3. La chiave di volta
Lavoro, imprese e professionalità.
Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile
A cura di Alfredo Martini e Federica Paoli
4. Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
– Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
– Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, – risponde Marco, –
ma dalla linea dell’arco che esse formano.
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo.
Poi soggiunge: – Perché mi parli delle pietre?
È solo dell’arco che mi importa.
Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco.
Italo Calvino, Le città invisibili
5. Indice
Uno sguardo al passato per pensare il futuro di Massimo Calzoni e Franco Gullo 9
«La memoria c’è se qualcuno me la ricorda» 12
PARTE PRIMA
PER UNA STORIA DEL SISTEMA BILATERALE DELLA FORMAZIONE EDILE
Capitolo 1
Corporazioni, mutualismo e bilateralità. Le lontane origini della formazione in edilizia 17
Capitolo 2
La nascita del sistema bilaterale. Dal dopoguerra alle soglie degli anni Ottanta 45
Capitolo 3
Pensare globale e agire locale. Il Formedil dal 1980 ad oggi: trent’anni di attività 109
PARTE SECONDA
LE SCUOLE EDILI SI RACCONTANO 197
Ente Nazionale per la Formazione
e l’Addestramento Professionale nell’Edilizia APPENDICE
Documenti 298
Cronologia sinottica 314
Bibliografia generale 320
Bibliografia Formedil 325
Profili biografici degli intervistati 331
Progetto grafico e impaginazione Aurora Milazzo
Credits fotografici 335
Ringraziamenti 337
6. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile
Uno sguardo al passato per pensare il futuro
Q
uando arriva una ricorrenza come un trentennale è inevitabile che si voglia
cogliere l’occasione per fermarsi a fare delle valutazioni e per ragionare sul
proprio passato.
Nasce spontaneamente il desiderio di fare un bilancio.
L’importanza delle ricorrenze consiste proprio in questo, stimolano ad una riflessione sul
passato dalla quale possono scaturire utili indicazioni per il futuro.
Così abbiamo colto l’opportunità che ci presentava la ricorrenza dei trenta anni di attività
del Formedil e abbiamo avviato la nostra riflessione, che ha preso contorni ambiziosi. Al
di là dell’attività dell’Ente ci è sembrato importante cercare di capire come si è andata
evolvendo più in generale la nostra storia, la storia di un sistema di formazione poggiato
sulla bilateralità.
L’invito della Presidenza agli autori del volume è stato quello di provare a scavare nel passato
per trovare gli elementi di identità forte e condivisa che legano, in un disegno comune,
l’esperienza articolata e complessa delle diverse Scuole Edili e dei diversi territori.
Il risultato è questo volume che fin dal titolo richiama l’attenzione su due aspetti: innanzitutto
intende porre l’accento sul contributo del nostro Sistema alla formazione di ampi strati della
popolazione al servizio di un settore economico strategico come l’edilizia. Un contributo
che si estrinseca nell’educare, informare e formare. Il secondo aspetto richiamato è quello
propriamente storico: il percorso di ricostruzione è ancora lungo, ma questo volume ha
l’ambizione di porsi come un primo importante strumento di studio per una storia della
formazione del sistema bilaterale in edilizia, come recita il sottotitolo.
Ai curatori va il nostro più vivo ringraziamento per aver riportato in superficie vicende
“eccellenti”, per alcuni aspetti eroiche, per averci fatto conoscere protagonisti importanti
della nostra storia e per aver posto in luce sia le differenze sia, soprattutto, gli elementi
unitari, le condivisioni di metodo, le scelte e le prospettive sulle quali è stato costruito il
nostro percorso.
Ci sembra, oggi, che possiamo disporre di alcune pietre miliari sulle quali edificare con
maggiore solidità la nostra storia presente e futura.
A tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito all’evoluzione del nostro sistema
vanno il nostro apprezzamento e il ringraziamento più sincero.
A loro tutti dedichiamo questa storia e questo volume, perché resti un riferimento importante,
uno strumento da consultare e in cui riconoscersi.
Massimo Calzoni Franco Gullo
Presidente Formedil Vicepresidente Formedil
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7. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Introduzione
10 11
8. «La memoria c’è se qualcuno me la ricorda» riscontri, così come di episodi e di percorsi. Quando abbiamo incontrato Giuliano Licini a
Belluno e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza di direttore della locale Scuola
Edile, egli ha dato avvio al suo racconto con la frase che abbiamo posto in calce a questa
riflessione e che riassume in modo chiaro la relazione che si è generata tra noi ricercatori
e le nostre fonti principali: una relazione di scambio. Aver posto al centro la memoria ha
significato, altresì, cimentarci con una metodologia specifica, quella della cosiddetta storia
Q
orale, con le sue difficoltà, ma anche con la sua ricchezza1.
I racconti e i ricordi dei testimoni sono il risultato dello scambio e dell’interrelazione con
il ricercatore ed è l’intervistatore il depositario dell’interpretazione finale del testo emerso
uando la Presidenza del Formedil ci ha proposto di realizzare una ricerca che, dal racconto. Ugualmente la fase del montaggio, dell’inserimento delle testimonianze
prendendo spunto dal pretesto della ricorrenza del trentennale della costituzione raccolte nel più ampio ambito della ricostruzione storica costituisce un fondamentale
dell’Ente, ripercorresse in termini più ampi la storia del sistema bilaterale della momento di sintesi in cui tutto deve ritornare e tenersi, come in una costruzione ben fatta.
formazione nel nostro Paese, avendo come riferimento l’articolato arcipelago delle Scuole La memoria ritrovata viene rifondata dalla messa in relazione dei diversi testi e viene filtrata
Edili, abbiamo proposto di porre al centro del nostro lavoro la memoria. Non c’erano, attraverso la soggettività dell’autore finale del libro. Ogni singolo racconto diviene così
infatti, i tempi per uno studio storico scientifico esaustivo che rintracciasse le origini del parte della narrazione generale, all’interno della quale trova la sua finale collocazione. In
movimento e delle esperienze del bilateralismo e allo stesso tempo ricostruisse le modalità questo delicatissimo lavoro di montaggio e di riscrittura un fattore importante è rivestito
con cui la formazione edile che fa capo alle Parti Sociali si è affermata sul territorio negli dall’autorappresentazione del narratore – dal suo posizionamento – che rappresenta un
ultimi sessanta anni. Era invece possibile e fruttuoso cercare di individuare dei percorsi e elemento fondamentale del lavoro critico, l’asse interpretativo principale dell’intero racconto
far emergere le tracce – anche di medio e lungo periodo – che hanno portato alla nascita e dei singoli eventi narrati. Un elemento di cui è assolutamente necessario tenere conto
del Formedil. Vi era comunque la possibilità di iniziare a ricostruire una storia, incrociando nell’utilizzo dei ricordi e nella loro trasposizione nel montaggio finale.
la riflessione direttamente prodotta dalle decine di Scuole Edili presenti sul territorio con la Le testimonianze dei molti protagonisti a livello locale, ma anche nazionale, costituiscono
memoria di alcuni protagonisti della formazione professionale in edilizia. quindi l’ossatura di questa ricerca e di conseguenza anche del volume. La memoria
Ne è nato un progetto alla cui base abbiamo posto una serie di “storie” nella convinzione che, ritrovata e fissata sul registratore, si è trasformata in racconti che abbiamo provveduto ad
legandole fra loro, avremmo trovato un “bandolo” da cui partire per tessere un filo che da intrecciare con una accurata ricerca bibliografica sia tra i volumi prodotti all’interno del
lontano arrivasse fino ad oggi: un bandolo fatto di ricordi, di interpretazioni, di riflessioni. sistema bilaterale dalle Scuole Edili e dal Formedil, sia nella letteratura storica e critica e
Per questo abbiamo scelto il sottotitolo Per una storia del sistema bilaterale della formazione negli atti di convegni che in questi anni sono stati prodotti soprattutto da parte sindacale.
edile in Italia: la preposizione per vuole indicare esattamente la dimensione aperta, dinamica Da questo complesso intreccio di racconti, testimonianze, letture e relazioni è nata questa
e in fieri del lavoro, che non si presenta come una storia univoca e conclusa della formazione originale storia ricca di voci.
edile. Ciononostante il libro non rinuncia a fornire chiavi di lettura e ipotesi, sostenute da
una documentazione scientifica ed offre dei materiali, mette a disposizione dei percorsi e
ne propone delle possibili letture critiche. Interpreta e traduce fatti in storie e viceversa. La struttura del Volume
Il libro si snoda lungo un asse temporale che dalla fine del Settecento porta al Secondo
Dopoguerra, fino ad arrivare alla nascita del Formedil e da qui ai nostri giorni; la lettura La parte narrativa del volume è composta da tre capitoli. Nel primo abbiamo cercato di
dell’evoluzione del sistema bilaterale della formazione è affidata – in ciò risiedono la rintracciare le origini della formazione professionale in edilizia in età contemporanea,
peculiarità e l’originalità del lavoro – a eventi e situazioni specifiche, che assumono la ricercandole nella liquidazione del sistema corporativo avvenuta all’inizio del XIX secolo e
funzione di esemplificazioni e di paradigmi di lettura. nella nascita dell’imprenditoria di tipo moderno. Nella storia sono emersi con forza il peso
del mutualismo operaio e sociale della fine dell’Ottocento e la sua evoluzione in forme di
solidarietà di tipo sindacale nonché il ruolo giocato dal conflitto sociale nell’individuazione di
Una storia fatta di storie forme di collaborazione all’interno dell’universo edilizio. Un universo che, proprio in quanto
figlio del sistema corporativo, conserva al suo interno una cultura attenta alla professionalità,
Storie, quindi, che si intrecciano e che raccontano contesti specifici e situazioni particolari, al mestiere e alle competenze, sia da parte imprenditoriale che da parte delle associazioni
ma che allo stesso tempo assurgono, per il portato innovativo o per il loro elevato valore
esemplificativo, al ruolo di veri e propri riferimenti interpretativi.
Una storia fatta di storie, di racconti, di ricordi che riemergono grazie allo stimolo generato 1 Per la metodologia e le problematiche connesse alla ricerca storica attraverso le fonti orali rimandiamo al volume Giovanni Contini
dalle sollecitazioni di noi ricercatori, dalle nostre domande, dalla ricerca di verifiche e e Alfredo Martini, Verba Manent. L’uso delle fonti orali per la storia contemporanea, Roma, Carocci, 1993.
9. dei lavoratori. Abbiamo rintracciato un filo rosso che si dipana nel tempo e intorno al quale Professionale, e il documento Buona occupazione e settore delle costruzioni: idee forza,
nascono importanti esperienze di formazione nelle quali l’aspetto educativo, informativo sostegni strumentali, ipotesi di percorso. A seguire abbiamo deciso di inserire una cronologia
e formativo convivono e si alimentano. Alcune di queste esperienze da volontaristiche sinottica, che offre al lettore una sorta di “mappa del tempo”, sulla quale è possibile cogliere
divengono, nel tempo, istituzionali, altre continuano a vivere all’interno del dialogo tra le Parti in modo immediato la relazione tra l’evoluzione socio politica del Paese, le dinamiche dei
Sociali. Una volta morta – o forse mai nata – l’illusione corporativa imposta dal fascismo, si è cicli delle costruzioni e i cambiamenti nel mercato del lavoro, l’evoluzione contrattuale e
riproposta con forza, in una logica nuova, l’esperienza delle Scuole Edili, che caratterizzerà normativa e l’evoluzione del sistema bilaterale della formazione in edilizia.
la ricostruzione post bellica prima e, negli anni successivi, imprimerà un segno all’evoluzione A seguire un’ampia bibliografia generale, che può offrire interessanti spunti di riflessione
del processo di costruzione e all’organizzazione aziendale e del cantiere. e di approfondimento e una bibliografia dedicata alle opere edite dal Formedil, ulteriore
La cronologia della nascita delle Scuole disegna la mappa di questo processo, che ha testimonianza della ricchezza dell’attività del Sistema.
nella contrattazione tra le Parti Sociali il suo fondamento giuridico e uno dei motori. L’altro Un’ultima parola, prima di concludere queste riflessioni, va spesa per descrivere il lavoro
elemento propulsivo è costituito da un’esigenza concreta che le maestranze da un lato e di raccolta e selezione delle immagini che sono parte integrante di questo volume. Alcune
le imprese dall’altro fanno emergere con continuità: l’importanza di un aggiornamento e di sono state appositamente realizzate, ma la maggioranza provengono da un lavoro di ricerca
un “addestramento” in grado di adeguare le conoscenze e le capacità della manodopera compiuto tra i materiali messi a disposizione dalle Scuole. Talvolta sono immagini sbiadite
all’evoluzione tecnologica e organizzativa del processo di costruzione. Nella nostra storia o sovraesposte, consumate dal tempo, ma hanno spesso, al pari dei nostri testimoni orali,
vi sono delle cesure temporali importanti. Una di queste è sicuramente l’obbligatorietà la capacità di raccontare delle storie.
di istituire Enti Scuola a livello territoriale sancita in sede contrattuale all’inizio degli anni
Sessanta. Agli stessi anni risale anche il primo cenno, in sede di contratto, alla volontà
di istituire una Commissione centrale paritetica che si concretizzerà nel Formedil solo
alle soglie degli anni Ottanta. I percorsi territoriali si intrecciano con la storia economica,
sociale e politica. Nel tempo si consolidano esperienze, metodologie, modalità formative
che diventano patrimonio comune e che sono alla base della nascita dell’Ente nazionale.
Il dopoguerra e la ricostruzione, le crisi economiche della metà degli anni Sessanta,
dell’inizio del decennio successivo e dei primi anni Novanta e di contro i cicli espansivi
ad esse alternati giocano un ruolo importante nell’orientare le politiche formative del
Sistema bilaterale. Ugualmente i contratti e l’evoluzione normativa hanno una ricaduta sulla
domanda di lavoro e di qualificazione che viene dalle imprese: cambiano gli scenari sociali,
il mondo produttivo si trasforma e con esso il lavoro. Tra i tanti fattori che determinano il
cambiamento, uno dei più evidenti è costituito dalla crescita dell’immigrazione straniera
che ha contribuito in modo radicale a trasformare la struttura stessa del mercato del lavoro
nell’ultimo ventennio.
Dei fenomeni e dei processi ora appena accennati si è tenuto conto nella ricostruzione di
questa nostra storia: spesso hanno rappresentato la lente attraverso cui mettere a fuoco le
suggestioni e le intuizioni che scaturivano dalle interviste.
Dal momento che, come abbiamo ripetuto più volte, sono proprio le Scuole Edili che
costituiscono l’ossatura del Sistema Formedil, abbiamo deciso di dedicare loro la seconda
sezione del volume, che si distingue dalla parte precedente anche sul piano grafico.
Abbiamo chiesto ad ogni Scuola, sulla base di una griglia con delle domande orientative,
di raccontarci brevemente la propria storia, le relazioni con il territorio, la specificità della
propria offerta formativa, i progetti in corso. Dal materiale raccolto è nata la sezione Le
Scuole Edili si raccontano, che offre una panoramica interessante sull’articolazione attuale
del Sistema. In fondo ad ogni scheda è stato riportato anche l’elenco delle pubblicazioni
curate dalla Scuola.
Il volume si chiude con un’ampia Appendice nella quale abbiamo raccolto alcuni documenti
Alfredo Martini e Federica Paoli
di particolare rilievo che ritenevamo utile inserire in versione integrale: il Documento
programmatico del 2007, il progetto SULF, compreso nell’ambito dei Progetti di Sviluppo
10. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile
Corporazioni,
mutualismo e bilateralità
CapitoloPrimo
Le lontane origini della formazione in edilizia
«Nei primordi lo scopo delle corporazioni dei Mastri muratori fu la comune difesa
contro il predominio feudale, ma non tardarono esse a costituirsi in privilegiate
comune, e questa costituzione fu il punto di partenza di una gran rivoluzione
politica e industriale, per cui il lavoro può estendersi e la ricchezza della mano
d’opera prendere incremento» (Società di Miglioramento e Resistenza,1906).
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11. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
Corporazioni, mutualismo e bilateralità:
le lontane origini della formazione in edilizia
«La consapevolezza è una prerogativa dell’arte edile. Prendiamo Milano, qui siamo
in un contesto spaziale fra la Cattedrale di S. Ambrogio romanica e il Duomo gotico.
La costruzione della cattedrale è stato il momento di massima fioritura dell’arte
muraria, laddove gli operatori avevano la consapevolezza di quello che facevano,
cioè non erano dei semplici esecutori ma erano maestri, perché sapevano come
doveva essere tagliato un concio, perché conoscevano perfettamente come fare
perché assemblato ad altri stesse in piedi senza bisogno di collante. L’arco ha questa
caratteristica: certe pietre tagliate in un certo modo stanno in piedi senza bisogno
di cemento. Questo è l’emblema della consapevolezza. Queste persone facevano
queste cose senza saper niente di ingegneria delle costruzioni: non era frutto di
calcoli, di scienza, era frutto di un’esperienza che era sublimata fino ad arte. Questo
era, è e rimane nel “dna” dell’edile»1. Così Raffaele Borghi, Presidente del Consiglio
di Amministrazione dell’Istituto Carlo Bazzi di Milano, stigmatizza un percorso
storico che trae le sue origini da una lunga vicenda che ha le sue radici nel tardo
Medioevo e nel Rinascimento.
Ciò che colpisce nei racconti dei testimoni più anziani è proprio questa
consapevolezza che dietro al costruire c’è un filo rosso fatto di mestiere e di arte,
1 Intervista a Raffaele Borghi, 20 Aprile 2010.
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12. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
una lunga storia che ha come protagonisti dei “maestri”, che diventano mastri, La supplica è una delle tante che si inseriscono in quella «crescente messe di ricorsi
capomastri e poi costruttori. e controricorsi nell’ambito dell’ormai agonizzante microcosmo corporativo veneziano,
La nostra storia moderna vede la nascita di opere architettoniche, città le cui strutture organizzate cesseranno di esistere nel 1807 quali enti giuridicamente
straordinarie e costruzioni che tuttora costituiscono degli esempi del buon riconosciuti» (Caniato, Dal Borgo, 1990).
costruire e che rappresentano un punto di incontro tra arte e mestiere. Tanto Il manovale Tonin vedrà respinta la sua richiesta nel timore che, indebolendo le
che si può tranquillamente parlare di “arti edili”2, tanto che le prime scuole dopo corporazioni, venissero meno quelle garanzie di controllo e soprattutto di gestione del
la fine delle corporazioni sono scuole di “arti e mestieri”. gettito fiscale a loro demandato. Dovrà attendere ancora qualche anno prima di poter
La nostra storia comincia da qui, da questo intreccio tra arte e mestiere con esercitare liberamente il suo “mestiere” all’interno di un nuovo contesto giuridico. Un
protagonisti i maestri e gli organismi di rappresentanza che dal ‘400 all’800 hanno contesto che libererà il lavoro dallo stretto controllo delle corporazioni, riprendendone
costituito il riferimento produttivo del costruire, le corporazioni di mestiere, che tuttavia alcuni valori e soprattutto alcune regole volte a identificare e a riconoscere quei
sono all’origine dell’impresa edile moderna e del movimento di rappresentanza mestieri che via via si trasformeranno in professioni. Perché la nostra storia è anche una
sia imprenditoriale che sindacale dei lavoratori. storia fatta di parole, di termini, di un lessico che da un lato resiste nel tempo e dall’altro
si modifica, si trasforma.
Apprendisti, garzoni, assistenti e capomastri Dentro le corporazioni ci sono tutte le figure che caratterizzano il lavoro edile e che
È il mese di Maggio del 1798, siamo a Venezia, da poco si è insediato il nuovo continueranno a caratterizzarlo fino ai nostri tempi, ma anche le capacità imprenditoriali, in
governo austriaco. La Repubblica è in agonia, il suo futuro è segnato. una gerarchia che non lascia spazio all’improvvisazione. Si tratta di regole volte a garantire
La crisi economica e istituzionale sta disgregando e dissolvendo quella che era stata la un percorso di apprendimento e di crescita, di conoscenze e di pratiche che portano fino
più importante Repubblica marinara per secoli. In quel giorno di Maggio il regio Deputato a saper comandare e gestire un cantiere, che allora si chiamava “fabbrica”. Restiamo
alle Arti meccaniche riceve una supplica. A scrivere è un manovale edile, Osvaldo ancora per qualche minuto a Venezia, dove per diventare “capomaestro” è necessario
Crovato, detto Tonin, che chiede per se stesso e per i suoi discendenti, la facoltà di percorrere una precisa trafila che parte dall’apprendistato. L’apprendista resta in questa
esercitare liberamente i mestieri di «murero, marangon e terazzere». condizione per almeno cinque anni per poi diventare lavorante subalterno, condizione
che andrà evolvendosi dopo la fine delle corporazioni in quella dell’assistente, che già
2 È questo il titolo di un “prezioso” volume promosso dall’Associazione dei Costruttori Edili di Venezia, dove si ricostruisce la storia
delle corporazioni edili tra XVI e XVIII secolo (Caniato, Dal Borgo, 1990). alla fine dell’Ottocento assumerà una funzione ben precisa e importante all’interno della
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13. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
riorganizzazione del lavoro e delle gerarchie della “fabbrica moderna”. Da un lato maestri, magister, ovvero insegnanti e trasmettitori di sapere, dall’altro
Nelle mariegole, gli statuti corporativi veneziani, il lavoratore subalterno restava tale capomastri ovvero organizzatori, comandanti, gestori di cose e di uomini; sotto
per almeno tre anni alla fine dei quali aveva diritto a cimentarsi con la “prova d’arte” di loro i garzoni – termine che richiama la tradizionale bottega artigiana – che
per accedere al titolo di “capomaestro”, di capomastro. A Venezia, nel Veneto di però erano chiamati anche “compagni” alla francese, compagni e assistenti dei
terraferma, così come in Lombardia, tre risultavano essere le condizioni essenziali che si capomastri.
richiedevano per far parte della corporazione dei mastri muratori: maestria nell’arte, mezzi Successivamente all’abolizione delle corporazioni, dal 1807, l’attività dei capomastri
adeguati per esercitare e sottomissione alle regole prestabilite. Con il superamento della viene progressivamente regolamentata.
“prova d’arte” si acquisiva la “maestranza”, «il privilegio accordato ai capomastri dopo A Milano e in Lombardia – come ricorda Vittorio Bussi, attuale Preside dell’Istituto
che essi avevano compiuto il prescritto tirocinio di apprendisti e in qualità di garzoni Bazzi – «il capomastro, citato da Plinio come colui che è “solito a superare con
(compagnonage)» (Società di miglioramento e resistenza, 1906). l’arte le difficoltà dei luoghi”, non solo ha sempre avuto le responsabilità civili e
penali del costruire, ma anche, già dai Codici Napoleonici del primo Regno d’Italia,
ha avuto uno status giuridico riconosciuto da una patente che veniva rilasciata da
apposita Commissione comunale, per l’esercizio del mestiere di Capomastro.
Nel 1822 la Congregazione Municipale della Regia Città di Milano eleva l’attività
del Capomastro da mestiere a professione, stabilendo anche le competenze
minime necessarie che si richiedevano all’aspirante cioè saper leggere, scrivere
e disegnare».3 La fine delle corporazioni determina di fatto una sempre più netta
separazione tra quei capomastri che si vanno trasformando in imprenditori, in
quanto dispongono di strutture e capitali in grado di acquisire commesse e chi può
L’Istituto Carlo Bazzi conserva
tavole e disegni realizzati dai solo offrirsi quale semplice prestatore d’opera in conto terzi.
propri studenti: a sinistra un
disegno del 1899 realizzato
dallo stesso Bazzi, decorato con 3 Intervista a Vittorio Bussi, Milano 20 Aprile 2010. Bussi fa qui riferimento a quanto descritto nel volume per il centenario dell’Istituto
medaglia d’oro al Valore Militare Bazzi (Istituto Industriale Edile Carlo Bazzi, 1972), dove tra l’altro si precisa che le tre condizioni sono: 1. saper leggere scrivere e fare
di conto; 2. un attestato della Regia Accademia di Brera in cui si riconosceva la capacità di capomastro tra cui essere «sufficiente-
nel 1916. Nella pagina a fianco in mente istruito nell’arte del disegno»; 3. disporre di attestati da parte di ingegneri e architetti accreditati (le committenze di allora) che
alto un disegno del 1898. debbono dimostrare «l’abilità e l’attitudine pratica dell’esercizio suddetto».
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14. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
Nel nuovo contesto post corporativo il capomastro è pertanto «colui che dirige i
lavori di una costruzione muraria, eseguendo i progetti redatti dall’ingegnere o
dall’architetto, tiene un arsenale di attrezzi che usa per le esecuzioni delle fabbriche
[i cantieri NdC], provvede [sic!] i materiali costruttivi e le squadre di operai da
muro, da legno e da ferro» (Istituto Industriale Edile Carlo Bazzi, 1972).
Nel corso del XIX secolo questa separazione crea le condizioni della nascita
dell’impresa moderna, in cui il capomastro trasferisce il modello organizzativo
corporativo nel nuovo contesto, ovvero guida delle squadre che possono
essere composte da poche persone per la costruzione di case o di piccoli A destra e nella
pagina precedente:
lavori pubblici fino a «una squadra di dieci artieri della sua professione.. antichi strumenti di lavoro
conservati presso
(avendo) alle sue dipendenze una decina di muratori e dai 25 ai 30 aiutanti tra l’Istituto Bazzi di Milano.
manovali, garzoni ed apprendisti» (Mereu, 1972).
Allo stesso tempo si va affermando un proletariato privo di riferimenti, composto entrambe alla questione della qualificazione. Da un lato si trattava di individuare i
in gran parte da quei garzoni e compagni che «pur conoscendo il mestiere, meccanismi che consentissero di attestare il livello di capacità e di affidabilità dei
andarono ad ingrossare la classe dei salariati diventando i muratori»; con il capomastri (e successivamente delle imprese), dall’altro era necessario assicurare
passare del tempo questa «fascia di addetti del servizio, i manovali, i badilanti la trasmissione delle conoscenze e del sapere per consentire una continuità di
ed i garzoni si andava ingrossando notevolmente senza possibilità di controllo mestiere. La trasmissione del sapere, infatti, avveniva da secoli all’interno del
sul livello di qualificazione e di mestiere» (FILCA CISL Lombardia, 1979). sistema corporativo, sulla base dell’esperienza: dal praticare il mestiere e dalla forte
interazione tra gerarchia e conoscenza, che ha al vertice il maestro, che dirige e
Dalla fabbrica alla scuola allo stesso tempo insegna. Come ricorda Cesare Sibilia «dal Medioevo a tutta l’età
Con la fine delle corporazioni vengono meno alcune specifiche funzioni di controllo moderna l’acquisizione delle nozioni indispensabili per l’esercizio di una professione
e di garanzia, ma soprattutto emergono con forza due specifiche esigenze connesse artigiana non era affidata ad un insegnamento di tipo teorico praticato nelle scuole,
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15. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
ma coincideva, per il giovane, con l’ingresso stesso nel mondo del lavoro, con carattere assistenziale e benefico. Mancano ancora, nonostante i numerosi cantieri
l’abbandono della famiglia d’origine per entrare nella “bottega” a far parte della aperti nelle zone di ampliamento della città, specifiche scuole per le maestranze
compagine produttiva alla cui guida era posto il “maestro”» (Della Torre, 1992). dell’arte del costruire: muratori e capomastri sono istruiti in corsi rivolti anche ad altri
È intorno alla metà del XIX secolo che la questione cambia e diventa importante e professionisti presenti in cantiere.
urgente. A Torino, come a Milano, a Terni come a Bergamo, ma anche a Genova come a
L’anno è il 1848, da Venezia ci siamo spostati a Torino. L’attenzione per assicurare una Napoli, sotto la spinta delle nuova legislazione italiana, si vanno mettendo a punto
continuità formativa è particolarmente alta. Il governo sabaudo ha appena istituito un progetti per istituti statali e locali di tipo tecnico, con titoli pienamente riconosciuti.
nuovo Istituto Professionale e Industriale, che negli anni successivi si va articolando Ugualmente sono gli stessi attori pubblici e privati coinvolti nei progetti di costruzione
in una serie di sezioni, tra le quali “meccanica e costruzioni”. Soluzioni educative urbana e di opere pubbliche e private che si attivano per poter disporre di scuole
che vanno ad aggiungersi alle già esistenti Scuole municipali di disegno, inaugurate di mestiere. Così, nell’ultimo ventennio del secolo, con la diffusione delle nuove
durante il periodo napoleonico e che, fino alla metà del secolo, si rivelano il principale tecniche costruttive e il crescente sviluppo industriale, maturano la nascita di nuove
esempio di scuola professionale torinese. Ugualmente, negli stessi anni, si sviluppa Scuole di Arti e Mestieri. A Torino la Scuola viene istituita nel 1893 e per i primi tre
l’attività delle Scuole Tecniche Operaie di S. Carlo, rivolte dapprima a scultori, ebanisti anni di corso gli studenti sono tenuti a frequentare lezioni teoriche ed esercitazioni di
e lavoranti in legno e poi estese agli operai di qualunque industria.4 laboratorio per fabbri e falegnami. Nel 1903 confluirà, con le Scuole di Disegno e la
Un ruolo importante hanno anche gli istituti religiosi; a Torino sono particolarmente Scuola di Chimica Cavour, nell’Istituto Professionale Operaio.
attivi i Salesiani. In altre aree del Paese, come ad esempio a Terni5, sono invece i A Bergamo nasce la Scuola d’arte Andrea Fantoni, da cui prenderà vita negli anni
Gesuiti a svolgere una funzione di formazione per diverse categorie operaie. Settanta del Novecento l’attuale Scuola Edile (Cattaneo, 2008). A Terni, solo per fare
Ma torniamo a Torino. Sono passati undici anni, è il 13 novembre 1859, un giorno ancora un altro esempio, subito dopo l’unificazione, viene costituito l’Istituto Tecnico
importante perché il Parlamento sabaudo approva la Legge Casati con la quale Provinciale, dove prima c’era un collegio dei Gesuiti, a cui fa seguito, qualche
si provvede ad un riordino dei corsi scolastici. La riforma interessa soprattutto decennio dopo per iniziativa imprenditoriale, una Scuola di Arti e mestieri.
l’Istruzione Professionale, ancora appoggiata su iniziative pubbliche e private di Facciamo un passo indietro e spostiamoci a Milano. È il 1837 e il Comune di Milano
delibera l’istituzione di una patente comunale per chi esercita la professione di
4 Queste informazioni e le citazioni correlate sono tratte da una documentazione fornitaci dall’Ente Scuola C.I.P.E.-T. di Torino.
5 Si veda 1962-2007 La Scuola Edile di Terni: 45 anni di cultura del fare (bibliografia Scuola Edile di Terni). capomastro: il rilascio è obbligatoriamente subordinato ad un esame formale.
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16. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
Successivamente nel 1862, dunque ad unificazione avvenuta, il Comune di Milano, anno ha sei iscritti e si appoggia, per un certo tempo, presso il Regio Istituto Tecnico,
cui competeva il rilascio della patente, presenta una prima completa ed ufficiale la Regia Accademia di Belle Arti e la stessa Società di incoraggiamento. Nel 1886
formulazione dei programmi delle discipline che il candidato doveva dimostrare di tutti gli insegnamenti e gli esami vengono svolti nella sede dell’Istituto. La Scuola ha
conoscere, formulando l’auspicio e la previsione che al più presto si sarebbero stabilite una durata di tre anni, si accede con licenza di scuola secondaria di primo grado o
«scuole tecniche anche in questo ramo, ponendo le premesse per la nascita di una con speciale esame di ammissione; oltre alle lezioni tenute la mattina, gli allievi nel
scuola specifica per l’edilizia» (Istituto Industriale Edile Carlo Bazzi, 1972). Il risultato è pomeriggio «frequentano i cantieri cittadini prendendone parte attivamente» (Istituto
che, nel 1872, nasce la Scuola di Capimastri in seguito ad una proposta lanciata nello Industriale Edile Carlo Bazzi, 1972).
stesso anno dal Collegio degli Ingegneri e degli Architetti di Milano e in collaborazione Sul fronte operaio, intanto, si vanno sviluppando le Società di Mutuo Soccorso anche
con la Società di incoraggiamento d’arte e mestieri. La Scuola ottiene l’approvazione nel settore dell’edilizia; tra queste spicca la Società di Miglioramento e Resistenza fra
del Ministero competente e si attiva con il sostegno del Comune di Milano. Il primo i Lavoranti Muratori, che viene costituita nel 1886, dopo alterne vicende e sulle ceneri
di precedenti esperienze. Dopo un primo storico sciopero dei muratori a Milano,
A sinistra e nella pagina a fianco in degenerato in gravi disordini, i lavoratori ottennero un aumento del 20 per cento
alto: antichi strumenti conservati
presso l’Istituto Bazzi di Milano. della paga, l’abolizione della lira austriaca, un’ora in più di riposo, ma soprattutto «si
riconobbe pure il diritto nei muratori di provvedere ai soccorsi in caso d’infortunio,
e a tal uopo i capomastri si costituirono in commissione per la formazione di una
cassa che servisse a sussidiare gli operai colpiti da infortuni sul lavoro» (Società di
Miglioramento e Resistenza, 1906). alla società mutualistica l’anno dopo nascerà la
Cooperativa lavoranti Muratori, ancora attiva, e, nel 1888, la Scuola Professionale
Muraria che svilupperà una propria rete anche in aree circostanti Milano (FILCA
CISL Lombardia, 1979). Come si legge nel volume stampato per il ventennale della
società6 concorsero a sostenere questa iniziativa, tra gli altri, il Municipio, la Camera
6 Società di Miglioramento e Resistenza con Cassa Mutua fra i Lavoranti Muratori di Milano e Filiali, Libro ricordo storico. Venti anni di
vita della società, Milano, Tipografia degli operai, 1906. Nel 1987 è stata pubblicata una ristampa anastatica del volume, in occasione
dei cento anni della Società Cooperativa.
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17. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
di Commercio, alcuni istituti di Credito e il Governo, ma anche il Collegio dei
Capomastri, a dimostrazione dell’interrelazione e della collaborazione tra le
parti. In qualche modo siamo di fronte ad una prima significativa esperienza
di bilateralismo. Negli anni successivi si affiancò, come sostenitrice, anche la
Società umanitaria.
Ritorniamo ora di nuovo a Torino, dove troviamo un ingegnere che è anche
consigliere comunale: il suo nome è Giovanni Angelo Reycend. È docente alla
Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri ed è alla fine del suo mandato di
assessore all’Istruzione, quando, nel 1897, in un intervento pubblico, sottolinea
la necessità di dar vita, anche a Torino, come avviene in altre città italiane quali
Milano e Biella, ad un corso regolare di costruzioni murarie, «la sola e vera scuola
Ritratti fotografici degli alunni
nella quale possono formarsi buoni assistenti e capomastri». Passano dieci anni e del corso accelerato
destinato ai reduci della
lo ritroviamo protagonista, insieme al Collegio dei Capomastri e alla Società degli Prima Guerra Mondiale,
dicembre 1919 – gennaio 1921,
Assistenti edili ed Arti affini, nel fondare la Scuola Professionale di Costruzioni Istituto Carlo Bazzi.
Edilizie, sull’esempio dell’esperienza milanese.
Sullo scorcio del secolo, infine, è necessario ricordare un cambiamento La necessità contingente che porta all’emanazione della legge è quella di un
fondamentale nella legislazione che regolamentava, tra le altre cose, anche risanamento di alcune zone della città nelle quali, l’affollamento abitativo e le
l’espropriazione per pubblica utilità: l’emanazione della cosiddetta “legge Napoli”. pessime condizioni igienico sanitarie avevano favorito l’espandersi della malattia.
Dopo l’unificazione del Regno d’Italia le varie normative che caratterizzavano i Il piano di risanamento cittadino prevedeva ampie zone di demolizione e
diversi Stati italiani erano state riassorbite in un codice unitario promulgato nel ricostruzione e per attuarlo si procedette ad una ridiscussione dell’espropriazione
1865. Venti anni dopo, nel gennaio del 1885, lo Stato Italiano emana la legge 2892 per pubblica utilità e dei criteri di indennizzo.
o Legge per il Risanamento della città di Napoli a seguito di una grave epidemia Fu così che un provvedimento, che nasceva per porre rimedio ad un’emergenza
di colera che aveva colpito la città campana nel corso dell’anno precedente. sanitaria, si concretizzò come un momento evolutivo fondamentale della
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18. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
legislazione urbanistica in tema in tema di esproprio e calcolo dell’indennità. e preparano il campo ad esperienze sindacali più mature che possono essere
Trascorsi altri dieci anni dall’emergenza dell’epidemia un Regio Decreto del 25 considerate eredi di questi primi tentativi di autotutela e garanzia delle condizioni
maggio del 1895 (R.D. 350) detta le regole per «la direzione, la contabilità e la lavorative. Una legge ne inizia a regolamentare il funzionamento già dall’aprile
collaudazione [sic] dei lavori dello Stato che sono nelle attribuzioni del Ministero 1886 e le Società si Mutuo Soccorso continueranno a crescere fino ai primi anni del
dei Lavori Pubblici». Si tratta di un regolamento rimasto in vigore sino al 1999 Novecento per essere poi sciolte con l’avvento del Fascismo, oppure incorporate
quando viene abrogato dal d.P 554. Il Regio Decreto definiva le responsabilità
.R. in organizzazioni fasciste.
dell’ingegnere capo e del personale preposto ai lavori, regolamentava l’esecuzione Nel 1887 a Milano viene costituito il Collegio dei Capomastri, prima forma di
dei lavori (disposizioni preliminari, consegna, esecuzione dei lavori appaltati) associazionismo imprenditoriale. Nel 1893 viene costituita l’Unione Assistenti
nonché gli scopi e la forma della contabilità, i lavori in economia e i procedimenti Costruttori di Milano.
di collaudazione. Il processo è simile, anche se avviene con qualche anno di ritardo, a Torino, dove il
Questi interventi normativi – la “legge Napoli” e il Regio Decreto 350 – contribuiranno Collegio dei Capomastri manterrà questo nome fino al 1922.
in modo determinante al progressivo cambiamento della struttura delle imprese. A Milano, invece, in seguito alla nascita, nel 1906, della Federazione dei Costruttori,
si trasforma in capo ad alcuni anni in Associazione dei costruttori edili. Lo sviluppo
Da capomastri a costruttori associativo della rappresentanza imprenditoriale – come si legge in un articolo
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo assume una sempre maggior rilevanza la successivo del «Corriere dei costruttori», rivista della Federazione nazionale, creata
“questione sociale” e si vanno costituendo forme organizzate di rappresentanza. nel 19217 – risponde alla necessità di «arginare ed opporsi alle pressioni esercitate
Da un lato assistiamo, dunque, a forme di aggregazione da parte dei capomastri, sulla classe [imprenditoriale] dalle organizzazioni operaie in continuo sviluppo»
dall’altro si va sviluppando sempre più il mutualismo tra le classi povere e tra (Bortolotti, 1978).
i lavoratori: tra questi ci sono anche gli edili. Le Società di Mutuo Soccorso Sono anni in cui il mercato delle costruzioni si avvia a vivere trasformazioni
nascono e si sviluppano con l’intenzione di sopperire alla mancanza di un vero e rilevanti. Il principale cambiamento è costituito dall’abolizione del cottimo, nel
proprio stato sociale e come forme di autodifesa del mondo del lavoro cercando, 1907, che comporta anche dei nuovi assetti nell’organizzazione del lavoro.
in una condizione di quasi totale assenza di diritti, di elaborare e rendere effettive
strategie di tutela. Le Società di Mutuo Soccorso, pur con alcuni limiti, precorrono 7 Il «Corriere dei costruttori» ha continuato le pubblicazioni con modalità, formule editoriali e periodicità diverse, fino al Dicembre 2001.
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19. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
Il meccanismo si trasforma e si concretizzano forme di subappalto dove il
capomastro fissava un valore di un servizio collegato ad una certa prestazione
in un determinato tempo con un altro capomastro o con un subalterno, che
si preoccupava di acquisire la mano d’opera e lucrava sulla differenza tra il
compenso pattuito e i salari dei manovali. Il cottimo del resto costituiva per
molti muratori e manovali un modo per guadagnare di più rispetto alle tariffe
orarie prestabilite. L’abolizione avviene in una fase congiunturale di forte
espansione della domanda edilizia e di crescita dei salari. L’abolizione del
cottimo determina un calo medio della produttività, ma anche un miglioramento
qualitativo e una maggiore organizzazione sul cantiere. Se alcuni capomastri,
soprattutto i più grandi, si lamentano, molti registrano invece un miglioramento
nei rapporti tra i diversi livelli dei lavoratori. (FILCA CISL Lombardia, 1979)
Mentre si evolvono la legislazione sociale e del lavoro e cresce l’attenzione
sulla gestione produttiva, anche in edilizia prosegue l’evoluzione degli enti di
formazione di mestiere e delle scuole professionali di settore.
Torniamo allora di nuovo a Torino. È il 4 novembre 1911 quando si inaugura
la nuova sede dell’Istituto Professionale Edile a Palazzo di Città. Reycend
nel suo discorso di apertura sottolinea lo sviluppo dell’attività della Scuola,
la costruzione di un piccolo museo e la creazione di laboratori ed evidenzia
il ruolo degli assistenti, «anello di congiunzione dei dirigenti (ingegnere,
Un cantiere degli anni Trenta
del Novecento in provincia di architetto, imprenditore) colle maestranze operaie, attenti a estrarre dai disegni
Terni. Il lavoro era destinato ad
apportare risorse idriche nella [ ... ] di una fabbrica la parte che ad ogni arte si attiene e, al tempo stesso, a
centrale di Galleto, al tempo la
più grande d’Europa. presiedere l’impianto del cantiere». Nel 1913 la Scuola avvia la pubblicazione
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20. Educare, informare e formare. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile in Italia Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
di un proprio periodico «L’Arte edilizia» rivolto agli assistenti costruttori, agli costruzioni. Cresce in questi anni il ruolo del Collegio dei Costruttori Edili, così
insegnanti e agli allievi come strumento di aggiornamento professionale. come aumenta il contributo finanziario che, nel 1931, arriverà a 450.000 lire.
Con lo scoppio, a breve, della Prima Guerra Mondiale si apre una parentesi L’attività didattica resta triennale fino al 1929 quando diventa quinquennale. Nel
nel percorso evolutivo della formazione. 1933 la Scuola si trasforma in Istituto Tecnico Industriale per Edili Carlo Bazzi,
La nostra storia dunque riprende nel dopoguerra. Siamo a Milano, è il 1918 e la in memoria di un ex allievo morto eroicamente durante la Grande Guerra.
Scuola dei Capimastri cambia nome, trasformandosi in Scuola dei Costruttori Nella seconda metà degli anni Trenta la situazione economica si fa sempre più
Edili, e viene annessa al Regio Istituto Tecnico Carlo Cattaneo. La scuola viene difficile, le politiche del regime scontentano i costruttori edili che si scontrano
sostenuta prevalentemente con fondi comunali e da donazioni. Il Collegio con una burocrazia inefficiente e ostile; intanto calano anche gli investimenti e
dei Costruttori, infatti, sospende il contributo, in attesa di un riconoscimento la produzione, in un conteso internazionale sempre più incerto. Anche il Bazzi
formale dei titoli di studio da parte del Ministero. Tra il dicembre 1919 e il ne risente e registra progressivi cali delle iscrizioni.
gennaio 1921 va segnalato lo svolgimento di un corso accelerato riservato ai
reduci di guerra. Nel 1934 viene costituita la Corporazione delle Costruzioni Edili, che assorbe
Lo scontro sociale e la battaglia politica, che caratterizzano il dopoguerra e tutte le associazioni di settore, generando malumori e contrasti. Il sistema
che si concludono con la presa del potere da parte di Mussolini e l’avvento corporativo ha una funzione prevalentemente di congelamento del processo
del fascismo, aprono la strada ad una nuova fase fatta di carte bollate, di evolutivo delle scuole, limitandosi a garantirne la sopravvivenza.
riconoscimenti, di rilancio del settore attraverso grandi lavori pubblici e di Nel 1937 l’Istituto apre una nuova serie di corsi serali per assistenti edili e
nuove leggi edilizie. per disegnatori che riscuoteranno molto successo e proseguiranno fino allo
scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1923 la Scuola dei Costruttori di Milano ottiene il riconoscimento ministeriale,
per emettere il titolo di Perito Costruttore Edile valido a livello nazionale. Si Nel 1937 però crescono le donazioni e, tra queste, ne va citata una di 60.000
rafforza nella didattica l’integrazione tra l’insegnamento d’aula e la pratica lire da parte dell’impresa Castelli, che in futuro sarà sempre accanto all’Istituto,
di cantiere, un elemento fondamentale e caratterizzante dell’esperienza ricoprendo un ruolo importante all’interno del Consiglio di Amministrazione
delle scuole professionali che fanno riferimento al sistema produttivo delle anche nel secondo dopoguerra.
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21. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
Nella pagina precedente un
cantiere di fine Ottocento in
provincia di Pistoia.
All’inizio del Novecento, a Terni,
Virgilio Alterocca (foto in alto a
sinistra), imprenditore, politico e
filantropo crea una larga intesa
fra pubblica amministrazione e
capitale privato e fonda la Scuola
di Arti e Mestieri, con l’obiettivo
di una formazione al lavoro
qualificata.
Nella pagina a fianco: un cantiere
della ricostruzione successiva alla
Seconda Guerra Mondiale a Terni
(Istituto Geometri).
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22. Titolo Volume - La memoria c’è...
La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
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23. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile Corporazioni, mutualismo e bilateralità: le lontane origini della formazione in edilizia
L’evoluzione degli strumenti di lavoro (1925-1960)
In senso orario:
in alto a sinistra betoniera a
tamburo (primi anni Sessanta),
Gru (anni Quaranta), arganello,
betoniera a tamburo (1958).
In senso orario:
in alto a sinistra betoniera a
tamburo (1925), betoniera a
tamburo (1939), elevatore modello
“Falco” (anni Quaranta), elevatore
a due tiri modello “Doppio Falco”
(anni Quaranta). Nella foto
compare anche il signor Luigi
Repetto, fondatore della ditta
“Macchine Edili Repetto”.
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24. Educare, informare e formare. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile in Italia
La nascita del
sistema bilaterale
CapitoloSecondo
Dal dopoguerra alle soglie degli anni Ottanta
«Queste testimonianze costituiscono momenti fondamentali della nostra vita di
edili, perché ci consentono di memorizzare l’evoluzione compiuta dal mondo del
lavoro edile negli ultimi sessant’anni. Cambiamenti che hanno coinvolto uomini,
materiali e mezzi: dai modi con cui si arrivava al cantiere a come lo si vive oggi
durante le ore di lavoro; dall’uso del filo a piombo, che spesso era solo un gomitolo
di spago avvolto attorno a mezzo “quareo”, allo strumento laser che ora consente
misure e allineamenti perfetti».*
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25. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile La nascita del Sistema bilaterale. Dal dopoguerra alle soglie degli anni Ottanta
Il dopoguerra: partire dalle macerie
Con la fine del conflitto bellico il Paese si trova coperto di macerie, macerie innanzitutto
fisiche, ma anche economiche e sociali. Profonde sono le ferite, i lutti e le tragedie
che hanno colpito l’intera penisola. Ogni territorio si trova a dover fare i conti con una
ricostruzione che è tutta da definire. Soprattutto fino all’inizio degli anni Cinquanta
si cercano di individuare le priorità. Il settore edile esce dalla guerra fortemente
provato, nelle sue maestranze, soprattutto, ma anche nell’organizzazione del lavoro:
privo di mezzi tecnici si caratterizza per una decisa arretratezza, ma il problema più
rilevante è quello della forte domanda di mano d’opera. Con la partenza dei primi
programmi di ricostruzione, tra le principali esigenze vi è quella di poter contare
su fasce di lavoratori con un’adeguata qualifica e professionalità. Racconta Diego
Cuzzani, Presidente della Scuola Edile di Bologna dal 1993 al 2008: «Io il giorno della
Liberazione l’ho vissuto vedendo un plotone di soldati che marciavano in piazza
S. Stefano, a Bologna: intorno il disastro. Dal disastro, però, dovevamo ripartire,
dovevamo ricostruire le nostre città. A questa ricostruzione hanno contribuito l’edilizia
e centinaia di migliaia di uomini, con il loro sapere e la loro esperienza, ma anche con
le tecniche che via via sono stati capaci di acquisire e contribuire a sviluppare»1.
* Brano tratto dalla scheda storica fornita dalla Scuola Edile di Vicenza.
1 Intervista a Diego Cuzzani, realizzata a Bologna il 28 maggio 2010.
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26. La chiave di volta. Lavoro, imprese e professionalità. Per una storia del sistema bilaterale della formazione edile La nascita del Sistema bilaterale. Dal dopoguerra alle soglie degli anni Ottanta
Dai racconti degli imprenditori attivi nell’immediato dopoguerra raccolti dalle Scuole Queste piccole e piccolissime imprese diffuse sul territorio erano eredi in gran parte
Edili in occasione delle numerose ricostruzioni dell’evoluzione della formazione della struttura produttiva prebellica; una parte però erano di nuova costituzione, sorte
edile a livello territoriale emerge in maniera chiara che molte imprese tornate ad sulla scia della nuova domanda dei programmi di ricostruzione locale. La media
operare si trovarono di fronte alla difficoltà di reperire «uomini capaci di muoversi in impresa, fino a 50 addetti, rappresentava il 23% del totale delle aziende. Si trattava
un cantiere, di lavorare, magari anche a “cottimo”, come dire lavorare senza fermarsi di circa 7.200 imprese che assorbivano il 38% del totale degli addetti. Insieme alle
mai!»2. Del resto il modello organizzativo e gestionale del cantiere riproduceva quello poco più di 1.000 imprese della fascia dimensionale fino a 100 addetti, pari al 3,5%
anteguerra, fortemente centrato sul muratore, in attesa – come avverrà gia negli anni del totale, queste aziende potevano considerarsi l’ossatura del comparto industriale.
successivi – di una sempre maggiore diffusione delle costruzioni in cemento armato, Qui si concentrava oltre il 50% della mano d’opera. Sono queste imprese, insieme
che richiederanno non solo competenze diverse, ma anche differenti modalità a quelle con un numero di operai inferiore a 500, a costituire il principale riferimento
organizzative e sistemi di gestione della mano d’opera sempre più articolati. del sistema bilaterale. Del resto in queste tre fasce si concentrava circa il 77% delle
maestranze.
L’industria delle costruzioni e la domanda di formazione nel dopoguerra Le grandi aziende risultavano essere 45 pari allo 0,1% con un’occupazione di circa
La parentesi della guerra e l’impostazione stessa della politica edilizia dei primi anni 45.000 addetti corrispondenti al 9% del totale.
del dopoguerra, tutta centrata sulla necessità di dare una risposta soprattutto alla Gli operai comuni e i manovali rappresentavano oltre il 60% della mano d’opera
diffusa disoccupazione, «operarono come fattori di stabilizzazione e di temporaneo occupata. Tra questi circa un 4% venivano indicati come apprendisti. Gli operai
rilancio delle tradizionali strutture produttive dell’industria delle costruzioni» (Cipollini, qualificati erano il 21,7%, circa 108.000, mentre gli specializzati ammontavano a
1980). Il risultato fu una crescente e dimensionalmente rilevante ondata di personale poco più di 42.000 (meno del 10%). Gli addetti a categorie speciali, spesso legati al
non qualificato verso le costruzioni. processo di meccanizzazione in atto, erano 1.200 (lo 0,3%).
Secondo il censimento industriale del 1951 in Italia operavano circa 31.000 imprese Alla vigilia di quella che sarà la maggiore espansione edilizia dal dopoguerra ai
che davano occupazione a poco meno di 500.000 addetti. Il 71,4% delle aziende, giorni nostri le costruzioni si caratterizzavano sostanzialmente per una struttura
ovvero circa 22.200, avevano meno di 10 addetti. imprenditoriale molto frammentata nonché per un sistema produttivo e una
struttura tecnico-organizzativa della produzione ancora prevalentemente basati
2 Scheda storica fornita dalla Scuola Edile di Vicenza, cit. «sull’utilizzazione delle strutture murarie e su uno scarso livello di meccanizzazione e
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