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Esito del processo
Commissione Grandi Rischi



       Analisi di come la notizia dell'esito
 del processo alla Commissione Grandi Rischi
     sia stata trattata dai media tradizionali
                 e dai nuovi media.
Scopo dell'analisi




Scopo dell'analisi è evidenziare le differenti operazioni mediatiche
      alla base del processo e della divulgazione dell'esito,
   e le modalità con cui differenti media tendono a manipolare
         l'opinione pubblica, accentuando visioni opposte.
La notizia
      Dopo il terremoto avvenuto a L'Aquila, sette membri della
Commissione Grandi Rischi vengono processati a causa di un intervento
             volto a rassicurare la popolazione della città
       riguardo la possibilità che si verifichi un evento sismico
   di elevata magnitudo successivo ad una lunga serie di scosse
                   già avvenute nei giorni precedenti.
                Il processo termina il 22 Ottobre 2012,
       con la condanna degli imputati a sei anni di reclusione.

             Iniziamo con l'analisi degli articoli di giornale.
Intercettazione Repubblica.it, Bertolaso:
                 "La verità non la possiamo dire"
 Operazione mediatica      “Un fatto gravissimo. E poi si parla di processo alla
                           scienza. Qui si evidenziano, una volta di più, ombre
                           inquietanti che si allungano sui giorni immediatamente
                           precedenti e immediatamente successivi al terremoto”.
                             “All’Aquila non si doveva sapere la verità. – ha dichiarato
                           Vittorini, intervenendo durante la seduta del Consiglio
                           comunale dedicata al bilancio– Né prima né dopo il
Rapporti con la politica   terremoto del 6 aprile gli aquilani dovevano sapere come
                           stavano le cose. Coloro che avevano il compito di
                           prevenire e di informare la popolazione rispetto al rischio di
                           un sisma hanno invece scelto, e imposto, di nascondere le
                           informazioni, anziché divulgarle. Questa è la responsabilità
                           che la recente sentenza di condanna per i componenti
                           della Commissione Grandi Rischi che parteciparono alla
                           riunione del 31 marzo ha evidenziato in tutta la sua
                           drammatica evidenza.
                             In questi giorni si fa un gran parlare di processo alla
                           scienza, quasi a voler spostare, ancora una volta, il
                           discorso. Si fanno addirittura paragoni con il processo a
                           Galileo. In discussione, invece, non c’è la possibilità o
                           meno di prevedere i terremoti, ma l’obbligo per chi di
                           dovere di informare. Mai più deve accadere, in un Paese
       La vera accusa
                           che si definisce civile e democratico, che ai cittadini si
                           nasconda la verità su questioni che riguardano la
                           sicurezza e la stessa vita”.
Grandi rischi, la scienza non c’entra. I
sismologi “condannati” dalla politica
Dopo la sentenza dell'Aquila, il mondo della ricerca si mobilita in
favore degli esperti della Commissione: "Sentenza ingiusta, i terremoti
non si possono prevedere". Ma l'accusa è esattamente opposta: aver
fatto filtrare alla popolazione messaggi tranquillizzanti. In
"un'operazione mediatica" per "tranquillizzare la gente" voluta dal
capo della Protezione civile Bertolaso

 C’è persino chi tira in ballo Giordano Bruno e Galileo Galilei per commentare la sentenza contro i
 membri della Commissione grandi rischi per l'ormai famosa riunione indetta pochi giorni prima del
 terremoto in Abruzzo. Lo fa il presidente della Toscana Enrico Rossi, che parla di una sentenza che
 “lascia sconcertati”, perché la scienza “non si processa in tribunale”. E agli esperti condannati a sei anni
 di     reclusione     arriva     la    solidarietà    della     comunità     scientifica    internazionale,
 in difesa dei colleghi colpevoli “di non aver previsto il terremoto”. Accusa che giustamente appare
 assurda alla stragrande maggioranza dei sismologi, tutti concordi nel dire che allo stato attuale delle
 conoscenze fissare sul calendario la data anche approssimativa di un sisma è semplicemente
 impossibile.
 Peccato che le cose non stiano affatto così, e probabilmente chi ha diffuso appelli per la libertà della
 ricerca non ha letto le carte dell’inchiesta. A partire dalla memoria del pm dell’Aquila Fabio Picuti,
 depositata il 13 luglio 2010 e quindi ben nota, dove si legge: “L’intento non è quello di muovere agli
 imputati un giudizio di rimprovero per non aver previsto la scossa distruttiva del 6 aprile 2009 o per non
 aver lanciato allarmi di forti scosse imminenti o per non aver ordinato l’evacuazione della città”. Proprio
 perché, è lo stesso sostituto procuratore a scriverlo, “la scienza non dispone attualmente di conoscenze
 e strumenti per la previsione deterministica dei terremoti”. A inguaiare gli esperti capitanati dal
 presidente dell’Ingv Enzo Boschi non è stato il presunto oscurantismo dei giudici, ma l’esigenza tutta
 politica di “rassicurare” gli abitanti del capoluogo abruzzese, allarmati da una lunga sequenza di
 scosse e dai primi danneggiamenti di edifici, a partire da una scuola.

                                                                                Prosegue..
   Operazione mediatica              La vera accusa
LE TESTIMONIANZE: “MORTE PERCHE’ RASSICURATE DA QUELLA RIUNIONE”. L’accusa è opposta a quella evocata
negli appelli a difesa degli imputati: da quella riunione sono filtrati messaggi tranquillizzanti, tesi a escludere una scossa
devastante. Agli atti dell’inchiesta ci sono le testimonianze che raccontano come la vulgata mediatica di quella riunione abbia
convinto molte future vittime a metter da parte ogni preoccupazione. “Placentino Ilaria, deceduta nel crollo dell’abitazione di
Via Cola dell’Amatrice n.17, e Rambaldi Ilaria, deceduta nel crollo dell’abitazione di Via Campo di Fossa n.6/B”, secondo le
testimonianze dei parenti, “erano studentesse universitarie fuori sede che all’indomani del 31 marzo 2009 avevano scelto di
rimanere a L’Aquila e di restare in casa la notte tra il 5 e il 6 aprile facendo affidamento sulle conclusioni della riunione della
Commissione grandi rischi”.
La Commissione grandi rischi si riunisce a L’Aquila (scelta irrituale, dirà poi Boschi, visto che di solito gli incontri avvenivano
a Roma) alle 18,30 del 30 marzo 2009, una settimana prima del terremoto notturno che avrebbe provocato più di 300 morti,
devastando la città e diversi centri della provincia. Oltre al presidente dell’Ingv arrivano diversi pezzi grossi della Protezione
civile e della sismologia nazionale, tra i quali Franco Barberi, presidente vicario della Commissione grandi rischi, Gian
Michele Calvi, presidente dell’Eucentre di Pavia, anche loro condannati per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.

LA TELEFONATA DI BERTOLASO: “DEVONO DIRE CHE LA SCOSSA NON CI SARA’”. La ragione di quel vertice lo
racconta Guido Bertolaso, allora capo della Protezione civile, dipartimento della presidenza del consiglio, con Palazzo Chigi
occupato al tempo da Silvio Berlusconi: “Ti chiamerà De Bernardinis, il mio vice, al quale ho detto di fare una riunione lì
all’Aquila domani su questa vicenda di questo sciame sismico che continua, in modo da zittire subito qualsiasi imbecille,
placare illazioni, preoccupazioni, eccetera”, spiega Bertolaso a Daniela Stati, assessore regionale abruzzese alla Protezione
civile, in una telefonata intercettata per un’altra inchiesta (quella sugli appalti del G8). Si tratta soprattutto di rintuzzare gli
allarmi lanciati da Giampaolo Giuliani, un ricercatore che si diceva in grado di prevedere ulteriori scosse sulla base
dell’analisi del gas radon, metodo noto ai sismologi, ma giudicato inaffidabile. “Io non vengo, ma vengono Zamberletti,
Barberi, Boschi, quindi i luminari del terremoto d’Italia”, continuava Bertolaso. “Li faccio venire all’Aquila o da te o in
prefettura, decidete voi, a me non frega niente, di modo che è più un’operazione mediatica, hai capito? Così loro, che sono
i massimi esperti di terremoti diranno: è una situazione normale, sono fenomeni che si verificano, meglio che ci siano 100
scosse di 4 scala Richter piuttosto che il silenzio perché 100 scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa,
quella che fa male”. Quindi la conclusione: “Parla con De Bernardinis e decidete dove fare questa riunione domani, che non
è perché siamo spaventati e preoccupati, ma è perché vogliamo tranquillizzare la gente“.
L’operazione mediatica per “tranquillizzare la gente” ha successo. Sono presenti amministratori locali, a partire dal sindaco
Massimo Cialente, e molti giornalisti attendono fuori dalla porta. “La mattina del primo aprile incontrai in Piazza palazzo il
sindaco”, spiega ai pm l’allora presidente della Provincia Stefania Pezzopane. “Mi confermò che secondo la Commissione la
situazione era sotto controllo e che sostanzialmente non c’erano pericoli imminenti. Tant’è vero che già dal primo aprile
decidemmo di riaprire le scuole che erano state chiuse precauzionalmente un paio di giorni”. Tra le tante dichiarazioni
rasserenanti rilasciate dopo la riunione, i magistrati ricordano in particolare quella di Bernardo De Bernardinis, vicecapo
settore tecnico operativo della Protezione Civile. Intervistato da Tv Uno, parla di “una situazione favorevole“, dato lo
“scarico di energia continuo”.

                                    Rapporti con la politica               Sentenza e vittime
Si è voluto dare molto spazio e particolare rilevanza al precedente
articolo per evidenziare alcune tematiche interessanti che
vengono messe in risalto: si comprende in modo particolare come
la riunione che fu la causa scatenante del processo sia stata a
tutti gli effetti una “operazione mediatica” tesa a tranquillizzare
la popolazione riguardo una possibile scossa di grandi
dimensioni che avrebbe potuto arrecare gravi danni.

Al tempo stesso si sottolinea come successivamente all'esito sia
stata attuata una seconda operazione mediatica, questa invece
volta a far credere che il processo alla Commissione Grandi
Rischi fosse definibile un “processo alla scienza”. Questa
manipolazione delle informazioni sembra aver effettivamente reso
incandescente la situazione in quanto molti scienziati europei si
sono schierati contro l'esito del processo, e la mala informazione
ha portato la popolazione a non poter vedere chiaramente come
sono andate le cose.
Processo l'Aquila, condannati tutti i membri della commissione «Grandi rischi»
 Sei anni per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose: rassicurazioni circa
 l'improbabilità di una forte scossa
Storica condanna per i membri della commissione Grandi rischi: sei anni di reclusione
per tutti gli imputati, sei esperti e il vice direttore della protezione civile, Bernardo De
Bernardinis. È questa la decisione del giudice unico Marco Billi che ha condannato i
componenti della commissione Grandi rischi, in carica nel 2009. I sette avevano rassicurato
gli aquilani circa l'improbabilità di una forte scossa sismica che invece si verificò alle 3.32 del
6 aprile 2009.
L'ACCUSA - L'accusa nei loro confronti era di omicidio colposo, disastro e lesioni gravi, per
aver fornito rassicurazioni alla popolazione aquilana, in una riunione avvenuta solo una
settimana prima del sisma. I pm hanno chiesto per loro la condanna a quattro anni di carcere,
mentre i legali degli imputati hanno chiesto per tutti la piena assoluzione. Grande era l'attesa
all'Aquila sulle sorti degli imputati. La sentenza è stata letta dal giudice unico Marco Billi alle
17 circa, dopo quattro ore di camera di consiglio. A intervenire per ultimo l'avvocato difensore
Antonio Pallotta, legale di Giulio Selvaggi. Sette gli esperti e scienziati imputati, accusati di
aver dato ai residenti avvertimenti insufficienti del rischio sismico. Precisamente si contesta
loro di aver dato «informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie» sulla pericolosità delle
scosse registrate nei sei mesi precedenti al 6 aprile 2009. La difesa ha puntato sulla
impossibilità di prevedere i terremoti, posizione sostenuta da ricercatori internazionali.             Questa è la foto
LA SENTENZA - Il giudice ha ritenuto i sette membri della commissione tutti colpevoli di                   principale,
omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. A Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce,                  posizionata
Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi sono state                         all'inizio
concesse le attenuanti generiche. Oltre alla condanna a sei anni, sono stati condannati anche
all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. È «una sentenza sbalorditiva e incomprensibile in       dell'articolo. La
diritto e nella valutazione dei fatti» ha commentato l'avvocato Marcello Petrelli, difensore di            didascalia
Franco Barberi. «Una sentenza che - ha aggiunto - non potrà che essere oggetto di profonda                    recita
valutazione in appello».                                                                               semplicemente
POLITICI - Sorpreso e amareggiato anche il mondo politico. «È una sentenza un po' strana e un             il nome del
po' imbarazzante: chi sarà chiamato in futuro a coprire questi ruoli si tirerà indietro» ha detto il     vicedirettore
presidente del Senato, Renato Schifani. «Questa sentenza è la morte dello stato di diritto e una
follia allo stato puro - ha commentato il leader Udc, Pier Ferdinando Casini - . L'obbligo
                                                                                                       della protezione
previsionale in ordine a eventi tellurici è sancito». «Le sentenze vanno sempre rispettate - ha        civile, Bernardo
puntualizzato Pierluigi Bersani - ma l'importante è che prosegua la solidarietà. La giustizia deve     De Bernardinis.
fare il suo corso ma anche la ricostruzione deve farlo».
Boschi: «Non ho neppure capito di cosa sono accusato»
Da notare come nell'articolo del Corriere della sera ci sia una
distinzione  delle   tematiche     che     rispecchia     quasi
perfettamente quella da noi effettuata per l'analisi di tutti gli
articoli.

Totalmente differente è però l'impostazione che evidenzia lo
scetticismo e l'incredulità della difesa e del mondo politico
dinanzi alla sentenza. Nonostante l'accusa sia specificata in
modo abbastanza chiaro, i riflettori sono puntati sulla difesa
che afferma “i terremoti non si possono prevedere” e ci si
sofferma sul consenso generale proveniente dal mondo
politico e non nei confronti di questa tesi.

In verità questo potrebbe essere classificabile come un
articolo che favorisce l'operazione mediatica di spostamento
del baricentro dalla vera accusa ad un vano tentativo di
difesa.
Proseguiamo con l'analisi di ciò che viene scritto nei blog




                        I blog a differenza dei giornali tendono, più che a
                        definire un quadro complessivo e preciso della vicenda,
                        a dare pareri su di essa, facendo emergere più
                        spontaneamente e meno implicitamente le diverse
                        visioni. Per questo motivo l'analisi non sarà di tipo
                        tematico, ma si baserà sull'impostazione e l'approccio
                        che si evincono dai testi stessi.
lunedì 22 ottobre 2012
PROCESSO GRANDI RISCHI, 6 ANNI DI RECLUSIONE PER TUTTI GLI IMPUTATI
 6 anni di reclusione per tutti gli imputati. E' questa la condanna inflitta dal giudice unico Marco
 Billi ai componenti della Commissione Grandi Rischi, in carica nel 2009, che avrebbero                 Gli scienziati
 rassicurato la popolazione sul terremoto dell'Aquila, a pochi giorni dalla scossa letale del 6
 aprile. Dopo trenta udienze di fuoco che si sono tenute nella piccola aula del Tribunale
 provvisorio dell'Aquila, presso il Nucleo industriale di Bazzano, e' dunque arrivata oggi la           Le vittime
 sentenza, definita "storica", sull'operato della Commissione Grandi Rischi, accusata di omicidio
 colposo plurimo, disastro colposo e lesioni in relazione al sisma che colpi' L'Aquila tre anni fa.
 In mattinata si sono tenute le repliche dei pubblici ministeri, Fabio Picuti e Roberta D'Avolio. Poi
 il tanto atteso verdetto. I pm avevano chiesto per tutti la condanna a quattro anni di
 reclusione. Ammonta a 7,8 milioni di euro il risarcimento disposto nei confronti dei sette
 condannati. A questa cifra vanno sommate le spese giudiziarie delle parti civili che ammontano
 a oltre 100mila euro. "Non ci sono commenti da fare se non quelli del giudice che ha letto la
 sentenza: tutto il filo conduttore del processo non era la ricerca di colpevoli, ma quella di          Gli scienziati
 capire i fatti, perché noi con il compianto procuratore capo, Alfredo Rossini, volevamo solo
 capire i fatti". Il pm Fabio Picuti, visibilmente teso, commenta a caldo la sentenza che ha
 condannato i sette membri della Grandi Rischi. "L'Aquila - ha spiegato - ha consentito che si
 tenesse questo processo delicato e si arrivasse a sentenza". "Non mi aspettavo sei anni, pensavo
 che la condanna sarebbe stata inferiore. Non provo nessun godimento, nessuna sentenza ci
 ripaga di quanto accaduto". Lo ha detto Giampaolo Giuliani, il tecnico di ricerca che studia il
 radon come precursore sismico e che nei giorni precedenti alla tragedia aveva lanciato
 l'allarme. "Le sentenze vanno sempre rispettate e la giustizia deve fare il suo corso. Ma è
 importante anche dare solidarietà a queste terre ed è per questo che tornerò ancora a
 visitarle", ha detto il segretario del Pd Pierluigi Bersani commentando la sentenza. "Ci voleva
 coraggio e i giudici ne hanno avuto. Finalmente un po' di giustizia per L'Aquila": è il commento       Le vittime
 di Stefania Pezzopane, che il 6 aprile del 2009 ricopriva la carica di Presidente della Provincia.
 "Avevo già denunciato l'inganno e la superficialità dei quali si era resa colpevole la Commissione
 Grandi Rischi. Oggi più che mai sento tutto il dolore per l'inganno che abbiamo subito. Queste
 persone erano venute all'Aquila con il proposito predeterminato di rassicurarci. In questa
 giornata storica per quello che rappresenta, sono vicina agli aquilani, traditi e umiliati ma non
 vinti".
Il primo blog, “Abruzzoblog”, sembra porsi come
favorevole alla condanna giudicando porsi come favorevole
 Il primo blog, “Abbruzzoblog”, sembra come, oltre a fare
riferimento ad essa e come, oltre a fare riferimento molto
 alla condanna giudicando agli scienziati, si soffermi ad
sulle vittime e sui resoconti dei familiari sottolineando
 essa e agli scienziati, si soffermi molto sulle vittime e sui
con grande rilievo e precisione con grande rilievo e
 resoconti dei familiari sottolineando l’accusa di “omicidio
plurimo, disastro colposo e lesioni indisastro colposo e
 precisione l’accusa di “omicidio plurimo, relazione al sisma”
nei confronti degli al sisma” nei confronti degli scienziati.
 lesioni in relazione scienziati.


IIcommenti che vengono riportati mirano soprattutto a far a
   commenti che vengono riportati mirano soprattutto
 leva sull’inevitabile reazione emotiva successiva al sisma
far leva sull’inevitabile reazione emotiva successiva al
 focalizzandosi, appunto, sui danni provocati dal terremoto.
sisma focalizzandosi, appunto, sui danni del terremoto.
 La sentenza viene definita come “riscatto di quanto
 accaduto, come sentenza storica. Essa ripaga dell’inganno e
La sentenza viene subita dagli Aquilani, di quanto non vinti”.
 della superficialità definita “riscatto traditi ma accaduto,
come sentenza storica. Essa ripaga dell’inganno e della
superficialità subita dagli Aquilani, traditi ma non vinti”.
Il tribunale della catastrofe del 2009 all'Aquila condanna i sismologi a molti anni di reclusione
Condanna sbalorditiva in Italia: un tribunale ha condannato sette scienziati a diversi anni di pena detentiva per aver minimizzato il
rischio sismico nella città abruzzese dell’ Aquila.
A seguito del devastante terremoto dell’Aquila un tribunale italiano ha comminato condanne per diversi anni a sette esperti. Lunedì il
giudice Marco Billi ha condannato sei scienziati e un rappresentante delle istituzioni a sei anni di carcere ciascuno. Si contesta agli
esperti di aver minimizzato i rischi del sisma in cui più di 300 persone persero la vita nell’aprile del 2009. La sbalorditiva condanna non
è ancora esecutiva.
Il tribunale dell’Aquila ha emesso la sentenza di primo grado lunedì, dopo un processo durato oltre un anno. E’ anche più di quanto
richiesto dal pubblico ministero, che aveva chiesto quattro anni di carcere ciascuno. I sette esperti sono stati accusati di omicidio
colposo e lesioni colpose.
I condannati facevano parte della cosiddetta Commissione Grandi Rischi. Nelle settimane precedenti il sisma vi erano state molte
scosse lievi, ragione per la quale la commissione si era aggiornata sei giorni prima del terremoto. Dopo l’incontro i membri della
commissione avevano dichiarato che non sussistevano aumenti del rischio sismico. Così facendo gli esperti agirono secondo l’assunto
scientifico che i terremoti non si possono prevedere. Scosse a intervalli regolari sono normali nella regione, avevano dichiarato gli
esperti. E anche questo è un dato inconfutabile. Gli scienziati avevano segnato la regione sulla mappa del rischio sismico come ad alto
rischio. L’Aquila sulla carta spicca in color rosso vermiglio.
Ma la magistratura a inizio ottobre aveva tenuto una dura arringa contro gli scienziati. L’analisi degli esperti incriminati immediatamente
prima del terremoto sarebbe stata “inadeguata e superficiale ”. Marcello Melandri, legale degli scienziati accusati, contesta duramente
l’accusa. La Commissione Grandi Rischi non avrebbe affatto sottovalutato il pericolo sismico, ma si sarebbe espressa correttamente
dal punto di vista scientifico.
La magistratura invece insiste con il parere che gli scienziati abbiano sottovalutato il pericolo. Il pubblico ministero Fabio Picuti ha tra
l’altro insistito nella sua arringa sullo scienziato Enzo Boschi. L’ex-direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
pare abbia detto prima del terremoto che il pericolo di un sisma fosse da “escludersi”. L’analisi degli esperti sarebbe stata sbagliata in
maniera criminale e anche “improvvisa” e “contraddittoria”, ha poi proseguito Picuti.
“Nessuno si aspettava che prevedessero il terremoto, ma dovevano avvisare la gente del pericolo”, ha detto l’avvocato Vania della
Vigna, che rappresenta undici vittime del terremoto. Aldo Scimia, la cui madre morì durante il sisma, ha detto che gli accusati hanno
rinunciato al loro compito di garantire la sicurezza. Una donna ha detto che la sorella venne tranquillizzata dagli esperti e di
conseguenza dormì a casa la notte del terremoto. Secondo Picuti gli abitanti dell’Aquila e dintorni si sarebbero potuti proteggere
meglio grazie a un avvertimento più chiaro. “Per via di quella frase la gente è morta”, ha detto. I sei esperti e un funzionario della tutela
dalle catastrofi fecero quindi riferimento alle solite precauzioni di sicurezza specialmente quelle da tenere in casa.
Una condanna confusa
All’apertura del processo un anno fa, più di 5000 scienziati si erano lamentati in una lettera aperta al Presidente della Repubblica
italiano Giorgio Napolitano, che fosse stato avviato un processo penale nonostante la previsione dei terremoti fino ad oggi sia
tecnicamente impossibile. Con una condanna nessuno scienziato si esprimerà più sul fenomeno dei terremoti, ha dichiarato la difesa
al processo.
Solo pochi giorni fa ha suscitato clamore un altro verdetto decisamente poco chiaro proveniente dall’Italia e nientemeno che dal
massimo tribunale del paese, la Corte di Cassazione. Lo scorso giovedì quest’ultima ha dichiarato che un tumore cerebrale benigno di
un uomo d’affari italiano è stato provocato dalle molte ore trascorse quotidianamente per lavoro al cellulare. Così anche in questo caso
pare che i giudici siano riusciti là dove gli scienziati si arrovellano da anni, in una correlazione causale tra l’uso di telefoni cellulari e
“Italia dall’estero” dà spazio sia alla visione delle vittime, sia a quella degli scienziati, presentando le
opinioni della difesa e dell’accusa. Esso finisce con il soffermarsi, tuttavia, più sul mondo della scienza
dando spazio alle riflessioni degli scienziati internazionali schieratisi contro il processo, avviato
nonostante l’impossibilità di prevedere un terremoto e nonostante l’inibizione che esso avrebbe portato
nel mondo scientifico. Il taglio del blog, che quindi finisce con l’essere opposto a quello del primo, si
evince soprattutto dall’ultimo paragrafo in cui ci si distoglie dall’argomento per citare l’esempio di una
seconda, a parere del blogger, intrusione della giustizia in un campo nei confronti del quale la scienza
ancora non si può esprimere. Interessante è l'uso dell'aggettivazione che rimarca lo stupore e il
carattere inatteso della sentenza.
Terremoto dell'Aquila, Commissione Grandi Rischi: tutti condannati. Ma
perché?
Pubblicato il 22 ott 2012 da Gabriele Capasso
 L’Aquila. Sono stati tutti condannati, i membri della Commissione Grandi Rischi.
 Gli imputati erano: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi,Bernardo
 De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile diretta da
 Guido Bertolaso, attualmente in forze all’ISPRA, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv (l’Istituto
 nazionale di geofisica e vulcanologia, noto alle cronache per le informazioni sulle scosse di
 terremoto, che monitora quotidianamente), Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale                   Scienziati
 terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.A.S.E. (la
 soluzione abitativa post terremoto voluta da Berlusconi e Bertolaso), Claudio Eva ordinario di fisica
 all’Università di Genova, Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione Civile.
 Del processo avevamo già parlato lo scorso anno, esattamente 13 mesi fa, quando partì il processo.
 La questione, al di là delle polemiche, è molto semplice, per quanto si voglia far passare il messaggio
 che gli esperti della Commissione siano stati condannati per “non aver previsto il terremoto“. La verità
 è che gli scienziati e gli esperti di Protezione Civile sono stati riconosciuti colpevoli di non aver
 svolto al meglio il loro ruolo, quello di informare la popolazione di un possibile pericolo e di non aver
 allertato le strutture preposte a quei principi di sana prevenzione che il buonsenso avrebbe suggerito.
 Tanto per dare un’idea di cosa andarono a fare i componenti della Commissione il 31 marzo basta
 riascoltare quest’intervista, rilasciata da Bernardo De Bernardinis, all’epoca dei fatti vicecapo del
 dipartimento di Protezione Civile, ad una tv locale:
 La riunione “farsa” del 31 marzo 2009, con il suo contorno di risibili rassicurazioni, sono un delitto,
 ora lo sono anche secondo un giudice in attesa che i tre gradi di giudizio completino il loro iter. Che     Operazione
 senso aveva portare un team di esperti in Abruzzo, nel pieno dello sciame sismico che avrebbe poi            mediatica
 portato alla devastante scossa del 6 aprile, per concludere che “non si potevano prevedere i
 terremoti“? Non era una verità acclarata già allora?
 L’Aquila e la sua provincia in quel momento avrebbero avuto bisogno di altro. Qualche esempio?
 Allertare la popolazione in modo responsabile invitandola ad adottare comportamenti virtuosi e a
 prepararsi ad eventuali scosse, evacuare non l’intera città, ma quanto meno quegli edifici che
 ospitavano le sedi del Comune e della Prefettura, già mappati come “a rischio” in caso di sisma,
 evitando che la città rimanesse completamente paralizzata e senza coordinamento dopo le 3.32.
 Se la funzione della “Commissioni Grandi Rischi” è semplicemente quella di dire che “il grande
 rischio non è prevedibile” allora non spaventa per nulla la prospettiva che dopo questa sentenza gli
 scienziati avranno remore ad offrire le loro consulenze alla Protezione Civile. Per limitarsi ad
 affermare l’ovvio non servono esperti.
L’Aquila, si dimette la Commissione grandi rischi
La decisione dopo la sentenza che ha condannato sette suoi membri per non aver allertato gli
aquilani.
La Protezione civile: "Si va verso la paralisi" di Luca Fiorucci 23 ottobre 2012 23:53
 Dopo la dura sentenza di ieri, che ha visto condannati a sei anni i componenti della Commissione
 Grandi Rischi che rassicurarono gli aquilani una settimana prima del terremoto, oggi sono
 arrivate le dimissioni dei vertici dell’organismo. Ha quindi rimesso l’incarico il presidente della
 commissione, il fisico Luciano Maiani, che ha affermato: “Non vedo le condizioni per lavorare
 serenamente”. Oltre a lui, si sono dimessi il vicepresidente Mauro Rosi, il presidente emerito
 Giuseppe Zamberletti e il professor Mauro Dolce, condannato ieri, che ha lasciato la direzione
 dell’Ufficio III- rischio sismico e vulcanico.                                                                   Scienziati
 La sentenza emessa ieri dal Tribunale dell’Aquila , del resto, è finita sui giornali di tutto il mondo,
 suscitando commenti e polemiche. Gli scienziati, però , non sono stati condannati per non essere riusciti a
 prevedere il terremoto, ma per aver fornito informazioni sbagliate alla popolazione rassicurandola sui
 rischi. L’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso, in una telefonata intercettata fatta il giorno    Operazione
 prima della riunione della Commissione grandi rischi del 31 marzo 2009, diceva: “Quella di domani è
 un’operazione mediatica”.
                                                                                                                   mediatica
 Oggi, inoltre, Enzo Boschi, presidente fino al 2011 dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che
 partecipò a tale riunione, ha ammesso: “Lo scopo della riunione era quello di dire che non si potevano
 prevedere i terremoti, l’ho capito dopo“. Il Dipartimento della protezione civile, dopo le dimissioni
 dei vertici della Commissione grandi rischi, ha intanto lanciato l’allarme: l’attività di previsione e
 prevenzione dai grandi rischi andrà verso la paralisi, “poiché è facile immaginare l’impatto di questa            Scienziati
 vicenda su tutti coloro che sono chiamati ad assumersi delle responsabilità in questi settori considerati i
 pilastri di una moderna Protezione civile“, si afferma.
 Oggi gli scienziati della Union of Concerned Scientists, un’influente Ong statunitense, hanno emesso un
 comunicato con il quale prendevano posizione a favore dei sette scienziati condannati. Nella nota, si
 legge: “
 Si tratta di una decisione assurda e pericolosa, il presidente Napolitano dovrebbe intervenire. Dopo che
 l’Aquila è stata investita da terremoti di piccola intensità, gli scienziati hanno affermato che un sisma di
 grande potenza era improbabile ma possibile, sottolineando l’incertezza in questo campo”
 .Anche dal Giappone, il professor Shinicki Sakai, dell’Earthquake Research Institute di Tokyo, ha preso le
 difese dei colleghi italiani, affermando: “Se fossi stato lì avrei detto le stesse cose perchè non è possibile
 stabilire quando può verificarsi una forte scossa sismica”.
 Sulla sentenza di ieri è intervenuto anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha
 dichiarato: “Mi auguro che venga corretta in secondo grado. E’ una sentenza che sta facendo il giro del
 mondo e con tutto il rispetto per chi l’ha emessa, contrasta con un dato scientifico: è impossibile
 prevedere la gravità di un sisma”.
Questi due blog, “Polisblog” e “Attualissimo”, si differenziano dai primi due in
quanto non appoggiano né condannano gli imputati, presentando un altro focus
della vicenda.
Entrambi precisano infatti la natura dell’accusa, che non è nei confronti della
scienza incapace di prevedere terremoti, ma riguarda la maniera in cui gli
scienziati (non) comunicarono il possibile pericolo tramite quella che in
“Attualissimo” è apertamente definita “un’ operazione mediatica” il cui scopo
era proprio quello di affermare l’impossibilità della previsione di un sisma.
A tutto il contorno di rassicurazioni che seguirono la “falsa riunione del 31
marzo 2009” fa infatti riferimento “Polis blog”: qui si chiude affermando che
se la funzione della Commissione Grandi Rischi era semplicemente quella di dire
che il rischio non è prevedibile, allora “per limitarsi ad affermare l’ovvio non
servono scienziati”.
“Attualissimo” è inoltre il blog che dà più spazio alle riflessioni internazionali
facendo riferimento agli scienziati statunitensi e giapponesi in difesa di quelli
italiani. Si distacca quindi ancor più dal taglio accusatorio verso la scienza in sè.
Passiamo adesso all'analisi dei telegiornali.

Ne sono stati presi in considerazione due delle più importanti
reti televisive italiane:
● TG5 (per la Mediaset)

● TG2 (per la Rai)




L'impostazione sarà quella già utilizzata nell'analisi degli
articoli di giornale e dei blog: alla presentazione del contenuto
dei servizi seguirà l'aggiunta di elementi importanti e la
riflessione riguardo la trattazione della notizia.

In corsivo sono riportate le parole con cui il giornalista
presenta il servizio.
TG5
Le motivazioni delle sette condanne saranno note fra tre mesi, ma è già scattato
il processo alla sentenza di ieri del tribunale de L'Aquila, sei anni per l'omicidio
colposo di 29 persone sulle 309 decedute, a ciascuno dei sette scienziati della
commissione grandi rischi, che si era riunita una settimana prima del terremoto in
una città provata da sei mesi di sciame sismico.
Legale parenti vittime: "Una sentenza storica, storica per le vittime che attendono
giustizia dal 6 aprile 2009."
“Un aborto di giustizia” dice invece uno degli imputati, qui con gli avvocati
della Presidenza del Consiglio, condannata a partecipare al pagamento dei risarcimenti.
Membro della commissione: "Questa non è giustizia. E' un aborto di giustizia."
Gli scienziati della Union of Concerned Scientists, un influente ONG statunitense, definiscono la sentenza "assurda e
pericolosa". Ieri, all'uscita del tribunale, lo sconcerto di un sismologo italiano.
Sismologo Ingv: "Adesso non posso dire che conseguenze ci saranno. Sicuramente siamo un po' meno liberi di ieri."
Dubbi anche da Tokyo, da dove Shinichi Sakai, professore dell' Earthquake Research Institute, ripete che non è
possibile stabilire quando può arrivare una forte scossa. Magistrati folli, pensano in tanti.
PM L'Aquila: "No, non credo, io non mi sono mai sentito un folle. Abbiamo sentito le dichiarazioni dei parenti delle
vittime e su quelle basi abbiamo lavorato."
L'accusa per i sette non è mai stata non aver previsto il terremoto, ma aver compiuto un'analisi superficiale dei rischi
in un vertice di mezz'ora e aver rilasciato dichiarazioni tranquillizzanti. E' da queste parole che secondo la sentenza di
ieri gli aquilani furono tranquillizzati e indotti a restare in casa la notte tra il 5 e il 6 aprile, sebbene la terra avesse
tremato due volte prima della distruzione delle 3:32.
Cittadini:
"Non si può prevedere un terremoto nè il contrario, quindi non dovevano assolutamente dire di stare tranquilli."
"Secondo me è stata una sentenza abbastanza giusta diciamo."
"Colpevolizzare la grandi rischi... secondo me no, non è giusto. Certo, un po' hanno tranquillizzato i cittadini."
"Secondo me è troppo affrettato sto giudizio."
Gli aquilani sono divisi anche perché nessuno potrà restituire loro tutto quello che hanno perso.
"Probabilmente ci sono andati un po' duri i nostri giudici, però questo fatto della rassicurazione, bastava lasciarlo un
tantino in sospeso se si voleva lasciare all'interpretazione dei singoli cittadini."
Fa impressione camminare ogni volta all'interno di questa piazza, questa è la piazza centrale dell'Aquila, Piazza
Duomo. Una volta qui era una festa quotidiana, c'era un bellissimo mercatino che riuniva gli aquilani e oggi c'è
solamente una radiolina che da lontano espande la musica di una radio locale.
C'è un uomo, un ricercatore, che la notte del 6 aprile 2009 aveva lanciato l'allarme. La sentenza di ieri, non la vive
come una rivincita. "Sono orgoglioso che degli uomini di giustizia abbiano saputo riconoscere delle responsabilità, e
questo capita per la prima volta in Italia."
Il TG5 dedica alla notizia 4 minuti e 24 secondi. Il servizio si apre con la lettura
della condanna da parte del giudice. In seguito vengono mostrare le reazioni
della parte lesa, in particolare da parte del legale dei parenti delle vittime, che la
definisce una "sentenza storica", e poi di un membro della commissione grandi
rischi, che parla di "aborto di giustizia."
Il servizio continua prendendo in considerazione i pareri di alcuni enti scientifici,
come gli scienziati della UCS, che definiscono la sentenza "assurda e
pericolosa". Poi viene ascoltato il parere di un sismologo italiano: "Adesso
sicuramente siamo un po' meno liberi di ieri." Sempre seguendo il filone
scientifico, viene anche citato l'intervento dell' ERI di Tokyo, dicendo che non è
possibile stabilire quando può arrivare una forte scossa.
La seconda parte del servizio è dedicata a diverse interviste fatte ai cittadini, in
cui si alternano posizioni favorevoli alla condanna e posizioni a difesa della
commissione grandi rischi.

Viene quindi data importanza sia alla visione degli scienziati, sia a quella dei
cittadini e dei magistrati. Ciò che fa la differenza è la posizione e la
consequenzialità delle differenti parti. Si comincia col mostrare quanto la
condanna sia opinabile secondo molti, per poi arrivare a far parlare i cittadini
che esprimono al netto la concordanza con la condanna.
Le ultime frasi mostrano un paesaggio desolato: hanno lo scopo di aumentare il
senso di ingiustizia del telespettatore, e mirano ad accentuare il valore positivo
della condanna.
L'opinione in merito sembra oscillare durante l'intero servizio.
TG2 Edizione delle 20.30 del 22 ottobre 2012
Presidente Tribunale L'Aquila: "A nome del popolo italiano il
Tribunale, visti gli articoli [...], dichiara gli imputati [...] colpevoli del
reato loro ascritto."
Una sentenza senza precedenti, sei anni di carcere mentre il PM
ne aveva chiesti quattro. I sette membri della commissione grandi
rischi sono stati condannati per omicidio colposo plurimo e lesioni
colpose. Stabiliti anche risarcimenti per 7,8 milioni di Euro.
Condannati dunque per aver sottovalutato lo sciame sismico,
come verbalizzato nella riunione del 31 marzo, all'indomani della
scossa più forte della serie, quella di magnitudo 4.0 Richter.
  Un documento, come vediamo, che tranquillizzava, ritenendo improbabile che vi potesse essere a breve una
scossa forte, e che non c'era nessun motivo per ipotizzare che lo sciame potesse rappresentare il precursore di un
forte evento. Una storia cominciata molto prima del 6 aprile, nel dicembre 2008, con l'inizio di uno sciame sismico
di lieve entità, via via sempre più intenso. Erano in molti a L'Aquila ad avere paura, ma erano stati rassicurati
dalla commissione appena sei giorni prima del 6 aprile, quando alle 3:32 della notte, la scossa arrivò
uccidendo 309 persone.



Il TG2 ha dedicato alla notizia solo 1 minuto e 28 secondi. Anche in questo caso il servizio si
apre con la lettura della condanna della commissione grandi rischi da parte del giudice. Nel
servizio si fa notare come la commissione non avrebbe valutato in maniera corretta il rischio, e
non lo avrebbe comunicato nel modo giusto alla popolazione. Nel servizio mancano
completamente interviste, sia ai parenti delle vittime, sia agli imputati.

L'ultima frase è indicativa di una presa di posizione che non vede alternative: questa è
esplicitata dal tono fatalistico utilizzato, e dal contenuto altamente visivo che evoca
sentimenti di compassione e quasi sbalordimento, forse un tentativo di rievocare le
sensazioni provate nei giorni immediatamente successivi alla tragedia da chi al sicuro nella
propria casa in tutta Italia assisteva alle prime tristi immagini mandate in onda o caricate su
internet.
Telegiornali a confronto:

Il TG5 dedica un tempo maggiore alla presentazione della notizia, il
servizio è più articolato, viene dato risalto alla parte scientifica e
all'opinione pubblica attraverso le interviste ai cittadini. Il TG2 da parte sua
è molto lineare e conciso, si schiera favorevolmente alla condanna e non
mostra interventi da nessuna delle due parti.


Media a confronto:

Abbiamo notato una forte somiglianza fra il servizio del TG5 e l'articolo
riportato sul blog “Attualissimo”, riguardo l'opinione degli scienziati
internazionali (statunitensi e giapponesi) sulla condanna. Potrebbe essere
un indice dello stretto rapporto che intercorre fra differenti media.
Abbiamo voluto inserire anche informazioni reperite in rete, in
modo particolare proponiamo elementi trovati sul social
network Facebook, su Youtube, e un grafico ricercato su
Google Trends.
Sul social network più famoso al mondo
                                           nasce addirittura un gruppo dedicato
                                           esclusivamente alla CGR, con titolo la
                                           data della riunione.




Questi sono alcuni commenti risalenti al
giorno successivo la sentenza.
E su Youtube i primi video
     riguardanti la riunione
 risalgono al 29 aprile 2009.
  Successivamente all'esito
     del processo vengono
caricati altri video riguardanti
   la condanna, la presunta
 colpevolezza, ecc. . I pochi
       commenti presenti
esprimono pareri positivi nei
   confronti della sentenza.
Voce ricercata: “Commissione Grandi Rischi”




G: Aprile 2009, scossa sismica
F: Giugno 2010, inizio delle indagini
E: Maggio 2011, rinvio a giudizio
D: Novembre 2012, ripresa del processo
A: Giugno 2012, dichiarazioni del presidente della Commissione sulla possibilità di altri terremoti
Ultimo picco: Ottobre 2012, esito del processo
L'analisi che abbiamo effettuato ci ha portato a riflettere sull'esito
del processo. Abbiamo pensato che nonostante la richiesta di
giustizia sia stata accolta, e i colpevoli condannati, molti sono gli
aspetti sui quali ancora non è stata fatta luce.
Spesso si cercano i responsabili di un accaduto semplicemente
per avere un capro espiatorio, e forse appositamente per
mascherare i veri colpevoli di un misfatto.
In questo caso si parla molto delle vittime che sono rientrate in
casa dopo le rassicurazioni dei membri della Commissione,
rimaste uccise a causa della scossa, sepolte nelle loro case.
Abbiamo condannato i membri, ma non abbiamo ancora
pensato alle responsabilità di coloro che nella costruzione di
quelle case non hanno effettuato al meglio il proprio dovere,
contribuendo ad aumentare il pericolo per la sicurezza dei
cittadini.
Questo argomento, come molti altri, è destinato non ad essere
approfondito dalle autorità, ma a fungere da intrattenimento per
breve tempo nelle trasmissioni televisive italiane.
Eleonora Matrella
 Federica Boccia
Claudio Tagliabue

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Presentazione - Analisi di una notiza di cronaca

  • 1. Esito del processo Commissione Grandi Rischi Analisi di come la notizia dell'esito del processo alla Commissione Grandi Rischi sia stata trattata dai media tradizionali e dai nuovi media.
  • 2. Scopo dell'analisi Scopo dell'analisi è evidenziare le differenti operazioni mediatiche alla base del processo e della divulgazione dell'esito, e le modalità con cui differenti media tendono a manipolare l'opinione pubblica, accentuando visioni opposte.
  • 3. La notizia Dopo il terremoto avvenuto a L'Aquila, sette membri della Commissione Grandi Rischi vengono processati a causa di un intervento volto a rassicurare la popolazione della città riguardo la possibilità che si verifichi un evento sismico di elevata magnitudo successivo ad una lunga serie di scosse già avvenute nei giorni precedenti. Il processo termina il 22 Ottobre 2012, con la condanna degli imputati a sei anni di reclusione. Iniziamo con l'analisi degli articoli di giornale.
  • 4. Intercettazione Repubblica.it, Bertolaso: "La verità non la possiamo dire" Operazione mediatica “Un fatto gravissimo. E poi si parla di processo alla scienza. Qui si evidenziano, una volta di più, ombre inquietanti che si allungano sui giorni immediatamente precedenti e immediatamente successivi al terremoto”. “All’Aquila non si doveva sapere la verità. – ha dichiarato Vittorini, intervenendo durante la seduta del Consiglio comunale dedicata al bilancio– Né prima né dopo il Rapporti con la politica terremoto del 6 aprile gli aquilani dovevano sapere come stavano le cose. Coloro che avevano il compito di prevenire e di informare la popolazione rispetto al rischio di un sisma hanno invece scelto, e imposto, di nascondere le informazioni, anziché divulgarle. Questa è la responsabilità che la recente sentenza di condanna per i componenti della Commissione Grandi Rischi che parteciparono alla riunione del 31 marzo ha evidenziato in tutta la sua drammatica evidenza. In questi giorni si fa un gran parlare di processo alla scienza, quasi a voler spostare, ancora una volta, il discorso. Si fanno addirittura paragoni con il processo a Galileo. In discussione, invece, non c’è la possibilità o meno di prevedere i terremoti, ma l’obbligo per chi di dovere di informare. Mai più deve accadere, in un Paese La vera accusa che si definisce civile e democratico, che ai cittadini si nasconda la verità su questioni che riguardano la sicurezza e la stessa vita”.
  • 5. Grandi rischi, la scienza non c’entra. I sismologi “condannati” dalla politica Dopo la sentenza dell'Aquila, il mondo della ricerca si mobilita in favore degli esperti della Commissione: "Sentenza ingiusta, i terremoti non si possono prevedere". Ma l'accusa è esattamente opposta: aver fatto filtrare alla popolazione messaggi tranquillizzanti. In "un'operazione mediatica" per "tranquillizzare la gente" voluta dal capo della Protezione civile Bertolaso C’è persino chi tira in ballo Giordano Bruno e Galileo Galilei per commentare la sentenza contro i membri della Commissione grandi rischi per l'ormai famosa riunione indetta pochi giorni prima del terremoto in Abruzzo. Lo fa il presidente della Toscana Enrico Rossi, che parla di una sentenza che “lascia sconcertati”, perché la scienza “non si processa in tribunale”. E agli esperti condannati a sei anni di reclusione arriva la solidarietà della comunità scientifica internazionale, in difesa dei colleghi colpevoli “di non aver previsto il terremoto”. Accusa che giustamente appare assurda alla stragrande maggioranza dei sismologi, tutti concordi nel dire che allo stato attuale delle conoscenze fissare sul calendario la data anche approssimativa di un sisma è semplicemente impossibile. Peccato che le cose non stiano affatto così, e probabilmente chi ha diffuso appelli per la libertà della ricerca non ha letto le carte dell’inchiesta. A partire dalla memoria del pm dell’Aquila Fabio Picuti, depositata il 13 luglio 2010 e quindi ben nota, dove si legge: “L’intento non è quello di muovere agli imputati un giudizio di rimprovero per non aver previsto la scossa distruttiva del 6 aprile 2009 o per non aver lanciato allarmi di forti scosse imminenti o per non aver ordinato l’evacuazione della città”. Proprio perché, è lo stesso sostituto procuratore a scriverlo, “la scienza non dispone attualmente di conoscenze e strumenti per la previsione deterministica dei terremoti”. A inguaiare gli esperti capitanati dal presidente dell’Ingv Enzo Boschi non è stato il presunto oscurantismo dei giudici, ma l’esigenza tutta politica di “rassicurare” gli abitanti del capoluogo abruzzese, allarmati da una lunga sequenza di scosse e dai primi danneggiamenti di edifici, a partire da una scuola. Prosegue.. Operazione mediatica La vera accusa
  • 6. LE TESTIMONIANZE: “MORTE PERCHE’ RASSICURATE DA QUELLA RIUNIONE”. L’accusa è opposta a quella evocata negli appelli a difesa degli imputati: da quella riunione sono filtrati messaggi tranquillizzanti, tesi a escludere una scossa devastante. Agli atti dell’inchiesta ci sono le testimonianze che raccontano come la vulgata mediatica di quella riunione abbia convinto molte future vittime a metter da parte ogni preoccupazione. “Placentino Ilaria, deceduta nel crollo dell’abitazione di Via Cola dell’Amatrice n.17, e Rambaldi Ilaria, deceduta nel crollo dell’abitazione di Via Campo di Fossa n.6/B”, secondo le testimonianze dei parenti, “erano studentesse universitarie fuori sede che all’indomani del 31 marzo 2009 avevano scelto di rimanere a L’Aquila e di restare in casa la notte tra il 5 e il 6 aprile facendo affidamento sulle conclusioni della riunione della Commissione grandi rischi”. La Commissione grandi rischi si riunisce a L’Aquila (scelta irrituale, dirà poi Boschi, visto che di solito gli incontri avvenivano a Roma) alle 18,30 del 30 marzo 2009, una settimana prima del terremoto notturno che avrebbe provocato più di 300 morti, devastando la città e diversi centri della provincia. Oltre al presidente dell’Ingv arrivano diversi pezzi grossi della Protezione civile e della sismologia nazionale, tra i quali Franco Barberi, presidente vicario della Commissione grandi rischi, Gian Michele Calvi, presidente dell’Eucentre di Pavia, anche loro condannati per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. LA TELEFONATA DI BERTOLASO: “DEVONO DIRE CHE LA SCOSSA NON CI SARA’”. La ragione di quel vertice lo racconta Guido Bertolaso, allora capo della Protezione civile, dipartimento della presidenza del consiglio, con Palazzo Chigi occupato al tempo da Silvio Berlusconi: “Ti chiamerà De Bernardinis, il mio vice, al quale ho detto di fare una riunione lì all’Aquila domani su questa vicenda di questo sciame sismico che continua, in modo da zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni, eccetera”, spiega Bertolaso a Daniela Stati, assessore regionale abruzzese alla Protezione civile, in una telefonata intercettata per un’altra inchiesta (quella sugli appalti del G8). Si tratta soprattutto di rintuzzare gli allarmi lanciati da Giampaolo Giuliani, un ricercatore che si diceva in grado di prevedere ulteriori scosse sulla base dell’analisi del gas radon, metodo noto ai sismologi, ma giudicato inaffidabile. “Io non vengo, ma vengono Zamberletti, Barberi, Boschi, quindi i luminari del terremoto d’Italia”, continuava Bertolaso. “Li faccio venire all’Aquila o da te o in prefettura, decidete voi, a me non frega niente, di modo che è più un’operazione mediatica, hai capito? Così loro, che sono i massimi esperti di terremoti diranno: è una situazione normale, sono fenomeni che si verificano, meglio che ci siano 100 scosse di 4 scala Richter piuttosto che il silenzio perché 100 scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa, quella che fa male”. Quindi la conclusione: “Parla con De Bernardinis e decidete dove fare questa riunione domani, che non è perché siamo spaventati e preoccupati, ma è perché vogliamo tranquillizzare la gente“. L’operazione mediatica per “tranquillizzare la gente” ha successo. Sono presenti amministratori locali, a partire dal sindaco Massimo Cialente, e molti giornalisti attendono fuori dalla porta. “La mattina del primo aprile incontrai in Piazza palazzo il sindaco”, spiega ai pm l’allora presidente della Provincia Stefania Pezzopane. “Mi confermò che secondo la Commissione la situazione era sotto controllo e che sostanzialmente non c’erano pericoli imminenti. Tant’è vero che già dal primo aprile decidemmo di riaprire le scuole che erano state chiuse precauzionalmente un paio di giorni”. Tra le tante dichiarazioni rasserenanti rilasciate dopo la riunione, i magistrati ricordano in particolare quella di Bernardo De Bernardinis, vicecapo settore tecnico operativo della Protezione Civile. Intervistato da Tv Uno, parla di “una situazione favorevole“, dato lo “scarico di energia continuo”. Rapporti con la politica Sentenza e vittime
  • 7. Si è voluto dare molto spazio e particolare rilevanza al precedente articolo per evidenziare alcune tematiche interessanti che vengono messe in risalto: si comprende in modo particolare come la riunione che fu la causa scatenante del processo sia stata a tutti gli effetti una “operazione mediatica” tesa a tranquillizzare la popolazione riguardo una possibile scossa di grandi dimensioni che avrebbe potuto arrecare gravi danni. Al tempo stesso si sottolinea come successivamente all'esito sia stata attuata una seconda operazione mediatica, questa invece volta a far credere che il processo alla Commissione Grandi Rischi fosse definibile un “processo alla scienza”. Questa manipolazione delle informazioni sembra aver effettivamente reso incandescente la situazione in quanto molti scienziati europei si sono schierati contro l'esito del processo, e la mala informazione ha portato la popolazione a non poter vedere chiaramente come sono andate le cose.
  • 8. Processo l'Aquila, condannati tutti i membri della commissione «Grandi rischi» Sei anni per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose: rassicurazioni circa l'improbabilità di una forte scossa Storica condanna per i membri della commissione Grandi rischi: sei anni di reclusione per tutti gli imputati, sei esperti e il vice direttore della protezione civile, Bernardo De Bernardinis. È questa la decisione del giudice unico Marco Billi che ha condannato i componenti della commissione Grandi rischi, in carica nel 2009. I sette avevano rassicurato gli aquilani circa l'improbabilità di una forte scossa sismica che invece si verificò alle 3.32 del 6 aprile 2009. L'ACCUSA - L'accusa nei loro confronti era di omicidio colposo, disastro e lesioni gravi, per aver fornito rassicurazioni alla popolazione aquilana, in una riunione avvenuta solo una settimana prima del sisma. I pm hanno chiesto per loro la condanna a quattro anni di carcere, mentre i legali degli imputati hanno chiesto per tutti la piena assoluzione. Grande era l'attesa all'Aquila sulle sorti degli imputati. La sentenza è stata letta dal giudice unico Marco Billi alle 17 circa, dopo quattro ore di camera di consiglio. A intervenire per ultimo l'avvocato difensore Antonio Pallotta, legale di Giulio Selvaggi. Sette gli esperti e scienziati imputati, accusati di aver dato ai residenti avvertimenti insufficienti del rischio sismico. Precisamente si contesta loro di aver dato «informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie» sulla pericolosità delle scosse registrate nei sei mesi precedenti al 6 aprile 2009. La difesa ha puntato sulla impossibilità di prevedere i terremoti, posizione sostenuta da ricercatori internazionali. Questa è la foto LA SENTENZA - Il giudice ha ritenuto i sette membri della commissione tutti colpevoli di principale, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. A Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, posizionata Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi sono state all'inizio concesse le attenuanti generiche. Oltre alla condanna a sei anni, sono stati condannati anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. È «una sentenza sbalorditiva e incomprensibile in dell'articolo. La diritto e nella valutazione dei fatti» ha commentato l'avvocato Marcello Petrelli, difensore di didascalia Franco Barberi. «Una sentenza che - ha aggiunto - non potrà che essere oggetto di profonda recita valutazione in appello». semplicemente POLITICI - Sorpreso e amareggiato anche il mondo politico. «È una sentenza un po' strana e un il nome del po' imbarazzante: chi sarà chiamato in futuro a coprire questi ruoli si tirerà indietro» ha detto il vicedirettore presidente del Senato, Renato Schifani. «Questa sentenza è la morte dello stato di diritto e una follia allo stato puro - ha commentato il leader Udc, Pier Ferdinando Casini - . L'obbligo della protezione previsionale in ordine a eventi tellurici è sancito». «Le sentenze vanno sempre rispettate - ha civile, Bernardo puntualizzato Pierluigi Bersani - ma l'importante è che prosegua la solidarietà. La giustizia deve De Bernardinis. fare il suo corso ma anche la ricostruzione deve farlo». Boschi: «Non ho neppure capito di cosa sono accusato»
  • 9. Da notare come nell'articolo del Corriere della sera ci sia una distinzione delle tematiche che rispecchia quasi perfettamente quella da noi effettuata per l'analisi di tutti gli articoli. Totalmente differente è però l'impostazione che evidenzia lo scetticismo e l'incredulità della difesa e del mondo politico dinanzi alla sentenza. Nonostante l'accusa sia specificata in modo abbastanza chiaro, i riflettori sono puntati sulla difesa che afferma “i terremoti non si possono prevedere” e ci si sofferma sul consenso generale proveniente dal mondo politico e non nei confronti di questa tesi. In verità questo potrebbe essere classificabile come un articolo che favorisce l'operazione mediatica di spostamento del baricentro dalla vera accusa ad un vano tentativo di difesa.
  • 10. Proseguiamo con l'analisi di ciò che viene scritto nei blog I blog a differenza dei giornali tendono, più che a definire un quadro complessivo e preciso della vicenda, a dare pareri su di essa, facendo emergere più spontaneamente e meno implicitamente le diverse visioni. Per questo motivo l'analisi non sarà di tipo tematico, ma si baserà sull'impostazione e l'approccio che si evincono dai testi stessi.
  • 11. lunedì 22 ottobre 2012 PROCESSO GRANDI RISCHI, 6 ANNI DI RECLUSIONE PER TUTTI GLI IMPUTATI 6 anni di reclusione per tutti gli imputati. E' questa la condanna inflitta dal giudice unico Marco Billi ai componenti della Commissione Grandi Rischi, in carica nel 2009, che avrebbero Gli scienziati rassicurato la popolazione sul terremoto dell'Aquila, a pochi giorni dalla scossa letale del 6 aprile. Dopo trenta udienze di fuoco che si sono tenute nella piccola aula del Tribunale provvisorio dell'Aquila, presso il Nucleo industriale di Bazzano, e' dunque arrivata oggi la Le vittime sentenza, definita "storica", sull'operato della Commissione Grandi Rischi, accusata di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni in relazione al sisma che colpi' L'Aquila tre anni fa. In mattinata si sono tenute le repliche dei pubblici ministeri, Fabio Picuti e Roberta D'Avolio. Poi il tanto atteso verdetto. I pm avevano chiesto per tutti la condanna a quattro anni di reclusione. Ammonta a 7,8 milioni di euro il risarcimento disposto nei confronti dei sette condannati. A questa cifra vanno sommate le spese giudiziarie delle parti civili che ammontano a oltre 100mila euro. "Non ci sono commenti da fare se non quelli del giudice che ha letto la sentenza: tutto il filo conduttore del processo non era la ricerca di colpevoli, ma quella di Gli scienziati capire i fatti, perché noi con il compianto procuratore capo, Alfredo Rossini, volevamo solo capire i fatti". Il pm Fabio Picuti, visibilmente teso, commenta a caldo la sentenza che ha condannato i sette membri della Grandi Rischi. "L'Aquila - ha spiegato - ha consentito che si tenesse questo processo delicato e si arrivasse a sentenza". "Non mi aspettavo sei anni, pensavo che la condanna sarebbe stata inferiore. Non provo nessun godimento, nessuna sentenza ci ripaga di quanto accaduto". Lo ha detto Giampaolo Giuliani, il tecnico di ricerca che studia il radon come precursore sismico e che nei giorni precedenti alla tragedia aveva lanciato l'allarme. "Le sentenze vanno sempre rispettate e la giustizia deve fare il suo corso. Ma è importante anche dare solidarietà a queste terre ed è per questo che tornerò ancora a visitarle", ha detto il segretario del Pd Pierluigi Bersani commentando la sentenza. "Ci voleva coraggio e i giudici ne hanno avuto. Finalmente un po' di giustizia per L'Aquila": è il commento Le vittime di Stefania Pezzopane, che il 6 aprile del 2009 ricopriva la carica di Presidente della Provincia. "Avevo già denunciato l'inganno e la superficialità dei quali si era resa colpevole la Commissione Grandi Rischi. Oggi più che mai sento tutto il dolore per l'inganno che abbiamo subito. Queste persone erano venute all'Aquila con il proposito predeterminato di rassicurarci. In questa giornata storica per quello che rappresenta, sono vicina agli aquilani, traditi e umiliati ma non vinti".
  • 12. Il primo blog, “Abruzzoblog”, sembra porsi come favorevole alla condanna giudicando porsi come favorevole Il primo blog, “Abbruzzoblog”, sembra come, oltre a fare riferimento ad essa e come, oltre a fare riferimento molto alla condanna giudicando agli scienziati, si soffermi ad sulle vittime e sui resoconti dei familiari sottolineando essa e agli scienziati, si soffermi molto sulle vittime e sui con grande rilievo e precisione con grande rilievo e resoconti dei familiari sottolineando l’accusa di “omicidio plurimo, disastro colposo e lesioni indisastro colposo e precisione l’accusa di “omicidio plurimo, relazione al sisma” nei confronti degli al sisma” nei confronti degli scienziati. lesioni in relazione scienziati. IIcommenti che vengono riportati mirano soprattutto a far a commenti che vengono riportati mirano soprattutto leva sull’inevitabile reazione emotiva successiva al sisma far leva sull’inevitabile reazione emotiva successiva al focalizzandosi, appunto, sui danni provocati dal terremoto. sisma focalizzandosi, appunto, sui danni del terremoto. La sentenza viene definita come “riscatto di quanto accaduto, come sentenza storica. Essa ripaga dell’inganno e La sentenza viene subita dagli Aquilani, di quanto non vinti”. della superficialità definita “riscatto traditi ma accaduto, come sentenza storica. Essa ripaga dell’inganno e della superficialità subita dagli Aquilani, traditi ma non vinti”.
  • 13. Il tribunale della catastrofe del 2009 all'Aquila condanna i sismologi a molti anni di reclusione Condanna sbalorditiva in Italia: un tribunale ha condannato sette scienziati a diversi anni di pena detentiva per aver minimizzato il rischio sismico nella città abruzzese dell’ Aquila. A seguito del devastante terremoto dell’Aquila un tribunale italiano ha comminato condanne per diversi anni a sette esperti. Lunedì il giudice Marco Billi ha condannato sei scienziati e un rappresentante delle istituzioni a sei anni di carcere ciascuno. Si contesta agli esperti di aver minimizzato i rischi del sisma in cui più di 300 persone persero la vita nell’aprile del 2009. La sbalorditiva condanna non è ancora esecutiva. Il tribunale dell’Aquila ha emesso la sentenza di primo grado lunedì, dopo un processo durato oltre un anno. E’ anche più di quanto richiesto dal pubblico ministero, che aveva chiesto quattro anni di carcere ciascuno. I sette esperti sono stati accusati di omicidio colposo e lesioni colpose. I condannati facevano parte della cosiddetta Commissione Grandi Rischi. Nelle settimane precedenti il sisma vi erano state molte scosse lievi, ragione per la quale la commissione si era aggiornata sei giorni prima del terremoto. Dopo l’incontro i membri della commissione avevano dichiarato che non sussistevano aumenti del rischio sismico. Così facendo gli esperti agirono secondo l’assunto scientifico che i terremoti non si possono prevedere. Scosse a intervalli regolari sono normali nella regione, avevano dichiarato gli esperti. E anche questo è un dato inconfutabile. Gli scienziati avevano segnato la regione sulla mappa del rischio sismico come ad alto rischio. L’Aquila sulla carta spicca in color rosso vermiglio. Ma la magistratura a inizio ottobre aveva tenuto una dura arringa contro gli scienziati. L’analisi degli esperti incriminati immediatamente prima del terremoto sarebbe stata “inadeguata e superficiale ”. Marcello Melandri, legale degli scienziati accusati, contesta duramente l’accusa. La Commissione Grandi Rischi non avrebbe affatto sottovalutato il pericolo sismico, ma si sarebbe espressa correttamente dal punto di vista scientifico. La magistratura invece insiste con il parere che gli scienziati abbiano sottovalutato il pericolo. Il pubblico ministero Fabio Picuti ha tra l’altro insistito nella sua arringa sullo scienziato Enzo Boschi. L’ex-direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) pare abbia detto prima del terremoto che il pericolo di un sisma fosse da “escludersi”. L’analisi degli esperti sarebbe stata sbagliata in maniera criminale e anche “improvvisa” e “contraddittoria”, ha poi proseguito Picuti. “Nessuno si aspettava che prevedessero il terremoto, ma dovevano avvisare la gente del pericolo”, ha detto l’avvocato Vania della Vigna, che rappresenta undici vittime del terremoto. Aldo Scimia, la cui madre morì durante il sisma, ha detto che gli accusati hanno rinunciato al loro compito di garantire la sicurezza. Una donna ha detto che la sorella venne tranquillizzata dagli esperti e di conseguenza dormì a casa la notte del terremoto. Secondo Picuti gli abitanti dell’Aquila e dintorni si sarebbero potuti proteggere meglio grazie a un avvertimento più chiaro. “Per via di quella frase la gente è morta”, ha detto. I sei esperti e un funzionario della tutela dalle catastrofi fecero quindi riferimento alle solite precauzioni di sicurezza specialmente quelle da tenere in casa. Una condanna confusa All’apertura del processo un anno fa, più di 5000 scienziati si erano lamentati in una lettera aperta al Presidente della Repubblica italiano Giorgio Napolitano, che fosse stato avviato un processo penale nonostante la previsione dei terremoti fino ad oggi sia tecnicamente impossibile. Con una condanna nessuno scienziato si esprimerà più sul fenomeno dei terremoti, ha dichiarato la difesa al processo. Solo pochi giorni fa ha suscitato clamore un altro verdetto decisamente poco chiaro proveniente dall’Italia e nientemeno che dal massimo tribunale del paese, la Corte di Cassazione. Lo scorso giovedì quest’ultima ha dichiarato che un tumore cerebrale benigno di un uomo d’affari italiano è stato provocato dalle molte ore trascorse quotidianamente per lavoro al cellulare. Così anche in questo caso pare che i giudici siano riusciti là dove gli scienziati si arrovellano da anni, in una correlazione causale tra l’uso di telefoni cellulari e
  • 14. “Italia dall’estero” dà spazio sia alla visione delle vittime, sia a quella degli scienziati, presentando le opinioni della difesa e dell’accusa. Esso finisce con il soffermarsi, tuttavia, più sul mondo della scienza dando spazio alle riflessioni degli scienziati internazionali schieratisi contro il processo, avviato nonostante l’impossibilità di prevedere un terremoto e nonostante l’inibizione che esso avrebbe portato nel mondo scientifico. Il taglio del blog, che quindi finisce con l’essere opposto a quello del primo, si evince soprattutto dall’ultimo paragrafo in cui ci si distoglie dall’argomento per citare l’esempio di una seconda, a parere del blogger, intrusione della giustizia in un campo nei confronti del quale la scienza ancora non si può esprimere. Interessante è l'uso dell'aggettivazione che rimarca lo stupore e il carattere inatteso della sentenza.
  • 15. Terremoto dell'Aquila, Commissione Grandi Rischi: tutti condannati. Ma perché? Pubblicato il 22 ott 2012 da Gabriele Capasso L’Aquila. Sono stati tutti condannati, i membri della Commissione Grandi Rischi. Gli imputati erano: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi,Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile diretta da Guido Bertolaso, attualmente in forze all’ISPRA, Enzo Boschi, presidente dell’Ingv (l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, noto alle cronache per le informazioni sulle scosse di terremoto, che monitora quotidianamente), Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale Scienziati terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.A.S.E. (la soluzione abitativa post terremoto voluta da Berlusconi e Bertolaso), Claudio Eva ordinario di fisica all’Università di Genova, Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione Civile. Del processo avevamo già parlato lo scorso anno, esattamente 13 mesi fa, quando partì il processo. La questione, al di là delle polemiche, è molto semplice, per quanto si voglia far passare il messaggio che gli esperti della Commissione siano stati condannati per “non aver previsto il terremoto“. La verità è che gli scienziati e gli esperti di Protezione Civile sono stati riconosciuti colpevoli di non aver svolto al meglio il loro ruolo, quello di informare la popolazione di un possibile pericolo e di non aver allertato le strutture preposte a quei principi di sana prevenzione che il buonsenso avrebbe suggerito. Tanto per dare un’idea di cosa andarono a fare i componenti della Commissione il 31 marzo basta riascoltare quest’intervista, rilasciata da Bernardo De Bernardinis, all’epoca dei fatti vicecapo del dipartimento di Protezione Civile, ad una tv locale: La riunione “farsa” del 31 marzo 2009, con il suo contorno di risibili rassicurazioni, sono un delitto, ora lo sono anche secondo un giudice in attesa che i tre gradi di giudizio completino il loro iter. Che Operazione senso aveva portare un team di esperti in Abruzzo, nel pieno dello sciame sismico che avrebbe poi mediatica portato alla devastante scossa del 6 aprile, per concludere che “non si potevano prevedere i terremoti“? Non era una verità acclarata già allora? L’Aquila e la sua provincia in quel momento avrebbero avuto bisogno di altro. Qualche esempio? Allertare la popolazione in modo responsabile invitandola ad adottare comportamenti virtuosi e a prepararsi ad eventuali scosse, evacuare non l’intera città, ma quanto meno quegli edifici che ospitavano le sedi del Comune e della Prefettura, già mappati come “a rischio” in caso di sisma, evitando che la città rimanesse completamente paralizzata e senza coordinamento dopo le 3.32. Se la funzione della “Commissioni Grandi Rischi” è semplicemente quella di dire che “il grande rischio non è prevedibile” allora non spaventa per nulla la prospettiva che dopo questa sentenza gli scienziati avranno remore ad offrire le loro consulenze alla Protezione Civile. Per limitarsi ad affermare l’ovvio non servono esperti.
  • 16. L’Aquila, si dimette la Commissione grandi rischi La decisione dopo la sentenza che ha condannato sette suoi membri per non aver allertato gli aquilani. La Protezione civile: "Si va verso la paralisi" di Luca Fiorucci 23 ottobre 2012 23:53 Dopo la dura sentenza di ieri, che ha visto condannati a sei anni i componenti della Commissione Grandi Rischi che rassicurarono gli aquilani una settimana prima del terremoto, oggi sono arrivate le dimissioni dei vertici dell’organismo. Ha quindi rimesso l’incarico il presidente della commissione, il fisico Luciano Maiani, che ha affermato: “Non vedo le condizioni per lavorare serenamente”. Oltre a lui, si sono dimessi il vicepresidente Mauro Rosi, il presidente emerito Giuseppe Zamberletti e il professor Mauro Dolce, condannato ieri, che ha lasciato la direzione dell’Ufficio III- rischio sismico e vulcanico. Scienziati La sentenza emessa ieri dal Tribunale dell’Aquila , del resto, è finita sui giornali di tutto il mondo, suscitando commenti e polemiche. Gli scienziati, però , non sono stati condannati per non essere riusciti a prevedere il terremoto, ma per aver fornito informazioni sbagliate alla popolazione rassicurandola sui rischi. L’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso, in una telefonata intercettata fatta il giorno Operazione prima della riunione della Commissione grandi rischi del 31 marzo 2009, diceva: “Quella di domani è un’operazione mediatica”. mediatica Oggi, inoltre, Enzo Boschi, presidente fino al 2011 dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che partecipò a tale riunione, ha ammesso: “Lo scopo della riunione era quello di dire che non si potevano prevedere i terremoti, l’ho capito dopo“. Il Dipartimento della protezione civile, dopo le dimissioni dei vertici della Commissione grandi rischi, ha intanto lanciato l’allarme: l’attività di previsione e prevenzione dai grandi rischi andrà verso la paralisi, “poiché è facile immaginare l’impatto di questa Scienziati vicenda su tutti coloro che sono chiamati ad assumersi delle responsabilità in questi settori considerati i pilastri di una moderna Protezione civile“, si afferma. Oggi gli scienziati della Union of Concerned Scientists, un’influente Ong statunitense, hanno emesso un comunicato con il quale prendevano posizione a favore dei sette scienziati condannati. Nella nota, si legge: “ Si tratta di una decisione assurda e pericolosa, il presidente Napolitano dovrebbe intervenire. Dopo che l’Aquila è stata investita da terremoti di piccola intensità, gli scienziati hanno affermato che un sisma di grande potenza era improbabile ma possibile, sottolineando l’incertezza in questo campo” .Anche dal Giappone, il professor Shinicki Sakai, dell’Earthquake Research Institute di Tokyo, ha preso le difese dei colleghi italiani, affermando: “Se fossi stato lì avrei detto le stesse cose perchè non è possibile stabilire quando può verificarsi una forte scossa sismica”. Sulla sentenza di ieri è intervenuto anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha dichiarato: “Mi auguro che venga corretta in secondo grado. E’ una sentenza che sta facendo il giro del mondo e con tutto il rispetto per chi l’ha emessa, contrasta con un dato scientifico: è impossibile prevedere la gravità di un sisma”.
  • 17. Questi due blog, “Polisblog” e “Attualissimo”, si differenziano dai primi due in quanto non appoggiano né condannano gli imputati, presentando un altro focus della vicenda. Entrambi precisano infatti la natura dell’accusa, che non è nei confronti della scienza incapace di prevedere terremoti, ma riguarda la maniera in cui gli scienziati (non) comunicarono il possibile pericolo tramite quella che in “Attualissimo” è apertamente definita “un’ operazione mediatica” il cui scopo era proprio quello di affermare l’impossibilità della previsione di un sisma. A tutto il contorno di rassicurazioni che seguirono la “falsa riunione del 31 marzo 2009” fa infatti riferimento “Polis blog”: qui si chiude affermando che se la funzione della Commissione Grandi Rischi era semplicemente quella di dire che il rischio non è prevedibile, allora “per limitarsi ad affermare l’ovvio non servono scienziati”. “Attualissimo” è inoltre il blog che dà più spazio alle riflessioni internazionali facendo riferimento agli scienziati statunitensi e giapponesi in difesa di quelli italiani. Si distacca quindi ancor più dal taglio accusatorio verso la scienza in sè.
  • 18. Passiamo adesso all'analisi dei telegiornali. Ne sono stati presi in considerazione due delle più importanti reti televisive italiane: ● TG5 (per la Mediaset) ● TG2 (per la Rai) L'impostazione sarà quella già utilizzata nell'analisi degli articoli di giornale e dei blog: alla presentazione del contenuto dei servizi seguirà l'aggiunta di elementi importanti e la riflessione riguardo la trattazione della notizia. In corsivo sono riportate le parole con cui il giornalista presenta il servizio.
  • 19. TG5 Le motivazioni delle sette condanne saranno note fra tre mesi, ma è già scattato il processo alla sentenza di ieri del tribunale de L'Aquila, sei anni per l'omicidio colposo di 29 persone sulle 309 decedute, a ciascuno dei sette scienziati della commissione grandi rischi, che si era riunita una settimana prima del terremoto in una città provata da sei mesi di sciame sismico. Legale parenti vittime: "Una sentenza storica, storica per le vittime che attendono giustizia dal 6 aprile 2009." “Un aborto di giustizia” dice invece uno degli imputati, qui con gli avvocati della Presidenza del Consiglio, condannata a partecipare al pagamento dei risarcimenti. Membro della commissione: "Questa non è giustizia. E' un aborto di giustizia." Gli scienziati della Union of Concerned Scientists, un influente ONG statunitense, definiscono la sentenza "assurda e pericolosa". Ieri, all'uscita del tribunale, lo sconcerto di un sismologo italiano. Sismologo Ingv: "Adesso non posso dire che conseguenze ci saranno. Sicuramente siamo un po' meno liberi di ieri." Dubbi anche da Tokyo, da dove Shinichi Sakai, professore dell' Earthquake Research Institute, ripete che non è possibile stabilire quando può arrivare una forte scossa. Magistrati folli, pensano in tanti. PM L'Aquila: "No, non credo, io non mi sono mai sentito un folle. Abbiamo sentito le dichiarazioni dei parenti delle vittime e su quelle basi abbiamo lavorato." L'accusa per i sette non è mai stata non aver previsto il terremoto, ma aver compiuto un'analisi superficiale dei rischi in un vertice di mezz'ora e aver rilasciato dichiarazioni tranquillizzanti. E' da queste parole che secondo la sentenza di ieri gli aquilani furono tranquillizzati e indotti a restare in casa la notte tra il 5 e il 6 aprile, sebbene la terra avesse tremato due volte prima della distruzione delle 3:32. Cittadini: "Non si può prevedere un terremoto nè il contrario, quindi non dovevano assolutamente dire di stare tranquilli." "Secondo me è stata una sentenza abbastanza giusta diciamo." "Colpevolizzare la grandi rischi... secondo me no, non è giusto. Certo, un po' hanno tranquillizzato i cittadini." "Secondo me è troppo affrettato sto giudizio." Gli aquilani sono divisi anche perché nessuno potrà restituire loro tutto quello che hanno perso. "Probabilmente ci sono andati un po' duri i nostri giudici, però questo fatto della rassicurazione, bastava lasciarlo un tantino in sospeso se si voleva lasciare all'interpretazione dei singoli cittadini." Fa impressione camminare ogni volta all'interno di questa piazza, questa è la piazza centrale dell'Aquila, Piazza Duomo. Una volta qui era una festa quotidiana, c'era un bellissimo mercatino che riuniva gli aquilani e oggi c'è solamente una radiolina che da lontano espande la musica di una radio locale. C'è un uomo, un ricercatore, che la notte del 6 aprile 2009 aveva lanciato l'allarme. La sentenza di ieri, non la vive come una rivincita. "Sono orgoglioso che degli uomini di giustizia abbiano saputo riconoscere delle responsabilità, e questo capita per la prima volta in Italia."
  • 20. Il TG5 dedica alla notizia 4 minuti e 24 secondi. Il servizio si apre con la lettura della condanna da parte del giudice. In seguito vengono mostrare le reazioni della parte lesa, in particolare da parte del legale dei parenti delle vittime, che la definisce una "sentenza storica", e poi di un membro della commissione grandi rischi, che parla di "aborto di giustizia." Il servizio continua prendendo in considerazione i pareri di alcuni enti scientifici, come gli scienziati della UCS, che definiscono la sentenza "assurda e pericolosa". Poi viene ascoltato il parere di un sismologo italiano: "Adesso sicuramente siamo un po' meno liberi di ieri." Sempre seguendo il filone scientifico, viene anche citato l'intervento dell' ERI di Tokyo, dicendo che non è possibile stabilire quando può arrivare una forte scossa. La seconda parte del servizio è dedicata a diverse interviste fatte ai cittadini, in cui si alternano posizioni favorevoli alla condanna e posizioni a difesa della commissione grandi rischi. Viene quindi data importanza sia alla visione degli scienziati, sia a quella dei cittadini e dei magistrati. Ciò che fa la differenza è la posizione e la consequenzialità delle differenti parti. Si comincia col mostrare quanto la condanna sia opinabile secondo molti, per poi arrivare a far parlare i cittadini che esprimono al netto la concordanza con la condanna. Le ultime frasi mostrano un paesaggio desolato: hanno lo scopo di aumentare il senso di ingiustizia del telespettatore, e mirano ad accentuare il valore positivo della condanna. L'opinione in merito sembra oscillare durante l'intero servizio.
  • 21. TG2 Edizione delle 20.30 del 22 ottobre 2012 Presidente Tribunale L'Aquila: "A nome del popolo italiano il Tribunale, visti gli articoli [...], dichiara gli imputati [...] colpevoli del reato loro ascritto." Una sentenza senza precedenti, sei anni di carcere mentre il PM ne aveva chiesti quattro. I sette membri della commissione grandi rischi sono stati condannati per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Stabiliti anche risarcimenti per 7,8 milioni di Euro. Condannati dunque per aver sottovalutato lo sciame sismico, come verbalizzato nella riunione del 31 marzo, all'indomani della scossa più forte della serie, quella di magnitudo 4.0 Richter. Un documento, come vediamo, che tranquillizzava, ritenendo improbabile che vi potesse essere a breve una scossa forte, e che non c'era nessun motivo per ipotizzare che lo sciame potesse rappresentare il precursore di un forte evento. Una storia cominciata molto prima del 6 aprile, nel dicembre 2008, con l'inizio di uno sciame sismico di lieve entità, via via sempre più intenso. Erano in molti a L'Aquila ad avere paura, ma erano stati rassicurati dalla commissione appena sei giorni prima del 6 aprile, quando alle 3:32 della notte, la scossa arrivò uccidendo 309 persone. Il TG2 ha dedicato alla notizia solo 1 minuto e 28 secondi. Anche in questo caso il servizio si apre con la lettura della condanna della commissione grandi rischi da parte del giudice. Nel servizio si fa notare come la commissione non avrebbe valutato in maniera corretta il rischio, e non lo avrebbe comunicato nel modo giusto alla popolazione. Nel servizio mancano completamente interviste, sia ai parenti delle vittime, sia agli imputati. L'ultima frase è indicativa di una presa di posizione che non vede alternative: questa è esplicitata dal tono fatalistico utilizzato, e dal contenuto altamente visivo che evoca sentimenti di compassione e quasi sbalordimento, forse un tentativo di rievocare le sensazioni provate nei giorni immediatamente successivi alla tragedia da chi al sicuro nella propria casa in tutta Italia assisteva alle prime tristi immagini mandate in onda o caricate su internet.
  • 22. Telegiornali a confronto: Il TG5 dedica un tempo maggiore alla presentazione della notizia, il servizio è più articolato, viene dato risalto alla parte scientifica e all'opinione pubblica attraverso le interviste ai cittadini. Il TG2 da parte sua è molto lineare e conciso, si schiera favorevolmente alla condanna e non mostra interventi da nessuna delle due parti. Media a confronto: Abbiamo notato una forte somiglianza fra il servizio del TG5 e l'articolo riportato sul blog “Attualissimo”, riguardo l'opinione degli scienziati internazionali (statunitensi e giapponesi) sulla condanna. Potrebbe essere un indice dello stretto rapporto che intercorre fra differenti media.
  • 23. Abbiamo voluto inserire anche informazioni reperite in rete, in modo particolare proponiamo elementi trovati sul social network Facebook, su Youtube, e un grafico ricercato su Google Trends.
  • 24. Sul social network più famoso al mondo nasce addirittura un gruppo dedicato esclusivamente alla CGR, con titolo la data della riunione. Questi sono alcuni commenti risalenti al giorno successivo la sentenza.
  • 25. E su Youtube i primi video riguardanti la riunione risalgono al 29 aprile 2009. Successivamente all'esito del processo vengono caricati altri video riguardanti la condanna, la presunta colpevolezza, ecc. . I pochi commenti presenti esprimono pareri positivi nei confronti della sentenza.
  • 26. Voce ricercata: “Commissione Grandi Rischi” G: Aprile 2009, scossa sismica F: Giugno 2010, inizio delle indagini E: Maggio 2011, rinvio a giudizio D: Novembre 2012, ripresa del processo A: Giugno 2012, dichiarazioni del presidente della Commissione sulla possibilità di altri terremoti Ultimo picco: Ottobre 2012, esito del processo
  • 27. L'analisi che abbiamo effettuato ci ha portato a riflettere sull'esito del processo. Abbiamo pensato che nonostante la richiesta di giustizia sia stata accolta, e i colpevoli condannati, molti sono gli aspetti sui quali ancora non è stata fatta luce. Spesso si cercano i responsabili di un accaduto semplicemente per avere un capro espiatorio, e forse appositamente per mascherare i veri colpevoli di un misfatto. In questo caso si parla molto delle vittime che sono rientrate in casa dopo le rassicurazioni dei membri della Commissione, rimaste uccise a causa della scossa, sepolte nelle loro case. Abbiamo condannato i membri, ma non abbiamo ancora pensato alle responsabilità di coloro che nella costruzione di quelle case non hanno effettuato al meglio il proprio dovere, contribuendo ad aumentare il pericolo per la sicurezza dei cittadini. Questo argomento, come molti altri, è destinato non ad essere approfondito dalle autorità, ma a fungere da intrattenimento per breve tempo nelle trasmissioni televisive italiane.
  • 28. Eleonora Matrella Federica Boccia Claudio Tagliabue