1. Master management delle funzioni di
coordinamento nell’area della prevenzione
sanitaria
Introduzione alla Epidemiologia applicata ai servizi sanitari
Raffaele Palombino
2. • Definizione:
L’epidemiologia si occupa dello studio delle malattie e
dei fenomeni ad esse correlati attraverso :
L’osservazione della distribuzione e dell’andamento
delle patologie nella popolazione
L’individuazione dei fattori di rischio che
influiscono su tale distribuzione
La ricostruzione della storia naturale delle malattie
La programmazione e la valutazione degli interventi
preventivi e curativi
L’individuazione delle priorità in sanità pubblica
Le valutazioni di impatto sanitario (VIS)
R. Palombino
3. Quando nasce l’epidemiologia :
Ippocrate nel 500 a.C. già osservava che
alcune malattie erano correlate a condizioni
ambientali o individuali
J.Graunt nel 1662 a Londra studiò
l’andamento della mortalità e della natalità
collegate alle variabili sesso, età e
stagionalità
J.Snow nel 1854 (Broad street pump)
individuò il ruolo dell’acqua nella diffusione
del colera quando ancora non era
conosciuto l’agente eziologico del colera
R. Palombino
4. Perché l’epidemiologia e la prevenzione
sono oggi più importanti che nel passato ?
E’ cambiata la tipologia prevalente delle
malattie
R. Palombino
prima oggi
eziologia unica multifattoriale
decorso acuto cronico
esito morte o guarigione invalidante
5. Perché l’epidemiologia e la prevenzione
sono oggi più importanti che nel passato ?
VARIAZIONE % DELLA MORTALITA’ IN ITALIA 1901-2002
1901-10 1941-50 1961 2002
MALATTIE INF. 15,9 10,6 2,8 0,4
TUMORI 2,9 7,8 16,6 32,2
MCC 9,6 17,3 30,4 39,9
M.PSIC H. E NERV. 9,7 12,1 15,5 3,0
M. RESPIRATORIE 19,5 13,6 7,8 4,6
M. APP.DIGERENTE 18,0 10,2 6,3 5,9
R. Palombino
6. Perché l’epidemiologia e la prevenzione
sono oggi più importanti che nel passato ?
STORIA NATURALE MALATTIE INFETTIVE
FASE LIBERA INCUBAZIONE MALATTIA CLINICA MORTE
GUARIGIONE
CRONICIZZAZIONE
PREVENZIONE
PRIMARIA
STORIA NATURALE MAL. CRONICO DEGENERATIVE
FATTORI DI RISCHIO
FASE LIBERA F. DI LATENZA F. PRECLINICA MALATTIA CLINICA CRONICIZZAZIONE
E MORTE
PREVENZIONE PREVENZIONE PREVENZIONE
PRIMARIA SECONDARIA TERZIARIA
R. Palombino
7. L’epidemiologia ha evidenziato l’esistenza
di elementi o caratteristiche umane che
aumentano la probabilità di ammalarsi
• Fattore di rischio è ciò che aumenta la
probabilità di ammalarsi
• Fattore protettivo è ciò che diminuisce la
probabilità di ammalarsi
• Prevenzione primaria è eliminare i fattori di
rischio ed esaltare i fattori protettivi
Non tutti i fattori di rischio possono essere eliminati: si
pensi a quelli legati alla composizione genetica
R. Palombino
8. fattori di rischio
Rischio genetico :
non eliminabili ma identificabili
Rischio ambientale:
inquinamento ambientale
inquinamento elettromagnetico
radon
Rischio individuale :
condizioni socio economiche
Stili di vita
Rischio occupazionale:
condizioni non presenti nell’ambiente di vita
condizioni presenti nell’ambiente di vita
organizzazione del lavoro, stress
9. La prevenzione primaria :
interviene per rimuovere o minimizzare i fattori di rischio
ha come obiettivo la riduzione dell’incidenza delle malattie
La prevenzione secondaria :
Interviene per identificare precocemente le malattie o le
condizioni di rischio
ha come obiettivo la riduzione dell’incidenza delle malattie
o della mortalità associata
La prevenzione terziaria :
Interviene per eliminare o ridurre le complicanze di una
malattia
Ha come obiettivo l’allungamento della sopravvivenza e il
miglioramento della sua qualità
R. Palombino
10. Esempi di prevenzione primaria
M. infettive m. croniche incidenti
Vaccinazioni educ. alimentare limiti di velocità
Disinfezione norme antinquinamento cinture sicurezza
Sterilizzazione lotta alla droga uso del casco
notifica casi campagne antifumo norme antincendio
Controlli limitazioni all’uso protezione dei
alimenti di alcool lavoratori
HACCP barriere antirumore impianti elettrici
a norma
Controlli acque vietare sostanze educazione
Potabili pericolose stradale
Migliorare le condizioni culturali sociali ed economiche
Ridurre le differenze di reddito di opportunità R. Palombino
11. Perché l’epidemiologia e la prevenzione
sono oggi più importanti che nel passato ?
E’ invecchiata la popolazione
La domanda di salute è maggiore
E’ aumentata nella popolazione la
consapevolezza dei propri diritti
Sono investite ingenti risorse nella tutela
della salute
Le risorse non sono infinite per cui vanno
individuate le priorità di intervento
R. Palombino
12. Fonti dei dati statistico epidemiologici
L’epidemiologia dalla analisi di informazioni
elementari (dati) produce informazioni
complesse
Tipologia dei dati
Dati disponibili (correnti) cioè raccolti di
routine per finalità sanitarie e/o amministrative
Dati non disponibili cioè non raccolti di routine
ma solo in presenza di sistemi informativi creati ad hoc
R. Palombino
13. Principali fonti di dati correnti
Fonte dati sistema raccolta tipo dati
Censimento comune –istat , demografici su residenti
Popolazione decennale e domiciliati
Schede di morte medico –comune numero morti per età
asl- istat sesso, cause
Certificato ass. Ospedali-asl –regione numero nati e variabili
Al parto ministero inerenti il neonato, il
parto , la madre etc
Notifica mal. Medico-asl-regione numero mal. e variabili
Infettive ministero inerenti la persona e le
circostanze
Scheda dimissione ospedali –asl tipo ricovero, diagnosi
Ospedaliera regione-ministero variabili demografiche
e assistenziali
Infortuni lavoro e datore di lavoro –inail numero inf. E malattie
Malattie prof. professionali
Statistiche demog. Diversi enti -istat variabili demog.
Sociali, economiche sociali-eonomicheR. Palombino
14. CorsodiFormazione:RegistrodiMortalita’RegioneCampania
Napoli..
Dott. Giancarlo D’Orsi : Settore Epidemiologia Descrittiva ASL Na2
MORTALITA’
Flusso informativo
Medico certificatore (parte A) Ufficiale di Stato Civile (parte B)
Copia per la ASL (registro per
Comune con elenco e cause)
Prefettura
Uffici Regionali ISTATISTAT
entro 24 h
entro 30 gg
15. CorsodiFormazione:RegistrodiMortalita’RegioneCampania
Napoli..18/10/2004
Dott. Giancarlo D’Orsi : Settore Epidemiologia Descrittiva ASL Na2
Il flusso dei dati regionali
(Delibera R.C. n.3141 del 31/10/2003-Re.Mo.R.C.)
Progetto di Collegamento in reteProgetto di Collegamento in rete
Prefettura
ASL di decesso
Servizio di Epidemiologia e Prevenzione
Registro Rencam
Invio file deceduti in altra
ASL
al SEP di residenza
Registro di Mortalità Regionale
OER
Implementa registro cartaceo comunale dell‘ASL
Informatizza su software unico regionale
Codifica schede di morte dei soli residenti
Invio scheda cartacea deceduti
non residenti al SEP di
residenza
Invio trimestrale file
deceduti non residenti
Invio semestrale file
deceduti residenti
10 giorni10 giorni
30 giorni30 giorni
16. Obbligo di notifica
malattie infettive
L’obbligo di notifica di tutti i casi di malattie infettive
diffusive pericolose, per la salute pubblica, è previsto:
nel Regio decreto del 27.07. 1934 n° 1265, artt. 253 e
254;
ed è stato ribadito dal :
Decreto del Ministero della Sanità del 15.12.1990 che
modifica i flussi informativi, suddividendo le malattie
in cinque classi di condizioni morbose, aggregate per:
gravità ;
frequenza;
possibilità di azioni terapeutiche e/o di profilassi
e/o di educazione sanitaria;
importanza sul piano nazionale e internazionale
Servizio Epidemiologia e Prevenzione – A.S.L. Napoli 4
17. Servizio Epidemiologia e Prevenzione – A.S.L. Napoli 4
La sorveglianza delle malattie infettive
La sorveglianza è finalizzata ad obiettivi di salute, e
cioè a prevenire ulteriori casi tramite:
La rilevazione della loro frequenza (caso sporadico o
cluster);
L’individuazione delle fonti di contagio e dei modi di
trasmissione;
L’individuazione della popolazione a maggior rischio
specifico;
L’adozione di misure generali o specifiche di
prevenzione;
L’allocazione di risorse in attività di prevenzione.
18. Sistemi di rilevazione ad hoc
Registro tumori o di patologia
INFLUNET : SISTEMA DI SORVEGLIANZA SENTINELLA
DELL’INFLUENZA
PASSI Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia
Sulla prevalenza di fattori di rischio comportamentali
STUDIO DI POPOLAZIONE SULLA PREVALENZA DELL’
INFEZIONE DA VIRUS DELL’EPATITE B (HBV) E C( HCV)
NELL’AREA COPERTA DAL REGISTRO TUMORI DI
POPOLAZIONE DELLA REGIONE CAMPANIA
R. Palombino
19. Siti internet per reperimento dati
demografici,sanitari, sociali economici
ISTAT WWW.ISTAT.IT
MIN.SALUTE WWW.MINISTEROSALUTE.IT
ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA WWW.ISS.IT
Centro Nazionale di Epidemiologia,
Sorveglianza, Promozione della Salute www.epicentro.iss.it
Influnet www.flu.iss.it
Sistema Spess www.spess.it
Istituto superiore prevenzione e
Sicurezza lavoro www.ispels.it
Inail www. Inail.it
Ass. nazionale oper. prevenzione www.snop.it
Ass. italiana registri tumori www.registri-tumori.it
Agenzia per la protezione ambiente
Apat www.apat.gov.it
Piano nazionale Linee guida www.plng.it
Ass. it. Epidemiologia www.aie.it
Automobile club www.aci.it
R. Palombino
20. Le misure in epidemiologia
• Le misure fondamentali:
A Misure di frequenza – servono a descrivere la
frequenza, generalmente di uno stato morboso, in
popolazioni diverse, nel tempo, nello spazio,per
condizioni di età ecc. Si tratta quindi di misure a
carattere descrittivo fra le quali le più importanti
sono :
• Frequenza assoluta, cioè numero degli eventi
• Proporzione, rapporto in cui il numeratore è
contenuto nel denominatore, in genere rapportato
a cento, percentuale
• Rapporto, relazione fra due quantità indipendenti
(rapporto maschi/femmine)
• Tassi, frequenza di un evento rapportato alla
popolazione che lo ha espresso
R. Palombino
21. Le misure in epidemiologia
• Le misure fondamentali:
Le misure di frequenza maggiormente
utilizzate sono i tassi in quanto ,
riferendosi alla popolazione che li
hanno espressi, permettono
un confronto sia spaziale (cioè con
realtà geografiche diverse)
sia temporale (cioè con la stessa realtà
geografica in un tempo diverso )
R. Palombino
22. Le misure in epidemiologia
il tasso che è il rapporto fra il n° di osservazioni
e la stima della popolazione che le ha
espresse.
Esso viene espresso da una frazione nella quale:
Il numeratore = n° di persone con una determinata
malattia o altra caratteristica in un dato
periodo di tempo o a un dato momento
Il denominatore = la popolazione che ha espresso il
numeratore
R. Palombino
23. Le misure in epidemiologia
Tale frazione, essendo inferiore all’unità, viene
rapportata, per una più immediata
confrontabilità, ad una costante che può essere
1.000-10.000-100.000-1.000.000 e ad un periodo
di tempo che in genere è 1 anno.
Quando il numeratore non è compreso nel
denominatore si parla di rapporto aritmetico.
Es. rapporto di natimortalità nati vivi x 1000
n° nati morti
R. Palombino
24. Le misure in epidemiologia
I tassi prendono nomi diversi a seconda del
fenomeno che misurano
Tasso di incidenza n° casi in 1 anno x 10.000
pop. dell’anno
Tasso di morbilità n° giornate di malattia x 1000 x anno
pop. (o giorni
lavorativi)
Tasso di prevalenza n° casi al momento osserv. X 10.000
popolazione
R. Palombino
25. Le misure in epidemiologia
• Tassi di mortalità
T. Mortalità generale n° morti nell’anno x 1000
pop. a metà dell’anno
T. Mortalità infantile n° morti 1° anno di vita x 1000
n° nati durante l’anno
T. natimortalità n° nati morti X 1000
nati vivi + nati morti
R. Palombino
26. Le misure in epidemiologia
• Tassi di riproduttività
T. di natalità n° nati vivi x anno x 1000
popolazione
R. di abortività n° aborti x anno x 1000
n° nati vivi
T. incr. naturale n° nati vivi – morti x anno x 1000
popolazione
R. Palombino
27. Le misure in epidemiologia
• Tassi di efficienza dei servizi sanitari
T. di ospedalizzazione n° ammiss. in osp. x 1000 x anno
popolazione
T. durata media degenza n° giornate degenza
n° degenti
R. Palombino
28. Le misure in epidemiologia
Le più importanti misure di frequenza sono :
La prevalenza che misura, nell’ambito di
una popolazione, il numero di soggetti
malati o con una determinata
caratteristica in un determinato istante
(p.puntuale ) o in un ristretto periodo di
tempo ( p. periodale)
Tasso di prevalenza
n° casi al momento osserv. X 10.000
popolazione
R. Palombino
29. Le misure in epidemiologia
Le più importanti misure di frequenza sono :
L’incidenza che misura, nell’ambito di una
popolazione, il numero di soggetti che si
ammala in un determinato periodo di tempo
Tasso di incidenza n° casi in 1 anno x 10.000
pop. metà anno
Quando la popolazione osservata è piccola, si
utilizza il
tasso di incidenza persona /tempo
in cui al denominatore si calcolano le persone
osservate per la durata di osservazione
R. Palombino
30. Le misure in epidemiologia
Nelle malattie cronico degenerative in cui
l’incidenza è stabile:
Il rapporto fra prevalenza (P) e incidenza (I) è
eguale alla durata (D) della malattia (anni)
P/I= D
Il rapporto fra la prevalenza e la durata dà una
stima della incidenza
P/D=I
Il prodotto fra l’incidenza e la durata dà una stima
della prevalenza
IxD=P
R. Palombino
31. Le misure in epidemiologia
• Correzione dei tassi
Per confrontare dei tassi che si riferiscono a
due popolazioni diverse o ad una stessa
popolazione in due differenti periodi bisogna
verificare che la distribuzione di alcune
variabili, che influenzano direttamente il
tasso stesso, siano omogenee e in caso
contrario apportare delle correzioni che
annullino tale differenza.
Le più importanti di tali variabili sono l’età e il
sesso.
R. Palombino
32. Le misure in epidemiologia
Per rendere i tassi comparabili fra loro
dobbiamo annullare le differenze di
distribuzione. Ciò si risolve in due modi:
1. Usando tassi specifici per quelle variabili
2. Correggendo (o standardizzando) i tassi
per quelle variabili
R. Palombino
33. Le misure in epidemiologia
• Tassi specifici
Fra le variabili sempre correlate con le
patologie le più importanti sono età e sesso.
Ad esempio due popolazioni potrebbero avere
un diverso tasso di ca. della mammella non
perché variano i fattori di rischio per questa
malattia ma perché in una popolazione le
donne sono più rappresentate che nell’altra.
Si usa quindi un tasso specifico per sesso
R. Palombino
34. Le misure in epidemiologia
• Standardizzazione
Si intende la modificazione dei valori dei tassi
stessi derivante dal rendere uguali nelle
popolazioni in esame la distribuzione delle
variabili per cui si vuole correggere.
Il tipo più usato di standardizzazione è quello
per età
R. Palombino
35. Le misure in epidemiologia
La standardizzazione per età: diretta
1. Si calcola l’incidenza del fenomeno
sorvegliato per le diverse fasce di età in
ciascuna delle popolazioni considerate;
2. Si sceglie poi una “popolazione standard”
(che può essere quella nazionale o la
somma delle due popolazioni considerate)
R. Palombino
36. Le misure in epidemiologia
3. Si applicano ad ognuna delle classi di età
della popolazione standard i tassi di
incidenza osservati in ognuna delle
popolazioni studiate ottenendo in tal modo
il “numero di casi attesi” per ciascuna
popolazione e per classe di età.
4. La somma, per ciascuna popolazione, dei
casi attesi per ciascuna classe di età diviso
il totale della popolazione standard x 1000
darà il tasso standardizzato per età per
quella malattia per quella popolazione.
R. Palombino
37. Le misure in epidemiologia
La standardizzazione diretta si usa
quando:
Disponiamo di tassi specifici per classi di età
della popolazione studiata
Vogliamo un tasso unico che sia però
confrontabile con quelli osservati e
osservabili in altre situazioni
R. Palombino
38. Le misure in epidemiologia
• Standardizzazione per età: indiretta
Qualora di un fenomeno si abbia il
numero totale dei casi e non la
suddivisione per classi di età e lo si
voglia confrontare con quello ottenuto
da un’ altra popolazione, si può
effettuare la standardizzazione indiretta.
R. Palombino
39. Le misure in epidemiologia
Questa consiste nell’applicare i tassi specifici
per età di una popolazione di riferimento alle
fasce di età delle popolazioni in studio. La
somma dei singoli valori ottenuti per fascia
di età per singola popolazione costituiranno
per ciascuna di queste i valori attesi. Il
rapporto tra il valore osservato e il valore
atteso nelle due popolazioni sarà
confrontabile senza l’influenza dell’età.
RSM ( rapporto standardizzato di mortalità )
O/A x 100 (Osservati/attesi x 100 )
R. Palombino
40. Le misure in epidemiologia
La standardizzazione, o correzione, può
avvenire anche per altre variabili, oltre che
per l’età, quando per una popolazione sono
disponibili informazioni particolari. Ad
esempio si può fare per la distribuzione
dell’abitudine al fumo, delle classi sociali,
della durata dell’attività lavorativa ecc.
R. Palombino
41. Misure di associazione
Uno dei principali obiettivi dell’epidemiologia
è individuare i fattori che provocano o
facilitano l’instaurarsi delle malattie :
Nelle malattie infettive in primis l’agente
eziologico o causa
Nelle malattie cronico degenerative i fattori
di rischio favorenti l’insorgenza
R. Palombino
42. Misure di associazione
la qualità di fattore di rischio di una variabile
si definisce dimostrando :
una associazione statistica fra variabile e
malattia
Che l’ associazione statistica sia causale
Associazione :
• due variabili si dicono associate quando si
verificano insieme più frequentemente di
quanto potrebbe avvenire per effetto del
caso
R. Palombino
43. Associazioni statistiche
L’associazione può essere
• secondaria quando due eventi sono
associati in quanto dipendono da una
causa comune
• BPCO e ca polmone
• > mortalità negli interventi del primario ,
consumo di caffè e rischio
cardiocoronarico,
• tumori e discariche, da condizioni
socioeconomiche
R. Palombino
45. Associazioni statistiche
I fattori di rischio possono essere :
Necessari e non sufficienti , gli agenti
eziologici delle malattie infettive
Necessari e sufficienti, trisomia 21 sindrome di
down
Né necessari né sufficienti, i fattori di rischio
delle mcd (fumo, dieta , scarso moto, etc)
R. Palombino
46. Caratteristiche dell’associazione causale
• Sequenza temporale , cioè il presunto fattore di rischio
deve precedere temporalmente l’insorgenza della malattia ( p.e. tumori
e infezioni opportunistiche)
• Plausibilità biologica , cioè la possibilità logica,
confortata dalle conoscenze scientifiche , che l’esposizione possa
determinare una aumento delle probabilità di ammalare
• Forza dell’associazione, cioè grado della associazione
misurato dal rischio relativo
• Consistenza dell’associazione, cioè riscontro
dell’associazione in diversi occasioni (studi) e diversi
contesti
R. Palombino
47. Caratteristiche dell’associazione causale
• Relazione dose risposta, cioè un aumento o una
diminuzione della forza dell’associazione all’aumentare o
meno della esposizione
• Reversibilità , cioè la rimozione dell’esposizione
determina una riduzione del rischio di ammalare
• Assenza di fattori di confondimento, cioè
l’assenza di fattori di rischio della malattia associati al
fattore in studio (p.e. condizioni socio economiche
confondente del rapporto rifiuti e salute)
R. Palombino
48. Le misure in epidemiologia
Misure di associazione o di rischio
servono a valutare se l’essere esposti ad un
particolare condizione (biologica, di vita, di
lavoro, sociale) determina una maggiore
probabilità di ammalarsi.
Si usano in epidemiologia eziologica (o analitica).
Le più frequenti sono:
rischio relativo (RR)
rischio attribuibile (RA)
rischio attribuibile esposti (RAE)
rischio attribuibile di popolazione (RAP)
Frazione eziologica (FE)
R. Palombino
49. Le misure in epidemiologia
• Rischio relativo
E’ il rapporto tra la frequenza di una malattia
nel gruppo dei soggetti esposti rispetto a
quella nel gruppo dei non esposti. RR= M1
M0
• Rischio attribuibile
esprime la stima del n° di casi di malattia che
sono attribuibili ad un fattore di rischio fra i
soggetti compresi nel campione oggetto di
studio, o fra tutti i soggetti che compongono
la popolazione da cui il campione è estratto.
RA = M1 M0
R. Palombino
50. Le misure in epidemiologia
• Rischio attribuibile negli esposti
Rappresenta la proporzione di malati in una
popolazione esposta che può essere evitata
eliminando il fattore di rischio
RAE =M1 meno M0 diviso M1
Rischio attribuibile di popolazione
Rappresenta la quota di casi dell’intera
popolazione che non ammalerebbe se fosse
eliminato il fattore di rischio
RAP = RA x P (prevalenza fattore di rischio)
Oppure = M meno M0
R. Palombino
51. Le misure in epidemiologia
• Frazione eziologica Rappresenta la
proporzione totale di malati nella
popolazione dovuta al fattore di rischio
FE = RAP : INC. TOTALE
oppure
FE = M meno M0 : M
R. Palombino
52. Le misure in epidemiologia
Odds ratio/ rischio relativo
Il RR può essere calcolato correttamente
solo negli studi longitudinali
Negli studi di prevalenza e caso controllo si
può calcolare una stima del RR definita
odds ratio o rapporto crociato
R. Palombino
53. Le misure in epidemiologia
• Le misure fondamentali:
C. Misure di efficienza e di efficacia
-Servono a valutare la qualità di un servizio
sanitario o di un test dal punto di vista del
suo funzionamento intrinseco (efficienza) e
della sua reale capacità di modificare la
realtà nel senso degli obiettivi che ci siamo
proposti (efficacia). Sono quindi misure che
sono nate nella branca dell’epidemiologia
che valuta i servizi sanitari.
R. Palombino
54. Le misure in epidemiologia
Misure di efficienza sono:
1. Sensibilità
2. Specificità
3. Valore predittivo
Permettono di quantificare la capacità di un
test diagnostico di individuare i soggetti
malati(sensibilità) di discriminare i sani
(specificità) e la probabilità che un soggetto
individuato come malato o sano lo sia
veramente
R. Palombino
55. Le misure in epidemiologia
la sensibilità è la capacità (espressa in
misura percentuale) del metodo di
identificare i positivi tra tutti i malati
veri positivi/veri positivi + falsi negativi x 100
la specificità è la capacità (espressa in
misura percentuale) del metodo di
identificare i negativi tra tutti i sani
veri negativi/veri negativi + falsi positivi x 100
R. Palombino
56. sensibilità e specificità
Test Malattia
SI NO
+ a b
- c d
a+c b+d
a+b
c+d
a
Sensibilità =
a+c
d
Specificità =
b+d
a
Valore predittivo Pos =
a+b
d
Valore predittivo Neg =
c+d
veri pos
Valore predittivo = X 100
tutti i pos
R. Palombino
57. Le misure in epidemiologia
Misure di efficacia sono le misure che
valutano variazioni nella patologia prima e
dopo un intervento sanitario. Rientrano in
queste i tassi di incidenza e di prevalenza, i
tassi di mortalità e le loro differenze e le
misure di sopravvivenza
R. Palombino
58. Le misure in epidemiologia
Tasso di incidenza è il numero di nuovi
casi di una malattia, in un determinato
periodo, rapportato alla popolazione che lo
ha espresso
Tasso di prevalenza è il numero totale di
casi di una malattia in un determinato
momento rapportato alla popolazione che
lo ha espresso
R. Palombino
59. Le misure in epidemiologia
• Misure di sopravvivenza
Servono a valutare le differenze di
sopravvivenza in soggetti o gruppi di
soggetti in cui è diverso il comportamento
sanitario, ad es.,perché sono stati
sottoposti ad un test diagnostico o a un
intervento terapeutico, o più in generale
perché vivono in situazioni con
caratteristiche sanitarie e/o sociali diverse.
R. Palombino
60. Le misure in epidemiologia
Le misure di sopravvivenza sono utilizzate per
valutare l’attesa di vita media nella
popolazione e le sue variazioni nel tempo o
per valutare la sopravvivenza dopo interventi
terapeutici in condizioni controllate (trial
clinico).
Per la popolazione si usano le tavole di
sopravvivenza, cioè la rappresentazione
della mortalità per coorte di nascita.
R. Palombino
61. Le misure in epidemiologia
• Inferenza sui tassi
Costituisce la generalizzazione dei risultati
ottenuti da uno o più campioni all’universo
dal quale questi sono stato estratti.
Tale generalizzazione si può effettuare sulla
base di una corretta costruzione del
campione.
R. Palombino
62. Le misure in epidemiologia
Se il campione è realmente rappresentativo
dell’universo dal quale è stato estratto si
possono trasferire con ottima
approssimazione a quest’ultimo i risultati
ottenuti dal primo.
Un campione è rappresentativo quando tutti i
membri della popolazione dalla quale è stato
estratto avevano una eguale, o comunque
nota, probabilità di esservi incluso.
R. Palombino
63. Il campionamento
Il campionamento è un procedimento che
consiste nell’estrarre un certo numero di
unità tra tutte quelle componenti la
popolazione universo in maniera tale che
queste siano rappresentative dell’universo e
che i risultati ottenuti dal loro esame
possano essere estesi a quest’ultimo.
R. Palombino
64. Il campionamento
Il campione quindi è un sottoinsieme
dell’universo, rappresentativo di esso.
Un campione è rappresentativo quando tutti i
membri della popolazione dalla quale è stato
estratto hanno avuto la stessa probabilità di
essere inclusi nel campione.
R. Palombino
65. Il campionamento
Il campione può essere:
• Probabilistico quando tutti i soggetti hanno
una probabilità nota di essere inclusi nel
campione
• Non probabilistico ogni qualvolta si utilizzi
una lista non completa o vi è una percentuale
elevata di rifiuti o la scelta dei soggetti da
intervistare all’interno dello strato o del
grappolo è lasciata alla scelta
dell’intervistatore
R. Palombino
66. Il campionamento
Il campionamento probabilistico può essere:
1. casuale semplice
2. sistematico
3. stratificato
4. a grappolo
R. Palombino
67. Il campionamento
I test di inferenza statistica sono applicabili a
tutti i campioni probabilistici, sia che ogni
soggetto abbia una uguale probabilità di
essere incluso nel campione, sia che abbia
semplicemente una probabilità nota, nel qual
caso è possibile portare ai test le necessarie
correzioni.
R. Palombino
68. Il campionamento
1. Campionamento casuale semplice
Tutti i soggetti ed anche tutte le combinazioni
di soggetti hanno la stessa probabilità di
essere scelti. Tale campionamento è senza la
reimmissione dei soggetti, la probabilità di
essere estratti è uguale per i soggetti che
rimangono ed ogni estrazione è indipendente
dalla precedente.
R. Palombino
69. Il campionamento
1. Campionamento casuale semplice
Altra metodica è quella di attribuire a ciascun
soggetto un numero progressivo e ricorrere
poi, per l’estrazione di un campione, ad una
tabella di numeri casuali. Se nella tabella si
incontrano numeri già scelti in precedenza
bisogna trascurarli, poiché il campionamento
avviene senza reimmissione.
R. Palombino
70. Il campionamento
2. Campionamento sistematico
Consiste nel prendere 1 soggetto ogni x
soggetti, determinando il primo a caso.
Se i criteri secondo i quali i soggetti sono
elencati nella lista sono casuali, un
campionamento sistematico può
considerarsi a tutti gli effetti analogo ad un
campionamento casuale semplice.
E’ indicato se la lista è molto lunga e bisogna scegliere
un campione molto grande.
R. Palombino
71. Il campionamento
3. Campionamento stratificato
Per costruire un campionamento stratificato
dobbiamo prima suddividere tutti i soggetti
in gruppi o classi e scegliere poi campioni
indipendenti all’interno di ciascun gruppo
(con l’estrazione di un campione semplice o
sistematico).
E’ usato per aumentare l’efficacia dello schema di
campionamento
R. Palombino
72. Il campionamento
4. Campionamento a grappolo
Si divide l’universo in gruppi che vengono di
solito chiamati grappoli; si scelgono grappoli
che siano più eterogenei possibile al loro
interno e più omogenei fra di loro ma che al
tempo stesso siano abbastanza piccoli da
permettere una forte riduzione delle spese
connesse alle interviste.
E’ usato in genere per ridurre le spese
R. Palombino
73. Il campionamento
• Dimensioni del campione
La grandezza del campione dipende
essenzialmente dal grado di variabilità che
esiste tra le unità comprese nell’universo.
Maggiore è la variabilità più grande deve
essere il campione.
Un modo sintetico per esprimere la variabilità
intorno alla media dei valori osservati tra i
membri di un universo è la deviazione
standard.
R. Palombino
74. Il campionamento
Quando i valori provengono non dall’universo
intero, ma da campioni, è necessario
misurare l’errore medio che si commette
stimando la media della popolazione con la
media del campione.
Tale misura è data dall’errore standard che
dipende sia dalla deviazione standard che
dalla numerosità del campione. ES = DS
√n
Quanto più piccolo è l’errore standard tanto più validi
sono i risultati
R. Palombino
75. • Tipi di studio in epidemiologia:
Epidemiologia descrittiva
Epidemiologia analitica:
studio trasversale
studio retrospettivo
studio prospettivo
Epidemiologia sperimentale
R. Palombino
76. Tipi di studi in epidemiologia
• Studio descrittivo
E’ l’analisi secondaria di dati già esistenti o
raccolti per scopi diversi
Riguarda le caratteristiche delle persone
colpite da una certa malattia (o altro
fenomeno sanitario) in rapporto al luogo e al
tempo in cui tale fenomeno si è verificato
R. Palombino
77. studio descrittivo
gli studio descrittivi utilizzano primariamente i dati
correnti, cioè quei dati raccolti routinariamente per
finalità sanitarie o amministrative :
• Schede di morte
• Certificati assistenza al parto
• Scheda di dimissione ospedaliera
• Notifiche delle malattie infettive
• Notifica di malattie professionali e infortuni
• Consumo farmaceutico
• Dati demografici, periodici e censimentali
R. Palombino
78. studio descrittivo
Con lo studio descrittivo si può rispondere a
tre tipi di domande:
1. Relativamente alle caratteristiche delle
persone:
Età
Sesso
Provenienza geografica
Attività lavorativa
Classe sociale
Abitudini di vita
Religione,razza,stato civile ecc.
R. Palombino
79. studio descrittivo
2. Relativamente al luogo:
In una zona ristretta: reparti di una fabbrica
quartieri di una città
In una zona ampia: regioni
nazioni
continenti
R. Palombino
80. studio descrittivo
3. Relativamente al tempo:
Curve epidemiche
Andamenti stagionali
Trends temporali
Trends temporali dell’evento sanitario con
altri fenomeni di cui si ipotizza una
associazione
R. Palombino
81. MORTALITA' GENERALE FEMMINE, TASSI
STANDARDIZZATI PER 100.000 ABITANTI
Servizio Epidemiologia e Prevenzione
Raffaele Palombino
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1982-1985
1986-1989
1990-1993
1994-1997
1998-2001
A R EA A G R O
N O LA N O
A SL N A PO LI4
R EG IO N E
C A M PA N IA
PR O V IN C IA D I
A V ELLIN O
Agro Nolano :Ds 70
Ds 73 Ds 74
82. Servizio Epidemiologia e Prevenzione
Raffaele Palombino
Figura 2: Incidenza annuale dell'HAV (per 100.000 abitanti), in
Campania, in Italia e nell'ASL NA/4
0
5
10
15
20
25
30
35
40
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Anni
Campania Italia ASL NA/4
Fonte dati Italia: Ministero della Salute
Fonte dati Campania: OER
83. Servizio Epidemiologia e Prevenzione
Raffaele Palombino
Distribuzione dei casi di Epatite A, per classe
d’età, nell’ASL NA/4 e in Campania
* Fonte dati Regione Campania: ISS
ASL Napoli 4
(gennaio-dicembre 2004)
Regione Campania
(gennaio-maggio ’04)
Classi d'età
n. di
casi % % cumulativa n. di casi %
0-5 18 11,8 11,8 54 8,7
6-10 14 9,2 21,0 70 11,4
11-20 41 27,0 48,0 183 30
21-30 56 36,8 84,8 209 34
31-40 21 13,8 98,6 74 12
41+ 2 1,3 100,0 19 3,1
non rilevata 0 6 0,9
Totale 152 615
84. Servizio Epidemiologia e Prevenzione
Raffaele Palombino
* Tasso = (N. casi per distretto/ popolazione
distretto anno 2003) X 100.000 abitanti
Grafico 5 - Tassi di incidenza di Epatite A per Distretti di
residenza
0
20
40
60
80
100
120
140
160
69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 ASL
N.di casi Tasso*
85. Servizio Epidemiologia e Prevenzione
Raffaele Palombino
Figura 6-Correlazione casi di Epatite A e consumo di
frutti di mare crudi o poco cotti
70%
30%
SI NO
86. Servizio Epidemiologia e Prevenzione
Raffaele Palombino
* Tasso = (N. casi per distretto/ popolazione
distretto anno 2003) X 100.000 abitanti
Grafico 9 - Distribuzione casi di epatite A per Comune di
residenza
0
5
10
15
20
25
M
assa
diS.
Pom
igliano
Poggiom
arino
Sant'Anastasia
Som
m
a
V.na
Volla
ASL
n°dicasi
0,0
50,0
100,0
150,0
200,0
250,0
300,0
350,0
400,0
Tassi
casi tasso*
87. Servizio Epidemiologia e Prevenzione
Raffaele Palombino
* Tasso = (N. casi per distretto/ popolazione
distretto anno 2003) X 100.000 abitanti
Distretto N.di casi Tasso*
69 8 16,3
70 11 18,6
71 10 20,7
72 6 12,1
73 9 12,6
74 3 8,1
75 38 62,3
76 34 54,2
77 7 13,7
78 6 23,5
79 20 47,6
Totale ASL 152 27,3
Tassi di Epatite A per distretto
88. studio descrittivo
L’elemento tempo dà la prospettiva dinamica
e storica del fenomeno.
Sono molto utilizzate a tale scopo le curve
epidemiche che possono fornire utili
indicazioni sull’origine di un evento a
carattere epidemico
R. Palombino
89. studio descrittivo
La funzione più importante degli studi
descrittivi è quella di fornire ipotesi sulle
possibili cause di malattia.
Ipotesi di associazione che debbono essere
testate da studi più approfonditi potendo
essere apparenti o indirette.
R. Palombino
90. studio descrittivo
R. Palombino
Obiettivi:
Descrivere la distribuzione di fenomeni sanitari
in rapporto a tempo, spazio e caratteristiche individuali
Ipotizzare, attraverso correlazioni ecologiche,
l’associazione tra malattie e fattori di rischio
Vantaggi:
Dati già raccolti, accessibili, spesso già elaborati
Bassi costi e rapidità di esecuzione
L’uso di classificazioni standard facilita i confronti
Svantaggi:
Difficilmente si possono vagliare ipotesi etiologiche
specifiche
Distorsioni più comuni:
►Sottostima dei fenomeni per omissioni nella
segnalazione
91. Studio trasversale
E’ la forma più semplice di ricerca epidemiologica
analitica perché fornisce dati di base descrittivi:
della situazione al momento
sulla prevalenza di un fenomeno morboso
sull’associazione di questo a determinati fattori
OBIETTIVO:
Individuare la causa delle malattie e i fattori che
ne favoriscono o ne ostacolano l’insorgenza e
la diffusione
R. Palombino
92. Studio trasversale
La progettazione di uno studio trasversale:
1. Definizione:
dell’obiettivo
dell’entità delle risorse disponibili
del tempo necessario
2. Scelta della popolazione da studiare
3. Costruzione di un campione rappresentativo
R. Palombino
93. Studio trasversale
4. Raccolta dati:
⇒ intervista
⇒ questionario autocompilato
⇒ esame documentale
⇒ esame obiettivo e/o strumentale
5. Definizione del grado di adesione
all’indagine, qualunque sia la dimensione del
campione è essenziale che la partecipazione
si avvicini al 100%
6. Misura della validità dello strumento di
rilevazione dei dati: sensibilità e specificità.
R. Palombino
94. Indagine di prevalenza delle
infezioni ospedaliere presso le
strutture di ricovero
Luisa Sodano, Ministero della Salute-CCM
Raffaele Palombino Asl Napoli 4
Skerdi Faria, Istituto Superiore di Sanità
Carla Zaccaro, Azienda Ospedaliera “San Camillo-Forlanini”-Roma
Brusciano (NA), 21 ottobre 2005
95. Contesto
– nord est della città di Napoli
– 35 comuni
– 11 distretti sanitari
– circa 530.000 abitanti
– 11 strutture di ricovero: 2 pubbliche e 9
private accreditate
– 866 posti-letto all’epoca dell’indagine
(autunno 2004) con un range compreso tra
34 e 150
96. Obiettivi
– apprendere e mettere in pratica l’utilizzo di
strumenti epidemiologici per monitorare le IO
– rilevare la frequenza puntuale delle IO e
descriverne le caratteristiche
– determinare la prevalenza dei pazienti esposti a
procedure invasive
– quantificare l’uso degli antibiotici e identificarne
i motivi
– calcolare la frequenza con cui si effettuano
esami diagnostici
– rilevare la frequenza puntuale delle lesioni da
pressione
97. Principali caratteristiche demografiche
e assistenziali dei pazienti
Pazienti arruolati 574
Età media 54,2 anni
Femmine 55,7%
Degenza pre-indagine media
<7 gg (tranne che in
una struttura)
Esami microbiologici 13,5%
Rx torace 64,5%
I pazienti delle case di cura private accreditate più frequentemente
sono stati sottoposti ad<almeno una procedura diagnostica
99. Prevalenza di IO in atto per sito
(n=574)
Sito di inf. ospedaliera Prevalenza
Infezioni delle vie urinarie 1,4%
Infezioni del sito chirurgico 0,7%
Polmoniti 0,3%
Sepsi clinica 0,2%
Le infezioni più frequenti sono quelle delle vie urinarie e sono
risultate associate all’uso del catetere vescicale
100. Prevalenza di procedure invasive
per tipologia (n=574)
Tipo di procedura Prevalenza
Catetere vescicale 15,2%
Drenaggio chirurgico 5,4%
Catetere vascolare centrale 0,5%
Intubazione 0,2%
Nutrizione parenterale totale 0,2%
Nel 70% dei pazienti il catetere vescicale era a circuito aperto
Nel 48% dei pazienti i drenaggi chirurgici erano a circuito aperto
101. Momento di avvio della profilassi
antibiotica rispetto all’atto chirurgico
Classe intervento
Avvio della profilassi antibiotica
prima durante dopo missing
% % % %
pulito (n=70) 61,4 15,7 15,7 7,1
pulito-contaminato (n=88) 29,5 37,5 30,7 2,3
La proporzione di procedure pulite con avvio della profilassi
antibiotica prima dell’intervento è significativamente più elevata
rispetto alle procedure pulito-contaminate
102. Motivi del trattamento antibiotico
(n=258)
Motivo del trattamento Percentuale
Assenza di indicazioni chiare 38,8%
Profilassi perioperatoria 31,0%
Terapia infezione 15,0%
Profilassi per altri motivi 13,6%
Missing 1,6%
In poco più della metà dei casi non è ben definito il motivo del
trattamento antibiotico in atto al momento dell’indagine
103. studio trasversale
R. Palombino
Obiettivi:
Descrivere la prevalenza di un fenomeno sanitario
in rapporto a spazio e caratteristiche individuali
Analizzare le associazioni tra fattori di rischio e
malattie attraverso il calcolo dell’odds ratio
Vantaggi:
Di breve durata e relativamente poco costoso
Se il campionamento è corretto i risultati sono
generalizzabili
Svantaggi:
Non si addice a fenomeni rari o di breve durata
Le esposizioni pregresse più difficilmente misurabili
Distorsioni più comuni:
►Conclusioni errate per campionamento non corretto
►Adesioni all’indagine non elevata
104. Studio retrospettivo (caso controllo)
Negli studi retrospettivi si parte dai malati
(casi) ed in essi si verifica se vi sia presenza
o vi sia stata esposizione a determinati fattori
di rischio.
La stessa verifica si effettua in gruppi di sani
(controlli)
Una differenza statisticamente significativa
nella presenza di un fattore di rischio tra casi
e controlli può indicare una responsabilità di
tale fattore nel determinare la malattia
R. Palombino
105. Studio retrospettivo (caso controllo)
Scelta del gruppo di controllo (fondamentale
per la correttezza delle conclusioni):
Il gruppo controllo può essere:
campione rappresentativo della
popolazione
campione di ricoverati per altre malattie
(senza fattori di rischio in comune)
accoppiamento o matching (per ognuno dei
malati si scelgono uno o più controlli con le
stesse caratteristiche)
R. Palombino
106. Studio retrospettivo (caso controllo)
Metodi di rilevazione dei dati:
1. Documenti già esistenti
2. Interviste
Possibili distorsioni dell’intervista:
• la memoria delle persone colpite da una
malattia o da un evento può essere
influenzata da diversi fattori
• i casi possono essere più disposti a
collaborare dei controlli
R. Palombino
107. Studio retrospettivo (caso controllo)
Altre possibili distorsioni possono essere
dovute a:
• variare nel ricordo di eventi passati
• differenze nelle percentuali di rispondenza
casi/controlli
• over matching che nasconde possibili
fattori di rischio
R. Palombino
108. Analisi statistica dei dati
Malati Sani Totale
fattore di rischio
Presente a b a+b
Assente c d c+d
Totale a+c b+d a+b+c+d
R. Palombino
109. Studio retrospettivo (caso controllo)
Da questo tipo di studio si può ricavare l’odds
ratio (OR) una stima del Rischio Relativo
(RR), cioè del rischio di sviluppare la malattia
nelle persone esposte rispetto a quelle non
esposte
RR = incidenza negli esposti/ incidenza nei non
esposti
OR = stima del rischio relativo, rapporto
crociato ad/bc
R. Palombino
110. studio retrospettivo
R. Palombino
Obiettivi:
Valutare il ruolo di uno o più fattori di rischio
nell’etiopatogenesi di una malattia
Stimare il rischio relativo
Vantaggi:
E’ organizzativamente semplice poco costoso e rapido
Può essere utilizzato per malattie anche molto rare
Può indagare contemporaneamente più fattori di rischio
Svantaggi:
Non è adatto se il fattore di rischio è poco frequente
Mancanza di dati oggettivi su esposizioni pregresse
Distorsioni più comuni:
►Selezione non accurata dei casi e dei controlli
►Ricordi diversi nei casi rispetto ai controlli
►Atteggiamenti diversi degli intervistatori nei casi
rispetto ai controlli
111. Studio prospettico ( o di coorte)
Lo studio prospettico consiste nel porre sotto
sorveglianza una popolazione definita, o un
suo campione, per un certo numero di anni
rispetto alla esposizione o meno a quel
fattore di rischio o all’occorrenza o meno di
quel fenomeno sanitario
R. Palombino
112. Studio prospettico ( o di coorte)
Il confronto dell’incidenza delle malattie o
dell’evoluzione della mortalità nel gruppo
degli esposti e dei non esposti permette,
attraverso il calcolo del rischio relativo, una
valutazione del ruolo dei fattori di rischio in
questione nell’eziologia della malattia
considerata
R. Palombino
113. Studio prospettico ( o di coorte)
Fasi:
1. ipotesi sull’associazione di uno o più fattori
di rischio con una malattia o un altro
evento sanitario;
2. scelta di una popolazione o del campione
nel quale siano presenti, con una certa
frequenza sia il fattore di rischio che la
malattia;
3. valutazione in ogni componente della
coorte delle condizioni di salute e di
esposizione al/ai fattori di rischio
R. Palombino
114. Studio prospettico ( o di coorte)
4. registrazione (con periodicità stabilita caso
per caso) delle variazioni dello stato di
salute e dell’esposizione ai fattori di rischio
5. misurazione periodica dei tassi di incidenza
negli esposti e nei non esposti
6. misurazione del rischio relativo per
esposizione e, fra gli esposti, per grado di
esposizione
R. Palombino
115. studio prospettico o di coorte
R. Palombino
Obiettivi:
Calcolare i tassi di incidenza e di mortalità delle
malattie
Calcolare il rischio relativo (RR) e attribuibile (RA)
attraverso l’analisi delle esposizioni
Analisi differenziata per livelli e durata dell’esposizione
116. Studio prospettico ( o di coorte)
Vantaggi:
• adatto per malattie frequenti
• Tutti i nuovi casi di malattia possono essere
accertati obiettivamente
• Valuta contemporaneamente l’incidenza di più
malattie
• il rischio relativo è preciso
• il gruppo di controllo è costituito da parte
della coorte
• La rilevazione dei fattori di rischio non è
influenzata dalla presenza della malattia
R. Palombino
117. Studio prospettico ( o di coorte)
Svantaggi:
• Inadatto per malattie rare
• tempi di attuazione lunghi
• spesa considerevole
• numero di soggetti necessari grande
• perdita di soggetti durante lo studio
La dimensione del campione va correlata alla frequenza
della malattia alla grandezza del rischio relativo
ipotizzato e alla durata dello studio
Distorsioni più comuni:
► Perdite al follow up
► Cambiamenti nel tempo delle metodiche di rilevazione
► Diversità nell’accertamento negli esposti rispetto ai
non esposti
R. Palombino
118. Studio di Framingham
Studio sui fattori di rischio per le malattie
cardiovascolari:
- iniziato nel 1948
- durato 20 anni
- coorte di 6.500 persone di età 32-60 anni da
una popolazione di 10.000
Ha dimostrato l’aumento del RR per malattia
coronarica all’aumento della colesterolemia
R. Palombino
119. Studio di epidemiologia sperimentale
Si propone lo studio delle conseguenze della
modificazione,controllata e programmata, di
alcuni fattori che influenzano, o si ipotizza
influenzino, un fenomeno.
osservazione della popolazione prima dell’intervento
↓
intervento
↓
osservazione della popolazione per valutare gli effetti
dell’intervento
R. Palombino
120. Studi di epidemiologia sperimentale
Possono essere eseguiti in due modi:
• intervento negativo: introduzione del
presunto agente nocivo in una popolazione
sana e osservazione dello sviluppo o meno
della relativa patologia;
• intervento positivo: introduzione di una
misura preventiva o terapeutica e
osservazione dell’evolversi della patologia
R. Palombino
121. Studi di epidemiologia sperimentale
Fasi:
1. scelta della popolazione o del campione
che deve essere rappresentativa di quella
più vasta alla quale si vuole estendere i
risultati ottenuti
2. divisione casuale dei soggetti tra il gruppo
dei trattati e il gruppo di controllo
3. confronto dei risultati ottenuti nei due
gruppi
R. Palombino
122. Studi di epidemiologia sperimentale
R. Palombino
Obiettivi:
Paragonare l’efficacia di due o più trattamenti
terapeutici, diagnostici, preventivi
Vantaggi:
E’ lo studio più corretto da un punto di vista
metodologico (randomizzazione, doppio cieco)
Sono rispettati i principi dell’inferenza statistica
Svantaggi:
Applicazioni limitate nell’uomo da problemi etici
Spesso difficile organizzativamente, di lunga durata
e costoso
Distorsioni più comuni:
►Perdita al follow up
►Rifiuto alla partecipazione
►La conoscenza del trattamento può influenzare
l’accertamento dell’esito
123. Le fasi di uno studio epidemiologico
Formulazione di specifici obiettivi della ricerca e delle ipotesi di partenza
Esame attento e sistematico della letteratura esistente
Discussione di gruppo tra tutti i partecipanti
Identificazione delle variabili che si intendono valutare e dei mezzi per
ottenerle
Identificazione di fattori di confondimento che potrebbero falsare i risultati
Scelta del tipo di studio epidemiologico più appropriato
Scelta del metodo di raccolta delle informazioni (questionari, misurazioni)
Identificazione delle risorse (personale per le varie fasi, fondo, ecc.)
Verifica dell’accessibilità dei dati (regole etiche, legge sulla privacy, ecc.)
Valutazione dei tempi di esecuzione per le varie fasi
Precisa definizione di esposizione ed esiti
FASE PRELIMINARE
METODOLOGIA DI STUDIO
124. Le fasi di uno studio epidemiologico
Definizione della popolazione per la quale si vogliono trarre le deduzioni
finali
Scelta del campione più adeguato al contesto e verifica della accessibilità
e cooperatività
Scelta della dimensione campionaria (in base alle conclusioni attese, alle
tecniche statistiche adottate ed alle risorse) e sua selezione
(randomizzazione o altro metodo)
Scelta delle informazioni realmente necessarie per le finalità proposte
Preparazione del questionario o della scheda di raccolta dei dati
Definizione dei criteri per la raccolta delle informazioni
Predisposizione delle codifiche alle risposte e delle modalità di
codificazione
POPOLAZIONE E CAMPIONAMENTO
SISTEMA RACCOLTA DATI (questionari)
125. Le fasi di uno studio epidemiologico
Assicurarsi che vengano rispettate tutte le norme etiche di una ricerca
scientifica
Richiesta dell’eventuale consenso informato
Richiesta delle autorizzazioni necessarie allo svolgimento della ricerca
Verifica della compatibilità con le normative vigenti
E’ importante soprattutto se si tratta di una nuova ricerca
Valutazione del questionario o altro metodo di rilevamento dei dati
Eventuale addestramento degli intervistatori
Valutazione della percentuale di adesioni
Accettabilità dell’indagine da parte dei partecipanti
PROBLEMI ETICI E PRIVACY
STUDIO PILOTA