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Tecnologia blockchain e governance
decentralizzata: lo Stato è ancora necessario?
Marcella Atzori, Ph. D.*
Dicembre, 2015
Abstract
The English version of this paper can be found at: http://ssrn.com/abstract=2709713
La tecnologia fondamentale del protocollo Bitcoin, conosciuta come blockchain, è
emersa recentemente in tutta la sua straordinaria portata innovativa, teoricamente in
grado di riconfigurare le nostre attuali interazioni economiche, politiche e sociali.
Sebbene l'interesse accademico per questa tecnologia sia ormai crescente, finora non è
stata ancora divulgata un'analisi esaustiva delle sue applicazioni dal punto di vista
politologico. Questa ricerca si propone di discutere i punti essenziali di una governance
decentralizzata fondata sulla blockchain, che sfida in varia misura i meccanismi
tradizionali della autorità statale, della cittadinanza e della democrazia. In particolare, la
ricerca si pone l'obiettivo di verificare la performance della blockchain e delle
piattaforme decentralizzate come strumenti iperpolitici, in grado cioè di gestire
interazioni sociali su ampia scala e di destituire eventualmente le autorità centrali
tradizionali. L'analisi evidenzia i rischi relativi a posizioni dominanti di natura
privatistica negli ecosistemi distribuiti, che potrebbero spogliare i cittadini dei loro diritti
e permettere l'insorgere di una società globale senza stato. Se gli utopisti tecnologici
sollecitano la destituzione di qualsiasi autorità centrale, questa ricerca difende invece il
ruolo dello Stato come necessario punto di coordinazione nella società civile e dimostra
come la decentralizzazione attuata attraverso algoritmi e sistemi di consenso distribuito
costituisca una teoria organizzativa, non una teoria politica autonoma.
Keywords: Bitcoin, blockchain, Organizzazioni Autonome Decentralizzate, decentralizzazione,
democrazia, Ethereum, crittografia, governance, politica, Stato, network peer-to-peer.
* MARCELLA ATZORI, PH.D è un analista politico e una ricercatrice specializzata in tecnopolitica e
dinamiche globali, con particolare interesse per architetture decentralizzate, applicazioni blockchain e
modelli alternativi di governance. Possiede una laurea in Scienze Politiche, un dottorato in Politica
Internazionale e una laurea in Valute Digitali conseguita presso l'Università di Nicosia, Cipro.
Email: marcella.atzori@gmx.com
1
“Premere il pulsante dell'antigoverno
non ci teletrasporterà nell'Eden.
Quando gli interessi del governo si ritraggono,
altri interessi prendono il loro posto.
Sappiamo in cosa consistano questi interessi?
E siamo davvero certi che siano qualcosa di meglio? ”
Lawrence Lessig
I.
INTRODUZIONE
1.1 La tecnologia blockchain e l'era della fiducia computazionale.
In un white paper pubblicato nel novembre 2008, Satoshi Nakamoto ha proposto Bitcoin
come sistema di pagamento elettronico fondato su un network peer-to-peer decentralizzato,
pienamente operativo senza la necessità di una parte terza di fiducia1
. La tecnologia
fondamentale di questo protocollo, conosciuta come blockchain (ovvero catena di blocchi), è
oggi ampiamente riconosciuta come un'innovazione rivoluzionaria nell'ambito della fault-
tolerance dei sistemi distribuiti, dopo decenni di ricerca nel settore. In termini concisi, la
blockchain può definirsi come un database che contiene tutte le transazioni che siano mai
state eseguite nella rete Bitcoin. Si tratta di un registro digitale distribuito, permanente e
resistente ad alterazioni, mantenuto in modalità sincrona da tutti i nodi del sistema.
L'innovazione straordinaria introdotta da questo protocollo consiste nel fatto che il network
è aperto e i suoi partecipanti non devono necessariamente conoscersi o fidarsi reciprocamente
per interagire: le transazioni elettroniche possono essere verificate e registrate
automaticamente dai nodi del network attraverso algoritmi crittografici, senza intervento
umano, autorità centrale, punto di controllo o parte terza di alcun tipo – come ad esempio
agenzie governative, banche, istituzioni finanziarie o simili organizzazioni. Anche nel caso in
cui alcuni nodi della rete si dimostrino inaffidabili o malfunzionanti, il network è comunque
in grado di verificare correttamente le transazioni e proteggere il registro da alterazioni
arbitrarie attraverso un meccanismo matematico denominato prova di lavoro o proof-of-
work2
, che rende superfluo l'intervento umano o quello di una qualsiasi autorità di controllo.
1 Per un'introduzione generale a Bitcoin, si veda https://en.bitcoin.it/wiki/Main_Page e
http://www.michaelnielsen.org/ddi/how-the-bitcoin-protocol-actually-works/. Per approfondimenti di natura
tecnica, si veda Antonopoulos (2015).
2 La prova di lavoro o proof-of-work consiste in una prova matematica lunga e complessa, richiesta ai quei
nodi del sistema denominati “miners” come condizione per essere ritenuti affidabili, verificare le transazioni
del network e ricevere un compenso in forma di gettone elettronico o crittomoneta. L'intero procedimento è
chiamato “mining”. La proof-of-work è di difficile esecuzione, tuttavia una volta completata è molto semplice
per gli altri nodi da verificare. Si veda http://www.coindesk.com/information/how-bitcoin-mining-works/
2
Il principio fondamentale di questo protocollo è la fiducia decentralizzata o fiducia
computazionale, e la sua rilevanza è senza dubbio epocale: essa rappresenta infatti “un
passaggio dalla fiducia verso le persone alla fiducia verso la matematica” (Antonopoulos,
2014), con applicazioni che vanno molto oltre la creazione di monete digitali decentralizzate.
In qualità di registro pubblico irreversibile e inalterabile per documenti, contratti, proprietà
e beni, la blockchain può essere utilizzata per contenere informazioni e istruzioni, con
applicazioni davvero molteplici. Esse includono ad esempio: smart contracts3
, cioè procedure
che automatizzano l'esecuzione di un contratto tra due o più parti; transazioni multi-
signature4
, ovvero transazioni che vengono eseguite previo consenso di più parti; smart
properties5
, cioè proprietà digitali di beni tangibili o intangibili che possono essere tracciati o
scambiati nella stessa blockchain.
Il vantaggio introdotto dalla blockchain in questi casi consiste nel fatto che non è più
necessario ricorrere a una parte terza di fiducia – come ad esempio un notaio – per
l'esecuzione degli atti: l'esecuzione è automatizzata attraverso un codice crittografico e ciò
consente di proteggere i partecipanti da rischi di frode, riducendo allo stesso tempo le spese
generali di gestione delle pratiche. In virtù di questi significativi vantaggi relativi
all'automazione, alla trasparenza, alla verificabilità e alla gestione efficiente dei costi, la
blockchain può rivelarsi un'innovazione rivoluzionaria per molte tipologie contrattuali e
innumerevoli attività di business.
Altre importanti applicazioni della blockchain includono ad esempio: la creazione di un
sistema di nomi di dominio decentralizzato (Namecoin6
), resistente alla censura dei domini di
primo livello; sistemi di votazione decentralizzati (e.g. Bitcongress7
, followmyvote.com);
Organizzazioni/Imprese /Società Autonome Decentralizzate (DAO/DAC/DAS)8
, ovvero agenti
autosufficienti derivati dall'intelligenza artificiale, capaci di eseguire funzioni senza
l'intervento umano e ai quali la blockchain può garantire funzionalità supplementari.
3 In proposito, si veda https://en.bitcoin.it/wiki/Contract; Swan (2015), pp. 16-18;
http://pear.accc.uic.edu/ojs/index.php/fm/article/view/548/469
4 Si veda https://bitcoin.org/en/bitcoin-for-businesses#multisig in cui si spiega che il sistema multi-sig
permette a Bitcoin o ad altre monete digitali di “essere spese soltanto se un sottogruppo di persone autorizza
la transazione. Questo sistema può essere utilizzato da un consiglio direttivo per impedire ad un membro di
effettuare spese senza il consenso degli altri, ma anche per tracciare membri e pagamenti.”
5 Si veda https://en.bitcoin.it/wiki/Smart_Property e anche Swan (2014), pp. 14-16.
6 Si veda https://namecoin.info; M. Swan (2015), pp. 33-35 e https://wiki.namecoin.info
7 Si veda http://bitcongress.org; Danny Bradbury, “How Block Chain Technology Could Usher in Digital
Democracy", disponibile su http://www.coindesk.com/block-chain-technology-digital-democracy/ in cui si
spiega che "BitCongress utilizza la piattaforma Ethereum per la creazione di un'altcoin script-based chiamata
votecoin, la quale utilizzerà il suo network per l'hash e la verifica dei voti. Verrà usata un'applicazione
chiamata Axiomity sia per organizzare e stabilire i parametri di voto, che per gestire il procedimento di voto
stesso”. Si veda anche https://www.cryptocoinsnews.com/blockchain-voting-used-by-danish-political-party/
secondo cui nel 2014 il partito danese “Liberal Alliance” è stato il primo grande partito politico al mondo a
utilizzare la blockchain per votare.
8 Si veda in proposito Swan (2015), pp. 23-26 e Buterin (2014a).
3
I settori di applicazione del paradigma blockchain sono potenzialmente infiniti, dal
momento che essa permette “la disintermediazione e la decentralizzazione di transazioni di
qualsiasi tipo e tra tutte le parti a livello globale” (Swan 2015, p. x) ed è “potenzialmente in
grado di riconfigurare tutte le attività umane in modo pervasivo come ha fatto il Web” (Swan
2015, p. vii). Per questa ragione la blockchain è ritenuta da alcuni “fondamentale per il
progresso della società alla pari della Magna Charta o della Stele di Rosetta” (Swan 2015, p.
viii) ed è spesso definita come un “Cigno Nero” – cioè un avvenimento storico di grande
impatto che non può essere previsto, crea sorpresa nell'osservatore e può essere razionalizzato
soltanto a posteriori (Taleb, 2007).
1.2 Una nuova governance fondata sulla blockchain.
La tecnologia blockchain consente a individui e comunità di riconfigurare le proprie
interazioni politiche, economiche e sociali, con un processo di disintermediazione su ampia
scala potenzialmente senza precedenti, basato su transazioni automatizzate senza terzi di
fiducia. Tale processo potrebbe rapidamente mutare anche i principi su cui si fondano gli
attuali sistemi politici e modelli di governance, ponendo in discussione il ruolo tradizionale
dello Stato e delle istituzioni centralizzate. Molti sostenitori della blockchain sostengono
infatti che la società civile potrebbe organizzarsi e proteggere i propri interessi in maniera più
efficace, se le tradizionali funzioni dello Stato venissero sostituite da applicazioni blockchain
e piattaforme open source decentralizzate – come Ethereum9
, Omni Layer10
, Eris11
. Motivati
dall'entusiasmo per le nuove possibilità offerte dalla tecnologia informatica, ma anche da una
profonda insoddisfazione verso i sistemi politici attuali, questi sostenitori incoraggiano i
cittadini a partecipare alla rivoluzione blockchain e a creare i propri sistemi di “governo fai da
te”, in cui centralizzazione, coercizione e gerarchie sono sostituiti da meccanismi di consenso
distribuito.
In termini generali, si può dire che i sostenitori della decentralizzazione condividano il
medesimo atteggiamento “dissociativo” nei confronti delle istituzioni centralizzate e dello
Stato in particolare, “non riuscendo ad apprezzarne il contributo in termini di valore aggiunto”
(Paquet & Wilson 2015, p. 21). La retorica dominante emersa perlopiù attraverso i media, e
dominata generalmente da informatici e operatori finanziari, vede i governi “come una sorta
di intralcio – troppo lenti, troppo corrotti, troppo carenti di innovazione, e a beneficio di
troppo pochi (Paquet & Wilson 2015, p. 21). È importante notare, tuttavia, che esiste una certa
varietà di posizioni a proposito del ruolo che lo Stato dovrebbe assumere nell'ambito di una
governance decentralizzata, e che le linee di demarcazione tra disintermediazione dei servizi
governativi, libero mercato e persino anarchia non sono sempre ben definite.
9 https://www.ethereum.org
10 http://www.omnilayer.org
11 https://erisindustries.com
4
Molti sostenitori promuovono la blockchain semplicemente come registro pubblico più
efficiente, decentralizzato e fondato sul consenso, con applicazioni in grado di rendere i
cittadini meno dipendenti dai propri governi, ma pur sempre nell'ambito di una società retta
dall'autorità statale. Tecno-libertari e cripto-anarchici hanno invece una visione più estrema al
riguardo. Essendo generalmente inclini a considerare lo Stato come un illegittimo, inutile e
irrimediabilmente obsoleto depositario di potere, incoraggiano apertamente l'utilizzo delle
nuove tecnologie informatiche come una forza liberatrice nei confronti del concetto stesso di
autorità. Grazie al consenso distribuito, saremmo ormai giunti a un momento storico in cui è
possibile liberarsi di qualsiasi istituzione politica centralizzata, e vi sarebbero quindi le
condizioni per creare una ideale società di eguali, caratterizzata da strutture organizzative
paritetiche piuttosto che gerarchiche.
Per quanto le opinioni riguardo al ruolo dello Stato possano differire, una crescente
categoria di tecno-imprenditori e di “evangelisti” della decentralizzazione hanno già
predisposto online la creazione di cripto-nazioni, ovvero servizi fai da te di governance senza
Stato interamente fondati sulla blockchain (ad esempio Bitnation12
).
Lo scopo di questa ricerca è di esaminare criticamente queste proposte, che sfidano in varia
misura i meccanismi tradizionali dell'autorità di Stato, della cittadinanza e della democrazia.
È necessario premettere che le applicazioni della tecnologia blockchain sono ancora in
fase di prima definizione e costituiscono un settore estremamente volatile, con poca teoria
stabilita, pochi esperti riconosciuti e nessuna facile risposta alle numerose questioni attinenti.
Il dibattito accademico al riguardo è ancora embrionale e per lo più dominato dalle dinamiche
tecniche, finanziarie e legali relative a Bitcoin. Di conseguenza, manca ancora del tutto a
livello internazionale un'analisi esaustiva circa i possibili effetti della tecnologia blockchain
sui processi democratici e di governance. L'auspicio è che questo paper possa facilitare la
comprensione delle principali problematiche inerenti e sappia motivare ulteriore studio e
ricerca interdisciplinare in un settore che necessita certamente di attenta considerazione.
Il paper è organizzato come segue.
Dopo aver presentato i principi e le assunzioni fondamentali della blockchain governance,
anche in prospettiva storica (Sezione II, III), verrà svolta un'analisi dei rischi e dei benefici
relativi a una possibile migrazione dei servizi governativi sulla nuova tecnologia (Sezione
IV). Verrà quindi verificata la performance della blockchain e delle piattaforme
decentralizzate come strumenti iperpolitici, in grado cioè di gestire interazioni sociali su
ampia scala e di destituire eventualmente le autorità centrali tradizionali (Sezione V): l'analisi
si concentrerà in particolar modo sui rischi relativi a posizioni dominanti di natura privatistica
negli ecosistemi distribuiti e sul possibile insorgere di una società globale senza Stato. La
ricerca discuterà inoltre se e fino a che punto la blockchain governance sia in grado di
mitigare il problema della coercizione, della centralizzazione e delle strutture gerarchiche
nella società (Sezione VI).
12 https://bitnation.co
5
Per quanto la blockchain governance sia tecnicamente in grado di sfidare l'idea di Stato, le
conclusioni dimostreranno che essa non può considerarsi una teoria politica autonoma
(Sezione VII).
Vorremmo sottolineare che il proposito di questa ricerca non è quello di difendere l'idea di
Stato a priori, come fosse un'istituzione inamovibile. Siamo consapevoli del fatto che una
società sempre più complessa e interconnessa richieda il superamento di alcuni limiti dello
Stato-nazione, e perciò ci troviamo pienamente in accordo sulla necessità di promuovere il più
possibile politiche fondate su diffuso uso di deleghe, responsabilizzazione e partecipazione
attiva dei cittadini: questi ultimi infatti non dovrebbero mai essere semplici “ricettori passivi
del paternalismo di Stato” (Paquet & Wilson 2015, p. 21). Tuttavia, per quanto il potenziale
trasformativo della blockchain sia di eccezionale rilevanza, siamo convinti che un'analisi
obiettiva dei suoi esiti politici non possa lasciare spazio ad alcun determinismo tecnologico.
Al contrario, qualsiasi proposta relativa a nuovi modelli di governance deve essere valutata
con grande cura e attenzione, evitando specialmente il rischio di promuovere strumenti
antipolitici o di concepire la politica secondo mere logiche di mercato.
6
II.
BLOCKCHAIN GOVERNANCE:
PRINCIPI E ASSUNZIONI FONDAMENTALI
Fino a oggi, il mondo accademico non ha ancora affrontato e discusso in modo
approfondito il tema della blockchain governance. Poiché sull'argomento manca ancora uno
studio coerente e attento, per gli scopi di questa ricerca si sono raccolti dati provenienti da
diverse fonti nel modo più accurato possibile, sebbene forse in modo non del tutto esaustivo.
Swan (2015) rappresenta un punto di riferimento valido per la nostra analisi, poiché offre una
panoramica completa di tutte le possibili applicazioni della tecnologia blockchain, inclusi i
servizi governativi. Alcune proposte, assunzioni e visioni presentate di seguito sono nate su
internet nell'ambito di un network globale ormai crescente che include sostenitori delle nuove
tecnologie, sviluppatori e imprenditori; altre idee costituiscono invece temi ricorrenti in
conferenze di settore, blog, forum e siti specializzati, e non sembrano attribuibili in modo
esclusivo ad alcun autore specifico.
Ciò premesso, i principi fondamentali della blockchain governance possono riassumersi
come segue.
(a) Organizzazioni centralizzate e problemi di scala.
Nel corso della storia, organizzazioni centralizzate come lo Stato, la burocrazia e la
democrazia rappresentativa hanno costituito una risposta a problemi di scala. Si sono
sviluppate perlopiù con lo scopo di raggiungere il consenso e la coordinazione tra
gruppi di persone eterogenee o distanti, in modo da facilitare le reciproche interazioni.
(b) Lo Stato come Singolo Punto di Errore (Single Point of Failure - SPOF).
Sebbene sviluppatesi in risposta a specifiche necessità storiche, le organizzazioni
dotate di coordinazione top-down e strutture gerarchizzate tendono a essere
intrinsecamente inefficienti: essendo fondate su meccanismi coercitivi, possono
mancare di flessibilità e capacità di evolversi, risultando scarsamente reattive alle
crescenti necessità e sfide sociali. Soprattutto, vi è prova di come i governi siano
sistematicamente esposti a gravi inefficienze, quali mancanza di trasparenza,
corruzione, cattura regolamentare, abuso di potere e persino regressione
nell'autoritarismo, causato dalla concentrazione di potere nelle mani di pochi13
. Il che
ci porta al classico dilemma: “Quis custodiet ipsos custodes?” (Chi sorveglierà i
sorveglianti stessi?).
13 “Il potere corrompe. Lo potete leggere nelle pagine degli antichi filosofi greci e niente è davvero cambiato –
solo la dimensione del potere e la dimensione dell'infelicità che può essere creata quando quel potere è
esercitato nel modo sbagliato” (Andreas Antonopoulos intervistato da Sparkes, 2014).
7
L'autorità centrale di un'organizzazione gerarchizzata può essere definita in termini
informatici come un Singolo Punto di Errore (Single Point of Failure – SPOF): se il
suo funzionamento non è ottimale, le conseguenze negative si ripercuotono sull'intero
sistema e sui suoi partecipanti. La decentralizzazione riduce o previene una simile
concentrazione di potere e costituisce una condizione fondamentale per l'efficacia
delle iniziative politiche, nonché per l'uguaglianza, la trasparenza e la libertà dei
cittadini.
(c) Architetture distribuite e fiducia computazionale: “Il codice è legge”14
.
L'autorità centralizzata verticale è divenuta il principale modello organizzativo nella
nostra società semplicemente perché fino a oggi non è esistita un'alternativa migliore.
Ora per la prima volta nella storia i cittadini possono raggiungere il consenso e la
coordinazione a livello globale attraverso procedure peer-to-peer verificate
crittograficamente, senza l'intermediazione di una terza parte. La tecnologia
blockchain inaugura una nuova era di decentralizzazione su larga scala, in cui il fattore
umano è minimizzato e la fiducia si sposta dagli agenti umani di un'organizzazione
centralizzata a un programma open source. In questa architettura distribuita, “il codice
è legge”: il protocollo è open source e può essere esaminato da chiunque; il network
non è posseduto né controllato da una singola entità; i dati sono mantenuti
simultaneamente da tutti i nodi, assicurando così un'adeguata ridondanza15
.
Neutralità del codice, consenso distribuito e verificabilità delle transazioni possono
evitare o ridurre significativamente frizioni e malfunzionamenti tipici del processo
decisionale delle organizzazioni centralizzate (come mancanza di trasparenza,
corruzione, coercizione, ecc.). Si possono così progettare e sperimentare molti nuovi
modelli di governance decentralizzata, privi di supervisione governativa (Swan, 2015).
(d) Potere agli individui e politica come interazione atomizzata istantanea.
Se il fondamento dell'azione statale è la coercizione, la blockchain può invece fornire
servizi governativi in maniera decentralizzata e più efficiente, rendendo inutile l'uso
della forza. Ciò consente una distribuzione dell'autorità in senso orizzontale, in un
sistema in cui la fonte di legittimità sono gli individui stessi.
Utilizzando la blockchain come registro pubblico permanente verificato dalla
crittografia, gli agenti umani in qualità di terzi e rappresentanti possono essere
sostituiti da smart contracts e Corporazioni Autonome Decentralizzate (Swan, 2015).
La relazione collettiva tra gli individui e lo Stato può essere così automatizzata
parzialmente o completamente attraverso “una serie di interazioni atomizzate
istantanee” (Buterin, 2014a).
“Invece di una struttura gerarchica amministrata da un gruppo di umani che interagiscono di
persona … attraverso il sistema legale, un'organizzazione decentralizzata implica un gruppo di
14 L'espressione originale “Code is Law” – citata anche da Farmer (2003) – proviene dal saggio di Lawrence
Lessig Code and Other Laws of Cyberspace, pubblicato nel 1999.
15 Il vantaggio della ridondanza è che se un nodo non è più funzionante, i dati non vengono perduti, perché
simultaneamente trasmessi e duplicati attraverso tutti gli altri nodi.
8
umani che interagiscono secondo un protocollo specificato in un codice informatico, ed
eseguito dalla blockchain”.
Dal punto di vista economico e politico, questi modelli fondati sul consenso sarebbero
più efficienti dei classici modelli aggregati (pool models) e potrebbero offrire “una
modalità di interazione con la realtà più equa e rappresentativa” (Swan 2015, p. 47).
(e)“Mettere una nazione sulla blockchain”16
: una pubblica amministrazione “stile
Starbucks”.
La tecnologia blockchain consente di avere servizi governativi più granulari e
personalizzati. Utilizzando la blockchain come registro pubblico permanente, è
possibile archiviare documenti legali e amministrativi quali contratti, carte d'identità,
passaporti, atti di proprietà, etc. in maniera più efficiente, economica e
decentralizzata. Chiunque può creare la propria nazione blockchain e la propria
“governance fai da te” (Swan, 2015).
“Un sistema di governance fondata sulla blockchain potrebbe offrire i servizi
tradizionalmente forniti dal governo su base del tutto volontaria, con cittadini-
utenti che vi accedono o meno a proprio piacimento” (Swan 2015, p. 48).
“I governi potrebbero spostarsi dall'attuale modello di 'bene comune che va
bene per tutti' a un modello su misura delle esigenze degli individui.
Immaginate un mondo di servizi governativi personalizzati come gli ordini del
caffè di Starbucks” (Swan 2015, p. 46).
“ Scaricando semplicemente una app sul vostro smartphone, potrete scegliere
codice legislativo e modalità di mediazione preferita, scrivere uno smart
contract, sposarvi, acquisire una proprietà fondiaria, depositare un testamento,
costituire un'azienda, creare una polizza sanitaria, e molto altro ancora, in
pochi minuti e per un paio di dollari. Il tutto è garantito da un sistema di
verifica dell'identità e della reputazione, da un sistema per la risoluzione delle
controversie, e c'è anche una app library dove la gente può caricare,
condividere o vendere le proprie app di governance fai da te (Bitnation-
blog.com, 2015).
16 L'espressione è tratta da Swan, 2015, p. 47.
9
(f) Servizi governativi globalizzati e senza frontiere.
Attraverso la blockchain, i servizi governativi possono diventare globali e senza
frontiere.
“L'idea è di liberare le organizzazioni transnazionali dalle limitazioni
geografiche e dalla giurisdizione dello Stato-nazione, per farle divenire una
cloud veramente globale” (Swan 2015, p. 32).
“Solo perché vivete in una particolare area geografica, ciò non significa che
dobbiate essere vincolati a determinati servizi governativi o avere soltanto un
governo di riferimento”. Infatti, “gli individui si muovono sempre di più tra
stati e potrebbero trarre vantaggio da un unico sistema di governance, anziché
doversi conformare alle inefficienze di molteplici stati nazionali” (Swan 2015,
p. 49).
(g) Sistemi di democrazia diretta.
I sistemi democratici possono essere resi più efficienti dalla partecipazione diretta dei
cittadini nel processo decisionale. La tecnologia blockchain può implementare nuovi
modelli di partecipazione politica, quali ad esempio Liquid Democracy17
ed elezioni
con campioni casuali18
.
(h) Futarchy: “Votate per i valori, ma scommettete sulle credenze”.
Il sistema futarchy è stato proposto dall'economista Robin Hanson19
come approccio
ingegneristico alla politica e consiste essenzialmente in speculazioni e scommesse su
previsioni di mercato, attraverso gettoni o monete elettroniche. Il sistema consiste in
due fasi, una di votazione e l'altra di previsione:
“Le persone prima votano un esito specifico (ad esempio “aumento del PIL”), quindi
votano una proposta specifica per raggiungere quell'obiettivo” (Swan 2015, p. 53).
“Se la proposta viene accettata, allora tutte le transazioni avvenute sul mercato
respinto vengono annullate, ma sulla proposta accettata dopo qualche tempo
viene pagato a ognuno un certo numero di monete elettroniche in base a una
metrica di successo scelta da futarchy, e viceversa se la proposta è respinta”
(Buterin, 2014b).
Discussa come nuovo modello di governance che è possibile sviluppare sulla
piattaforma Ethereum (Buterin, 2014b; Swan, 2015), futarchy rappresenta “la
quintessenza del potenziale trasformativo della tecnologia blockchain” (Swan 2015, p.
53).
17 http://liquidfeedback.org; Swan 2015, pp. 51-52.
18 Si veda in proposito la proposta di David Chaum http://rsvoting.org/whitepaper/white_paper.pdf
19 Si veda il paper disponibile su http://mason.gmu.edu/~rhanson/futarchy2013.pdf
10
Per ciò che riguarda il ruolo dello Stato nell'ambito della blockchain governance, le
posizioni sono differenti e possono includere:
(i) una società decentralizzata, ancora fondata sull'autorità statale.
La decentralizzazione dei servizi attraverso la blockchain non implica la destituzione
dello Stato, ma significa semplicemente migliorare la governance.
“Questo non è un folle manifesto della serie 'non abbiamo bisogno dei
governi'. Semplicemente possiamo migliorare i governi quando non
concentriamo troppo potere nelle mani di poca gente” (Andreas Antonopoulos,
intervistato by Sparkes, 2014).
“Il punto d'arrivo non è l'illegalità o l'anarchia, ma quadri giuridici che siano
più granulari e personalizzati rispetto a una determinata situazione” (Swan
2015, p. 17);
(j) un nuovo contratto sociale, caratterizzato da Società Autonome Decentralizzate e
dalla scomparsa dello Stato.
Con la diffusione delle nuove tecnologie, sarà finalmente possibile per i cittadini
eliminare le istituzioni centralizzate e creare invece un nuovo contratto sociale, basato
sul consenso piuttosto che sulla coercizione, per una società globale innovativa,
autonoma e più trasparente. Il nuovo contratto sociale includerebbe sistemi di
comunicazione e collaborazione decentralizzata, con regole stabilite dai partecipanti e
compatibili con il diritto consuetudinario o naturale20
.
Alla fine, lo Stato svanirà per mancanza di consenso.
“Ciò che facciamo in pratica è rendere i governi nazionali del tutto irrilevanti.
E nessun governo, che sia democratico o autocratico, può sopravvivere senza il
consenso dei suoi sottoposti” (Bitnation-blog.com, 2015).
“Immagino uno scenario in cui i governi non servano. Che il libero mercato sia
in grado di fornire beni e servizi per assicurare la vita, la libertà e la proprietà
senza dover ricorrere alla coercizione. Questo è il fine ultimo a cui tutto ciò
deve portare. Il risultato è che lo Stato avrà meno potere dei mercati. Il libero
mercato sarà fondamentalmente in grado di garantire la giustizia in maniera più
efficace di quanto possa fare un governo. Se ci pensate, qual è lo scopo di un
governo? È un modo per raggiungere un consenso generale su ciò che è giusto
o sbagliato, su chi è colpevole o innocente, su chi possiede che cosa. [I
governi] perderanno legittimità non appena sistemi più trasparenti e aperti
saranno in grado di garantire queste funzioni senza dover ricorrere alla forza”.
(Daniel Larimer, intervistato da Sparkes, 2014).
20 Si veda in proposito https://letstalkbitcoin.com/blog/post/we-talk-share-create-exchange-resolve-
decentralized-autonomous-society. Si veda anche
https://www.reddit.com/r/revolution/comments/1yvmsn/distributed_autonomous_society_a_state_without/
11
(k) Franchulates.
Attraverso un' applicazione integrale delle regole di mercato, la tecnologia blockchain
potrebbe favorire la comparsa di “franchulates”, come nel romanzo Snow Crash di
Neal Stephenson (Swan, 2015).
I franchulates nascono dalla combinazione delle parole “franchise” e “consulate”. Nel
romanzo di Stephenson, consistono in aziende private che hanno ormai sostituito lo
Stato in tutte le sue funzioni e competono reciprocamente per la produzione di beni e
servizi. Nella società descritta dal romanzo, la Costituzione è stata stravolta e i
cittadini non hanno più diritti; lo Stato si è ridotto a una entità ormai svuotata di poteri
e di significato; le imprese svolgono il ruolo di agenzie governative e “il concetto di
cittadinanza è stato assorbito da quello di fedeltà al marchio aziendale” (Lipschutz
2010, p. 92). In un simile scenario anarco-capitalista, in cui le politiche pubbliche sono
state sostituite dalla membership aziendale, “il cittadino-consumatore è sovrano”
(Lipschutz 2010, p. 92).
La tecnologia blockchain è potenzialmente in grado di trasformare la società attuale in
qualcosa di molto simile alla visione di Stevenson. Per coloro che promuovono questo
scenario, l'idea di fondo è che “i governi debbano diventare più aziende e meno
fornitori monopolistici standard di servizi governativi” (Swan 2015, p.47). Pertanto, i
governi “dovrebbero avere una relazione più dinamica con i cittadini-consumatori, con
proposte e servizi richiesti e valutati dai differenti segmenti di mercato presenti tra gli
elettori” (Swan 2015, p. 47).
Ulteriori elementi utili alla discussione:
(l) Autorità che fluttua liberamente, dissonanza cognitiva e maturità sociale.
La decentralizzazione attraverso la tecnologia blockchain rappresenta “un'evoluzione
naturale dell'umanità” (Andreas Antonopoulos intervistato da Sparkes, 2014).
Tuttavia, “occorrerà del tempo prima che l'idea della fiducia decentralizzata
computazionale divenga parte della coscienza collettiva e fino ad allora l'idea potrà
creare una dissonanza cognitiva in coloro che sono abituati ai sistemi di fiducia
centralizzata” (Antonopoulos, 2014).
“Un effetto positivo della tecnologia blockchain è che potrebbe obbligare
individui e società a raggiungere un nuovo livello di maturità circa il modo in
cui governance, autorità, indipendenza e partecipazione sono concettualizzate e
attuate. Non siamo abituati a una governance intesa come responsabilità
personale e come sistema peer-to-peer, siamo invece abituati a ciò che è
imposto da un'istituzione esterna, centralizzata e distante... L'autorità che
fluttua liberamente si è già manifestata in settori come ad esempio
l'informazione... Può sembrare più difficile abbandonare l'autorità centrale per i
servizi governativi... ma non c'è ragione per cui non si possa raggiungere una
maggiore maturità sociale anche in un simile contesto (Swan 2015, p.54).
12
III.
LA DEMOLIZIONE DELLO STATO:
UNA PROSPETTIVA STORICA
3.1 Determinismo marxista e anarco-capitalismo.
La prima considerazione è che la maggior parte dei principi e delle assunzioni appena
presentate siano tutt'altro che nuove nella storia del pensiero politico moderno. Ad esempio, la
retorica antigovernativa che spesso accompagna i sostenitori della blockchain, insieme all'idea
di gestire la società solo attraverso contratti di natura privata, costituiscono il cuore della
teoria del contratto sociale di Proudhon21
. Ma ci sono altre similarità che è interessante
evidenziare. Il marcato individualismo e la critica alle organizzazioni centralizzate e
gerarchizzate; lo Stato descritto come antiquato strumento di oppressione e la coercizione
come fonte di ogni male; la possibilità per i cittadini di amministrarsi finalmente da soli,
superando gli attuali paradigmi politici; la spontanea e graduale scomparsa dello Stato, una
volta che gran parte della popolazione avrà raggiunto un adeguato livello di consapevolezza –
tutti questi elementi sono tipici del pensiero anarchico, nonché del razionalismo e
determinismo della dottrina marxista. Anche nella visione marxista, infatti, lo Stato non viene
improvvisamente abolito, piuttosto si dissolve da solo una volta che si verifichino determinate
condizioni – in questo caso, quando i processi di produzione saranno riorganizzati dai
lavoratori secondi principi di libertà e uguaglianza. A quel punto, afferma il marxismo, “tutti i
membri della società, o almeno la maggior parte, avranno imparato ad amministrarsi da soli”,
avendo ormai raggiunto un sufficiente livello di maturità e consapevolezza politica, e
“metteranno l'intera macchina statale nel posto che le spetta, cioè nel museo delle antichità
accanto alla rocca per filare e all'ascia di bronzo (Engels, 1884). Con un processo graduale e
spontaneo, i cittadini si abitueranno finalmente a vivere in una società “senza forza, senza
coercizione, senza subordinazione, senza quello speciale apparato di coercizione che è
chiamato stato” (Lenin 1917, p.42).
E questo sembrerebbe essere anche l'obiettivo finale dei cripto-anarchici – nonché un
desiderio se non altro implicito di molti sostenitori della decentralizzazione.
Tuttavia, nonostante queste interessanti similarità, vi è almeno una differenza fondamentale
che è necessario rilevare. Mentre per il marxismo la scomparsa dello Stato è la naturale
conseguenza della disfatta del capitalismo, per i più convinti sostenitori della tecnologia
blockchain è esattamente l'opposto: la dissoluzione dello Stato rappresenta la vittoria finale
del libero mercato e dei detentori di interessi privati sulle istituzioni, in un processo di
liberalizzazione economica che può definirsi più propriamente anarco-capitalista (Sezione II,
punti j, k).
21 Proudhon sviluppò la sua teoria nell'opera L' idea generale di rivoluzione nel XIX secolo (1851).
13
3.2 Decentralizzazione e nuovi modelli di governance.
Riferendoci a dinamiche recenti, la spinta verso la decentralizzazione può intendersi come
parte di un fenomeno antigovernativo più ampio emerso nelle democrazie occidentali durante
gli ultimi decenni, che ha modificato le interazioni tra cittadini e autorità centrali (Paquet &
Wilson, 2015). Secondo questo nuovo trend, i differenti gruppi d'interesse presenti nella
società non competono più come in passato per conquistare un certo potere di controllo sullo
Stato: piuttosto, cessano di riconoscere il suo monopolio, ne pongono in rilievo le debolezze e
i fallimenti, e quindi esplorano modi nuovi e più efficienti di organizzare attività e servizi per
la collettività (Paquet & Wilson, 2015).
Negli ultimi quarant'anni, sono stati sviluppati a questo fine numerosi modelli di
democrazia deliberativa e governance decentralizzata, e per molti aspetti la blockchain
governance può ritenersi l'ultimo sviluppo di questo trend di mutamento.
Fin dagli anni Ottanta, il concetto di democrazia deliberativa è stato discusso come ideale
di autonomia politica e autogoverno, in opposizione ai limiti delle forme tradizionali di
partecipazione politica. Fondato sul principio secondo cui la democrazia rappresentativa
dovrebbe essere rinforzata da forme dirette di partecipazione civica, questo approccio ha dato
particolare risalto a valori quali la pubblica argomentazione, la deliberazione tra cittadini
uguali, la trasparenza e la responsabilità nei processi decisionali (Basset, 1980; Bohman &
Rehg, 1997).
Allo stesso tempo, l'idea che il monopolio di Stato costituisse uno SPOF (Singolo Punto di
Errore) e la conseguente ricerca di un modello di governo meno stato-centrico hanno portato
a una maggiore interazione tra istituzioni e soggetti privati non governativi nell'adempimento
delle funzioni pubbliche. Il concetto di New Public Administration – divenuto poi New Public
Governance – è stato utilizzato per definire questo nuovo sistema di governance
decentralizzata emersa nelle democrazie occidentali a partire dagli anni '70. In questo
contesto, i sostenitori di un approccio alle politiche pubbliche orientato al mercato, quali
Osborne e Gaebler (1992), hanno promosso l'idea che per meglio soddisfare i bisogni dei
cittadini, i governi dovessero limitarsi semplicemente a “tenere il timone” (steering), ovvero
espletare funzioni d' indirizzo programmatico stabilendo priorità e obiettivi, piuttosto che
“remare” (rowing), ovvero intervenire direttamente sulla prestazione dei servizi.
Da una parte, queste pratiche hanno accolto la necessità di sperimentare un modello di
leadership imprenditoriale che trovasse soluzioni innovative alle disfunzioni dello Stato e
della burocrazia oltre i tradizionali confini organizzativi e istituzionali; d'altra parte, tuttavia,
esse hanno comportato un processo controverso e socialmente costoso di revisione della spesa
pubblica, deregulation e privatizzazione del servizio pubblico, nel tentativo di migliorare
l'efficienza e ridurre i costi di gestione amministrativa secondo pratiche neo-liberiste.
La comunità accademica ha definito governance senza governo (Peters & Pierre, 1998;
Rhodes, 1997) questo nuovo sistema amministrativo caratterizzato da un sostanziale
trasferimento di potere dal settore pubblico a quello privato e da un ruolo sempre più decisivo
dei mercati negli affari pubblici. In questo ambito, gli studiosi hanno anche rivolto particolare
attenzione al potere dei network di dominare gli affari pubblici e di ridimensionare il ruolo
14
dello Stato, grazie alla loro particolare capacità di auto-organizzarsi, sviluppare resilienza ed
evadere il controllo governativo (de Bruijn & ten Heuvelhof, 1997; Kooiman, 1993; Marsh &
Rhodes, 1992; Peters & Pierre, 1998).
Nell'ultimo decennio, gli effetti della globalizzazione hanno spinto le istituzioni verso un
ulteriore sviluppo di pratiche partecipative e decentralizzate (Shabbir, Cheema & Rondinelli,
2007). Di conseguenza, le funzioni di controllo e coordinazione sociale – tradizionalmente di
competenza dello Stato – sono divenute molto più complesse e frammentate rispetto al
passato, in ragione della condivisione dell'autorità con un numero crescente di soggetti non
governativi, agenzie, stakeholder e network a livello locale e globale. Teorie e pratiche
relative alla governance si sono evolute di conseguenza e la letteratura scientifica ha
concettualizzato una notevole varietà di nuovi modelli organizzativi, tra cui la governance
multi-stakeholder (Freeman, 1984; Almeida, Getschko & Afonso, 2015), decentralizzata
(Shabbir, Cheema & Rondinelli, 2007), distribuita (Abbott, 2000; Paquet, 2000) e
collaborativa (Ansell & Gash, 2008; Donahue, 2004). Per quanto significati e definizioni
possano mutare a seconda del contesto, questi modelli hanno in comune diversi tratti, tra cui:
un trend di deconcentrazione delle strutture gerarchiche; un processo decisionale più
responsabile, trasparente e reattivo ai problemi; l'inclusione di differenti portatori di interesse
nelle piattaforme di dialogo, finalizzate alla ricerca di soluzioni consensuali per problematiche
condivise.
3.3 Cyberspazio, reti peer-to-peer e crittografia.
Il continuo sviluppo della tecnologia informatica, la crescente digitalizzazione e la
diffusione della connettività hanno accelerato ulteriormente i fenomeni di decentralizzazione.
Grazie all'abbattimento dei costi di comunicazione e all'utilizzo di un'architettura distribuita
caratterizzata da connessioni multidirezionali tra tutti i nodi, internet e il cyberspazio hanno
permesso l'emergere di una “sfera pubblica di rete” (Benkler 2006, p. 212) come strumento
fondamentale per la libertà di espressione. I cittadini hanno avuto la possibilità, come mai
prima nella storia, di intensificare le interazioni tra gruppi d' interesse e movimenti sociali a
livello locale e transazionale; esprimere malcontento e rimostranze attraverso canali non
istituzionali; impegnarsi in azioni civicamente orientate e sperimentare modelli alternativi di
governance fondati su concertazione e codecisione, con maggiore consapevolezza politica, ma
anche con crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni.
Ciò ha causato un'ulteriore erosione dei concetti westfaliani di stato nazione e di
governance territoriale, ponendone specialmente in discussione le funzioni legate alla
sovranità, all'autorità e ai confini nazionali.
In questo contesto, non può dimenticarsi come anche il diffuso entusiasmo per la
crittografia in qualità di strumento politico difensivo abbia svolto un ruolo cruciale.
L'idea di utilizzare la crittografia forte per proteggere la libertà e la privacy dei cittadini dai
governi e dalle grandi multinazionali trova le sue origini nella cultura cripto-anarchica e
cypherpunk della fine degli anni Settanta. I principi fondamentali di questi eterogenei
15
movimenti controculturali possono trovarsi in due manifesti, “The Crypto Anarchist
Manifesto” (May, 1988) e il “Cypherpunk's Manifesto” (Hughes, 1993), in cui si afferma che
la libertà di espressione, la privacy dei cittadini nelle comunicazioni e i sistemi anonimi di
pagamento sono condizioni essenziali per una società aperta e dovrebbero essere utilizzati per
promuovere il cambiamento politico e sociale.
Specialmente dopo l'11 Settembre, tali principi hanno ispirato un crescente utilizzo di
network peer-to-peer per la protezione dell'anonimato come Freenet22
e Free Haven23
, in grado
di resistere alla censura e di eludere i sistemi di sorveglianza online messi in atto da governi e
multinazionali (Farmer, 2003).
3.4. La fase finale della decentralizzazione: la blockchain governance.
I vari processi di decentralizzazione descritti finora hanno almeno un elemento
fondamentale in comune: hanno tutti esplorato nuove forme di coordinazione e interazione tra
Stato e società, con un significativo trasferimento di potere dalle istituzioni centralizzate agli
individui e/o ai mercati. La blockchain governance può considerarsi come lo stadio finale di
tale processo di decentralizzazione e depotenziamento delle istituzioni, in quanto:
• evidenzia i benefici sociali di un approccio bottom-up alla politica, promuovendo
forme consensuali di auto-governo e partecipazione diretta dei cittadini nei processi
decisionali, in modo simile alla democrazia deliberativa (e ad altri modelli alternativi
di governance);
• nega il valore aggiunto della coordinazione centralizzata e promuove il primato
dell'economia sulla politica, seguendo una logica di gestione dei servizi pubblici di
stampo privatistico inaugurata dalla New Public Governance (“i governi dovrebbero
essere più simili alle imprese”; “i mercati possono fare meglio dello Stato”);
• promuove l'utilizzo della crittografia forte per la protezione della libertà e della
privacy dei cittadini;
• si fonda su reti peer-to-peer e gruppi di interesse virtuali che mirano a decentralizzare
le strutture gerarchiche, essere il più possibile indipendenti dalle autorità governative e
sfidare i loro programmi.
La visione che ne consegue è che le politiche pubbliche e i servizi governativi dovrebbero
essere amministrati direttamente da reti private di cittadini, attraverso un modello di
governance decentralizzata fondato su fiducia distribuita e regole di mercato.
Nelle prossime sezioni, discuteremo i possibili esiti di tale modello.
22 https://freenetproject.org
23 http://freehaven.net
16
IV.
TECNOLOGIA BLOCKCHAIN E
DECENTRALIZZAZIONE DEI SERVIZI GOVERNATIVI
Fino a che punto è possibile decentralizzare la pubblica amministrazione e i servizi
governativi attraverso la tecnologia blockchain? Possiamo eliminare archivi di Stato, registri,
notai e “mettere una nazione sulla blockchain” (Sezione II, punto e)?
Indubbiamente, la tecnologia blockchain vanta proprietà notevoli in qualità di registro
distribuito, che includono ad esempio un buon rapporto tra costo ed efficacia, irreversibilità e
verificabilità delle transazioni, trasparenza e resistenza alla censura. Tuttavia, la proposta di
decentralizzare i servizi governativi attraverso una blockchain aperta e interamente distribuita
(unpermissioned) comporta una serie di rischi e incognite che potrebbero superare gli
eventuali benefici. Per quanto la blockchain sia spesso definita come “un registro universale,
permanente e continuo” (Swan 2015, p. 46), definizioni di tal genere sono in qualche modo
eccessive, poiché non tengono conto a sufficienza dei numerosi rischi di performance inerenti.
4.1 Problemi di sicurezza e debolezze tecniche delle attuali blockchain
pubbliche e aperte (“unpermissioned”).
Il primo aspetto problematico è che attualmente i registri pubblici, distribuiti e aperti come
Bitcoin hanno una natura fortemente speculativa e presentano un trade-off tra dimensione del
network e decentralizzazione. La scalabilità comporta un naturale processo di centralizzazione
del potere computazionale, dovuto al numero decrescente di miner in grado di eseguire la
verifica matematica richiesta dal protocollo, che ha costi crescenti. Bitcoin, per esempio, è al
momento gestita da aziende di mining sempre più centralizzate, che si scoprono essere
impegnate in colossali attività segrete in Cina24
, oppure scambiate nel mercato azionario
australiano25
, con possibili rischi di collusione o cartellizzazione. Di conseguenza, una
governance decentralizzata stile Starbucks (Sezione II, punto e) fondata su una simile
blockchain non farebbe che esporre pericolosamente diritti essenziali dei cittadini e atti
pubblici a interessi di natura privata e a imprevedibili dinamiche di mercato (incertezza della
redditività del mining, volatilità dei prezzi, discontinuità degli investimenti, attacchi
speculativi, ecc.).
Inoltre, per quanto possa fondarsi su una rete peer-to-peer apparentemente robusta, una
blockchain pubblica è intrinsecamente volatile e può subire una biforcazione (fork) o essere
24 Si veda in proposito l'interessante report disponibile su http://motherboard.vice.com/read/chinas-biggest-
secret-bitcoin-mine
25 Si veda http://siliconangle.com/blog/2015/09/08/australian-bitcoin-mining-firm-bitcoin-group-to-go-public-
on-the-asx-in-november/
17
semplicemente abbandonata dalla comunità in qualsiasi momento, perché non è più
interessante o remunerativa. È dunque dubbio che una blockchain interamente distribuita
come Bitcoin possa definirsi “registro universale”. Poiché non vi è alcuna garanzia che essa
possa rimanere operativa o continuare a esistere in futuro, la persistenza e la conservazione di
contratti e servizi governativi sono “suscettibili di invalidità per obsolescenza o noia”
(DuPont & Maurer, 2015).
Un'ulteriore complicazione è dovuta al fatto che i dati inclusi nella blockchain dipendono
totalmente dalla connettività. “Nel caso un cui la rete elettronica venga meno, o nel caso in
cui ci si muova tutti verso un nuovo sistema, non esiste alcun backup cartaceo che accerti
l'esistenza (o l'esecuzione) di questi contratti”. E “il senso dei contratti, invece, sta tutto nel
gestire l'incertezza” (DuPont & Maurer, 2015).
Ci sono poi diverse questioni di carattere prettamente tecnico che andrebbero valutate,
qualora si consideri una migrazione dei servizi governativi verso blockchain aperte.
Malgrado l'entusiasmo dei suoi sostenitori, la comunità scientifica è generalmente
concorde nell'affermare che alla base di Bitcoin e dei suoi numerosi cloni vi sia una
tecnologia ancora in fase di perfezionamento e altamente vulnerabile. Un'analisi completa
delle debolezze tecniche di Bitcoin va oltre lo scopo di questo paper, tuttavia offriremo una
breve sintesi delle ricerche più rilevanti pubblicate in proposito di recente.
In primo luogo, sono stati sollevati dei dubbi riguardo i meccanismi d'incentivo relativi al
mining: una ricerca effettuata da Ittaly e Gün Sirer (2014) ha dimostrato che un gruppo
minoritario di “miner egoisti” e collusi, consistente in un terzo dei miner totali, sarebbe
effettivamente in grado di controllare strategicamente il sistema e revocare la sua natura
decentralizzata. La ricerca ha dunque concluso che tutti i servizi e i dati costruiti sulla
blockchain di Bitcoin – come ad esempio i servizi notarili virtuali – sarebbero attualmente a
rischio.
Secondo la teoria dell'Autodistruzione Programmata (Curtois, 2014), inoltre, vi sarebbero
errori fatali nell'ingegneria di Bitcoin che porterebbero prima o poi a un processo di declino
programmato e rapida auto-distruzione. I problemi evidenziati in questa ricerca includono:
• un'erosione eccessivamente rapida della redditività delle macchine attualmente adibite al
mining;
• enormi investimenti nelle infrastrutture computazionali, a fronte di una scarsa sicurezza
generale del sistema;
• insufficiente neutralità del network;
• mancanza di dati affidabili circa l'effettivo volume delle transazioni e aspettative irrazionali
degli investitori.
18
In particolare, secondo Curtois la futura autodistruzione di Bitcoin potrà essere causata da
una combinazione fatale di quattro fattori:
• inefficienza della regola della catena più lunga26
, che provoca inutile instabilità e crescenti
rischi di attacchi al network;
• politica monetaria deflazionistica;
• scarsa neutralità del network e azzardo morale;
• rapido mutamento del potere computazionale tra una moneta digitale e l'altra, causato
all'elevata competizione.
Per quanto poi “In Cryptography We Trust” sia il motto di molti sostenitori delle
crittomonete in tutto il mondo, Bitcoin è affetta da significative vulnerabilità riconducibili
proprio all'utilizzo della crittografia a curve ellittiche, che includono una debole generazione
di chiavi, scarsa casualità delle firme digitali, insufficiente entropia e software bugs (Bos,
Halderman, Heninger, Moore, Naehrig et al., 2014).
In particolare, la crittografia ellittica di Bitcoin non è resistente ai computer quantici e la
loro comparsa potrebbe distruggerla in qualsiasi momento. A questo proposito, gli
sviluppatori di Bitcoin affermano che con un preavviso sufficiente (ad esempio un mese),
sarebbero in grado di adottare misure d'emergenza attraverso l'intervento straordinario di
un'autorità centrale, che avrebbe il compito di porre la blockchain in sicurezza: “Il sistema
dell'autorità introdurrà la centralizzazione, ma sarà solo una misura provvisoria d'emergenza
che dopo pochi anni potrà essere ritirata” (Buterin, 2013).
La soluzione proposta è quantomeno ingenua, specie se si considera che con tutta
probabilità i computer quantici sono già segretamente in uso da qualche governo e comunque
potrebbero emergere “con poco o nessun preavviso al pubblico o alle parti interessate”, come
ha notato il celebre crittografo Ralph C. Merkle27
. Ma cosa più importante, la proposta di
affrontare problemi tecnici attraverso un'autorità centrale (un cosiddetto “benevolent
dictator”) comporterebbe un potere diretto di soggetti privati su servizi governativi e sulle
informazioni essenziali dei cittadini, senza alcuna legittimità formale né controllo. Non c'è
bisogno di ricordare come la storia sia piena di “dittatori benevolenti” che hanno aggirato la
legalità procedurale attribuendosi pieni poteri, con il dichiarato nobile intento di servire la
comunità e restaurare l'ordine. Ma se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che la questione
26 Riguardo la regola della catena più lunga, si veda https://en.bitcoin.it/wiki/How_bitcoin_works e anche
http://bitsonblocks.net/tag/longest-chain-rule/ Part 3 - CONSENSUS: How do you resolve conflicts?
27 Ralph C. Merkle, co-inventore della crittografia a chiave pubblica, ha affermato che “il probabile sviluppo
dei computer quantici nei prossimi dieci o vent'anni comprometterebbe tutti i crittosistemi a chiave pubblica più
frequentemente in uso” e “potrebbe già essere troppo tardi per diffondere nel mondo standard resistenti ai
computer quantici prima che questi divengano disponibili” (merkle.com). A questo proposito, si veda anche il
video “Quantum Computers and Public-Key Cryptosystems” su
https://www.verisign.com/en_US/innovation/verisign-labs/speakers-series/quantum-computers/index.xhtml?
inc=www.verisigninc.com . Nell'agosto 2015, la statunitense National Security Agency ha ufficialmente
dichiarato che “la crittografia a curva ellittica non rappresenta più quella soluzione di lungo periodo che un
tempo si era sperato” e ha annunciato la transizione verso algoritmi di criptazione resistenti ai computer quantici.
Si veda https://www.nsa.gov/ia/programs/suiteb_cryptography/
19
della legittimità è fondamentale: dovrebbe essere dunque valutata con grande attenzione,
specialmente da quei libertari che credono sinceramente nella tecnologia blockchain – e in
Bitcoin in particolare – come nuovo modello politico in grado di garantire le libertà
individuali e i diritti collettivi.
Nel complesso dunque, i benefici di una blockchain aperta e internamente distribuita
sembrano essere negativamente compensati da numerosi fattori di rischio, tra cui:
• azzardo morale, problemi di scalabilità, tendenza alla centralizzazione e probabile dipendenza
dei network da oligarchie private, come le grandi aziende di mining, che potrebbero
rapidamente condurre fusioni e acquisizioni, garantendosi un considerevole potere su scala
globale;
• predominio di una logica di mercato su servizi pubblici essenziali e sui diritti dei cittadini, che
andrebbero invece protetti da speculazioni di qualsiasi tipo;
• possibile interruzione di servizio o perdita della preservazione dei dati nel medio-lungo
periodo senza definizione di eventuali responsabilità legali, a causa di dinamiche avverse di
mercato e/o problemi di natura tecnica;
• comparsa di una tecno-élite dominante priva di qualsiasi legittimità formale e dotata di
crescenti poteri di supervisione su servizi strategici a livello globale.
Dovremmo pertanto concludere che difficilmente i servizi governativi potranno
rappresentare la migliore area di applicabilità per blockchain interamente decentralizzate
come Bitcoin. Gli atti pubblici necessitano di un'elevata performance e di alti livelli di
affidabilità, accessibilità e prevedibilità, dal momento che non presentano tolleranza a
interruzioni di servizio e guasti: un errore nella gestione o nell'implementazione del network
potrebbe infatti compromettere la sicurezza e i diritti civili di milioni di cittadini. Inoltre, nella
gestione di atti pubblici deve necessariamente richiedersi una processo formale e trasparente
di legittimazione, al fine di evitare l'indiscriminata ingerenza di poteri privati sugli affari
pubblici.
Le istituzioni centralizzate legittimate democraticamente sono quindi fondamentali per
assicurare l'accessibilità a dati estremamente sensibili nel lungo periodo e preservarli da
centralizzazioni fuori controllo, speculazioni di mercato, errori tecnici e poteri di supervisione
di natura privatistica. Al contrario, un processo indiscriminato di decentralizzazione e di
“gamification” (DuPont & Maurer, 2015) della pubblica amministrazione – ovvero di
riduzione del sistema amministrativo al gioco o all'azzardo attraverso incentivi fondati su
gettoni elettronici – si tradurrebbe in una scelta irresponsabile, a discapito dell'interesse
pubblico.
20
4.2 Vantaggi delle blockchain autorizzate (“permissioned”) e prive di
moneta digitale per il settore pubblico.
Se le blockchain interamente distribuite come Bitcoin hanno i loro limiti intrinseci, le
blockchain autorizzate (“permissioned”) possono rappresentare invece una valida soluzione
per i servizi governativi online. Eventuali applicazioni di settore possono includere: carte
d'identità e patenti di guida; registri scolastici, sanitari, catastali; certificati di nascita, di
morte, di matrimonio; sistemi di voto elettronico resistente ad alterazioni; riscossione delle
imposte, ecc.
Le blockchain autorizzate consistono in registri elettronici replicati e condivisi (Gendal
Brown, 2015), che possono essere gestiti da una o più organizzazioni – ad esempio agenzie
governative – in modo da garantire adeguati livelli di coordinazione di rete, affidabilità e
sicurezza attraverso l'intervento umano, qualora necessario. Questi registri elettronici
presentano dei vantaggi rispetto alle blockchain interamente distribuite, ma anche rispetto ai
database tradizionali.
In primo luogo, le blockchain autorizzate sono prive di meccanismi di verifica speculativi
come le crittomonete o i gettoni digitali: possono quindi essere utilizzate in via esclusiva per i
servizi pubblici senza interferenza alcuna da parte dei mercati delle crittovalute, con la
garanzia di un'adeguata protezione dei dati nel lungo periodo.
Inoltre, pur essendo registri distribuiti e sincronizzati, fanno parte di un network che è
limitato a pochi nodi, identificabili attraverso permessi d'accesso controllati. Dal momento
che i nodi non sono numerosi e non vi è alcuna necessità di operazioni di mining o di gravose
prove computazionali, la convalida e la propagazione dei dati nella rete è molto più veloce
rispetto alle blockchain pubbliche e aperte (Buterin, 2015). Il network risulterà anche privo di
problemi di scalabilità e potrà avere “leggeri vantaggi sulle blockchain pubbliche, in quanto
esegue soltanto la funzionalità richiesta da quella blockchain, anziché tutte le funzionalità
richieste da tutti gli utenti tutte le volte” (Kuhlman, 2015).
Le architetture basate su blockchain autorizzate possono essere progettate per specifici tipi
di servizio con differenti sistemi di verifica e meccanismi di consenso, e con differenti livelli
di controllo, sicurezza, visibilità e accesso (Peters & Panayi, 2015).
I database tradizionali28
attualmente diffusi sono fondati su una relazione di servizio
centralizzata di tipo master-slave per la duplicazione dei dati che risulta nel complesso
inefficiente: il database master è la sola fonte originale e autorevole dei dati e qualsiasi
cambiamento operato sul master viene propagato ai database slave, perché si mantengano
aggiornati e sincronizzati. In questo tipo di architettura, tuttavia, possono sorgere problemi di
affidabilità, volume del traffico e latenza, dovuti al fatto che è il database master a eseguire
tutte le operazioni di scrittura e può dover operare in condizioni di carico elevato. Un sistema
più evoluto, denominato replica multi-master, permette a qualsiasi database slave di effettuare
modifiche dei dati, condividendo gli aggiornamenti con tutti gli altri per mantenere la
28 Si veda in proposito http://www.multichain.com/blog/2015/07/bitcoin-vs-blockchain-debate/
21
sincronizzazione: ciò rende però necessarie strategie piuttosto complesse per garantire la
consistenza dei dati, al fine di prevenire o risolvere eventuali conflitti tra informazioni.
Rispetto ai database master-slave, l'architettura distribuita delle blockchain autorizzate
consente scelte gestionali differenti con vantaggi sostanziali per la pubblica amministrazione
in termini di efficienza, sicurezza dei dati, disponibilità, riduzione di errori e di costi
infrastrutturali. In particolare, l'integrità dei dati – che consiste nell' “accuratezza e
consistenza dei dati” – riguarda “sia la provenienza dei dati che la preservazione dell'integrità
attraverso trasformazione” (Peters & Panayi, 2015): insieme alla sicurezza e all'accessibilità,
rappresenta una funzione particolarmente importante per i servizi governativi e può essere
notevolmente potenziata dalla tecnologia blockchain.
Per quanto siano ancora in una fase iniziale di sviluppo, i vantaggi relativi alle blockchain
autorizzate meriterebbero senz'altro un adeguato approfondimento, in vista di possibili
sperimentazioni e applicazioni nel settore pubblico.
Nonostante i potenziali benefici, le blockchain autorizzate sono tuttavia frequente oggetto
di critiche a causa della loro natura centralizzata e chiusa, priva di resistenza alla censura. Per
questo possono risultare particolarmente osteggiate da quei tecno-libertari “che vedono tali
sviluppi o come un modo per compromettere il senso stesso della decentralizzazione, o come
l'atto disperato di intermediari-dinosauro che cercano in tutti i modi di rimanere in piedi”
(Buterin, 2015).
Abbiamo già rilevato, tuttavia, come vi siano limiti nelle funzionalità dei ledger aperti e
distribuiti, limiti che è necessario riconoscere con chiarezza se si vogliono compiere scelte
ragionate.
Sebbene la retorica dominante tenda a considerare le istituzioni centralizzate come
incapaci di reagire in modo rapido a cambiamenti improvvisi (Sezione II, punto b), per ciò
che riguarda la sicurezza dovremmo dire piuttosto che è vero il contrario: centralizzazione e
approccio top down sono certo meglio adatti ad affrontare rapidi mutamenti e difficoltà sul
piano tecnico, rispetto alla gestione diffusa tipica di strutture sviluppate orizzontalmente. La
scalabilità, in questo caso, è un fattore problematico. In un'architettura distribuita con migliaia
o milioni di nodi, modificare un protocollo può essere una procedura complessa e dispendiosa
in termini di tempo: richiede infatti il consenso maggioritario degli sviluppatori principali, dei
miner e dei nodi, il consenso può essere condizionato da ragioni di opportunità economica e
alla fine l'ecosistema può non essere in grado di rispondere in tempo a difficoltà improvvise.
A fronte di tali problematiche architetturali e gestionali, dovremmo concludere che “il
fattore umano è il modo migliore che abbiamo per preservare sistemi complessi di software
(DuPont & Maurer, 2015). Tuttavia, quando sono in gioco i diritti dei cittadini, gli agenti
umani non possono essere membri di una tecno-élite che si proclamano “dittatori
benevolenti”: devono essere funzionari pubblici legittimati da procedure formali, verificabili e
trasparenti.
22
4.3 I servizi governativi e l'imperativo tecnologico della
decentralizzazione.
L'idea che la decentralizzazione dei servizi attraverso blockchain interamente distribuite
rappresenti un futuro ineluttabile o “una naturale evoluzione dell'umanità” (Sezione II, punto
l) è piuttosto frequente tra i suoi sostenitori, sebbene alquanto deterministica. In primo luogo,
è dubbio che esista qualcosa come una naturale evoluzione dell'umanità: piuttosto, l'umanità
stabilisce le sue priorità e compie le sue scelte tra molte possibili opzioni, spesso in modo
conflittuale. Ancor meno accettabile è l'idea che individui e società possano essere forzati
dalla tecnologia a raggiungere “un nuovo livello di maturità” (Sezione II, punto l), dal
momento che il successo di una nuova tecnologia dipende molto più da fattori e interazioni
sociali, piuttosto che dalla superiorità della tecnologia stessa, e a questo riguardo ogni società
presenta differenti pratiche sociali dalle dinamiche imprevedibili (Boersma, Meijer &
Wagenaar, 2009).
L'idea secondo cui gli sviluppi della tecnologia siano inevitabili, con conseguenze fatali,
inarrestabili e irreversibili sulla società è definita come “imperativo tecnologico” dalla
letteratura ed è interessante notare come essa tenda ad accentuarsi “man mano che i sistemi
tecnologici diventano estesi, complessi, interconnessi e interdipendenti” (Chandler 1995, p.
7). Quando si tratta di servizi governativi, tuttavia, il determinismo non dovrebbe costituire la
spinta propulsiva al decentramento. L'obiettivo infatti non è quello di sfidare il modello di
governance centralizzata a ogni costo: la decentralizzazione presenta dei trade-off a livello
operativo e "può essere strumentale alla promozione dello sviluppo e della buona governance
ma non rappresenta un fine in sè" (Shabbir, Cheema & Rondinelli 2007, p. 17). Di
conseguenza, non dovrebbe essere promossa acriticamente in nome di sentimenti anti-
governativi, imperativi tecnologici o desiderio di innovazione ad ogni costo.
In proposito, vale anche la pena ricordare che l'innovazione è “lo strumento specifico
dell'imprenditore” (Drucker, 1985): come tale, appartiene generalmente a una visione del
mondo orientata al mercato, che stabilisce come priorità profitto, competizione e interessi
commerciali, ma non costituisce necessariamente la caratteristica più desiderabile per i servizi
governativi, che sono connessi alla conservazione di diritti sociali, economici e politici, e
devono dare piuttosto prova di sicurezza, affidabilità e durata nel lungo periodo, a fronte
dell'evoluzione della società.
Non può ignorarsi a tale riguardo come la decentralizzazione attraverso blockchain
distribuite si traduca per lo più in un processo di privatizzazione delle funzioni pubbliche e
trasformazione dei servizi governativi e dei diritti dei cittadini in un nuovo, redditizio
business privato. Dal momento che “le cosiddette libertà spesso proclamate da esuberanti
pensatori politici postmoderni sono divenute in realtà poderose fonti di insicurezza” (Marden
2003, p. xi), vorremmo ricordare la ragione per cui la coordinazione centralizzata delle
istituzioni pubbliche è stata originariamente creata – e il perché dovremmo mantenerla: per
proteggere il bene comune e i diritti collettivi nel lungo periodo da interessi individuali
transitori e da spregiudicate logiche di profitto. E a questo riguardo, è innegabile che le
blockchain autorizzate e separate dalle monete digitali abbiano un vantaggio considerevole
rispetto alle blockchain interamente distribuite.
23
V.
TECNOLOGIA BLOCKCHAIN E GOVERNANCE GLOBALE SENZA STATO
Fino a che punto possiamo considerare blockchain e piattaforme decentralizzate come
strumenti iperpolitici, in grado di gestire interazioni politiche su ampia scala ed
eventualmente destituire le autorità centrali tradizionali come lo Stato? Possiamo finalmente
superare le istituzioni politiche classiche e creare un nuovo contratto sociale basato su
piattaforme decentralizzate, consenso distribuito e autorità “che fluttua liberamente” (Sezione
II, punti j, l)? Discuteremo le ragioni per cui simili scenari in realtà non siano solamente
problematici, ma anche poco auspicabili.
5.1 Ragionamento tecnocratico e trionfo dell'Homo Economicus.
La prima obiezione è che il ruolo dei governi, della politica e della democrazia
rappresentativa non possa ridursi a una rete di interazioni istantanee atomizzate, interamente
eseguibile da processi automatici (if X, then Y). Questo approccio ingegneristico alle
dinamiche sociali promosso da fornitori di tecnologie e sviluppatori di piattaforme
decentralizzate (Sezione II, punti d, h) come sistema per superare le istituzioni politiche
tradizionali è un chiaro esempio di ragionamento tecnocratico e determinismo – che la
letteratura scientifica sostiene essere profondamente radicati in tutte le società occidentali
moderne e nella cultura statunitense in particolare (Smith & Marx, 1994).
Indubbiamente la tecnologia blockchain è in grado di migliorare notevolmente struttura,
gestione e processo decisionale di specifiche realtà, rendendole meno dipendenti da una
coordinazione di tipo top-down. Tuttavia, la decentralizzazione non è sempre la scelta
migliore per tutte le organizzazioni e ci sono limiti di applicabilità. Algoritmi e codici binari
non sono ad esempio in grado di gestire le interazioni politiche, dal momento che la politica è
un'arte che promana dalla sfera etica degli esseri umani e appartiene esclusivamente a loro, in
quanto creature “dotate di ragione e coscienza” (art. 1 della Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani).
La prospettiva informatica tende a enfatizzare l'efficienza di crittografia e codici come
strumenti politici, capaci di verificare e aggregare decisioni individuali su larga scala senza
intermediari. La politica e la governance, però, consistono in molto più del semplice
aggregare voti, mantenere registri sincronizzati e assicurare l'esecuzione di transazioni
attraverso algoritmi: la capacità di vedere il mondo in tutta la sua complessità è fortemente
dipendente dal contesto e comporta necessariamente una dimensione etica e quindi una diretta
partecipazione umana.
I programmatori tendono anche a ridurre qualsiasi organizzazione umana a “una
combinazione di due cose: una serie di proprietà e un protocollo per una serie di individui”
(Buterin, 2014a). Un simile approccio, tuttavia, può facilmente condurre alla schizofrenia
24
sociale e organizzativa, qualora i protocolli stessi – e non lo sviluppo umano – diventino
l'obiettivo finale delle nuove tecnologie. Non dobbiamo dimenticare che empatia e coscienza
sono componenti insostituibili di qualsiasi interazione sociale e politica, e che l'efficienza
informatica e l'automazione non sono il fine ultimo delle comunità umane.
Lontana da qualsiasi vera dimensione etica e politica, la regressione della democrazia a
governance computazionale o a Organizzazioni Autonome Decentralizzate – ovvero
procedure automatizzate e prive di vita estese in larga scala – segnerebbe il trionfo finale
dell'Homo Economicus: un soggetto noto per essere “autonomo, razionale in maniera
strumentale, psicologicamente autosufficiente, con scarso livello di socializzazione e motivato
all'azione dal principio utilitaristico di massimizzazione del piacere (Bourque, Harrisson &
Szell 2009, p. 85). Ma con la cattiva fama di “mostro antropologico” (Bourdier, 1997).
5.2 La dimensione prepolitica di una società fondata sulla blockchain e
il significato dello Stato.
Per comprendere le possibili dinamiche di una società senza Stato fondata sugli algoritmi,
proveremo ora a ripercorrere il processo logico di formazione dello Stato secondo le teorie
contrattualistiche, come delineate da Bobbio (1995).
In un'ipotetica società interamente decentralizzata e gestita attraverso smart contracts,
Organizzazioni Autonome Decentralizzate e regole di mercato, gli individui vivono in una
condizione che può dirsi di pre-sovranità: a seconda dei casi, si raggruppano seguendo i propri
bisogni e interessi, che cercano di gestire o di assicurare attraverso procedure automatizzate
fondate sul consenso e accettate dalle parti coinvolte. Ad esempio, possono usare piattaforme
decentralizzate per amministrare la distribuzione delle risorse, gestire sistemi basati sulla
reputazione e organizzare ogni tipo di servizio attraverso il crowd-funding.
Ora, perché una simile società è tutt'altro che perfetta? Semplicemente perché è
incompleta: è ancora primitiva o prepolitica. In questa fase infatti gli individui non sono
ancora cittadini: nonostante le sofisticate tecnologie a disposizione per creare infinite
relazioni contrattuali, gli individui vivono ancora in uno stato di natura in cui la legge del più
forte – o le leggi di mercato – prevalgono sul bene comune. In un tale scenario neo-tribale, è
inevitabile che prima o poi nascano frizioni e conflitti tra i vari network e i differenti portatori
di interesse a livello locale e globale, e tali conflitti necessiteranno di negoziati e compromessi
per il raggiungimento della pace. Se intenzionati a evitare reciproci abusi di potere, i diversi
gruppi potranno sottoscrivere un patto di non aggressione reciproca che li ponga al riparo
dall'uso della violenza, e potranno cercare soluzioni pacifiche per dirimere le controversie.
Questa fase in cui gli individui raggiungono il consenso e stabiliscono standard pacifici di
vita comunitaria è solitamente chiamato pactum societatis dalle dottrine contrattualistiche.
Tale patto di non-aggressione rappresenta il primo passo formale per uscire dallo stato di
natura e fondare una società civile. E tuttavia, come ha ricordato Bobbio, raggiungere il
consenso non è sufficiente e non risolve il problema del conflitto: infatti il rispetto del patto
25
non è assicurato in alcun modo e non è protetto da forze antagoniste esterne. Di conseguenza,
la società è ancora piuttosto instabile, dispersa e conflittuale.
Alla fine, il bisogno naturale di sicurezza e la necessità di evitare la frammentazione dello
sforzo sociale porta gli individui a instaurare un punto di controllo permanente, una terza
parte neutrale a cui delegare la responsabilità del mantenimento dell'ordine, la coordinazione
delle attività e la risoluzione di conflitti futuri, attraverso un pactum subjectionis – o di
sottomissione alla coercizione organizzata. Questo momento è cruciale e segna la nascita
dell'idea di Stato, che può ritenersi il prodotto del pensiero logico – come anche Kant
sosteneva – prima ancora che un evento storico. Ma cosa ancora più importante, questa fase
simbolica in cui si crea la volontà generale segna il passaggio delle comunità umane a una
vera e propria dimensione politica, in cui un livello superiore di coordinazione tra interessi
conflittuali è riconosciuto fondamentale per proteggere il consenso una volta raggiunto.
È proprio questo processo giuridico ed etico a trasformare gli individui in cittadini.
Molti tecno-libertari sostengono che la coordinazione centralizzata e lo Stato siano il mero
prodotto di una mentalità patriarcale, gerarchica e gerontocratica, che dovremmo finalmente
superare. In effetti, i principi ideologici a sostegno della decentralizzazione spesso richiamano
valori sociali neo-liberistici, quali “l'etica della scelta individualista, il controllo del proprio
destino, la responsabilità personale, l'autopromozione e l'autogoverno” (Marden 2003, p. 88),
contrapposti alle politiche top-down, alle istituzioni centrali e patriarcali, ai cosiddetti
“burocrati senza volto”. A questo proposito, tuttavia, vale la pena ricordare che le istituzioni
politiche centralizzate sono emerse attraverso un complesso processo storico di
emancipazione dai poteri privati e dalle chiese, stabilendo procedure legittime non solo per
superare problemi di scala o coordinare gruppi tra loro distanti (Sezione II, punto a), ma
soprattutto per proteggere il consenso, l'esecuzione delle leggi e i diritti individuali
fondamentali dall'inevitabile caos degli interessi contrapposti.
È dunque chiaro come lo Stato, in quanto garante dei diritti fondamentali, non sia una
ingombrante terza parte che si possa aggirare attraverso un procedimento tecnologico di
disintermediazione: lo Stato siamo noi, come risultato del primo e più grande progetto di
crowd-funding mai intrapreso nella storia, e non può definirsi in opposizione alla società
civile. Tutt'altro che concluso, questo progetto collettivo è radicato nelle nostre Costituzioni
ed è legato ai diritti civili e ai concetti di pubblico interesse, coordinazione e redistribuzione
delle risorse, i quali non possono essere interamente delegati alle leggi di mercato o a
interazioni atomizzate gestite da algoritmi.
La società umana deve essere certamente creativa e sviluppare un'ecologia diversificata
attraversi modelli di governance di tipo bottom-up per affrontare meglio i suoi problemi.
Tuttavia, dovremmo anche essere consapevoli delle trappole di un atteggiamento tecnicista,
riconoscendo che l'automazione e la decentralizzazione hanno limiti intrinseci, da cui possono
derivare nuove forme di fragilità politica e sociale.
A questo proposito, non è chiaro ad esempio in che modo una società interamente
distribuita e fondata sulla tecnologia blockchain possa regolare i conflitti, mediare tra interessi
contrapposti o mitigare le iniquità sociali, se non attraverso aggiustamenti di mercato,
26
complesse reti di smart contracts o altri sofisticati meccanismi automatici di incentivazione.
Non solo i mercati hanno dimostrato di non essere capaci di creare giustizia sociale e
redistribuzione – malgrado ciò che afferma qualche tecno-imprenditore (Sezione II, punto j) –
ma è piuttosto sulla sottomissione della politica al “turbocapitalismo” e ai suoi diktat
finanziari che grava gran parte della responsabilità per i problemi che attualmente affliggono
le nostre democrazie – e cioè disoccupazione di lungo periodo, povertà, cattura
regolamentare, erosione del capitale sociale, ma anche guerre imperialiste, paura e insicurezza
diffusa (Luttwak, 1999; Ziegler, 2002).
In realtà, è proprio con la crescente atomizzazione della vita sociale, l'individualismo
estremo e l'incessante razionalizzazione delle strutture economiche che il potere aziendale si
rinforza e si riproduce, a discapito dei diritti collettivi e individuali (Boggs, 2000; Marden,
2003).
5.3 Società globale senza Stato e “politica amorale”: il
depotenziamento dei cittadini.
Il problema maggiore di un'ipotetica società globale gestita solo attraverso strumenti
organizzativi fondati sull'individualismo – e cioè Organizzazioni Autonome Decentralizzate,
regole di libero mercato e “autorità che fluttua liberamente” (Sezione II, punto l) – consiste
essenzialmente nella mancanza di meccanismi legittimi per regolare la convergenza del
particolare nel generale, ruolo tradizionalmente svolto dalle istituzioni politiche centralizzate.
Con il disfacimento del processo di costruzione dell'identità collettiva, i cittadini
potrebbero non riuscire più a vedere se stessi come parte del tutto, dal momento che la volontà
generale è ormai sostituita da una miriade di atti immediati di volontà individuali. Ciò
potrebbe comportare un serio rischio di regressione delle comunità umane in una dimensione
prepolitica, caratterizzata da “scenari hobbesiani svincolati da regole e [da] uno Stato che si
ritrae” (Marden 2003, p. 90). Gli individui non sarebbero più cittadini, ma semplici utenti e
consumatori di servizi, “portatori di interessi indipendenti...senza norme condivise per le
regolare le proprie interazioni come esseri liberi e uguali (Urbinati 2006, p. 65); e la società
finirebbe per essere dominata da interessi privati contrapposti e “franchulates” – come
descritto da Stephenson nel suo romanzo (Sezione II, punto k).
Un simile scenario ricade nell'ambito della politica amorale (Schedler, 1997), cioè una
politica ridotta a un gioco privato e strategico di potere.
“È l'idea di politica come scelta razionale e come patria dell'homo economicus – in cui i
partecipanti massimizzano l'utilità, hanno preferenze esogene prefissate e sono impegnati
in scambi quasi commerciali di beni e servizi. [Tutto ciò] annulla i confini tra azione
privata e pubblica e vede la politica come un costituirsi di motivazioni private” (Marden
2005, p. 235).
Che sia mossa da fallaci intenzioni libertarie, ingenui utopici o investitori in cerca di
profitto, l'idea di creare una società globale senza Stato attraverso la proliferazione
indiscriminata di piattaforme decentralizzate appare tutt'altro che ideale: un sistema del genere
27
infatti non andrebbe oltre la fase del pactum societatis, caratterizzata da conflitti tra i molti,
diversi gruppi fondati sul consenso e le varie oligarchie, nell'assenza generale di meccanismi
in grado di assicurare i diritti e la libertà dei cittadini. Contrariamente a ciò che molti
sostenitori della tecnologia blockchain affermano, il risultato finale sarebbe il generale
indebolimento degli individui, la “deificazione del mercato e il trionfo dell'antipolitica”
(Marden, 2003, p. 185).
Un simile epilogo, tuttavia, non dovrebbe sorprendere: nel discutere determinismo
tecnologico e utopia come tratti storici peculiari della società americana, Segal (1985) pare
concludere che le utopie tecnologiche manchino generalmente di soluzioni efficaci in termini
di autentica coesione e progresso sociale. E le applicazioni deterministiche della tecnologia
blockchain alla politica sembrano confermarlo.
28
VI.
IL MITO DI UNA SOCIETÀ EGALITARIA FONDATA SULLA BLOCKCHAIN
I tecno-libertari sono soliti porre particolare enfasi sulla capacità della blockchain di
raggiungere il consenso tra partecipanti su ampia scala, mentre considerano l'autorità verticale
centralizzata pregiudizievole per le facoltà individuali. Non è dunque raro che sostengano
l'idillico scenario di una società orizzontale e non gerarchica, in cui gli individui possano
cooperare liberamente attraverso meccanismi di consenso fondati sugli algoritmi. Tale
visione, tuttavia, sembra aggiungersi al gran numero di miti relativi alle ICT già emerso
nell'ultimo ventennio – quali ad esempio “il mito di un governo nuovo e migliore”, “il mito
del progresso tecnologico”, “il mito della pianificazione razionale dell'informazione” e “il
mito del consumatore intelligente ed emancipato” (Bekkers & Homburg, 2009).
Discuteremo brevemente le ragioni per cui la blockchain governance non risolve né il
problema politico della coercizione, né quello delle strutture sociali gerarchiche.
6.1 La questione della coercizione.
Nella retorica della decentralizzazione, consenso e coercizione sono divenuti concetti
relativi a modelli opposti di organizzazione politica e sociale. Per associazione semantica, il
termine consenso sembra evocare principi di uguaglianza, equità, accordo, fratellanza,
cooperazione. Al contrario, entrambi i termini centralizzazione e coercizione sembrano
avvicinarsi all'idea di costrizione, oppressione, violenza, mancanza di libertà, violazione dei
diritti individuali. Simili interpretazioni, tuttavia, sono piuttosto discutibili. Esse non
considerano, ad esempio, che la centralizzazione e la coercizione sono strumenti legali
originariamente destinati ad assicurare stabilità, a proteggere i diritti dei cittadini e a garantire
coesione tra gruppi nel lungo periodo. Intendere la coercizione solo come strumento
oppressivo e non garantista è un altro elemento tipico della dottrina anarchica e marxista:
secondo tale prospettiva, l'autonomia individuale deve imporsi come valore supremo, non
essendoci alcuna differenza tra la forza dell'autorità fondata sulla legge e la mera violenza.
A livello teorico, tuttavia, le moderne costituzioni occidentali hanno già risolto il problema
del trovare un equilibrio tra potere centrale e diritti individuali, attraverso il concetto di Stato
di diritto: la coercizione fondata sulla legge è così una garanzia di diritti per i cittadini e non
soltanto una fonte di obblighi. Ciò costituisce il necessario terreno comune tra liberalismo e
democrazia.
Nell'esaminare i principi fondamentali della teoria democratica, il celebre politologo
Robert Dahl ha spiegato che gli anarchici considerano l'autorità coercitiva come un modello
non auspicabile, che dovrebbe essere “sostituto interamente da associazioni volontarie
fondate sul consenso continuo” (Dahl 1989, p. 38). Oggi un forte sentimento antigovernativo
29
unito a un certo determinismo tecnologico spinge molti cripto-anarchici e tecno-libertari a
intendere la blockchain come una tecnologia rivoluzionaria capace di raggiungere tale
“consenso continuo”, finalizzato come abbiamo visto alla creazione di una società orizzontale
fondata sull'autorità distribuita.
Dahl, tuttavia, ha discusso diverse ragioni teoriche che contraddicono tali assunzioni.
In primo luogo, se giudichiamo le società come “relativamente buone o cattive in relazione
alla misura in cui massimizzano il consenso e minimizzano la coercizione” (Dahl 1989, p.
50), allora siamo nel campo della dottrina morale e non della filosofia politica. Ma cosa più
importante, visto che la coercizione è proprio un problema morale, non scompare con
l'eliminazione dello Stato, né con una distribuzione orizzontale dell'autorità. La coercizione
“molto probabilmente esisterà anche in assenza dello Stato” (Dahl 1989, p. 45),
semplicemente perché i trasgressori delle regole esisteranno sempre. Poiché ottenere un
consenso continuo è impossibile nella pratica, rimane solo da decidere “se e in quali
circostanze possa essere giustificabile l'uso della coercizione” (Dahl 1989, p. 50).
Avendo dimostrato che il problema della coercizione è tutt'altro che risolto, Dahl ci riporta
all'inevitabile questione della creazione di un livello superiore di coordinazione politica,
attraverso procedure legittime con cui giungere alla coercizione organizzata – come già
discusso in precedenza (v. paragrafo 5.2). Ciò non è tuttavia negativo in sé. Infatti, si chiede il
filosofo: “Perché evitare la coercizione è un fine supremo che domina tutti gli altri fini? Che
cosa mai rende la mancanza di coercizione superiore alla giustizia, all'uguaglianza, alla
libertà, alla sicurezza, alla felicità e agli altri valori?” (Dahl 1989, p. 45).
È chiaro che la mancanza di coercizione, proprio come la decentralizzazione, non può
considerarsi un fine in sé.
6.2 Le nuove gerarchie e oligarchie della blockchain governance.
A parte la questione della coercizione, risulta inconsistente anche la capacità della
blockchain governance di superare le strutture sociali gerarchiche esistenti.
Malgrado la natura open source dei protocolli e il decantato egalitarismo delle reti peer-to-
peer, l'adozione di massa di servizi fondati sulla blockchain finirebbe con tutta probabilità col
creare nuove oligarchie, come pure una forte polarizzazione sociale. Non è difficile
immaginare che in virtù delle proprie competenze tecniche, programmatori, miner, operatori
finanziari e tecno-imprenditori guadagnerebbero facilmente un posizione di privilegio nella
società, divenendo i nuovi policy maker a discapito di una grande massa di cittadini poco o
per nulla competenti in materie informatiche, e perciò ridotti a meri fruitori di servizi. Le
oligarchie possono assumere forme molto diverse a seconda del contesto politico e sociale di
riferimento, e siamo ormai in una fase dello sviluppo umano in cui il potere di sviluppare
codici informatici e selezionare algoritmi ha – e avrà sempre più – implicazioni significative
nella società: questo potere comporta un'affermazione di autorità e costituisce “politica
condotta con altri mezzi” (Latour 1988, p. 229; Musiani, 2013), ponendo seriamente in dubbio
la natura egalitaria della tecnologia e dei network. Open source, infatti, non significa
30
automaticamente né pari opportunità, né inclusione. Dal momento che questi network
teoricamente aperti presentano nella pratica sostanziali barriere cognitive d'ingresso,
“qualsiasi discussione circa la creazione di nuove democrazie cosmopolite globali deve fare i
conti con l'intera questione dell'accesso e della regolamentazione” (Marden 2003, p. 243).
Secondo molti osservatori, una certa tendenza all'elitismo e alla centralizzazione si può già
riscontrare nell'attuale network di Bitcoin, come pure nelle piattaforme decentralizzate. In
teoria, il protocollo open source è progettato per promuovere la cooperazione su scala globale
e chiunque può contribuire allo sviluppo del codice attraverso il forum di GitHub29
. In
pratica, però,
“le decisioni sono prese – o per lo meno eseguite – da un team di sviluppatori
principali perché soltanto loro hanno i permessi tecnici per accettare le modifiche
proposte. Questi sviluppatori principali formano, almeno a prima vista, il gruppo
che detiene in senso stretto la governance di Bitcoin. Qualsiasi modifica alla
struttura della governance di Bitcoin deve passare per questo ristretto gruppo di
persone” (Gasser, Budish & West 2015, p. 8).
Ulteriori studi (Gervais, Karame, Capkun & Capkun, 2013) hanno evidenziato la natura
centralizzata e opaca del processo decisionale del sistema Bitcoin, dovuta alla posizione
privilegiata dei programmatori nella risoluzione dei conflitti e alla comparsa di molte imprese
redditizie, legate per lo più alle operazioni di mining, che controllerebbero il mercato.
“Questi soggetti insieme possono decidere il destino dell'intero ecosistema
Bitcoin, superando quindi la volontà, i diritti e il potere computazionale di una
moltitudine di utenti che popolano il network … Da una parte, l'ecosistema
Bitcoin è ben lontano dall'essere decentralizzato; dall'altra, la crescente
centralizzazione del sistema non rispetta alcuna regolamentazione/legislazione
trasparente. Questo potrebbe a sua volta portare a serie conseguenze in merito al
destino e alla reputazione del sistema (Gervais, Karame, Capkun & Capkun 2013,
p. 10).
“Dato l'ingente potere computazionale impiegato nel sistema Bitcoin …gli utenti
ritengono sia improbabile per qualsiasi entità acquisire tutto quel potere da soli.
Tuttavia, anche un rapido sguardo alla distribuzione del potere computazionale di
Bitcoin rivela che il potere dei miner dedicati supera di gran lunga quello degli
utenti individuali che si dedicano al mining, e ciò consente a pochi soggetti di
controllare effettivamente la moneta” (Gervais, Karame, Capkun & Capkun 2013,
p. 1).
Curtois (2014) ha a sua volta denunciato gli squilibri esistenti nell'ecosistema Bitcoin, sia
dal punto di vista tecnico che economico. Gli attori rilevanti – ad esempio – mancano in
genere di informazioni fondamentali riguardo le questioni relative alla sicurezza, a causa di
29 https://github.com
31
una forte asimmetria esistente tra sviluppatori principali, amministratori di mining pools e
utenti. Anche Curtois conferma che l'intera architettura Bitcoin conferisce alle aggregazioni di
miner un maggiore potere strategico nel processo decisionale rispetto ai nodi. La sua ricerca,
inoltre, ha rilevato che le comunità aperte tendono a formare dei cluster: sottogruppi di
sostenitori di Bitcoin, consolidati fornitori di servizio e altri attori influenti, interessati a
promuovere il proprio marchio e i propri interessi commerciali, tendono a compattarsi e a
imporre il proprio potere.
L'esempio più evidente di ciò è dato probabilmente da Bitcoin XT, una criticata hard fork
lanciata nell'agosto 2015, attraverso cui la Bitcoin Foundation si è di fatto attribuita potere
decisionale sulle strategie di gestione globale del network30
. Sebbene non ufficialmente
investita di facoltà deliberative, la Bitcoin Foundation è comunque dotata di una struttura
giuridica formale, e secondo gli esperti di governance, ciò si è concretizzato in una maggiore
ingerenza nel processo decisionale (Gasser, Budish & West, 2015).
Fondazioni e altre simili istituzioni possono finire col detenere un notevole potere di
persuasione (soft power) nei sistemi decentralizzati, e lo stesso può dirsi di un certo numero di
personaggi prominenti che esercitano la propria influenza sulla comunità e sui dibattiti di
settore31
. Si tratta generalmente di un'élite formata da imprenditori, dirigenti di rilievo, chief
scientists ed “evangelisti”, capaci di richiamare facilmente l'attenzione dei media per il ruolo
di primo piano assunto nelle discussioni di carattere tecnico. Queste celebrità tendono ad
acquisire potere carismatico attraverso una forte visibilità nelle conferenze internazionali e nei
media, in virtù delle proprie capacità tecniche e oratorie, oppure grazie a una consolidata
reputazione come investitori. In una sorta di teatrocrazia globale fondata sulla presenza
online e sul palco, agendo come opinion leader, essi diventano leader di fatto, promuovendo
le proprie idee su come il settore dovrà svilupparsi e usando potere finanziario, competenze
tecniche e persuasione – ovvero “influenza sulle credenze” (Dahl 1989, p. 274) – come
strumenti di egemonia. Questo potere carismatico stile Steve Jobs è potenzialmente in grado
di fare un uso strategico delle informazioni per guidare le scelte del network e il consenso
degli utenti a livello globale.
Se la buona fede di questi personaggi pubblici è generalmente data per certa, è però
significativo che spesso essi abbiano avuto carriere di rilievo presso giganti informatici o
finanziari quali Google e JP Morgan. Forse la tecno-élite finanziaria globale sta esplorando
nuove geografie del capitale, approfittando del fenomeno della decentralizzazione? E se è
così, con quale finalità politica? Qualsiasi sia la risposta, il fenomeno della cosiddetta “porta
girevole” (revolving door) solleva preoccupazioni legittime, essendo potenzialmente dannosa
per l'interesse pubblico, specie in caso di adozione di massa delle tecnologie di riferimento.
30 Un interessante commento alla vicenda può trovarsi su http://www.coindesk.com/why-we-should-care-about-
bitcoin-governance/
31 Si veda al riguardo http://www.coindesk.com/coindesk-most-influential-bitcoin-blockchain-2015/
32
Le considerazioni fatte finora si applicano altresì alle piattaforme decentralizzate create
attraverso il cosiddetto crowd-funding come Ethereum, che offre un servizio basato su gettone
elettronico (ether) per l'esecuzione di smart contracts e altre applicazioni32
.
Ethereum è stato sviluppato attraverso la piattaforma GitHub da un team globale di
programmatori denominato ETHDEV. È gestito per conto della Ethereum Foundation,
organizzazione non-profit registrata in Svizzera, e la sua struttura centralizzata consiste in un
consiglio di amministrazione e in un direttore esecutivo33
. Sebbene funzionale allo sviluppo
stesso della piattaforma, il modello gestionale di Ethereum è fondato sulla proprietà e su una
struttura di potere verticale: ciò fa sorgere inevitabilmente il problema della legittimità,
dell'integrità e della trasparenza della struttura amministrativa nei meccanismi attraverso cui
le proposte di sviluppo della piattaforma stessa vengono esaminate, specie se abbiamo a che
fare con servizi fondamentali per i cittadini. In un mondo sempre più dipendente dalla
connettività e dominato dai network, chiunque possieda e controlli queste piattaforme avrà
sempre un potere significativo sulla società civile a livello globale.
Esponenti delle teorie elitiste come Gaetano Mosca hanno sostenuto che qualsiasi regime
socio-politico è sempre governato da una ristretta minoranza organizzata34
. Gli esempi
discussi finora sembrano confermare come anche il cyberspazio e i network aperti abbiano
una natura intrinsecamente elitaria, perché esistono significative barriere d'ingresso e perché
dibattiti e decisioni finiscono sempre per essere dominati da pochi. Di certo i network fondati
sul consenso distribuito sono lontani dall'avere una struttura egualitaria e omogenea:
malgrado l'incorruttibile natura degli algoritmi, gli individui sono inclini a formare cluster
sulla base di interessi simili e i network sono quindi esposti alla formazione di punti di
controllo insidiosi o nascosti, gestiti direttamente dagli sviluppatori principali oppure
indirettamente da poteri carismatici diffusi.
Tutto ciò conferma che il potenziale rivoluzionario della governance- by- network come
modalità assoluta di organizzazione politica e sociale è spesso sovrastimata e irrealistica –
come le ricerche di van Dick e Winters-van Beek (2009) avevano già documentato. In
particolare, i casi di studio forniti da questi autori hanno dimostrato che “i network non sono
un sistema organizzativo basato puramente sulla cooperazione” (Dick & Winters-van Beek
2009, p. 242): essi infatti sono dotati di “centri e modalità centralizzate nelle funzioni di
indirizzo e di governance, senza i quali si sgretolano facilmente” (Dick & Winters-van Beek
2009, p. 242).
32 Si veda https://www.ethereum.org (“Ethereum è una piattaforma decentralizzata per l'esecuzione di smart
contracts: le applicazioni che esegue esattamente come programmate senza alcuna possibilità di ritardo,
censura, frode o interferenza di terzi”) e Swan (2015), p. 21 (“Ethereum è una piattaforma e un linguaggio di
programmazione per creare e pubblicare applicazioni distribuite”. Funziona come “una piattaforma
infrastrutturale di base che può eseguire qualsiasi blockchain e protocollo, piuttosto che come una
piattaforma di sviluppo universale unificato”).
33 Si veda https://blog.ethereum.org/2015/07/30/announcing-new-foundation-board-executive-director/
34 Mosca sviluppò la sua teoria in due scritti fondamentali: Sulla teorica dei governi e sul governo
parlamentare (1884) e Elementi di scienza politica (1896).
33
A dispetto di qualsiasi visione utopica che vorrebbe una distribuzione orizzontale
dell'autorità fondata sulla blockchain, vi è prova empirica di come nessuna tecnologia riesca a
trasformare del tutto “relazioni verticali di governance in orizzontali” (Dick & Winters-van
Beek 2009, p. 253). Gerarchie, mercati e network costituiscono le tre componenti
fondamentali di qualsiasi società ed esisteranno sempre, in continua competizione per il
potere – come anche Aron (1965) aveva affermato. Alla fine, secondo i ricercatori, sono
proprio queste dinamiche che impediscono sia alle utopie che alle distopie di affermarsi in via
definitiva.
Dal momento che un certo grado di centralizzazione, decentralizzazione e competizione
per il potere risulta essere inevitabile nella società, a prescindere da qualsivoglia tecnologia
rivoluzionaria, abbiamo nuovamente il problema del selezionare i leader secondo procedure
legittime, definendo cioè meccanismi trasparenti e affidabili per la limitazione del loro potere.
Una questione che la blockchain governance lascia irrisolta, promettendo invece una
parificazione sociale tanto universale quanto utopica.
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Tecnologia Blockchain E Governance Decentralizzata: Lo Stato È Ancora Necessario? . Marcela Atzori
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  • 1. Tecnologia blockchain e governance decentralizzata: lo Stato è ancora necessario? Marcella Atzori, Ph. D.* Dicembre, 2015 Abstract The English version of this paper can be found at: http://ssrn.com/abstract=2709713 La tecnologia fondamentale del protocollo Bitcoin, conosciuta come blockchain, è emersa recentemente in tutta la sua straordinaria portata innovativa, teoricamente in grado di riconfigurare le nostre attuali interazioni economiche, politiche e sociali. Sebbene l'interesse accademico per questa tecnologia sia ormai crescente, finora non è stata ancora divulgata un'analisi esaustiva delle sue applicazioni dal punto di vista politologico. Questa ricerca si propone di discutere i punti essenziali di una governance decentralizzata fondata sulla blockchain, che sfida in varia misura i meccanismi tradizionali della autorità statale, della cittadinanza e della democrazia. In particolare, la ricerca si pone l'obiettivo di verificare la performance della blockchain e delle piattaforme decentralizzate come strumenti iperpolitici, in grado cioè di gestire interazioni sociali su ampia scala e di destituire eventualmente le autorità centrali tradizionali. L'analisi evidenzia i rischi relativi a posizioni dominanti di natura privatistica negli ecosistemi distribuiti, che potrebbero spogliare i cittadini dei loro diritti e permettere l'insorgere di una società globale senza stato. Se gli utopisti tecnologici sollecitano la destituzione di qualsiasi autorità centrale, questa ricerca difende invece il ruolo dello Stato come necessario punto di coordinazione nella società civile e dimostra come la decentralizzazione attuata attraverso algoritmi e sistemi di consenso distribuito costituisca una teoria organizzativa, non una teoria politica autonoma. Keywords: Bitcoin, blockchain, Organizzazioni Autonome Decentralizzate, decentralizzazione, democrazia, Ethereum, crittografia, governance, politica, Stato, network peer-to-peer. * MARCELLA ATZORI, PH.D è un analista politico e una ricercatrice specializzata in tecnopolitica e dinamiche globali, con particolare interesse per architetture decentralizzate, applicazioni blockchain e modelli alternativi di governance. Possiede una laurea in Scienze Politiche, un dottorato in Politica Internazionale e una laurea in Valute Digitali conseguita presso l'Università di Nicosia, Cipro. Email: marcella.atzori@gmx.com 1
  • 2. “Premere il pulsante dell'antigoverno non ci teletrasporterà nell'Eden. Quando gli interessi del governo si ritraggono, altri interessi prendono il loro posto. Sappiamo in cosa consistano questi interessi? E siamo davvero certi che siano qualcosa di meglio? ” Lawrence Lessig I. INTRODUZIONE 1.1 La tecnologia blockchain e l'era della fiducia computazionale. In un white paper pubblicato nel novembre 2008, Satoshi Nakamoto ha proposto Bitcoin come sistema di pagamento elettronico fondato su un network peer-to-peer decentralizzato, pienamente operativo senza la necessità di una parte terza di fiducia1 . La tecnologia fondamentale di questo protocollo, conosciuta come blockchain (ovvero catena di blocchi), è oggi ampiamente riconosciuta come un'innovazione rivoluzionaria nell'ambito della fault- tolerance dei sistemi distribuiti, dopo decenni di ricerca nel settore. In termini concisi, la blockchain può definirsi come un database che contiene tutte le transazioni che siano mai state eseguite nella rete Bitcoin. Si tratta di un registro digitale distribuito, permanente e resistente ad alterazioni, mantenuto in modalità sincrona da tutti i nodi del sistema. L'innovazione straordinaria introdotta da questo protocollo consiste nel fatto che il network è aperto e i suoi partecipanti non devono necessariamente conoscersi o fidarsi reciprocamente per interagire: le transazioni elettroniche possono essere verificate e registrate automaticamente dai nodi del network attraverso algoritmi crittografici, senza intervento umano, autorità centrale, punto di controllo o parte terza di alcun tipo – come ad esempio agenzie governative, banche, istituzioni finanziarie o simili organizzazioni. Anche nel caso in cui alcuni nodi della rete si dimostrino inaffidabili o malfunzionanti, il network è comunque in grado di verificare correttamente le transazioni e proteggere il registro da alterazioni arbitrarie attraverso un meccanismo matematico denominato prova di lavoro o proof-of- work2 , che rende superfluo l'intervento umano o quello di una qualsiasi autorità di controllo. 1 Per un'introduzione generale a Bitcoin, si veda https://en.bitcoin.it/wiki/Main_Page e http://www.michaelnielsen.org/ddi/how-the-bitcoin-protocol-actually-works/. Per approfondimenti di natura tecnica, si veda Antonopoulos (2015). 2 La prova di lavoro o proof-of-work consiste in una prova matematica lunga e complessa, richiesta ai quei nodi del sistema denominati “miners” come condizione per essere ritenuti affidabili, verificare le transazioni del network e ricevere un compenso in forma di gettone elettronico o crittomoneta. L'intero procedimento è chiamato “mining”. La proof-of-work è di difficile esecuzione, tuttavia una volta completata è molto semplice per gli altri nodi da verificare. Si veda http://www.coindesk.com/information/how-bitcoin-mining-works/ 2
  • 3. Il principio fondamentale di questo protocollo è la fiducia decentralizzata o fiducia computazionale, e la sua rilevanza è senza dubbio epocale: essa rappresenta infatti “un passaggio dalla fiducia verso le persone alla fiducia verso la matematica” (Antonopoulos, 2014), con applicazioni che vanno molto oltre la creazione di monete digitali decentralizzate. In qualità di registro pubblico irreversibile e inalterabile per documenti, contratti, proprietà e beni, la blockchain può essere utilizzata per contenere informazioni e istruzioni, con applicazioni davvero molteplici. Esse includono ad esempio: smart contracts3 , cioè procedure che automatizzano l'esecuzione di un contratto tra due o più parti; transazioni multi- signature4 , ovvero transazioni che vengono eseguite previo consenso di più parti; smart properties5 , cioè proprietà digitali di beni tangibili o intangibili che possono essere tracciati o scambiati nella stessa blockchain. Il vantaggio introdotto dalla blockchain in questi casi consiste nel fatto che non è più necessario ricorrere a una parte terza di fiducia – come ad esempio un notaio – per l'esecuzione degli atti: l'esecuzione è automatizzata attraverso un codice crittografico e ciò consente di proteggere i partecipanti da rischi di frode, riducendo allo stesso tempo le spese generali di gestione delle pratiche. In virtù di questi significativi vantaggi relativi all'automazione, alla trasparenza, alla verificabilità e alla gestione efficiente dei costi, la blockchain può rivelarsi un'innovazione rivoluzionaria per molte tipologie contrattuali e innumerevoli attività di business. Altre importanti applicazioni della blockchain includono ad esempio: la creazione di un sistema di nomi di dominio decentralizzato (Namecoin6 ), resistente alla censura dei domini di primo livello; sistemi di votazione decentralizzati (e.g. Bitcongress7 , followmyvote.com); Organizzazioni/Imprese /Società Autonome Decentralizzate (DAO/DAC/DAS)8 , ovvero agenti autosufficienti derivati dall'intelligenza artificiale, capaci di eseguire funzioni senza l'intervento umano e ai quali la blockchain può garantire funzionalità supplementari. 3 In proposito, si veda https://en.bitcoin.it/wiki/Contract; Swan (2015), pp. 16-18; http://pear.accc.uic.edu/ojs/index.php/fm/article/view/548/469 4 Si veda https://bitcoin.org/en/bitcoin-for-businesses#multisig in cui si spiega che il sistema multi-sig permette a Bitcoin o ad altre monete digitali di “essere spese soltanto se un sottogruppo di persone autorizza la transazione. Questo sistema può essere utilizzato da un consiglio direttivo per impedire ad un membro di effettuare spese senza il consenso degli altri, ma anche per tracciare membri e pagamenti.” 5 Si veda https://en.bitcoin.it/wiki/Smart_Property e anche Swan (2014), pp. 14-16. 6 Si veda https://namecoin.info; M. Swan (2015), pp. 33-35 e https://wiki.namecoin.info 7 Si veda http://bitcongress.org; Danny Bradbury, “How Block Chain Technology Could Usher in Digital Democracy", disponibile su http://www.coindesk.com/block-chain-technology-digital-democracy/ in cui si spiega che "BitCongress utilizza la piattaforma Ethereum per la creazione di un'altcoin script-based chiamata votecoin, la quale utilizzerà il suo network per l'hash e la verifica dei voti. Verrà usata un'applicazione chiamata Axiomity sia per organizzare e stabilire i parametri di voto, che per gestire il procedimento di voto stesso”. Si veda anche https://www.cryptocoinsnews.com/blockchain-voting-used-by-danish-political-party/ secondo cui nel 2014 il partito danese “Liberal Alliance” è stato il primo grande partito politico al mondo a utilizzare la blockchain per votare. 8 Si veda in proposito Swan (2015), pp. 23-26 e Buterin (2014a). 3
  • 4. I settori di applicazione del paradigma blockchain sono potenzialmente infiniti, dal momento che essa permette “la disintermediazione e la decentralizzazione di transazioni di qualsiasi tipo e tra tutte le parti a livello globale” (Swan 2015, p. x) ed è “potenzialmente in grado di riconfigurare tutte le attività umane in modo pervasivo come ha fatto il Web” (Swan 2015, p. vii). Per questa ragione la blockchain è ritenuta da alcuni “fondamentale per il progresso della società alla pari della Magna Charta o della Stele di Rosetta” (Swan 2015, p. viii) ed è spesso definita come un “Cigno Nero” – cioè un avvenimento storico di grande impatto che non può essere previsto, crea sorpresa nell'osservatore e può essere razionalizzato soltanto a posteriori (Taleb, 2007). 1.2 Una nuova governance fondata sulla blockchain. La tecnologia blockchain consente a individui e comunità di riconfigurare le proprie interazioni politiche, economiche e sociali, con un processo di disintermediazione su ampia scala potenzialmente senza precedenti, basato su transazioni automatizzate senza terzi di fiducia. Tale processo potrebbe rapidamente mutare anche i principi su cui si fondano gli attuali sistemi politici e modelli di governance, ponendo in discussione il ruolo tradizionale dello Stato e delle istituzioni centralizzate. Molti sostenitori della blockchain sostengono infatti che la società civile potrebbe organizzarsi e proteggere i propri interessi in maniera più efficace, se le tradizionali funzioni dello Stato venissero sostituite da applicazioni blockchain e piattaforme open source decentralizzate – come Ethereum9 , Omni Layer10 , Eris11 . Motivati dall'entusiasmo per le nuove possibilità offerte dalla tecnologia informatica, ma anche da una profonda insoddisfazione verso i sistemi politici attuali, questi sostenitori incoraggiano i cittadini a partecipare alla rivoluzione blockchain e a creare i propri sistemi di “governo fai da te”, in cui centralizzazione, coercizione e gerarchie sono sostituiti da meccanismi di consenso distribuito. In termini generali, si può dire che i sostenitori della decentralizzazione condividano il medesimo atteggiamento “dissociativo” nei confronti delle istituzioni centralizzate e dello Stato in particolare, “non riuscendo ad apprezzarne il contributo in termini di valore aggiunto” (Paquet & Wilson 2015, p. 21). La retorica dominante emersa perlopiù attraverso i media, e dominata generalmente da informatici e operatori finanziari, vede i governi “come una sorta di intralcio – troppo lenti, troppo corrotti, troppo carenti di innovazione, e a beneficio di troppo pochi (Paquet & Wilson 2015, p. 21). È importante notare, tuttavia, che esiste una certa varietà di posizioni a proposito del ruolo che lo Stato dovrebbe assumere nell'ambito di una governance decentralizzata, e che le linee di demarcazione tra disintermediazione dei servizi governativi, libero mercato e persino anarchia non sono sempre ben definite. 9 https://www.ethereum.org 10 http://www.omnilayer.org 11 https://erisindustries.com 4
  • 5. Molti sostenitori promuovono la blockchain semplicemente come registro pubblico più efficiente, decentralizzato e fondato sul consenso, con applicazioni in grado di rendere i cittadini meno dipendenti dai propri governi, ma pur sempre nell'ambito di una società retta dall'autorità statale. Tecno-libertari e cripto-anarchici hanno invece una visione più estrema al riguardo. Essendo generalmente inclini a considerare lo Stato come un illegittimo, inutile e irrimediabilmente obsoleto depositario di potere, incoraggiano apertamente l'utilizzo delle nuove tecnologie informatiche come una forza liberatrice nei confronti del concetto stesso di autorità. Grazie al consenso distribuito, saremmo ormai giunti a un momento storico in cui è possibile liberarsi di qualsiasi istituzione politica centralizzata, e vi sarebbero quindi le condizioni per creare una ideale società di eguali, caratterizzata da strutture organizzative paritetiche piuttosto che gerarchiche. Per quanto le opinioni riguardo al ruolo dello Stato possano differire, una crescente categoria di tecno-imprenditori e di “evangelisti” della decentralizzazione hanno già predisposto online la creazione di cripto-nazioni, ovvero servizi fai da te di governance senza Stato interamente fondati sulla blockchain (ad esempio Bitnation12 ). Lo scopo di questa ricerca è di esaminare criticamente queste proposte, che sfidano in varia misura i meccanismi tradizionali dell'autorità di Stato, della cittadinanza e della democrazia. È necessario premettere che le applicazioni della tecnologia blockchain sono ancora in fase di prima definizione e costituiscono un settore estremamente volatile, con poca teoria stabilita, pochi esperti riconosciuti e nessuna facile risposta alle numerose questioni attinenti. Il dibattito accademico al riguardo è ancora embrionale e per lo più dominato dalle dinamiche tecniche, finanziarie e legali relative a Bitcoin. Di conseguenza, manca ancora del tutto a livello internazionale un'analisi esaustiva circa i possibili effetti della tecnologia blockchain sui processi democratici e di governance. L'auspicio è che questo paper possa facilitare la comprensione delle principali problematiche inerenti e sappia motivare ulteriore studio e ricerca interdisciplinare in un settore che necessita certamente di attenta considerazione. Il paper è organizzato come segue. Dopo aver presentato i principi e le assunzioni fondamentali della blockchain governance, anche in prospettiva storica (Sezione II, III), verrà svolta un'analisi dei rischi e dei benefici relativi a una possibile migrazione dei servizi governativi sulla nuova tecnologia (Sezione IV). Verrà quindi verificata la performance della blockchain e delle piattaforme decentralizzate come strumenti iperpolitici, in grado cioè di gestire interazioni sociali su ampia scala e di destituire eventualmente le autorità centrali tradizionali (Sezione V): l'analisi si concentrerà in particolar modo sui rischi relativi a posizioni dominanti di natura privatistica negli ecosistemi distribuiti e sul possibile insorgere di una società globale senza Stato. La ricerca discuterà inoltre se e fino a che punto la blockchain governance sia in grado di mitigare il problema della coercizione, della centralizzazione e delle strutture gerarchiche nella società (Sezione VI). 12 https://bitnation.co 5
  • 6. Per quanto la blockchain governance sia tecnicamente in grado di sfidare l'idea di Stato, le conclusioni dimostreranno che essa non può considerarsi una teoria politica autonoma (Sezione VII). Vorremmo sottolineare che il proposito di questa ricerca non è quello di difendere l'idea di Stato a priori, come fosse un'istituzione inamovibile. Siamo consapevoli del fatto che una società sempre più complessa e interconnessa richieda il superamento di alcuni limiti dello Stato-nazione, e perciò ci troviamo pienamente in accordo sulla necessità di promuovere il più possibile politiche fondate su diffuso uso di deleghe, responsabilizzazione e partecipazione attiva dei cittadini: questi ultimi infatti non dovrebbero mai essere semplici “ricettori passivi del paternalismo di Stato” (Paquet & Wilson 2015, p. 21). Tuttavia, per quanto il potenziale trasformativo della blockchain sia di eccezionale rilevanza, siamo convinti che un'analisi obiettiva dei suoi esiti politici non possa lasciare spazio ad alcun determinismo tecnologico. Al contrario, qualsiasi proposta relativa a nuovi modelli di governance deve essere valutata con grande cura e attenzione, evitando specialmente il rischio di promuovere strumenti antipolitici o di concepire la politica secondo mere logiche di mercato. 6
  • 7. II. BLOCKCHAIN GOVERNANCE: PRINCIPI E ASSUNZIONI FONDAMENTALI Fino a oggi, il mondo accademico non ha ancora affrontato e discusso in modo approfondito il tema della blockchain governance. Poiché sull'argomento manca ancora uno studio coerente e attento, per gli scopi di questa ricerca si sono raccolti dati provenienti da diverse fonti nel modo più accurato possibile, sebbene forse in modo non del tutto esaustivo. Swan (2015) rappresenta un punto di riferimento valido per la nostra analisi, poiché offre una panoramica completa di tutte le possibili applicazioni della tecnologia blockchain, inclusi i servizi governativi. Alcune proposte, assunzioni e visioni presentate di seguito sono nate su internet nell'ambito di un network globale ormai crescente che include sostenitori delle nuove tecnologie, sviluppatori e imprenditori; altre idee costituiscono invece temi ricorrenti in conferenze di settore, blog, forum e siti specializzati, e non sembrano attribuibili in modo esclusivo ad alcun autore specifico. Ciò premesso, i principi fondamentali della blockchain governance possono riassumersi come segue. (a) Organizzazioni centralizzate e problemi di scala. Nel corso della storia, organizzazioni centralizzate come lo Stato, la burocrazia e la democrazia rappresentativa hanno costituito una risposta a problemi di scala. Si sono sviluppate perlopiù con lo scopo di raggiungere il consenso e la coordinazione tra gruppi di persone eterogenee o distanti, in modo da facilitare le reciproche interazioni. (b) Lo Stato come Singolo Punto di Errore (Single Point of Failure - SPOF). Sebbene sviluppatesi in risposta a specifiche necessità storiche, le organizzazioni dotate di coordinazione top-down e strutture gerarchizzate tendono a essere intrinsecamente inefficienti: essendo fondate su meccanismi coercitivi, possono mancare di flessibilità e capacità di evolversi, risultando scarsamente reattive alle crescenti necessità e sfide sociali. Soprattutto, vi è prova di come i governi siano sistematicamente esposti a gravi inefficienze, quali mancanza di trasparenza, corruzione, cattura regolamentare, abuso di potere e persino regressione nell'autoritarismo, causato dalla concentrazione di potere nelle mani di pochi13 . Il che ci porta al classico dilemma: “Quis custodiet ipsos custodes?” (Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?). 13 “Il potere corrompe. Lo potete leggere nelle pagine degli antichi filosofi greci e niente è davvero cambiato – solo la dimensione del potere e la dimensione dell'infelicità che può essere creata quando quel potere è esercitato nel modo sbagliato” (Andreas Antonopoulos intervistato da Sparkes, 2014). 7
  • 8. L'autorità centrale di un'organizzazione gerarchizzata può essere definita in termini informatici come un Singolo Punto di Errore (Single Point of Failure – SPOF): se il suo funzionamento non è ottimale, le conseguenze negative si ripercuotono sull'intero sistema e sui suoi partecipanti. La decentralizzazione riduce o previene una simile concentrazione di potere e costituisce una condizione fondamentale per l'efficacia delle iniziative politiche, nonché per l'uguaglianza, la trasparenza e la libertà dei cittadini. (c) Architetture distribuite e fiducia computazionale: “Il codice è legge”14 . L'autorità centralizzata verticale è divenuta il principale modello organizzativo nella nostra società semplicemente perché fino a oggi non è esistita un'alternativa migliore. Ora per la prima volta nella storia i cittadini possono raggiungere il consenso e la coordinazione a livello globale attraverso procedure peer-to-peer verificate crittograficamente, senza l'intermediazione di una terza parte. La tecnologia blockchain inaugura una nuova era di decentralizzazione su larga scala, in cui il fattore umano è minimizzato e la fiducia si sposta dagli agenti umani di un'organizzazione centralizzata a un programma open source. In questa architettura distribuita, “il codice è legge”: il protocollo è open source e può essere esaminato da chiunque; il network non è posseduto né controllato da una singola entità; i dati sono mantenuti simultaneamente da tutti i nodi, assicurando così un'adeguata ridondanza15 . Neutralità del codice, consenso distribuito e verificabilità delle transazioni possono evitare o ridurre significativamente frizioni e malfunzionamenti tipici del processo decisionale delle organizzazioni centralizzate (come mancanza di trasparenza, corruzione, coercizione, ecc.). Si possono così progettare e sperimentare molti nuovi modelli di governance decentralizzata, privi di supervisione governativa (Swan, 2015). (d) Potere agli individui e politica come interazione atomizzata istantanea. Se il fondamento dell'azione statale è la coercizione, la blockchain può invece fornire servizi governativi in maniera decentralizzata e più efficiente, rendendo inutile l'uso della forza. Ciò consente una distribuzione dell'autorità in senso orizzontale, in un sistema in cui la fonte di legittimità sono gli individui stessi. Utilizzando la blockchain come registro pubblico permanente verificato dalla crittografia, gli agenti umani in qualità di terzi e rappresentanti possono essere sostituiti da smart contracts e Corporazioni Autonome Decentralizzate (Swan, 2015). La relazione collettiva tra gli individui e lo Stato può essere così automatizzata parzialmente o completamente attraverso “una serie di interazioni atomizzate istantanee” (Buterin, 2014a). “Invece di una struttura gerarchica amministrata da un gruppo di umani che interagiscono di persona … attraverso il sistema legale, un'organizzazione decentralizzata implica un gruppo di 14 L'espressione originale “Code is Law” – citata anche da Farmer (2003) – proviene dal saggio di Lawrence Lessig Code and Other Laws of Cyberspace, pubblicato nel 1999. 15 Il vantaggio della ridondanza è che se un nodo non è più funzionante, i dati non vengono perduti, perché simultaneamente trasmessi e duplicati attraverso tutti gli altri nodi. 8
  • 9. umani che interagiscono secondo un protocollo specificato in un codice informatico, ed eseguito dalla blockchain”. Dal punto di vista economico e politico, questi modelli fondati sul consenso sarebbero più efficienti dei classici modelli aggregati (pool models) e potrebbero offrire “una modalità di interazione con la realtà più equa e rappresentativa” (Swan 2015, p. 47). (e)“Mettere una nazione sulla blockchain”16 : una pubblica amministrazione “stile Starbucks”. La tecnologia blockchain consente di avere servizi governativi più granulari e personalizzati. Utilizzando la blockchain come registro pubblico permanente, è possibile archiviare documenti legali e amministrativi quali contratti, carte d'identità, passaporti, atti di proprietà, etc. in maniera più efficiente, economica e decentralizzata. Chiunque può creare la propria nazione blockchain e la propria “governance fai da te” (Swan, 2015). “Un sistema di governance fondata sulla blockchain potrebbe offrire i servizi tradizionalmente forniti dal governo su base del tutto volontaria, con cittadini- utenti che vi accedono o meno a proprio piacimento” (Swan 2015, p. 48). “I governi potrebbero spostarsi dall'attuale modello di 'bene comune che va bene per tutti' a un modello su misura delle esigenze degli individui. Immaginate un mondo di servizi governativi personalizzati come gli ordini del caffè di Starbucks” (Swan 2015, p. 46). “ Scaricando semplicemente una app sul vostro smartphone, potrete scegliere codice legislativo e modalità di mediazione preferita, scrivere uno smart contract, sposarvi, acquisire una proprietà fondiaria, depositare un testamento, costituire un'azienda, creare una polizza sanitaria, e molto altro ancora, in pochi minuti e per un paio di dollari. Il tutto è garantito da un sistema di verifica dell'identità e della reputazione, da un sistema per la risoluzione delle controversie, e c'è anche una app library dove la gente può caricare, condividere o vendere le proprie app di governance fai da te (Bitnation- blog.com, 2015). 16 L'espressione è tratta da Swan, 2015, p. 47. 9
  • 10. (f) Servizi governativi globalizzati e senza frontiere. Attraverso la blockchain, i servizi governativi possono diventare globali e senza frontiere. “L'idea è di liberare le organizzazioni transnazionali dalle limitazioni geografiche e dalla giurisdizione dello Stato-nazione, per farle divenire una cloud veramente globale” (Swan 2015, p. 32). “Solo perché vivete in una particolare area geografica, ciò non significa che dobbiate essere vincolati a determinati servizi governativi o avere soltanto un governo di riferimento”. Infatti, “gli individui si muovono sempre di più tra stati e potrebbero trarre vantaggio da un unico sistema di governance, anziché doversi conformare alle inefficienze di molteplici stati nazionali” (Swan 2015, p. 49). (g) Sistemi di democrazia diretta. I sistemi democratici possono essere resi più efficienti dalla partecipazione diretta dei cittadini nel processo decisionale. La tecnologia blockchain può implementare nuovi modelli di partecipazione politica, quali ad esempio Liquid Democracy17 ed elezioni con campioni casuali18 . (h) Futarchy: “Votate per i valori, ma scommettete sulle credenze”. Il sistema futarchy è stato proposto dall'economista Robin Hanson19 come approccio ingegneristico alla politica e consiste essenzialmente in speculazioni e scommesse su previsioni di mercato, attraverso gettoni o monete elettroniche. Il sistema consiste in due fasi, una di votazione e l'altra di previsione: “Le persone prima votano un esito specifico (ad esempio “aumento del PIL”), quindi votano una proposta specifica per raggiungere quell'obiettivo” (Swan 2015, p. 53). “Se la proposta viene accettata, allora tutte le transazioni avvenute sul mercato respinto vengono annullate, ma sulla proposta accettata dopo qualche tempo viene pagato a ognuno un certo numero di monete elettroniche in base a una metrica di successo scelta da futarchy, e viceversa se la proposta è respinta” (Buterin, 2014b). Discussa come nuovo modello di governance che è possibile sviluppare sulla piattaforma Ethereum (Buterin, 2014b; Swan, 2015), futarchy rappresenta “la quintessenza del potenziale trasformativo della tecnologia blockchain” (Swan 2015, p. 53). 17 http://liquidfeedback.org; Swan 2015, pp. 51-52. 18 Si veda in proposito la proposta di David Chaum http://rsvoting.org/whitepaper/white_paper.pdf 19 Si veda il paper disponibile su http://mason.gmu.edu/~rhanson/futarchy2013.pdf 10
  • 11. Per ciò che riguarda il ruolo dello Stato nell'ambito della blockchain governance, le posizioni sono differenti e possono includere: (i) una società decentralizzata, ancora fondata sull'autorità statale. La decentralizzazione dei servizi attraverso la blockchain non implica la destituzione dello Stato, ma significa semplicemente migliorare la governance. “Questo non è un folle manifesto della serie 'non abbiamo bisogno dei governi'. Semplicemente possiamo migliorare i governi quando non concentriamo troppo potere nelle mani di poca gente” (Andreas Antonopoulos, intervistato by Sparkes, 2014). “Il punto d'arrivo non è l'illegalità o l'anarchia, ma quadri giuridici che siano più granulari e personalizzati rispetto a una determinata situazione” (Swan 2015, p. 17); (j) un nuovo contratto sociale, caratterizzato da Società Autonome Decentralizzate e dalla scomparsa dello Stato. Con la diffusione delle nuove tecnologie, sarà finalmente possibile per i cittadini eliminare le istituzioni centralizzate e creare invece un nuovo contratto sociale, basato sul consenso piuttosto che sulla coercizione, per una società globale innovativa, autonoma e più trasparente. Il nuovo contratto sociale includerebbe sistemi di comunicazione e collaborazione decentralizzata, con regole stabilite dai partecipanti e compatibili con il diritto consuetudinario o naturale20 . Alla fine, lo Stato svanirà per mancanza di consenso. “Ciò che facciamo in pratica è rendere i governi nazionali del tutto irrilevanti. E nessun governo, che sia democratico o autocratico, può sopravvivere senza il consenso dei suoi sottoposti” (Bitnation-blog.com, 2015). “Immagino uno scenario in cui i governi non servano. Che il libero mercato sia in grado di fornire beni e servizi per assicurare la vita, la libertà e la proprietà senza dover ricorrere alla coercizione. Questo è il fine ultimo a cui tutto ciò deve portare. Il risultato è che lo Stato avrà meno potere dei mercati. Il libero mercato sarà fondamentalmente in grado di garantire la giustizia in maniera più efficace di quanto possa fare un governo. Se ci pensate, qual è lo scopo di un governo? È un modo per raggiungere un consenso generale su ciò che è giusto o sbagliato, su chi è colpevole o innocente, su chi possiede che cosa. [I governi] perderanno legittimità non appena sistemi più trasparenti e aperti saranno in grado di garantire queste funzioni senza dover ricorrere alla forza”. (Daniel Larimer, intervistato da Sparkes, 2014). 20 Si veda in proposito https://letstalkbitcoin.com/blog/post/we-talk-share-create-exchange-resolve- decentralized-autonomous-society. Si veda anche https://www.reddit.com/r/revolution/comments/1yvmsn/distributed_autonomous_society_a_state_without/ 11
  • 12. (k) Franchulates. Attraverso un' applicazione integrale delle regole di mercato, la tecnologia blockchain potrebbe favorire la comparsa di “franchulates”, come nel romanzo Snow Crash di Neal Stephenson (Swan, 2015). I franchulates nascono dalla combinazione delle parole “franchise” e “consulate”. Nel romanzo di Stephenson, consistono in aziende private che hanno ormai sostituito lo Stato in tutte le sue funzioni e competono reciprocamente per la produzione di beni e servizi. Nella società descritta dal romanzo, la Costituzione è stata stravolta e i cittadini non hanno più diritti; lo Stato si è ridotto a una entità ormai svuotata di poteri e di significato; le imprese svolgono il ruolo di agenzie governative e “il concetto di cittadinanza è stato assorbito da quello di fedeltà al marchio aziendale” (Lipschutz 2010, p. 92). In un simile scenario anarco-capitalista, in cui le politiche pubbliche sono state sostituite dalla membership aziendale, “il cittadino-consumatore è sovrano” (Lipschutz 2010, p. 92). La tecnologia blockchain è potenzialmente in grado di trasformare la società attuale in qualcosa di molto simile alla visione di Stevenson. Per coloro che promuovono questo scenario, l'idea di fondo è che “i governi debbano diventare più aziende e meno fornitori monopolistici standard di servizi governativi” (Swan 2015, p.47). Pertanto, i governi “dovrebbero avere una relazione più dinamica con i cittadini-consumatori, con proposte e servizi richiesti e valutati dai differenti segmenti di mercato presenti tra gli elettori” (Swan 2015, p. 47). Ulteriori elementi utili alla discussione: (l) Autorità che fluttua liberamente, dissonanza cognitiva e maturità sociale. La decentralizzazione attraverso la tecnologia blockchain rappresenta “un'evoluzione naturale dell'umanità” (Andreas Antonopoulos intervistato da Sparkes, 2014). Tuttavia, “occorrerà del tempo prima che l'idea della fiducia decentralizzata computazionale divenga parte della coscienza collettiva e fino ad allora l'idea potrà creare una dissonanza cognitiva in coloro che sono abituati ai sistemi di fiducia centralizzata” (Antonopoulos, 2014). “Un effetto positivo della tecnologia blockchain è che potrebbe obbligare individui e società a raggiungere un nuovo livello di maturità circa il modo in cui governance, autorità, indipendenza e partecipazione sono concettualizzate e attuate. Non siamo abituati a una governance intesa come responsabilità personale e come sistema peer-to-peer, siamo invece abituati a ciò che è imposto da un'istituzione esterna, centralizzata e distante... L'autorità che fluttua liberamente si è già manifestata in settori come ad esempio l'informazione... Può sembrare più difficile abbandonare l'autorità centrale per i servizi governativi... ma non c'è ragione per cui non si possa raggiungere una maggiore maturità sociale anche in un simile contesto (Swan 2015, p.54). 12
  • 13. III. LA DEMOLIZIONE DELLO STATO: UNA PROSPETTIVA STORICA 3.1 Determinismo marxista e anarco-capitalismo. La prima considerazione è che la maggior parte dei principi e delle assunzioni appena presentate siano tutt'altro che nuove nella storia del pensiero politico moderno. Ad esempio, la retorica antigovernativa che spesso accompagna i sostenitori della blockchain, insieme all'idea di gestire la società solo attraverso contratti di natura privata, costituiscono il cuore della teoria del contratto sociale di Proudhon21 . Ma ci sono altre similarità che è interessante evidenziare. Il marcato individualismo e la critica alle organizzazioni centralizzate e gerarchizzate; lo Stato descritto come antiquato strumento di oppressione e la coercizione come fonte di ogni male; la possibilità per i cittadini di amministrarsi finalmente da soli, superando gli attuali paradigmi politici; la spontanea e graduale scomparsa dello Stato, una volta che gran parte della popolazione avrà raggiunto un adeguato livello di consapevolezza – tutti questi elementi sono tipici del pensiero anarchico, nonché del razionalismo e determinismo della dottrina marxista. Anche nella visione marxista, infatti, lo Stato non viene improvvisamente abolito, piuttosto si dissolve da solo una volta che si verifichino determinate condizioni – in questo caso, quando i processi di produzione saranno riorganizzati dai lavoratori secondi principi di libertà e uguaglianza. A quel punto, afferma il marxismo, “tutti i membri della società, o almeno la maggior parte, avranno imparato ad amministrarsi da soli”, avendo ormai raggiunto un sufficiente livello di maturità e consapevolezza politica, e “metteranno l'intera macchina statale nel posto che le spetta, cioè nel museo delle antichità accanto alla rocca per filare e all'ascia di bronzo (Engels, 1884). Con un processo graduale e spontaneo, i cittadini si abitueranno finalmente a vivere in una società “senza forza, senza coercizione, senza subordinazione, senza quello speciale apparato di coercizione che è chiamato stato” (Lenin 1917, p.42). E questo sembrerebbe essere anche l'obiettivo finale dei cripto-anarchici – nonché un desiderio se non altro implicito di molti sostenitori della decentralizzazione. Tuttavia, nonostante queste interessanti similarità, vi è almeno una differenza fondamentale che è necessario rilevare. Mentre per il marxismo la scomparsa dello Stato è la naturale conseguenza della disfatta del capitalismo, per i più convinti sostenitori della tecnologia blockchain è esattamente l'opposto: la dissoluzione dello Stato rappresenta la vittoria finale del libero mercato e dei detentori di interessi privati sulle istituzioni, in un processo di liberalizzazione economica che può definirsi più propriamente anarco-capitalista (Sezione II, punti j, k). 21 Proudhon sviluppò la sua teoria nell'opera L' idea generale di rivoluzione nel XIX secolo (1851). 13
  • 14. 3.2 Decentralizzazione e nuovi modelli di governance. Riferendoci a dinamiche recenti, la spinta verso la decentralizzazione può intendersi come parte di un fenomeno antigovernativo più ampio emerso nelle democrazie occidentali durante gli ultimi decenni, che ha modificato le interazioni tra cittadini e autorità centrali (Paquet & Wilson, 2015). Secondo questo nuovo trend, i differenti gruppi d'interesse presenti nella società non competono più come in passato per conquistare un certo potere di controllo sullo Stato: piuttosto, cessano di riconoscere il suo monopolio, ne pongono in rilievo le debolezze e i fallimenti, e quindi esplorano modi nuovi e più efficienti di organizzare attività e servizi per la collettività (Paquet & Wilson, 2015). Negli ultimi quarant'anni, sono stati sviluppati a questo fine numerosi modelli di democrazia deliberativa e governance decentralizzata, e per molti aspetti la blockchain governance può ritenersi l'ultimo sviluppo di questo trend di mutamento. Fin dagli anni Ottanta, il concetto di democrazia deliberativa è stato discusso come ideale di autonomia politica e autogoverno, in opposizione ai limiti delle forme tradizionali di partecipazione politica. Fondato sul principio secondo cui la democrazia rappresentativa dovrebbe essere rinforzata da forme dirette di partecipazione civica, questo approccio ha dato particolare risalto a valori quali la pubblica argomentazione, la deliberazione tra cittadini uguali, la trasparenza e la responsabilità nei processi decisionali (Basset, 1980; Bohman & Rehg, 1997). Allo stesso tempo, l'idea che il monopolio di Stato costituisse uno SPOF (Singolo Punto di Errore) e la conseguente ricerca di un modello di governo meno stato-centrico hanno portato a una maggiore interazione tra istituzioni e soggetti privati non governativi nell'adempimento delle funzioni pubbliche. Il concetto di New Public Administration – divenuto poi New Public Governance – è stato utilizzato per definire questo nuovo sistema di governance decentralizzata emersa nelle democrazie occidentali a partire dagli anni '70. In questo contesto, i sostenitori di un approccio alle politiche pubbliche orientato al mercato, quali Osborne e Gaebler (1992), hanno promosso l'idea che per meglio soddisfare i bisogni dei cittadini, i governi dovessero limitarsi semplicemente a “tenere il timone” (steering), ovvero espletare funzioni d' indirizzo programmatico stabilendo priorità e obiettivi, piuttosto che “remare” (rowing), ovvero intervenire direttamente sulla prestazione dei servizi. Da una parte, queste pratiche hanno accolto la necessità di sperimentare un modello di leadership imprenditoriale che trovasse soluzioni innovative alle disfunzioni dello Stato e della burocrazia oltre i tradizionali confini organizzativi e istituzionali; d'altra parte, tuttavia, esse hanno comportato un processo controverso e socialmente costoso di revisione della spesa pubblica, deregulation e privatizzazione del servizio pubblico, nel tentativo di migliorare l'efficienza e ridurre i costi di gestione amministrativa secondo pratiche neo-liberiste. La comunità accademica ha definito governance senza governo (Peters & Pierre, 1998; Rhodes, 1997) questo nuovo sistema amministrativo caratterizzato da un sostanziale trasferimento di potere dal settore pubblico a quello privato e da un ruolo sempre più decisivo dei mercati negli affari pubblici. In questo ambito, gli studiosi hanno anche rivolto particolare attenzione al potere dei network di dominare gli affari pubblici e di ridimensionare il ruolo 14
  • 15. dello Stato, grazie alla loro particolare capacità di auto-organizzarsi, sviluppare resilienza ed evadere il controllo governativo (de Bruijn & ten Heuvelhof, 1997; Kooiman, 1993; Marsh & Rhodes, 1992; Peters & Pierre, 1998). Nell'ultimo decennio, gli effetti della globalizzazione hanno spinto le istituzioni verso un ulteriore sviluppo di pratiche partecipative e decentralizzate (Shabbir, Cheema & Rondinelli, 2007). Di conseguenza, le funzioni di controllo e coordinazione sociale – tradizionalmente di competenza dello Stato – sono divenute molto più complesse e frammentate rispetto al passato, in ragione della condivisione dell'autorità con un numero crescente di soggetti non governativi, agenzie, stakeholder e network a livello locale e globale. Teorie e pratiche relative alla governance si sono evolute di conseguenza e la letteratura scientifica ha concettualizzato una notevole varietà di nuovi modelli organizzativi, tra cui la governance multi-stakeholder (Freeman, 1984; Almeida, Getschko & Afonso, 2015), decentralizzata (Shabbir, Cheema & Rondinelli, 2007), distribuita (Abbott, 2000; Paquet, 2000) e collaborativa (Ansell & Gash, 2008; Donahue, 2004). Per quanto significati e definizioni possano mutare a seconda del contesto, questi modelli hanno in comune diversi tratti, tra cui: un trend di deconcentrazione delle strutture gerarchiche; un processo decisionale più responsabile, trasparente e reattivo ai problemi; l'inclusione di differenti portatori di interesse nelle piattaforme di dialogo, finalizzate alla ricerca di soluzioni consensuali per problematiche condivise. 3.3 Cyberspazio, reti peer-to-peer e crittografia. Il continuo sviluppo della tecnologia informatica, la crescente digitalizzazione e la diffusione della connettività hanno accelerato ulteriormente i fenomeni di decentralizzazione. Grazie all'abbattimento dei costi di comunicazione e all'utilizzo di un'architettura distribuita caratterizzata da connessioni multidirezionali tra tutti i nodi, internet e il cyberspazio hanno permesso l'emergere di una “sfera pubblica di rete” (Benkler 2006, p. 212) come strumento fondamentale per la libertà di espressione. I cittadini hanno avuto la possibilità, come mai prima nella storia, di intensificare le interazioni tra gruppi d' interesse e movimenti sociali a livello locale e transazionale; esprimere malcontento e rimostranze attraverso canali non istituzionali; impegnarsi in azioni civicamente orientate e sperimentare modelli alternativi di governance fondati su concertazione e codecisione, con maggiore consapevolezza politica, ma anche con crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni. Ciò ha causato un'ulteriore erosione dei concetti westfaliani di stato nazione e di governance territoriale, ponendone specialmente in discussione le funzioni legate alla sovranità, all'autorità e ai confini nazionali. In questo contesto, non può dimenticarsi come anche il diffuso entusiasmo per la crittografia in qualità di strumento politico difensivo abbia svolto un ruolo cruciale. L'idea di utilizzare la crittografia forte per proteggere la libertà e la privacy dei cittadini dai governi e dalle grandi multinazionali trova le sue origini nella cultura cripto-anarchica e cypherpunk della fine degli anni Settanta. I principi fondamentali di questi eterogenei 15
  • 16. movimenti controculturali possono trovarsi in due manifesti, “The Crypto Anarchist Manifesto” (May, 1988) e il “Cypherpunk's Manifesto” (Hughes, 1993), in cui si afferma che la libertà di espressione, la privacy dei cittadini nelle comunicazioni e i sistemi anonimi di pagamento sono condizioni essenziali per una società aperta e dovrebbero essere utilizzati per promuovere il cambiamento politico e sociale. Specialmente dopo l'11 Settembre, tali principi hanno ispirato un crescente utilizzo di network peer-to-peer per la protezione dell'anonimato come Freenet22 e Free Haven23 , in grado di resistere alla censura e di eludere i sistemi di sorveglianza online messi in atto da governi e multinazionali (Farmer, 2003). 3.4. La fase finale della decentralizzazione: la blockchain governance. I vari processi di decentralizzazione descritti finora hanno almeno un elemento fondamentale in comune: hanno tutti esplorato nuove forme di coordinazione e interazione tra Stato e società, con un significativo trasferimento di potere dalle istituzioni centralizzate agli individui e/o ai mercati. La blockchain governance può considerarsi come lo stadio finale di tale processo di decentralizzazione e depotenziamento delle istituzioni, in quanto: • evidenzia i benefici sociali di un approccio bottom-up alla politica, promuovendo forme consensuali di auto-governo e partecipazione diretta dei cittadini nei processi decisionali, in modo simile alla democrazia deliberativa (e ad altri modelli alternativi di governance); • nega il valore aggiunto della coordinazione centralizzata e promuove il primato dell'economia sulla politica, seguendo una logica di gestione dei servizi pubblici di stampo privatistico inaugurata dalla New Public Governance (“i governi dovrebbero essere più simili alle imprese”; “i mercati possono fare meglio dello Stato”); • promuove l'utilizzo della crittografia forte per la protezione della libertà e della privacy dei cittadini; • si fonda su reti peer-to-peer e gruppi di interesse virtuali che mirano a decentralizzare le strutture gerarchiche, essere il più possibile indipendenti dalle autorità governative e sfidare i loro programmi. La visione che ne consegue è che le politiche pubbliche e i servizi governativi dovrebbero essere amministrati direttamente da reti private di cittadini, attraverso un modello di governance decentralizzata fondato su fiducia distribuita e regole di mercato. Nelle prossime sezioni, discuteremo i possibili esiti di tale modello. 22 https://freenetproject.org 23 http://freehaven.net 16
  • 17. IV. TECNOLOGIA BLOCKCHAIN E DECENTRALIZZAZIONE DEI SERVIZI GOVERNATIVI Fino a che punto è possibile decentralizzare la pubblica amministrazione e i servizi governativi attraverso la tecnologia blockchain? Possiamo eliminare archivi di Stato, registri, notai e “mettere una nazione sulla blockchain” (Sezione II, punto e)? Indubbiamente, la tecnologia blockchain vanta proprietà notevoli in qualità di registro distribuito, che includono ad esempio un buon rapporto tra costo ed efficacia, irreversibilità e verificabilità delle transazioni, trasparenza e resistenza alla censura. Tuttavia, la proposta di decentralizzare i servizi governativi attraverso una blockchain aperta e interamente distribuita (unpermissioned) comporta una serie di rischi e incognite che potrebbero superare gli eventuali benefici. Per quanto la blockchain sia spesso definita come “un registro universale, permanente e continuo” (Swan 2015, p. 46), definizioni di tal genere sono in qualche modo eccessive, poiché non tengono conto a sufficienza dei numerosi rischi di performance inerenti. 4.1 Problemi di sicurezza e debolezze tecniche delle attuali blockchain pubbliche e aperte (“unpermissioned”). Il primo aspetto problematico è che attualmente i registri pubblici, distribuiti e aperti come Bitcoin hanno una natura fortemente speculativa e presentano un trade-off tra dimensione del network e decentralizzazione. La scalabilità comporta un naturale processo di centralizzazione del potere computazionale, dovuto al numero decrescente di miner in grado di eseguire la verifica matematica richiesta dal protocollo, che ha costi crescenti. Bitcoin, per esempio, è al momento gestita da aziende di mining sempre più centralizzate, che si scoprono essere impegnate in colossali attività segrete in Cina24 , oppure scambiate nel mercato azionario australiano25 , con possibili rischi di collusione o cartellizzazione. Di conseguenza, una governance decentralizzata stile Starbucks (Sezione II, punto e) fondata su una simile blockchain non farebbe che esporre pericolosamente diritti essenziali dei cittadini e atti pubblici a interessi di natura privata e a imprevedibili dinamiche di mercato (incertezza della redditività del mining, volatilità dei prezzi, discontinuità degli investimenti, attacchi speculativi, ecc.). Inoltre, per quanto possa fondarsi su una rete peer-to-peer apparentemente robusta, una blockchain pubblica è intrinsecamente volatile e può subire una biforcazione (fork) o essere 24 Si veda in proposito l'interessante report disponibile su http://motherboard.vice.com/read/chinas-biggest- secret-bitcoin-mine 25 Si veda http://siliconangle.com/blog/2015/09/08/australian-bitcoin-mining-firm-bitcoin-group-to-go-public- on-the-asx-in-november/ 17
  • 18. semplicemente abbandonata dalla comunità in qualsiasi momento, perché non è più interessante o remunerativa. È dunque dubbio che una blockchain interamente distribuita come Bitcoin possa definirsi “registro universale”. Poiché non vi è alcuna garanzia che essa possa rimanere operativa o continuare a esistere in futuro, la persistenza e la conservazione di contratti e servizi governativi sono “suscettibili di invalidità per obsolescenza o noia” (DuPont & Maurer, 2015). Un'ulteriore complicazione è dovuta al fatto che i dati inclusi nella blockchain dipendono totalmente dalla connettività. “Nel caso un cui la rete elettronica venga meno, o nel caso in cui ci si muova tutti verso un nuovo sistema, non esiste alcun backup cartaceo che accerti l'esistenza (o l'esecuzione) di questi contratti”. E “il senso dei contratti, invece, sta tutto nel gestire l'incertezza” (DuPont & Maurer, 2015). Ci sono poi diverse questioni di carattere prettamente tecnico che andrebbero valutate, qualora si consideri una migrazione dei servizi governativi verso blockchain aperte. Malgrado l'entusiasmo dei suoi sostenitori, la comunità scientifica è generalmente concorde nell'affermare che alla base di Bitcoin e dei suoi numerosi cloni vi sia una tecnologia ancora in fase di perfezionamento e altamente vulnerabile. Un'analisi completa delle debolezze tecniche di Bitcoin va oltre lo scopo di questo paper, tuttavia offriremo una breve sintesi delle ricerche più rilevanti pubblicate in proposito di recente. In primo luogo, sono stati sollevati dei dubbi riguardo i meccanismi d'incentivo relativi al mining: una ricerca effettuata da Ittaly e Gün Sirer (2014) ha dimostrato che un gruppo minoritario di “miner egoisti” e collusi, consistente in un terzo dei miner totali, sarebbe effettivamente in grado di controllare strategicamente il sistema e revocare la sua natura decentralizzata. La ricerca ha dunque concluso che tutti i servizi e i dati costruiti sulla blockchain di Bitcoin – come ad esempio i servizi notarili virtuali – sarebbero attualmente a rischio. Secondo la teoria dell'Autodistruzione Programmata (Curtois, 2014), inoltre, vi sarebbero errori fatali nell'ingegneria di Bitcoin che porterebbero prima o poi a un processo di declino programmato e rapida auto-distruzione. I problemi evidenziati in questa ricerca includono: • un'erosione eccessivamente rapida della redditività delle macchine attualmente adibite al mining; • enormi investimenti nelle infrastrutture computazionali, a fronte di una scarsa sicurezza generale del sistema; • insufficiente neutralità del network; • mancanza di dati affidabili circa l'effettivo volume delle transazioni e aspettative irrazionali degli investitori. 18
  • 19. In particolare, secondo Curtois la futura autodistruzione di Bitcoin potrà essere causata da una combinazione fatale di quattro fattori: • inefficienza della regola della catena più lunga26 , che provoca inutile instabilità e crescenti rischi di attacchi al network; • politica monetaria deflazionistica; • scarsa neutralità del network e azzardo morale; • rapido mutamento del potere computazionale tra una moneta digitale e l'altra, causato all'elevata competizione. Per quanto poi “In Cryptography We Trust” sia il motto di molti sostenitori delle crittomonete in tutto il mondo, Bitcoin è affetta da significative vulnerabilità riconducibili proprio all'utilizzo della crittografia a curve ellittiche, che includono una debole generazione di chiavi, scarsa casualità delle firme digitali, insufficiente entropia e software bugs (Bos, Halderman, Heninger, Moore, Naehrig et al., 2014). In particolare, la crittografia ellittica di Bitcoin non è resistente ai computer quantici e la loro comparsa potrebbe distruggerla in qualsiasi momento. A questo proposito, gli sviluppatori di Bitcoin affermano che con un preavviso sufficiente (ad esempio un mese), sarebbero in grado di adottare misure d'emergenza attraverso l'intervento straordinario di un'autorità centrale, che avrebbe il compito di porre la blockchain in sicurezza: “Il sistema dell'autorità introdurrà la centralizzazione, ma sarà solo una misura provvisoria d'emergenza che dopo pochi anni potrà essere ritirata” (Buterin, 2013). La soluzione proposta è quantomeno ingenua, specie se si considera che con tutta probabilità i computer quantici sono già segretamente in uso da qualche governo e comunque potrebbero emergere “con poco o nessun preavviso al pubblico o alle parti interessate”, come ha notato il celebre crittografo Ralph C. Merkle27 . Ma cosa più importante, la proposta di affrontare problemi tecnici attraverso un'autorità centrale (un cosiddetto “benevolent dictator”) comporterebbe un potere diretto di soggetti privati su servizi governativi e sulle informazioni essenziali dei cittadini, senza alcuna legittimità formale né controllo. Non c'è bisogno di ricordare come la storia sia piena di “dittatori benevolenti” che hanno aggirato la legalità procedurale attribuendosi pieni poteri, con il dichiarato nobile intento di servire la comunità e restaurare l'ordine. Ma se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che la questione 26 Riguardo la regola della catena più lunga, si veda https://en.bitcoin.it/wiki/How_bitcoin_works e anche http://bitsonblocks.net/tag/longest-chain-rule/ Part 3 - CONSENSUS: How do you resolve conflicts? 27 Ralph C. Merkle, co-inventore della crittografia a chiave pubblica, ha affermato che “il probabile sviluppo dei computer quantici nei prossimi dieci o vent'anni comprometterebbe tutti i crittosistemi a chiave pubblica più frequentemente in uso” e “potrebbe già essere troppo tardi per diffondere nel mondo standard resistenti ai computer quantici prima che questi divengano disponibili” (merkle.com). A questo proposito, si veda anche il video “Quantum Computers and Public-Key Cryptosystems” su https://www.verisign.com/en_US/innovation/verisign-labs/speakers-series/quantum-computers/index.xhtml? inc=www.verisigninc.com . Nell'agosto 2015, la statunitense National Security Agency ha ufficialmente dichiarato che “la crittografia a curva ellittica non rappresenta più quella soluzione di lungo periodo che un tempo si era sperato” e ha annunciato la transizione verso algoritmi di criptazione resistenti ai computer quantici. Si veda https://www.nsa.gov/ia/programs/suiteb_cryptography/ 19
  • 20. della legittimità è fondamentale: dovrebbe essere dunque valutata con grande attenzione, specialmente da quei libertari che credono sinceramente nella tecnologia blockchain – e in Bitcoin in particolare – come nuovo modello politico in grado di garantire le libertà individuali e i diritti collettivi. Nel complesso dunque, i benefici di una blockchain aperta e internamente distribuita sembrano essere negativamente compensati da numerosi fattori di rischio, tra cui: • azzardo morale, problemi di scalabilità, tendenza alla centralizzazione e probabile dipendenza dei network da oligarchie private, come le grandi aziende di mining, che potrebbero rapidamente condurre fusioni e acquisizioni, garantendosi un considerevole potere su scala globale; • predominio di una logica di mercato su servizi pubblici essenziali e sui diritti dei cittadini, che andrebbero invece protetti da speculazioni di qualsiasi tipo; • possibile interruzione di servizio o perdita della preservazione dei dati nel medio-lungo periodo senza definizione di eventuali responsabilità legali, a causa di dinamiche avverse di mercato e/o problemi di natura tecnica; • comparsa di una tecno-élite dominante priva di qualsiasi legittimità formale e dotata di crescenti poteri di supervisione su servizi strategici a livello globale. Dovremmo pertanto concludere che difficilmente i servizi governativi potranno rappresentare la migliore area di applicabilità per blockchain interamente decentralizzate come Bitcoin. Gli atti pubblici necessitano di un'elevata performance e di alti livelli di affidabilità, accessibilità e prevedibilità, dal momento che non presentano tolleranza a interruzioni di servizio e guasti: un errore nella gestione o nell'implementazione del network potrebbe infatti compromettere la sicurezza e i diritti civili di milioni di cittadini. Inoltre, nella gestione di atti pubblici deve necessariamente richiedersi una processo formale e trasparente di legittimazione, al fine di evitare l'indiscriminata ingerenza di poteri privati sugli affari pubblici. Le istituzioni centralizzate legittimate democraticamente sono quindi fondamentali per assicurare l'accessibilità a dati estremamente sensibili nel lungo periodo e preservarli da centralizzazioni fuori controllo, speculazioni di mercato, errori tecnici e poteri di supervisione di natura privatistica. Al contrario, un processo indiscriminato di decentralizzazione e di “gamification” (DuPont & Maurer, 2015) della pubblica amministrazione – ovvero di riduzione del sistema amministrativo al gioco o all'azzardo attraverso incentivi fondati su gettoni elettronici – si tradurrebbe in una scelta irresponsabile, a discapito dell'interesse pubblico. 20
  • 21. 4.2 Vantaggi delle blockchain autorizzate (“permissioned”) e prive di moneta digitale per il settore pubblico. Se le blockchain interamente distribuite come Bitcoin hanno i loro limiti intrinseci, le blockchain autorizzate (“permissioned”) possono rappresentare invece una valida soluzione per i servizi governativi online. Eventuali applicazioni di settore possono includere: carte d'identità e patenti di guida; registri scolastici, sanitari, catastali; certificati di nascita, di morte, di matrimonio; sistemi di voto elettronico resistente ad alterazioni; riscossione delle imposte, ecc. Le blockchain autorizzate consistono in registri elettronici replicati e condivisi (Gendal Brown, 2015), che possono essere gestiti da una o più organizzazioni – ad esempio agenzie governative – in modo da garantire adeguati livelli di coordinazione di rete, affidabilità e sicurezza attraverso l'intervento umano, qualora necessario. Questi registri elettronici presentano dei vantaggi rispetto alle blockchain interamente distribuite, ma anche rispetto ai database tradizionali. In primo luogo, le blockchain autorizzate sono prive di meccanismi di verifica speculativi come le crittomonete o i gettoni digitali: possono quindi essere utilizzate in via esclusiva per i servizi pubblici senza interferenza alcuna da parte dei mercati delle crittovalute, con la garanzia di un'adeguata protezione dei dati nel lungo periodo. Inoltre, pur essendo registri distribuiti e sincronizzati, fanno parte di un network che è limitato a pochi nodi, identificabili attraverso permessi d'accesso controllati. Dal momento che i nodi non sono numerosi e non vi è alcuna necessità di operazioni di mining o di gravose prove computazionali, la convalida e la propagazione dei dati nella rete è molto più veloce rispetto alle blockchain pubbliche e aperte (Buterin, 2015). Il network risulterà anche privo di problemi di scalabilità e potrà avere “leggeri vantaggi sulle blockchain pubbliche, in quanto esegue soltanto la funzionalità richiesta da quella blockchain, anziché tutte le funzionalità richieste da tutti gli utenti tutte le volte” (Kuhlman, 2015). Le architetture basate su blockchain autorizzate possono essere progettate per specifici tipi di servizio con differenti sistemi di verifica e meccanismi di consenso, e con differenti livelli di controllo, sicurezza, visibilità e accesso (Peters & Panayi, 2015). I database tradizionali28 attualmente diffusi sono fondati su una relazione di servizio centralizzata di tipo master-slave per la duplicazione dei dati che risulta nel complesso inefficiente: il database master è la sola fonte originale e autorevole dei dati e qualsiasi cambiamento operato sul master viene propagato ai database slave, perché si mantengano aggiornati e sincronizzati. In questo tipo di architettura, tuttavia, possono sorgere problemi di affidabilità, volume del traffico e latenza, dovuti al fatto che è il database master a eseguire tutte le operazioni di scrittura e può dover operare in condizioni di carico elevato. Un sistema più evoluto, denominato replica multi-master, permette a qualsiasi database slave di effettuare modifiche dei dati, condividendo gli aggiornamenti con tutti gli altri per mantenere la 28 Si veda in proposito http://www.multichain.com/blog/2015/07/bitcoin-vs-blockchain-debate/ 21
  • 22. sincronizzazione: ciò rende però necessarie strategie piuttosto complesse per garantire la consistenza dei dati, al fine di prevenire o risolvere eventuali conflitti tra informazioni. Rispetto ai database master-slave, l'architettura distribuita delle blockchain autorizzate consente scelte gestionali differenti con vantaggi sostanziali per la pubblica amministrazione in termini di efficienza, sicurezza dei dati, disponibilità, riduzione di errori e di costi infrastrutturali. In particolare, l'integrità dei dati – che consiste nell' “accuratezza e consistenza dei dati” – riguarda “sia la provenienza dei dati che la preservazione dell'integrità attraverso trasformazione” (Peters & Panayi, 2015): insieme alla sicurezza e all'accessibilità, rappresenta una funzione particolarmente importante per i servizi governativi e può essere notevolmente potenziata dalla tecnologia blockchain. Per quanto siano ancora in una fase iniziale di sviluppo, i vantaggi relativi alle blockchain autorizzate meriterebbero senz'altro un adeguato approfondimento, in vista di possibili sperimentazioni e applicazioni nel settore pubblico. Nonostante i potenziali benefici, le blockchain autorizzate sono tuttavia frequente oggetto di critiche a causa della loro natura centralizzata e chiusa, priva di resistenza alla censura. Per questo possono risultare particolarmente osteggiate da quei tecno-libertari “che vedono tali sviluppi o come un modo per compromettere il senso stesso della decentralizzazione, o come l'atto disperato di intermediari-dinosauro che cercano in tutti i modi di rimanere in piedi” (Buterin, 2015). Abbiamo già rilevato, tuttavia, come vi siano limiti nelle funzionalità dei ledger aperti e distribuiti, limiti che è necessario riconoscere con chiarezza se si vogliono compiere scelte ragionate. Sebbene la retorica dominante tenda a considerare le istituzioni centralizzate come incapaci di reagire in modo rapido a cambiamenti improvvisi (Sezione II, punto b), per ciò che riguarda la sicurezza dovremmo dire piuttosto che è vero il contrario: centralizzazione e approccio top down sono certo meglio adatti ad affrontare rapidi mutamenti e difficoltà sul piano tecnico, rispetto alla gestione diffusa tipica di strutture sviluppate orizzontalmente. La scalabilità, in questo caso, è un fattore problematico. In un'architettura distribuita con migliaia o milioni di nodi, modificare un protocollo può essere una procedura complessa e dispendiosa in termini di tempo: richiede infatti il consenso maggioritario degli sviluppatori principali, dei miner e dei nodi, il consenso può essere condizionato da ragioni di opportunità economica e alla fine l'ecosistema può non essere in grado di rispondere in tempo a difficoltà improvvise. A fronte di tali problematiche architetturali e gestionali, dovremmo concludere che “il fattore umano è il modo migliore che abbiamo per preservare sistemi complessi di software (DuPont & Maurer, 2015). Tuttavia, quando sono in gioco i diritti dei cittadini, gli agenti umani non possono essere membri di una tecno-élite che si proclamano “dittatori benevolenti”: devono essere funzionari pubblici legittimati da procedure formali, verificabili e trasparenti. 22
  • 23. 4.3 I servizi governativi e l'imperativo tecnologico della decentralizzazione. L'idea che la decentralizzazione dei servizi attraverso blockchain interamente distribuite rappresenti un futuro ineluttabile o “una naturale evoluzione dell'umanità” (Sezione II, punto l) è piuttosto frequente tra i suoi sostenitori, sebbene alquanto deterministica. In primo luogo, è dubbio che esista qualcosa come una naturale evoluzione dell'umanità: piuttosto, l'umanità stabilisce le sue priorità e compie le sue scelte tra molte possibili opzioni, spesso in modo conflittuale. Ancor meno accettabile è l'idea che individui e società possano essere forzati dalla tecnologia a raggiungere “un nuovo livello di maturità” (Sezione II, punto l), dal momento che il successo di una nuova tecnologia dipende molto più da fattori e interazioni sociali, piuttosto che dalla superiorità della tecnologia stessa, e a questo riguardo ogni società presenta differenti pratiche sociali dalle dinamiche imprevedibili (Boersma, Meijer & Wagenaar, 2009). L'idea secondo cui gli sviluppi della tecnologia siano inevitabili, con conseguenze fatali, inarrestabili e irreversibili sulla società è definita come “imperativo tecnologico” dalla letteratura ed è interessante notare come essa tenda ad accentuarsi “man mano che i sistemi tecnologici diventano estesi, complessi, interconnessi e interdipendenti” (Chandler 1995, p. 7). Quando si tratta di servizi governativi, tuttavia, il determinismo non dovrebbe costituire la spinta propulsiva al decentramento. L'obiettivo infatti non è quello di sfidare il modello di governance centralizzata a ogni costo: la decentralizzazione presenta dei trade-off a livello operativo e "può essere strumentale alla promozione dello sviluppo e della buona governance ma non rappresenta un fine in sè" (Shabbir, Cheema & Rondinelli 2007, p. 17). Di conseguenza, non dovrebbe essere promossa acriticamente in nome di sentimenti anti- governativi, imperativi tecnologici o desiderio di innovazione ad ogni costo. In proposito, vale anche la pena ricordare che l'innovazione è “lo strumento specifico dell'imprenditore” (Drucker, 1985): come tale, appartiene generalmente a una visione del mondo orientata al mercato, che stabilisce come priorità profitto, competizione e interessi commerciali, ma non costituisce necessariamente la caratteristica più desiderabile per i servizi governativi, che sono connessi alla conservazione di diritti sociali, economici e politici, e devono dare piuttosto prova di sicurezza, affidabilità e durata nel lungo periodo, a fronte dell'evoluzione della società. Non può ignorarsi a tale riguardo come la decentralizzazione attraverso blockchain distribuite si traduca per lo più in un processo di privatizzazione delle funzioni pubbliche e trasformazione dei servizi governativi e dei diritti dei cittadini in un nuovo, redditizio business privato. Dal momento che “le cosiddette libertà spesso proclamate da esuberanti pensatori politici postmoderni sono divenute in realtà poderose fonti di insicurezza” (Marden 2003, p. xi), vorremmo ricordare la ragione per cui la coordinazione centralizzata delle istituzioni pubbliche è stata originariamente creata – e il perché dovremmo mantenerla: per proteggere il bene comune e i diritti collettivi nel lungo periodo da interessi individuali transitori e da spregiudicate logiche di profitto. E a questo riguardo, è innegabile che le blockchain autorizzate e separate dalle monete digitali abbiano un vantaggio considerevole rispetto alle blockchain interamente distribuite. 23
  • 24. V. TECNOLOGIA BLOCKCHAIN E GOVERNANCE GLOBALE SENZA STATO Fino a che punto possiamo considerare blockchain e piattaforme decentralizzate come strumenti iperpolitici, in grado di gestire interazioni politiche su ampia scala ed eventualmente destituire le autorità centrali tradizionali come lo Stato? Possiamo finalmente superare le istituzioni politiche classiche e creare un nuovo contratto sociale basato su piattaforme decentralizzate, consenso distribuito e autorità “che fluttua liberamente” (Sezione II, punti j, l)? Discuteremo le ragioni per cui simili scenari in realtà non siano solamente problematici, ma anche poco auspicabili. 5.1 Ragionamento tecnocratico e trionfo dell'Homo Economicus. La prima obiezione è che il ruolo dei governi, della politica e della democrazia rappresentativa non possa ridursi a una rete di interazioni istantanee atomizzate, interamente eseguibile da processi automatici (if X, then Y). Questo approccio ingegneristico alle dinamiche sociali promosso da fornitori di tecnologie e sviluppatori di piattaforme decentralizzate (Sezione II, punti d, h) come sistema per superare le istituzioni politiche tradizionali è un chiaro esempio di ragionamento tecnocratico e determinismo – che la letteratura scientifica sostiene essere profondamente radicati in tutte le società occidentali moderne e nella cultura statunitense in particolare (Smith & Marx, 1994). Indubbiamente la tecnologia blockchain è in grado di migliorare notevolmente struttura, gestione e processo decisionale di specifiche realtà, rendendole meno dipendenti da una coordinazione di tipo top-down. Tuttavia, la decentralizzazione non è sempre la scelta migliore per tutte le organizzazioni e ci sono limiti di applicabilità. Algoritmi e codici binari non sono ad esempio in grado di gestire le interazioni politiche, dal momento che la politica è un'arte che promana dalla sfera etica degli esseri umani e appartiene esclusivamente a loro, in quanto creature “dotate di ragione e coscienza” (art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani). La prospettiva informatica tende a enfatizzare l'efficienza di crittografia e codici come strumenti politici, capaci di verificare e aggregare decisioni individuali su larga scala senza intermediari. La politica e la governance, però, consistono in molto più del semplice aggregare voti, mantenere registri sincronizzati e assicurare l'esecuzione di transazioni attraverso algoritmi: la capacità di vedere il mondo in tutta la sua complessità è fortemente dipendente dal contesto e comporta necessariamente una dimensione etica e quindi una diretta partecipazione umana. I programmatori tendono anche a ridurre qualsiasi organizzazione umana a “una combinazione di due cose: una serie di proprietà e un protocollo per una serie di individui” (Buterin, 2014a). Un simile approccio, tuttavia, può facilmente condurre alla schizofrenia 24
  • 25. sociale e organizzativa, qualora i protocolli stessi – e non lo sviluppo umano – diventino l'obiettivo finale delle nuove tecnologie. Non dobbiamo dimenticare che empatia e coscienza sono componenti insostituibili di qualsiasi interazione sociale e politica, e che l'efficienza informatica e l'automazione non sono il fine ultimo delle comunità umane. Lontana da qualsiasi vera dimensione etica e politica, la regressione della democrazia a governance computazionale o a Organizzazioni Autonome Decentralizzate – ovvero procedure automatizzate e prive di vita estese in larga scala – segnerebbe il trionfo finale dell'Homo Economicus: un soggetto noto per essere “autonomo, razionale in maniera strumentale, psicologicamente autosufficiente, con scarso livello di socializzazione e motivato all'azione dal principio utilitaristico di massimizzazione del piacere (Bourque, Harrisson & Szell 2009, p. 85). Ma con la cattiva fama di “mostro antropologico” (Bourdier, 1997). 5.2 La dimensione prepolitica di una società fondata sulla blockchain e il significato dello Stato. Per comprendere le possibili dinamiche di una società senza Stato fondata sugli algoritmi, proveremo ora a ripercorrere il processo logico di formazione dello Stato secondo le teorie contrattualistiche, come delineate da Bobbio (1995). In un'ipotetica società interamente decentralizzata e gestita attraverso smart contracts, Organizzazioni Autonome Decentralizzate e regole di mercato, gli individui vivono in una condizione che può dirsi di pre-sovranità: a seconda dei casi, si raggruppano seguendo i propri bisogni e interessi, che cercano di gestire o di assicurare attraverso procedure automatizzate fondate sul consenso e accettate dalle parti coinvolte. Ad esempio, possono usare piattaforme decentralizzate per amministrare la distribuzione delle risorse, gestire sistemi basati sulla reputazione e organizzare ogni tipo di servizio attraverso il crowd-funding. Ora, perché una simile società è tutt'altro che perfetta? Semplicemente perché è incompleta: è ancora primitiva o prepolitica. In questa fase infatti gli individui non sono ancora cittadini: nonostante le sofisticate tecnologie a disposizione per creare infinite relazioni contrattuali, gli individui vivono ancora in uno stato di natura in cui la legge del più forte – o le leggi di mercato – prevalgono sul bene comune. In un tale scenario neo-tribale, è inevitabile che prima o poi nascano frizioni e conflitti tra i vari network e i differenti portatori di interesse a livello locale e globale, e tali conflitti necessiteranno di negoziati e compromessi per il raggiungimento della pace. Se intenzionati a evitare reciproci abusi di potere, i diversi gruppi potranno sottoscrivere un patto di non aggressione reciproca che li ponga al riparo dall'uso della violenza, e potranno cercare soluzioni pacifiche per dirimere le controversie. Questa fase in cui gli individui raggiungono il consenso e stabiliscono standard pacifici di vita comunitaria è solitamente chiamato pactum societatis dalle dottrine contrattualistiche. Tale patto di non-aggressione rappresenta il primo passo formale per uscire dallo stato di natura e fondare una società civile. E tuttavia, come ha ricordato Bobbio, raggiungere il consenso non è sufficiente e non risolve il problema del conflitto: infatti il rispetto del patto 25
  • 26. non è assicurato in alcun modo e non è protetto da forze antagoniste esterne. Di conseguenza, la società è ancora piuttosto instabile, dispersa e conflittuale. Alla fine, il bisogno naturale di sicurezza e la necessità di evitare la frammentazione dello sforzo sociale porta gli individui a instaurare un punto di controllo permanente, una terza parte neutrale a cui delegare la responsabilità del mantenimento dell'ordine, la coordinazione delle attività e la risoluzione di conflitti futuri, attraverso un pactum subjectionis – o di sottomissione alla coercizione organizzata. Questo momento è cruciale e segna la nascita dell'idea di Stato, che può ritenersi il prodotto del pensiero logico – come anche Kant sosteneva – prima ancora che un evento storico. Ma cosa ancora più importante, questa fase simbolica in cui si crea la volontà generale segna il passaggio delle comunità umane a una vera e propria dimensione politica, in cui un livello superiore di coordinazione tra interessi conflittuali è riconosciuto fondamentale per proteggere il consenso una volta raggiunto. È proprio questo processo giuridico ed etico a trasformare gli individui in cittadini. Molti tecno-libertari sostengono che la coordinazione centralizzata e lo Stato siano il mero prodotto di una mentalità patriarcale, gerarchica e gerontocratica, che dovremmo finalmente superare. In effetti, i principi ideologici a sostegno della decentralizzazione spesso richiamano valori sociali neo-liberistici, quali “l'etica della scelta individualista, il controllo del proprio destino, la responsabilità personale, l'autopromozione e l'autogoverno” (Marden 2003, p. 88), contrapposti alle politiche top-down, alle istituzioni centrali e patriarcali, ai cosiddetti “burocrati senza volto”. A questo proposito, tuttavia, vale la pena ricordare che le istituzioni politiche centralizzate sono emerse attraverso un complesso processo storico di emancipazione dai poteri privati e dalle chiese, stabilendo procedure legittime non solo per superare problemi di scala o coordinare gruppi tra loro distanti (Sezione II, punto a), ma soprattutto per proteggere il consenso, l'esecuzione delle leggi e i diritti individuali fondamentali dall'inevitabile caos degli interessi contrapposti. È dunque chiaro come lo Stato, in quanto garante dei diritti fondamentali, non sia una ingombrante terza parte che si possa aggirare attraverso un procedimento tecnologico di disintermediazione: lo Stato siamo noi, come risultato del primo e più grande progetto di crowd-funding mai intrapreso nella storia, e non può definirsi in opposizione alla società civile. Tutt'altro che concluso, questo progetto collettivo è radicato nelle nostre Costituzioni ed è legato ai diritti civili e ai concetti di pubblico interesse, coordinazione e redistribuzione delle risorse, i quali non possono essere interamente delegati alle leggi di mercato o a interazioni atomizzate gestite da algoritmi. La società umana deve essere certamente creativa e sviluppare un'ecologia diversificata attraversi modelli di governance di tipo bottom-up per affrontare meglio i suoi problemi. Tuttavia, dovremmo anche essere consapevoli delle trappole di un atteggiamento tecnicista, riconoscendo che l'automazione e la decentralizzazione hanno limiti intrinseci, da cui possono derivare nuove forme di fragilità politica e sociale. A questo proposito, non è chiaro ad esempio in che modo una società interamente distribuita e fondata sulla tecnologia blockchain possa regolare i conflitti, mediare tra interessi contrapposti o mitigare le iniquità sociali, se non attraverso aggiustamenti di mercato, 26
  • 27. complesse reti di smart contracts o altri sofisticati meccanismi automatici di incentivazione. Non solo i mercati hanno dimostrato di non essere capaci di creare giustizia sociale e redistribuzione – malgrado ciò che afferma qualche tecno-imprenditore (Sezione II, punto j) – ma è piuttosto sulla sottomissione della politica al “turbocapitalismo” e ai suoi diktat finanziari che grava gran parte della responsabilità per i problemi che attualmente affliggono le nostre democrazie – e cioè disoccupazione di lungo periodo, povertà, cattura regolamentare, erosione del capitale sociale, ma anche guerre imperialiste, paura e insicurezza diffusa (Luttwak, 1999; Ziegler, 2002). In realtà, è proprio con la crescente atomizzazione della vita sociale, l'individualismo estremo e l'incessante razionalizzazione delle strutture economiche che il potere aziendale si rinforza e si riproduce, a discapito dei diritti collettivi e individuali (Boggs, 2000; Marden, 2003). 5.3 Società globale senza Stato e “politica amorale”: il depotenziamento dei cittadini. Il problema maggiore di un'ipotetica società globale gestita solo attraverso strumenti organizzativi fondati sull'individualismo – e cioè Organizzazioni Autonome Decentralizzate, regole di libero mercato e “autorità che fluttua liberamente” (Sezione II, punto l) – consiste essenzialmente nella mancanza di meccanismi legittimi per regolare la convergenza del particolare nel generale, ruolo tradizionalmente svolto dalle istituzioni politiche centralizzate. Con il disfacimento del processo di costruzione dell'identità collettiva, i cittadini potrebbero non riuscire più a vedere se stessi come parte del tutto, dal momento che la volontà generale è ormai sostituita da una miriade di atti immediati di volontà individuali. Ciò potrebbe comportare un serio rischio di regressione delle comunità umane in una dimensione prepolitica, caratterizzata da “scenari hobbesiani svincolati da regole e [da] uno Stato che si ritrae” (Marden 2003, p. 90). Gli individui non sarebbero più cittadini, ma semplici utenti e consumatori di servizi, “portatori di interessi indipendenti...senza norme condivise per le regolare le proprie interazioni come esseri liberi e uguali (Urbinati 2006, p. 65); e la società finirebbe per essere dominata da interessi privati contrapposti e “franchulates” – come descritto da Stephenson nel suo romanzo (Sezione II, punto k). Un simile scenario ricade nell'ambito della politica amorale (Schedler, 1997), cioè una politica ridotta a un gioco privato e strategico di potere. “È l'idea di politica come scelta razionale e come patria dell'homo economicus – in cui i partecipanti massimizzano l'utilità, hanno preferenze esogene prefissate e sono impegnati in scambi quasi commerciali di beni e servizi. [Tutto ciò] annulla i confini tra azione privata e pubblica e vede la politica come un costituirsi di motivazioni private” (Marden 2005, p. 235). Che sia mossa da fallaci intenzioni libertarie, ingenui utopici o investitori in cerca di profitto, l'idea di creare una società globale senza Stato attraverso la proliferazione indiscriminata di piattaforme decentralizzate appare tutt'altro che ideale: un sistema del genere 27
  • 28. infatti non andrebbe oltre la fase del pactum societatis, caratterizzata da conflitti tra i molti, diversi gruppi fondati sul consenso e le varie oligarchie, nell'assenza generale di meccanismi in grado di assicurare i diritti e la libertà dei cittadini. Contrariamente a ciò che molti sostenitori della tecnologia blockchain affermano, il risultato finale sarebbe il generale indebolimento degli individui, la “deificazione del mercato e il trionfo dell'antipolitica” (Marden, 2003, p. 185). Un simile epilogo, tuttavia, non dovrebbe sorprendere: nel discutere determinismo tecnologico e utopia come tratti storici peculiari della società americana, Segal (1985) pare concludere che le utopie tecnologiche manchino generalmente di soluzioni efficaci in termini di autentica coesione e progresso sociale. E le applicazioni deterministiche della tecnologia blockchain alla politica sembrano confermarlo. 28
  • 29. VI. IL MITO DI UNA SOCIETÀ EGALITARIA FONDATA SULLA BLOCKCHAIN I tecno-libertari sono soliti porre particolare enfasi sulla capacità della blockchain di raggiungere il consenso tra partecipanti su ampia scala, mentre considerano l'autorità verticale centralizzata pregiudizievole per le facoltà individuali. Non è dunque raro che sostengano l'idillico scenario di una società orizzontale e non gerarchica, in cui gli individui possano cooperare liberamente attraverso meccanismi di consenso fondati sugli algoritmi. Tale visione, tuttavia, sembra aggiungersi al gran numero di miti relativi alle ICT già emerso nell'ultimo ventennio – quali ad esempio “il mito di un governo nuovo e migliore”, “il mito del progresso tecnologico”, “il mito della pianificazione razionale dell'informazione” e “il mito del consumatore intelligente ed emancipato” (Bekkers & Homburg, 2009). Discuteremo brevemente le ragioni per cui la blockchain governance non risolve né il problema politico della coercizione, né quello delle strutture sociali gerarchiche. 6.1 La questione della coercizione. Nella retorica della decentralizzazione, consenso e coercizione sono divenuti concetti relativi a modelli opposti di organizzazione politica e sociale. Per associazione semantica, il termine consenso sembra evocare principi di uguaglianza, equità, accordo, fratellanza, cooperazione. Al contrario, entrambi i termini centralizzazione e coercizione sembrano avvicinarsi all'idea di costrizione, oppressione, violenza, mancanza di libertà, violazione dei diritti individuali. Simili interpretazioni, tuttavia, sono piuttosto discutibili. Esse non considerano, ad esempio, che la centralizzazione e la coercizione sono strumenti legali originariamente destinati ad assicurare stabilità, a proteggere i diritti dei cittadini e a garantire coesione tra gruppi nel lungo periodo. Intendere la coercizione solo come strumento oppressivo e non garantista è un altro elemento tipico della dottrina anarchica e marxista: secondo tale prospettiva, l'autonomia individuale deve imporsi come valore supremo, non essendoci alcuna differenza tra la forza dell'autorità fondata sulla legge e la mera violenza. A livello teorico, tuttavia, le moderne costituzioni occidentali hanno già risolto il problema del trovare un equilibrio tra potere centrale e diritti individuali, attraverso il concetto di Stato di diritto: la coercizione fondata sulla legge è così una garanzia di diritti per i cittadini e non soltanto una fonte di obblighi. Ciò costituisce il necessario terreno comune tra liberalismo e democrazia. Nell'esaminare i principi fondamentali della teoria democratica, il celebre politologo Robert Dahl ha spiegato che gli anarchici considerano l'autorità coercitiva come un modello non auspicabile, che dovrebbe essere “sostituto interamente da associazioni volontarie fondate sul consenso continuo” (Dahl 1989, p. 38). Oggi un forte sentimento antigovernativo 29
  • 30. unito a un certo determinismo tecnologico spinge molti cripto-anarchici e tecno-libertari a intendere la blockchain come una tecnologia rivoluzionaria capace di raggiungere tale “consenso continuo”, finalizzato come abbiamo visto alla creazione di una società orizzontale fondata sull'autorità distribuita. Dahl, tuttavia, ha discusso diverse ragioni teoriche che contraddicono tali assunzioni. In primo luogo, se giudichiamo le società come “relativamente buone o cattive in relazione alla misura in cui massimizzano il consenso e minimizzano la coercizione” (Dahl 1989, p. 50), allora siamo nel campo della dottrina morale e non della filosofia politica. Ma cosa più importante, visto che la coercizione è proprio un problema morale, non scompare con l'eliminazione dello Stato, né con una distribuzione orizzontale dell'autorità. La coercizione “molto probabilmente esisterà anche in assenza dello Stato” (Dahl 1989, p. 45), semplicemente perché i trasgressori delle regole esisteranno sempre. Poiché ottenere un consenso continuo è impossibile nella pratica, rimane solo da decidere “se e in quali circostanze possa essere giustificabile l'uso della coercizione” (Dahl 1989, p. 50). Avendo dimostrato che il problema della coercizione è tutt'altro che risolto, Dahl ci riporta all'inevitabile questione della creazione di un livello superiore di coordinazione politica, attraverso procedure legittime con cui giungere alla coercizione organizzata – come già discusso in precedenza (v. paragrafo 5.2). Ciò non è tuttavia negativo in sé. Infatti, si chiede il filosofo: “Perché evitare la coercizione è un fine supremo che domina tutti gli altri fini? Che cosa mai rende la mancanza di coercizione superiore alla giustizia, all'uguaglianza, alla libertà, alla sicurezza, alla felicità e agli altri valori?” (Dahl 1989, p. 45). È chiaro che la mancanza di coercizione, proprio come la decentralizzazione, non può considerarsi un fine in sé. 6.2 Le nuove gerarchie e oligarchie della blockchain governance. A parte la questione della coercizione, risulta inconsistente anche la capacità della blockchain governance di superare le strutture sociali gerarchiche esistenti. Malgrado la natura open source dei protocolli e il decantato egalitarismo delle reti peer-to- peer, l'adozione di massa di servizi fondati sulla blockchain finirebbe con tutta probabilità col creare nuove oligarchie, come pure una forte polarizzazione sociale. Non è difficile immaginare che in virtù delle proprie competenze tecniche, programmatori, miner, operatori finanziari e tecno-imprenditori guadagnerebbero facilmente un posizione di privilegio nella società, divenendo i nuovi policy maker a discapito di una grande massa di cittadini poco o per nulla competenti in materie informatiche, e perciò ridotti a meri fruitori di servizi. Le oligarchie possono assumere forme molto diverse a seconda del contesto politico e sociale di riferimento, e siamo ormai in una fase dello sviluppo umano in cui il potere di sviluppare codici informatici e selezionare algoritmi ha – e avrà sempre più – implicazioni significative nella società: questo potere comporta un'affermazione di autorità e costituisce “politica condotta con altri mezzi” (Latour 1988, p. 229; Musiani, 2013), ponendo seriamente in dubbio la natura egalitaria della tecnologia e dei network. Open source, infatti, non significa 30
  • 31. automaticamente né pari opportunità, né inclusione. Dal momento che questi network teoricamente aperti presentano nella pratica sostanziali barriere cognitive d'ingresso, “qualsiasi discussione circa la creazione di nuove democrazie cosmopolite globali deve fare i conti con l'intera questione dell'accesso e della regolamentazione” (Marden 2003, p. 243). Secondo molti osservatori, una certa tendenza all'elitismo e alla centralizzazione si può già riscontrare nell'attuale network di Bitcoin, come pure nelle piattaforme decentralizzate. In teoria, il protocollo open source è progettato per promuovere la cooperazione su scala globale e chiunque può contribuire allo sviluppo del codice attraverso il forum di GitHub29 . In pratica, però, “le decisioni sono prese – o per lo meno eseguite – da un team di sviluppatori principali perché soltanto loro hanno i permessi tecnici per accettare le modifiche proposte. Questi sviluppatori principali formano, almeno a prima vista, il gruppo che detiene in senso stretto la governance di Bitcoin. Qualsiasi modifica alla struttura della governance di Bitcoin deve passare per questo ristretto gruppo di persone” (Gasser, Budish & West 2015, p. 8). Ulteriori studi (Gervais, Karame, Capkun & Capkun, 2013) hanno evidenziato la natura centralizzata e opaca del processo decisionale del sistema Bitcoin, dovuta alla posizione privilegiata dei programmatori nella risoluzione dei conflitti e alla comparsa di molte imprese redditizie, legate per lo più alle operazioni di mining, che controllerebbero il mercato. “Questi soggetti insieme possono decidere il destino dell'intero ecosistema Bitcoin, superando quindi la volontà, i diritti e il potere computazionale di una moltitudine di utenti che popolano il network … Da una parte, l'ecosistema Bitcoin è ben lontano dall'essere decentralizzato; dall'altra, la crescente centralizzazione del sistema non rispetta alcuna regolamentazione/legislazione trasparente. Questo potrebbe a sua volta portare a serie conseguenze in merito al destino e alla reputazione del sistema (Gervais, Karame, Capkun & Capkun 2013, p. 10). “Dato l'ingente potere computazionale impiegato nel sistema Bitcoin …gli utenti ritengono sia improbabile per qualsiasi entità acquisire tutto quel potere da soli. Tuttavia, anche un rapido sguardo alla distribuzione del potere computazionale di Bitcoin rivela che il potere dei miner dedicati supera di gran lunga quello degli utenti individuali che si dedicano al mining, e ciò consente a pochi soggetti di controllare effettivamente la moneta” (Gervais, Karame, Capkun & Capkun 2013, p. 1). Curtois (2014) ha a sua volta denunciato gli squilibri esistenti nell'ecosistema Bitcoin, sia dal punto di vista tecnico che economico. Gli attori rilevanti – ad esempio – mancano in genere di informazioni fondamentali riguardo le questioni relative alla sicurezza, a causa di 29 https://github.com 31
  • 32. una forte asimmetria esistente tra sviluppatori principali, amministratori di mining pools e utenti. Anche Curtois conferma che l'intera architettura Bitcoin conferisce alle aggregazioni di miner un maggiore potere strategico nel processo decisionale rispetto ai nodi. La sua ricerca, inoltre, ha rilevato che le comunità aperte tendono a formare dei cluster: sottogruppi di sostenitori di Bitcoin, consolidati fornitori di servizio e altri attori influenti, interessati a promuovere il proprio marchio e i propri interessi commerciali, tendono a compattarsi e a imporre il proprio potere. L'esempio più evidente di ciò è dato probabilmente da Bitcoin XT, una criticata hard fork lanciata nell'agosto 2015, attraverso cui la Bitcoin Foundation si è di fatto attribuita potere decisionale sulle strategie di gestione globale del network30 . Sebbene non ufficialmente investita di facoltà deliberative, la Bitcoin Foundation è comunque dotata di una struttura giuridica formale, e secondo gli esperti di governance, ciò si è concretizzato in una maggiore ingerenza nel processo decisionale (Gasser, Budish & West, 2015). Fondazioni e altre simili istituzioni possono finire col detenere un notevole potere di persuasione (soft power) nei sistemi decentralizzati, e lo stesso può dirsi di un certo numero di personaggi prominenti che esercitano la propria influenza sulla comunità e sui dibattiti di settore31 . Si tratta generalmente di un'élite formata da imprenditori, dirigenti di rilievo, chief scientists ed “evangelisti”, capaci di richiamare facilmente l'attenzione dei media per il ruolo di primo piano assunto nelle discussioni di carattere tecnico. Queste celebrità tendono ad acquisire potere carismatico attraverso una forte visibilità nelle conferenze internazionali e nei media, in virtù delle proprie capacità tecniche e oratorie, oppure grazie a una consolidata reputazione come investitori. In una sorta di teatrocrazia globale fondata sulla presenza online e sul palco, agendo come opinion leader, essi diventano leader di fatto, promuovendo le proprie idee su come il settore dovrà svilupparsi e usando potere finanziario, competenze tecniche e persuasione – ovvero “influenza sulle credenze” (Dahl 1989, p. 274) – come strumenti di egemonia. Questo potere carismatico stile Steve Jobs è potenzialmente in grado di fare un uso strategico delle informazioni per guidare le scelte del network e il consenso degli utenti a livello globale. Se la buona fede di questi personaggi pubblici è generalmente data per certa, è però significativo che spesso essi abbiano avuto carriere di rilievo presso giganti informatici o finanziari quali Google e JP Morgan. Forse la tecno-élite finanziaria globale sta esplorando nuove geografie del capitale, approfittando del fenomeno della decentralizzazione? E se è così, con quale finalità politica? Qualsiasi sia la risposta, il fenomeno della cosiddetta “porta girevole” (revolving door) solleva preoccupazioni legittime, essendo potenzialmente dannosa per l'interesse pubblico, specie in caso di adozione di massa delle tecnologie di riferimento. 30 Un interessante commento alla vicenda può trovarsi su http://www.coindesk.com/why-we-should-care-about- bitcoin-governance/ 31 Si veda al riguardo http://www.coindesk.com/coindesk-most-influential-bitcoin-blockchain-2015/ 32
  • 33. Le considerazioni fatte finora si applicano altresì alle piattaforme decentralizzate create attraverso il cosiddetto crowd-funding come Ethereum, che offre un servizio basato su gettone elettronico (ether) per l'esecuzione di smart contracts e altre applicazioni32 . Ethereum è stato sviluppato attraverso la piattaforma GitHub da un team globale di programmatori denominato ETHDEV. È gestito per conto della Ethereum Foundation, organizzazione non-profit registrata in Svizzera, e la sua struttura centralizzata consiste in un consiglio di amministrazione e in un direttore esecutivo33 . Sebbene funzionale allo sviluppo stesso della piattaforma, il modello gestionale di Ethereum è fondato sulla proprietà e su una struttura di potere verticale: ciò fa sorgere inevitabilmente il problema della legittimità, dell'integrità e della trasparenza della struttura amministrativa nei meccanismi attraverso cui le proposte di sviluppo della piattaforma stessa vengono esaminate, specie se abbiamo a che fare con servizi fondamentali per i cittadini. In un mondo sempre più dipendente dalla connettività e dominato dai network, chiunque possieda e controlli queste piattaforme avrà sempre un potere significativo sulla società civile a livello globale. Esponenti delle teorie elitiste come Gaetano Mosca hanno sostenuto che qualsiasi regime socio-politico è sempre governato da una ristretta minoranza organizzata34 . Gli esempi discussi finora sembrano confermare come anche il cyberspazio e i network aperti abbiano una natura intrinsecamente elitaria, perché esistono significative barriere d'ingresso e perché dibattiti e decisioni finiscono sempre per essere dominati da pochi. Di certo i network fondati sul consenso distribuito sono lontani dall'avere una struttura egualitaria e omogenea: malgrado l'incorruttibile natura degli algoritmi, gli individui sono inclini a formare cluster sulla base di interessi simili e i network sono quindi esposti alla formazione di punti di controllo insidiosi o nascosti, gestiti direttamente dagli sviluppatori principali oppure indirettamente da poteri carismatici diffusi. Tutto ciò conferma che il potenziale rivoluzionario della governance- by- network come modalità assoluta di organizzazione politica e sociale è spesso sovrastimata e irrealistica – come le ricerche di van Dick e Winters-van Beek (2009) avevano già documentato. In particolare, i casi di studio forniti da questi autori hanno dimostrato che “i network non sono un sistema organizzativo basato puramente sulla cooperazione” (Dick & Winters-van Beek 2009, p. 242): essi infatti sono dotati di “centri e modalità centralizzate nelle funzioni di indirizzo e di governance, senza i quali si sgretolano facilmente” (Dick & Winters-van Beek 2009, p. 242). 32 Si veda https://www.ethereum.org (“Ethereum è una piattaforma decentralizzata per l'esecuzione di smart contracts: le applicazioni che esegue esattamente come programmate senza alcuna possibilità di ritardo, censura, frode o interferenza di terzi”) e Swan (2015), p. 21 (“Ethereum è una piattaforma e un linguaggio di programmazione per creare e pubblicare applicazioni distribuite”. Funziona come “una piattaforma infrastrutturale di base che può eseguire qualsiasi blockchain e protocollo, piuttosto che come una piattaforma di sviluppo universale unificato”). 33 Si veda https://blog.ethereum.org/2015/07/30/announcing-new-foundation-board-executive-director/ 34 Mosca sviluppò la sua teoria in due scritti fondamentali: Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare (1884) e Elementi di scienza politica (1896). 33
  • 34. A dispetto di qualsiasi visione utopica che vorrebbe una distribuzione orizzontale dell'autorità fondata sulla blockchain, vi è prova empirica di come nessuna tecnologia riesca a trasformare del tutto “relazioni verticali di governance in orizzontali” (Dick & Winters-van Beek 2009, p. 253). Gerarchie, mercati e network costituiscono le tre componenti fondamentali di qualsiasi società ed esisteranno sempre, in continua competizione per il potere – come anche Aron (1965) aveva affermato. Alla fine, secondo i ricercatori, sono proprio queste dinamiche che impediscono sia alle utopie che alle distopie di affermarsi in via definitiva. Dal momento che un certo grado di centralizzazione, decentralizzazione e competizione per il potere risulta essere inevitabile nella società, a prescindere da qualsivoglia tecnologia rivoluzionaria, abbiamo nuovamente il problema del selezionare i leader secondo procedure legittime, definendo cioè meccanismi trasparenti e affidabili per la limitazione del loro potere. Una questione che la blockchain governance lascia irrisolta, promettendo invece una parificazione sociale tanto universale quanto utopica. 34