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Giancarlo Dall’Ara
Albergo Diffuso
un modello di ospitalità italiano nel mondo
Ordinary Hotel Albergo Diffuso
2
INDICE
1.Introduzione			 		3
2. Cosa è un Albergo Diffuso			6
3. Teoria dell’Albergo Diffuso		 	 9
4. L’internazionalizzazione
dell’ Albergo Diffuso				12
5. Gli Alberghi Diffusi in Giappone		 14	
6. Per saperne di più			 	16
Albergo Diffuso
Un modello di ospitalità italiano nel mondo
A cura di Giancarlo Dall’Ara
3
Introduzione
Ho cominciato a occuparmi di “alberghi che non si costru-
iscono” nei primi anni ’80, e ho impiegato diversi anni per
definire il modello dell’albergo diffuso così come oggi è co-
nosciuto.
Mentre approfondivo gli studi su questo tema capivo che
non potevo lanciare l’idea dell’Albergo Diffuso senza equi-
paggiarla anche teoricamente come modello di ospitalità
originale, cioè unico, e senza proteggerla, riempiendola di
contenuti precisi.
Quindi la mia ricerca ha seguito un doppio binario:
-	 il primo aveva come obiettivo quello di individuare i
requisiti minimi affinchè l’idea dell’AD diventasse re-
altà concreta e avesse una sua fattibilità economica,
e un valore per il territorio,
-	 dall’altro lato l’obiettivo era quello di creare at-
torno al nome “Albergo Diffuso” un modello nuo-
vo, non una semplice variante o declinazione di
modelli ospitali già esistenti. Di più: volevo crea-
re un modello che avesse le radici culturali in Ita-
lia e nella storia dell’ospitalità italiana. Un model-
lo “made in Italy”,e in questo senso “originale”.
Su questo secondo tema la ricerca mi spinse a guardare
cosa accadeva a livello internazionale, e scoprii – assie-
me alle Pousadas portoghesi, ai Cluster Inn americani… - il
modello giapponese dei Ryokan, del quale rimasi affasci-
nato. Il fascino che il modello del Ryokan esercitò su di me,
era dovuto al fatto che il concetto “alberghiero” era comple-
tamente diverso da quello americano dello “standard” (che
allora chiamavamo con il nome dell’ideatore degli Holiday
Inn: Kemmons Wilson), in quegli anni culturalmente domi-
nante in Europa e in Italia.
Rispetto al modello americano, basato sulla standardizza-
4
zione, ogni Ryokan era diverso da un altro, ma tutti ave-
vano le radici nella cultura e nella storia dell’accoglienza
giapponese. Quindi si trattava di un modello originale sia
dal punto di vista fisico/strutturale, che come filosofia, che
infine come servizi offerti agli ospiti.
Ecco furono proprio quelli i temi di lavoro che mi permisero
di creare un concept originale per l’albergo diffuso, radican-
dolo nella cultura ospitale italiana, ed in particolare in quella
dei piccoli borghi, così che fosse distinto dalle altre forme
di ospitalità allora esistenti o di moda, in Italia e nel mondo.
A quei temi aggiunsi poi l’idea che un AD che – come ve-
dremo - nasce in un borgo o in un centro storico, deve dare
anche un contributo allo sviluppo del territorio: un Albergo
Diffuso in altre parole non può essere solo un “albergo che
non si costruisce”, un albergo “sostenibile”, ma deve essere
anche un motore di sviluppo in grado di mettere in rete le
risorse locali.
Può sembrare strano ma ancora oggi, a tanti anni di di-
stanza da quelle prime riflessioni il rischio dell’AD è ancora
5
quello di venire semplificato, perdere i suoi tratti di origina-
lità, e venire ridotto ad una semplice rete di case, e finire
così assimilato ad altre forme di ospitalità esistenti in tutto
il mondo.
Un processo quest’ultimo, che lo svuoterebbe del suo po-
tere di attrazione e di fascino, che come tutti i modelli di
ospitalità originali, l’AD in effetti ha.
Per questo una dozzina di anni fa ho dato vita all’Associa-
zione nazionale degli Alberghi Diffusi, oggi divenuta Asso-
ciazione Internazionale degli Alberghi Diffusi, per tutelare,
e contemporaneamente valorizzare assieme al marchio,
anche il modello dell’albergo diffuso.
Giancarlo Dall’Ara
6
2. Cosa è un Albergo Diffuso
Un albergo diffuso è tre cose al tempo stesso.
E’ un’idea di ospitalità originale, diversa da quelle più co-
nosciute, come gli hotel o i Resort, nata per sviluppare il tu-
rismo nei borghi e nei centri storici, senza snaturarli, senza
costruire niente, ma organizzando l’esistente.
In secondo luogo è un albergo che non si costruisce, un
albergo che nasce mettendo in rete case presistenti, vicine
tra loro, in un centro storico di un borgo. Una delle case
diventa il luogo di accoglienza, la lobby dove arrivano gli
ospiti per registrarsi e avere le chiavi della camera, e dove
si trovano anche i servizi, il punto ristoro, le sale e gli spazi
comuni, l’assistenza e le informazioni.
Le altre case diventano le camere dell’albergo.
Come negli alberghi tradizionali anche nell’albergo diffuso
tutti gli ospiti possono usufruire di tutti i servizi alberghieri:
pulizia quotidiana delle camere, assistenza, eventuale ser-
vizio di piccola colazione in camera, punto ristoro…
Uno dei tratti peculiari dell’albergo diffuso è nel fatto che le
case che lo compongono devono trovarsi in mezzo a case
abitate dai residenti, così che l’ospite possa sentirsi più che
turista, residente, seppure temporaneo.
7
Il modello dell’AD
Vediamo in sintesi i requisiti che configurano il mo-
dello dell’albergo diffuso:
– Gestione unitaria - Struttura ricettiva gestita in forma
imprenditoriale.
– Servizi alberghieri - Struttura ricettiva in grado di
offrire tutti i servizi alberghieri.
– Camere/Unità abitative dislocate in più edifici se-
parati e preesistenti in un centro storico.
– Servizi comuni - Presenza di locali adibiti a spa-
zi comuni per gli ospiti (ricevimento, sale comuni, bar,
punto ristoro).
– Distanza ragionevole degli stabili - Massimo 200
metri tra le unità abitative e la struttura con i servizi di
accoglienza (i servizi principali).
– Presenza di una comunità viva – il borgo o il centro
storico non può essere disabitato.
– Presenza di un ambiente autentico - Integrazione
con la realtà sociale e la cultura locale.
– Riconoscibilità – viene garantira una identità defini-
ta e uniforme della struttura; e omogeneità dei servizi
offerti.
– Stile gestionale integrato nel territorio e nella sua
cultura. L’Albergo Diffuso è dunque un modello origi-
nale di ospitalità che si sostanzia in una proposta ospi-
tale alberghiera integrata nel territorio, nella sua cultura
e nella sua comunità, che diventano componenti di base
dei servizi ospitali offerti. La sua gestione non è come
quella delle catene alberghiere, ma ha le radici nella cul-
tura locale.
L’albergo diffuso è infine un modello di sviluppo turistico
del territorio. Un modello a rete, che mette assieme diverse
proposte del luogo, esattamente come fa con le case, che
offre servizi, in parte creandoli e in parte organizzando e
8
razionalizzando quelli esistenti.
La domanda cui l’AD si rivolge, che chiede di vivere una
esperienza locale, spinge ad organizzare ed offrire propo-
ste locali, e questo induce al rilancio o alla riscoperta di
prodotti gastronomici, vecchie ricette, tradizioni, oggetti di
uso quotidiano, artigianato, eventi e inziative del territorio…
assieme alle risorse storiche, culturali e ambientali.
Sono diverse le ricadute positive che la presenza di un AD
comporta per un borgo.
L’AD utilizza case disabitate, pertanto stimola la rigenera-
zione del borgo portando turisti che con la loro presenza
vivacizzano le strade e i luoghi, e in più stimolano i residenti
a vedere le cose di tutti i giorni con occhi nuovi, diventando
maggiormente consapevoli del loro valore e valorizzandole.
Inoltre l’esperienza mostra che alcuni degli ospiti degli Al-
berghi Diffusi che si inamorano del borgo e del suo stile di
vita, sono portati ad acquistare case per venirci in vacanza
o anche per fermarsi per lunghi periodi.
Una rassegna stampa particolarmente nutrita conferma
che l’AD ha comportato anche un effetto positivo in termini
di immagine e di visibiltà in tutti i borghi dove è nato.
Albergo diffuso un po’ casa un po’ albergo
Come in una casa	 Come in un albergo
Autenticità	 Professionalità dei servizi
Camere, una diversa dall’altra	 Spazi comuni
Arredo di atmosfera	 Comfort
Cura dei dettagli	 Facilità nelle prenotazio-
ni	
Legame con il territorio	 Ampia gamma dei servizi
Relazioni con i residenti	 Relazioni con gli altri ospiti
Ambiente accogliente e informale	 Standard di qualità
Cortesia	 Servizi
Spontaneità	 Efficienza
Personalità 	 Personalizzazione
9
3. Teoria dell’Albergo Diffuso
Alcune persone che mi scrivono o mi telefonano per par-
lare di albergo diffuso fanno fatica a capire di cosa davve-
ro si tratti. Sono portati a pensare che un Albergo Diffuso
sia solo una rete di case, con una gestione unitaria. A loro
sfugge tutto il resto del mio discorso. 
Ma se un Albergo Diffuso
fosse una rete di case, cosa
avrei mai inventato  io?
Come potrei dire che un Al-
bergo Diffuso è un modello
“originale” di ospitalità, un
modello italiano, un nuo-
vo modello di sviluppo turi-
stico di un borgo?
Il fatto è che le reti di case
non sono una proposta
nuova, né originale; sono
sempre esistite nel pano-
rama delle proposte turisti-
che. L’Albergo Diffuso no!
E se un AD fosse solo una sommatoria di case, come mai
le reti di case lavorano due o tre mesi l’anno, mentre gli AD
(veri) lavorano 12 mesi l’anno nel 90% dei casi?
E perché mai dall’Irlanda al Giappone, dalla Svizzera alla
Croazia, è tutto un fiorire di progetti di AD (anche se spes-
so, non essendoci normative adatte, restano esperienze
parziali).
Occorre dunque capire che l’AD è parte di una teoria del-
lo sviluppo turistico dei territori, e contemporaneamente
di una filosofia dell’accoglienza, che si oppone a quella
dello standard (ancora dominante nel mondo dell’ospitali-
tà).
Concetti come “ospite”, “sostenibilità”, “comunità viva”, “sti-
10
le di vita di un borgo”, residente temporaneo, autenticità,
territorio, accoglienza…, non solo sono fondamentali, ma
hanno una accezione particolare nel mio modo di affrontare
il turismo, e di conseguenza all’interno del modello dell’al-
bergo diffuso.
Così pure le mie idee di “albergo con due hall”, “albergo
che non si costruisce”, “vicoli del borgo che diventano corri-
doi”, “coinvolgimento dei residenti”…, il concetto di albergo
come presidio sociale, la richiesta a tutti i giornalisti esteri
di non tradurre il nome…, intendono rimarcare una filosofia
diversa e distinta da tutte le altre forme di ospitalità (B&B,
hotel, case vacanza, villaggi turistici, agriturismo…).
La filosofia dell’AD è la filosofia dello sviluppo orizzon-
11
tale che riguarda una famiglia di prodotti: dall›ospitalità
diffusa al pranzo diffuso (sperimentato in diversi AD); e che
riguarda più in generale la vita nei borghi.
Come ho scritto nel manuale dell’albergo diffuso, l’AD è una
avventura tutta italiana, che ripropone la cultura dell’acco-
glienza del nostro paese, e lo stile di vita “orizzontale”, cioè
relazionale e comunitario che caratterizza i borghi italiani;
l’hotel tradizionale invece ha una storia diversa, e propone
lo stile di vita “verticale”, e anche quello della “civiltà della
fretta”, che caratterizza le grandi città di tutto il mondo.
Solo un gestore che sposa questa filosofia riesce ad aprire
un vero Albergo Diffuso e a gestirlo con successo.
E di una filosofia dell’AD c’è bisogno per evitare che con il
suo successo, si snaturi l’idea iniziale che lo ha generato.
GD
12
4. L’internazionalizzazione dell’albergo diffuso
Il fenomeno dell’internazionalizzazione degli alberghi diffu-
si è iniziato nel 2009, cinque anni dopo il nostro primo con-
vegno nazionale (Campobasso, 2004) quando sono stato
chiamato a Mase, un piccolo borgo di montagna della Sviz-
zera romanda, in rappresentanza dell’Associazione nazio-
nale degli alberghi diffusi (ADI), nel frattempo costituita a
Termoli.
Il 2010 è stato un anno straordinario per noi: abbiamo avuto
il primo riconoscimento internazionale al World Travel Mar-
ket di Londra, e il primo articolo sul New York Times che ha
decretato per l’albergo diffuso una notorietà internazionale
formidabile.
Nel 2011 è stata la volta della Croazia, con un seminario
nel piccolo borgo di San Vincenti, in Istria, e di una serie di
altri incontri che hanno contribuito – dopo qualche tempo -
alla normativa sugli AD croata.
Nel 2012 è partito un primo test in Spagna, un progetto
di Ospitalità diffusa non lontano da Salamanca, a seguito
del quale abbiamo deciso
di costituire formalmente
l’Associazione Internazio-
nale degli Alberghi Diffusi.
Da allora abbiamo ricevu-
to richieste da tantissimi
paesi: Irlanda, Albania,
Francia, Slovacchia, Ser-
bia, e anche San Marino,
ma nella maggior parte
dei casi si è trattato di reti
di ospitalità diffusa, o di
semplici progetti.
Nel 2018 è partito un pro-
getto di Albergo Diffuso in
Germania la cui apertura
13
è prevista nel 2020.
Diversa la storia del
Giappone dove si è
cominciato a parlare
di Albergo diffuso nel
2013 e si è arrivati
all’inaugurazione del
primo albergo diffuso
con tutti gli standard
previsti nel modello nel
2018, e dove ora si è
costituita l’Associazio-
ne Giapponese degli
Alberghi Diffusi (ADJ).
Nel frattempo sono
nate forme di ospitalità
che hanno caratteristi-
che simili al nostro mo-
dello dalla Tasmania agli USA. 
Per affrontare al meglio questo scenario abbiamo organiz-
zato il primo meeting internazionale degli Alberghi Diffusi
a Termoli, il 7 maggio 2019, al quale hanno partecipato tra
gli altri il Presidente, il Vicepresidente e l’Amministratore
delegato dell’Associazione giapponese (ADJ).
Quanto al futuro, sono tanti i paesi che stiamo cercando di
seguire, proponendo il nostro modello made in Italy: dalla
Georgia, alla Cina.
14
5. Gli Alberghi Diffusi in Giappone
Nel 2013 Natsu Shimamura, dopo aver visitato l’AD Mun-
taecara di Apricale (in Liguria), pubblica un libro sui bor-
ghi italiani con una lunga intervista a me sul modello dell’al-
bergo diffuso.
A seguito dell’interesse suscitato dal libro, giunto alla terza
edizione, dal 2014 abbiamo organizzato diverse visite, so-
prattutto di architetti e professori universitari, e anche di As-
sociazioni di Comuni giapponesi, in diversi alberghi diffusi
in Italia. L’interesse ad un albergo che è anche un modello
sostenibile di sviluppo del territorio è cresciuto in fretta, ha
generato una buona rassegna stampa e anche flussi turi-
stici.
Tra gli articoli che hanno avuto una eco maggiore ricordo
l’articolo di Shikoda Toru pubblicato sull’Hokkaido Shinbun,
a seguito della sua partepazione alla nostra Assemblea na-
15
zionale tenuta presso l’AD Borgo dei Corsi nel 2015.
In quegli anni tra le persone che più si sono prodigate per
fare conoscere l’AD in Giappone vanno citati il prof Yasushi
Watanabe (venuto più volte in Italia, a partire dal 2014),
e l’architetto Megumi Nakahashi, che vanta un importante
numero di pubblicazioni sul
tema, scritte a seguito di nu-
merose visite agli AD.
Dal 2016 ho ripreso ad an-
dare in Giappone con l’in-
tento di promuovere il mo-
dello dell’albergo diffuso,
ed in particolare grazie a
Akinori Hasegawa, ho pre-
so parte a diversi incontri e
seminari sia a Tokyo che in
diverse parti del Paese.
Parallelamente è cresciuto
l’interesse degli operatori
turistici giapponesi, testimo-
niato dalla presenza alla 21°
Assemblea Nazionale degli AD di TuttaItalia, T.O. con sede
a Tokyo, e con un portale dedicato esclusivamente agli AD.
Nel 2018 è stata pubblicata la prima guida agli alberghi
diffusi in giapponese. La guida è stata scritta da Megumi
Nakahashi e propone una selezione di 20 alberghi diffusi.
Sono inoltre usciti articoli molto significativi sia sulla rivista
“地域人” (Chiiki-Jin) che su Travel Journal.
Sempre nel 2018 è stato riconosciuto il primo albergo dif-
fuso in un borgo giapponese, a Yakage nella Prefettura di
Okayama. 
Tra le conferenze tenute sul tema dell’AD meritano di esse-
re ricordate quelle dell’Università Taisho di Tokyo, su invito
del prof Shinichi Shimizu (15 giugno), e quella di Okayama
(13 giugno).
16
6. Per saperne di più
«Il Manuale dell’Albergo Diffuso»
h t t p s : / / w w w. f r a n c o a n g e l i . i t / R i c e r c a / S c h e d a _ l i b r o .
aspx?CodiceLibro=1365.1.10
Sul web:
–	 www.albergodiffuso.com
–	 www.alberghidiffusi.it
–	 http://albergo-diffuso.blogspot.com
–	 Twitter: @AlbergoDiffuso
–	 http://www.facebook.com/pages/Associazione-Nazio-
nale-Alberghi-Diffusi/268168846562052
Bibliografia
Dall’Ara G. Piano di sviluppo turistico della C.M. Marghine Planargi Ed.
il Ponte, Rimini, 1995
Dall’Ara G., Modelli originali di ospitalità nelle piccole e medie impre-
se turistiche, FrancoAngeli, Milano, 1999.
Dall’Ara G., Report sul fenomeno dell’Albergo Diffuso in Italia, in Rap-
porto sul Turismo Italiano, 2003.
Dall’Ara G., Il fenomeno degli Alberghi Diffusi in Italia, Palladino Edi-
tore, Campobasso, 2005.
Dall’Ara G., “L’Albergo Diffuso, dall’idea alla realizzazione”, BIC Notes
n. 4, dicembre 2007.
Dall’Ara G., Le nuove frontiere del marketing nel turismo, FrancoAn-
geli, Milano, 2009.
Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale,
Halley, Matelica (Mc), 2009.
Dall’Ara G., PMI nel turismo. Un’opportunità per lo sviluppo, Franco-
Angeli, Milano, 2010.
Dall’Ara G., Morandi F., a cura di, Il Turismo nei Borghi, la normativa, il
marketing e i casi di eccellenza, Nuova Giuridica, Matelica (Mc), 2010.
Morandi F., “La disciplina regionale dell’Albergo Diffuso”, in Diritto del
Turismo n. 1, 2008.
Dall’Ara G. Di Bernardo S. 4° Report sugli Alberghi Diffusi, XIX Rappor-
to sul Turismo, Mercury, Firenze, 2013
17
Dall’Ara G. Manuale dell’Albergo Diffuso, FrancoAngeli, Milano 2015
Dall’Ara G. Villani T. Albergo Diffuso as a model of original hospitality
and sustainable development of small historical villages, Techne 10,
2015.
18
Testi di Giancarlo Dall’Ara
L’immagine in copertina è un dono del prof Yasushi Watana-
be, che ringrazio
L’immagine di pag 7 è di Megumi Nakahashi, che ringrazio
I testi possono essere ripresi citando la fonte

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  • 1. 1 Giancarlo Dall’Ara Albergo Diffuso un modello di ospitalità italiano nel mondo Ordinary Hotel Albergo Diffuso
  • 2. 2 INDICE 1.Introduzione 3 2. Cosa è un Albergo Diffuso 6 3. Teoria dell’Albergo Diffuso 9 4. L’internazionalizzazione dell’ Albergo Diffuso 12 5. Gli Alberghi Diffusi in Giappone 14 6. Per saperne di più 16 Albergo Diffuso Un modello di ospitalità italiano nel mondo A cura di Giancarlo Dall’Ara
  • 3. 3 Introduzione Ho cominciato a occuparmi di “alberghi che non si costru- iscono” nei primi anni ’80, e ho impiegato diversi anni per definire il modello dell’albergo diffuso così come oggi è co- nosciuto. Mentre approfondivo gli studi su questo tema capivo che non potevo lanciare l’idea dell’Albergo Diffuso senza equi- paggiarla anche teoricamente come modello di ospitalità originale, cioè unico, e senza proteggerla, riempiendola di contenuti precisi. Quindi la mia ricerca ha seguito un doppio binario: - il primo aveva come obiettivo quello di individuare i requisiti minimi affinchè l’idea dell’AD diventasse re- altà concreta e avesse una sua fattibilità economica, e un valore per il territorio, - dall’altro lato l’obiettivo era quello di creare at- torno al nome “Albergo Diffuso” un modello nuo- vo, non una semplice variante o declinazione di modelli ospitali già esistenti. Di più: volevo crea- re un modello che avesse le radici culturali in Ita- lia e nella storia dell’ospitalità italiana. Un model- lo “made in Italy”,e in questo senso “originale”. Su questo secondo tema la ricerca mi spinse a guardare cosa accadeva a livello internazionale, e scoprii – assie- me alle Pousadas portoghesi, ai Cluster Inn americani… - il modello giapponese dei Ryokan, del quale rimasi affasci- nato. Il fascino che il modello del Ryokan esercitò su di me, era dovuto al fatto che il concetto “alberghiero” era comple- tamente diverso da quello americano dello “standard” (che allora chiamavamo con il nome dell’ideatore degli Holiday Inn: Kemmons Wilson), in quegli anni culturalmente domi- nante in Europa e in Italia. Rispetto al modello americano, basato sulla standardizza-
  • 4. 4 zione, ogni Ryokan era diverso da un altro, ma tutti ave- vano le radici nella cultura e nella storia dell’accoglienza giapponese. Quindi si trattava di un modello originale sia dal punto di vista fisico/strutturale, che come filosofia, che infine come servizi offerti agli ospiti. Ecco furono proprio quelli i temi di lavoro che mi permisero di creare un concept originale per l’albergo diffuso, radican- dolo nella cultura ospitale italiana, ed in particolare in quella dei piccoli borghi, così che fosse distinto dalle altre forme di ospitalità allora esistenti o di moda, in Italia e nel mondo. A quei temi aggiunsi poi l’idea che un AD che – come ve- dremo - nasce in un borgo o in un centro storico, deve dare anche un contributo allo sviluppo del territorio: un Albergo Diffuso in altre parole non può essere solo un “albergo che non si costruisce”, un albergo “sostenibile”, ma deve essere anche un motore di sviluppo in grado di mettere in rete le risorse locali. Può sembrare strano ma ancora oggi, a tanti anni di di- stanza da quelle prime riflessioni il rischio dell’AD è ancora
  • 5. 5 quello di venire semplificato, perdere i suoi tratti di origina- lità, e venire ridotto ad una semplice rete di case, e finire così assimilato ad altre forme di ospitalità esistenti in tutto il mondo. Un processo quest’ultimo, che lo svuoterebbe del suo po- tere di attrazione e di fascino, che come tutti i modelli di ospitalità originali, l’AD in effetti ha. Per questo una dozzina di anni fa ho dato vita all’Associa- zione nazionale degli Alberghi Diffusi, oggi divenuta Asso- ciazione Internazionale degli Alberghi Diffusi, per tutelare, e contemporaneamente valorizzare assieme al marchio, anche il modello dell’albergo diffuso. Giancarlo Dall’Ara
  • 6. 6 2. Cosa è un Albergo Diffuso Un albergo diffuso è tre cose al tempo stesso. E’ un’idea di ospitalità originale, diversa da quelle più co- nosciute, come gli hotel o i Resort, nata per sviluppare il tu- rismo nei borghi e nei centri storici, senza snaturarli, senza costruire niente, ma organizzando l’esistente. In secondo luogo è un albergo che non si costruisce, un albergo che nasce mettendo in rete case presistenti, vicine tra loro, in un centro storico di un borgo. Una delle case diventa il luogo di accoglienza, la lobby dove arrivano gli ospiti per registrarsi e avere le chiavi della camera, e dove si trovano anche i servizi, il punto ristoro, le sale e gli spazi comuni, l’assistenza e le informazioni. Le altre case diventano le camere dell’albergo. Come negli alberghi tradizionali anche nell’albergo diffuso tutti gli ospiti possono usufruire di tutti i servizi alberghieri: pulizia quotidiana delle camere, assistenza, eventuale ser- vizio di piccola colazione in camera, punto ristoro… Uno dei tratti peculiari dell’albergo diffuso è nel fatto che le case che lo compongono devono trovarsi in mezzo a case abitate dai residenti, così che l’ospite possa sentirsi più che turista, residente, seppure temporaneo.
  • 7. 7 Il modello dell’AD Vediamo in sintesi i requisiti che configurano il mo- dello dell’albergo diffuso: – Gestione unitaria - Struttura ricettiva gestita in forma imprenditoriale. – Servizi alberghieri - Struttura ricettiva in grado di offrire tutti i servizi alberghieri. – Camere/Unità abitative dislocate in più edifici se- parati e preesistenti in un centro storico. – Servizi comuni - Presenza di locali adibiti a spa- zi comuni per gli ospiti (ricevimento, sale comuni, bar, punto ristoro). – Distanza ragionevole degli stabili - Massimo 200 metri tra le unità abitative e la struttura con i servizi di accoglienza (i servizi principali). – Presenza di una comunità viva – il borgo o il centro storico non può essere disabitato. – Presenza di un ambiente autentico - Integrazione con la realtà sociale e la cultura locale. – Riconoscibilità – viene garantira una identità defini- ta e uniforme della struttura; e omogeneità dei servizi offerti. – Stile gestionale integrato nel territorio e nella sua cultura. L’Albergo Diffuso è dunque un modello origi- nale di ospitalità che si sostanzia in una proposta ospi- tale alberghiera integrata nel territorio, nella sua cultura e nella sua comunità, che diventano componenti di base dei servizi ospitali offerti. La sua gestione non è come quella delle catene alberghiere, ma ha le radici nella cul- tura locale. L’albergo diffuso è infine un modello di sviluppo turistico del territorio. Un modello a rete, che mette assieme diverse proposte del luogo, esattamente come fa con le case, che offre servizi, in parte creandoli e in parte organizzando e
  • 8. 8 razionalizzando quelli esistenti. La domanda cui l’AD si rivolge, che chiede di vivere una esperienza locale, spinge ad organizzare ed offrire propo- ste locali, e questo induce al rilancio o alla riscoperta di prodotti gastronomici, vecchie ricette, tradizioni, oggetti di uso quotidiano, artigianato, eventi e inziative del territorio… assieme alle risorse storiche, culturali e ambientali. Sono diverse le ricadute positive che la presenza di un AD comporta per un borgo. L’AD utilizza case disabitate, pertanto stimola la rigenera- zione del borgo portando turisti che con la loro presenza vivacizzano le strade e i luoghi, e in più stimolano i residenti a vedere le cose di tutti i giorni con occhi nuovi, diventando maggiormente consapevoli del loro valore e valorizzandole. Inoltre l’esperienza mostra che alcuni degli ospiti degli Al- berghi Diffusi che si inamorano del borgo e del suo stile di vita, sono portati ad acquistare case per venirci in vacanza o anche per fermarsi per lunghi periodi. Una rassegna stampa particolarmente nutrita conferma che l’AD ha comportato anche un effetto positivo in termini di immagine e di visibiltà in tutti i borghi dove è nato. Albergo diffuso un po’ casa un po’ albergo Come in una casa Come in un albergo Autenticità Professionalità dei servizi Camere, una diversa dall’altra Spazi comuni Arredo di atmosfera Comfort Cura dei dettagli Facilità nelle prenotazio- ni Legame con il territorio Ampia gamma dei servizi Relazioni con i residenti Relazioni con gli altri ospiti Ambiente accogliente e informale Standard di qualità Cortesia Servizi Spontaneità Efficienza Personalità Personalizzazione
  • 9. 9 3. Teoria dell’Albergo Diffuso Alcune persone che mi scrivono o mi telefonano per par- lare di albergo diffuso fanno fatica a capire di cosa davve- ro si tratti. Sono portati a pensare che un Albergo Diffuso sia solo una rete di case, con una gestione unitaria. A loro sfugge tutto il resto del mio discorso.  Ma se un Albergo Diffuso fosse una rete di case, cosa avrei mai inventato  io? Come potrei dire che un Al- bergo Diffuso è un modello “originale” di ospitalità, un modello italiano, un nuo- vo modello di sviluppo turi- stico di un borgo? Il fatto è che le reti di case non sono una proposta nuova, né originale; sono sempre esistite nel pano- rama delle proposte turisti- che. L’Albergo Diffuso no! E se un AD fosse solo una sommatoria di case, come mai le reti di case lavorano due o tre mesi l’anno, mentre gli AD (veri) lavorano 12 mesi l’anno nel 90% dei casi? E perché mai dall’Irlanda al Giappone, dalla Svizzera alla Croazia, è tutto un fiorire di progetti di AD (anche se spes- so, non essendoci normative adatte, restano esperienze parziali). Occorre dunque capire che l’AD è parte di una teoria del- lo sviluppo turistico dei territori, e contemporaneamente di una filosofia dell’accoglienza, che si oppone a quella dello standard (ancora dominante nel mondo dell’ospitali- tà). Concetti come “ospite”, “sostenibilità”, “comunità viva”, “sti-
  • 10. 10 le di vita di un borgo”, residente temporaneo, autenticità, territorio, accoglienza…, non solo sono fondamentali, ma hanno una accezione particolare nel mio modo di affrontare il turismo, e di conseguenza all’interno del modello dell’al- bergo diffuso. Così pure le mie idee di “albergo con due hall”, “albergo che non si costruisce”, “vicoli del borgo che diventano corri- doi”, “coinvolgimento dei residenti”…, il concetto di albergo come presidio sociale, la richiesta a tutti i giornalisti esteri di non tradurre il nome…, intendono rimarcare una filosofia diversa e distinta da tutte le altre forme di ospitalità (B&B, hotel, case vacanza, villaggi turistici, agriturismo…). La filosofia dell’AD è la filosofia dello sviluppo orizzon-
  • 11. 11 tale che riguarda una famiglia di prodotti: dall›ospitalità diffusa al pranzo diffuso (sperimentato in diversi AD); e che riguarda più in generale la vita nei borghi. Come ho scritto nel manuale dell’albergo diffuso, l’AD è una avventura tutta italiana, che ripropone la cultura dell’acco- glienza del nostro paese, e lo stile di vita “orizzontale”, cioè relazionale e comunitario che caratterizza i borghi italiani; l’hotel tradizionale invece ha una storia diversa, e propone lo stile di vita “verticale”, e anche quello della “civiltà della fretta”, che caratterizza le grandi città di tutto il mondo. Solo un gestore che sposa questa filosofia riesce ad aprire un vero Albergo Diffuso e a gestirlo con successo. E di una filosofia dell’AD c’è bisogno per evitare che con il suo successo, si snaturi l’idea iniziale che lo ha generato. GD
  • 12. 12 4. L’internazionalizzazione dell’albergo diffuso Il fenomeno dell’internazionalizzazione degli alberghi diffu- si è iniziato nel 2009, cinque anni dopo il nostro primo con- vegno nazionale (Campobasso, 2004) quando sono stato chiamato a Mase, un piccolo borgo di montagna della Sviz- zera romanda, in rappresentanza dell’Associazione nazio- nale degli alberghi diffusi (ADI), nel frattempo costituita a Termoli. Il 2010 è stato un anno straordinario per noi: abbiamo avuto il primo riconoscimento internazionale al World Travel Mar- ket di Londra, e il primo articolo sul New York Times che ha decretato per l’albergo diffuso una notorietà internazionale formidabile. Nel 2011 è stata la volta della Croazia, con un seminario nel piccolo borgo di San Vincenti, in Istria, e di una serie di altri incontri che hanno contribuito – dopo qualche tempo - alla normativa sugli AD croata. Nel 2012 è partito un primo test in Spagna, un progetto di Ospitalità diffusa non lontano da Salamanca, a seguito del quale abbiamo deciso di costituire formalmente l’Associazione Internazio- nale degli Alberghi Diffusi. Da allora abbiamo ricevu- to richieste da tantissimi paesi: Irlanda, Albania, Francia, Slovacchia, Ser- bia, e anche San Marino, ma nella maggior parte dei casi si è trattato di reti di ospitalità diffusa, o di semplici progetti. Nel 2018 è partito un pro- getto di Albergo Diffuso in Germania la cui apertura
  • 13. 13 è prevista nel 2020. Diversa la storia del Giappone dove si è cominciato a parlare di Albergo diffuso nel 2013 e si è arrivati all’inaugurazione del primo albergo diffuso con tutti gli standard previsti nel modello nel 2018, e dove ora si è costituita l’Associazio- ne Giapponese degli Alberghi Diffusi (ADJ). Nel frattempo sono nate forme di ospitalità che hanno caratteristi- che simili al nostro mo- dello dalla Tasmania agli USA.  Per affrontare al meglio questo scenario abbiamo organiz- zato il primo meeting internazionale degli Alberghi Diffusi a Termoli, il 7 maggio 2019, al quale hanno partecipato tra gli altri il Presidente, il Vicepresidente e l’Amministratore delegato dell’Associazione giapponese (ADJ). Quanto al futuro, sono tanti i paesi che stiamo cercando di seguire, proponendo il nostro modello made in Italy: dalla Georgia, alla Cina.
  • 14. 14 5. Gli Alberghi Diffusi in Giappone Nel 2013 Natsu Shimamura, dopo aver visitato l’AD Mun- taecara di Apricale (in Liguria), pubblica un libro sui bor- ghi italiani con una lunga intervista a me sul modello dell’al- bergo diffuso. A seguito dell’interesse suscitato dal libro, giunto alla terza edizione, dal 2014 abbiamo organizzato diverse visite, so- prattutto di architetti e professori universitari, e anche di As- sociazioni di Comuni giapponesi, in diversi alberghi diffusi in Italia. L’interesse ad un albergo che è anche un modello sostenibile di sviluppo del territorio è cresciuto in fretta, ha generato una buona rassegna stampa e anche flussi turi- stici. Tra gli articoli che hanno avuto una eco maggiore ricordo l’articolo di Shikoda Toru pubblicato sull’Hokkaido Shinbun, a seguito della sua partepazione alla nostra Assemblea na-
  • 15. 15 zionale tenuta presso l’AD Borgo dei Corsi nel 2015. In quegli anni tra le persone che più si sono prodigate per fare conoscere l’AD in Giappone vanno citati il prof Yasushi Watanabe (venuto più volte in Italia, a partire dal 2014), e l’architetto Megumi Nakahashi, che vanta un importante numero di pubblicazioni sul tema, scritte a seguito di nu- merose visite agli AD. Dal 2016 ho ripreso ad an- dare in Giappone con l’in- tento di promuovere il mo- dello dell’albergo diffuso, ed in particolare grazie a Akinori Hasegawa, ho pre- so parte a diversi incontri e seminari sia a Tokyo che in diverse parti del Paese. Parallelamente è cresciuto l’interesse degli operatori turistici giapponesi, testimo- niato dalla presenza alla 21° Assemblea Nazionale degli AD di TuttaItalia, T.O. con sede a Tokyo, e con un portale dedicato esclusivamente agli AD. Nel 2018 è stata pubblicata la prima guida agli alberghi diffusi in giapponese. La guida è stata scritta da Megumi Nakahashi e propone una selezione di 20 alberghi diffusi. Sono inoltre usciti articoli molto significativi sia sulla rivista “地域人” (Chiiki-Jin) che su Travel Journal. Sempre nel 2018 è stato riconosciuto il primo albergo dif- fuso in un borgo giapponese, a Yakage nella Prefettura di Okayama.  Tra le conferenze tenute sul tema dell’AD meritano di esse- re ricordate quelle dell’Università Taisho di Tokyo, su invito del prof Shinichi Shimizu (15 giugno), e quella di Okayama (13 giugno).
  • 16. 16 6. Per saperne di più «Il Manuale dell’Albergo Diffuso» h t t p s : / / w w w. f r a n c o a n g e l i . i t / R i c e r c a / S c h e d a _ l i b r o . aspx?CodiceLibro=1365.1.10 Sul web: – www.albergodiffuso.com – www.alberghidiffusi.it – http://albergo-diffuso.blogspot.com – Twitter: @AlbergoDiffuso – http://www.facebook.com/pages/Associazione-Nazio- nale-Alberghi-Diffusi/268168846562052 Bibliografia Dall’Ara G. Piano di sviluppo turistico della C.M. Marghine Planargi Ed. il Ponte, Rimini, 1995 Dall’Ara G., Modelli originali di ospitalità nelle piccole e medie impre- se turistiche, FrancoAngeli, Milano, 1999. Dall’Ara G., Report sul fenomeno dell’Albergo Diffuso in Italia, in Rap- porto sul Turismo Italiano, 2003. Dall’Ara G., Il fenomeno degli Alberghi Diffusi in Italia, Palladino Edi- tore, Campobasso, 2005. Dall’Ara G., “L’Albergo Diffuso, dall’idea alla realizzazione”, BIC Notes n. 4, dicembre 2007. Dall’Ara G., Le nuove frontiere del marketing nel turismo, FrancoAn- geli, Milano, 2009. Dall’Ara G., Come progettare un piano di sviluppo turistico territoriale, Halley, Matelica (Mc), 2009. Dall’Ara G., PMI nel turismo. Un’opportunità per lo sviluppo, Franco- Angeli, Milano, 2010. Dall’Ara G., Morandi F., a cura di, Il Turismo nei Borghi, la normativa, il marketing e i casi di eccellenza, Nuova Giuridica, Matelica (Mc), 2010. Morandi F., “La disciplina regionale dell’Albergo Diffuso”, in Diritto del Turismo n. 1, 2008. Dall’Ara G. Di Bernardo S. 4° Report sugli Alberghi Diffusi, XIX Rappor- to sul Turismo, Mercury, Firenze, 2013
  • 17. 17 Dall’Ara G. Manuale dell’Albergo Diffuso, FrancoAngeli, Milano 2015 Dall’Ara G. Villani T. Albergo Diffuso as a model of original hospitality and sustainable development of small historical villages, Techne 10, 2015.
  • 18. 18 Testi di Giancarlo Dall’Ara L’immagine in copertina è un dono del prof Yasushi Watana- be, che ringrazio L’immagine di pag 7 è di Megumi Nakahashi, che ringrazio I testi possono essere ripresi citando la fonte