2. 1966 Futurama, New York.
Negli anni Sessanta il
Futuro era qualcosa di
sconosciuto, ma di
continuamente
immaginato. E aveva un
orizzonte temporale
preciso: il 2000, un’epoca
fantastica popolata di
macchine e di oggetti
strani.
3. 1966 Futurama, New York.
Nel 1966 a New York si
tenne FUTURAMA, una
grande esposizione che
raccontava come si
immagina il futuro negli
anni Sessanta.
Qui vediamo gli spettatori
seduti a guardare dall’alto
l’enorme plastico di una
città del futuro.
4. Case del futuro, 1968.
Effettivamente,
quell’immaginario
influenzava anche il
design e il progetto di
quegli anni, per cui le
case, ad esempio,
assumevano delle forme
strane e altamente
improbabili, non si capisce
perché dovessero
somigliare
necessariamente a dischi
volanti, visto che le case
normalmente sono ben
ancorate al terreno. E
proprio per questa
incoerenza solo pochi di
questi progetti sono
divenuti realtà, enormi
prototipi rimasti tuttavia a
quello stadio. Questa è la
casa Monsanto,
effettivamente un
prototipo,
6. Città del futuro: macchine volanti e pubblicità.
Ma anche le città erano immaginate in maniera molto particolare, piene di macchine volanti, di schermi
pubblicitari parlanti, di costruzioni avveniristiche, anche queste simili a dischi volanti, come si vede nella
slide successiva, una Torino popolata di enormi edifici a forma di disco conficcati nel terreno.
8. Memorie dei futuri passati: affollamenti.
Immaginare il futuro significava
riempirlo di materia, popolarlo
di oggetti astrusi
Era un futuro materiale, solido,
corporeo. Anche gli alieni erano
corpulenti!
Tutta la memoria dei futuri
passati è una memoria affollata
di oggetti. E ciò è stato
rafforzato anche dal fatto che
una parte considerevole degli
oggetti o delle tecnologie che
erano state immaginate e
descritte dagli scrittori o dai
registi di fantascienza
comparivano davvero nella
realtà, diventavano prodotti
nelle nostre case. E così è
capitato che per alcuni decenni,
almeno dagli anni settanta fino
alla fine del secolo scorso, la
nostra quotidianità era piena di
cose che sembravano uscite
dai film degli anni 60 e 70.Sembrava di vivere un presente che era fatto come il futuro del passato.
Uno scarto temporale, una diaspora cronologica.
Ma significava anche che l’immaginazione del futuro era stata molto meno
immaginaria di quanto ci sembrava, aveva saputo prefigurare il futuro per
davvero.
9. Futuri oggi: sottrazioni.
L’immaginazione del futuro
che abbiamo oggi è molto
diversa. Il futuro di oggi non è
più pieno di cose e neppure
sfacciatamente avveniristico.
Non più oggetti astrusi, anzi
addirittura: non più oggetti.
Il futuro che immaginiamo
oggi agisce per sottrazione,
non aggiunge le cose, ma le
toglie.
Prendete “Her”, il film di
Spike Jonze. Le case sono
spoglie, gli uffici essenziali, le
città vuote. Non ci sono jeans,
non ci sono cappelli, cravatte
o cinture. Toglie molto di
quello che c’è e non aggiunge
nulla di materiale, nulla di
corporeo o di solido.
Ma aggiunge voci, fruscii,
sensi, software intelligenti e
sensibili.
Nessuna materia, ma
vibrazioni e “onde”.
10. Futuri oggi: sottrazioni.
Questa idea del futuro per
sottrazione non è nuova.
Michel Houellebecq, ad
esempio, la usa in due
suoi romanzi. Ne “La
possibilità di un isola”
immagina un mondo
futuro vuoto e perfetto, ma
programmato in ogni
dettaglio in cui, grazie alla
clonazione, anche la
sessualità è sottratta.
Ne “La carta e il territorio”
il protagonista, nostro
contemporaneo, è un
artista che spopola la sua
opera e la sua vita di segni
e di oggetti, fino ad
annullarsi nella natura,
sottraendo in qualche
modo la cultura e quindi la
possibilità di futuro per la
razza umana, essendo la
cultura cambiamento.
11. Futuri oggi: sottrazioni.
L’altro aspetto interessante che immagina “Her” è la presenza di un “Assente emozionante e
pensante”, il non-corporeo che vibra di vita e passione.
Anche qui c’è un precedente straordinario in “Blue” di Derek Jarman, in cui il regista racconta la
sua nuova dimensione di cieco (causa Aids) e la sua percezione uditiva e tattile del mondo. Per
tutto il film lo schermo è blu, come il mondo che vede il regista, e l’ambiente è popolato di voci e
di suoni, che noi in sala ascoltiamo seduti nella nostra poltrona guardando il blu.
12. Futuro oggi: - Vista - Oggetti.
Ecco, il futuro che immaginiamo e che raccontiamo oggi è meno avventuroso, ma decisamente
più senziente e riflessivo, dove esseri e non-esseri (macchine, dispositivi, software) non si
contrappongono a noi, ma collaborano a partire da paradigmi meno materiali e meno ancorati
alla vista …
13. Futuro oggi: + Udito, + Voci.
…. ma più orientati all’udito e forse anche al tatto, perché i suoni si sentono anche col
corpo e con la pelle.
14. Scenari del futuro: 2013 / 2030.
In questa dimensione
nuova il futuro non si
immagina più, ma si
descrive.
Sappiamo ancora avere
visioni, ma preferiamo
fare previsioni e
disegnare scenari, che
ci sembrano molto più
concreti e incisivi.
Eccoli alcuni scenari
molto possibili.
Notate quante parole
cerchiate che ci sono
in questi scenari.
Ognuna di essa è
riconducibile al
digitale, alla cultura
digitale o alle
tecnologie digitali.
È evidente che il digitale, inteso come approccio culturale ma anche come piattaforma
tecnologica, come intelligenza, rete, sinapsi e circuiti sia ciò che da senso, densità e sapore al
futuro. Ciò che lo informa, che gli da forma.
15.
16. contadini
digitali
personal fabrication
& design
nomadi
digitali virtual
world workers
sense
making
telepresenza
remote
work
sociability
modelli
open-collaborative
competenze
cross-culturali
manifatture
digitali
travel
on demand
crowd
financing
crowd
sourcing
tecnologie green
mix low/
high tech
reti intelligenti
personal metrics
disintermediazione
piattaforme
di insegnamento
students-to-students
web semantico
gamification
scuola digitale
app sviluppate
da studenti
educitizens
piattaforme
didattiche inter-scuole
microblogging
narcisismo
digitale
personal narrativies
remixmodelli
open collaborativesicurezza dati
design for disassembly
wikicrazia
neo/no copyright
emozioni digitali
reti intelligenti
multi-segmentate
hub culturali
e-voting
esperienze
sensoriali
swarm robotics
biocomputing
swarm robotics
arti artificiali
materiali programmabili
telemedicina
reti intelligenti
SPOSTAMENTO
DEL POTERE A EST
GLOBALIZZAZIONE
PERSONALIZZAZIONE
DIGITALIZZAZIONE
SOSTENIBILITÀ
DISORIENTAMENTO
INVECCHIAMENTO
DELLA POPOLAZIONEDEBITO
LOCALISMO
INDIVIDUALIZZAZIONE
Come sarà il web.
Guardate cosa diventa la mappa della slide precedente se proviamo a far vivere solo gli elementi
riconducibili al digitale. Diventa una possibile rappresentazione del web del futuro: nodi, incroci e
nessuna gerarchia.
Ma se il futuro assomiglierà a quello raccontato da “Her”, cosa molto probabile, visto che gli uomini
hanno dato prova in passato di saperlo prefigurare bene il futuro, allora è molto probabile che il web
sarà anche senziente, riflessivo, immaginativo, collaborativo, smaterializzato, creativo.
17. contadini
digitali
personal fabrication
& design
nomadi
digitali virtual
world workers
sense
making
telepresenza
remote
work
sociability
modelli
open-collaborative
competenze
cross-culturali
manifatture
digitali
travel
on demand
crowd
financing
crowd
sourcing
tecnologie green
mix low/
high tech
reti intelligenti
personal metrics
disintermediazione
piattaforme
di insegnamento
students-to-students
web semantico
gamification
scuola digitale
app sviluppate
da studenti
educitizens
piattaforme
didattiche inter-scuole
microblogging
narcisismo
digitale
personal narrativies
remixmodelli
open collaborativesicurezza dati
design for disassembly
wikicrazia
neo/no copyright
emozioni digitali
reti intelligenti
multi-segmentate
hub culturali
e-voting
esperienze
sensoriali
swarm robotics
biocomputing
swarm robotics
arti artificiali
materiali programmabili
telemedicina
reti intelligenti
SPOSTAMENTO
DEL POTERE A EST
GLOBALIZZAZIONE
PERSONALIZZAZIONE
DIGITALIZZAZIONE
SOSTENIBILITÀ
DISORIENTAMENTO
INVECCHIAMENTO
DELLA POPOLAZIONEDEBITO
LOCALISMO
INDIVIDUALIZZAZIONE
18. Intelligenza digitale: Antifragile
Il web già adesso si comporta come un ambiente cognitivo che, come la mente,
impara e si riconfigura continuamente e che sta creando uno spazio cognitivo ed
emozionale che ignora le frontiere geografiche, culturali e politiche.
Il web del futuro sarà
soprattutto Antifragile.
Secondo Nassim Taleb,
l’autore del “Cigno nero”, è
Antifragile tutto ciò che trae
vantaggio dagli scossoni,
tutto ciò che prospera e
cresce quando è esposto alla
volatilità e al disordine, al
caso e ai fattori di stress, tutto
ciò che ama il rischio e
l’incertezza. Il web del futuro
sarà Antifragile perché è un
qualcosa che nel caos e nel
disordine migliora e, se ci
pensate, questa è LA
caratteristica di tutte le cose
che mutano nel tempo: la
cultura, le idee, l’innovazione
tecnologica, le città, la foresta
amazzonica, le imprese di
successo.
19. Intelligenza sensoriale.
La grande novità sarà il ruolo dei sensi, l’estensione fisica del “contatto”.
Sempre di più sollecitati dalle tecnologie, il tatto e l’udito sono già oggi fortemente
coinvolgenti. Ma lo saranno anche l’olfatto e il gusto.
La vista non sparirà, una bella immagine continuerà a stupire. Ma sarà attenuata la
sua forza, per recuperare attraverso gli altri sensi il rapporto con le cose, materiali e
immateriali.
20. Intelligenza emozionale
Andando oltre e soffermandosi su quello che i trend e le previsioni che abbiamo visto prima nella
mappa ci dicono, il web si smaterializzaerà e si qualificherà con suoni ed estensioni tattili e aiuterà la
nostra mente alla sintesi psicosensoriale, aumentandone il potenziale immaginativo. Come dice
Derrick De Kerckhove, cognizioni e emozioni supereranno i confini della mente privata.
Certo, la dimensione emozionale certamente non sarà un’esclusività della rete, non sarà l’unico
posto dove vivranno le emozioni. Ma la sua natura relazionale fa sì che lì esse saranno stimolate,
creando correnti abili e veloci fra le persone.
21. Emozione collettiva.
D’altra parte cosa sono i
social network se non dei
trasmettitori di emozioni?
Cosa sono se non degli
amplificatori di stimoli
emozionali dei dispositivi
narrativi collettivi?
Citando ancora De
Kerckhove, un evento in
rete è come un’epifania. È
la rivelazione di nuove
forme espressive create da
un’intelligenza superiore,
ossia che “sta sopra”, su
un altro livello rispetto ai
singoli, agli individui.
Un’intelligenza collaborativa come e più ancora di quella che si sviluppa fra l’autore e TUTTI i
suoi lettori, per cui, come sostiene Borges in quel bellissimo racconto che si intitola “Pierre
Menard, scrittore del Don Chisciotte”, lo stesso testo non è mai uguale e cambia col tempo, per
cui il Chisciotte del XVII secolo è diverso dal Chisciotte del XX secolo, perché si è arricchito degli
sguardi e dei pensieri di tutti i suoi lettori.
22. Intelligenza creativa.
Nuove forme per creare
senso, nuove letterature,
voci figlie di una cultura
creativa che sembra avere
la stessa potenza
evocativa della poesia
classica.
Provate a immaginare il
web come se fosse “Blue”
il film di Jarman, uno
straordinario e straziante e
riflessivo e collettivo
spazio senziente. Provate a
immaginare cosa sarebbe.
Cosa sarà.
Sarà come le voci che sentivano gli antichi, voci che secondo lo psicologo Julian Jaynes (“Il crollo della mente
bilaterale e l’origine della coscienza”) non erano voci esterne o sogni, bensì voci provenienti dal loro stesso
cervello, da una parte del loro cervello usata per modulare la sintonia collettiva della comunità. Un cervello che,
per quanto decisamente umano, era diverso dal nostro, perché quello degli antichi era un cervello con i due
emisferi molto più nettamente separati di quanto non siano adesso. Il cervello degli antichi era un cervello
digitale, con una metà senziente, emotiva e collettiva e una metà cognitiva, pensante e individuale distinte fra
loro, ma dialoganti per differenza e sottrazione (ogni metà è unica in sé e quindi privata delle caratteristiche
dell’altra).
La potenza del coro di Eschilo e di Sofocle!
Il linguaggio digitale è un linguaggio primitivo ed è per questo che lo sentiamo profondamente naturale,
eminentemente umano.
23. Il web 4.0: bit, neuroni, battiti d’ali e sangue.
.
Sarà così il web del futuro?
Credo di sì, credo proprio
di sì!