La comunicazione politica è una disciplina del tutto differente dalla comunicazione commerciale: diffidate da chi applica teorie classiche di marketing
per appuntamenti elettorali.
Cinque motivi per affidarsi ai professionisti della comunicazione politica e due storie che raccontano che non sono più sufficienti.
Greenpeace e la comunicazione politica (ambientale)
Da spin doctor a ricercatori - Come cambia il ruolo del consulente politico ai tempi dei social media
1. Da spin doctor a ricercatori
Gianni Florido e la
Come cambia il ruolo del consulente politico
ai tempi dei social media
Provincia di Taranto
Strategia di comunicazione
Firenze, 21 aprile 2012
Dotcafè – Social politics
La comunicazione politica
Attraverso i social media
Dino Amenduni, Proforma
2. Chi parla?
Mi chiamo Dino Amenduni (biglietto da visita elettronico)
Sono il responsabile dei nuovi media e
consulente per la comunicazione politica a
Proforma, agenzia di comunicazione di Bari,
mia città natale, dove ho studiato, vivo e
lavoro
Sono blogger sul Fatto Quotidiano
(link al blog) e tra i fondatori di Quink,
collettivo di satira e mediattivismo (
www.quink.it)
3. Commenta
in diretta web
Twitter:
#dotcafe
@doonie
@dotmedia
Facebook:
http://www.facebook.com/amenduni
Slideshow disponibile su www.slideshare.net/doonie
4. Premessa
La comunicazione politica è una
disciplina del tutto differente dalla
comunicazione commerciale:
diffidate da chi applica teorie
classiche di marketing
per appuntamenti elettorali
5. Cinque ragioni
per affidarsi ai tecnici della
comunicazione politica
1. Distacco
2. Esperienza
3. Competenze
4. Contaminazione
5. Sicurezza
6. Cinque ragioni per affidarsi
ai tecnici della
comunicazione politica 1. Distacco
Ogni candidato alle elezioni, che sia in un piccolo comune o alle elezioni
politiche, considera la sua campagna elettorale come la più importante
in assoluto in quel momento. Stesso discorso vale per il suo staff
ristretto. È un atteggiamento del tutto comprensibile: una vittoria o
una sconfitta elettorale può essere decisiva per la carriera e la vita di
candidati e staff, che per questo motivo sono assai attivi emotivamente,
soprattutto perché immersi nel contesto competitivo, sociale, culturale,
comunitario di riferimento
I professionisti della comunicazione sono invece obbligati a mantenere
la calma, ad analizzare oggettivamente le variabili, a risolvere
problemi, a disegnare strategie, a essere razionali più che emotivi
7. Cinque ragioni per affidarsi
ai tecnici della
comunicazione politica 2. Esperienza
Ogni campagna elettorale ha la sua storia, il suo scenario competitivo, i
suoi candidati, gli strumenti e gli eventi più appropriati. Il web accelera
ulteriormente questo processo evolutivo e rende sempre più difficile (e
inutile) offrire soluzioni preconfezionate. Da spin doctor a ricercatore:
sono i dati prodotti quotidianamente da sostenitori, volontari, elettori,
media a contribuire alle scelte
Allo stesso tempo un tecnico della comunicazione sa cosa è urgente e
cosa no, cosa è prioritario e cosa no, cosa è indispensabile e cosa è
superfluo, in che ordine bisogna realizzare ciò che viene chiesto, come
organizzare un gruppo di lavoro e come farlo comunicare
efficacemente all’interno e all’esterno
8. Cinque ragioni per affidarsi
ai tecnici della
comunicazione politica 3. Competenze
I tecnici della comunicazione politica, specie se organizzati in agenzie o
in strutture creative, possono essere supportati da altri professionisti di
tutte le discipline necessarie per una campagna elettorale. Le risorse
non devono essere dunque cercate di volta
Grafici, copywriter/ghostwriter, videomaker, fotografi, media planner,
organizzatori di eventi, creativi, esperti di social media: meglio
centralizzare le competenze in un unico gruppo di lavoro per accelerare
i processi, far lavorare persone già abituate a farlo insieme e risparmiare
La risorsa più importante deve nascere dentro il comitato: è il campaign
manager
9. Cinque ragioni per affidarsi
ai tecnici della
comunicazione politica 4. Contaminazione
Un buon comunicatore (politico) studia costantemente. Per questo
motivo è esposto a stimoli creativi, culturali, artistici sempre diversi.
Segue l’attualità e le evoluzioni della politica
A differenza di un candidato e di uno staff ristretto di campagna
elettorale, obbligato o quasi a mantenere la concentrazione esclusiva
sull’obiettivo, un tecnico della comunicazione può imparare cose nuove,
provenienti dalle discipline più disparate, e metterle al servizio della
campagna elettorale. Può anche trarre ispirazione da campagne
elettorali che si svolgono in contemporanea per suggerire idee di
comunicazione, di metodo o di programma
10. Cinque ragioni per affidarsi
ai tecnici della
comunicazione politica 5. Sicurezza
Un volontario può non essere disponibile a qualsiasi ora. Un precario
può abbandonare il comitato o ridurre gli sforzi per una nuova occasione
professionale. Un militante può perdere la motivazione in corsa. Un
grande elettore può non dare tutto il suo impegno per il candidato (se è
candidato a sua volta deve pensare a sé, se fa un altro lavoro può
dedicare solo il suo tempo libero)
I tecnici della comunicazione, invece, devono essere a disposizione del
candidato, compatibilmente con gli accordi presi. Di giorno e di notte,
anche in condizioni di urgenza. Se un candidato non vuole correre il
rischio di restare solo, anche per brevi momenti, ha bisogno della
professionalità dei tecnici
11. Perché gli spin doctor
non bastano più:
come cambia la professione
La comunicazione politica
generativa
Due casi: Amministrative 2011
e Referendum 2011
12. Social media e
politica #1
Amministrative 2011
I perché di una
campagna elettorale storica
13. Amministrative 2011
Cosa ricorderemo di queste elezioni
Amministrative?
Se la risposta è:
#morattiquotes
#sucate
Red Ronnie
Satira politica
Vuol dire che la comunicazione politica italiana è
cambiata in modo irreversibile
14. Verso la comunicazione politica
generativa
I processi comunicativi di maggior successo
di questa campagna elettorale sono nati:
In rete, in particolare, su Twitter. Poi sono diventate notizie e
sono finiti sui mezzi tradizionali;
Grazie agli utenti e non nei comitati elettorali o nei partiti (che
nel caso di Pisapia e De Magistris sono stati bravi a riprendere e
valorizzare i processi spontanei)
Non necessariamente nelle città dove si andava a votare: alla
campagna elettorale ha partecipato tutta l’Italia. Come voleva
Berlusconi, ma per la prima volta con effetti per lui nefasti
A costo zero
Quasi mai grazie al lavoro di attivisti politici “puri”
15. Verso la comunicazione politica
generativa
Per queste ragioni le campagne elettorali cambieranno
irreversibilmente, in presenza di queste variabili:
- Entusiasmo attorno alla candidatura;
- Utilizzo esplicito della Rete come strumento di attivazione
e organizzazione dei sostenitori;
- Ascolto e feedback sistematico delle istanze degli utenti
(sia per la costruzione del programma che per creatività e
scelte di comunicazione) il web visto non come raccatta-
voti, ma come elemento di costruzione di senso di comunità
In presenza di queste condizioni, cambia anche il ruolo
di chi lavora alle campagne elettorali
16. La nuova comunicazione politica:
da spin doctor a ricercatori
I manager di campagna elettorale, i consulenti, i ghost
writer, i creativi non dovranno più basare le loro scelte
sulla base di precedenti esperienze, di intuito o attraverso
presunte doti sciamaniche
Le campagne saranno guidate dai dati, prodotti ogni giorno
e in grande quantità dagli utenti della Rete che non faranno
altro che continuare la loro attività di aggiornamento e
condivisione dei contenuti
Più che scrivere e pensare sarà importante leggere e
interpretare
La variabile decisiva (e non esistente fino a 10 anni fa) è la
possibilità degli utenti di utilizzare il surplus cognitivo
17. I nuovi comunicatori politici: tutti
Saltano alcuni schemi classici
dell’impegno politico
- Per fare (comunicazione) politica bisogna essere esperti di
politica
- Per fare politica bisogna stare nei partiti o nelle
associazioni
- Per fare politica bisogna partecipare alle riunioni (magari
fissate in orario d’ufficio, dunque inaccessibili)
- Per fare politica bisogna assecondare i ritmi della politica
- Il consenso è regolato solo dai mezzi tradizionali
18. I nuovi comunicatori politici: tutti
Si fanno strada nuovi paradigmi
- Si può fare (comunicazione) politica anche con un tweet;
- Si fa politica scegliendo lo strumento più adatto alle
proprie attitudini;
- Si fa politica a qualsiasi ora del giorno;
- Si fa politica quando si ha un minuto libero;
- Si fa politica anche parlando di altro, o usando altri
linguaggi (la satira, ad esempio)
19. Social media e
politica #2
Referendum 2011.
Cambia il vento,
Internet produce
energia rinnovabile
20. Habemus quorum, come mai?
Il Referendum 2011 rappresenta un ulteriore caso di studio
per la comunicazione politica italiana
Partiti in sordina e senza adeguata copertura comunicativa
sui mezzi tradizionali (in particolare di servizio pubblico), i
comitati e i gruppi di attivazione sono stati aiutati dal
contributo spontaneo, caoticamente organizzato e virale
degli elettori
Facebook è diventato strumento di autocomunicazione di
massa: i ‘produttori’ e ‘consumatori’ di informazione hanno
convissuto nello stesso ecosistema mediale
Alcuni dati per l’analisi: Atlante Politico Demos-Demetra
(Link al sondaggio completo) del 27 giugno 2011
22. Il ruolo del passaparola
Una campagna non massificata: metà dell’elettorato
attivo/persuasivo ha agito in modo personalizzato e su
cerchie ristrette, meno del 10% ha usato volantini o
animato banchetti
Una campagna portaUsb-a-porta: Internet non ha
prodotto direttamente opinione, ma ha fornito gli
strumenti informativi per attivare un passaparola maturo
e consapevole
Internet è stato decisivo, ma (come sempre) non come
agente attivo di cambiamento; piuttosto come
strumento di formazione e organizzazione, come
elemento di potenziamento di un sentimento già
condiviso tra gli italiani
24. I nuovi influencer
Gli attivisti referendari sono in gran parte ‘nuovi’,
persone che non si erano mai attivate in campagna
elettorale
Il 90% di questa nuova attivazione (leggera + reticolare) è
legata alla presenza del web sulla scena mediatica.
Senza Internet, in molti non avrebbero fatto campagna
Il 9% dell’elettorato complessivo (il 16% di elettori attivi
al referendum) ha contribuito in modo decisivo al
successo della campagna. È una èlite o è la prima
campagna partecipata?
L’attivazione ‘leggera’ è ‘pesante’ a livello elettorale