Il progetto Manuzio, ovvero l'idea di distribuire gratuitamente via Internet i più grandi capolavori della letteratura liberi da copyright, è nato nel 1993, ben prima del fenomeno "e-book". Per anni il progetto è stato il rifugio di una specie umana rara: lettori di libri (il che è già anomalo, se guardiamo alle statistiche), ma anche appassionati di tecnologia, open source e libera condivisione. Questo bizzarro laboratorio è stato ed è un interessante spazio di riflessione. Da quando - grazie alla digitalizzazione - la riproduzione di un prodotto culturale non costa nulla, e da quando anche i costi di distribuzione hanno iniziato a calare verso lo zero (e ci siamo molto vicini), che ruolo ha il mercato? In questo scenario di trasformazione rivoluzionaria (e una volta tanto non è esagerato parlare di rivoluzione), si sono creati o no degli spazi che lo Stato non ha saputo ancora colmare? Molti animatori del progetto Manuzio, pur collaborando a titolo gratuito, sono convinti sostenitori dell'opportunità che un autore, una casa editrice, un musicista, insomma che un operatore culturale trovi modo di ricavare equa remunerazione dal proprio lavoro. Proprio per garantirgli indipendenza, libertà di pensiero e di parola. Eppure nemmeno con l'avvento di Internet sembra si siano aperte reali opportunità in tal senso... Oppure no. Magari siamo vicini a una soluzione, manca qualcosa, poco, e per la prima volta nella storia si potrà vivere scrivendo, componendo musica, informando. Non una lotteria dove pochissimi, da contarli sulle dita di una mano, guadagnano milioni, e milioni vivono d'altro. Qualcosa di molto più semplice, a portata di mano. Di che si tratta? Per ora possiamo anticipare che il principale ostacolo sono due pezzetti di plastica