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  1. Tutti, o quasi tutti, da piccoli abbiamo giocato tirando un calcio ad un pallone verso un muro, una serranda o qualsiasi altro elemento che ne consentisse il rimbalzo indietro verso di noi per poi calciare, calciare e calciare nuovamente. Questo specifico gioco ci ha insegnato ad associare un particolare movimento del nostro corpo ai rimbalzi del pallone. Potremmo chiamarlo “gioco associativo“. Quando siamo poi cresciuti, abbiamo iniziato ad aspettare i nostri amici per giocare insieme, sempre avendo un muro o una porta come obiettivo del calcio al pallone. In questo modo, il gioco ha assunto una dimensione sociale: l’azione di un bambino corrisponde ad una risposta da parte di un altro e via via così, un pò come avviene per qualsiasi tipo di conversazione online o offline. Ma tutti noi, ci siamo stufati di giocare in questo modo ed abbiamo iniziato a cercare altri luoghi dove andare. Ricordo perfettamente di aver giocato nello spiazzale dietro uno storico palazzetto di basket o in una piazza dove la mattina si teneva il mercato e ricordo che il nostro gioco preferito era “la tedesca”. Per poter giocare alla “tedesca” dovevamo essere almeno tre; uno dei tre andava in porta , gli altri due si passavano la palla e, solo calciando al volo, dovevano segnare. Se si riusciva a segnare, bene, accumulavano un punticino. Se invece sbagliavamo ci toccava andare in porta … ed andare in porta era odiato ai più di noi