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 Le case di RINGHIERA
 MILANESI
 SONO LA VERA ESSENZA DEL PAESAGGIO URBANO
 LOMBARDO E RACCONTANO LA STORIA DELLA CITTÀ DI MILANO.
 UN PASSATO IN GRAN PARTE PERDUTO, MA MAI DEL TUTTO
 CANCELLATO



                                      FACCIATE M&T maggio·agosto 2008   25 G G G
PERCORSI




                             C             i sono delle zone di Milano dove è
                                           ancora possibile ammirare le ca-
                                           ratteristiche “case a ringhiera”.
                                           Entrare in uno dei cortili interni su
                                   cui si affacciano i loro ballatoi comuni è
                                   come entrare nella storia di Milano. Una
                                   delle maggiori concentrazioni di questo
                                   tipo di abitazioni si trova nella zona dei
                                   N avigli.
                                   Dai vecchi portoni di legno si aprono alla
                                   vista cortili in ciottolato con lastroni in
                                   pietra, portici e muri scrostati, alcuni ri-




       Q In queste pagine alcune
       case di ringhiera
       in corso San Gottardo
       a Milano, nella zona
       dei Navigli.



G G G 26 FACCIATE M&T maggio·agosto 2008
fatti e ordinati altri da
ristrutturare, con tutti i
segni del tempo tra-
scorso. Q ueste abita-
zioni, per definizione
caratterizzate dall'ag-
gregazione in linea di
più alloggi, erano sto-
ricam ent e d estinat e
alla residenza popolare e sono disimpe-
gnate dal riconoscibile elemento distribu-
tivo del ballatoio servito da diverse scale
da cui si accede ai numerosi e piccoli ap-
partamenti, per lo più di due stanze con
un’unica esposizione e sempre senza ser-
vizi igienici, che venivano collocati solita-
mente in fondo ad ogni ballatoio di pia-
no. In molte di queste case originaria-
mente non c’era acqua corrente e quindi
se i servizi igienici comuni erano posizio-


                                FACCIATE M&T maggio·agosto 2008   27 G G G
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                                                     nati sui ballatoi, molte delle attività do-
                                                     mestiche si svolgevano pub blicamente
                                                     nel cortile dove si trovavano anche i lava-
                                                     toi. Stiamo parlando di anni in cui famiglie
                                                     di 6 o 7 persone dormivano assieme in
                                                     una stanza. C on il passare degli anni, in
                                                     molti casi ci fu il passaggio dall'unica pro-
                                                     prietà privata di tutto il palazzo, al frazio-
                                                     namento delle unità immobiliari e la tra-
                                                     sformazione in condominio. I crescenti li-
                                                     velli di reddito degli abitanti portarono
                                                     modificazioni alle case. N egli anni ‘60 ar-
                                                     rivò la tecnologia domestica: le famiglie
                                                     acquistavano lavatrici, cucine a gas, e, più
                                                     tardi, lavastoviglie. I rumori delle lavatrici
                                                     e delle televisioni si mischiarono così ai
                                                     tradizionali rumori di vita quotidiana pro-
                                                     pri delle case di ringhiera: i giochi dei
                                                     bambini, i discorsi della gente, lo scorre-
                                                     re dell’acqua.
                                                     Proprio quest’area comune ha rappresen-
                                                     tato quel teatro di vita a cui molti cineasti
                                                     ed artisti si sono ispirati per raccontare le
                                                     loro storie: le “comari” si riunivano sull’u-
                                                     scio, s’intrecciavano storie d’amore ed i
                                                     bambini s’incontravano a giocare.




       Q Le case sopravvissute al degrado
       e alla demolizione sono state ristrutturate
       con criteri abitativi più moderni.



G G G 28 FACCIATE M&T maggio·agosto 2008
Per arrivare alla situazione attuale delle
case di ringhiera bisogna rip ercorrere
brevemente la storia della città. N ate co-
me alloggi popolari, molte di queste ca-
se, per la loro posizione urbanistica già
nei primi anni del N ovecento iniziarono a
diventare oggetto di una pressante spe-
culazione edilizia.
Durante il boom economico, a Milano, le
case di ringhiera presero due strade: al-
cune vennero lasciate al loro destino e oc-
cupate per la maggior parte da immigra-
ti; queste si deteriorarono, fino a quando
gli immigrati le lasciarono per case più ac-
coglienti, sia in periferia che in provincia,
poi negli anni ‘80, furono occupate dai
nuovi immigrati stranieri. Sorte peggiore
toccò a quelle case di ringhiera che furo-
no demolite per favorire la viabilità citta-
dina con l’apertura delle nuove strade di
comunicazione tra centro e periferie o
per la sostituzione architettonica di edifi-
ci più rappresentativi delle società finan-
ziarie e delle banche che iniziarono ad in-
vadere il centro storico.
Una grande perdita storico-culturale che




                                                FACCIATE M&T maggio·agosto 2008   29 G G G
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                             forse ancora oggi la città rimpiange.
                             Altre case invece subirono un processo di
                             recupero e ristrutturazione. Si guadagnò
                             in privacy e sicurezza e scomparsero le at-
                             tività comuni. Q ueste case rinnovate pos-
                             sono ora essere ammirate in tutta la città
                             e molti architetti sono diventati specialisti
                             in ristrutturazioni di case di ringhiera.
                             N onostante questi cambiamenti, il passa-
                             to è ovunque, se sappiamo dove cercarlo,
                             nelle storie della gente e nella struttura
                             degli edifici.
                             Milano è costituita da una ricca serie di
                             stratificazioni delle diverse epoche, nes-
                             suno dei quali è mai stato, in realtà, spaz-
                             zato via del tutto. È un palinsesto compli-
                             cato. Storici e architetti, ma anche cittadi-
                             ni comuni, giovani e anziani, possono sco-
                             prire, e cercare di capire questo passato,
                             guardando cosa c’è e prendendo co-
                             scienza di cosa è andato perduto.         G


                             Q Altre case di ringhiera,
                             in Alzaia Naviglio Grande




G G G 30 FACCIATE M&T maggio·agosto 2008
EL BORG DI FORMAGGIATT
«L’attuale quartiere San G ottardo era conosciuto un tem-          da far evaporare il siero. La raspatura veniva poi donata al-
po come “ el borg di formaggiatt”, ed era un popoloso ed           le dame di S. Vincenzo delegate alla Parrocchia di S. G ot-
animato paesotto del contado milanese, immerso nella               tardo, che la usavano per insaporire le zuppe per i poveri
campagna appena fuori dai bastioni spagnoli. Ancora oggi           del quartiere.
varcando Porta Ticinese ed entrando in Corso San G ottar-          O ltre alle casere, nella zona si trovavano fabbri, ramai, cal-
do si ha subito l’impressione di arrivare in un’altra città, più   zolai, zoccolari, falegnami e parrucchieri, ovviamente di-
vivace e genuina di quella che ci si lascia alle spalle. Sem-      verse botteghe con svariati generi alimentari, scuderie,
bra ancora di sentire sbuffare e sferragliare il famoso Gam-       fienili, vinaie e forni. Molte erano le osterie, tra le quali la
ba de Legn, il tram a vapore che fino al 1936 portava i Mi-        Dogana e quella della N oce, meta prediletta degli Scapi-
lanesi fino a Pavia.                                               gliati.
Sul lato destro di Corso San G ottardo venendo dal centro          Il Borgo 14. Dopo la chiesa inizia la sfilata delle famose ca-
si allineano le case strette e lunghissime che collegano il        sere, tra quinte di basse case di ringhiera, dotate di balla-
Corso al N aviglio Pavese, risalenti al 1600-1700. Q ui le         toi esterni su cui si affacciavano le porte e le finestre della
cantine e i pianterreni delle case ospitavano le cosiddette        abitazioni. Tra queste la più deliziosa è quella all’interno di
casere, ambienti adibiti alla lavorazione e stagionatura dei       Corso San G ottardo 14, dove si respira aria di campagna:
formaggi, soprattutto grana padano e gorgonzola, pro-              il cortile-strada molto ordinato e grazioso è diviso in due
dotti con il latte della fertile Bassa.                            da un sottopassaggio e termina con un inaspettato albero
Le forme di cacio venivano trasportate sui N avigli e scari-       di fico. Angolini bucolici ovunque: ringhiere coperte da
cate direttamente nelle cantine, in cui man mano venivano          rampicanti e pianticelle, terrazzini e scale esterne con ca-
spostate al maturare verso il corso, dove arrivavano a sta-        scate di verde, archi di vite tra una casa e l’altra, dai quali
gionatura ultimata. Si può immaginare il forte e non sem-          in autunno pendono grappoli di uva profumatissima.»
pre gradevole odore che impregnava l’aria della zona!
Per evitare l’eccessivo rigonfiamento delle forme, i forma-        Testo tratto dal sito:
giatt le raspavano con una sorta di lima metallica, in modo        www.ilborgo14.it/ilborgo.html




                                                                                            FACCIATE M&T maggio·agosto 2008           31 G G G

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Case di ringhiera a milano

  • 1. PERCORSI Le case di RINGHIERA MILANESI SONO LA VERA ESSENZA DEL PAESAGGIO URBANO LOMBARDO E RACCONTANO LA STORIA DELLA CITTÀ DI MILANO. UN PASSATO IN GRAN PARTE PERDUTO, MA MAI DEL TUTTO CANCELLATO FACCIATE M&T maggio·agosto 2008 25 G G G
  • 2. PERCORSI C i sono delle zone di Milano dove è ancora possibile ammirare le ca- ratteristiche “case a ringhiera”. Entrare in uno dei cortili interni su cui si affacciano i loro ballatoi comuni è come entrare nella storia di Milano. Una delle maggiori concentrazioni di questo tipo di abitazioni si trova nella zona dei N avigli. Dai vecchi portoni di legno si aprono alla vista cortili in ciottolato con lastroni in pietra, portici e muri scrostati, alcuni ri- Q In queste pagine alcune case di ringhiera in corso San Gottardo a Milano, nella zona dei Navigli. G G G 26 FACCIATE M&T maggio·agosto 2008
  • 3. fatti e ordinati altri da ristrutturare, con tutti i segni del tempo tra- scorso. Q ueste abita- zioni, per definizione caratterizzate dall'ag- gregazione in linea di più alloggi, erano sto- ricam ent e d estinat e alla residenza popolare e sono disimpe- gnate dal riconoscibile elemento distribu- tivo del ballatoio servito da diverse scale da cui si accede ai numerosi e piccoli ap- partamenti, per lo più di due stanze con un’unica esposizione e sempre senza ser- vizi igienici, che venivano collocati solita- mente in fondo ad ogni ballatoio di pia- no. In molte di queste case originaria- mente non c’era acqua corrente e quindi se i servizi igienici comuni erano posizio- FACCIATE M&T maggio·agosto 2008 27 G G G
  • 4. PERCORSI nati sui ballatoi, molte delle attività do- mestiche si svolgevano pub blicamente nel cortile dove si trovavano anche i lava- toi. Stiamo parlando di anni in cui famiglie di 6 o 7 persone dormivano assieme in una stanza. C on il passare degli anni, in molti casi ci fu il passaggio dall'unica pro- prietà privata di tutto il palazzo, al frazio- namento delle unità immobiliari e la tra- sformazione in condominio. I crescenti li- velli di reddito degli abitanti portarono modificazioni alle case. N egli anni ‘60 ar- rivò la tecnologia domestica: le famiglie acquistavano lavatrici, cucine a gas, e, più tardi, lavastoviglie. I rumori delle lavatrici e delle televisioni si mischiarono così ai tradizionali rumori di vita quotidiana pro- pri delle case di ringhiera: i giochi dei bambini, i discorsi della gente, lo scorre- re dell’acqua. Proprio quest’area comune ha rappresen- tato quel teatro di vita a cui molti cineasti ed artisti si sono ispirati per raccontare le loro storie: le “comari” si riunivano sull’u- scio, s’intrecciavano storie d’amore ed i bambini s’incontravano a giocare. Q Le case sopravvissute al degrado e alla demolizione sono state ristrutturate con criteri abitativi più moderni. G G G 28 FACCIATE M&T maggio·agosto 2008
  • 5. Per arrivare alla situazione attuale delle case di ringhiera bisogna rip ercorrere brevemente la storia della città. N ate co- me alloggi popolari, molte di queste ca- se, per la loro posizione urbanistica già nei primi anni del N ovecento iniziarono a diventare oggetto di una pressante spe- culazione edilizia. Durante il boom economico, a Milano, le case di ringhiera presero due strade: al- cune vennero lasciate al loro destino e oc- cupate per la maggior parte da immigra- ti; queste si deteriorarono, fino a quando gli immigrati le lasciarono per case più ac- coglienti, sia in periferia che in provincia, poi negli anni ‘80, furono occupate dai nuovi immigrati stranieri. Sorte peggiore toccò a quelle case di ringhiera che furo- no demolite per favorire la viabilità citta- dina con l’apertura delle nuove strade di comunicazione tra centro e periferie o per la sostituzione architettonica di edifi- ci più rappresentativi delle società finan- ziarie e delle banche che iniziarono ad in- vadere il centro storico. Una grande perdita storico-culturale che FACCIATE M&T maggio·agosto 2008 29 G G G
  • 6. PERCORSI forse ancora oggi la città rimpiange. Altre case invece subirono un processo di recupero e ristrutturazione. Si guadagnò in privacy e sicurezza e scomparsero le at- tività comuni. Q ueste case rinnovate pos- sono ora essere ammirate in tutta la città e molti architetti sono diventati specialisti in ristrutturazioni di case di ringhiera. N onostante questi cambiamenti, il passa- to è ovunque, se sappiamo dove cercarlo, nelle storie della gente e nella struttura degli edifici. Milano è costituita da una ricca serie di stratificazioni delle diverse epoche, nes- suno dei quali è mai stato, in realtà, spaz- zato via del tutto. È un palinsesto compli- cato. Storici e architetti, ma anche cittadi- ni comuni, giovani e anziani, possono sco- prire, e cercare di capire questo passato, guardando cosa c’è e prendendo co- scienza di cosa è andato perduto. G Q Altre case di ringhiera, in Alzaia Naviglio Grande G G G 30 FACCIATE M&T maggio·agosto 2008
  • 7. EL BORG DI FORMAGGIATT «L’attuale quartiere San G ottardo era conosciuto un tem- da far evaporare il siero. La raspatura veniva poi donata al- po come “ el borg di formaggiatt”, ed era un popoloso ed le dame di S. Vincenzo delegate alla Parrocchia di S. G ot- animato paesotto del contado milanese, immerso nella tardo, che la usavano per insaporire le zuppe per i poveri campagna appena fuori dai bastioni spagnoli. Ancora oggi del quartiere. varcando Porta Ticinese ed entrando in Corso San G ottar- O ltre alle casere, nella zona si trovavano fabbri, ramai, cal- do si ha subito l’impressione di arrivare in un’altra città, più zolai, zoccolari, falegnami e parrucchieri, ovviamente di- vivace e genuina di quella che ci si lascia alle spalle. Sem- verse botteghe con svariati generi alimentari, scuderie, bra ancora di sentire sbuffare e sferragliare il famoso Gam- fienili, vinaie e forni. Molte erano le osterie, tra le quali la ba de Legn, il tram a vapore che fino al 1936 portava i Mi- Dogana e quella della N oce, meta prediletta degli Scapi- lanesi fino a Pavia. gliati. Sul lato destro di Corso San G ottardo venendo dal centro Il Borgo 14. Dopo la chiesa inizia la sfilata delle famose ca- si allineano le case strette e lunghissime che collegano il sere, tra quinte di basse case di ringhiera, dotate di balla- Corso al N aviglio Pavese, risalenti al 1600-1700. Q ui le toi esterni su cui si affacciavano le porte e le finestre della cantine e i pianterreni delle case ospitavano le cosiddette abitazioni. Tra queste la più deliziosa è quella all’interno di casere, ambienti adibiti alla lavorazione e stagionatura dei Corso San G ottardo 14, dove si respira aria di campagna: formaggi, soprattutto grana padano e gorgonzola, pro- il cortile-strada molto ordinato e grazioso è diviso in due dotti con il latte della fertile Bassa. da un sottopassaggio e termina con un inaspettato albero Le forme di cacio venivano trasportate sui N avigli e scari- di fico. Angolini bucolici ovunque: ringhiere coperte da cate direttamente nelle cantine, in cui man mano venivano rampicanti e pianticelle, terrazzini e scale esterne con ca- spostate al maturare verso il corso, dove arrivavano a sta- scate di verde, archi di vite tra una casa e l’altra, dai quali gionatura ultimata. Si può immaginare il forte e non sem- in autunno pendono grappoli di uva profumatissima.» pre gradevole odore che impregnava l’aria della zona! Per evitare l’eccessivo rigonfiamento delle forme, i forma- Testo tratto dal sito: giatt le raspavano con una sorta di lima metallica, in modo www.ilborgo14.it/ilborgo.html FACCIATE M&T maggio·agosto 2008 31 G G G