi irrisori viene



8
  Cfr. G., Meyer, Waste Recycling as a Livehood in the Informal Sector – The Exemple of the
Refuse collector in Cairo. Applied Geografy and Developement, 1987

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rivenduto al doppio, triplo o quadruplo ad altri intermediari più grandi o
direttamente alle industrie.


Schema gerarchie compravendita:



                                         Industria
                 Intermediari                                Intermediari
 Intermediario         Intermediario          Intermediari         Intermediario

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            clasificadores        clasificadores        clasificadores        clasificadores

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5. Soluzioni più comunemente adottate nella politica di gestione dei
residui solidi urbani nei Paesi a basso-medio reddito e i loro limiti


Le soluzioni più comunemente apportate ai problemi di gestione dei rifiuti
solidi urbani nelle città dei paesi più poveri hanno, in genere, le seguenti
caratteristiche:
          Centralizzate e non diversificate: soluzioni che non distinguono la
eterogeneità e i bisogni diversi a seconda dei differenti luoghi di intervento.
          Burocratizzate: con un approccio top-down, in genere con una
scarsissima, se non nulla, partecipazione della popolazione.




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Dotate di un approccio capital-intensive: che utilizza una
tecnologia    avanzata       spesso      importata       dai     paesi     maggiormente
industrializzati ed economicamente più agiati.
         Formali: soluzioni convenzionali che prendono in considerazione
l’esistenza solo del settore formale, che decidono di ignorare l’esistenza e il
possibile contributo positivo del settore informale dei waste pickers.
Sovente le soluzioni qui indicate come più comuni considerano i rifiuti come
un problema e basta, non prendendo in considerazione la risorsa manageriale
che potrebbe scaturire dai waste pickers.
Gli approcci classici in genere falliscono quasi sempre in questi Paesi. Vi
sono profonde differenze tra questi ultimi e i Paesi industrializzati in termini
di entrate economiche, standard di vita, disoccupazione, costituzione di
schemi di comportamento, capitale disponibile e capacità istituzionali.
Queste differenze, che possiamo di seguito riassumere in maniera
semplificata, fanno sì che per molte volte e in Paesi e città differenti,
costantemente falliscano i tentativi di risolvere il problema della gestione dei
rifiuti nei paesi più poveri.
Le maggiori differenze tra i paesi economicamente avanzati e quelli più
poveri possiamo identificarle brevemente (e senza effettuare una sintesi
esaustiva):
1) I Paesi industrializzati possono utilizzare una quantità di capitale
relativamente abbondante mantenendo i costi dei salari sempre relativamente
elevati, tutto all’opposto i Paesi a reddito più basso hanno manodopera non
specializzata in abbondanza e a bassissimo costo e una scarsità di capitale.
2) La morfologia fisica delle città nei paesi più poveri è spesso molto
differente da quella dei paesi ad alto reddito. L’asperità delle strade, spesso


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strettissime o non asfaltate rende quasi impossibile un sistema di raccolta
classico, con i camion che raccolgono immondizia dai cassonetti.
3) Moltissime città dei paesi a basso reddito hanno un settore informale
molto dinamico e ben consolidato che si occupa di raccogliere, selezionare e
rivendere i rifiuti. Fanno parte di questo settore, disoccupati, immigrati,
bambini, donne e individui con handicap.
4) Vi è inoltre una differenza sostanziale nelle caratteristiche dei rifiuti
prodotti. La quantità dei rifiuti generati tende sempre ad aumentare. Le città
dei Paesi industrializzati ha tendenzialmente una maggiore produzione di
rifiuti, negli Stati Uniti si produce circa 1,5 kg di rifiuti a persona al giorno;
in Benin la produzione è di 124 gr per persona al giorno. Questi ultimi rifiuti
sono costituiti soprattutto da umido come frutta, verdura e resti di cibo non
impacchettato e questo è molto diverso dai nostri tipi di scarti che sono densi
di plastiche, metalli e materiali a maggior contenuto energetico.
5) Le soluzioni spesso adottate per eliminare i rifiuti come inceneritori,
compattatori e piani di compostaggio automatizzato, falliscono sovente sia
per il loro elevato costo di funzionamento (e revisione) sia perché spesso
necessitano di competenze troppo elevate per il loro funzionamento.
In conclusione si potrebbe argomentare che i paesi a basso medio reddito
devono mettere in atto approcci molto vicini all’opposto delle convenzionali
politiche di gestione: delle soluzioni sostenibili devono creare lavoro,
proteggere l’ambiente e promuovere la partecipazione attiva, è necessario
che venga preso in considerazione l’apporto positivo che in questo possono
dare i waste pickers.
In breve è giusto prendere in considerazione un sistema di gestione dei
residui commisurato alle forze che effettivamente i Paesi hanno, perchè
questo sia effettivamente sostenibile, il tutto in un’ottica di inclusione

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sociale e sostenibilità ambientale che bisogna sempre e comunque
perseguire.
Analizzerò brevemente di seguito, i tipi di politiche finora adottate dai
governi dei PVS, concentrandomi maggiormente sull’ultimo tipo di
atteggiamento, quello più maturo e responsabile, quello che appoggia la
realtà dei clasificadores. Cercherò di fornire               motivazioni ed esempi
concreti ove quest’ultimo tipo di atteggiamento ha avuto un ottimo
impatto, ha comportato realmente un miglioramento delle condizioni di
vita dei waste pickers e contemporaneamente un miglioramento
ambientale, una diminuzione della conflittualità sociale e una serie di
innovazioni su cui è importante soffermarsi a riflettere.


Repressione


La visione dominante del waste picker come simbolo di un concentrato di
criminalità e povertà che vive degli scarti della società, fonte di disastri
economici, sanitari e ambientali e simbolo della debolezza del paese, ha
fatto sì che moltissimi governi abbiano adottato, e tutt’oggi adottino,
politiche di repressione, molte volte di una violenza eclatante attuata
direttamente sui waste pickers, come in Colombia con il paramilitari o
nelle Filippine, altre volte meno violenta e diretta sul loro lavoro, con
sequestro di carri, animali e con la proibizione di accedere nelle zone
ricche di risorse.


Negazione




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In questo caso le autorità ignorano semplicemente l’esistenza ed il lavoro
del raccoglitore di rifiuti, abbandonandolo a se stesso sotto ogni punto di
vista. Solo per far un esempio, queste dinamiche sono ricorrenti nelle
discariche di Dakar in Senegal, di Bamako in Mali e di Cotonou in Benin.


Collusione


I governi ufficiali a volte sviluppano con i waste pickers, o per meglio dire
i loro sfruttatori, gli intermediari, che possono a loro piacimento manovrare
i waste pickers, un rapporto di sfruttamento e reciproco profitto e mutua
assistenza: queste relazioni sono tipiche del clientelismo. A Città del
Messico questo tipo di relazioni sono estremamente evidenti, si sono
costituite durante gli ultimi decenni strutture clientelari molto forti a metà
tra la legalità e l’illegalità che legano waste pickers, intermediari, industrie
e autorità locali con vincoli da cui è impossibile uscire. Gli intermediari, i
caciques, pagano le autorità perché queste non considerino i loro abusi di
potere sui waste pickers. Il governo ottiene così sostegno economico e
politico dagli scavengers, e questi ultimi ottengono legittimità e stabilità
nel loro operare da parte del governo. 9


Appoggio


I numerosi e ripetuti fallimenti della gestione dei rifiuti di tipo tecnologico
proposti da Stati Uniti e Europa ai Paesi più poveri, ha portato a una
cambiamento nelle politiche di questi ultimi nei confronti dei waste

9
 Cfr. H., Castillo, La Sociedad de la Basura: Caciquismo Urbano en la Ciudad de Mexico.
Second Edition. Mexico City: UNAM, 1990

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pickers. Riconoscendo i benefici economici, ambientali e sociali, i governi
hanno iniziato a cambiare il loro atteggiamento di osteggiamento,
indifferenza o tolleranza, passando a un ruolo di appoggio, sostegno attivo.
Le politiche di sostegno tendono a legalizzare i waste pickers, che
acquisiscono finalmente i propri diritti-doveri e le loro attività, a
incoraggiare la formazione di cooperative o altre forme di associazionismo,
firmando contratti per la raccolta differenziata e costituendo una
partnership a metà tra il pubblico e il privato tra autorità locali e waste
pickers.
L’idea di fornire un lavoro alternativo ai waste pickers è spesso
fallimentare, come gli stessi waste pickers tentano in continuazione di
spiegarci, perché raramente è possibile trovare un lavoro che eguagli e
superi i costi e i benefici dati dalla raccolta e vendita di rifiuti.
Molti waste pickers sono soddisfatti del loro lavoro, per il denaro che
riescono a guadagnare, perché possono lavorare senza sottostare a un
“capo” e avere una grande flessibilità nel gestire il proprio lavoro. Inoltre
una grande percentuale di questi lavoratori non riuscirebbe a trovare un
altro lavoro nel settore informale a causa della scarsa istruzione, o per l’età
(o troppo giovani o troppo vecchi).
Se anche alcuni di questi lavoratori decidessero e potessero trovare un
lavoro ufficialmente riconosciuto, vi sarebbero altri che entrerebbero a
sostituirli.
Questo lavoro è legato alla povertà cronica, alla disoccupazione, alla
domanda delle industrie di materiale da riciclare e all’assenza totale di
sicurezza e tutela per i poveri, e, poiché tutti questi fattori non accennano a
diminuire, anzi continuano ad aumentare, è illogico sperare in una
riduzione del numero di waste pickers.

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Il puntare continuamente a voler far scomparire velocemente l’esistenza di
questi lavoratori ha sempre dimostrato come, nel migliore dei casi, ciò
comporti un effetto molto negativo sugli standard di vita dei clasificadores,
aumentando le difficoltà e le emergenze economiche, sanitarie, ambientali
e sociali di questa classe estremamente vulnerabile. Un esempio classico
può essere la chiusura della discarica di Bogotà a seguito della costruzione
di un nuovo deposito più controllato. Ciò ha costretto i basuriegos a
tornare sulle strade per intercettare i rifiuti prima che venissero prelevati e
portati alla discarica e questo ha impoverito ulteriormente questi lavoratori
che in una giornata potevano raccogliere molto meno materiale, dovendo
fare più di 8 km al giorno, spesso costretti a dormire direttamente in strada
fino a quando non raggiungevano una quantità sufficiente di materiale. La
loro produttività è crollata così come i loro guadagni, per non dire di come
essi siano molto più a rischio per le strade ove vengono perseguitati sia da
bande di delinquenti che dalla polizia. Esperienze simili sono innumerevoli
in tutto il mondo.
Una politica molto più responsabile e rispettosa dei diritti umani tende ad
aiutare i waste pickers a condurre un’esistenza migliore. Un supporto
importante è quello alla formazione di cooperative o associazionismo, per
riacquisire potere decisionale.


6. La formazione di cooperative


Le industrie dei paesi a basso medio reddito che utilizzano materiali
riciclabili nella propria produzione incoraggiano e supportano l’esistenza
degli intermediari, o negozianti di residui: waste dealers, che si
frappongano tra i singoli lavoratori e loro, per avere così meno

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interlocutori, una maggiore quantità di prodotto in una volta sola e migliore
qualità.
La formazione di cooperative di waste pickers è una soluzione al
monopolio degli intermediari e allo sfruttamento: non passare più
attraverso gli intermediari significa poter dividere un guadagno netto
maggiore, triplo, quadruplo e questo significa migliorare le proprie
condizioni di vita e iniziare un ciclo positivo di investimento in questo
lavoro che può divenire più efficiente, produttivo, più organizzato e
certamente, potendo finalmente venire alla luce del giorno, più attento agli
aspetti sanitari, ambientali, di sfruttamento minorile, ecc. Oggi questo
sembra l’unico modo per rompere il circolo vizioso in cui sono costretti i
waste pickers per riprendere il potere decisionale che spetta loro di diritto.
I teorici parlano di un nuovo management dal basso: come potrete vedere
non si parla solo di teorie ma di meccanismi che in molti paesi sono
praticati da diversi anni e hanno portato con sé un grande successo
sottolineato da una generale soddisfazione sociale, un miglioramento delle
condizioni di vita ed un generale miglioramento economico e ambientale
del paese.
Le ONG hanno giocato, e a tutt’oggi giocano, un ruolo molto importante
nell’assistere la formazione e l’avvio delle cooperative di waste pickers.
Le cooperative appena nate sono molto vulnerabili proprio tenendo
presente che contrastare l’enorme potere economico e di coercizione che
hanno gli intermediari non è semplice. Le industrie, in genere, inizialmente
sono sempre riluttanti a relazionarsi con un nuovo interlocutore, soprattutto
se si tratta di una cooperativa nascente. Non dimentichiamo nemmeno le
particolarmente difficili dinamiche che in molti paesi sussistono tra


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autorità locali e intermediari, anche in questo caso le cooperative devono
riuscire a superare uno scoglio molto difficile.
Il lasso di tempo in cui una cooperativa riesce a costituirsi può essere
la chiave del suo successo. Per i waste pickers si possono creare delle
finestre di opportunità durante il cambiamento di un’amministrazione,
soprattutto a livello locale. Un nuovo sindaco, soprattutto se rappresentante
di una fazione politica che prima era all’opposizione, sarà più disposto ad
appoggiare la formazione o l’esistenza di cooperative di waste pickers per
dimostrare la propria concreta lotta contro la povertà e la marginalità. Una
campagna mediatica può puntare sull’impegno dei clasificadores a
lavorare duro per migliori condizioni di vita mettendo a disposizione della
comunità un lavoro socialmente utile.


Rischi e opportunità legate ai programmi di privatizzazione.


Sia l’America Latina che l’Asia hanno condotto ambiziosi sforzi per
ridurre il ruolo dello Stato nell’economia del Paese (anche per poter ambire
a una serie di fondi disposti dal WTO e dalla World Bank che ponevano
questa come condizione come necessaria per potervi accedere). Molte città
hanno privatizzato interamente o iniziato un processo di privatizzazione
graduale del sistema di gestione dei residui solidi urbani. La
privatizzazione presenta sia rischi che opportunità per i waste pickers. Per
soffermarci su un’opportunità interessante che si può creare, possiamo
notare le possiblità che si aprono per le nuove cooperative di clasificadores
che possono offrire i propri servizi a pagamento ed entrare nel mercato
ufficiale.


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La privatizzazione rimane un fattore ad alto rischio se non effettuata
adottando contemporaneamente politiche di riconoscimento dei waste
pickers e il loro inserimento nel mercato e nella produzione nel campo del
riciclaggio. Così condotta la privatizzazione comporta un ulteriore
esclusione di questa popolazione assai vulnerabile e un nuovo
impoverimento, economico, culturale, sociale.


7. Ideologia del lavoro e diritti dei lavoratori 10
Caso studio: il ruolo dell’UCRUS (Sindacato dei Clasificadores) in
Uruguay
Si dice sempre che i settori marginali della società non considerano il
“lavoro”- secondo la definizione dell’economia classica e/o marxista- come
il centro della propria visione generale e della propria identità culturale.
Questo punto di partenza non solo rende molto difficile il dialogo con la
società dominante, ma portano ad una quasi impossibile integrazione
lavorativa e sociale fino a far scomparire praticamente le cause reali della
marginalità in cui vivono questi settori.
Per rendere l’idea dell’ideologia del lavoro dei clasificadores di
Montevideo è sufficiente citare ciò che disse una clasificadora del quartiere
Felipe Cardoso, che davanti a una domanda sulla possibile offerta di un
posto di lavoro per il Comune come spazzina, rispose: “Qui noialtri non
vogliamo padroni, vogliamo essere padroni di noi stessi, se oggi decido di
lavorare bene, se non voglio lavorare, non lavoro.” 11
Senza dubbio non si può isolare questo elemento di caratterizzazione dei
clasificadores dal resto. Nemmeno                   si può analizzare il punto senza

10
     Lucia Fernandez, Aspectos Culturales de los Clasificadores, Ideologìa del Trabajo
11
     Cfr. intervista di gruppo, El Pais, 3/10/2003

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considerare l’evoluzione della pratica nel quotidiano e delle idee, così come
l’ingresso continuo in questo tipo di attività di persone con antecedenti
lavorativi nell’economia formale.
Una prima differenziazione che l’UCRUS realizza nell’attività del
clasificador come “strategia di sussistenza” è motivata sempre come
reazione a forze esterne e dal desiderio di poter accedere a un lavoro come
alternativa di libertà. 12 In questo modo i clasificadores vengono iscritti
nell’analisi della realtà nella dicotomia “regno della necessità-regno della
libertà”      inserendo la loro situazione nel primo dei due poli. La loro
posizione nella sfera della necessità permetterà il passaggio all’alternativa
della libertà (in questo caso quasi letterale), perché sarebbe una strategia di
sopravvivenza e anche la migliore possibilità per non convertirsi in
delinquenti contro la proprietà privata, in ladroni. E’ così che si avvalora
positivamente la strategia di sopravvivenza per il suo lato etico,
significante, in sintonia con i valori della società dominante. Oltre agli
effetti di rivalutazione morale, questo tipo di rappresentazione del lavoro è
uno strumento strategico di negoziazione con i decisori e con la società
formale.
Naturalmente la moralizzazione della strategia di sussistenza non è
sufficiente. Attualmente le condizioni lavorative dei clasificadores e le loro
pratiche non sono ricollegabili a tecniche lavorative accettabili, per questo
tutt’oggi i clasificadores sono lavoratori informali. In questo l’UCRUS è
coerente con le autorità municipali, sebbene non coincidano gli strumenti
per perseguire il cambiamento. I clasificadores organizzati nel sindacato




12
     Barrera Sanitaria en Paso Carrasco. Vedi Anexo IV Documentales, N°2.

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vedono la necessità e la possibilità di convertire l’informalità della strategia
di sopravvivenza in una categoria di lavoro riconosciuto formalmente.
E’ importante, quindi, che da un punto di vista qualitativo, secondo la
concezione di lavoro manifestata dall’UCRUS, il lavoro dei clasificadores
non venga equiparato a un tipo di lavoro astratto. Qualche volta qualcuno ha
chiesto: “I clasificadores continuerebbero a fare questo lavoro se avessero
la possibilità di farne un altro?” Nel caso la risposta fosse affermativa, si
dovrebbe specificare: “che caratteristiche dovrebbe avere questo altro
lavoro?” Queste domande non sono cosa di poco conto e la risposta dei
clasificadores dell’UCRUS sembra mostrare, secondo una prima analisi,
che il lavoro dei clasificadores non è sostituibile con un altro lavoro che
offra uguale retribuzione e stessa quantità di ore lavorative. In questo punto
di vista è radicato uno dei motivi del fallimento delle proposte lavorative
fatte nel tempo ai clasificadores.
Però, per arrivare a questa conclusione, è necessario osservare il
cambiamento che i clasificadores, oggi come oggi, hanno apportato al
proprio lavoro. In altre parole la rappresentazione del lavoro deve essere
interpretata in una chiave diacronica, che guarda al futuro.
Una prima metamorfosi è avvenuta nel passaggio dal piano meramente di
sussistenza al piano ambientale. Sebbene questo tipo di attività abbia
origine da un bisogno primario, oggi è passato ad una caratteristica più
generale di protezione ambientale:
“la classificazione è una risposta vitale che le società devono rispettare”;
“se l’attività del clasificadores fosse protetta e appoggiata questa potrebbe
svolgere un ruolo ecologico e di riscatto delle risorse che sono spesso
risorse finite (come la carta) e che la maggior parte delle volte costituiscono
un risparmio non indifferente per la società tutta”.

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Non solo, come si vede, si avvalora l’argomento ecologico o ambientale ma
anche si incorpora in un discorso di produttività sociale, in questo caso per
un discorso di risparmio generale. Per questo la società dovrebbe non solo
accettare legalmente l’esistenza dei clasificadores, ma anche appoggiarli
economicamente.
Una seconda metamorfosi va dal piano di sussistenza informale al piano
della produzione sociale.
“Un’impresa di un paese con un’immagine realmente produttiva, non può in
periodi moderni e tantomeno oggi come oggi, permettersi la perdita di
valuta per re-importare qualcosa che già è stato importato, per questo deve
recuperare, riciclare; per di più questo paese ha un bisogno disperato di
creare nuove fonti di lavoro stabili. Questo è stato ed è ciò verso cui aspira e
l’ideale più profondo dell’obiettivo che il gruppo dell’UCRUS ha deciso di
perseguire”;
e ancora:
“ Vogliamo fortemente avere il nostro ruolo nella parte iniziale della catena
produttiva. Non intendiamo esser assorbiti dai servizi pubblici o privati che
già esistono. Inoltre reclamiamo che ci venga dato appoggio per cambiare le
nostre condizioni di lavoro perché siano degne e più umane.” Qui il cambio
di argomentazioni è centrale. Non si parla più della questione ambientale,
intesa come ecologismo dei paesi economicamente più ricchi (è chiaro nel
riferimento al riuso e al riciclo nella prima parte di citazione). Direttamente
ci si appella a una relazione costo-beneficio economico a livello nazionale
(“non si possono perdere valute comprando ciò che già abbiamo) e la
priorità socio-economica di generare “fonti di lavoro stabile”. Tre sono le
condizioni per far sì che il lavoro dei clasificadores smetta di essere
solamente una strategia di sopravvivenza:

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1) stabilità lavorativa;
2) vendibilità e utilità per la società contemporaneamente;
3) condizioni lavorative dignitose.
Per concludere, le informazioni disponibili per tentare di delineare quali
siano le caratteristiche dell’ideologia del lavoro nell’ambito dei
clasificadores sembrano confermare il pregiudizio diffuso che vede la
centralità del soggetto sopra la visione di gruppo. Contemporaneamente, è
importante notare come, negli ultimi anni, vi sia un superamento della
visione del concetto di lavoro individuale così come è inteso nel
capitalismo, che dimostra una capacità di visione del lavoro in un quadro
temporale più a lungo termine che vede compenetrare sia i fattori tipici
delle funzioni economiche classiche: tempo, ore di lavoro, ecc., sia un
riconoscimento nell’ambito della società e una necessità di condizioni di
vita accettabili.




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Bibliografia

Bauman, Zygmunt, Wasted Lives, Polity Press, Cambridge, 2004
Bernstein, J. Alternative Approaches to Pollution Control and Waste
Management: Regulatory and Economic Instruments in Urban Management
Discussion Paper No. 3 Washington, DC, The World Bank, 1993.
Calvino I., Le Città Continue, in Le Città Invisibili, Mondadori, Milano,
1993
Castillo, H. La Sociedad de la Basura: Caciquismo Urbano en la Ciudad de
México. UNAM, Mexico City, 1990
DeLillo D.R., Underworld, Torino, Einaudi, 1997
Guido Viale, Un Mondo Usa e Getta, Milano, Feltrinelli, 1994
Hordijk, Aad Project Manager, Environmental Resources Management
Netherlands, personal communications and field notes, Gouda, 2002
Medina, M. Informal Recycling and Collection of Solid Wastes in
Developing Countries: Issues and Opportunities. Tokyo: United Nations
University / Institute of Advanced Studies Working Paper No.24, Tokyo,
1997
Medina, M. Scavenging on the Border: A Study of the Informal Recycling
Sector in Laredo, Texas, and Nuevo Laredo, Mexico. Ph. D. Dissertation,
Yale University, Connecticut, 1997
Medina, M. Waste picker Cooperatives in Developing Countries. BioCycle,
Mexico City, 1998
Sención, G., Informe a partir de los datos del Censo de Clasificadores,
IMM,OSV, Luglio 2002




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Atti tratti dal Rapporto del “CWG (Collaborative Working Group on
Solid Waste Management in Low and Middle-income Countries)
International Workshop: WASH Workshop 2006”, 1-5 Febbraio,
Kolkata, India, 2006


Coad A., Private Sector Involvement in Solid Waste Management Avoiding
Problems and Building on Successes, Paper No. 4
Drescher S., Zurbrügg C., Decentralized composting: lessons learned and
future potentials for meeting the Millennium Development Goals, Paper
No.72
Rodi , Wiersma1, Capaciti building in solid waste management &
engineering for achieving the Millennium Development Goals, Paper No.
67
Rouse J., Embracing not displacing: involving the informal sector in
improved solid waste management, Paper No. 19
Scheinberg1 A., Anschütz J., van de Klundert A., Waste pickers: poor
victims or waste management professionalsPaper No. 56
Spies S., Wehenpohl G., The informal sector in solid waste management –
efficient part of a system or marginal and disturbing way of survival for the
poor?, Paper No. 35
Wehenpohl G., Capacity building and networking in Municipal solid
management – Experiences from Mexico, lessons for other Countries?,
Paper No. 64




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Riferimenti di pagine Web

Blog “Villa del Chancho”: http://www.villadelchancho.splinder.com
CEMPRE: www.cempre.org.br
Collaborative Working Gorup on Solid Waste Management in Low and
Middle Income-countries: http://www.cwgnt.net
Decrescita: http://www.decrescita.it
Global Alliance for Incinerator Alternatives: http://www.no-burn.org
Indymedia Uruguay: http://www.uruguay.indymedia.org
International Network of Street Papers: http://www.street-papers.com
Korogocho: http://www.korogocho.org
Quotidiano, Brecha: http:// www.brecha.com.uy
Quotidiano, El Pais: http://www.elpais.com.uy
Rivista venduta dai Senza Tetto, Uruguay: http://factors.org.uy/inicio
Swiss Resource Center and Consultancies for Developement:
http://www.skat-foundation.org
WASTE, advisers on urban environment and development:
http://www.waste.nl
Movimento Nacional dos Catadores:
http://www.movimentodoscatadores.org.br


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Riorganizzando il disorganizzato:
    il caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakare
        Panchayat (Il sindacato dei waste pickers)
                  di Poornima Chikarmane e Laxmi Narayan




Questo caso studio documenta l’evoluzione avvenuta durante i 10 anni di
vita del Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat (il sindacato dei waste
pickers) che ha la sua base presso la città di Pune, in India, e fa emergere i
suoi caratteri distintivi in termini di ideologia, struttura e attività, a supporto
della nostra teoria per la quale le attività e la metodologia con cui si
mettono in atto sono cruciali nell’empowerment dei poveri e nella
realizzazione dell’auspicata trasformazione delle loro organizzazioni.
Inoltre approfondiremo il significato di “proprietà collettiva” (collective
ownership), partecipazione ed empowerment così come vengono intesi ed
utilizzati dall’organizzazione.


1. La Nascita


Il processo di organizzazione dei waste pickers precede l’attuale formazione
del sindacato.
I waste pickers stessi e la loro percezione dei bisogni è stata centrale nel
processo di organizzazione. I w.p. sono stati accompagnati nel loro
confronto con la realtà del presente e nel progressivo percorso di riflessione
e analisi così da divenir loro stessi capaci di cristallizzare i bisogni critici,


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Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio
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Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

  • 1. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio a cura di: Cecilia Ruberto Lucia Fernández
  • 2. Traduzioni: Cecilia Ruberto Gráfica: Lorena Díaz Lucia Fernández Con il sostegno di: * Collaborative Working Group in Solid Waste Management * Reorient Onlus * Retos al Sur Finito di stampare: Roma Italia Novembre 2008
  • 3. Dedicato ai riciclatori morti nella discarica di città del Guatemala il 20 Giugno 2008.
  • 4. Raccoglitori di residui: una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio A cura di Lucia Fernandez Cecilia Ruberto Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del I riciclaggio
  • 5. Un sincero ringraziamento alle associazioni che hanno sostenuto l’iniziativa Il CWG è una rete che mette insieme l’esperienza di partner diversi che collaborano per il miglioramento della gestione dei residui solidi urbani e le condizioni di vita dei poveri nelle città dei Paesi a medio basso-reddito Sin dal 1995 il CWG organizza workshops per lo scambio di conoscenze e per implementare e aggiornare le conoscenze sulla gestione dei residui solidi urbani. Il lavoro della rete sviluppa una serie di aspetti inerenti al tema inclusi quelli istituzionali, sociali, finanziari e tecnici. Contatti: Web: http://www.cwgnet.net Vadianstrasse 42 CH-9000 St.Gallen - Switzerland Tel: +41 71 228 54 54 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del II riciclaggio
  • 6. fax: +41 71 228 54 55 Email: cwg.secretariat@skat.ch L’associazione proponente Reorient Onlus attiva da più di tredici anni nel campo della cooperazione internazionale solidale e dell’educazione alla pace e alla mondialità svolgendo attività di progettazione e attuazione di programmi di sensibilizzazione e formazione su questi temi; collabora inoltre con diverse Botteghe del Commercio Equo e Solidale e gestisce due sportelli di Turismo Responsabile. Partecipa attivamente al Tavolo dell’Altra Economia di Roma tra i soci fondatori del Consorzio della Città dell’Altra Economia, dove ha la sua sede operativa dal 2007. Contatti: Web: http://www.reorient.it Vicolo dello Scavolino, 61 00187 Roma tel/fax +39.06.6780622 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del III riciclaggio
  • 7. Sede operativa: Città dell’Altraeconomia E-mail reorient@reorient.it Retos al Sur è un’associazione senza fini di lucro che si è costituita all’inizio del 2006 presso la città di Montevideo, Uruguay. La Cooperazione è uno strumento d’azione trasversale per questa associazione, strumento concepito come un’attività partecipata, che tende all’interscambio orizzontale tra le diverse culture, esperienze, comunità stili di vita e sogni. Contatti: Web: http://www.retosalsur.org Perez Castellano 1424 Montevideo- Uruguay Tel. (+598 2) 916 52 87 Email: comunicacion@retosalsur.org Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del IV riciclaggio
  • 8. Prologo Le discarica del mondo luogo di miseria e di speranza nel ventunesimo secolo. Riccardo Troisi , Reorient Onlus , Italia Adriana Goni Mazzitelli, Asociacion Retos al Sur ,Uruguay Raccontare le storie di chi cerca tra i rifiuti delle discariche del mondo una speranza , non è cosa facile. Oggi per milioni di persone, uomini e donne che hanno abbandonato campagne inospitali o villaggi senza futuro, con il miraggio di trovar fortuna nelle sempre più grasse metropoli del mondo, questo lavoro da una possibilità per sopravvivere divenendo una condizione “normale” di vita. L’incremento della produzione e dei consumi ha creato enormi squilibri nella gestione dei rifiuti urbani: come ricorda Wolfgang Sachs, «la produzione genera sia ricchezza sia rifiuti e insieme alla globalizzazione della produzione di ricchezza cresce anche la produzione di rifiuti». Sono sorte così vere e proprie “città discariche”. Quelle africane della baraccopoli di Korogocho a Nairobi - più volte descritta da padre Zanotelli - e quelle meno note di Kigali in Rwanda; ma anche nello Zambia, dove il 90 per cento di spazzatura non viene raccolto e si accumula nelle strade, mentre la discarica di Olososua, in Nigeria, accoglie ogni giorno oltre mille camion di rifiuti. In Asia, a Manila, è tristemente famosa Payatas a Quezon City, una baraccopoli dove vivono oltre 25 mila persone: è sorta sul pendio di una collina di rifiuti, la “montagna fumante” dove adulti e bambini si contendono materiali da rivendere. Ma c’è anche Paradise Village che non è Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del V riciclaggio
  • 9. un villaggio turistico, bensì una bidonville cresciuta sopra un acquitrino dove gli allagamenti sono puntuali come le piogge monsoniche. E poi “Dumpsite Catmon”, la discarica sulla quale si è sviluppata la baraccopoli che sovrasta Paradise Village. In Cina, a Pechino, le discariche sono abitate da migliaia di persone che riciclano rifiuti illeciti, mentre l’India con i suoi slums metropolitani è il paese più densamente popolato dai “sopravvissuti dei rifiuti”. Eppure qualcosa sta cambiando. In alcuni casi la spazzatura è diventata motivo di emancipazione sociale: al Cairo, in Egitto, i lavoratori del settore informale - noti come zabbaleen - raccolgono un terzo dei rifiuti domestici, quasi un milione di tonnellate all'anno, e riescono a riciclare e destinare al compostaggio più dell’80 percento del raccolto. Uno dei distretti, Mokattam, è diventato la sede di 700 piccole imprese per la raccolta dei rifiuti. In Brasile, dove le discariche a cielo aperto risparmiano le aree turistiche per concentrarsi nelle periferie metropolitane, c’è l’esperienza dei ‘Catadores do lixo’: un movimento sociale organizzato in cooperative che oggi impiegano migliaia di persone nella raccolta, nel riciclaggio e nello smaltimento dei rifiuti. La prima cooperativa, la Coopamare risale al 1989. L’esperienza di San Paolo si è trasferita nel Minas Gerais, a Belo Horizonte e nel Rio Grande do Sul. E a Buenos Aires, in Argentina, i “cartoneros” impegnati nella raccolta non ufficiale di rifiuti sono stati per diversi anni i pionieri del riciclaggio: le loro cooperative raccolgono più di 20 mila operatori e nelle scorse settimane sono state chiamate a partecipare a “rifiuti zero”, un ambizioso progetto governativo per riciclare entro il 2020 tutti i rifiuti solidi urbani. Esistono tante altre esperienze che solo in parte sono state raccontate in questo lavoro, a testimoniare un movimento che sta crescendo e che occorre sostenere con ogni sforzo e passione. La nostra associazione da qualche Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del VI riciclaggio
  • 10. anno sta lavorando in Uruguay, per promuovere e rafforzare piccole cooperative di “clasficadores de residuos urbanos” a Montevideo, questo lavoro ci ha confermato l’importanza di avviare progettualità mirate all’autopromozione sociale di queste realtà. Vivere dipendendo da quello che la società scarta, non è facile, ma questi volti chiedono di essere riconosciuti come lavoratori e lavoratrici ed ottenere gli stessi diritti di chi si dedica ad altri mestieri. Per molti di loro la dignità, pur vivendo tra i rifiuti, non è mai venuta meno: attende solo di essere riconosciuta. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del VII riciclaggio
  • 11. Indice Pag. BIOGRAFIE AUTORI Poornima Chikarmane e Laxmi Narayan 6 Pablo J. Schamber 7 Reka Soos e Noemi Stanev 7 Laila R. Iskandar 7 Lucia Fernandez Gabard 8 Cecilia Ruberto 9 Pietro Luppi 9 Presentazione 10 Introduzione 11 Associazioni che hanno sostenuto l’iniziativa 21 UNO SGUARDO GENERALE: 21 Chi sono i Riciclatori, come lavorano e prospettive future di Cecilia Ruberto La gestione dei residui solidi urbani ed il ruolo dei waste pickers 22 Waste picking and waste pickers 24 Le caratteristiche del settore informale 27 Come vivono? Come lavorano? 29 Soluzioni più comunemente adottate nella politica di gestione dei 31 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 1 riciclaggio
  • 12. residui solidi urbani nei paesi a basso medio-reddito e i loro limiti La formazione di cooperative 38 Ideologia del lavoro e diritti dei lavoratori 41 Bibliografia 46 Riferimenti pagine Web 48 RIORGANIZZANDO IL DISORGANIZZATO: 49 Il caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat (l’unnione commerciale dei waste pickers) Di Poornima Chikarmane e Laxmi Narayan La Nascita 49 Strategia, forma organizzativa, governance e membership 54 Le attività e il metodo 59 Meccanismi istituzionali per la sicurezza sociale dei waste pickers 62 Networking, Advocacy e Lobbying 64 Bibliografia 69 IL FENOMENO DEI CARTONEROS A BUENOS AIRES. 71 Rotture, Continuità e nuove opportunità tra il management dei rifiuti e l’industria di riciclaggio di Pablo J. Schamber Presentazione: Definizioni (se possibile) degli ogiettivi 71 L’obiettivo del cartonero 74 Nascita delle attività dei cartoneros nella gestione dei residui solidi 76 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 2 riciclaggio
  • 13. urbani Collegando i circuiti 84 Conclusioni 94 Bibliografia 99 IL SETTORE INFORMALE DEI RIFIUTI SOLIDI IN 102 ROMANIA di Reka Soos e Noemi Stanev Concetti fondamentali 102 Visione d’insieme 107 Quantitativi e tipi di attività del settore informale 110 Impatto socio-economico 114 Effetti ambientali 115 Interventi mirati al settore informale 117 Problemi/ sfide con il sistema informale 123 Fonti e riferimenti 126 Bibliografia 127 I RACCOGLITORI DI RIFIUTI DEL CAIRO 128 di Laila R. Iskandar Background 128 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 3 riciclaggio
  • 14. Il settore tradizionale e informale – il più grande datore di lavoro in 129 Egitto per il trattamento dei rifiuti Crescita delle imprese di riciclaggio 131 Forza lavoro 134 Un sistema basato ed indirizzato dal mercato 135 La privatizzazione tramite le multinazionali al Cairo 136 Le preoccupazioni dei riciclatori dovute ai contratti internazionali 141 Proposte di riorganizzazione 143 RIUSO ED ECONOMIE POPOLARI IN EUROPA: IL CASO 147 STUDIO ROMA di Pietro Luppi Aziendalismo ed economia popolare: due modelli a confronto 147 Il caso studio “Roma” 155 I rovistatori di cassonetto, Porta Portese e gli Antiquari 155 Un mercato in boom che lotta per sopravvivere 159 L’edilizia di fortuna 164 Gli orti urbani 171 Occupanti di case 176 VERSO UNA RETE GLOBALE DI RICICLATORI 182 di Lucia Fernandez Gabard Introduzione 182 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 4 riciclaggio
  • 15. La dispersione come punto di partenza 183 Convivenza di paradigmi 188 La sfida dell’articolazione a diversi livelli 193 La mappa Latinoamericana come processo 203 Il Congresso Mondiale 209 Conclusioni 212 Bibliografia 216 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 5 riciclaggio
  • 16. Notizie sugli Autori RIORGANIZZANDO IL DISORGANIZZATO. India 2003 Il caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat (l’unione commerciale dei waste pickers) Poornima Chikarmane: Laureata nel Master per Lavoro Sociale presso l’Università di Bombay. Assistente alla direzione (Lettrice) al SNDT Women’s University. Fondatrice (con altri) del Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat KKPKP (Associalzione di Wastepickers della città di Pune) a dell’Alleanza Nazionale dei Wastepickers in India Mail: pchikarmane@gmail.com, Laxmi Narayan: Laureata nel Master per il Lavoro Sociale presso il Tata Institute of Social Sciences. Coordinatrice del Dipartimento per gli Adulti e l’Educazione Continua (nel centro-sud di Pune) presso la SNDT Women’s University. Segretaria del KKPKP Mail: wastematterspune@gmail.com ***** IL FENOMENO DEI CARTONEROS A BUENOS AIRES. Rotture, continuità e nuove opportunità tra il management dei rifiuti e l’industria di riciclaggio. Argentina 2007 Estratto dalla tesi di dottorato in Antropologia presso l’Università di Buenos Aires "De los desechos a las mercancias. Etnografía del circuito del reciclaje en el conurbano bonaerense" aprile 2007. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 6 riciclaggio
  • 17. Pablo J. Schamber: Antropologo. Docente Ricercatore presso l’Università Nazionale di Lanùs. Consulente per la gestione dei residui e i circuiti informali di riciclaggio. Mail: pjschamber@hotmail.com / schamber@unla.edu.ar Contatti: (0054) 11-1541981069 / 11-47020696 ***** SETTORE INFORMALE DEI RIFIUTI SOLIDI IN ROMANIA. Romania 2006 Tratto da uno studio finanziato da GTZ e CWG, "Economic Impact of Informal Sector Activities" (“L’impatto Economico delle Attività del Settore Informale”) Noemi Stanev e Reka Soos: Master in Scienze Ambientali, specializzazione in Analisi dei sistemi economici e ambientali. Consulenti nell’ambito Climatico, laureate nel Master per Lavoro Sociale presso l’“University change, Waste Management and Energy” di Bombay Mail: gp@greenpartners.ro Sito Web: www.greenpartners.ro Contatti: str. Fintinele 18, 400294 Cluj-Napoca, Romania. tel./fax +40 (0)264 589291. telefono mobile (RO) +40 (0)740 554430 ***** I RACCOGLITORI DI RIFIUTI DEL CAIRO. Egitto Laila R. Iskandar: dell’associazione Chairman CID è specializzata in formazione e sviluppo, ha lavorato e lavora con organismi internazionali come l’UNESCO, USAID, UNDP e molti altri. Il suo backgound culturale è Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 7 riciclaggio
  • 18. costituito da studi di economia, di scienze politiche sia al Cairo che presso l’Università di Berkeley e presso la Columbia University. Ha lavorato per numerosi programmi di successo a favore delle comunità di waste pickers. Lavora con i riciclatori del Cairo sin dal 1982, implementando azioni di formazione teconologica, di networking, di sostegno nei confronti del governo. Mail: laila@cid.com.eg Sito web: www.cid.com.eg ***** VERSO UNA RETE GLOBALE DI RICICLATORI. Francia 2008 Articolo che verrà pubblicato in “Retroscopio” Volume 2, “una mirada sobre recuperadores urbanos de residuos de America Latina.”( “uno sguardo sui riciclatori urbani di residui dell’America Latina”) Lucia Fernandez Gabard: formazione in Archittettura e Urbanismo presso la Facoltà di Architettura dell’Uruguay. Attualmente studia presso la Scuola di Architettura di Grenoble (Francia): Master 1, città e territori. Specializzata nell’organizzazione dei riciclatori e costruzioni di reti. Fondatrice (insieme ad altri) della Rete Latinoamericana di Riciclatori e collaboratrice (2003-2007) dell’ UCRUS (Unione dei Clasificadores dell’Uruguay, sindacato) Mail: luciferviajando@gmail.com Sito Web: www.recicladores.net ***** Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 8 riciclaggio
  • 19. RACCOGLITORI DI RESIDUI. Italia 2008 Uno sguardo generale: chi sono, come lavorano e prospettive future. Estratto dalla Tesi di Laurea Specialistica in Innovazione e Sviluppo: “Gestione dei Residui Solidi Urbani: il caso dell’Uruguay” Cecilia Ruberto: formazione in Scienze Sociali per la Cooperazione e lo Sviluppo presso l’Interfacoltà di Scienze Umanistiche e Scienze della Comunicazione dell’Università di Roma La Sapienza. Collaboratrice dell’organizzazione senza fini di lucro Reorient, da circa 4 anni sostiene e collabora all’organizzarsi dei clasificadores dell’Uruguay attraverso progetti di cooperazione. Lavora per la sensibilizzazione alla tematica in Italia. Mail: CeciliaRuberto@gmail.com Blog: www.villadelchancho.splinder.com ***** RIUSO ED ECONOMIE POPOLARI IN EUROPA: IL CASO STUDIO ROMA. Italia 2008 L’articolo è stato elaborato appositamente come contributo dell’associazione Occhio del Riciclone al progetto di diffusione e informazione del medesimo dossier Pietro Luppi: responsabile del Centro di Ricerca Occhio del Riciclone; Presidente di Occhio del Riciclone Italia. Esperto di economie popolari e gestione dei rifiuti. Giornalista e autore di libri su tematiche ambientali, politiche e sociali. Mail: riusare@yahoo.it Sito Web: www.occhiodelriciclone.com Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 9 riciclaggio
  • 20. Presentazione Questo dossier è il risultato della collaborazione di diverse persone, è l’incontrarsi di realtà differenti e lontane che sentono fortemente un comune denominatore nel lavoro che svolgono. Gli autori che hanno contribuito alla creazione del dossier con i loro articoli, sono dei super esperti dei temi affrontati che, condividendo l’idea di fondo di sensibilizzazione e informazione, hanno creato dei brevi sunti sulle realtà di appartenenza, cercando di tracciare i contorni dei fenomeni affrontati, mantenendosi specifici, ma al tempo stesso semplici, tenendo presente che per la maggior parte dei lettori questo tema non è chiaro nelle sue sfaccettature, se non, addirittura, del tutto sconosciuto. Un sincero ringraziamento va a tutti gli autori che con entusiasmo e prontezza hanno risposto alla nostra richiesta di materiale per il dossier. Nella speranza di aver posto un primo tassello nella costituzione di una coscienza e conoscenza sociale di una tematica responsabile e propositiva, auguriamo a tutti una buona lettura! ***** Per ricevere una copia del dossier: www.reorient.it CeciliaRuberto@gmail.com Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 10 riciclaggio
  • 21. Introduzione Questa raccolta di scritti sul tema del waste picking, a cura di Cecilia Ruberto e Lucia Fernandez Gabard, si propone di dare un proprio contributo al dibattito, oggi sempre più intenso, del riciclaggio come valore complesso che vede intersecarsi le 3 sfere dello sviluppo sostenibile: quella sociale, quella ambientale e quella economica. Da subito l’idea di intitolare l’elaborato “Raccoglitori di Residui. Una panoramica globale sul primo anello della catena del riciclaggio” ci è sembrata assolutamente appropriata, infatti coglie il centro nevralgico, l’obiettivo principale di questo lavoro. La volontà di conoscere questo tipo di lavoratore, riconoscerne i “pregi e difetti”, il potenziale che oggi sta iniziando ad esprimere, comporta il confrontarsi con tematiche estremamente complesse, come i diritti umani, i diritti dei lavoratori, quelli delle donne e quelli dei bambini, le tutele sanitarie, la richiesta di politiche che appoggino e non che occultino o peggio ancora reprimano. Il riciclaggio come fonte di lavoro, fonte economica, è la risposta coerente con la necessità di sostenibilità ambientale ed ecologica, data la finitezza delle risorse, l’aggravarsi di condizioni precarie di povertà fino ai limiti della dignità umana, il peggiorare delle condizioni ambientali. Si presenteranno le soluzioni nate spontaneamente dalla società che maggiormente risente degli effetti dell’attuale modello di consumo. Si cercherà di analizzare come nascono queste propose e la loro validità, economica e ambientale, ma anche civile e sociale. Il dossier parte da una piattaforma condivisa da esperienze di paesi lontani e diversi che nonostante le differenze sono fortemente legate da valori Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 11 riciclaggio
  • 22. omogenei, fortemente sentiti e, oggi, sempre più strutturati, che si concretizzano in proposte rivolte ai politici, alle imprese, agli istituti internazionali come a quelli locali, e ancora più fortemente alla società in generale, al modo di pensare comune. Il primo articolo da me elaborato: “Raccoglitori di Residui, uno sguardo generale, chi sono, come lavorano e prospettive future”, offre una panoramica informativa generale del fenomeno, si definiscono le caratteristiche che accomunano questo tipo di lavoratore, si introduce il concetto di settore informale, concetto complesso e non scevro di implicazioni e complicazioni, estremamente affascinante da studiare quanto difficile da considerare, soprattutto a livello di politiche da mettere in atto. A seguire si affrontano molto velocemente quali sono stati e tutt’oggi continuano ad essere gli atteggiamenti degli Stati o dei Comuni nei confronti di questi lavoratori. Si affronta anche un tema centrale, che deve far parte del background di chi vuole avvicinarsi al tema dei riciclatori: l’ideologia del lavoratore. Grazie a questa ideologia condivisa è possibile il confronto transnazionale che oggi sta avvenendo, grazie a questo sentire comune si stanno creando obbiettivi e attività condivise. L’articolo successivo, “RIORGANIZZANDO IL DISORGANIZZATO: il caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat” ci espone la peculiare esperienza di questo sindacato indiano che supporta i waste pickers, che nasce prestando un particolare sostegno alle donne contro gli abusi, le violazioni e le illegalità perpetrate nei loro confronti, da altri waste pickers, dalla popolazione, dalle forze di polizia, dagli intermediari, ecc. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 12 riciclaggio
  • 23. L’attività svolta dal KKPKP è stata sin dall’inizio fondamentale per la nascita di una forte e sentita identità condivisa, di un senso di dignità in quanto essere umano lavoratore, vulnerabile, ma che combatte per i propri diritti universalmente riconosciuti. Grazie a questo sindacato che oggi conta 80.000 iscritti, la popolazioni ha iniziato a sviluppare un “sympathy factor” cioè un sentimento di simpatia e comprensione della realtà del waste picking. Ciò non è assolutamente una questione da poco, infatti come vedremo negli altri scritti, l’ostilità della popolazione è uno dei temi di discussione più sentiti. Inoltre il KKPKP pratica delle azioni di critica e discussione non violente costantemente in alleanza con altre organizzazioni grazie alla rete che ha creato, rendendosi una parte integrante di un sistema di tutela molto diversificato, proprio abbracciando il principio, comune a tutti i waste pickers, che per migliorare e cambiare le condizioni è necessario agire a livello integrato in più ambiti, su più livelli, conoscendo bene le dinamiche e gli equilibri che esistono per poterli poi trasformare. Per concludere, un altro aspetto molto interessante, che forse il lettore potrebbe approfondire attraverso studi più ampi, è l’attività di concessione di credito che svolge questo sindacato, che, ad oggi, ha portato dei risultati estremamente positivi, e, nonostante le difficoltà evidenziate nell’articolo, può essere concretamente una modalità per permettere ai waste pickers di uscire dal circolo vizioso della carenza di credito, e quindi da tutte le dinamiche di sfruttamento che si creano con chi invece ha del credito (in sintesi: gli strozzini). Attraverso l’articolo di Laila Iskandler possiamo chiarire molti interrogativi sul lavoro dei waste pickers, come effettivamente questi abbiano trovato nel tempo delle dinamiche perfettamente funzionanti che permettono di Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 13 riciclaggio
  • 24. sopravvivere e, come nel caso del Cairo, creare dei circoli di riuso e riciclo sostenibili e proficui. Il contributo dell’autrice è fondamentale anche perché ci da uno spaccato di cosa accade se dai piani politici si decide univocamente per politiche di gestione dei residui solidi urbani totalmente (o quasi) disinteressate al coinvolgimento dei waste pickers. Quando il governo decide di affidare il lavoro a delle società multinazionali (in questo caso, oltretutto, neanche industrie egiziane) che non conoscono la realtà locale, ebbene accade il caos: le multinazionali o si devono ritirate (vedi l’esperienza di AMA) oppure non lavorano efficientemente, la popolazione è scontenta e le condizioni dei waste pickers raggiungono livelli di criticità gravissimi, il numero dei waste pickers aumenta, il lavoro che svolgono si “de- professionalizza” e perde di valore economico, la povertà e la marginalità si acuiscono, e con queste, tutti i fattori socio-culturali che ne conseguono. Le fitte trame funzionali create dai waste pickers in anni di esperienza si spezzano e i 2 sistemi, quello formalmente riconosciuto (le multinazionali) e quello informale, ma disconosciuto, si contrastano e chi ne fa le spese non dobbiamo nemmeno sottolinearlo. Così una volta in più abbiamo un caso concreto che dimostra quanto sia importante un discorso di pianificazione integrata e sostenibile per una politica di gestione dei residui che ponga al centro della questione i riciclatori. A seguire lo studio di di Reka Soos che ci offre una panoramica sulla Romania, ci permette di capire quale sia un buon metodo di studio e approccio al tema dei waste pickers: in primo luogo è bene studiare approfonditamente questa fetta di popolazione, la sua composizione, il tipo di lavoro, come viene svolto e quanto frutta in termini economici. E’ bene Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 14 riciclaggio
  • 25. delineare quali siano le problematiche sociali di queste persone. In Romania per esempio quasi l’80% dei waste pickers è costituito da Rom, questa è una peculiarità non indifferente rispetto ad altri paesi. Questa popolazione è vista di mal occhio dalla popolazione e completamente invisibile agli occhi della politica, mentre dalle forze dell’ordine è combattuta con sfratti o misure di emergenza quasi ai limiti dell’illegalità. L’articolo si concentra così, oltre che sugli importanti effetti socio- ambientali ed economici delle attività dei waste pickers, anche sugli interventi che ultimamente sono stati attuati a vantaggio delle comunità di riciclatori, ma soprattutto sulle problematiche oggi ancora irrisolte. L’analisi SWOT effettuata è uno strumento utile nello schematizzare ed effettuare i collegamenti approfonditi più ampiamente nell’articolo. E’ attraverso un’opportuna e molto chiara analisi dei cambiamenti storici delle condizioni dei cartoneros di Buenos Aires che Pablo Schamber ci spiega come la realtà attuale sia profondamente radicata nelle trasformazioni storiche e urbanistiche della città. Un tema di estremo interesse viene affrontato da questo autore: nel paragrafo “collegando i circuiti” si esemplificano i collegamenti molto importanti che esistono tra cartoneros e intermediari e tra intermediari e industrie, come queste 3 sfere si influenzino direttamente in tempi velocissimi e come contemporaneamente siano influenzate dalle scelte politiche ed economiche del paese. “Se l’industria dell’acciaio è in crisi, la stessa crisi si avverte tra i raccoglitori di metallo. Se la domanda di materiale cartaceo aumenta, il prezzo del materiale aumenterà e probabilmente aumenterà anche il numero di raccoglitori di carta (…) il business del riciclaggio è caratterizzato da una struttura verticalizzata che vincola le fabbriche ai Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 15 riciclaggio
  • 26. cartoneros” (Birkbeck, 1979: 386). Le industrie, a modo loro dipendono dagli intermediari, per questo spesso supportano economicamente questa fascia di “piccolissimi imprenditori”, i cartoneros migliorano o peggiorano il loro potere d’acquisto in base alla quantità di materiale immesso nel circuito: maggiore è il materiale che riescono a recuperare, minore è il suo valore, ma maggiore è la possibilità che venga acquistato dalle industrie, che nonostante le spese legate al trattamento di materiali non vergini, traggono il loro guadagno nell’usare materiale riciclato. Un altro aspetto molto importante è quello affrontato dall’autore con uno sguardo limpido sulle centinaia di cooperative nate negli ultimi decenni in Argentina (e come in questo paese, in moltissimi paesi di tutto il mondo). Schamber sottolinea come effettivamente la maggior parte delle cooperative di Buenos Aires, non rispettino le regole del proprio statuto di cooperativa, non siano auto-sostenibili, e fattore non di poca importanza, siano, la maggior parte delle volte, il risultato della volontà di individui o organizzazioni che per “aiutare” decidono di convincere i waste pickers a costituirsi in cooperativa, soprattutto per poter arrivare finanziamenti pubblici e più spesso privati in loro favore: insomma spesso le cooperative di waste pickers non sono costituite da questi ma da altri soggetti che non appartengono al loro mondo. Schamber individua in questo fattore una delle cause della debolezza delle cooperative, della loro disorganizzazione: la proliferazione di cooperative non significa, come molti vogliono farci credere semplificando fortemente questa complessa tematica, che effettivamente vi sia una presa di coscienza e un cambiamento nell’organizzazione lavorativa e quindi nelle logiche di lavoro dei cartoneros. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 16 riciclaggio
  • 27. Il caso studio italiano, a cura di Pietro Luppi, ci introduce a una realtà che presenta punti di forti somiglianze e caratteristiche singolari che è quella di Roma. L’importanza di questo contributo è centrale proprio perché aggiunge una tematica che va di pari passo a quella del riciclo, cioè quella del riuso. Queste differenti attività hanno moltissimo in comune ed è bene non trattare l’una dimenticandosi dell’altra. Riuso e riciclo sono due aspetti molto importanti della cosiddetta economia informale, come viene sottolineato anche nell’articolo de “una panoramica globale…” , questa economia a livello mondiale ma anche europeo ha un peso importante nonostante la sua invisibilità. Per le caratteristiche delle politiche europee che hanno blindato la raccolta nelle discariche e nei cassonetti, oggi i rovistatori in Europa si dedicano soprattutto al riuso. “Mentre la raccolta delle frazioni da riciclare industrialmente é stata monopolizzata dalle aziende di igiene urbana sotto pressione dell’industria affamata di materie prime seconde, la raccolta di merci usate é rimasta in mano all’economia popolare. Mentre il settore economico di riferimento della materia prima seconda é l’industria dei grandi capitali, lo sbocco del Riuso é la microimpresa dell’usato, dai rigattieri agli operatori dei mercati delle pulci: un arcipelago, quest’ultimo, che rimane prevalentemente informale dal suo primo anello (la raccolta) fino all’ultimo (la distribuzione).” (Pietro Luppi, ibid.) L’articolo ci offre un caso studio molto complesso e ricco di interconnessioni. La città di Roma è ricca di micro imprese che si occupano del reperimento di materiali per il riuso, fino ad arrivare alla creazione di un ricco mercato dell’usato e dell’antiquariato. Fino a pochi anni fa il suo epicentro si trovava nel mercato di Porta Portese, oggi a seguito di azioni di Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 17 riciclaggio
  • 28. ridimensionamento, moltissimi venditori sono stati allontanati, apportando a questo mercato un danno gravissimo, così come anche ai venditori che oggi si ritrovano sparpagliati in migliaia di piccoli mercati dell’usato. L’esperienza romana porta con sé lo studio di specifiche realtà a questa collegate: le abitazioni di fortuna, che oggi a Roma sono molte di più di quante si sia abituati a credere, sono espressione dell’economia informale e della cultura del riuso e oggi abbiamo degli esempi anche molto arditi, quasi famosi, di queste abitazioni. Un altro caso collegato è quello degli orti urbani e dell’agricoltura urbana: i “contadini urbani” coltivano appezzamenti non edificabili all’interno degli spazi verdi delle città, producendo cibo per la propria auto sussistenza, e, a volte, riuscendo anche a venderlo. Questo fenomeno, trascurato ampiamente, è stato valutato dalla FAO come molto importante: “la FAO, in una nota diffusa nel Giugno del 2005, afferma che l’agricoltura urbana contribuisce ad aumentare la sicurezza alimentare nelle città, poiché riduce il peso della spesa alimentare. La produzione di cibo all’interno dei perimetri urbani garantisce inoltre l’offerta di cibo anche in caso di conflitto o grave crisi. Nel mondo il settore dell’agricoltura urbana attualmente fornisce cibo a 700 milioni di cittadini: un quarto della popolazione urbana mondiale.” (P. Luppi ibid.) Come articolo conclusivo è stato scelto, non a caso, quello dell’autrice, nonché curatrice del dossier qui presente (insieme con Cecilia Ruberto) Lucia Fernandez Garbard. Questo approfondimento affronta l’argomento intorno al quale tutto il dossier gira: la creazione di reti, di dialogo, di confronto tra waste pickers di tutto il mondo. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 18 riciclaggio
  • 29. La molteplicità delle potenze desiderate è pensata dal basso come una figura che faccia di sé un soggetto politico: la moltitudine. Questa stessa moltitudine però è molto meno omogenea poichè è il risultato di una somma di potenze individuali, totalmente frantumate da antagonismi. 1 (Lucia Fernandez ibid.) Nonostante la grande frammentazione di questi lavoratori, ovunque si ritrovino, sia come lavoratori individuali che facenti parte di associazioni o associazioni raggruppate in federazioni, ecc., oggi si sta iniziando a sviluppare un dialogo, un confronto, e il valore aggiunto di questa novità è che il motore è proprio all’interno di questa fascia di lavoratori, che vogliono fortemente affermare i propri diritti/doveri difronte alla politica e alla coscienza pubblica mondiale. I movimenti a cui assistiamo sono su vari livelli e su tutte le scale di dimensioni. Oggi dialogano riciclatori singoli, cooperative o associazioni di riciclatori, sindacati di riciclatori, federazioni; oggi si stanno creando e rafforzando alleanze e reti regionali, interregionali e si punta alla creazione di una rete globale: il primo passo si è fatto con il primo convegno mondiale dei riciclatori avvenuto nello scorso marzo 2008 a a Bogotà in Colombia il cui titolo è stato: “Riciclatori senza frontiere”. L’autrice ci offre una concreta panoramica del tipo di fermento associazionistico che negli ultimi decenni si sta consolidando: cooperative, associazioni, federazioni, sindacati, movimenti nazionali, reti in tutto il mondo. E ci porta a scoprire l’importante processo che sottostà alla creazione della “mappa latinoamericana” di riciclatori. “A partire dal mese di settembre 2007, diversi rappresentanti riciclatori coinvolti nel processo 1 Ernesto Funes, “Il trattato politico di Baruch Spinoza, 1677: Potenza e passione della moltitudine” Spinoza, Trattato Politico, pag. 22, edizione 2004 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 19 riciclaggio
  • 30. di articolazione delle organizzazioni negli anni precedenti, hanno iniziato a viaggiare per il continente, esplorando nuovi territori e creando i nuovi contatti con nuove organizzazioni e direttamente con riciclatori individuali” (Lucia Fernandez, ibid.). Questo ha portato a una conoscenza ben dettagliata della realtà, ben difficile da conoscere, dei recicladores delle regioni dell’America Latina e del Centro America, spesso ricca di particolari interessanti, grazie alle interviste fatte dagli stessi recicladores inviati. Inoltre ha continuato un’opera di sensibilizzazione nei confronti di riciclatori che lavorano indipendentemente, che hanno iniziato ad interessarsi a una metodologia di lavoro più organizzata, a credere nell’utilità di una rete che supporti i propri bisogni e diritti a livello nazionale e globale. Insomma, si è avviato un lavoro di diffusione di informazioni, di sostegno reciproco (dal basso), di condivisione che si pone degli obiettivi importantissimi, gli incontri sono e saranno per il futuro sempre più serrati e, come al solito, così come è la caratteristica principale dei riciclatori sia nel lavoro che nella loro ideologia in generale, si pongono obiettivi concreti, a medio-breve termine. Crediamo che questa sia una strada da percorrere che può condurre a buoni risultati, ma non priva di insidie e difficoltà. Ancora una volta è proprio la volontà, l’impegno dei recicladores, i loro sacrifici e la loro forte desiderio di cambiamento che spronano la società civile, le associazioni che sostengono questi movimenti e i politici che iniziano a comprendere queste dinamiche e a prevedere misure di appoggio. Speriamo che la lettura di questi articoli possa essere un primo passo per porsi delle domande, per iniziare percorsi di ricerca e di studio, per iniziare a confrontarsi su questo tema con qualche strumento in più. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 20 riciclaggio
  • 31. Raccoglitori di residui Uno sguardo generale: chi sono, come lavorano e prospettive future. di Cecilia Ruberto Le città continuano a ingigantirsi, le periferie che crescono intorno al centro della città, cuore culturale ed economico, sono l’esempio vivente del luogo dove si manifestano squilibri sociali, ingiustizie di ogni tipo e assenza di rispetto ecologico. Troppo spesso l’uomo tende a dimenticare l’importanza del vivere in armonia con la natura, non tanto per una necessità spirituale, quanto piuttosto perché uomo e natura sono un binomio inseparabile, e le ripercussioni del maltrattamento di quest’ultima ricadono direttamente su chi lo effettua.. Oggi milioni di persone vivono sui rifiuti, vivono all’interno di discariche, vivono degli scarti della società del consumo, della società dello spreco, così definita da Guido Viale in un Mondo Usa e Getta. Il rifiuto è un qualcosa che noi cerchiamo disperatamente di eliminare, di allontanare da noi, ma che allo stesso tempo ci è familiare, ci perseguita, non vuole lasciarci. Il rifiuto è, ancora una volta, il substrato oscuro della nostra civiltà, quel "corpo del reato" (reato di inquinamento) che non riusciremo mai ad eliminare. La realtà dei cartoneros, dei waste pickers, dei basuriegos, degli hurgadores, dei magbabasurieros, dei catadores, dei wahis and zabbaleen (Egitto), dei waste pickers, degli scavengers, è una Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 21 riciclaggio
  • 32. realtà nascosta, occultata sia culturalmente che politicamente; dunque è difficile estrapolare dati statistici, è una realtà di marginalità, è periferia, è luogo di intrighi umani, economici, è luogo di nascita di disastri ambientali che coinvolgono sia le persone che vi vivono all’interno e che chi, come noi, vivendo all’esterno, crede di poterne rimanere indenne. “Costruivamo piramidi di rifiuti sopra e sotto la terra. Quanto più pericolosi i rifiuti, tanto più a fondo cercavamo di seppellirli. La parola plutonio viene da Plutone, dio dei morti e signore degli inferi” 2 . Osservando una discarica riusciamo a capire fino in fondo qual è il prezzo che dobbiamo pagare per il nostro tenore di vita, per i nostri comforts e prodotti di consumo. La discarica è qualcosa che dobbiamo nascondere, il nostro lato meno piacevole; eppure è proprio per questa sua realtà brutale, senza infingimenti, che la discarica può rappresentare il luogo in cui noi tutti raggiungiamo una presa di coscienza, dove finalmente decidiamo di non accettare che milioni di esseri umani vivano nell’immondizia, dove decidiamo di cambiare il nostro tipo di vita consumistica, assumendoci veramente la responsabilità delle nostre azioni. 1. La gestione dei residui solidi urbani ed il ruolo dei waste pickers La gestione dei rifiuti solidi è una questione che coinvolge sempre di più gli abitanti delle aree urbane nei paesi più sviluppati e ancor di più nei paesi in via di sviluppo. Infatti nei paesi poveri non viene data priorità a questo 2 Cfr. De Lillo Underworld, op. cit., pp. 111-12. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 22 riciclaggio
  • 33. problema nelle politiche governative e ciò influisce negativamente su una situazione che con il tempo tende ad aggravarsi, per le tonnellate di rifiuti abbandonati nelle strade, in continuo aumento, che producono un impatto ambientale negativo causando l’inquinamento di acqua, terra e aria, oltre alla produzione di gas serra. La questione dei rifiuti e della loro eliminazione è ormai un problema globale che causa una spesa sociale ed economica per i governi, ma soprattutto un costo ambientale notevole per le popolazioni locali. Nella gran parte dei casi la gestione dei rifiuti è lasciata in mano ai governi locali, ai comuni, che spesso la appaltano ai privati, ma in entrambi i casi la questione è “risolta” con l’uso di inceneritori i cui effetti sono dannosi per la salute della popolazione circostante e per l’ambiente. Secondo le fonti della Banca Mondiale, è pratica comune per le città spendere cifre tra il 20% e il 50% dei propri fondi per la gestione dei rifiuti solidi urbani. Inoltre tra il 30% e il 60 % dei rifiuti totali prodotti sono lasciati non raccolti, in alcuni casi quasi l’80 % della raccolta, e il necessario per il trasporto è fuori servizio in attesa di manutenzione, le discariche a cielo aperto, l’interramento e la pratica di bruciare i rifiuti attraverso l’uso di inceneritori sono ormai consuetudine nella gran parte dei paesi del globo terrestre. I waste pickers informali sono presenti in tutti i paesi poveri del mondo, a partire da paesi molto vicini, come l’Albania, la Romania, la Bulgaria (solo per fare un esempio), per continuare con gli Stati Uniti, fino ai paesi dell’Africa, dell’America Latina, dell’India, dell’Indocina e via dicendo. Nei PVS oggi è stato valutato che il riciclo dei rifiuti è affidato soprattutto al lavoro informale dei waste pickers. E’ stato stimato che nelle città dei Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 23 riciclaggio
  • 34. PVS almeno il 2% della popolazione urbana sopravvive grazie al lavoro nelle discariche e alla raccolta dell’immondizia dai cassonetti delle città, separandola e rivendendola alle industrie. Per il contatto giornaliero e costante con i rifiuti, con i cassonetti, i waste pickers sono generalmente associati dalla società a sporcizia, disagio, miseria, sono percepiti come fastidiosi, come simbolo di sottosviluppo e arretratezza, e spesso come criminali. Cosicché l’ambiente che li circonda è loro ostile sia fisicamente che socialmente. 2. Waste picking and waste pickers “I Waste Pickers sono delle entità semi-visibili e le operazioni di riciclo industriale sono attività invisibili in uno scenario urbano” 3 . Il lavoratori informali che recuperano i residui dalle strade o direttamente dalle discariche sono stati spinti verso le periferie delle città sin da quando iniziò a diffondersi per la prima volta questo tipo di lavoro che, per le città Europee e per il Nord America, è stato individuato indicativamente nel periodo intorno al 1880 4 . Questi soggetti raccoglievano e vendevano il materiale in una seconda catena di raccolta di rifiuti, da New York a Bangkok, da Parigi a Tegucigalpa, da Melbourne a Harare, e da questa fonte si approvvigionavano le industrie di auto, computers, giornali, libri, materiali da costruzione, vestiario e molti altri prodotti. 3 Cfr. Rosario, 2004 4 Cfr. Melosi; Garbage in the City, Refuse, Reform and Enviroment, 1880-1980, Texas A&M Press, 1981 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 24 riciclaggio
  • 35. La società ha sempre nutrito sentimenti simili e contrari nei confronti dei waste pickers, che egualmente li costringevano alla marginalizzazione: da una parte provava ribrezzo per la sporcizia e pietà per il tipo di lavoro che conducevano, dall’altra li riteneva “colpevoli”, rendendoli capro espiatorio per i problemi della città. Prima della modernizzazione del sistema di gestione dei rifiuti solidi urbani, i waste pickers o scavengers e i loro commercianti producevano la maggior parte dei materiali riutilizzati nelle industrie. Poiché per la maggior parte delle volte non sono stati riconosciuti come elemento chiave in questi processi, con la modernizzazione della gestione dei rifiuti solidi urbani hanno rischiato di perdere, e molto spesso hanno perso, la materia prima del loro lavoro. Con la modernizzazione, nel senso comunemente inteso di innovazione tecnologica, incenerimento e non riutilizzo del materiale di scarto, i problemi sono divenuti ancor più grandi e più profondi. Non sempre vengono percepite la stretta relazione che c’è tra il lavoro dei waste pickers informali e l’organizzazione della gestione dei rifiuti istituzionale. Oggi la situazione è cambiata molto rispetto al 1880. Prima gli straccivendoli e i waste pikers erano soprattutto immigrati che, nel migliore dei casi, sono poi entrati nell’economia formale, attualmente sono persone appartenenti a una fascia di popolazione marginalizzata, povera, invisibile alle statistiche ufficiali, fuori da qualsiasi processo di cambiamento globale. I waste pickers oggi sono soggetti estremamente poveri che provvedono alla propria sussistenza e a quella della propria famiglia raccogliendo residui dalle strade o dai depositi (discariche Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 25 riciclaggio
  • 36. sia abusive che non) e rivendendoli a intermediari che a loro volta provvedono a vendere il tutto alle industrie che utilizzano queste risorse per la propria produzione. Di seguito riportiamo una schematizzazione del processo che subisce il materiale recuperato. 5 3. Le caratteristiche del settore informale Non è semplice dare una definizione operativa di “settore informale” proprio per l’incertezza dei suoi confini. 5 Cfr. A.Scheimberg, J.Anschultz,A. Van de Klindert, Waste Pickers – Poor victims or waste management professionals?, CWG Forum Kolkata, India, 2006. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 26 riciclaggio
  • 37. Normalmente si superano queste difficoltà utilizzando, convenzionalmente, la definizione data dall’ILO 6 che individua le seguenti caratteristiche specifiche: Presenza di barriere all’entrata molto basse Utilizzo di risorse domestiche (locali) Prevalenza di conduzione familiare e lavoro minorile Predominanza di piccolissime imprese Utilizzo intenso della forza lavoro (labour-intensive) Acquisizione delle competenze al di fuori del sistema scolastico Utilizzo di mercati non soggetti a regolazione e controllo A volte l’illegalità di alcune attività è considerata un criterio caratteristico del settore informale. Nonostante ciò la realtà vede costantemente l’intersecarsi del formale con l’informale, sia per le attività illegali che per quelle legali. Di questo bisogna sempre tener conto. “Il lavoro informale non si esaurisce in forme di lavoro autonomo, che comunque ne costituisce la porzione maggiore. Esso è altresì lavoro subordinato. Soprattutto nei paesi sviluppati, il cosiddetto lavoro nero, o clandestino o sotterraneo o sommerso, consiste in attività di lavoro subordinate occultate per eludere il fisco, i contributi previdenziali e le norme di legge e dei contratti collettivi di lavoro. Si registrano, in queste situazioni affinità e diversità rispetto a quella che propriamente viene chiamata economia informale. Sia l’area dell’informalità, caratteristica dei paesi in via di sviluppo, sia l’area del sommerso si contrappongono a quella del settore ufficiale, più o 6 International Labour Organization Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 27 riciclaggio
  • 38. meno fortemente regolato e protetto. Sussiste, però, una differenza basilare, che non va trascurata allorché si prevedono strategie di recupero all’ufficialità. Le attività dell’economia informale non obbediscono necessariamente a intenti elusivi, al deliberato proposito di non rispettare o distorcere le regole e le garanzie del lavoro. Quel che individua simili attività è soprattutto la circostanza di non risultare coperte da disposizioni formali, o perché difettano i presupposti economici per entrare nel campo di applicazione della legge o perché normative troppo restrittive ricacciano fuori coloro che non siano in grado, per carenze culturali e difetti di sostegno sociale, di districarsi al loro interno. Certamente, l’economia informale è anche frutto della volontà di sottrarsi agli obblighi di regole comuni e ai costi della tutela, ma non è dato ignorare il peso, preponderante, degli altri accennati fattori”. 7 Il settore informale, che comprende gli aspetti di lavoro ed economia informale ed insieme ad essi molti altri aspetti, non esiste mai isolatamente rispetto al settore formale. Infatti entrambi i settori sono strettamente interconnessi fra loro in vari modi attraverso il mercato dei beni e dei servizi. In genere le condizioni lavorative instabili creano instabili condizioni economiche e instabili relazioni sociali dando luogo a frequenti e continui cambiamenti di lavoro. Sebbene i waste pickers lavorino sempre con i rifiuti i loro accordi con le varie parti e le loro condizioni sono soggetti a cambiamenti quasi quotidiani. 7 Cfr. Giancarlo Perone (rappresentante governativo presso il Consiglio di amministrazione dell’OIL), Il Lavoro nell’Economia Informale, articolo alla pg. web: http://www.ilo.org/public/italian/region/eurpro/rome/newsletr/romenews_0306/06.htm Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 28 riciclaggio
  • 39. Chi lavora nell’informalità è da un punto di vista lavorativo molto flessibile, sempre pronto a cambiamenti e riassestamenti da cui mai si tira indietro (non può). Dietro a ciò si trova un’impressionante potenziale di improvvisazione a cui si associa un potenziale di innovazione non indifferente. Negli anni ’50 e ’60, il settore informale non è stato preso specificatamente in considerazione dalla maggior parte dei governi nello sviluppo delle proprie politiche. Questo ha fatto sì che aumentasse la discriminazione nei confronti dei lavoratori del settore informale. Un risultato di questa discriminazione, che in alcune dimensioni è maggiore ai giorni nostri, è la possibilità che le entrate di queste attività siano così basse che spesso non garantiscono la possibilità di soddisfare i bisogni primari del lavoratore stesso e della sua famiglia. Per coloro che appartengono a questo settore la marginalizzazione fa sì che essi vengano totalmente isolati in esso, non potendo più aspirare a tornare nell’economia formale, per il potere praticamente inesistente delle proprie risorse economiche, e, poiché la marginalizzazione non è solo economica bensì soprattutto culturale e sociale, per non dimenticare quella fisica (l’economia informale si sviluppa ai margini fisici della società), l’impossibilità di dialogo e l’isolamento dal piano visibile della regolarità è una costante, sebbene l’economia formale come già accennato sopra, viva adagiandosi anche sopra a questo settore, spesso anche molto redditizio. E’ molto difficile rompere il circolo vizioso in cui sono costretti i lavoratori informali. 4. Come vivono? Come lavorano? La maggior parte dei waste pickers utilizza la propria abitazione come luogo per continuare la separazione dei rifiuti raccolti. Così nelle proprie abitazioni non solo si dorme e si vive, ma si svolge anche il proprio lavoro Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 29 riciclaggio
  • 40. di separazione e classificazione. Questa caratteristica è diretta conseguenza di una mancanza di luoghi appositi dove i waste pickers possano effettuare il proprio lavoro, dove possano lasciare i propri rifiuti separati in attesa della vendita, dove possano essere custoditi. Ha una valenza importante anche la presenza dei cosiddetti intermediari, il cui lavoro è quello di comprare i rifiuti separati dai waste pickers, ammucchiarli in aree di loro proprietà e venderli alle fabbriche. Gli intermediari hanno un potere molto forte e spesso comprano a prezzi più bassi del giusto e, essendo proprietari anche delle bilance, spesso approfittano della loro posizione di vantaggio. Laddove non sussistono forme di aggregazione tra i waste pickers più o meno stabili, gli intermediari rendono i classificatori sempre più dipendenti e legati a questo livello intermedio di commercio, che non prevede alcuna forma di tutela, anzi è molto vicino a delle forme di associazionismo al di fuori della legalità. La produzione si sintetizza attraverso la presenza di due beni fondamentali: un mezzo di trasporto (carretto nelle migliori delle ipotesi) trainato dall’uomo stesso oppure dall’aiuto di animali ed i materiali riciclabili (generalmente carta, vetro, plastica, ferro, legno e derivati), che poi verranno venduti. Lo stile di vita comporta quindi una sovrapposizione dell’abitare e del lavorare così come una sovrapposizione di attività rurali (convivenza e lavoro con animali) e attività con caratteristiche urbane. Così si parla di ambiente rurbano, a metà tra il rurale e l’urbano. Durante il lavoro quasi mai il classificatore utilizza guanti o attrezzature adatte alla raccolta di rifiuti, esponendosi a un contatto fisico con materiali sporchi, putrefatti e ammuffiti: l’incidente sul lavoro è normalità. Polveri e fumi nocivi, si aggiungono e aggravano le condizioni della salute in questi luoghi. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 30 riciclaggio
  • 41. Il lavoro con i rifiuti mette a rischio la salute di questi soggetti, che hanno aspettative di vita piuttosto scarse rispetto alla popolazione generale; a Città del Messico i waste pickers hanno un’aspettativa di vita di 39 anni, mentre quella della popolazione in generale è di 67. Un altro studio 8 ha dimostrato come in Egitto, al Cairo, gli Zabeleen hanno una mortalità infantile di 1:3 (durante il primo anno di vita muore un bambino ogni tre), statistica più alta di quella generale del paese. A Manila sono state individuate 35 specie diverse di malattie concentrate nella comunità di magbabasuriegos, come per esempio colera, dissenteria, polmonite, malaria, infezioni cutanee, tubercolosi. Nonostante ciò i waste pickers non sono sempre i più poveri dei poveri, sebbene la loro occupazione sia considerata da tutti il gradino più basso dello status sociale. Molto probabilmente una delle cause del bassissimo reddito dei waste pickers è la presenza dei cosiddetti intermediari, cioè degli uomini a reddito più elevato attraverso cui i waste pickers devono passare per vendere i propri prodotti alle industrie. Spesso esistono due o tre fasce di intermediari a reddito sempre più elevato che acquistando il prodotto a prezzi bassissimi hanno la possibilità di venderlo alle industrie perché dispongono dei mezzi per il trasporto dei prodotti. In genere il gruppo degli intermediari decide quanto vuole pagare il prodotto raccolto e lavato dei clasificadores ed essendo totalmente al di fuori da un mercato liberamente concorrenziale, detta legge. Il prodotto comprato a prezzi irrisori viene 8 Cfr. G., Meyer, Waste Recycling as a Livehood in the Informal Sector – The Exemple of the Refuse collector in Cairo. Applied Geografy and Developement, 1987 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 31 riciclaggio
  • 42. rivenduto al doppio, triplo o quadruplo ad altri intermediari più grandi o direttamente alle industrie. Schema gerarchie compravendita: Industria Intermediari Intermediari Intermediario Intermediario Intermediari Intermediario clasificadores clasificadores clasificadores clasificadores clasificadores clasificadores clasificadores clasificadores clasificadores clasificadores clasificadores clasificadores 5. Soluzioni più comunemente adottate nella politica di gestione dei residui solidi urbani nei Paesi a basso-medio reddito e i loro limiti Le soluzioni più comunemente apportate ai problemi di gestione dei rifiuti solidi urbani nelle città dei paesi più poveri hanno, in genere, le seguenti caratteristiche: Centralizzate e non diversificate: soluzioni che non distinguono la eterogeneità e i bisogni diversi a seconda dei differenti luoghi di intervento. Burocratizzate: con un approccio top-down, in genere con una scarsissima, se non nulla, partecipazione della popolazione. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 32 riciclaggio
  • 43. Dotate di un approccio capital-intensive: che utilizza una tecnologia avanzata spesso importata dai paesi maggiormente industrializzati ed economicamente più agiati. Formali: soluzioni convenzionali che prendono in considerazione l’esistenza solo del settore formale, che decidono di ignorare l’esistenza e il possibile contributo positivo del settore informale dei waste pickers. Sovente le soluzioni qui indicate come più comuni considerano i rifiuti come un problema e basta, non prendendo in considerazione la risorsa manageriale che potrebbe scaturire dai waste pickers. Gli approcci classici in genere falliscono quasi sempre in questi Paesi. Vi sono profonde differenze tra questi ultimi e i Paesi industrializzati in termini di entrate economiche, standard di vita, disoccupazione, costituzione di schemi di comportamento, capitale disponibile e capacità istituzionali. Queste differenze, che possiamo di seguito riassumere in maniera semplificata, fanno sì che per molte volte e in Paesi e città differenti, costantemente falliscano i tentativi di risolvere il problema della gestione dei rifiuti nei paesi più poveri. Le maggiori differenze tra i paesi economicamente avanzati e quelli più poveri possiamo identificarle brevemente (e senza effettuare una sintesi esaustiva): 1) I Paesi industrializzati possono utilizzare una quantità di capitale relativamente abbondante mantenendo i costi dei salari sempre relativamente elevati, tutto all’opposto i Paesi a reddito più basso hanno manodopera non specializzata in abbondanza e a bassissimo costo e una scarsità di capitale. 2) La morfologia fisica delle città nei paesi più poveri è spesso molto differente da quella dei paesi ad alto reddito. L’asperità delle strade, spesso Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 33 riciclaggio
  • 44. strettissime o non asfaltate rende quasi impossibile un sistema di raccolta classico, con i camion che raccolgono immondizia dai cassonetti. 3) Moltissime città dei paesi a basso reddito hanno un settore informale molto dinamico e ben consolidato che si occupa di raccogliere, selezionare e rivendere i rifiuti. Fanno parte di questo settore, disoccupati, immigrati, bambini, donne e individui con handicap. 4) Vi è inoltre una differenza sostanziale nelle caratteristiche dei rifiuti prodotti. La quantità dei rifiuti generati tende sempre ad aumentare. Le città dei Paesi industrializzati ha tendenzialmente una maggiore produzione di rifiuti, negli Stati Uniti si produce circa 1,5 kg di rifiuti a persona al giorno; in Benin la produzione è di 124 gr per persona al giorno. Questi ultimi rifiuti sono costituiti soprattutto da umido come frutta, verdura e resti di cibo non impacchettato e questo è molto diverso dai nostri tipi di scarti che sono densi di plastiche, metalli e materiali a maggior contenuto energetico. 5) Le soluzioni spesso adottate per eliminare i rifiuti come inceneritori, compattatori e piani di compostaggio automatizzato, falliscono sovente sia per il loro elevato costo di funzionamento (e revisione) sia perché spesso necessitano di competenze troppo elevate per il loro funzionamento. In conclusione si potrebbe argomentare che i paesi a basso medio reddito devono mettere in atto approcci molto vicini all’opposto delle convenzionali politiche di gestione: delle soluzioni sostenibili devono creare lavoro, proteggere l’ambiente e promuovere la partecipazione attiva, è necessario che venga preso in considerazione l’apporto positivo che in questo possono dare i waste pickers. In breve è giusto prendere in considerazione un sistema di gestione dei residui commisurato alle forze che effettivamente i Paesi hanno, perchè questo sia effettivamente sostenibile, il tutto in un’ottica di inclusione Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 34 riciclaggio
  • 45. sociale e sostenibilità ambientale che bisogna sempre e comunque perseguire. Analizzerò brevemente di seguito, i tipi di politiche finora adottate dai governi dei PVS, concentrandomi maggiormente sull’ultimo tipo di atteggiamento, quello più maturo e responsabile, quello che appoggia la realtà dei clasificadores. Cercherò di fornire motivazioni ed esempi concreti ove quest’ultimo tipo di atteggiamento ha avuto un ottimo impatto, ha comportato realmente un miglioramento delle condizioni di vita dei waste pickers e contemporaneamente un miglioramento ambientale, una diminuzione della conflittualità sociale e una serie di innovazioni su cui è importante soffermarsi a riflettere. Repressione La visione dominante del waste picker come simbolo di un concentrato di criminalità e povertà che vive degli scarti della società, fonte di disastri economici, sanitari e ambientali e simbolo della debolezza del paese, ha fatto sì che moltissimi governi abbiano adottato, e tutt’oggi adottino, politiche di repressione, molte volte di una violenza eclatante attuata direttamente sui waste pickers, come in Colombia con il paramilitari o nelle Filippine, altre volte meno violenta e diretta sul loro lavoro, con sequestro di carri, animali e con la proibizione di accedere nelle zone ricche di risorse. Negazione Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 35 riciclaggio
  • 46. In questo caso le autorità ignorano semplicemente l’esistenza ed il lavoro del raccoglitore di rifiuti, abbandonandolo a se stesso sotto ogni punto di vista. Solo per far un esempio, queste dinamiche sono ricorrenti nelle discariche di Dakar in Senegal, di Bamako in Mali e di Cotonou in Benin. Collusione I governi ufficiali a volte sviluppano con i waste pickers, o per meglio dire i loro sfruttatori, gli intermediari, che possono a loro piacimento manovrare i waste pickers, un rapporto di sfruttamento e reciproco profitto e mutua assistenza: queste relazioni sono tipiche del clientelismo. A Città del Messico questo tipo di relazioni sono estremamente evidenti, si sono costituite durante gli ultimi decenni strutture clientelari molto forti a metà tra la legalità e l’illegalità che legano waste pickers, intermediari, industrie e autorità locali con vincoli da cui è impossibile uscire. Gli intermediari, i caciques, pagano le autorità perché queste non considerino i loro abusi di potere sui waste pickers. Il governo ottiene così sostegno economico e politico dagli scavengers, e questi ultimi ottengono legittimità e stabilità nel loro operare da parte del governo. 9 Appoggio I numerosi e ripetuti fallimenti della gestione dei rifiuti di tipo tecnologico proposti da Stati Uniti e Europa ai Paesi più poveri, ha portato a una cambiamento nelle politiche di questi ultimi nei confronti dei waste 9 Cfr. H., Castillo, La Sociedad de la Basura: Caciquismo Urbano en la Ciudad de Mexico. Second Edition. Mexico City: UNAM, 1990 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 36 riciclaggio
  • 47. pickers. Riconoscendo i benefici economici, ambientali e sociali, i governi hanno iniziato a cambiare il loro atteggiamento di osteggiamento, indifferenza o tolleranza, passando a un ruolo di appoggio, sostegno attivo. Le politiche di sostegno tendono a legalizzare i waste pickers, che acquisiscono finalmente i propri diritti-doveri e le loro attività, a incoraggiare la formazione di cooperative o altre forme di associazionismo, firmando contratti per la raccolta differenziata e costituendo una partnership a metà tra il pubblico e il privato tra autorità locali e waste pickers. L’idea di fornire un lavoro alternativo ai waste pickers è spesso fallimentare, come gli stessi waste pickers tentano in continuazione di spiegarci, perché raramente è possibile trovare un lavoro che eguagli e superi i costi e i benefici dati dalla raccolta e vendita di rifiuti. Molti waste pickers sono soddisfatti del loro lavoro, per il denaro che riescono a guadagnare, perché possono lavorare senza sottostare a un “capo” e avere una grande flessibilità nel gestire il proprio lavoro. Inoltre una grande percentuale di questi lavoratori non riuscirebbe a trovare un altro lavoro nel settore informale a causa della scarsa istruzione, o per l’età (o troppo giovani o troppo vecchi). Se anche alcuni di questi lavoratori decidessero e potessero trovare un lavoro ufficialmente riconosciuto, vi sarebbero altri che entrerebbero a sostituirli. Questo lavoro è legato alla povertà cronica, alla disoccupazione, alla domanda delle industrie di materiale da riciclare e all’assenza totale di sicurezza e tutela per i poveri, e, poiché tutti questi fattori non accennano a diminuire, anzi continuano ad aumentare, è illogico sperare in una riduzione del numero di waste pickers. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 37 riciclaggio
  • 48. Il puntare continuamente a voler far scomparire velocemente l’esistenza di questi lavoratori ha sempre dimostrato come, nel migliore dei casi, ciò comporti un effetto molto negativo sugli standard di vita dei clasificadores, aumentando le difficoltà e le emergenze economiche, sanitarie, ambientali e sociali di questa classe estremamente vulnerabile. Un esempio classico può essere la chiusura della discarica di Bogotà a seguito della costruzione di un nuovo deposito più controllato. Ciò ha costretto i basuriegos a tornare sulle strade per intercettare i rifiuti prima che venissero prelevati e portati alla discarica e questo ha impoverito ulteriormente questi lavoratori che in una giornata potevano raccogliere molto meno materiale, dovendo fare più di 8 km al giorno, spesso costretti a dormire direttamente in strada fino a quando non raggiungevano una quantità sufficiente di materiale. La loro produttività è crollata così come i loro guadagni, per non dire di come essi siano molto più a rischio per le strade ove vengono perseguitati sia da bande di delinquenti che dalla polizia. Esperienze simili sono innumerevoli in tutto il mondo. Una politica molto più responsabile e rispettosa dei diritti umani tende ad aiutare i waste pickers a condurre un’esistenza migliore. Un supporto importante è quello alla formazione di cooperative o associazionismo, per riacquisire potere decisionale. 6. La formazione di cooperative Le industrie dei paesi a basso medio reddito che utilizzano materiali riciclabili nella propria produzione incoraggiano e supportano l’esistenza degli intermediari, o negozianti di residui: waste dealers, che si frappongano tra i singoli lavoratori e loro, per avere così meno Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 38 riciclaggio
  • 49. interlocutori, una maggiore quantità di prodotto in una volta sola e migliore qualità. La formazione di cooperative di waste pickers è una soluzione al monopolio degli intermediari e allo sfruttamento: non passare più attraverso gli intermediari significa poter dividere un guadagno netto maggiore, triplo, quadruplo e questo significa migliorare le proprie condizioni di vita e iniziare un ciclo positivo di investimento in questo lavoro che può divenire più efficiente, produttivo, più organizzato e certamente, potendo finalmente venire alla luce del giorno, più attento agli aspetti sanitari, ambientali, di sfruttamento minorile, ecc. Oggi questo sembra l’unico modo per rompere il circolo vizioso in cui sono costretti i waste pickers per riprendere il potere decisionale che spetta loro di diritto. I teorici parlano di un nuovo management dal basso: come potrete vedere non si parla solo di teorie ma di meccanismi che in molti paesi sono praticati da diversi anni e hanno portato con sé un grande successo sottolineato da una generale soddisfazione sociale, un miglioramento delle condizioni di vita ed un generale miglioramento economico e ambientale del paese. Le ONG hanno giocato, e a tutt’oggi giocano, un ruolo molto importante nell’assistere la formazione e l’avvio delle cooperative di waste pickers. Le cooperative appena nate sono molto vulnerabili proprio tenendo presente che contrastare l’enorme potere economico e di coercizione che hanno gli intermediari non è semplice. Le industrie, in genere, inizialmente sono sempre riluttanti a relazionarsi con un nuovo interlocutore, soprattutto se si tratta di una cooperativa nascente. Non dimentichiamo nemmeno le particolarmente difficili dinamiche che in molti paesi sussistono tra Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 39 riciclaggio
  • 50. autorità locali e intermediari, anche in questo caso le cooperative devono riuscire a superare uno scoglio molto difficile. Il lasso di tempo in cui una cooperativa riesce a costituirsi può essere la chiave del suo successo. Per i waste pickers si possono creare delle finestre di opportunità durante il cambiamento di un’amministrazione, soprattutto a livello locale. Un nuovo sindaco, soprattutto se rappresentante di una fazione politica che prima era all’opposizione, sarà più disposto ad appoggiare la formazione o l’esistenza di cooperative di waste pickers per dimostrare la propria concreta lotta contro la povertà e la marginalità. Una campagna mediatica può puntare sull’impegno dei clasificadores a lavorare duro per migliori condizioni di vita mettendo a disposizione della comunità un lavoro socialmente utile. Rischi e opportunità legate ai programmi di privatizzazione. Sia l’America Latina che l’Asia hanno condotto ambiziosi sforzi per ridurre il ruolo dello Stato nell’economia del Paese (anche per poter ambire a una serie di fondi disposti dal WTO e dalla World Bank che ponevano questa come condizione come necessaria per potervi accedere). Molte città hanno privatizzato interamente o iniziato un processo di privatizzazione graduale del sistema di gestione dei residui solidi urbani. La privatizzazione presenta sia rischi che opportunità per i waste pickers. Per soffermarci su un’opportunità interessante che si può creare, possiamo notare le possiblità che si aprono per le nuove cooperative di clasificadores che possono offrire i propri servizi a pagamento ed entrare nel mercato ufficiale. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 40 riciclaggio
  • 51. La privatizzazione rimane un fattore ad alto rischio se non effettuata adottando contemporaneamente politiche di riconoscimento dei waste pickers e il loro inserimento nel mercato e nella produzione nel campo del riciclaggio. Così condotta la privatizzazione comporta un ulteriore esclusione di questa popolazione assai vulnerabile e un nuovo impoverimento, economico, culturale, sociale. 7. Ideologia del lavoro e diritti dei lavoratori 10 Caso studio: il ruolo dell’UCRUS (Sindacato dei Clasificadores) in Uruguay Si dice sempre che i settori marginali della società non considerano il “lavoro”- secondo la definizione dell’economia classica e/o marxista- come il centro della propria visione generale e della propria identità culturale. Questo punto di partenza non solo rende molto difficile il dialogo con la società dominante, ma portano ad una quasi impossibile integrazione lavorativa e sociale fino a far scomparire praticamente le cause reali della marginalità in cui vivono questi settori. Per rendere l’idea dell’ideologia del lavoro dei clasificadores di Montevideo è sufficiente citare ciò che disse una clasificadora del quartiere Felipe Cardoso, che davanti a una domanda sulla possibile offerta di un posto di lavoro per il Comune come spazzina, rispose: “Qui noialtri non vogliamo padroni, vogliamo essere padroni di noi stessi, se oggi decido di lavorare bene, se non voglio lavorare, non lavoro.” 11 Senza dubbio non si può isolare questo elemento di caratterizzazione dei clasificadores dal resto. Nemmeno si può analizzare il punto senza 10 Lucia Fernandez, Aspectos Culturales de los Clasificadores, Ideologìa del Trabajo 11 Cfr. intervista di gruppo, El Pais, 3/10/2003 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 41 riciclaggio
  • 52. considerare l’evoluzione della pratica nel quotidiano e delle idee, così come l’ingresso continuo in questo tipo di attività di persone con antecedenti lavorativi nell’economia formale. Una prima differenziazione che l’UCRUS realizza nell’attività del clasificador come “strategia di sussistenza” è motivata sempre come reazione a forze esterne e dal desiderio di poter accedere a un lavoro come alternativa di libertà. 12 In questo modo i clasificadores vengono iscritti nell’analisi della realtà nella dicotomia “regno della necessità-regno della libertà” inserendo la loro situazione nel primo dei due poli. La loro posizione nella sfera della necessità permetterà il passaggio all’alternativa della libertà (in questo caso quasi letterale), perché sarebbe una strategia di sopravvivenza e anche la migliore possibilità per non convertirsi in delinquenti contro la proprietà privata, in ladroni. E’ così che si avvalora positivamente la strategia di sopravvivenza per il suo lato etico, significante, in sintonia con i valori della società dominante. Oltre agli effetti di rivalutazione morale, questo tipo di rappresentazione del lavoro è uno strumento strategico di negoziazione con i decisori e con la società formale. Naturalmente la moralizzazione della strategia di sussistenza non è sufficiente. Attualmente le condizioni lavorative dei clasificadores e le loro pratiche non sono ricollegabili a tecniche lavorative accettabili, per questo tutt’oggi i clasificadores sono lavoratori informali. In questo l’UCRUS è coerente con le autorità municipali, sebbene non coincidano gli strumenti per perseguire il cambiamento. I clasificadores organizzati nel sindacato 12 Barrera Sanitaria en Paso Carrasco. Vedi Anexo IV Documentales, N°2. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 42 riciclaggio
  • 53. vedono la necessità e la possibilità di convertire l’informalità della strategia di sopravvivenza in una categoria di lavoro riconosciuto formalmente. E’ importante, quindi, che da un punto di vista qualitativo, secondo la concezione di lavoro manifestata dall’UCRUS, il lavoro dei clasificadores non venga equiparato a un tipo di lavoro astratto. Qualche volta qualcuno ha chiesto: “I clasificadores continuerebbero a fare questo lavoro se avessero la possibilità di farne un altro?” Nel caso la risposta fosse affermativa, si dovrebbe specificare: “che caratteristiche dovrebbe avere questo altro lavoro?” Queste domande non sono cosa di poco conto e la risposta dei clasificadores dell’UCRUS sembra mostrare, secondo una prima analisi, che il lavoro dei clasificadores non è sostituibile con un altro lavoro che offra uguale retribuzione e stessa quantità di ore lavorative. In questo punto di vista è radicato uno dei motivi del fallimento delle proposte lavorative fatte nel tempo ai clasificadores. Però, per arrivare a questa conclusione, è necessario osservare il cambiamento che i clasificadores, oggi come oggi, hanno apportato al proprio lavoro. In altre parole la rappresentazione del lavoro deve essere interpretata in una chiave diacronica, che guarda al futuro. Una prima metamorfosi è avvenuta nel passaggio dal piano meramente di sussistenza al piano ambientale. Sebbene questo tipo di attività abbia origine da un bisogno primario, oggi è passato ad una caratteristica più generale di protezione ambientale: “la classificazione è una risposta vitale che le società devono rispettare”; “se l’attività del clasificadores fosse protetta e appoggiata questa potrebbe svolgere un ruolo ecologico e di riscatto delle risorse che sono spesso risorse finite (come la carta) e che la maggior parte delle volte costituiscono un risparmio non indifferente per la società tutta”. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 43 riciclaggio
  • 54. Non solo, come si vede, si avvalora l’argomento ecologico o ambientale ma anche si incorpora in un discorso di produttività sociale, in questo caso per un discorso di risparmio generale. Per questo la società dovrebbe non solo accettare legalmente l’esistenza dei clasificadores, ma anche appoggiarli economicamente. Una seconda metamorfosi va dal piano di sussistenza informale al piano della produzione sociale. “Un’impresa di un paese con un’immagine realmente produttiva, non può in periodi moderni e tantomeno oggi come oggi, permettersi la perdita di valuta per re-importare qualcosa che già è stato importato, per questo deve recuperare, riciclare; per di più questo paese ha un bisogno disperato di creare nuove fonti di lavoro stabili. Questo è stato ed è ciò verso cui aspira e l’ideale più profondo dell’obiettivo che il gruppo dell’UCRUS ha deciso di perseguire”; e ancora: “ Vogliamo fortemente avere il nostro ruolo nella parte iniziale della catena produttiva. Non intendiamo esser assorbiti dai servizi pubblici o privati che già esistono. Inoltre reclamiamo che ci venga dato appoggio per cambiare le nostre condizioni di lavoro perché siano degne e più umane.” Qui il cambio di argomentazioni è centrale. Non si parla più della questione ambientale, intesa come ecologismo dei paesi economicamente più ricchi (è chiaro nel riferimento al riuso e al riciclo nella prima parte di citazione). Direttamente ci si appella a una relazione costo-beneficio economico a livello nazionale (“non si possono perdere valute comprando ciò che già abbiamo) e la priorità socio-economica di generare “fonti di lavoro stabile”. Tre sono le condizioni per far sì che il lavoro dei clasificadores smetta di essere solamente una strategia di sopravvivenza: Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 44 riciclaggio
  • 55. 1) stabilità lavorativa; 2) vendibilità e utilità per la società contemporaneamente; 3) condizioni lavorative dignitose. Per concludere, le informazioni disponibili per tentare di delineare quali siano le caratteristiche dell’ideologia del lavoro nell’ambito dei clasificadores sembrano confermare il pregiudizio diffuso che vede la centralità del soggetto sopra la visione di gruppo. Contemporaneamente, è importante notare come, negli ultimi anni, vi sia un superamento della visione del concetto di lavoro individuale così come è inteso nel capitalismo, che dimostra una capacità di visione del lavoro in un quadro temporale più a lungo termine che vede compenetrare sia i fattori tipici delle funzioni economiche classiche: tempo, ore di lavoro, ecc., sia un riconoscimento nell’ambito della società e una necessità di condizioni di vita accettabili. Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 45 riciclaggio
  • 56. Bibliografia Bauman, Zygmunt, Wasted Lives, Polity Press, Cambridge, 2004 Bernstein, J. Alternative Approaches to Pollution Control and Waste Management: Regulatory and Economic Instruments in Urban Management Discussion Paper No. 3 Washington, DC, The World Bank, 1993. Calvino I., Le Città Continue, in Le Città Invisibili, Mondadori, Milano, 1993 Castillo, H. La Sociedad de la Basura: Caciquismo Urbano en la Ciudad de México. UNAM, Mexico City, 1990 DeLillo D.R., Underworld, Torino, Einaudi, 1997 Guido Viale, Un Mondo Usa e Getta, Milano, Feltrinelli, 1994 Hordijk, Aad Project Manager, Environmental Resources Management Netherlands, personal communications and field notes, Gouda, 2002 Medina, M. Informal Recycling and Collection of Solid Wastes in Developing Countries: Issues and Opportunities. Tokyo: United Nations University / Institute of Advanced Studies Working Paper No.24, Tokyo, 1997 Medina, M. Scavenging on the Border: A Study of the Informal Recycling Sector in Laredo, Texas, and Nuevo Laredo, Mexico. Ph. D. Dissertation, Yale University, Connecticut, 1997 Medina, M. Waste picker Cooperatives in Developing Countries. BioCycle, Mexico City, 1998 Sención, G., Informe a partir de los datos del Censo de Clasificadores, IMM,OSV, Luglio 2002 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 46 riciclaggio
  • 57. Atti tratti dal Rapporto del “CWG (Collaborative Working Group on Solid Waste Management in Low and Middle-income Countries) International Workshop: WASH Workshop 2006”, 1-5 Febbraio, Kolkata, India, 2006 Coad A., Private Sector Involvement in Solid Waste Management Avoiding Problems and Building on Successes, Paper No. 4 Drescher S., Zurbrügg C., Decentralized composting: lessons learned and future potentials for meeting the Millennium Development Goals, Paper No.72 Rodi , Wiersma1, Capaciti building in solid waste management & engineering for achieving the Millennium Development Goals, Paper No. 67 Rouse J., Embracing not displacing: involving the informal sector in improved solid waste management, Paper No. 19 Scheinberg1 A., Anschütz J., van de Klundert A., Waste pickers: poor victims or waste management professionalsPaper No. 56 Spies S., Wehenpohl G., The informal sector in solid waste management – efficient part of a system or marginal and disturbing way of survival for the poor?, Paper No. 35 Wehenpohl G., Capacity building and networking in Municipal solid management – Experiences from Mexico, lessons for other Countries?, Paper No. 64 Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 47 riciclaggio
  • 58. Riferimenti di pagine Web Blog “Villa del Chancho”: http://www.villadelchancho.splinder.com CEMPRE: www.cempre.org.br Collaborative Working Gorup on Solid Waste Management in Low and Middle Income-countries: http://www.cwgnt.net Decrescita: http://www.decrescita.it Global Alliance for Incinerator Alternatives: http://www.no-burn.org Indymedia Uruguay: http://www.uruguay.indymedia.org International Network of Street Papers: http://www.street-papers.com Korogocho: http://www.korogocho.org Quotidiano, Brecha: http:// www.brecha.com.uy Quotidiano, El Pais: http://www.elpais.com.uy Rivista venduta dai Senza Tetto, Uruguay: http://factors.org.uy/inicio Swiss Resource Center and Consultancies for Developement: http://www.skat-foundation.org WASTE, advisers on urban environment and development: http://www.waste.nl Movimento Nacional dos Catadores: http://www.movimentodoscatadores.org.br ***** Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 48 riciclaggio
  • 59. Riorganizzando il disorganizzato: il caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakare Panchayat (Il sindacato dei waste pickers) di Poornima Chikarmane e Laxmi Narayan Questo caso studio documenta l’evoluzione avvenuta durante i 10 anni di vita del Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat (il sindacato dei waste pickers) che ha la sua base presso la città di Pune, in India, e fa emergere i suoi caratteri distintivi in termini di ideologia, struttura e attività, a supporto della nostra teoria per la quale le attività e la metodologia con cui si mettono in atto sono cruciali nell’empowerment dei poveri e nella realizzazione dell’auspicata trasformazione delle loro organizzazioni. Inoltre approfondiremo il significato di “proprietà collettiva” (collective ownership), partecipazione ed empowerment così come vengono intesi ed utilizzati dall’organizzazione. 1. La Nascita Il processo di organizzazione dei waste pickers precede l’attuale formazione del sindacato. I waste pickers stessi e la loro percezione dei bisogni è stata centrale nel processo di organizzazione. I w.p. sono stati accompagnati nel loro confronto con la realtà del presente e nel progressivo percorso di riflessione e analisi così da divenir loro stessi capaci di cristallizzare i bisogni critici, Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del 49 riciclaggio