Le case di ringhiera milanesi sono la vera essenza del paesaggio urbano lombardo e raccontano la storia della città di Milano. un passato in gran parte perduto ma mai del tutto cancellato.
1. PERCORSI
Le case di RINGHIERA
MILANESI
SONO LA VERA ESSENZA DEL PAESAGGIO URBANO
LOMBARDO E RACCONTANO LA STORIA DELLA CITTÀ DI MILANO.
UN PASSATO IN GRAN PARTE PERDUTO, MA MAI DEL TUTTO
CANCELLATO
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2. PERCORSI
C i sono delle zone di Milano dove è
ancora possibile ammirare le ca-
ratteristiche “case a ringhiera”.
Entrare in uno dei cortili interni su
cui si affacciano i loro ballatoi comuni è
come entrare nella storia di Milano. Una
delle maggiori concentrazioni di questo
tipo di abitazioni si trova nella zona dei
N avigli.
Dai vecchi portoni di legno si aprono alla
vista cortili in ciottolato con lastroni in
pietra, portici e muri scrostati, alcuni ri-
Q In queste pagine alcune
case di ringhiera
in corso San Gottardo
a Milano, nella zona
dei Navigli.
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3. fatti e ordinati altri da
ristrutturare, con tutti i
segni del tempo tra-
scorso. Q ueste abita-
zioni, per definizione
caratterizzate dall'ag-
gregazione in linea di
più alloggi, erano sto-
ricam ent e d estinat e
alla residenza popolare e sono disimpe-
gnate dal riconoscibile elemento distribu-
tivo del ballatoio servito da diverse scale
da cui si accede ai numerosi e piccoli ap-
partamenti, per lo più di due stanze con
un’unica esposizione e sempre senza ser-
vizi igienici, che venivano collocati solita-
mente in fondo ad ogni ballatoio di pia-
no. In molte di queste case originaria-
mente non c’era acqua corrente e quindi
se i servizi igienici comuni erano posizio-
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4. PERCORSI
nati sui ballatoi, molte delle attività do-
mestiche si svolgevano pub blicamente
nel cortile dove si trovavano anche i lava-
toi. Stiamo parlando di anni in cui famiglie
di 6 o 7 persone dormivano assieme in
una stanza. C on il passare degli anni, in
molti casi ci fu il passaggio dall'unica pro-
prietà privata di tutto il palazzo, al frazio-
namento delle unità immobiliari e la tra-
sformazione in condominio. I crescenti li-
velli di reddito degli abitanti portarono
modificazioni alle case. N egli anni ‘60 ar-
rivò la tecnologia domestica: le famiglie
acquistavano lavatrici, cucine a gas, e, più
tardi, lavastoviglie. I rumori delle lavatrici
e delle televisioni si mischiarono così ai
tradizionali rumori di vita quotidiana pro-
pri delle case di ringhiera: i giochi dei
bambini, i discorsi della gente, lo scorre-
re dell’acqua.
Proprio quest’area comune ha rappresen-
tato quel teatro di vita a cui molti cineasti
ed artisti si sono ispirati per raccontare le
loro storie: le “comari” si riunivano sull’u-
scio, s’intrecciavano storie d’amore ed i
bambini s’incontravano a giocare.
Q Le case sopravvissute al degrado
e alla demolizione sono state ristrutturate
con criteri abitativi più moderni.
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5. Per arrivare alla situazione attuale delle
case di ringhiera bisogna rip ercorrere
brevemente la storia della città. N ate co-
me alloggi popolari, molte di queste ca-
se, per la loro posizione urbanistica già
nei primi anni del N ovecento iniziarono a
diventare oggetto di una pressante spe-
culazione edilizia.
Durante il boom economico, a Milano, le
case di ringhiera presero due strade: al-
cune vennero lasciate al loro destino e oc-
cupate per la maggior parte da immigra-
ti; queste si deteriorarono, fino a quando
gli immigrati le lasciarono per case più ac-
coglienti, sia in periferia che in provincia,
poi negli anni ‘80, furono occupate dai
nuovi immigrati stranieri. Sorte peggiore
toccò a quelle case di ringhiera che furo-
no demolite per favorire la viabilità citta-
dina con l’apertura delle nuove strade di
comunicazione tra centro e periferie o
per la sostituzione architettonica di edifi-
ci più rappresentativi delle società finan-
ziarie e delle banche che iniziarono ad in-
vadere il centro storico.
Una grande perdita storico-culturale che
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6. PERCORSI
forse ancora oggi la città rimpiange.
Altre case invece subirono un processo di
recupero e ristrutturazione. Si guadagnò
in privacy e sicurezza e scomparsero le at-
tività comuni. Q ueste case rinnovate pos-
sono ora essere ammirate in tutta la città
e molti architetti sono diventati specialisti
in ristrutturazioni di case di ringhiera.
N onostante questi cambiamenti, il passa-
to è ovunque, se sappiamo dove cercarlo,
nelle storie della gente e nella struttura
degli edifici.
Milano è costituita da una ricca serie di
stratificazioni delle diverse epoche, nes-
suno dei quali è mai stato, in realtà, spaz-
zato via del tutto. È un palinsesto compli-
cato. Storici e architetti, ma anche cittadi-
ni comuni, giovani e anziani, possono sco-
prire, e cercare di capire questo passato,
guardando cosa c’è e prendendo co-
scienza di cosa è andato perduto. G
Q Altre case di ringhiera,
in Alzaia Naviglio Grande
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7. EL BORG DI FORMAGGIATT
«L’attuale quartiere San G ottardo era conosciuto un tem- da far evaporare il siero. La raspatura veniva poi donata al-
po come “ el borg di formaggiatt”, ed era un popoloso ed le dame di S. Vincenzo delegate alla Parrocchia di S. G ot-
animato paesotto del contado milanese, immerso nella tardo, che la usavano per insaporire le zuppe per i poveri
campagna appena fuori dai bastioni spagnoli. Ancora oggi del quartiere.
varcando Porta Ticinese ed entrando in Corso San G ottar- O ltre alle casere, nella zona si trovavano fabbri, ramai, cal-
do si ha subito l’impressione di arrivare in un’altra città, più zolai, zoccolari, falegnami e parrucchieri, ovviamente di-
vivace e genuina di quella che ci si lascia alle spalle. Sem- verse botteghe con svariati generi alimentari, scuderie,
bra ancora di sentire sbuffare e sferragliare il famoso Gam- fienili, vinaie e forni. Molte erano le osterie, tra le quali la
ba de Legn, il tram a vapore che fino al 1936 portava i Mi- Dogana e quella della N oce, meta prediletta degli Scapi-
lanesi fino a Pavia. gliati.
Sul lato destro di Corso San G ottardo venendo dal centro Il Borgo 14. Dopo la chiesa inizia la sfilata delle famose ca-
si allineano le case strette e lunghissime che collegano il sere, tra quinte di basse case di ringhiera, dotate di balla-
Corso al N aviglio Pavese, risalenti al 1600-1700. Q ui le toi esterni su cui si affacciavano le porte e le finestre della
cantine e i pianterreni delle case ospitavano le cosiddette abitazioni. Tra queste la più deliziosa è quella all’interno di
casere, ambienti adibiti alla lavorazione e stagionatura dei Corso San G ottardo 14, dove si respira aria di campagna:
formaggi, soprattutto grana padano e gorgonzola, pro- il cortile-strada molto ordinato e grazioso è diviso in due
dotti con il latte della fertile Bassa. da un sottopassaggio e termina con un inaspettato albero
Le forme di cacio venivano trasportate sui N avigli e scari- di fico. Angolini bucolici ovunque: ringhiere coperte da
cate direttamente nelle cantine, in cui man mano venivano rampicanti e pianticelle, terrazzini e scale esterne con ca-
spostate al maturare verso il corso, dove arrivavano a sta- scate di verde, archi di vite tra una casa e l’altra, dai quali
gionatura ultimata. Si può immaginare il forte e non sem- in autunno pendono grappoli di uva profumatissima.»
pre gradevole odore che impregnava l’aria della zona!
Per evitare l’eccessivo rigonfiamento delle forme, i forma- Testo tratto dal sito:
giatt le raspavano con una sorta di lima metallica, in modo www.ilborgo14.it/ilborgo.html
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